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AULULARIA: Il vecchio Euclione ha scoperto sotto terra nella sua


abitazione una pentola piena d'oro, nascosta da suo nonno, e teme
che gli venga sottratta. Sospetta inizialmente , della sua vecchia
serva Stafila. Anche quando il suo ricco vicino Megadoro - su
consiglio di sua sorella Eunomia - viene a chiedergli in sposa la sua
figlia Fedria, Euclione sospetta che si tratti di una manovra per
scoprire il suo oro; alla fine però accetta, precisando che Megadoro
prenderà Fedria senza dote e pagherà tutte le spese della festa di
matrimonio, prevista per il giorno stesso. Euclione non sa che sua
figlia è stata violentata da Liconide, figlio di Eunomia e quindi nipote
di Megadoro; è rimasta incinta, e Liconide vorrebbe sposarla.
Intanto è arrivato Congrione, il cuoco chiamato per cucinare il
banchetto nuziale, e Euclione, sentendolo più volte pronunciare la
parola "pentola", pensa che sia un ladro e lo mena , ma poi si rende
conto della paranoia e lo lascia continuare a cucinare. Per
sicurezza, però, Euclione decide di spostare la pentola d'oro nel
tempio della dea Fede. Strobilo, servo di Liconide, vede Euclione
nascondere la pentola e fa per prenderla, ma prima che possa farlo
Euclione ritorna in scena, perquisisce Strobilo e poi decide di
spostare la pentola nel bosco sacro al dio Silvano; questa volta il
servo, che l'ha seguito anche lì, ruba la pentola e la nasconde in
casa di Megadoro. Liconide intanto, con l'aiuto della madre
Eunomia, ha spiegato a suo zio Megadoro la situazione ed ha
ottenuto il consenso a chiedere in sposa Fedria. Quando va a
parlare con Euclione, tuttavia, il vecchio è disperato perché si è
accorto della sparizione della pentola, e tempesta di domande
Liconide, il quale pensa che il vecchio stia parlando di sua figlia e
della sua gravidanza. Strobilo, poi, offre la pentola a Liconide,
cercando di comprarsi la libertà;
L'Asinaria di Plauto è chiamata anche "La commedia degli asini" o
"Il prezzo degli asini" e trae il nome da un particolare della trama.
Nel comporre questa commedia in 4 atti, Plauto si è ispirato alla
storia del comico greco Demofilo, aggiungendo di averla scritta in
latino: quest'ultimo designava ciò che era romano in rapporto a ciò
che era greco. Il giovane Agirippo, figlio di Demeneto, ha bisogno di
denaro per acquistare per un anno, l'amore di Filenia, una
cortigiana, figlia di una mezzana, Cleereta. Non sa come trovare la
somma necessaria ed è sul punto di essere costretto ad
abbandonare l'amante nelle braccia di Diavolo, più ricco di lui.
Proprio in quel momento giunge in città un commerciante con lo
scopo di versare a Demeneto il prezzo di alcuni asini che gli aveva
comprato. Con la complicità di Demeneto che vuole aiutare il figlio,
due schiavi, Libano e Leonida, sottraggono al commerciante la
somma che porta con sé e dopo una scena di suppliche comiche,
essi la consegnano ad Agirippo.
Demeneto vuole però avere una ricompensa in cambio del servizio
reso ed esige che Filenia passi la prima notte con lui. Agirippo e
Filenia sono costretti a piegarsi al volere dell'uomo e il trio si
appresta, così, a fare baldoria. Ma Diavolo, furioso di essere stato
allontanato da Filenia, invia un suo incaricato ad avvertire
Artemone, moglie di
................
Demeneto, del comportamento scandaloso del marito. Artemone fa
irruzione nel bel mezzo della festa e, con la forza, riporta a casa il
suo vecchio marito tutto mortificato.

L'Amphitruo è una tragicommedia scritta dal


commediografo latino Plauto. È una delle uniche commedie di
Plauto ad avere argomento mitologico.La trama ruota intorno a un
ingegnoso inganno escogitato da Giove ai danni di Anfitrione,
eroico re di Tebe, lontano dalla sua città perché impegnato nelle
guerra contro i Teleboi. Il padre e sovrano degli dei per poter
passare una lunga notte d'amore con Alcmena, bellissima e
virtuosa sposa di Anfitrione, prende le sue sembianze e si presenta
a lei. Mercurio, per aiutare il padre, assume l'aspetto di
sosia, servo di anfitrione.

bacchides si basa sullo schema della palliata : la scena è


ambientata ad atene e due giovanotti sono innamorati di due
meretrici, ma i loro genitori si oppongono; in loro aiuto accorre il
servo furbo che risolverà la situazione. Ad ingarbugliare
maggiormente la vicenda il nome identico, Bacchide, tra le due
sorelle meretrici: sarà naturalmente causa momentanea di scontro
tra i due giovanotti, che credono di competere per la stessa donna.

Bacchides «Le [due] Bacchidi» Bacchides «Le [due] Bacchidi».


Il giovane Mnesiloco, s'innamora di una ragazza di NOME Bacchide II. Un soldato,
Cleomaco, pure lui di passaggio da questa città, ingaggia per un anno la ragazza e
se la porta ad Atene, dove la giovane si appoggia alla sorella gemella che qui
risiede, Bacchide I. Mnesi­loco, trattenuto all'estero, scrive all'amico Pistoclero,
incaricandolo di rintrac­ciare la ragazza. Pistoclero si impegna con successo, trova
Bacchide II e si innamora di Bacchide I.
Intanto torna ad Atene Crisalo, il servo astuto di Mnesiloco e riesce a trattenere dal
ricavato della spedizione ad Efeso la somma necessaria a riscattare Bacchide Il,
somma che consegna al padroncino, tornato a sua volta ad Atene. Questi però
sorprende un dialogo, ne deduce che Pistoclero lo ha tradito innamorandosi a sua
volta di “Bacchide” e, in preda all'ira e allo sconforto, restituisce la somma. Quando
Mnesiloco apprende la verità (di Bacchide... ce ne sono due!), tutto sarebbe perduto
se Crisalo non escogitasse un secondo inganno ai danni di Nicobulo: gli fa credere
che Cleobulo, sopraggiunto nel frattempo, sia il marito di Bacchide II. Così, tutto si
aggiusta. Nel finale, i due vecchi padri. Nicobulo e Filosseno, organizzano una
spedizione punitiva contro le corruttrici dei loro figli Mnesiloco e Pistoclero, ma le due
donne accalappiano anche loro e li trascinano dentro ad animare il già splendido
festino. È l'unica commedia latina di cui si possegga, anche se solo parzialmente, il
testo del modello greco: il Dìs exapaton (“Il doppio inganno”) di Menandro.

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