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IL MODELLO
Il modello circonflesso dei sistemi coniugali e familiari è costituito dalla definizione operativa di tre
dimensioni per descrivere le relazioni, gli stili di funzionamento familiari e da un insieme di
strumenti di ricerca per organizzarle e codificarle. Al suo interno si trovano una mappa e un profilo
che riassumono le caratteristiche familiari sia per fini di ricerca che per la clinica. Il nome
circonflesso nasce dall'unione dei termini circolari e complesso: la circolarità fa riferimento
all'ipotesi secondo la quale ogni dimensione si sviluppa in un modo curvilineare e non lineare,
mentre la complessità si riferisce a una lettura del sistema familiare secondo più dimensioni. Gli
autori hanno ipotizzato come centrali per lo studio delle famiglie le dimensioni della coesione,
della flessibilità (precedentemente chiamata adattabilità) e della comunicazione. Le prime due
sono ritenute esplicative per valutare il funzionamento familiare mentre la terza è una dimensione
facilitante. Le dimensioni della coesione e della flessibilità si muovono in modo curvilineare mentre
la comunicazione linearmente. Un concetto esplicativo del modello è il bilanciamento, ogni
dimensione viene pesata in tensione fra polarità opposte e viene ipotizzato che il funzionamento
otmale si trova quando c'è equilibrio. Quando una polarità prevale sull'altra vi è una maggiore
rigidità e minori possibilità di trasformazione. Il modello ha subito delle trasformazioni riguardo il
modo di valutare i dati e gli strumenti di ricerca mentre la definizione delle dimensioni da
osservare e le ipotesi sul funzionamento familiare sono rimaste invariate.
LA COESIONE
La coesione è definita come legame emotivo che unisce membri della famiglia. La coesione
familiare comprende la rappresentazione che ognuno di noi porta con sé dei legami familiari. La
coesione familiare focalizza il bilanciamento fra senso d'appartenenza e di separazione nelle
relazioni familiari. Sono previsti 5 livelli di funzionamento familiare:
- 2 agli estremi che indicano funzionamenti problematici -> cioè una coesione molto bassa
viene definita disimpegnata/non connessa (c'è separazione, persone che non si pensano
come “famiglia”, ognuno sa poco dell'altro, ognuno si impegna nelle proprie cose senza
tener conto degli altri) e una coesione molto alta chiamata ipercoinvolta o eccessivamente
connessa. (quando c'è poca intimità e viene tutto condiviso, le atvità di ognuno
dipendono dagli altri, tut sentono la necessità di essere sempre insieme).
- 3 centrali che rappresentano i diversi modi di bilanciare in modo funzionale il rapporto
io/noi all'interno della famiglia -> moderatamente connesse, connesse (si sente la presenza
degli altri familiari, si danno supporto reciproco nell'affrontare problemi, provano piacere a
trascorrere tempo insieme, sanno quando è utile stare insieme e quando è preferibile stare
da soli) e molto connesse.
La coesione viene dedotta attraverso la valutazione del coinvolgimento fra i membri della famiglia,
dai confini, dalle coalizioni, dal grado in cui vengono condivisi gli spazi dei tempi, dalle modalità in
cui vengono prese le decisioni, dagli interessi, dalle amicizie e dalle atvità del tempo libero.
LA FLESSIBILITA’
La dimensione della flessibilità (adattabilità) si rifà alla capacità di adattarsi alle diverse fasi del ciclo
vitale, al contesto socio-culturale, agli eventi sia interni che esterni. Rappresenta il modo adottato
di governare il “sistema” famiglia. La flessibilità è composta dalla disciplina, dal modo di decidere,
dal modo di rispondere agli eventi significativi prevedibili e non prevedibili, dal modo di
organizzare il quotidiano. Viene definita come “la qualità e l'espressione della leadership e
dell'organizzazione, delle relazioni di ruolo, delle regole e delle negoziazioni”. Le popolarità di
questa dimensione sono l'ordine e il disordine, uno stile di governo rigido ed uno disorganizzato,
stabilità e cambiamento. La flessibilità viene suddivisa in 5 livelli:
- i 2 livelli problematici: quando la flessibilità della famiglia è molto bassa è definita rigida o
non flessibile (c’è un eccesso di ordine, regole rigide, la leadership non potrà essere
discussa, le decisioni vengono prese in modo univoco e rimarranno invariate, le
negoziazioni saranno a senso unico senza possibilità di confronto) mentre quando i livelli
sono eccessivamente alti verrà chiamata caotica, eccessivamente flessibile o
disorganizzata (le regole potranno essere disattese senza alcun segnale, i compiti familiari
non verranno portati a termine, le negoziazioni saranno presenti ma è difficile raggiungere
un accordo, raramente vengono prese delle decisioni, la gestione familiare sarà improntata
al caso e il fluire della vita familiare non seguirà un ordine).
- i 3 centrali sono: moderatamente flessibile, flessibile e molto flessibile. Questi 3 livelli
prevedono un equilibrio fra il mantenimento di regole e la possibilità di trasgressione,
esiste un ordine ma può essere negoziato, esiste un ordine ma non sempre.
LA COMUNICAZIONE
La comunicazione rappresenta la terza dimensione del modello circonflesso dei sistemi coniugali e
familiari. Essa non porta a definire il tipo di famiglia ma facilita o ostacola la modulazione nella
famiglia della coesione e della flessibilità. Olson e Barnes definiscono la comunicazione familiare
come le azioni nel fornire informazioni, idee, pensieri e sentimenti all'interno della famiglia. La
griglia valutativa considera quanto in famiglia si riesca a confrontarsi, a formulare delle richieste, a
esprimere i propri sentimenti, quanto ci si senta ascoltati e compresi.
LE IPOTESI
Le posizioni dei singoli membri della famiglia possono variare nel corso del tempo a fronte di
situazioni particolari (malata, lutto, trasferimenti, cambiamenti nel lavoro ecc), al variare dei
compiti evolutivi, dei contesti sociali e culturali, in rapporto a possibili eventi prevedibile non
prevedibili. Da diverse ricerche derivano alcune ipotesi:
- La presenza di livelli bilanciati di coesione e di flessibilità si accompagna a stili familiari
orientati verso la salute
- la presenza di livelli sbilanciati di coesione e flessibilità si accompagna a stili familiari
problematici
- la presenza di livelli bilanciati di coesione e di flessibilità si accompagna a una
comunicazione e soddisfazione maggiore rispetto a quella presente nelle famiglie dove
prevalgono livelli sbilanciati
Partendo dall'ipotesi che sia la flessibilità che la coesione si sviluppino in modo curvilineare e non
lineare, gli autori seguono il presupposto che le famiglie in posizione centrale sappiano equilibrare
le polarità di separazione e appartenenza e quelle di stabilità e cambiamento e man mano che ci si
avvicina verso punteggi alti o bassi vi sia uno sbilanciamento a favore di una o dell'altra polarità. Le
famiglie bilanciate avranno una maggiore capacità di movimento, saranno capaci di muoversi da un
assetto all'altro, potranno sbilanciarsi ma manterranno la capacità di sapersi ritrovare e di saper
affrontare nuove situazioni e fasi. Le famiglie sbilanciate avranno meno capacità di movimento fra
un'area e l'altra. La presenza di aree sbilanciate indica la presenza di dinamiche difficili che
propongono la famiglia in una condizione di debolezza rispetto allo sviluppo dei singoli membri e
alle capacità di far fronte alle necessità sia quotidiane che particolari.
La valutazione delle famiglie deve tener conto anche delle variabili culturali, etniche e religiose che
non comportano un funzionamento problematico ma differente rispetto al contesto generale.
IL FACES III
Il Family Adaptability and Cohesion
Scales III è un questionario composto da
20 item [Nelle Faces I gli item erano 203,
nel Faces II erano 30]. che valuta le
dimensioni della coesione e della
flessibilità e che accoglie la percezione
della famiglia da parte dei familiari
attraverso un punteggio da 1 a 5 su scala
likert. Nella sua forma originale i dati
venivano organizzati suddividendo le
dimensioni della coesione e della
flessibilità in quattro raggruppamenti, il
primo e l'ultimo considerate posizioni
estreme e i due centrali bilanciate, dando luogo ad una tipizzazione familiare composta da 16 tipi
di famiglie (fig.). Quando i valori in ambedue le dimensioni sono all'estremità le famiglie vengono
definite estreme, nel caso in cui un valore sia bilanciato e l'altro sbilanciato intermedie e se i valori
sono bilanciati in tutte e due le dimensioni bilanciate. Delle caratteristiche del questionario, nella
terza versione, Era di rivolgere gli stessi item presenti per la famiglia attuale alla percezione della
famiglia ideale catturando in questo modo la direzione delle aspettative ed intelletvamente il
grado di soddisfazione verso l'assetto presente. Il questionario fornisce una valutazione della
coesione sommando gli item pari e quella della flessibilità sommando quelli dispari mentre la
differenza fra i punteggi della famiglia ideale e quella reale fornisce un indicatore del grado di
soddisfazione familiare ed un'indicazione delle aspettative familiari.
L’EVOLUZIONE
Sono stati rilevati maggiori problemi riguardo la natura curvilineare o lineare delle dimensioni, la
definizione concettuale e la composizione interna della coesione e della flessibilità. Diversi autori
hanno osservato che l’ipercoinvolgimento è diverso da una coesione molto elevata e che può
essere considerato errato mettere queste aree in una sola dimensione. Sostengono inoltre che la
coesione è un concetto autonomo che può variare da un livello basso (scarso sostegno) ad uno alto
(elevato supporto) mentre è preferibile considerare l'ipercoinvolgimento come una dimensione
diversa che si caratterizza per la presenza di un condizionamento emotivo, di controllo dei
comportamenti e di bassi livelli di differenziazione e individuazione. Riguardo il concetto di
flessibilità è stata criticata la sovrapposizione dello stile di leadership e di negoziazione che
possono essere considerati appartenenti a due domini diversi. Queste riflessioni hanno suggerito
di separare all'interno delle due dimensioni le aree estreme. Queste annotazioni si intrecciano con
le problematiche legate alla validità delle ipotesi di distribuzione curvilineare delle dimensioni che
appaiono sotto un differente aspetto secondo il modo in cui le due dimensioni vengono rilevate. La
discussione appare piuttosto complessa e riguarda da una parte l'ipotesi teorica del modello e
dall'altra le modalità operative attraverso le quali i dati vengono raccolti e elaborati. Ricerche
hanno mostrato che il questionario Faces III raccoglie dati in modo lineare e che risultano aree
critiche quelle dove i punteggi sono bassi e non quelli dove i punteggi sono alti, mentre
l'andamento curvilineare dei punteggi, un miglior funzionamento nei valori centrali, è stato
confermato dall'applicazione della scala osservazione. Nel comprendere la differenza fra i risultati
ottenuti dal questionario e quelli della scala d'osservazione Olson formula diverse ipotesi
assumendo che sia possibile che la relazione curvilineare della coesione e della flessibilità non
venga adeguatamente misurata dagli strumenti self report mentre sia possibile con la Clinical
Rating Scale. Questa difficoltà può essere dovuta sia a un’inadeguatezza dello strumento o alla
difficoltà nella compilazione. Si può presumere che la relazione fra coesione e flessibilità sia
effetvamente lineare e in questo caso la relazione lineare è il riflesso dai risultati self-report
mentre i risultati ottenuti dalle osservazioni attraverso la CRS sono il risultato di un bias da parte
degli osservatori, si può pensare che i terapeutici e i ricercatori pensino che le dimensioni si
sviluppano in modo curvilineare mentre i familiari in modo lineare. Olson ritiene sia che lo
strumento non riesca a cogliere gli estremi della dimensione della coesione e della flessibilità sia
che esista una diversità nella percezione della curvalinearità quando si passa da uno strumento self
report all'osservazione diretta.
IL FACES IV
Olson con il Faces IV, cioè il Flexibility and Cohesion Evolution scales, intende: 1. sviluppare un
questionario surf report che riesca a catturare in modo completo le dimensioni di coesione e
flessibilità; 2. sviluppare delle scale affidabili e valide; 3. sviluppare uno strumento di valutazione
della famiglia utile per la ricerca per la clinica. Le novità introdotte riguardano: la definizione di
flessibilità, la composizione del questionario, l'introduzione di nuove mappe, l'individuazione di
nuovi criteri (i rapporti, il profilo familiare e le dimensioni), l'individuazione di una tipologia
familiare, una nuova versione della Clinical rating scale.
IL QUESTIONARIO FACES IV
Il questionario è composto da 62 item, 42 per la scala della coesione e della flessibilità, 10 per la
scala della comunicazione e 10 per quella della soddisfazione.
Nel Faces IV è presente una scala che valuta direttamente la soddisfazione familiare mentre nella
versione precedente veniva colta confrontando la percezione reale della famiglia con quella ideale.
La soddisfazione familiare è intesa come il grado in cui i membri della famiglia si sentono
soddisfat e realizzati per la loro coesione, flessibilità e comunicazione. La soddisfazione correla
positivamente con le famiglie bilanciate, con punteggi alti per la coesione e per la flessibilità e con
una buona comunicazione. Anche qui i 10 item vengono valutati su una scala likert a 5 livelli. In
uno studio sul ciclo vitale si rileva che la soddisfazione familiare correla positivamente con la
soddisfazione verso la qualità della vita. Inoltre la soddisfazione familiare varia nel corso del ciclo
vitale: nelle prime fasi del matrimonio è più alta e raggiunge il livello più basso durante la fase
centrale dell'adolescenza dei figli per poi risalire. Il livello di soddisfazione familiare può essere un
utile indicatore per l'esito delle psicoterapie.
LE RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE
Il modello circonflesso dai sistemi familiari si accompagna a diverse rappresentazioni grafiche che
restituiscono il punteggio delle variabili per la famiglia nel suo complesso e per ogni suo membro.
Nel Faces III le dimensioni della coesione e della flessibilità venivano immerse in una mappa con 16
quadranti, successivamente in 25, nel Faces IV è stato approntato un profilo familiare ed una nuova
mappa per adeguare le visualizzazioni alla presenza di più scale.
fase valutativa degli incontri con la famiglia. La valutazione può essere fatta dalle stesse persone
che hanno condotto l'intervista o da osservatori esterni attraverso una videoregistrazione.
La griglia della coesione è composta da 6
aree che comprendono: la capacità dei
membri della famiglia di equilibrare
l'appartenenza al proprio mondo con quello
familiare (separazione-appartenenza), il
grado di vicinanza e coinvolgimento presente
nella relazione coniugale e fra genitori e figli
(legame coniugale e familiare), l'aderenza
agli ordinamenti e agli impegni familiari
(lealtà), il livello di condivisione
nell'atvità del tempo libero (atvità) e
per le proprie scelte e interessi
(indipendenza). Per ogni area è previsto
un punteggio da 1 a 10 dove valori bassi
(1-2) comportano uno stile disimpegnato,
quelli moderati (3-8) uno bilanciato e
quelli alti (9-10) uno ipercoinvolto.
La flessibilità si compone di 6 aree che valutano il grado della leadership, se la disciplina sia severa,
equilibrata o indulgente, se le negoziazioni avvengono in modo da coinvolgere tut i membri o
portino a conclusioni, la varietà e la condivisione dei ruoli, la stabilità e la chiarezza delle regole, la
capacità di variare il proprio stile di funzionamento. Per ogni area è previsto un punteggio da uno a
10 dove valori bassi (1-2) comportano uno stile rigido, quelli intermedi (3-8) uno bilanciato e quelli
alti (9-10) uno disorganizzato.
Nella comunicazione sono comprese 6
aree: la capacità d'ascolto e nel parlare, la
self disclosure (Parlare di sé), la chiarezza
dei contenuti, la continuità degli argomenti,
il rispetto reciproco. Il punteggio va da 1 a 6
(1-2 povera, 3-4 buona, 5-6 molto buono.
Non sempre è facile avere un quadro
omogeneo delle relazioni familiari per la
presenza di alleanze e coalizioni o marcate
differenze di posizione fra i singoli membri
della famiglia. È Importante segnalare le
famiglie dove uno o più persone assumono
una posizione disimpegnata ed altre dove
vi sono coalizioni, estreme vicinanze che
escludono altri della vita familiare,
mantenendo una parte della famiglia
separata (si inseriscono nella tabella).
RIEPILOGO FAMILIARE
La Clinical rating scale permette la
valutazione della famiglia da parte di un osservatore esterno, può essere utilizzata per fini di
ricerca nella comparazione con il questionario e nella clinica per individuare punti di forza e
debolezza degli stili di funzionamento delle famiglie. Le fasi della valutazione sono:
1. conoscere gli elementi della griglia della coesione, della flessibilità e della comunicazione
2. intervistare la famiglia
3. compilare la tabella coalizione e disimpegno
4. compilare il riepilogo familiare assegnando un
punteggio ad ogni singolo processo e globalmente
ad ogni dimensione
5. inserire i valori nella mappa del modello
circonflesso
LA SCHEDA SOCIO-DEMOGRAFICA
Voi è composta da l'identificazione dello studio e la data di compilazione, nome e cognome, età,
sesso, scolarità, occupazione, ruolo nella famiglia attuale, numero dei figli, convivenza (Se è
convivente, se coabiti, se convive solo con figli o con altre persone), lo stato della relazione e la
documentazione per la privacy. I dati vanno riferite alla famiglia attuale, e in questa versione è
stata aggiunta una casella per identificare quei casi in cui il riferimento è alla famiglia d'origine.
GLI INDICATORI
La valutazione della coesione e della flessibilità, rispetto alle precedenti versioni, è meno diretta
ma più ricca di informazioni. i punteggi vengono trasformati in percentili attraverso una tabella di
conversione che è allegata allo strumento.
LE DIMENSIONI
L'indicatore della dimensione serve per trovare un unico valore delle 3 scale della coesione e un
altro delle 3 scale della flessibilità: dimensione della coesione e dimensione della flessibilità.
dimensione coesione = coesione bilanciata + (iper coinvolgimento - disimpegno)
dimensione della flessibilità= flessibilità bilanciata + (disorganizzazione - rigidità)
Una volta ottenuti i valori vanno inseriti all'interno della mappa del modello circonflesso in uno dei
25 quadranti. Dai valori che si ottengono le famiglie vengono divise in estreme, intermedie e
bilanciate.
CONCLUSIONI
Il modello con il tempo ha subito delle trasformazioni, è stato maggiormente articolato, ha
precisato le sue definizioni, i suoi costrut, ha aggiornato i suoi strumenti, modificato i suoi
indicatori, abbandonato la sua ingenuità, Fornisce una descrizione maggiormente articolata dei
diversi stili familiari.
circonflesso dei sistemi coniugali e familiari può contribuire alla valutazione e all'impostazione del
lavoro clinico con le famiglie. Può essere utilizzato oltre che con le famiglie anche nella terapia
individuali, in ambito clinico e didatco.
LA NEGOZIAZIONE DEGLI OBIETTIVI
Soffermiamoci sulle definizioni del modello e sui significati delle dimensioni della coesione, della
flessibilità e della comunicazione. La coesione è intesa come legame affetvo fra i membri della
famiglia, indica il modo in cui il familiare si rappresenta come oggetto, come relazione, come
affetto nella mente dei familiari, fornisce indicazioni sulla regolazione affetva. La flessibilità si rifà
alla gestione della vita familiare, al modo in cui viene assunta la regolazione della struttura e le
negoziazioni fra le parti, a come la struttura regola il proprio funzionamento e come questi modi a
loro volta strutturano la regolazione interna fra le varie parti della mente. La comunicazione
arricchisce la valutazione della famiglia e osserva la coerenza presente nelle interazioni familiari, il
rispetto reciproco, la capacità d'ascolto e quando ognuno riesca a parlare di sé. Pensare alla
famiglia in termini di coesione, flessibilità e comunicazione libera da una valutazione della famiglia
orientata al sintomo, aiuta ad avvicinarsi al familiare senza concentrarsi sul problema presentato.
In ambito clinico si propone il questionario fin dai primi incontri che focalizza ciò che la famiglia
pensa di se stessa e le categorie della Clinical Rating Scale che offrono la valutazione da parte di un
osservatore esterno. Il riepilogo familiare fornisce un quadro composito dove è possibile ricostruire
il modo in cui la famiglia articola la sua danza e come il terapeuta la ricostruisce. Particolarmente
utile si è mostrato il confronto fra il punteggio ottenuto dalla nostra valutazione e quello ottenuto
dal questionario, abbiamo riportato alla famiglia una spiegazione semplice del modello e dei
risultati del questionario e della nostra osservazione. Questa restituzione, che può variare a
seconda dello stile terapeutico e delle caratteristiche della famiglia, facilita il riconoscimento dei
punti di forza e di debolezza del funzionamento familiare, l'esposizione di come ogni persona si
pensa e pensa la famiglia, il confronto fra i diversi punti di vista e l'identificazione degli obietvi del
trattamento. Una volta definita una visione congiunta è possibile negoziare obietvi e avere “in
testa” una griglia per valutare nel corso del trattamento i progressi così come le difficoltà.
In sintesi:
- incontro con la persona o con la famiglia
- somministrazione del questionario
- intervista clinica semistrutturata
- compilazione del riepilogo familiare della CRS della tabella coalizioni e disimpegno ed
elaborazione del questionario
- confronto del punteggio delle dimensioni ottenute della CRS e del questionario Faces IV
- confronto del riepilogo familiare della CRS con il profilo familiare del FacesIV
- restituzione della valutazione alla famiglia
- negoziazione degli obietvi del trattamento
le famiglie presentano processi posti agli estremi bisogna iniziare con cambiamenti minimi e non
forzare gli equilibri della famiglia, bisogna muoversi per gradi verso i livelli di funzionamento
otmale. Uno dei primi interrogativi che ci si deve porre di fronte a un determinato assetto è di
valutare quando esso sia stabile, in quanto ogni famiglia lo varia nel tempo o di fronte alla
presenza di problemi. Il suggerimento generale è di muoversi progressivamente verso un
bilanciamento più stabile, una maggiore equilibrio fra bilanciamenti e sbilanciamenti, lavorare con
la famiglia per facilitare il riconoscimento del suo funzionamento, delle sue risorse, dei suoi
problemi. Ogni famiglia ha i suoi tempi e il compito del clinico sarà quello di capire come e quando
saper suggerire nuove possibilità di equilibrio che possono essere fatte proprio della famiglia.
che questo avvenga nella famiglia, dovrà riunire quello che si presenta come marcatamente
separato. Si promuoverà un maggiore scambio di informazioni, i confini andranno rispettati e non
allargati, le comunicazioni andranno diffuse gradualmente più nella fantasia che nella realtà, si
trasformerà questo taglio emotivo in riservatezza. In queste famiglie saranno presenti esperienze
fallimentari di attaccamento che si sono tradotte in abbandono o abusi.
CONCLUSIONI
Il modello circonflesso con i suoi strumenti aiuta il processo iniziale di valutazione (Che consente
una reciproca conoscenza), la formulazione dei primi piani di lavoro, suggerisce interventi e
consente di monitorare il funzionamento familiare durante il trattamento. Il modello orienta la
lettura del reale ma non esclude la presenza di altre letture sia da parte dei clinici che della
famiglia, individua un modo per strutturare il colloquio e rende maggiormente chiare le differenze
fra l'immagine della famiglia che i clinici si formano e quella presente nei familiari. Nell'utilizzare il
modello circonflesso più che guidare direttamente la famiglia da aree estreme ad aree più
bilanciate ci siamo posti l'obietvo di facilitare la ricerca della famiglia verso equilibri più
rispondenti al proprio modo di essere, rispettando i tempi della famiglia nel trovare
accomodamenti e scelte nel determinare le aree di lavoro.
LO STUDIO
L'obietvo è quello di valutare la presenza di una percezione problematica della propria famiglia
d'origine nelle persone con un disturbo da uso di sostanza. Metteremo in relazione i valori delle
ratio e l'andamento dei profili familiari medi con alcune variazioni del campione per evidenziare la
presenza di correlazione significative. Utilizzeremo il Faces IV e una scheda anagrafica con i
principali dati socio-demografici, familiari, clinici e giuridici. Il questionario viene somministrato
individualmente mentre la scheda di valutazione CRS viene compilato dalla terapeuta.
IL CAMPIONE OSSERVATO
Gli utenti osservati nel nostro studio soddisfano i criteri del DSM V TR per un disturbo da uso di
sostanze stupefacenti in remissione protetta parziale. Il campione è costituito da 84 persone che
frequentano la Fondazione villa Mariani, tut di sesso maschile (a parte 4 casi) con un'età media di
39 anni. La maggior parte del campione (56%) si è fermato alla licenza media, una buona parte
(26%) riesce a ottenere un diploma superiore o un corso professionale (5%), 8% con licenza
elementare e il 5% con laurea (questi provengono da situazioni familiari particolari o con livelli
socio culturali bassi o molto elevati). La maggior parte dei sogget si dichiara occupata riuscendo
ad ottenere un periodo di aspettativa per motivi sanitari oppure lavorano presso aziende familiari.
il 18% vive da solo, il 30% vive con i genitori, il 14% vive con il partner, 11% vive con altre persone,
il 2% con i figli, il 25% con il partner e figli. Le sostanze d'abuso sono: cocaina (57%), eroinomani
(38%), alcol (5 %). La maggior parte dei sogget dichiara l'inizio dell'assunzione delle sostanze
prima dei 20 anni in coincidenza con la fase adolescenziale. La durata assunzione media è di 17, 7
anni.
I RISULTATI
La maggior parte delle persone con DUS propone una rappresentazione complessivamente
problematica della propria famiglia d’origine (ratio > 1 = 36% vs ratio < 1 = 64%). Questo
andamento riguarda sia il legame affetvo (ratio coesione) che quello dell’organizzazione familiare
(ratio flessibilità). Il profilo medio mostra livelli bassi nelle scale bilanciate (coesione e flessibilità) e
valori alti prevalentemente nelle aree della disorganizzazione e disimpegno.
Le persone con ratio > 1 hanno valori più alti della flessibilità rispetto a quelli della coesione,
mentre quelle con una ratio < o = 1 hanno bassi valori bilanciati e alti quelli sbilanciati soprattutto
nel disimpegno nella disorganizzazione. Comunicazione paz. con ratio > 1= 35 vs paz. con ratio < 1
=25, soddisfazione paz. con ratio > 1 =35 vs paz con ratio <1= 26.
LA RELAZIONE
La maggior parte del campione (61%) dichiara di non avere relazioni affetve significative stabili. La
problematica tossicomanica compromette la possibilità di impegnarsi con continuità in rapporti
affetvi significativi, andando incontro a rotture, fallimenti e separazioni. Sembra dominare una
sostanziale solitudine in queste persone e un fragile senso d'appartenenza, mostrano maggiori
livelli di sofferenza. Gli utenti che al momento del loro ingresso in comunità sentono di poter
contare su delle relazioni affetve significative hanno maggiori risorse da cui atngere e ciò
favorisce il cambiamento per chi vuole uscire dalla dipendenza.
CONCLUSIONI
La popolazione clinica può essere suddivisa in una popolazione a rischio (64%) dove appare molto
problematica la percezione degli stili familiari della propria famiglia d'origine e una di minore entità
dove possono essere presupposte buone relazioni (36%).
CAP 6 – STILI DI FUNZIONAMENTO DELLE FAMIGLIE CON UNA PERSONA CON DISTURBI DEL
COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Anoressia nervosa (AN) e bulimia nervosa (BN) sono considerate patologie gravi e complesse che
colpiscono prevalentemente adolescenti e giovani donne. Da alcune studi si vince che più del 5%
della popolazione femminile tra i 14 e i 24 anni rischia di sviluppare un disturbo della condotta
alimentare. Nel tempo sono state sottolineate le particolarità della struttura familiare ipotizzando
uno stretto legame con l'insorgenza e il mantenimento di questi disturbi.
dell'umore) o storie di violenza fisica e/o psicologica sui figli. La gravità di questi eventi possono
essere amplificati dall'impossibilità di rilevare il disagio o di ottenere una risposta inadeguata alla
sua rilevazione a causa di un contesto familiare disfunzionale. L’anoressia nervosa sembra essere
correlata a difficoltà di interazione madre-figlia. Esiste una correlazione tra DCA e alterazioni
dell'attaccamento, vi è la prevalenza di modelli di attaccamento insicuri e di indici di mancata
elaborazione rispetto a un lutto o a un trauma. Dall'osservazione di un campione di bambini che
nei primi mesi di vita manifestano disregolazioni alimentari, si è riscontrata una mancanza nel
caregiver della funzione di sintonizzazione affetva e l'esistenza di comportamenti di
imprevedibilità e incoerenza. La non adeguata attenzione posta ai segnali del bambino fin dalle
primissime interazioni diadiche madre-bambino porta a una disregolazione emotiva, a un
atteggiamento prenatale intrusivo ostacolando lo sviluppo dei partner ritmici e sincronici di
sintonizzazione reciproca e l'emergere di una percezione di sé come unità demarcata dagli altri. Le
famiglie con membri che presentano un DCA percepiscono il proprio clima familiare più rigido,
conflittuale e iperprotetvo, con scarsa coesione, organizzazione e adattabilità, con poche capacità
espressive, maggiormente orientata al successo per le alte aspettative genitoriali, con scarso
cottatto emotivo nelle relazioni familiari e con frequenti commenti critici su forma e peso. Dagli
studi condot con le EE (expressed emotions) si mette in evidenza come le famiglie con elevata
emotività espressa risultano più critiche, ostili e ipercoivolte emotivamente rispetto a quelle con
bassa EE. Un'altra EE nelle famiglie con un membro affetto da DCA è associata a frequenti drop
out. Le pazienti bulimiche tendono a descrivere le loro famiglie come meno coese e più conflittuali
mentre le anoressiche descrivono le loro famiglie come coese e organizzate ma con una bassa
tolleranza al conflitto. I sogget con BN riportano un background familiare significativamente più
disfunzionale rispetto a quelli affet da AN.
LA RICERCA
L'obietvo è quello di comprare la presenza di differenze negli stili familiari fra le famiglie di
persone con disturbi del comportamento alimentari di tipo anoressico e quello di tipo bulimico. Il
campione è formato da pazienti con diagnosi di anoressia e bulimia nervosa secondo i criteri del
DSM IV TR. È stata utilizzata la scheda socio demografica del questionario Faces IV, il questionario
Faces IV e una scheda clinica appositamente costruita che riguarda informazioni sulla diagnosi,
sull'età dell'esordio, sulla durata della malata, sul trattamento e sulla presa in carico. Gli indicatori
del Faces IV utilizzati sono stati la ratio globali e i profili familiari.
IL CAMPIONE
Il campione composto da 49 persone con disturbi del comportamento alimentare e i loro familiari,
in totale sono stati raccolti 133 questionari. A parte un caso tut gli altri pazienti sono di sesso
femminile e due di queste sono madri. I pazienti presentano un'età media di 22 anni, sono
studenti, non sono coniugati e vivono quasi tut con i genitori. L'età media di esordio è pari a 18
anni. L'età media dei padri è di 54 anni mentre delle madri 50, la maggior parte dei genitori ha
conseguito il titolo di studio superiore o inferiore mentre gli altri la laurea. La maggior parte dei
genitori sono coniugati e i restanti sono separati o nuovamente coniugati, i padri nella maggior
parte dei casi sono occupati e i restanti pensionati, mentre le madri nel 49% occupate e nel
restante dei casi sono in cerca di occupazione o casalinghe.
I DATI
La distribuzione delle ratio mostra come il campione totale è ripartito equamente fra famiglie con
ratio superiori ed inferiori o uguali a 1. Nella suddivisione fra membri della famiglia i padri
presentano una visione familiare prevalentemente positiva mentre le madri e le figlie sono
comunicati da una percezione più problematica della vita familiare. Il profilo medio restituisce una
famiglia intermedia, in bilico fra salute rischio, che si caratterizza per la presenza di valori né alti né
bassi nelle scale bilanciate e indicativi di un impegno lieve ma diffuso in tutte le scale sbilanciate a
parte quella dell'ipercoinvolgimento. Nelle scale sbilanciate il valore più alto si ritrova nelle scale
della disorganizzazione. Nelle aree bilanciate tut i membri condividono la stessa percezione del
legame intorno a un valore intermedio, riguardo la flessibilità il padre risulta moderatamente
flessibile, la madre poco e i figli si posizionano fra l'uno e l'altro. nelle aree sbilanciate la madre e i
figli presentano una medesima percezione rimarcando la disorganizzazione mentre il padre mostra
valori lievemente problematici solo nella valutazione della disorganizzazione. tut i familiari
riportano valori bassi sia verso la comunicazione che per la soddisfazione, i padri anche in questo
caso esprimono le valutazioni migliori.
CONCLUSIONI
Le famiglie con una persona con disturbi del comportamento alimentare non mostrano la
prevalenza di una percezione problematica degli stili familiari mentre questo è presente nelle
famiglie con una persona con bulimia nervosa. Le famiglie con AN nonostante la presenza di un
diffuso malessere presentano discreti fattori positivi mentre quelle con BN mostra uno
sbilanciamento prevalente solo nella disorganizzazione e disimpegno ma soprattutto un livello
basso dai fattori protetvi quale la coesione e la flessibilità bilanciata. Le famiglie con BN vengono
definite disimpegnate- disorganizzate mentre quelle con AN intermedie. In entrambe le
popolazioni cliniche le madri e i figli riportano una sofferenza familiare simile mentre i padri
mostrano un orientamento più positivo.
CAP 7 – STILI DI FUNZIONAMENTO DELLE FAMIGLIE CON PERSONE CON DISTURBO DELL’UMORE
Con il termine disturbo dell'umore si indica la vasta classe di disturbi psicopatologici che
consistono in alterazioni o anomalie del tono dall'umore determinando disfunzioni persistenti con
disadattamento nella vita. Fanno parte dei disturbi dell'umore, i disturbi bipolari che
rappresentano la sesta causa di disabilità al mondo e comportano una compromissione del
funzionamento lavorativo, familiare e sociale (Comportano tentativi di suicidio, ricorso ad alcol e
droga, problemi economici, difficoltà coniugali e nel ruolo genitoriale).
serie di comportamenti familiari come critiche, ostilità e ipercoinvolgimento emotivo dei genitori
che contribuiscono all'aumento del carico percepito dal familiare. Questi alti livelli di emotività
espressa familiare possono sviluppare disturbi bipolari anche dopo che il paziente ritorna in
famiglia a seguito di un ricovero. Heru e Ryan definiscono il carico del cargiver come una misura
delle difficoltà soggetve e oggetve che riguardano la persona che si prende cura del malato e il
modo in cui la sua vita è cambiata dal punto di vista finanziario, psicologico e sociale a causa della
malata. Possiamo distinguere due tipi di carico del cargiver:
- il carico oggetvo cioè i sintomi attuali del paziente, i suoi comportamenti e le conseguenze
di questi sul caregiver
- il carico soggetvo cioè le conseguenze psicologiche della malata sul caregiver, questo
carico viene incrementato da quello oggetvo
Secondo questi autori i cargiver di pazienti con disturbo bipolare esprimono più carico e tenzione e
minore senso di appagamento nel prendersi cura del membro della famiglia rispetto ai caregiver di
pazienti con la depressione unipolare. Questo perché gli episodi maniacali o ipomaniacali del
paziente bipolare provocano sintomi più dirompenti e perché il corso della malata è più caotico
rispetto ai pazienti con depressione. Con il progredire della malata, i familiari sia dei pazienti
bipolari che unipolari riportano un significativo indebolimento nel loro funzionamento in molte
aree della vita domestica e la comunicazione risulta essere la più problematica. Dunque il disturbo
bipolare modifica significativamente gli equilibri familiari.
LA RICERCA
L'obietvo della ricerca è quello di valutare quanto siano presenti stili di funzionamento
problematici nelle famiglie con una persona con disturbo dell'umore di tipo bipolare. Il campione è
composto da pazienti con disturbo bipolare per la terapia di mantenimento del reparto di
psichiatria con i loro familiari. Per la valutazione è stato utilizzato il questionario Faces IV, la scheda
socio demografica euna scheda informativa utile a identificare la diagnosi specifica e il tipo di
trattamento in corso.
IL CAMPIONE OSSERVATO
Il campione è costituito da una presenza leggermente maggiore di donne (57%) rispetto agli
uomini (43%) eun'età media di 45 anni, per il 34 % sono figli, il 36% madri e il 30% padri. il livello di
scolarizzazione è piuttosto alto: il 55% ha un diploma di scuola superiore, il 32% la laurea, nella
metà dei casi lavorano, nel 13% sono pensionati e nel 25% non hanno un'occupazione. il 38% del
campione è coniugato, il 20% è separato, il 32% non sono coniugati. I pazienti hanno una diagnosi
prevalente di disturbo bipolare di I tipo (64%) e di disturbo bipolare di tipo II (18%) e NAS (e 18%),
l'età media d'esordio è di circa 26 anni. Un dato interessante è la presenza di familiarità della
patologia. I familiari hanno un'età media di 53 anni e per lo più sono donne, 86% sono coniugati e
nel 14% separati. il livello di scolarizzazione è leggermente più basso rispetto al campione dei
pazienti: 18% diploma scuola media superiore, 32% laurea, 23% diploma scuola elementare, 18%
diploma scuola media inferiore. 41% sono occupati, 32% sono casalinghe, 13% pensionati e 9%
disoccupati.
I RISULTATI
Le radio globali mostrano una sostanziale uguaglianza fra le persone che avvertono nella propria
famiglia un funzionamento orientato alla salute e quelle che percepiscono un funzionamento
problematico. Le madri presentano una prevalenza verso uno stile orientato alla salute, i padri un
equilibrio fra l'uno e l'altro, mentre i figli uno stile problematico. Il profilo medio fra tut i membri
mostra livelli intermedi/bassi nei valori bilanciati, valori alti nelle scale del disimpegno e della
disorganizzazione, valori bassi nella percezione di una buona comunicazione e nella soddisfazione
familiare. Complessivamente la famiglia si avvicina a quella disimpegnata-caotica. Nelle scale
bilanciate le madri mostrano valori più equilibrati, i figli quelli più problematici e i padri valori
intermedi. Tut i familiari sono insoddisfat della loro vita familiare ma le madri apprezzano le
capacità comunicative presenti in famiglia. I sogget con una percezione della propria famiglia
problematica si distinguono dagli altri che sono orientati verso la salute per la presenza di valori
bassi nelle scale bilanciate, alti nelle scale del disimpegno e della disorganizzazione, bassi nella
valutazione di una buona capacità comunicativa e nella soddisfazione. I valori
dell'ipercoinvolgimento e della rigidità appaiono simili. Rispetto alla tipologia dei familiari
possiamo dire che i familiari mostrano un profilo familiare sufficientemente equilibrato.
CONCLUSIONI
In generale possiamo affermare che le madri riportano un funzionamento familiare migliore
rispetto ai padri ai figli per la presenza di risorse nell'area della coesione della flessibilità e nella
percezione di una buona comunicazione. I valori variano nelle scale bilanciate mentre sono simili in
quelle sbilanciate. Dunque tut i membri avvertono in modo simile la difficoltà di convivenza con il
disturbo e che a ogni ruolo familiare corrispondono diversi equilibri fra risorse e sollecitazioni
disfunzionali. Gli studi attraverso le EE confermano il peso della comunicazione come fattore di
rischio e rilevano come dimensioni problematiche anche il disimpegno affetvo, l'organizzazione e
l'insoddisfazione, indicandole come possibili aree di intervento.
CAP 8 – STILI DI FUNZIONAMENTO DELLE FAMIGLIE CON UNA PERSONA A RISCHIO DI PSICOSI
Il danno funzionale delle psicosi procede per molti anni in modo inavvertito, iniziando ben prima
che possa essere posta una diagnosi, andando avanti in modo silente anche nei primi 3-5 anni di
decorso, soprattutto in assenza o in ritardo di trattamento. Ciò ha spinto verso la costruzione di
interventi clinici fase-specifici, di tipologie di servizi dedicati, di strumenti valutativi e trattamenti
specifici.
FAMIGLIE ED ESORDI
Riguardo gli interventi per la psicosi il lavoro con le famiglie è uno degli elementi certamente
efficaci e indispensabili. Wynne si è interessato ai disturbi della comunicazione nei familiari di
persone ad alto rischio di psicosi ponendosi il problema di quanto questi pesassero nell'insorgenza
delle psicosi rispetto ai fattori genetici. Il modello di riferimento per gli studi di questa popolazione
clinica è quello delle emozioni espresse (EE), del carico familiare e della ricognizione dei bisogni
espressi dal paziente e da ciascuna famiglia. Queste famiglie spesso si trovano nel caos, i genitori
possono cercare freneticamente risposte o cercare di negare che qualcosa è sbagliato, i fratelli
vogliono fuggire. L'intervento si basa sul fornire e promuovere le competenze dei familiari,
sviluppare strategie di coping efficaci, modificare l'atmosfera familiare, il carico familiare soggetvo
e oggetvo e modulare le reciproche aspettative. In queste famiglie, l’EE misurata con la
Camberwell Family Interview, mostra alti livelli della dimensione ipercoinvolgimento emotivo (EOI)
rispetto a criticismo (C) e ostilità (O). L’EOI è correlata ad alto stress familiare ed è vista come una
reazione di adattamenti al senso di colpa e alla perdita o come una strategia di adattamento allo
stress per ridurre il carico, è correlata con alti livelli di ansia e depressione e bassa autostima nei
congiungi. Il C tende a crescere nel tempo a presentarsi già elevata nelle famiglie in cui è più lunga
la DUP, in cui cioè il soggetto è malato già da tempo e sembra correlata con l'idea che il paziente
malato agisca i suoi comportamenti e sintomi con una qualche forma di intenzionalità. Un certo
numero di famiglia presenta una bassa EE e fin dall'inizio conosce il modo di sapere stare con il
LA RICERCA
Nel tempo, è sorta l'esigenza di avere informazioni sulla famiglia in sé e non solo relativamente al
rapporto con il paziente per poter pianificare tempestivamente percorsi più appropriati. È stato
utilizzato il Faces IV per riconoscere gli stili di funzionamento familiari. Le caratteristiche cliniche
considerate sono state la presenza di una prima crisi e di manifestazioni psicotiche come vengono
definite dal DSM IV TR. Sono state inserite persone con diagnosi probabile di schizofrenia, di
disturbi dell'umore e con problemi di dipendenza ma solo come comorbidità e non come diagnosi
principale, mentre sono state escluse le manifestazioni psicotiche in sogget con ritardo o
secondaria sindromi organiche.
IL CAMPIONE
Il campione comprende 23 pazienti e i loro familiari, 23 madri e 18 padri per un totale di 64
schede. I pazienti sono prevalentemente maschi con un'età media di 21 anni, ad eccezione di un
solo caso vivono con i genitori e non sono coniugati. Nel 33% sono studenti, negli altri casi
prevalentemente disoccupati o in cerca di una prima occupazione, solo tre persone sono occupate.
Solo due persone hanno ottenuto la licenza superiore. I padri hanno un'età media di 56 anni, le
madri di 50, i primi sono perlopiù occupate mentre le seconde nella metà dei casi sono casalinghe,
tut i familiari sono coniugati tranne in un caso abbiamo trovato una separazione.
I DATI
I rapporti fra scale bilanciate e sbilanciate (ratio globali) per tutte le persone coinvolte nello studio
mostra la prevalenza di un rapporto sbilanciato. I padri mostrano una percezione prevalentemente
positiva del funzionamento familiare mentre le madri e i figli ne sottolineano in modo diverso la
problematicità. I valori medi del profilo famigliare indicano punteggi medi bassi nelle aree
bilanciate e nelle scale sbilanciate valori relativamente alti rispetvamente nel disimpegno e nella
disorganizzazione e quindi nella rigidità mentre non si osservano valori problematici nella scala
dell'ipercoinvolgimento. L’analisi per ogni membro familiare mostra delle differenze nell'area
bilanciata mentre in quelle sbilanciate tut i familiari mostrano punteggi simili. Si riscontra una
valutazione critica della comunicazione e una bassa soddisfazione della vita familiare. I padri
mostrano la migliore valutazione delle capacità comunicative e della soddisfazione, le madri e i figli
concordano nell'avvertire problemi nella comunicazione, la madre appare la meno soddisfatta tra
tut i membri della famiglia. Il profilo delle famiglie con ratio inferiore a 1 si mostra caotico
disimpegnato mentre quello con valori superiori appare sostanzialmente bilanciato anche se i
valore della flessibilità si mantengono intermedi.
CONCLUSIONI
I dati confermano la problematicità della condizione familiare nelle situazioni in cui una persona
presenta esordio psicotico. Le famiglie che si presentano ad alto rischio mostrano bassi livelli di
coesione e flessibilità bilanciata e alti livelli nelle scale sbilanciate dal disimpegno e della
disorganizzazione, mostrando di ritenere che nella loro famiglia non vi sia una buona
comunicazione e sono largamente insoddisfatte. I padri mostrano una percezione più positiva
percependo valori più alti di coesione e flessibilità bilanciata rispetto a quelli delle madri e dei figli.
Le famiglie con un orientamento verso la salute rilevano un profilo equilibrato fra i fattori bilanciati
e sbilanciati.
CAP 9 – STILI DI FUNZIONAMENTO DELLE FAMIGLIE CON UNA PERSONA CON DISTURBO DELLO
SPRETTO AUTISTICO
Gli studi sulla resilienza, cioè la capacità di un sistema di ripristinare l'omeostasi, l'equilibrio
originario dopo interventi che lo hanno alterato, hanno evidenziato i fattori determinanti per
l'atvarsi delle capacità di affrontare le avversità, di superarle, di uscirne rinforzati e positivamente
trasformati. Tra questi fattori vi è la famiglia, i legami che in essa si stabiliscono e la comunicazione
interna. Tra i fattori misurati mediante la scala di assessment dei fattori della resilienza hanno
inserito a pieno titolo la coesione familiare e tutte le dimensioni del modello circonflesso.
Assessment of Stress and Health (MASH) approccio volto a valutare i livelli di stress, la risorsa per il
coping e il (ri)adattamento dei membri, della coppia del sistema familiare come un insieme. Il
Developmental Approach integra le risorse necessarie per far fronte ad eventi estremi con quelli
necessari per garantire eventi interni e prevedibili nel corso della vita familiare da affrontare per
mezzo di compiti di sviluppo congiungi.
LA RICERCA
Sono stati esclusi dalla ricerca i pazienti con disturbo della condotta ADHD, sindrome di Rett e
ritardo mentale senza autismo. Per accertare la diagnosi di autismo e valutare il funzionamento
cognitivo dei pazienti sono state utilizzati: ADOS (Autism Diagnostic Observational Schedule), WISC
o WPPSI (Wechsles Intelligence scale for Children, Weschler Preschool and Primary Scale
Intelligence), e la Leiter International Performance Scale. Per un’anamnesi e per valutare il
funzionamento familiare sono stati utilizzati una scheda socio-demografica e il Faces IV. L'obietvo
è quello di rilevare la differenza fra le famiglie orientate verso la salute e quelle a rischio. Abbiamo
ipotizzato una prevalenza di famiglia a rischio rispetto a quello orientata alla salute.
IL CAMPIONE
Il campione comprende 31 persone con autismo e include 30 padri e 32 madri per un totale di 93
schede. I padri hanno un'età media di 46 anni e le madri di 44, la scolarità dei genitori è simile, il
37% hanno una laurea, nel 53% la licenza superiori, i padri hanno tut un'occupazione mentre le
madri 66% dei casi hanno un lavoro, nel 75% sono coniugati e solo in un caso sono separati.
I RISULTATI
La distribuzione delle ratio mostra un sostanziale equilibrio fra una percezione familiare orientata
verso la salute e una problematica con leggera prevalenza delle prime rispetto alla seconda e una
notevole differenza tra le ratio della coesione e della flessibilità. Nella coesione abbiamo una
prevalenza di un orientamento verso la salute, nella flessibilità abbiamo l’opposto. Le madri
appaiono avere un atteggiamento leggermente più positivo rispetto ai padri. Nel profilo medio i
genitori mostrano un andamento simile, presentano valori medi elevati nella coesione bilanciata,
intermedi bassi nella flessibilità e valori alti in tutte le scale sbilanciate e soprattutto nella rigidità. I
genitori mostrano di avere una percezione comune del proprio stile familiare, di rendersi conto
della problematicità del loro funzionamento e riconoscono di avere delle competenze
comunicative. I punti di forza sono la coesione bilanciata e la comunicazione mentre l'area più
critica è la capacità di adattamento (rigidità e disorganizzazione). Le famiglie orientate verso la
salute hanno livelli più alti di fattori protetvi nell'area della coesione bilanciata e meno in quelle
sbilanciate con livelli critici solo nell'area della rigidità, queste famiglie mostrano buoni valori nella
comunicazione e nella soddisfazione. Le famiglie a rischio mostrano invece livelli intermedi nelle
aree bilanciate e livelli alti in tutte le scale sbilanciate soprattutto nel disimpegno e nella rigidità.
CONCLUSIONI
I risultati del nostro studio non indicano la prevalenza di uno stile problematico nelle famiglie con
una persona con un disturbo dello spettro autistico. Si rileva una differenza marcata nell'area della
coesione e della flessibilità. Vi è la presenza di un forte legame familiare, oscillazioni dei sentimenti
di appartenenza e separazione eun alternarsi di modalità rigide e disorganizzate nel condurre la
famiglia. Nonostante la presenza di sbilanciamenti, i livelli di coesione e flessibilità bilanciata si
mostrano relativamente alti e sono presenti una buona comunicazione e soddisfazione familiare.
Un'elaborazione emotiva e una crescita delle competenze può comportare un aumento del legame
e al mantenimento di un atteggiamento fermo ma moderato del calore. In altri casi il legame
affetvo si può indebolire e spingere ad estremizzare i sentimenti di allontanamento e di
coinvolgimento così come a rispondere in modo rigido e disordinato.
Dai dati si rilevano delle differenze riguardo le famiglie del campione clinico e quelle non cliniche.
Le famiglie patiscono e risentono della sofferenza di un loro membro mettendo in atto le loro
risorse, qualche volta con successo altre volte meno.
a scotomizzare, mentre prende in considerazione più volte la scarsa integrazione interna. Nel
modello quindi mancano le variabili disposte in continuum e con polarità opposte. Sorprende la
presenza di variabili che contemplano la funzionalità familiare, ma la rigidità diagnostica del
modello recepisce soltanto criteri che valutano la disfunzionalità e non prevede la presenza di
famiglie sane o ben funzionanti. Sono presenti concet evolutivi legati ai cambiamenti indot nel
tempo dal rapporto genitori-figli, dalla cultura, dalla comunità esterna e dalla socializzazione.
Alcuni concet come quello di adattamento, di gerarchia e in minor misura quelli ancora non ben
definiti d’interazione e di coesione, sebbene presentati in forma ancora embrionale, sembrano
precludere già un'epoca pre-sistemica a variabili che saranno riprese in altri studi.
IL MODELLO STRATEGICO
La terapia strategica è stata definita da Jay Haley come quel tipo di intervento in cui il terapeuta
prendere l’iniziativa riguardo a quanto avviene durante la terapia ed elabora un approccio specifico
per ogni singolo problema. Il focus del modello risiede soprattutto nell'efficacia della terapia o
della risoluzione del problema, mentre gli altri aspet descritvi e diagnostici diventano poco
rilevanti. Duncan Stanton, nel descrivere il modello strategico, sovrappone il valore diagnostico con
il valore terapeutico (un intervento terapeutico a valore diagnostico e ogni mossa diagnostica ha
un valore terapeutico). All'interno di questo orientamento le variabili che vengono considerate
centrali sono: i sintomi, il ciclo vitale, le triadi e le gerarchie. Si tratta di concet che per la loro
natura eterogenea e per il loro spiccato orientamento in senso terapeutico incontrano serie
difficoltà a essere correlate tra loro. Un altro limite risiede nell'assenza di una consistente
concezione della funzionalità del sistema familiare. La normalità è considerata come assenza di
sintomi o problemi e manca la possibilità di valutare le condizioni di salute della famiglia e dei suoi
componenti quando non è presente un motivo di disagio esplicito (ad eccezione del ciclo vitale). Il
modello strategico ha finalità esclusivamente terapeutiche, concentrando la sua attenzione sul
cambiamento (morfogenesi).
IL MODELLO STRUTTURALE
Il modello strutturale è stato elaborato da Salvator Minuchin quando si rese conto che il linguaggio
abituale utilizzato dagli psicoterapeutici si mostrava di scarsa utilità nel lavoro con le famiglie
povere e i loro figli, con i ragazzi problematici e socialmente svantaggiati. Per queste persone
bisognava un approccio immediato fatto di poche parole e di numerosi interventi carichi di impatto
emozionale da attuare nel corso della seduta. La metafora dei confini divenne uno strumento
insostituibile nel gestire, con un numero molto limitato di at terapeutici, il flusso comunicativo
fatto di continue interruzioni e sovrapposizioni, delle famiglie invischiate. L’uso di at terapeutici
dotati di forte intensità affetva aveva invece lo scopo di atvare risposte che sembrano spende
nelle famiglie disimpegnate. Nella terapia strutturale non vengono affidati compiti da eseguire a
casa ma vengono utilizzate prescrizioni da attuare immediatamente nel corso della seduta. In
questo modo il terapeuta si accerta direttamente della partecipazione affetva e dall'adattamento
della famiglia e può intervenire immediatamente sulle risposte per migliorare i risultati. Per la
stessa ragione il modello deve tener conto del sistema familiare nel suo complesso per ripristinare
la presenza di confini distinti che consentono il passaggio di un corretto flusso di informazioni.
Questo modello trova esplicito fondamento nelle teorie struttural-funzionaliste di Parson. Per
Parson è necessario individuare la struttura di fondo della società e di comprenderla tenendo
conto delle funzioni assolte dalle sue parti. Aponte e VanDeusen hanno individuato tre variabili del
modello che ne rappresenterebbero la struttura fondamentale:
-confine: il confine tra due sottosistemi sono le regole che indicano chi partecipa e in che modo
-schieramento: ha una duplice natura, come coalizione (processo che da luogo all'azione comune
di due persone contro una terza) o alleanza (quando le due persone hanno un comune interesse
non condiviso con la terza).
-potere: il potere è la relativa influenza di ciascun componente della famiglia sull'esito di una
determinata atvità, non deve essere considerato un attributo assoluto di un singolo. È relativo ad
una specifica operazione, è determinato da come i diversi componenti della famiglia interagendo
atvamente e passivamente favoriscono un'interazione di uno o più membri di prevalere nel
determinare l'esito di una transizione (es l'autorità della madre dipende dalla collaborazione del
marito e dalla acquiescenza del figlio).
Il concetto chiave della terapia strutturale è quello di confine. Ogni sistema familiare ha specifiche
funzioni e pone specifiche richieste ai suoi membri. Lo sviluppo e l'esercizio di abilità in questi
sottosistemi dipende dalla assenza di interferenze indebite. La funzione dei confini è quella di
proteggere questa necessaria differenziazione (i genitori devono sapere come consigliare e fare da
intermediari). Questa definizione di confine lascia intravedere il legame con il costrutto della
differenziazione del sé proposto da Bowen.
Colapinto individua altre variabili aggiuntive del modello: struttura, funzione, complementarità,
gerarchia, triangoli, mantenimento e cambiamento, adattamento e sviluppo. Mentre il modello
strategico attribuisce enorme valore al cambiamento (morfogenesi) anche Minuchin considera il
mantenimento (morfostasi) altrettanto importante. Nella visione strutturale ogni intervento deve
preservare dal cambiamento una serie di aspet che fanno parte dell'identità dei singoli e
dell'intera struttura familiare, e che un eventuale cambiamento potrebbe compromettere.
Cambiamento e mantenimento vengono considerati entrambi potenzialità del sistema familiare
che consentono lo sviluppo della flessibilità. La flessibilità ha bisogno anche della capacità di
adattamento della famiglia che deve modificarsi nel tempo in funzione dei diversi momenti del
ciclo vitale della famiglia. Il mancato adattamento produce disfunzioni e anomalie. La prospetva
strutturale, da un lato si differenzia rispetto al modello strategico per l'enfasi posta sul
mantenimento, dall'altro tramite i concet di gerarchie, triangoli e ciclo vitale si avvicina al
modello. Anche per bowen le configurazioni triangolari, i concet di conflitto e differenziazione
hanno un ruolo importante.
Il grado estremo di mancanza di differenziazione dal luogo alla funzione mentre il massimo livello
di permeabilità dei confini dal luogo all’enmeshment (invischiamento). Per Klugman enmeshment
e Fusione sono termini che descrivono confini diffusi, uno nel senso di funzionamento del sistema
e l'altro in termini di comportamento individuale. Mentre la differenziazione del sé prevede un
massimo di differenziazione da un lato e dall'altro il massimo grado di fusione, la disfunzionalità
dei confini comporta sia l’enmeshment (invecchiamento), che il disengagement (disimpegno).
Diversamente dal modello di bowen che prevede solo una singola disfunzione principale (la
fusione), nel modello strutturale troviamo due polarità disfunzionali opposte che prevedono
un'area di equilibrio funzionale. Entrambi i modelli attribuiscono valore alle componenti funzionali
del sistema familiare sostenendo interventi terapeutici che si fondano non solo sulla risoluzione dei
problemi e sul superamento di comportamenti disfunzionali ma anche all'utilizzazione di
potenzialità e risorse persistenti.
IL MODELLO CIRCONFLESSO
David Olson, professore della University of Minnesota, ha sviluppato un discreto numero di
strumenti dedicati allo studio delle famiglie e delle coppie dedicandone almeno uno ad ogni fase
del ciclo vitale. La sua competenza di ricercatore e di terapeuta della famiglia l’ha indotto a seguire
il cosiddetto “Triple Threat Approach” che prevede l'interazione dei tre aspet: ricerca, teoria e
pratica clinica. Il Circumplex Model of Marital Family Therapy si basa su questi tre pilastri che
costituiscono gli aspet di fondo della cosiddetta coerenza sistemica.
disorganizzazione e la rigidità mentre l'area di equilibrio intermedia tra le due polarità opposte
sono flessibilità moderata, bilanciata, elevata. La flessibilità è anche indicatore della propensione
del sistema verso il cambiamento (morfogenesi) o la stabilità (morfostasi).
CONCLUSIONI
Il modello circonflesso non è soltanto in rapporto quantitativo con questi concet ma risulta in
stretto rapporto qualitativo con quelli dotati di maggiore coerenza sistemica. Il modello
circonflesso deve essere a pieno diritto considerato un modello dotato di elevate qualità
sistemiche in base alle seguenti considerazioni:
1. le dimensione del modello circonflesso prendono in considerazione tanto l'individuo che il
sistema di cui fa parte
2. coesione e flessibilità vengono valutate su un continuum che conduce a polarità opposte.
Le dimensioni consentono di avere una oscillazione tale da poter cogliere tempestivamente
la presenza di cambiamenti
3. il continuum di oscillazione tra i due estremi delle dimensioni contiene al suo interno
un'area di equilibrio
4. la flessibilità garantisce al modello la possibilità di cogliere la capacità di adeguarsi al
cambiamento, disponendo così delle qualità evolutive di cui un modello sistemico deve
necessariamente possedere. Anche se Beavers e Voller criticano il Faces perché ignora le
fasi evolutive del ciclo vitale della famiglia
5. La flessibilità descrive sia le funzioni morfogenetiche che morfostatiche del sistema
osservato. Consente dunque di apprezzare tutte le forme di tendenza omeostatica presenti
nella famiglia
6. tutte le aree centrali del modello sono considerate funzionali. Accanto ad una misurazione
accurata della disfunzionalità e dei fattori di rischio vi è una misurazione della famiglia sana.
Questa caratteristica rende il modello circonflesso particolarmente idoneo a investigare le
qualità e le risorse dei sistemi familiari rispondendo a chi crede in una terapia familiare
basata sulle risorse.
Il modello circonflesso può essere utilizzato sia in ambito di ricerca che terapeutico e utilizzato
dunque non solo per valutazioni diagnostiche ma anche per interventi terapeutici.
APPENDICE (leggere)