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A capo di ogni cosa è il Faraone, sovrano e sommo sacerdote, dio in terra ed assunto
fra gli dei dopo la morte. Accanto a lui, la casta sacerdotale è la più privilegiata e potente.
L'arte egiziana, quasi sempre commissionata dall'autorità politica e religiosa, deve
glorificare attraverso imponenti edifici la divinità e il faraone, incutere nel popolo rispetto
sacro e venerazione per una classe politica forte e immutabile nel tempo.
L'artista è un artigiano anonimo, spesso uno schiavo che non può esprimersi liberamente,
ma obbedisce a precise disposizioni imposte dall'alto. Se il popolo può ammirare le grandi
costruzioni, simbolo di potere sul territorio, pittura e scultura si trovano soprattutto in
ambienti destinati alle classi che detengono questo potere.
ARCHITETTURA
LE PIRAMIDI
Sulle cause che portarono la piramide, cioè la tomba regale, ad assumere caratteri
determinati e fissi, gli studiosi non sono concordi.
Per alcuni può essersi trattato di una semplice evoluzione architettonica: dalla mastaba,
alla piramide a gradoni, alla piramide vera e propria e infine all’ipogeo.
Durante l’Antico Regno (intorno al 3000 a.C.) la sepoltura più comune era la tomba a
mastaba termine che in arabo indicava le panche poste davanti alle case. Le mastabe
avevano forma rettangolare, o a lingotto e di solito erano costruite con i mattoni crudi a
volte integrati col legno e solo successivamente in pietra. Nelle fasi più antiche erano
dotate di poche stanze e di una nicchia di solito sulla parete est con una stele; in seguito
venne scavato anche un pozzo, a volte anche due uno per il marito ed uno per la moglie.
Tali pozzi ospitavano le camere funerarie scavate sottoterra.
Con la nascita della III Dinastia si inizia ad utilizzare la pietra al posto del mattone. Le
mastabe continuano ad essere costruite ma il materiale utilizzato diventa la pietra, più
solida e durevole.
Le misure iniziali della piramide di Cheope erano di 232 m di lato e 147 m di altezza. Le
quattro facce sono perfettamente orientate secondo i punti cardinali e presentano
un’inclinazione di 52°. Diversamente dalla regola la cella funeraria del faraone è posta al
centro della costruzione e vi si
accede attraverso una complicata
rete di cunicoli. Nella costruzione si
impiegarono fra 2,3 e 2,6 milioni di
blocchi di granito rosso e di più
pregiato calcare bianco.
Alla camera funeraria interna,
rivestita di granito rosso e coperta da
nove lastre del peso di 44 t. ciascuna,
si accede percorrendo una galleria
lunga quasi 47 m. e alta 8,54: dati
sufficienti per dare un'idea della
grandiosità di queste opere.
I TEMPLI
Oltre alle piramidi gli egizi edificarono i templi, abitazioni terrene degli dei, a partire dal
1550 a.C. (Nuovo Regno).
I templi egizi sono unici nel loro genere, perché non hanno nessuna similitudine, quanto a
funzione, né con altre costruzioni sacre dell’antichità, né tanto meno, con quelle dei nostri
giorni. Non sono luoghi di preghiera, né di predicazione: rappresentano l’abitazione
terrena degli dei e vengono consacrati alla conservazione della creazione.
Per l’antica religione egizia, il succedersi del giorno e della notte deriva sempre dalla
quotidiana e sofferta vittoria degli dei sulle forze
oscure e negative dell’universo.
Ogni alba rappresenta una nuova, miracolosa creazione. Il tempio è quindi il luogo sicuro
in cui gli dei possono trovare riposo, nutrimento, conforto e onori nella loro perenne attività
di conservazione dell’universo.
L’impianto del tempio prevede un percorso che parte da un viale d’accesso
affiancato da sfingi, per arrivare alla cella del dio attraverso una serie di piloni, cortili e
sale ipòstile.
Il tempio egiziano, casa del dio, e le piramidi, monumenti funerari, formavano complessi
unitari. Gli Egiziani non consideravano la tomba solo un monumento per ricordare il
defunto: era il luogo dove il corpo doveva conservarsi in eterno, assieme agli oggetti
posseduti in vita, utilizzabili nell'esistenza ultraterrena.
Le forme dei templi sono riconducibili diversi tipi ma quello più complesso è il cosiddetto:
Penetrale con una sequenza di ambienti immutata dopo il II millennio:
via d'accesso fiancheggiata da sfingi
porta monumentale nel primo pilone
cortile
atrio
vestibolo
cella
Alla cella (o sacrario - "luogo da non conoscere"), al quale si giungeva con un percorso
sempre più stretto, avevano accesso solo i sacerdoti e il faraone: si trattava di una saletta
includente una cappella o tabernacolo di granito con la statua o i simboli del dio. Una cinta
muraria racchiudeva il tempio e altri edifici (le abitazioni dei sacerdoti, i magazzini, ecc.).
Uno dei templi più famosi è quello di Karnak dedicato al dio Amon, che assommava in sè
la solarità del dio Ra (Amon-Ra).
È la più vasta costruzione egizia, una delle più grandi del mondo (occupa un’area di
circa 48 ettari), eretta nel corso di oltre mezzo millennio (dal XVI all’ XI sec. a. C.), e mai
conclusa.
Nella grande impresa si
impegnarono vari faraoni,
desiderosi di ampliarlo, arricchirlo
e render- lo sempre più maestoso.
Il complesso è racchiuso dalla
cinta muraria di Amon, un grande
recinto in mattoni crudi con un
perimetro di 2400 m. L’accesso al
tempio avviene dalla Via degli Dei:
un lungo viale fiancheggiato da 40
gigantesche sfingi in pietra aventi
corpo di leone e testa di ariete,
poste ad eterna guardia all’intero
complesso.
Qui, grazie all'orientamento del tempio calcolato dagli architetti, due volte all'anno, il 21
febbraio, il giorno della nascita di Ramses II, ed il 21 ottobre, giorno della sua
incoronazione il primo raggio del sole si focalizza sul volto della statua del faraone. I
raggi illuminano parzialmente anche Amon-Ra e Ra. Secondo gli antichi egizi i raggi del
sole avrebbero così ricaricato di energia la figura del faraone. Il dio Ptah considerato dio
delle tenebre non viene mai illuminato.
Nel 1960 il presidente egiziano Nasser decise l'inizio dei lavori per la costruzione della
grande Diga di Assuan, opera che prevedeva la formazione di un enorme bacino
artificiale.
Tale grande progetto
rischiava di cancellare
numerose opere costruite
dagli antichi egizi tra cui
gli stessi templi di Abu
Simbel. Grazie
all'intervento dell'Unesco,
ben 113 paesi si
attivarono inviando uomini, denaro e tecnologia, per salvare il monumento.
Vennero formulate numerose proposte a tale scopo e quella che, infine, ottenne maggiori
consensi fu quella di tagliare, numerare e smontare blocco per blocco l'intera parte
scolpita della collina sulla quale erano stati eretti i templi e successivamente ricostruire i
monumenti in una nuova posizione 65 m più in alto e 300 m più indietro rispetto al bacino
venutosi a creare.
I lavori durarono dal 1964 e il 1968 con l'impiego di oltre duemila uomini e uno sforzo
tecnologico senza precedenti nella storia dell'archeologia. L'impresa costò in totale circa
40 milioni di dollari.
Dopo lo spostamento del tempio non si è riuscito a replicare questo fenomeno che
cominciò a verificarsi il 22 febbraio e il 22 ottobre
PITTURA E SCULTURA
La pittura e la scultura vengono utilizzate dagli Egiziani soprattutto per abbellire templi e
tombe, con scene religiose o della vita quotidiana.
Per gli antichi Egizi dipingere significa
campire (riempire di colore) il contorno di
una figura disegnata su una superficie
liscia, pietra levigata o intonaco di limo; (il
limo è una fanghiglia finissima di colore
bruno-nerastro depositata dai grandi fiumi
mediorientali nel corso dei loro ciclici
straripamenti).
Le rappresentazioni seguono regole fisse
e la figura umana viene ripetuta secondo
schemi uguali, rigida nei movimenti, priva
di rilievo, con il busto in posizione frontale
e gli arti di profilo. Appare evidente
l'intenzione di mostrare con chiarezza tutte
le parti del corpo, evitando sovrapposizioni
fra braccia e gambe. Le proporzioni fra le
parti sono definite in modo rigoroso e gli arti sono disposti con uno stesso orientamento,
senza differenze fra destra e sinistra. Il colore non definisce illusoriamente, con luci ed
ombre, il volume dei corpi, ma è dato a zone piatte.
I colori erano piatti e senza sfumature, anch’essi convenzionali (gli uomini sono rosso-
bruno, le donne color ocra giallognolo).
Nel disegno della figura umana vengono messe in evidenza le caratteristiche fisiche più
signiicative: la testa è di proilo ma l’occhio è frontale come il busto; è invece di nuovo
laterale la vista di braccia, gambe e piedi.
Tutankhamon è celebre per il tesoro della sua tomba inviolata, il cui ritrovamento si deve
all'archeologo inglese Howard Carter (Londra 1874) che nel 1907 intraprese ricerche
finanziate dal conte inglese lord Carnavon. Dopo 8 anni di scavi, durante i quali furono
scoperte numerose tombe private, a partire dal 1915, Carter iniziò le ricerche nella Valle
dei Re e, nonostante le modeste scoperte dei primi 7 anni di scavi, ottenne da lord
Carnavon, finanziamenti fino alla stagione 1922-1923.
Finalmente il 4 novembre 1922 furono scoperti i primi gradini di una scala che conduceva
alla porta sigillata di una tomba ancora sconosciuta che, alla presenza di Lord Carnavon fu
aperta il 24 novembre successivo.
1. Annesso
2. Anticamera
3. Corridoio
4. Camera funeraria
5. Camera del tesoro
La mummia regale si presentò agli archeologi, quando sollevarono il coperchio, con il volto
e le spalle coperte da una magnifica maschera d'oro con intarsi di vetro blu.
Sul sarcofago e addosso alla mummia, fra le bende che l'avviluppavano, una profusione di
preziosi: oggetti d'uso personale, collari, collane, pendagli, braccialetti, anelli, amuleti.
Il volto di Tutankhamon oggi è tornato a vivere dopo più di tremila anni. Lo ha voluto il
direttore delle Antichità egizie, insieme al National Geographic. È stata Elisabeth Daynes,
l'artista francese esperta in termoplastica, la stessa che aveva ridato un volto all'Uomo di
Neanderthal, a ricostruirlo. La Daynes, nel suo laboratorio a Parigi, è partita da dati certi,
le dimensioni della testa del faraone fornite dalla Tac cui la mummia era stata sottoposta
nel gennaio 2010. È partita prima dal cranio, in plastica. Poi, con la creta, ha ricreato gli
zigomi, le guance, i muscoli della fronte e del collo. Infine, usando il silicone, ha
completato il volto, tanto da farlo sembrare reale.