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IL Modello Circonflesso DI Oslon Nella Clinica E Nella


Ricerca
Scienze e tecniche psicologiche (Università degli Studi di Catania)

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IL MODELLO CIRCONFLESSO DI OSLON NELLA CLINICA E NELLA RICERCA

CAP 1 – LA RICERCA IN TERAPIA FAMILIARE: METODI E STRUMENTI di Santo Di Nuovo


Solo a fine anni 80 cominciarono a diffondersi le ricerche sull'efficacia della terapia familiare. Una
svolta nella ricerca sulla psicoterapia, e su quella familiare in particolare, è venuta da due aspet
metodologici. Il primo è la diffusione delle ricerche con metodo qualitativo e il secondo è
l'introduzione della meta-analisi, una tecnica utilizzata per analizzare cumulativamente studi
empirici su un certo argomento di ricerca, valutando in modo sistematico le dimensioni degli effet
sperimentali ottenuti, ma può essere utilizzata anche per analizzare le variazioni fra gli effet
ottenuti nei diversi studi cumulati e per spiegare le ragioni delle variazioni.
I criteri per definire l'esito della terapia possono consistere nell'esame della scomparsa o
ricomparsa di sintomi nei singoli membri, nella misurazione dell'emotività espressa e nello studio
di variabili sistematiche legate al sistema familiare nel suo insieme. Le ricerche di efficacia basate
sulla meta-analisi sostengono l'efficacia della terapia familiare sia rispetto a gruppi non trattati che
a gruppi sottoposti a trattamenti individuali. Per quanto riguarda la durata, i trattamenti brevi sono
più efficaci per patologie legate a relazioni familiari disfunzionali mentre terapie familiari più
lunghe sono necessarie per patologie più strumentali. Ricerche recenti ci sono poste l'obietvo di
spostare il focus dagli esiti e dalle ricerche sul modello più efficace ai processi del cambiamento nei
vari modelli di terapia familiare e ai fattori comuni che caratterizzano le terapie. A questo scopo
Pinsof indica delle dimensioni da studiare: alleanza terapeutica, comportamenti terapeutici, esiti
minimi dell'intervento. L’alleanza in terapia familiare è la capacità del terapeuta di stimolare e
valorizzare ciò che tut i membri della famiglia portano nel contesto terapeutico. L’alleanza può
avvenire con i singoli membri della famiglia, con il sistema nella sua totalità e con i vari
sottosistemi. La neutralità consiste nel privilegiare l'alleanza con il sistema nella sua globalità;
possono verificarsi, secondo lo schema proposto da Minuchin, lo sbilanciamento nell'alleanza di
volta in volta con i singoli membri o sottosistemi oppure le domande multiple di alleanza in
competizione tra loro.
Uno studio sulla relazione tra alleanza terapeutica e drop-out nelle terapie familiari con
adolescenti con problemi di comportamento rileva come le alleanze individuali non sono preditve
del drop-out, mentre è più elevato nel caso di alleanze non bilanciate con l'intero sistema familiare,
specie in caso di alleanze sbilanciate a favore del sistema genitoriale. Uno studio su famiglie con
membri psicotici ha mostrato che la relazione terapeutica è un elemento necessario ma non
sufficiente per l'esito dell'intervento in quanto occorre tener conto delle ripercussioni su tutto il
sistema familiare (stress). Gli esiti minimi riguardano il cambiamento delle modalità relazionali
disfunzionali e dei pattern comunicativi terapeuta-famiglia; riguardano la riduzione delle emozioni
negative.

STRUMENTI DI RICERCA IN TERAPIA FAMILIARE


L’assessment preliminare alla ricerca, per quello in itinere e finale se si usa un approccio
longitudinale, e più in generale per un'accurata valutazione clinica della coppia o famiglia,
occorrono strumenti con adeguate caratteristiche di attendibilità e validità, ripetibili nel tempo e
mirate allo scopo specifico che il terapeuta-ricercatore si propone nello specifico contesto. Esistono
diverse tipologie di strumenti come per esempio gli strumenti di osservazione del comportamento
familiare:
- problem solving congiunto (Problem Solving Interaction)
- discussione congiunta di problemi del figlio (Family Coding System)
- discussione su temi familiari (Iowa Family Interaction Rating Scale)
- Discussione su specifici conflit genitori-figli

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- costruzione congiunta di blocchi


- compito di gioco strutturato (Lousanne Trilogue Play; Cooperating and Family Rating
System)
- test proietvo da eseguire congiuntamente (Rorschach congiunto).
Questi strumenti necessitano di griglie di codifica dei comportamenti attuati e di interpretazione
dei pattern osservati che non sempre possono raggiungere gradi elevati di attendibilità inter-scorer
o test-retest, ne avere tarature articolate per contesti culturali diversi. Pertanto sono utilissimi per
la valutazione clinica e per la ricerca qualitativa, ma è preferibile abbinarli a tecniche più
strutturate in formato questionario in modo da avere una valutazione più articolata e completa.
Uno strumento self report importante è il test Family Adaptability and Cohesion Scales basato sul
modello circonflesso dei sistemi maritali e familiare di Olson.

CAP 2 – IL FACES IV E IL MODELLO CIRCONFLESSO


Il sistema formulato da Olson nasce con l'intento di unire la clinica alla ricerca, è costituito da un
modello teorico del funzionamento familiare e da un insieme di strumenti operativi, un
questionario e una scala per l'osservazione clinica, che permettono una valutazione qualitativa-
quantitativa del funzionamento familiare. Il modello fornisce un modo, semplice comprensivo, per
descrivere il funzionamento familiare, indicare le aree di relazione dove è possibile indirizzare il
trattamento e monitorare l'adattamento e valutarne l'esito. I modelli colgono solo alcune
dimensioni osservabili e non tutte le dinamiche familiari, i dati che si raccolgono sono il frutto di
scelte pregiudiziali da parte dei ricercatori e una lettura di questi da parte dei familiari sono un
riflesso e un indicatore del vero funzionamento familiare. Consapevoli di questo, la definizione
esplicita di categoria osservative, la presenza di indicatori del funzionamento familiare, la loro
utilizzazione nel dialogo con la famiglia rendono possibile un circolo virtuoso fra ricerca e clinica. i
dati e le riflessioni ampliano lo studio delle famiglie, permettono una valutazione, suggeriscono
una trama nella conduzione del trattamento e favoriscono uno strumento per studiarne
l'evoluzione.

IL MODELLO
Il modello circonflesso dei sistemi coniugali e familiari è costituito dalla definizione operativa di tre
dimensioni per descrivere le relazioni, gli stili di funzionamento familiari e da un insieme di
strumenti di ricerca per organizzarle e codificarle. Al suo interno si trovano una mappa e un profilo
che riassumono le caratteristiche familiari sia per fini di ricerca che per la clinica. Il nome
circonflesso nasce dall'unione dei termini circolari e complesso: la circolarità fa riferimento
all'ipotesi secondo la quale ogni dimensione si sviluppa in un modo curvilineare e non lineare,
mentre la complessità si riferisce a una lettura del sistema familiare secondo più dimensioni. Gli
autori hanno ipotizzato come centrali per lo studio delle famiglie le dimensioni della coesione,
della flessibilità (precedentemente chiamata adattabilità) e della comunicazione. Le prime due
sono ritenute esplicative per valutare il funzionamento familiare mentre la terza è una dimensione
facilitante. Le dimensioni della coesione e della flessibilità si muovono in modo curvilineare mentre
la comunicazione linearmente. Un concetto esplicativo del modello è il bilanciamento, ogni
dimensione viene pesata in tensione fra polarità opposte e viene ipotizzato che il funzionamento
otmale si trova quando c'è equilibrio. Quando una polarità prevale sull'altra vi è una maggiore
rigidità e minori possibilità di trasformazione. Il modello ha subito delle trasformazioni riguardo il
modo di valutare i dati e gli strumenti di ricerca mentre la definizione delle dimensioni da
osservare e le ipotesi sul funzionamento familiare sono rimaste invariate.

LA COESIONE

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La coesione è definita come legame emotivo che unisce membri della famiglia. La coesione
familiare comprende la rappresentazione che ognuno di noi porta con sé dei legami familiari. La
coesione familiare focalizza il bilanciamento fra senso d'appartenenza e di separazione nelle
relazioni familiari. Sono previsti 5 livelli di funzionamento familiare:
- 2 agli estremi che indicano funzionamenti problematici -> cioè una coesione molto bassa
viene definita disimpegnata/non connessa (c'è separazione, persone che non si pensano
come “famiglia”, ognuno sa poco dell'altro, ognuno si impegna nelle proprie cose senza
tener conto degli altri) e una coesione molto alta chiamata ipercoinvolta o eccessivamente
connessa. (quando c'è poca intimità e viene tutto condiviso, le atvità di ognuno
dipendono dagli altri, tut sentono la necessità di essere sempre insieme).
- 3 centrali che rappresentano i diversi modi di bilanciare in modo funzionale il rapporto
io/noi all'interno della famiglia -> moderatamente connesse, connesse (si sente la presenza
degli altri familiari, si danno supporto reciproco nell'affrontare problemi, provano piacere a
trascorrere tempo insieme, sanno quando è utile stare insieme e quando è preferibile stare
da soli) e molto connesse.
La coesione viene dedotta attraverso la valutazione del coinvolgimento fra i membri della famiglia,
dai confini, dalle coalizioni, dal grado in cui vengono condivisi gli spazi dei tempi, dalle modalità in
cui vengono prese le decisioni, dagli interessi, dalle amicizie e dalle atvità del tempo libero.

LA FLESSIBILITA’
La dimensione della flessibilità (adattabilità) si rifà alla capacità di adattarsi alle diverse fasi del ciclo
vitale, al contesto socio-culturale, agli eventi sia interni che esterni. Rappresenta il modo adottato
di governare il “sistema” famiglia. La flessibilità è composta dalla disciplina, dal modo di decidere,
dal modo di rispondere agli eventi significativi prevedibili e non prevedibili, dal modo di
organizzare il quotidiano. Viene definita come “la qualità e l'espressione della leadership e
dell'organizzazione, delle relazioni di ruolo, delle regole e delle negoziazioni”. Le popolarità di
questa dimensione sono l'ordine e il disordine, uno stile di governo rigido ed uno disorganizzato,
stabilità e cambiamento. La flessibilità viene suddivisa in 5 livelli:
- i 2 livelli problematici: quando la flessibilità della famiglia è molto bassa è definita rigida o
non flessibile (c’è un eccesso di ordine, regole rigide, la leadership non potrà essere
discussa, le decisioni vengono prese in modo univoco e rimarranno invariate, le
negoziazioni saranno a senso unico senza possibilità di confronto) mentre quando i livelli
sono eccessivamente alti verrà chiamata caotica, eccessivamente flessibile o
disorganizzata (le regole potranno essere disattese senza alcun segnale, i compiti familiari
non verranno portati a termine, le negoziazioni saranno presenti ma è difficile raggiungere
un accordo, raramente vengono prese delle decisioni, la gestione familiare sarà improntata
al caso e il fluire della vita familiare non seguirà un ordine).
- i 3 centrali sono: moderatamente flessibile, flessibile e molto flessibile. Questi 3 livelli
prevedono un equilibrio fra il mantenimento di regole e la possibilità di trasgressione,
esiste un ordine ma può essere negoziato, esiste un ordine ma non sempre.

LA COMUNICAZIONE
La comunicazione rappresenta la terza dimensione del modello circonflesso dei sistemi coniugali e
familiari. Essa non porta a definire il tipo di famiglia ma facilita o ostacola la modulazione nella
famiglia della coesione e della flessibilità. Olson e Barnes definiscono la comunicazione familiare
come le azioni nel fornire informazioni, idee, pensieri e sentimenti all'interno della famiglia. La
griglia valutativa considera quanto in famiglia si riesca a confrontarsi, a formulare delle richieste, a
esprimere i propri sentimenti, quanto ci si senta ascoltati e compresi.

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LE IPOTESI
Le posizioni dei singoli membri della famiglia possono variare nel corso del tempo a fronte di
situazioni particolari (malata, lutto, trasferimenti, cambiamenti nel lavoro ecc), al variare dei
compiti evolutivi, dei contesti sociali e culturali, in rapporto a possibili eventi prevedibile non
prevedibili. Da diverse ricerche derivano alcune ipotesi:
- La presenza di livelli bilanciati di coesione e di flessibilità si accompagna a stili familiari
orientati verso la salute
- la presenza di livelli sbilanciati di coesione e flessibilità si accompagna a stili familiari
problematici
- la presenza di livelli bilanciati di coesione e di flessibilità si accompagna a una
comunicazione e soddisfazione maggiore rispetto a quella presente nelle famiglie dove
prevalgono livelli sbilanciati
Partendo dall'ipotesi che sia la flessibilità che la coesione si sviluppino in modo curvilineare e non
lineare, gli autori seguono il presupposto che le famiglie in posizione centrale sappiano equilibrare
le polarità di separazione e appartenenza e quelle di stabilità e cambiamento e man mano che ci si
avvicina verso punteggi alti o bassi vi sia uno sbilanciamento a favore di una o dell'altra polarità. Le
famiglie bilanciate avranno una maggiore capacità di movimento, saranno capaci di muoversi da un
assetto all'altro, potranno sbilanciarsi ma manterranno la capacità di sapersi ritrovare e di saper
affrontare nuove situazioni e fasi. Le famiglie sbilanciate avranno meno capacità di movimento fra
un'area e l'altra. La presenza di aree sbilanciate indica la presenza di dinamiche difficili che
propongono la famiglia in una condizione di debolezza rispetto allo sviluppo dei singoli membri e
alle capacità di far fronte alle necessità sia quotidiane che particolari.
La valutazione delle famiglie deve tener conto anche delle variabili culturali, etniche e religiose che
non comportano un funzionamento problematico ma differente rispetto al contesto generale.

GLI STRUMENTI DI VALUTAZIONE: DAL FACES III AL FACES IV


Il modello circonflesso è accompagnato da un questionario autosomministrato e una griglia di
osservazione compilata da osservatori esterni. Questi strumenti permettono una valutazione della
famiglia nel suo insieme e dei singoli membri attraverso più dimensioni e tramite un punto di vista
sia interno, attraverso il questionario, che esterno con la griglia di osservazione. Olson afferma che
il modello di studio del Faces è multimetodo per le categorie d'analisi, le parti che osserva e il
modo di osservarle.

IL FACES III
Il Family Adaptability and Cohesion
Scales III è un questionario composto da
20 item [Nelle Faces I gli item erano 203,
nel Faces II erano 30]. che valuta le
dimensioni della coesione e della
flessibilità e che accoglie la percezione
della famiglia da parte dei familiari
attraverso un punteggio da 1 a 5 su scala
likert. Nella sua forma originale i dati
venivano organizzati suddividendo le
dimensioni della coesione e della
flessibilità in quattro raggruppamenti, il
primo e l'ultimo considerate posizioni

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estreme e i due centrali bilanciate, dando luogo ad una tipizzazione familiare composta da 16 tipi
di famiglie (fig.). Quando i valori in ambedue le dimensioni sono all'estremità le famiglie vengono
definite estreme, nel caso in cui un valore sia bilanciato e l'altro sbilanciato intermedie e se i valori
sono bilanciati in tutte e due le dimensioni bilanciate. Delle caratteristiche del questionario, nella
terza versione, Era di rivolgere gli stessi item presenti per la famiglia attuale alla percezione della
famiglia ideale catturando in questo modo la direzione delle aspettative ed intelletvamente il
grado di soddisfazione verso l'assetto presente. Il questionario fornisce una valutazione della
coesione sommando gli item pari e quella della flessibilità sommando quelli dispari mentre la
differenza fra i punteggi della famiglia ideale e quella reale fornisce un indicatore del grado di
soddisfazione familiare ed un'indicazione delle aspettative familiari.

L’EVOLUZIONE
Sono stati rilevati maggiori problemi riguardo la natura curvilineare o lineare delle dimensioni, la
definizione concettuale e la composizione interna della coesione e della flessibilità. Diversi autori
hanno osservato che l’ipercoinvolgimento è diverso da una coesione molto elevata e che può
essere considerato errato mettere queste aree in una sola dimensione. Sostengono inoltre che la
coesione è un concetto autonomo che può variare da un livello basso (scarso sostegno) ad uno alto
(elevato supporto) mentre è preferibile considerare l'ipercoinvolgimento come una dimensione
diversa che si caratterizza per la presenza di un condizionamento emotivo, di controllo dei
comportamenti e di bassi livelli di differenziazione e individuazione. Riguardo il concetto di
flessibilità è stata criticata la sovrapposizione dello stile di leadership e di negoziazione che
possono essere considerati appartenenti a due domini diversi. Queste riflessioni hanno suggerito
di separare all'interno delle due dimensioni le aree estreme. Queste annotazioni si intrecciano con
le problematiche legate alla validità delle ipotesi di distribuzione curvilineare delle dimensioni che
appaiono sotto un differente aspetto secondo il modo in cui le due dimensioni vengono rilevate. La
discussione appare piuttosto complessa e riguarda da una parte l'ipotesi teorica del modello e
dall'altra le modalità operative attraverso le quali i dati vengono raccolti e elaborati. Ricerche
hanno mostrato che il questionario Faces III raccoglie dati in modo lineare e che risultano aree
critiche quelle dove i punteggi sono bassi e non quelli dove i punteggi sono alti, mentre
l'andamento curvilineare dei punteggi, un miglior funzionamento nei valori centrali, è stato
confermato dall'applicazione della scala osservazione. Nel comprendere la differenza fra i risultati
ottenuti dal questionario e quelli della scala d'osservazione Olson formula diverse ipotesi
assumendo che sia possibile che la relazione curvilineare della coesione e della flessibilità non
venga adeguatamente misurata dagli strumenti self report mentre sia possibile con la Clinical
Rating Scale. Questa difficoltà può essere dovuta sia a un’inadeguatezza dello strumento o alla
difficoltà nella compilazione. Si può presumere che la relazione fra coesione e flessibilità sia
effetvamente lineare e in questo caso la relazione lineare è il riflesso dai risultati self-report
mentre i risultati ottenuti dalle osservazioni attraverso la CRS sono il risultato di un bias da parte
degli osservatori, si può pensare che i terapeutici e i ricercatori pensino che le dimensioni si
sviluppano in modo curvilineare mentre i familiari in modo lineare. Olson ritiene sia che lo
strumento non riesca a cogliere gli estremi della dimensione della coesione e della flessibilità sia
che esista una diversità nella percezione della curvalinearità quando si passa da uno strumento self
report all'osservazione diretta.

IL FACES IV
Olson con il Faces IV, cioè il Flexibility and Cohesion Evolution scales, intende: 1. sviluppare un
questionario surf report che riesca a catturare in modo completo le dimensioni di coesione e
flessibilità; 2. sviluppare delle scale affidabili e valide; 3. sviluppare uno strumento di valutazione

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della famiglia utile per la ricerca per la clinica. Le novità introdotte riguardano: la definizione di
flessibilità, la composizione del questionario, l'introduzione di nuove mappe, l'individuazione di
nuovi criteri (i rapporti, il profilo familiare e le dimensioni), l'individuazione di una tipologia
familiare, una nuova versione della Clinical rating scale.

UNA NUOVA DEFINIZIONE DI FLESSIBILITA’


Nel Faces IV la definizione di coesione viene confermata mentre viene rivista quella di flessibilità. Si
è scelta una definizione più semplice che atene al “come” i processi decisionali, la disciplina, la
risposta ai comportamenti, l'organizzazione e la leadership si manifestano. La flessibilità viene
intesa come “la qualità e l'espressione di leadership e di organizzazione, delle relazioni di ruolo e di
regole e della capacità di negoziazione” presente nella famiglia senza fare riferimento direttamente
a meta-concet come il cambiamento.

IL QUESTIONARIO FACES IV
Il questionario è composto da 62 item, 42 per la scala della coesione e della flessibilità, 10 per la
scala della comunicazione e 10 per quella della soddisfazione.

LE SCALE PER LA COESIONE E LA FLESSIBILITA’


Le scale della coesione e della flessibilità sono state suddivise in 2 scale bilanciate (coesione e
flessibilità bilanciata) e 4 scale sbilanciate (per la coesione: disimpegno e iper coinvolgimento; per
la flessibilità: rigidità e disorganizzazione) e per ognuna di questi sono stati formulati 7 item per un
totale di 42. Si rileva che ai valori bilanciati non corrispondono univocamente valori bassi delle
scale sbilanciate. nelle famiglie le aree di bilanciamento possono convivere con aree di
sbilanciamento a seconda delle loro peculiarità. La flessibilità bilanciata presenta una correlazione
negativa con la presenza di valori alti per la disorganizzazione ma non con la rigidità; la coesione
bilanciata mostra una correlazione negativa con quella della disorganizzazione ma non con la
rigidità; la flessibilità bilanciata ha una correlazione negativa con il disimpegno ma basta con
l'ipercoinvolgimento.
Complessivamente gli studi statistici mostrano una buona tenuta, le scale bilanciate risultano ben
validate così come le scale sbilanciate della disorganizzazione e della rigidità mentre quelle
dell’ipercoinvolgimento e del disimpegno sembrano possedere una minore validità.

LA SCALA DELLA COMUNICAZIONE FAMILIARE


La scala della comunicazione introdotta nel Faces IV si compone di 10 item le cui risposte sono
valutate su scala likert a 5 livelli, e deriva dalla versione più articolata della Parent Adolescente
Communication (PAC) che ha mostrato come nella valutazione della comunicazione pesino
maggiormente gli aspet positivi rispetto a quelli negativi.
Hamill, Goldberg e Weil hanno utilizzato il PAC per esaminare il rapporto tra comunicazione
familiare e lo sviluppo individuale in una popolazione di adolescenti. Hamill e Goldberg hanno
trovato una relazione significativa tra l'autonomia dei figli e la comunicazione presente fra i
genitori e fra i genitori e i figli. Per comunicazione familiare si fa riferimento alle azioni orientate a
riportare informazioni, idee, pensieri e sentimenti tra i membri di un nucleo familiare. Questa può
essere povera, buona o molto buona. I sistemi familiari bilanciati avranno una comunicazione
migliore rispetto a quelli sbilanciati e le famiglie con una buona comunicazione avranno un livello
di soddisfazione più alto rispetto a quelle che presentano una comunicazione povera.

LA SCALA DELLA SODDISFAZIONE FAMILIARE

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Nel Faces IV è presente una scala che valuta direttamente la soddisfazione familiare mentre nella
versione precedente veniva colta confrontando la percezione reale della famiglia con quella ideale.
La soddisfazione familiare è intesa come il grado in cui i membri della famiglia si sentono
soddisfat e realizzati per la loro coesione, flessibilità e comunicazione. La soddisfazione correla
positivamente con le famiglie bilanciate, con punteggi alti per la coesione e per la flessibilità e con
una buona comunicazione. Anche qui i 10 item vengono valutati su una scala likert a 5 livelli. In
uno studio sul ciclo vitale si rileva che la soddisfazione familiare correla positivamente con la
soddisfazione verso la qualità della vita. Inoltre la soddisfazione familiare varia nel corso del ciclo
vitale: nelle prime fasi del matrimonio è più alta e raggiunge il livello più basso durante la fase
centrale dell'adolescenza dei figli per poi risalire. Il livello di soddisfazione familiare può essere un
utile indicatore per l'esito delle psicoterapie.

LE RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE
Il modello circonflesso dai sistemi familiari si accompagna a diverse rappresentazioni grafiche che
restituiscono il punteggio delle variabili per la famiglia nel suo complesso e per ogni suo membro.
Nel Faces III le dimensioni della coesione e della flessibilità venivano immerse in una mappa con 16
quadranti, successivamente in 25, nel Faces IV è stato approntato un profilo familiare ed una nuova
mappa per adeguare le visualizzazioni alla presenza di più scale.

LA MAPPA DEL SISTEMA CIRCONFLESSO


Mappa iniziale dal Faces III aveva 16 quadranti in quanto
venivano presi in considerazione 4 cutng point per ogni
dimensione. Il passaggio a 25 quadranti con una
suddivisione in 5 livelli di ogni dimensione aumenta il
numero delle famiglie bilanciate e di quelle intermedie
mentre lascia invariato quello delle estreme. In questo
modo aumenta la possibilità di stare nelle posizioni
bilanciate e intermedie e si rimarca la differenza fra
queste e gli stili familiari problematici. La mappa è
formata da due assi, uno verticale relativo alla flessibilità
e uno orizzontale relativo alla coesione, si compone di 25
quadranti, i 9 centrali corrispondono alle famiglie
bilanciate, i 4 estremi alle famiglie sbilanciate, mentre i 12
quadranti laterali rappresentano le famiglie intermedie.
Unendo i valori che si ottengono nelle due dimensioni
avremo:
- famiglie bilanciate dove si incrociano i tre livelli di coesione bilanciata (connessione
moderata, connessione, connessione elevata) con i tre livelli di flessibilità bilanciata
(flessibilità moderata, flessibile, flessibilità elevata)
- famiglie intermedie con un valore estremo e l'altro bilanciato
- famiglie sbilanciate in cui entrambi valori sono estremi (non connessa, connessione
eccessiva; non flessibile, flessibilità eccessiva).
Nel Faces IV voi si suggerisce di non utilizzare termini clinici (rigidità, ipercoinvolgimento,
disimpegno) per non “patologizzare” il funzionamento familiare. Le mappe possono essere utili sia
per rappresentare la valutazione media di un campione di famiglie che per ottenere un quadro di
una singola famiglia. La mappa del sistema circonflesso può essere utilizzata sia per mostrare i dati
di uno studio riguardante un gruppo di famiglie che per evidenziare lo stile familiare di una singola
famiglia.

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IL PROFILO FAMILIARE, LE TIPOLOGIE FAMILIARI


È stato introdotto un foglio sintetico dove possono essere immessi i punteggi relativi ad ogni scala
ottenendo così una visualizzazione rapida dell'equilibrio tra i punteggi. È possibile così
comprendere il funzionamento familiare complessivo e quello dei singoli componenti della famiglia
osservando il livello raggiunto nelle scale bilanciate (coesione e flessibilità) e sbilanciate
(disimpegno, ipercoinvolgimento, rigidità e disorganizzazione) e nella comunicazione e nella
soddisfazione. Si ricorda che mentre i valori delle sei scale relative alle dimensioni possono variare
da 1 a 100 quelle delle scale della soddisfazione e della comunicazione sono compresi tra 10 e 50.
Dall'analisi delle sei scale è possibile ottenere profili familiari, in particolare 6 tipologie familiari
(profili tipici):
1. le famiglie bilanciate: ottengono punteggi alti nelle scale bilanciate e più bassi in quelle
sbilanciate, rappresentano un buon funzionamento e poche aree problematiche, sono
famiglie soddisfatte, capaci di riconoscere il proprio benessere, gestire le situazioni, ed è
raro che richiedono un aiuto psicologico
2. le famiglie rigidamente coese: ottengono punteggi alti nella scala bilanciata della coesione,
medi in quella della flessibilità, mentre nelle aree sbilanciate la rigidità mostra un valore
alto, l'ipercoinvolgimento valori medi, il disimpegno e la disorganizzazione valori bassi.
Presentano un elevato grado di vicinanza emotiva ma anche una certa rigidità. Il quadro
complessivo risulta soddisfacente per garantire un buon funzionamento ma, data la bassa
flessibilità, ci possono essere delle difficoltà in situazioni particolari
3. le famiglie intermedie: ottengono punteggi medi su tutte le scale a eccezione di quella
della rigidità. Presentano un funzionamento generalmente adeguato per la presenza di un
livello medio sia dei fattori protetvi che di quelli problematici, sono mediamente
soddisfatte, meno funzionale anche se sarà capace di garantire una sufficiente unità interna
e una gestione della vita quotidiana. Sono famiglie vulnerabili.
4. le famiglie sbilanciate-flessibili: ottengono punteggi elevati su tutte le scale eccetto quella
della coesione dove il punteggio varia da moderato a basso. Hanno un funzionamento
problematico ma sono in grado di atvare cambiamenti nei casi in cui si rende necessario.
5. le famiglie disimpegnate-disorganizzate: ottengono punteggi bassi nelle scale bilanciate e
in quelle dell'iperconvolgimento e della rigidità e alti in quelle del disimpegno e della
disorganizzazione. Sono famiglie problematiche, con difficoltà organizzativa che le mantiene
in tensione anche in condizioni di base rendendo difficile l'individuazione dei membri e la
conferma delle capacità decisionali.
6. le famiglie sbilanciate: ottengono punteggi elevati in tutte e quattro le scale sbilanciate e
bassi in quelle bilanciate. Mostrano maggiori disfunzioni, sono caratterizzate da uno stile
confuso che mantiene la famiglia in un'area di stallo, ci sarà bassa unione e flessibilità,
presenza di disimpegno e ipercoinvolgimento, disorganizzazione “rigida”. Sono quelle
famiglie che richiedono la terapia.

LA MAPPA DEGLI STILI FAMILIARI


Olson e collaboratori notando le somiglianze fra supporto e coesione e fra controllo e flessibilità
suddividono gli stili familiari in: stile democratico, autoritario, rifiutante, non coinvolto e permissivo
e suggeriscono un legame fra questi stili familiari e la capacità di fornire un ambiente favorevole
per lo sviluppo dei figli. La descrizione delle famiglie si basa su una mappa che rivede la
tradizionale rappresentazione della mappa basata sui 25 quadranti e collega in questa nuova
rappresentazione le tipologie familiari prima descritte che si ottengono dai profili familiari.

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1. Le famiglie democratiche avranno punteggi alti nelle dimensioni bilanciate e basse in


quelle sbilanciate -> i genitori stabiliscono regole e aspettative chiare che possono essere
discusse con i figli. I figli mostrano un comportamento aperto e vitale, una buona
regolazione affetva e si mostrano competenti nella vita sociale e lavorativa.
2. le famiglie autoritarie si pongono nell'area bassa a sinistra che indica una prevalenza
d’ipercoinvolgimento e di una flessibilità rigida -> Regole e aspettative rigide e stabili che
verranno rafforzate dalla presenza di legami stret, i genitori richiedono obbedienza e
lealtà, ci saranno problemi durante l'adolescenza in quanto i figli avranno comportamenti
simmetrici e irritabili, tenderanno a essere introversi, tristi e vulnerabili nei confronti delle
situazioni stressanti. [fam. Rigidamente coese]
3. le famiglie permissive saranno sbilanciate riguardo le scale della disorganizzazione e
dell'ipercoinvolgimento -> debole capacità di negoziazione, le decisioni dei figli hanno
sempre la priorità su quelle della famiglia e sembra che assumono il controllo sulla famiglia,
I figli presentano comportamenti impulsivi e aggressivi e con difficoltà riescono a
raggiungere mete significative nella vita [fam. disorganizzate- ipercoinvolte]
4. le famiglie rifiutano si posizionano nel
quadrante in basso a destra presentano alti
livelli di disimpegno e rigidità, sono attende alle
norme di comportamento, non mostrano
attenzione ai momenti empatici della relazione
e non tengono conto delle esigenze dell'altro, i
figli non si sentono amati e presentano
problemi psicologici [fam. Rigida e
disimpegnata]
5. le famiglie non coinvolte sono posizionate nel
quadrante alto a destracaratterizzate da
disimpegno e disorganizzazione -> i genitori
ignorano l'altro, ognuno fa ciò che vuole fino a quando non interferisce con le priorità
dell'altro, i figli si sentono soli, non avvertono un interesse verso di loro, non hanno regole
di riferimento e riusciranno con fatica a individuare le loro aspirazioni [fam disorganizzate-
disimpegnate].

LA SCALA DI VALUTAZIONE CLINICA: LA CLINICAL RATING SCALE


Clinical Rating Scale (CRS) è una griglia di osservazione clinica che permette ad un osservatore
esterno di valutare la famiglia con le dimensioni del modello circonflesso. La griglia restituisce un
andamento curvalineare delle dimensioni della coesione e della flessibilità al contrario del
questionario Faces III che mostra una progressione lineare. I valori ottenuti possono essere
visualizzati sulla mappa e confrontati con quelli ottenuti dal questionario. La CRS è composta da 3
griglie una per ogni dimensione e da un quadrato sintetico chiamato Riepilogo Familiare. Per la
coesione e la flessibilità il punteggio viene dato su scala likert da 1 a 10, dove gli estremi (1-2
punteggio basso e 9-10 punteggio alto) comprendono gli stili di funzionamento problematici
mentre valori centrali (da 3 a 8) si rifanno a quelli bilanciati. Per la comunicazione vengono
assegnati su una scala da 1 a 6 (1-2 povera, 3-4 buona, 5-6 molto buona). Si riportano i valori nel
riepilogo familiare per ogni singola area e successivamente si attribuisce un punteggio globale ad
ogni dimensione come valutazione complessiva e non come media dei valori di ogni singola area.
Per avere una valutazione attendibile è consigliabile condurre un'intervista semistrutturata nella

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fase valutativa degli incontri con la famiglia. La valutazione può essere fatta dalle stesse persone
che hanno condotto l'intervista o da osservatori esterni attraverso una videoregistrazione.
La griglia della coesione è composta da 6
aree che comprendono: la capacità dei
membri della famiglia di equilibrare
l'appartenenza al proprio mondo con quello
familiare (separazione-appartenenza), il
grado di vicinanza e coinvolgimento presente
nella relazione coniugale e fra genitori e figli
(legame coniugale e familiare), l'aderenza
agli ordinamenti e agli impegni familiari
(lealtà), il livello di condivisione
nell'atvità del tempo libero (atvità) e
per le proprie scelte e interessi
(indipendenza). Per ogni area è previsto
un punteggio da 1 a 10 dove valori bassi
(1-2) comportano uno stile disimpegnato,
quelli moderati (3-8) uno bilanciato e
quelli alti (9-10) uno ipercoinvolto.
La flessibilità si compone di 6 aree che valutano il grado della leadership, se la disciplina sia severa,
equilibrata o indulgente, se le negoziazioni avvengono in modo da coinvolgere tut i membri o
portino a conclusioni, la varietà e la condivisione dei ruoli, la stabilità e la chiarezza delle regole, la
capacità di variare il proprio stile di funzionamento. Per ogni area è previsto un punteggio da uno a
10 dove valori bassi (1-2) comportano uno stile rigido, quelli intermedi (3-8) uno bilanciato e quelli
alti (9-10) uno disorganizzato.
Nella comunicazione sono comprese 6
aree: la capacità d'ascolto e nel parlare, la
self disclosure (Parlare di sé), la chiarezza
dei contenuti, la continuità degli argomenti,
il rispetto reciproco. Il punteggio va da 1 a 6
(1-2 povera, 3-4 buona, 5-6 molto buono.
Non sempre è facile avere un quadro
omogeneo delle relazioni familiari per la
presenza di alleanze e coalizioni o marcate
differenze di posizione fra i singoli membri
della famiglia. È Importante segnalare le
famiglie dove uno o più persone assumono
una posizione disimpegnata ed altre dove
vi sono coalizioni, estreme vicinanze che
escludono altri della vita familiare,
mantenendo una parte della famiglia
separata (si inseriscono nella tabella).

RIEPILOGO FAMILIARE
La Clinical rating scale permette la
valutazione della famiglia da parte di un osservatore esterno, può essere utilizzata per fini di
ricerca nella comparazione con il questionario e nella clinica per individuare punti di forza e
debolezza degli stili di funzionamento delle famiglie. Le fasi della valutazione sono:

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1. conoscere gli elementi della griglia della coesione, della flessibilità e della comunicazione
2. intervistare la famiglia
3. compilare la tabella coalizione e disimpegno
4. compilare il riepilogo familiare assegnando un
punteggio ad ogni singolo processo e globalmente
ad ogni dimensione
5. inserire i valori nella mappa del modello
circonflesso

SOMMINISTRAZIONE E MISURE DEL QUESTIONARIO


In progressiva successione vengono somministrati gli item
per la coesione bilanciata, per la flessibilità bilanciata, per
il disimpegno, per l'ipercoinvolgimento, per la rigidità e
per la disorganizzazione e questa successione si ripete in
modo regolare fino alla fine dei primi 42 item (7 item per
ogni scala). A questi succedono i 10 item della scala della
comunicazione e dopo gli ultimi 10 item della scala della
soddisfazione. il questionario si compone di 4 pagine:
nella 1° c’è la copertina, nella 2° le informazioni socio-
demografiche, e nella 3° e 4° la il questionario.

LA SOMMINISTRAZIONE DEL QUESTIONARIO


Le modalità di presentazione del questionario potranno variare a seconda se lo strumento viene
utilizzato per fini di ricerca o a fini clinici. In una ricerca il momento della somministrazione viene
definito dal protocollo che viene formulato, mentre in un contesto clinico il questionario deve
essere compilato nelle fasi iniziali, entro le prime 3 sedute. È utile che venga compilato subito dopo
la consegna per avere risposte più immediate che pensate. In caso di follow up, cioè la verifica dei
risultati raggiunti, si consiglia di far trascorrere almeno 3 mesi dalla precedente somministrazione.
È Preferibile far compilare il questionario a persone con più di 12 anni.

LA SCHEDA SOCIO-DEMOGRAFICA
Voi è composta da l'identificazione dello studio e la data di compilazione, nome e cognome, età,
sesso, scolarità, occupazione, ruolo nella famiglia attuale, numero dei figli, convivenza (Se è
convivente, se coabiti, se convive solo con figli o con altre persone), lo stato della relazione e la
documentazione per la privacy. I dati vanno riferite alla famiglia attuale, e in questa versione è
stata aggiunta una casella per identificare quei casi in cui il riferimento è alla famiglia d'origine.

GLI INDICATORI
La valutazione della coesione e della flessibilità, rispetto alle precedenti versioni, è meno diretta
ma più ricca di informazioni. i punteggi vengono trasformati in percentili attraverso una tabella di
conversione che è allegata allo strumento.

LE SCALE BILANCIATE: LA COESIONE BILANCIATA E LA FLESSIBILITA’ BILANCIATA


Più i loro valori saranno alti più gli stili familiari saranno orientati verso la salute

LE SCALE SBILANCIATE: DISIMPEGNO, IPERCOINVOLGIMENTO, RIGIDITA’, DISOTGANIZZAZIONE


Valutano il peso delle aree estreme della coesione della flessibilità e tanto più saranno alte tanto
più gli stili familiari saranno orientati verso asset problematici.

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LE RATIO: LE RATIO GLOBALI, LE RATIO DELLA COESIONE, LE RATIO DELLA FLESSIBILITA’


Il Faces IV Introduce la nuova misura della ratio (rapporti). il rapporto fra scale bilanciate
sbilanciate valuta il grado di equilibrio presente nella rappresentazione familiare fra le prime e le
seconde. Valori superiori ad 1 (ratio>1) rappresentano famiglie in cui si percepisce maggiormente
la presenza di una buona coesione e flessibilità e un buon funzionamento. Valori inferiori a 1
(ratio<1) saranno presenti laddove le scale sbilanciate avranno un peso maggiore rispetto a quelle
bilanciate prevarranno aspet disfunzionali della coesione e della flessibilità. Più alta sarà la radio e
più gli stili familiari saranno bilanciati.
La ratio della coesione = coesione bilanciata x (disimpegno + ipercoinvolgimento) : 2
La ratio della flessibilità = flessibilità bilanciata x (rigidità + disorganizzazione) : 2
Ratio globale = (ratio della coesione + ratio della flessibilità) : 2
Le ratio presentano l'indicatore principale per valutare lo stile familiare e possono essere utilizzati
per comparare fra loro gruppi definiti.

LE DIMENSIONI
L'indicatore della dimensione serve per trovare un unico valore delle 3 scale della coesione e un
altro delle 3 scale della flessibilità: dimensione della coesione e dimensione della flessibilità.
dimensione coesione = coesione bilanciata + (iper coinvolgimento - disimpegno)
dimensione della flessibilità= flessibilità bilanciata + (disorganizzazione - rigidità)
Una volta ottenuti i valori vanno inseriti all'interno della mappa del modello circonflesso in uno dei
25 quadranti. Dai valori che si ottengono le famiglie vengono divise in estreme, intermedie e
bilanciate.

LE SCALE PER LA COMUNICAZIONE E PER LA SODDISFAZIONE


I punteggi di queste scale possono essere suddivisi dicotomicamente in valori alti e valori bassi per
comparare fra loro il campione studiato.

ELABORAZIONE DEI DATI


I dati ottenuti vanno trasformati in percentili. I valori ottenuti in ognuna delle 8 scale, globalmente
e per ogni membro della famiglia, possono essere immessi nella tabella del profilo familiare per
ottenere un quadro più dettagliato degli stili familiari. L’immissione dei dati nei profili familiari
permette l'individuazione della tipologia (famiglia bilanciate, rigidamente coese, intermedie,
sbilanciate-flessibili, disimpegnate-disorganizzate, sbilanciate). Una volta ottenute le ratio e i profili
questi possono essere messi in correlazione con i dati socio demografici e altre caratteristiche del
campione rilevate con altri strumenti.

CONCLUSIONI
Il modello con il tempo ha subito delle trasformazioni, è stato maggiormente articolato, ha
precisato le sue definizioni, i suoi costrut, ha aggiornato i suoi strumenti, modificato i suoi
indicatori, abbandonato la sua ingenuità, Fornisce una descrizione maggiormente articolata dei
diversi stili familiari.

CAP 3 – UTILIZZAZIONE CLINICA DEL MODELLO CIRCONFLESSO


Le relazioni più strette e significative sono fattori protetvi e di rischio rilevanti nell'evoluzione di
problematiche cliniche somatiche e mentali, primarie o secondarie ad eventi. Il modello

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circonflesso dei sistemi coniugali e familiari può contribuire alla valutazione e all'impostazione del
lavoro clinico con le famiglie. Può essere utilizzato oltre che con le famiglie anche nella terapia
individuali, in ambito clinico e didatco.
LA NEGOZIAZIONE DEGLI OBIETTIVI
Soffermiamoci sulle definizioni del modello e sui significati delle dimensioni della coesione, della
flessibilità e della comunicazione. La coesione è intesa come legame affetvo fra i membri della
famiglia, indica il modo in cui il familiare si rappresenta come oggetto, come relazione, come
affetto nella mente dei familiari, fornisce indicazioni sulla regolazione affetva. La flessibilità si rifà
alla gestione della vita familiare, al modo in cui viene assunta la regolazione della struttura e le
negoziazioni fra le parti, a come la struttura regola il proprio funzionamento e come questi modi a
loro volta strutturano la regolazione interna fra le varie parti della mente. La comunicazione
arricchisce la valutazione della famiglia e osserva la coerenza presente nelle interazioni familiari, il
rispetto reciproco, la capacità d'ascolto e quando ognuno riesca a parlare di sé. Pensare alla
famiglia in termini di coesione, flessibilità e comunicazione libera da una valutazione della famiglia
orientata al sintomo, aiuta ad avvicinarsi al familiare senza concentrarsi sul problema presentato.
In ambito clinico si propone il questionario fin dai primi incontri che focalizza ciò che la famiglia
pensa di se stessa e le categorie della Clinical Rating Scale che offrono la valutazione da parte di un
osservatore esterno. Il riepilogo familiare fornisce un quadro composito dove è possibile ricostruire
il modo in cui la famiglia articola la sua danza e come il terapeuta la ricostruisce. Particolarmente
utile si è mostrato il confronto fra il punteggio ottenuto dalla nostra valutazione e quello ottenuto
dal questionario, abbiamo riportato alla famiglia una spiegazione semplice del modello e dei
risultati del questionario e della nostra osservazione. Questa restituzione, che può variare a
seconda dello stile terapeutico e delle caratteristiche della famiglia, facilita il riconoscimento dei
punti di forza e di debolezza del funzionamento familiare, l'esposizione di come ogni persona si
pensa e pensa la famiglia, il confronto fra i diversi punti di vista e l'identificazione degli obietvi del
trattamento. Una volta definita una visione congiunta è possibile negoziare obietvi e avere “in
testa” una griglia per valutare nel corso del trattamento i progressi così come le difficoltà.
In sintesi:
- incontro con la persona o con la famiglia
- somministrazione del questionario
- intervista clinica semistrutturata
- compilazione del riepilogo familiare della CRS della tabella coalizioni e disimpegno ed
elaborazione del questionario
- confronto del punteggio delle dimensioni ottenute della CRS e del questionario Faces IV
- confronto del riepilogo familiare della CRS con il profilo familiare del FacesIV
- restituzione della valutazione alla famiglia
- negoziazione degli obietvi del trattamento

FAVORIRE NUOVI EQUILIBRI


Il campo della terapia familiare è passato dal “deficit alle risorse”. Questo passaggio si è
accompagnato a una visione sistematica più equilibrata che prende in considerazione il peso
diverso che i singoli individui mostrano nelle dinamiche familiari, l'interazione fra vulnerabilità
biologica, attudini personali e contesti socio culturali, uno stile di trattamento contato
prevalentemente sulla collaborazione e negoziazione. Dunque il divenire delle famiglie si muove fra
risorse e vincoli, fra fattori di rischio e protetvi. Ogni famiglia costituisce la sua singolarità a partire
dalla sua storia generazionale. Nell'orientarsi verso le linee di trattamento andrà favorito il
riconoscimento e il potenziamento delle aree bilanciate e resi meno fondamentali le estremità
delle dimensioni quando saranno prevalenti e riconosciuti come aree di sofferenza. Nel caso in cui

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le famiglie presentano processi posti agli estremi bisogna iniziare con cambiamenti minimi e non
forzare gli equilibri della famiglia, bisogna muoversi per gradi verso i livelli di funzionamento
otmale. Uno dei primi interrogativi che ci si deve porre di fronte a un determinato assetto è di
valutare quando esso sia stabile, in quanto ogni famiglia lo varia nel tempo o di fronte alla
presenza di problemi. Il suggerimento generale è di muoversi progressivamente verso un
bilanciamento più stabile, una maggiore equilibrio fra bilanciamenti e sbilanciamenti, lavorare con
la famiglia per facilitare il riconoscimento del suo funzionamento, delle sue risorse, dei suoi
problemi. Ogni famiglia ha i suoi tempi e il compito del clinico sarà quello di capire come e quando
saper suggerire nuove possibilità di equilibrio che possono essere fatte proprio della famiglia.

LE FAMIGLIE CON UNA COESIONE BILANCIATA


Nelle famiglie con una coesione bilanciata si riconosce la presenza di un sentimento comune che
tiene tut uniti senza modificare il singolo, di un legame nella coppia, fra genitori e figli, di una
reciproca vicinanza che non impedisce momenti di lontananza. Vi è una condivisione del tempo,
degli spazi, degli interessi e delle atvità, ognuno si sente coinvolto nella vita degli altri, si sente
supportato e aiutato. La comunicazione è buona, sanno esprimere i propri sentimenti, sanno
ascoltarsi, i discorsi sono chiari e atnenti. La famiglia nel complesso è soddisfatta. La famiglia è
percepita come uno spazio abitabile e familiare, dove si può trovare rifugio ed dal quale si ci può
distanziare, ognuno nel tempo ha saputo costruire una buona regolazione affetva con gli altri
membri della famiglia.
Nella realtà clinica ogni famiglia, anche le più estreme, hanno delle aree di sufficiente
funzionamento che spesso sono nascoste dalla preminenza che viene data agli aspet
disfunzionali. Il clinico deve essere capace di individuare queste aree che spesso sono negate dalla
stessa famiglia. Ra amente le famiglie sono funzionali o disfunzionali, nella maggior parte dei casi
gli aspet prevalgono a seconda della loro storia o del periodo di vita. Le aree maggiormente
bilanciate costituiscono una risorsa per sapere quali aree sbilanciate si mostrano più aperte a una
trasformazione.
Una famiglia con una coesione bilanciata non deve essere idealizzata, non si può stare sempre
nell'equilibrio fa appartenenza e separazione, sane esperienze di disimpegno e di marcata
connessione possono essere la medicina giusta per queste famiglie.

LE FAMIGLIE CON UNA FLESSIBILITA’ BILANCIATA


La famiglia flessibile si caratterizza per la capacità di fornire alla vita familiare una direzione e
garantire negoziazioni flessibili per permettere un'apertura a cambiamenti nei ruoli e nelle regole.
In queste famiglie si ricercano diversi modi per affrontare singole questioni. La disciplina nei
confronti dei figli viene esercitata tenendo conto delle loro posizioni e delle situazioni specifiche
senza pregiudizi. La comunicazione è efficiente, ognuno sa esprimere il proprio punto di vista in
modo chiaro da permettere una negoziazione. Sono soddisfat per la loro capacità di saper
affrontare i problemi e per la loro organizzazione. La routine familiare scorre e non appare
impacciata dai piccoli contrattempi quotidiani, sanno misurarsi con le scelte e con i momenti
difficili. Le decisioni non sono mai perfette ma sarà il tempo a giudicarle giuste o meno. Come nella
coesione marcate connessioni o disimpegno possono associarsi alla presenza di legami, così nella
flessibilità un buon governo può convivere con aria e rigide o disorganizzate. La presenza di
processi bilanciati non esclude funzionamenti sbilanciati (solo una visione idealizzata della famiglia
può pensare a una famiglia perfetta che sa assumere la guida degli eventi e prendere le decisioni
giuste). Anche le famiglie sbilanciate hanno sempre delle aree bilanciate con le quali prendere
confidenza. Il bilanciamento nella flessibilità si apprende dall'esperienza e i punti di forza e di
debolezza possono indicare dove la famiglia già sa e dove il suo sapere deve essere allentato.

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LE FAMIFLIE CON UNA FLESSIBILITA’ RIGIDA


Le famiglie con una flessibilità rigida sono caratterizzate da un marcato controllo e ordine, una
disciplina ferma, regole rigide, uno stile negoziale ridotto e unidirezionale, non ci sarà possibilità di
confronto e le decisioni una volta assunte rimarranno invariate, ruoli e regole limitate e un assetto
stabile che non prevede cambiamenti, la leadership non potrà essere discussa. Per ogni
comportamento sbagliato ci saranno conseguenze severe senza ascoltare né tenere conto delle
possibili spiegazioni, tutto deve stare al suo posto ma la capacità di far fronte ai problemi è bassa.
L’obietvo in queste famiglie è quello di promuovere elementi di flessibilità e di negoziazione e
sottolineare la possibilità che in situazioni particolari sia possibile accettare che i ruoli e le regole
possono essere trasgredite. Riguardo la comunicazione devono essere facilitate le interazioni fra
sottosistemi, l'espressione di emozioni e promuovere le aperture personali in quando in queste
famiglie la comunicazione sarà povera con bassa capacità d'ascolto e limitata capacità di esprimere
i propri sentimenti. Bisogna tener conto che queste famiglie hanno paura del cambiamento che
può avere conseguenze catastrofiche, in quanto per loro il bene è la stabilità (ciò può derivare da
esperienze dolorose). Bisogna addolcire la rigidità presente attraverso scambi comunicativi e
progressive aperture.

LE FAMIGLIE CON UN’ECCESSIVA FLESSIBILITA’


La famiglia eccessivamente flessibile è disorganizzata, senza una direzione precisa, gli ordini sono
imprecisi, le negoziazioni sono presenti, vi sono discussioni senza fine sulle decisioni e anche
quando si riuscirà a trovare un accordo questo non verrà mantenuto, i ruoli sono poco chiari e si
agirà per opportunità e solo quando è necessario, ognuno segue una propria strada, le regole
possono essere disattese e spesso si iniziano delle cose ma poi non vengono portate a termine. La
gestione familiare è improntata al caso e il fluire della vita familiare non segue un qualsiasi ordine.
In queste famiglie si avverte una tensione costante verso l'accumularsi dei problemi pratici senza
essere affrontati.
L'obietvo con queste famiglie è quello di raggiungere la flessibilità attraverso elementi di ordine.
Riguardo la comunicazione vi è anche disordine, si parlerà al posto degli altri e non vi sarà una
conseguenzialità fra temi diversi e all'interno dello stesso discorso. Sarà utile rallentare la
comunicazione, a ogni persona andrà lasciato il tempo di esporre il proprio punto di vista,
mantenere un filo conduttore, un inizio e un fine alle interazioni e ai problemi da affrontare,
introdurre controlli, promuovere competenze negoziali, introdurre ordine nel disordine.

LE FAMIGLIE CON UNA BASSA COESIONE


Le famiglie con bassa coesione si caratterizzano per la presenza di una marcata separazione
emotiva fra i membri della famiglia, un reciproco disimpegno, il legame è debole, non si prova
lealtà, ognuno organizza le atvità per conto proprio, vi è un basso coinvolgimento, non si fanno
mai le cose insieme e non ci si consulta quando ci sono problemi, non si sa molto di quello che
fanno gli altri, sono persone che non si pensano come “famiglia” in quanto non è presente una
relazione affetva (in questa famiglia possono essere presenti degli abusi). In alcuni casi il clinico
per costruire trame affetve deve iniziare un lavoro con i singoli componenti della famiglia e non
solo congiunto con tut i membri. La comunicazione è povera, si dialogherà solo per il necessario
senza aperture personali né coinvolgimenti affetvi. Il trattamento per ricostruire una lieve
coesione è lungo e difficile soprattutto per ingaggiare familiari in un lavoro comune che può
apparire un'impresa impossibile. Il team clinico dovrà pensare la famiglia come unità ancora prima

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che questo avvenga nella famiglia, dovrà riunire quello che si presenta come marcatamente
separato. Si promuoverà un maggiore scambio di informazioni, i confini andranno rispettati e non
allargati, le comunicazioni andranno diffuse gradualmente più nella fantasia che nella realtà, si
trasformerà questo taglio emotivo in riservatezza. In queste famiglie saranno presenti esperienze
fallimentari di attaccamento che si sono tradotte in abbandono o abusi.

LE FAMIGLIE CON UN’ECCESSIVA COESIONE


Le famiglie eccessivamente connesse si caratterizzano per un ipercoinvolgimento emotivo marcato
(“tut per uno e uno per tut”), non ci sono spazi, interessi e atvità che non siano condivise, si è
dipendenti dagli altri, sente l'altro come se fosse lui stesso, si trascorre molto tempo insieme e se ci
si allontana viene considerato un tradimento. Le comunicazioni sono sovraccariche di emozioni,
ognuno è così dentro l'altro che può parlare per l'altro come se parlasse di sé ma ciò rende la
famiglia confusa. La terapia includerà piccole separazioni, alcuni spazi per sé, si dovrà dare ascolto
ai singoli delimitando il parlare al posto degli altri. Queste famiglie sovrappongono il mondo
esterno e quello interno, è come se lo stare per se fosse uguale allo stare con gli altri e dunque si
cercherà di separare la realtà del fare per sé e la fantasia dello stare con gli altri facilitando lo stare
per sé nella vita pratica ma mantenendo lo stare con gli altri che tut condividono. In queste
famiglie l'appartenenza sembra appiatre le differenze individuali, si avverte come lo stare insieme
sia più una necessità che una scelta.

CONCLUSIONI
Il modello circonflesso con i suoi strumenti aiuta il processo iniziale di valutazione (Che consente
una reciproca conoscenza), la formulazione dei primi piani di lavoro, suggerisce interventi e
consente di monitorare il funzionamento familiare durante il trattamento. Il modello orienta la
lettura del reale ma non esclude la presenza di altre letture sia da parte dei clinici che della
famiglia, individua un modo per strutturare il colloquio e rende maggiormente chiare le differenze
fra l'immagine della famiglia che i clinici si formano e quella presente nei familiari. Nell'utilizzare il
modello circonflesso più che guidare direttamente la famiglia da aree estreme ad aree più
bilanciate ci siamo posti l'obietvo di facilitare la ricerca della famiglia verso equilibri più
rispondenti al proprio modo di essere, rispettando i tempi della famiglia nel trovare
accomodamenti e scelte nel determinare le aree di lavoro.

CAP 4 – STUDI SUGLI STILI DI FUNZIONAMENTO FAMILIARE: UN’INTRODUZIONE


Saranno esposte una serie di ricerche riguardo agli stili familiari problematici in famiglie con
persone con disturbi clinici definiti. Nel valutare gli stili di funzionamento familiare abbiamo
utilizzato il questionario Faces IV, la scheda socio anagrafica e una scheda specifica per ogni
tipologia di disturbo. La ratio si rifà al rapporto fra i punteggi che si ottengono nelle scale familiari
bilanciate e quelle nelle scale problematiche.

CAP 5 – STILI FAMILIARI DI PERSONE CON DIASTURBO DA USO DI SOSTANZE


FAMIGLIA E DISTIRBI DA USO DI SOSTANZE
Molte teorie sull’eziopatogènesi dei disturbi da uso di sostanze (DUS) sottolineano l'importanza
della famiglia nella predisposizione e nel mantenimento del disturbo ma anche per il trattamento.
Nelle famiglie con un membro affetto da disturbo da uso di sostanze si individuano tre aspet
relazionali critici:
-il legame affettivo: emerge una sostanziale fragilità della coesione familiare, scarsi rapporti
affetvi tra genitori e figli, mancanza di attaccamento reciproco, scarsità di tempo trascorso con i

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propri familiari, vi è difficoltà di comprensione reciproca, di validazione e di conferma dell'altro,


d'intimità e di contatto emotivo. Vi sono relazioni disimpegnate e conflittuali tra genitori e figli,
scarso accudimento genitoriale e atteggiamenti di rifiuto e manipolazione. I comportamenti di
invischiamento sembrerebbero manifestarsi per un ipercontrollo e iperprotezione conseguenti
all'emergere delle sintomo tossicomaniaco. La co-dipendenza da parte dei familiari serve a limitare
i danni dell'abuso di sostanze e trovare rimedi ai comportamenti problematici legati alla
sintomatologia. L’accudimento minato si rifà un accudimento distaccato.
-l'organizzazione e la gestione della famiglia: scarsa organizzazione, regole poco chiare,
confusione di ruoli, instabilità delle abitudini familiari. Vi è inefficienza dell'azione educativa dei
genitori con scarsa supervisione e monitoraggio, i genitori hanno difficoltà a porre dei limiti e
applicano strategie inefficaci come rigidità delle punizioni. È difficile prendere decisioni, gestire
conflit e risolvere efficacemente i problemi.
-lo stile comunicativo: in efficienza degli scambi tra membri della famiglia, difficoltà a parlare in
prima persona e a comunicare in modo chiaro i propri pensieri e sentimenti, difficoltà ad ascoltare.
Questi stili di funzionamento sbilanciati portano a un'insoddisfazione nelle relazioni familiari
predisponendo l'insorgenza di un DUS.

LO STUDIO
L'obietvo è quello di valutare la presenza di una percezione problematica della propria famiglia
d'origine nelle persone con un disturbo da uso di sostanza. Metteremo in relazione i valori delle
ratio e l'andamento dei profili familiari medi con alcune variazioni del campione per evidenziare la
presenza di correlazione significative. Utilizzeremo il Faces IV e una scheda anagrafica con i
principali dati socio-demografici, familiari, clinici e giuridici. Il questionario viene somministrato
individualmente mentre la scheda di valutazione CRS viene compilato dalla terapeuta.

IL CAMPIONE OSSERVATO
Gli utenti osservati nel nostro studio soddisfano i criteri del DSM V TR per un disturbo da uso di
sostanze stupefacenti in remissione protetta parziale. Il campione è costituito da 84 persone che
frequentano la Fondazione villa Mariani, tut di sesso maschile (a parte 4 casi) con un'età media di
39 anni. La maggior parte del campione (56%) si è fermato alla licenza media, una buona parte
(26%) riesce a ottenere un diploma superiore o un corso professionale (5%), 8% con licenza
elementare e il 5% con laurea (questi provengono da situazioni familiari particolari o con livelli
socio culturali bassi o molto elevati). La maggior parte dei sogget si dichiara occupata riuscendo
ad ottenere un periodo di aspettativa per motivi sanitari oppure lavorano presso aziende familiari.
il 18% vive da solo, il 30% vive con i genitori, il 14% vive con il partner, 11% vive con altre persone,
il 2% con i figli, il 25% con il partner e figli. Le sostanze d'abuso sono: cocaina (57%), eroinomani
(38%), alcol (5 %). La maggior parte dei sogget dichiara l'inizio dell'assunzione delle sostanze
prima dei 20 anni in coincidenza con la fase adolescenziale. La durata assunzione media è di 17, 7
anni.

I RISULTATI
La maggior parte delle persone con DUS propone una rappresentazione complessivamente
problematica della propria famiglia d’origine (ratio > 1 = 36% vs ratio < 1 = 64%). Questo
andamento riguarda sia il legame affetvo (ratio coesione) che quello dell’organizzazione familiare
(ratio flessibilità). Il profilo medio mostra livelli bassi nelle scale bilanciate (coesione e flessibilità) e
valori alti prevalentemente nelle aree della disorganizzazione e disimpegno.
Le persone con ratio > 1 hanno valori più alti della flessibilità rispetto a quelli della coesione,
mentre quelle con una ratio < o = 1 hanno bassi valori bilanciati e alti quelli sbilanciati soprattutto

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nel disimpegno nella disorganizzazione. Comunicazione paz. con ratio > 1= 35 vs paz. con ratio < 1
=25, soddisfazione paz. con ratio > 1 =35 vs paz con ratio <1= 26.

IL SINTOMO NEL TEMPO


Sembra che quanto più la persona mantenga i comportamenti di abuso nel tempo, tanto più si
cristallizzano gli aspet di rigidità nella percezione dei giochi relazionali familiari. Gli utenti più
giovani sembrano porre un'immagine più disorganizzata delle proprie relazioni familiari
coerentemente con l'interrompere del sintomo tossicomaniaco che disorienta e disorganizza la
gestione della vita insieme.

LA SOSTANZA ELETTIVA DI ABUSO


La percezione di un funzionamento familiare problematico appare maggiormente presente per gli
utenti eroinomani, ciò si associa alla maggiore compromissione delle relazioni legata al devastante
stile di vita correlato all'abuso. Nel profilo familiare medio emerge una rappresentazione più
problematica nelle scale sbilanciate per gli utenti che abusano di cocaina (disimpegno e
disorganizzazione), per via dei forti scompensi comportamentali conseguenti all'abuso della
sostanza.

LA RELAZIONE
La maggior parte del campione (61%) dichiara di non avere relazioni affetve significative stabili. La
problematica tossicomanica compromette la possibilità di impegnarsi con continuità in rapporti
affetvi significativi, andando incontro a rotture, fallimenti e separazioni. Sembra dominare una
sostanziale solitudine in queste persone e un fragile senso d'appartenenza, mostrano maggiori
livelli di sofferenza. Gli utenti che al momento del loro ingresso in comunità sentono di poter
contare su delle relazioni affetve significative hanno maggiori risorse da cui atngere e ciò
favorisce il cambiamento per chi vuole uscire dalla dipendenza.

CONCLUSIONI
La popolazione clinica può essere suddivisa in una popolazione a rischio (64%) dove appare molto
problematica la percezione degli stili familiari della propria famiglia d'origine e una di minore entità
dove possono essere presupposte buone relazioni (36%).

CAP 6 – STILI DI FUNZIONAMENTO DELLE FAMIGLIE CON UNA PERSONA CON DISTURBI DEL
COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Anoressia nervosa (AN) e bulimia nervosa (BN) sono considerate patologie gravi e complesse che
colpiscono prevalentemente adolescenti e giovani donne. Da alcune studi si vince che più del 5%
della popolazione femminile tra i 14 e i 24 anni rischia di sviluppare un disturbo della condotta
alimentare. Nel tempo sono state sottolineate le particolarità della struttura familiare ipotizzando
uno stretto legame con l'insorgenza e il mantenimento di questi disturbi.

GLI STUDI SULLE FAMIGLIE


Molti studi sostengono la presenza di partner familiari disfunzionali nei disturbi del
comportamento alimentare (DCA) come un difficile percorso evolutivo delle figure genitoriali, una
problematica regolazione affetva fra la futura paziente e le sue figure d'attaccamento, la presenza
di un clima familiare e disfunzionale. Spesso le famiglie vengono descritte come non strutturate,
prive di confini definiti e contraddistinte da disturbi psichiatrici (abuso di sostanza o disturbi

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dell'umore) o storie di violenza fisica e/o psicologica sui figli. La gravità di questi eventi possono
essere amplificati dall'impossibilità di rilevare il disagio o di ottenere una risposta inadeguata alla
sua rilevazione a causa di un contesto familiare disfunzionale. L’anoressia nervosa sembra essere
correlata a difficoltà di interazione madre-figlia. Esiste una correlazione tra DCA e alterazioni
dell'attaccamento, vi è la prevalenza di modelli di attaccamento insicuri e di indici di mancata
elaborazione rispetto a un lutto o a un trauma. Dall'osservazione di un campione di bambini che
nei primi mesi di vita manifestano disregolazioni alimentari, si è riscontrata una mancanza nel
caregiver della funzione di sintonizzazione affetva e l'esistenza di comportamenti di
imprevedibilità e incoerenza. La non adeguata attenzione posta ai segnali del bambino fin dalle
primissime interazioni diadiche madre-bambino porta a una disregolazione emotiva, a un
atteggiamento prenatale intrusivo ostacolando lo sviluppo dei partner ritmici e sincronici di
sintonizzazione reciproca e l'emergere di una percezione di sé come unità demarcata dagli altri. Le
famiglie con membri che presentano un DCA percepiscono il proprio clima familiare più rigido,
conflittuale e iperprotetvo, con scarsa coesione, organizzazione e adattabilità, con poche capacità
espressive, maggiormente orientata al successo per le alte aspettative genitoriali, con scarso
cottatto emotivo nelle relazioni familiari e con frequenti commenti critici su forma e peso. Dagli
studi condot con le EE (expressed emotions) si mette in evidenza come le famiglie con elevata
emotività espressa risultano più critiche, ostili e ipercoivolte emotivamente rispetto a quelle con
bassa EE. Un'altra EE nelle famiglie con un membro affetto da DCA è associata a frequenti drop
out. Le pazienti bulimiche tendono a descrivere le loro famiglie come meno coese e più conflittuali
mentre le anoressiche descrivono le loro famiglie come coese e organizzate ma con una bassa
tolleranza al conflitto. I sogget con BN riportano un background familiare significativamente più
disfunzionale rispetto a quelli affet da AN.

LA RICERCA
L'obietvo è quello di comprare la presenza di differenze negli stili familiari fra le famiglie di
persone con disturbi del comportamento alimentari di tipo anoressico e quello di tipo bulimico. Il
campione è formato da pazienti con diagnosi di anoressia e bulimia nervosa secondo i criteri del
DSM IV TR. È stata utilizzata la scheda socio demografica del questionario Faces IV, il questionario
Faces IV e una scheda clinica appositamente costruita che riguarda informazioni sulla diagnosi,
sull'età dell'esordio, sulla durata della malata, sul trattamento e sulla presa in carico. Gli indicatori
del Faces IV utilizzati sono stati la ratio globali e i profili familiari.

IL CAMPIONE
Il campione composto da 49 persone con disturbi del comportamento alimentare e i loro familiari,
in totale sono stati raccolti 133 questionari. A parte un caso tut gli altri pazienti sono di sesso
femminile e due di queste sono madri. I pazienti presentano un'età media di 22 anni, sono
studenti, non sono coniugati e vivono quasi tut con i genitori. L'età media di esordio è pari a 18
anni. L'età media dei padri è di 54 anni mentre delle madri 50, la maggior parte dei genitori ha
conseguito il titolo di studio superiore o inferiore mentre gli altri la laurea. La maggior parte dei
genitori sono coniugati e i restanti sono separati o nuovamente coniugati, i padri nella maggior
parte dei casi sono occupati e i restanti pensionati, mentre le madri nel 49% occupate e nel
restante dei casi sono in cerca di occupazione o casalinghe.

I DATI
La distribuzione delle ratio mostra come il campione totale è ripartito equamente fra famiglie con
ratio superiori ed inferiori o uguali a 1. Nella suddivisione fra membri della famiglia i padri
presentano una visione familiare prevalentemente positiva mentre le madri e le figlie sono

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comunicati da una percezione più problematica della vita familiare. Il profilo medio restituisce una
famiglia intermedia, in bilico fra salute rischio, che si caratterizza per la presenza di valori né alti né
bassi nelle scale bilanciate e indicativi di un impegno lieve ma diffuso in tutte le scale sbilanciate a
parte quella dell'ipercoinvolgimento. Nelle scale sbilanciate il valore più alto si ritrova nelle scale
della disorganizzazione. Nelle aree bilanciate tut i membri condividono la stessa percezione del
legame intorno a un valore intermedio, riguardo la flessibilità il padre risulta moderatamente
flessibile, la madre poco e i figli si posizionano fra l'uno e l'altro. nelle aree sbilanciate la madre e i
figli presentano una medesima percezione rimarcando la disorganizzazione mentre il padre mostra
valori lievemente problematici solo nella valutazione della disorganizzazione. tut i familiari
riportano valori bassi sia verso la comunicazione che per la soddisfazione, i padri anche in questo
caso esprimono le valutazioni migliori.

UN CONFONTO FRA ANORESSIA E BULLIMIA NERVOSA


Le famiglie in cui vi è una persona con anoressia nervosa e quelle con bulimia nervosa mostrano
marcate differenze nelle ratio globali. Nelle famiglie con persone con AN abbiamo una prevalenza
di persone con una ratio positiva al contrario di quelle con BN. Le famiglie delle persone con AN
mostrano sempre un orientamento verso la salute mentre in quelle con BN questo è lievemente
presente solo nel padre. Le famiglie con AN presentano un profilo caratterizzato da valori
intermedi nelle scale bilanciate e omogeneamente alti in quelle sbilanciate senza mostrare picchi,
al contrario quello delle famiglie con BN presentano bassi valori bilanciati ed elevati nella
disorganizzazione e nel disimpegno. La percezione di una comunicazione efficace e la soddisfazione
appaiono più basse nelle famiglie con BN rispetto alle famiglie con AN.

CONCLUSIONI
Le famiglie con una persona con disturbi del comportamento alimentare non mostrano la
prevalenza di una percezione problematica degli stili familiari mentre questo è presente nelle
famiglie con una persona con bulimia nervosa. Le famiglie con AN nonostante la presenza di un
diffuso malessere presentano discreti fattori positivi mentre quelle con BN mostra uno
sbilanciamento prevalente solo nella disorganizzazione e disimpegno ma soprattutto un livello
basso dai fattori protetvi quale la coesione e la flessibilità bilanciata. Le famiglie con BN vengono
definite disimpegnate- disorganizzate mentre quelle con AN intermedie. In entrambe le
popolazioni cliniche le madri e i figli riportano una sofferenza familiare simile mentre i padri
mostrano un orientamento più positivo.

CAP 7 – STILI DI FUNZIONAMENTO DELLE FAMIGLIE CON PERSONE CON DISTURBO DELL’UMORE
Con il termine disturbo dell'umore si indica la vasta classe di disturbi psicopatologici che
consistono in alterazioni o anomalie del tono dall'umore determinando disfunzioni persistenti con
disadattamento nella vita. Fanno parte dei disturbi dell'umore, i disturbi bipolari che
rappresentano la sesta causa di disabilità al mondo e comportano una compromissione del
funzionamento lavorativo, familiare e sociale (Comportano tentativi di suicidio, ricorso ad alcol e
droga, problemi economici, difficoltà coniugali e nel ruolo genitoriale).

GLI STUDI SULLA FAMIGLIA


Nel campo del disturbo bipolare gli studi riguardanti le dinamiche familiari sono rivolti quasi
esclusivamente ai livelli di emotività espressa all'interno della famiglia, al ruolo del caregiver e dei
trattamenti psico educativi rivolti al paziente e alla famiglia, a tut i fattori che intervengono nel
decorso del disturbo piuttosto che nella sua formazione. Per emotività espressa (EE) si intende una

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serie di comportamenti familiari come critiche, ostilità e ipercoinvolgimento emotivo dei genitori
che contribuiscono all'aumento del carico percepito dal familiare. Questi alti livelli di emotività
espressa familiare possono sviluppare disturbi bipolari anche dopo che il paziente ritorna in
famiglia a seguito di un ricovero. Heru e Ryan definiscono il carico del cargiver come una misura
delle difficoltà soggetve e oggetve che riguardano la persona che si prende cura del malato e il
modo in cui la sua vita è cambiata dal punto di vista finanziario, psicologico e sociale a causa della
malata. Possiamo distinguere due tipi di carico del cargiver:
- il carico oggetvo cioè i sintomi attuali del paziente, i suoi comportamenti e le conseguenze
di questi sul caregiver
- il carico soggetvo cioè le conseguenze psicologiche della malata sul caregiver, questo
carico viene incrementato da quello oggetvo
Secondo questi autori i cargiver di pazienti con disturbo bipolare esprimono più carico e tenzione e
minore senso di appagamento nel prendersi cura del membro della famiglia rispetto ai caregiver di
pazienti con la depressione unipolare. Questo perché gli episodi maniacali o ipomaniacali del
paziente bipolare provocano sintomi più dirompenti e perché il corso della malata è più caotico
rispetto ai pazienti con depressione. Con il progredire della malata, i familiari sia dei pazienti
bipolari che unipolari riportano un significativo indebolimento nel loro funzionamento in molte
aree della vita domestica e la comunicazione risulta essere la più problematica. Dunque il disturbo
bipolare modifica significativamente gli equilibri familiari.

LA RICERCA
L'obietvo della ricerca è quello di valutare quanto siano presenti stili di funzionamento
problematici nelle famiglie con una persona con disturbo dell'umore di tipo bipolare. Il campione è
composto da pazienti con disturbo bipolare per la terapia di mantenimento del reparto di
psichiatria con i loro familiari. Per la valutazione è stato utilizzato il questionario Faces IV, la scheda
socio demografica euna scheda informativa utile a identificare la diagnosi specifica e il tipo di
trattamento in corso.

IL CAMPIONE OSSERVATO
Il campione è costituito da una presenza leggermente maggiore di donne (57%) rispetto agli
uomini (43%) eun'età media di 45 anni, per il 34 % sono figli, il 36% madri e il 30% padri. il livello di
scolarizzazione è piuttosto alto: il 55% ha un diploma di scuola superiore, il 32% la laurea, nella
metà dei casi lavorano, nel 13% sono pensionati e nel 25% non hanno un'occupazione. il 38% del
campione è coniugato, il 20% è separato, il 32% non sono coniugati. I pazienti hanno una diagnosi
prevalente di disturbo bipolare di I tipo (64%) e di disturbo bipolare di tipo II (18%) e NAS (e 18%),
l'età media d'esordio è di circa 26 anni. Un dato interessante è la presenza di familiarità della
patologia. I familiari hanno un'età media di 53 anni e per lo più sono donne, 86% sono coniugati e
nel 14% separati. il livello di scolarizzazione è leggermente più basso rispetto al campione dei
pazienti: 18% diploma scuola media superiore, 32% laurea, 23% diploma scuola elementare, 18%
diploma scuola media inferiore. 41% sono occupati, 32% sono casalinghe, 13% pensionati e 9%
disoccupati.

I RISULTATI
Le radio globali mostrano una sostanziale uguaglianza fra le persone che avvertono nella propria
famiglia un funzionamento orientato alla salute e quelle che percepiscono un funzionamento
problematico. Le madri presentano una prevalenza verso uno stile orientato alla salute, i padri un
equilibrio fra l'uno e l'altro, mentre i figli uno stile problematico. Il profilo medio fra tut i membri
mostra livelli intermedi/bassi nei valori bilanciati, valori alti nelle scale del disimpegno e della

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disorganizzazione, valori bassi nella percezione di una buona comunicazione e nella soddisfazione
familiare. Complessivamente la famiglia si avvicina a quella disimpegnata-caotica. Nelle scale
bilanciate le madri mostrano valori più equilibrati, i figli quelli più problematici e i padri valori
intermedi. Tut i familiari sono insoddisfat della loro vita familiare ma le madri apprezzano le
capacità comunicative presenti in famiglia. I sogget con una percezione della propria famiglia
problematica si distinguono dagli altri che sono orientati verso la salute per la presenza di valori
bassi nelle scale bilanciate, alti nelle scale del disimpegno e della disorganizzazione, bassi nella
valutazione di una buona capacità comunicativa e nella soddisfazione. I valori
dell'ipercoinvolgimento e della rigidità appaiono simili. Rispetto alla tipologia dei familiari
possiamo dire che i familiari mostrano un profilo familiare sufficientemente equilibrato.

CONCLUSIONI
In generale possiamo affermare che le madri riportano un funzionamento familiare migliore
rispetto ai padri ai figli per la presenza di risorse nell'area della coesione della flessibilità e nella
percezione di una buona comunicazione. I valori variano nelle scale bilanciate mentre sono simili in
quelle sbilanciate. Dunque tut i membri avvertono in modo simile la difficoltà di convivenza con il
disturbo e che a ogni ruolo familiare corrispondono diversi equilibri fra risorse e sollecitazioni
disfunzionali. Gli studi attraverso le EE confermano il peso della comunicazione come fattore di
rischio e rilevano come dimensioni problematiche anche il disimpegno affetvo, l'organizzazione e
l'insoddisfazione, indicandole come possibili aree di intervento.

CAP 8 – STILI DI FUNZIONAMENTO DELLE FAMIGLIE CON UNA PERSONA A RISCHIO DI PSICOSI
Il danno funzionale delle psicosi procede per molti anni in modo inavvertito, iniziando ben prima
che possa essere posta una diagnosi, andando avanti in modo silente anche nei primi 3-5 anni di
decorso, soprattutto in assenza o in ritardo di trattamento. Ciò ha spinto verso la costruzione di
interventi clinici fase-specifici, di tipologie di servizi dedicati, di strumenti valutativi e trattamenti
specifici.

FAMIGLIE ED ESORDI
Riguardo gli interventi per la psicosi il lavoro con le famiglie è uno degli elementi certamente
efficaci e indispensabili. Wynne si è interessato ai disturbi della comunicazione nei familiari di
persone ad alto rischio di psicosi ponendosi il problema di quanto questi pesassero nell'insorgenza
delle psicosi rispetto ai fattori genetici. Il modello di riferimento per gli studi di questa popolazione
clinica è quello delle emozioni espresse (EE), del carico familiare e della ricognizione dei bisogni
espressi dal paziente e da ciascuna famiglia. Queste famiglie spesso si trovano nel caos, i genitori
possono cercare freneticamente risposte o cercare di negare che qualcosa è sbagliato, i fratelli
vogliono fuggire. L'intervento si basa sul fornire e promuovere le competenze dei familiari,
sviluppare strategie di coping efficaci, modificare l'atmosfera familiare, il carico familiare soggetvo
e oggetvo e modulare le reciproche aspettative. In queste famiglie, l’EE misurata con la
Camberwell Family Interview, mostra alti livelli della dimensione ipercoinvolgimento emotivo (EOI)
rispetto a criticismo (C) e ostilità (O). L’EOI è correlata ad alto stress familiare ed è vista come una
reazione di adattamenti al senso di colpa e alla perdita o come una strategia di adattamento allo
stress per ridurre il carico, è correlata con alti livelli di ansia e depressione e bassa autostima nei
congiungi. Il C tende a crescere nel tempo a presentarsi già elevata nelle famiglie in cui è più lunga
la DUP, in cui cioè il soggetto è malato già da tempo e sembra correlata con l'idea che il paziente
malato agisca i suoi comportamenti e sintomi con una qualche forma di intenzionalità. Un certo
numero di famiglia presenta una bassa EE e fin dall'inizio conosce il modo di sapere stare con il

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proprio familiare, non attribuisce comportamenti al carattere, sa modulare le proprie aspettative e


attendere la ripresa.

LA RICERCA
Nel tempo, è sorta l'esigenza di avere informazioni sulla famiglia in sé e non solo relativamente al
rapporto con il paziente per poter pianificare tempestivamente percorsi più appropriati. È stato
utilizzato il Faces IV per riconoscere gli stili di funzionamento familiari. Le caratteristiche cliniche
considerate sono state la presenza di una prima crisi e di manifestazioni psicotiche come vengono
definite dal DSM IV TR. Sono state inserite persone con diagnosi probabile di schizofrenia, di
disturbi dell'umore e con problemi di dipendenza ma solo come comorbidità e non come diagnosi
principale, mentre sono state escluse le manifestazioni psicotiche in sogget con ritardo o
secondaria sindromi organiche.

IL CAMPIONE
Il campione comprende 23 pazienti e i loro familiari, 23 madri e 18 padri per un totale di 64
schede. I pazienti sono prevalentemente maschi con un'età media di 21 anni, ad eccezione di un
solo caso vivono con i genitori e non sono coniugati. Nel 33% sono studenti, negli altri casi
prevalentemente disoccupati o in cerca di una prima occupazione, solo tre persone sono occupate.
Solo due persone hanno ottenuto la licenza superiore. I padri hanno un'età media di 56 anni, le
madri di 50, i primi sono perlopiù occupate mentre le seconde nella metà dei casi sono casalinghe,
tut i familiari sono coniugati tranne in un caso abbiamo trovato una separazione.

I DATI
I rapporti fra scale bilanciate e sbilanciate (ratio globali) per tutte le persone coinvolte nello studio
mostra la prevalenza di un rapporto sbilanciato. I padri mostrano una percezione prevalentemente
positiva del funzionamento familiare mentre le madri e i figli ne sottolineano in modo diverso la
problematicità. I valori medi del profilo famigliare indicano punteggi medi bassi nelle aree
bilanciate e nelle scale sbilanciate valori relativamente alti rispetvamente nel disimpegno e nella
disorganizzazione e quindi nella rigidità mentre non si osservano valori problematici nella scala
dell'ipercoinvolgimento. L’analisi per ogni membro familiare mostra delle differenze nell'area
bilanciata mentre in quelle sbilanciate tut i familiari mostrano punteggi simili. Si riscontra una
valutazione critica della comunicazione e una bassa soddisfazione della vita familiare. I padri
mostrano la migliore valutazione delle capacità comunicative e della soddisfazione, le madri e i figli
concordano nell'avvertire problemi nella comunicazione, la madre appare la meno soddisfatta tra
tut i membri della famiglia. Il profilo delle famiglie con ratio inferiore a 1 si mostra caotico
disimpegnato mentre quello con valori superiori appare sostanzialmente bilanciato anche se i
valore della flessibilità si mantengono intermedi.

CONCLUSIONI
I dati confermano la problematicità della condizione familiare nelle situazioni in cui una persona
presenta esordio psicotico. Le famiglie che si presentano ad alto rischio mostrano bassi livelli di
coesione e flessibilità bilanciata e alti livelli nelle scale sbilanciate dal disimpegno e della
disorganizzazione, mostrando di ritenere che nella loro famiglia non vi sia una buona
comunicazione e sono largamente insoddisfatte. I padri mostrano una percezione più positiva
percependo valori più alti di coesione e flessibilità bilanciata rispetto a quelli delle madri e dei figli.
Le famiglie con un orientamento verso la salute rilevano un profilo equilibrato fra i fattori bilanciati
e sbilanciati.

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CAP 9 – STILI DI FUNZIONAMENTO DELLE FAMIGLIE CON UNA PERSONA CON DISTURBO DELLO
SPRETTO AUTISTICO
Gli studi sulla resilienza, cioè la capacità di un sistema di ripristinare l'omeostasi, l'equilibrio
originario dopo interventi che lo hanno alterato, hanno evidenziato i fattori determinanti per
l'atvarsi delle capacità di affrontare le avversità, di superarle, di uscirne rinforzati e positivamente
trasformati. Tra questi fattori vi è la famiglia, i legami che in essa si stabiliscono e la comunicazione
interna. Tra i fattori misurati mediante la scala di assessment dei fattori della resilienza hanno
inserito a pieno titolo la coesione familiare e tutte le dimensioni del modello circonflesso.

FAMIGLIA E DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO


Appaiono superate le ipotesi di relazioni causali secondo cui un certo tipo di famiglia fornirebbe il
manifestarsi dell’autismo in sogget a ciò predisposti e viceversa che l'autismo dei figli
influenzerebbe le dinamiche familiari. Attualmente l'attenzione dei ricercatori è concentrata sulle
modalità di sviluppo del bambino con autismo e sul parallelo stabilizzarsi nella famiglia di certe
modalità di funzionamento sul piano di legami, della comunicazione e della soddisfazione. In base
alla teoria socio cognitiva i sogget autistici sono meno in grado di percepire l'espressione emotiva
e gli Stati interni del cargiver, con deficit nelle capacità di imitazione e di comprendere l'intenzione
della comunicazione. Il problema centrale dell'autismo sembra appunto il deficit nel
riconoscimento di ciò che gli altri pensano e sentono. Senza necessariamente ipotizzare che
esistano legami causali fra queste tendenze dei bambini e i comportamenti dei genitori ci possiamo
interrogare su che cosa succede quando i genitori entrano in contatto con queste caratteristiche
comunicative e relazionali e quali siano le loro interazioni sul piano emotivo.

MODELLI DI RISPOSTA DELLA FAMIGLIA A EVENTI CRITICI


Nelle famiglie di bambini autistici si verificano fenomeni di frustrazione, stress, ambivalenza,
impotenza, colpa e vergogna e a volte rifiuto. Ma avere un bambino con bisogni speciali non è
necessariamente un'esperienza distrutva. Come la Family Stress and Coping Theory ha
sottolineato, un sistema coerente, flessibile stabile dovrebbe essere in grado di affrontare con
successo lo stress provocato dal prendersi cura del membro con disabilità. Il modello è stato
definito ABCX: A (l'evento stressante) interagisce con B (le risorse familiari) e con C (l'evento) per la
produzione di X (la crisi). Il doppio ABCX descrive come famiglie e operatori sanitari rispondono ai
fattori di stress connessi con la cura di un bambino disabile in una prospetva di lungo termine. Le
crisi dipendono non solo dalle richieste dei carichi che si accumulano nel tempo ma anche da
variabili moderatrici, tra cui l'evoluzione a lungo termine delle risorse psicologiche, sociali e
materiali dei caregiver, dai cambiamenti nell'interpretazione dei fattori di stress delle richieste e
dagli sforzi di fronteggiamento che risultano da entrambi. Sulla base di questo modello la rilevanza
e la gestione della crisi familiare (evento stressante) scaturiscono dall'interazione tra le condizioni
dell'evento, la percezione, il significato che la coppia attribuisce ad esso, le risorse disponibili e
quelle che potrebbe essere acquistate. La vulnerabilità allo stress (es la mancanza di risorse per
fronteggiarlo in modo adeguato) può essere superata dal “potere rigenerativo”: la fase di
disorganizzazione dell’omeostasi sarà sostituita da una fase di ricerca atva di un nuovo livello
organizzativo. Nella modello Family Adjustment and Adaptation Response le famiglie si impegnano
in processi atvi per bilanciare richieste di diversi funzionamenti e significati, e per raggiungere un
nuovo livello di adattamento. In questo modello i significati familiari consistono nelle definizioni
delle richieste (appraisal primario) e delle capacità (appraisal secondario), dell'identità familiare e
della visione del mondo. Quando i fattori di rischio e fattori protetvi sono in equilibrio sono
presenti i punti di forza necessari per la resilienza. Olson e Stewart hanno proposto il Multisystem

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Assessment of Stress and Health (MASH) approccio volto a valutare i livelli di stress, la risorsa per il
coping e il (ri)adattamento dei membri, della coppia del sistema familiare come un insieme. Il
Developmental Approach integra le risorse necessarie per far fronte ad eventi estremi con quelli
necessari per garantire eventi interni e prevedibili nel corso della vita familiare da affrontare per
mezzo di compiti di sviluppo congiungi.

LA FAMIGLIA E IL BAMBINO CON DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO


Secondo Marcus, Kunce e Schopler alcuni genitori trovano dei vantaggi nell’avere un bambino con
autismo come il godere dei piccoli progressi del figlio e il trovare un nuovo significato nella loro
vita. Alcuni fattori preditvi di resilienza sono i modelli aperti e prevedibili di comunicazione,
l'impegno e la flessibilità, le strategie di coping e i sistemi di credenze positive riguardo la vita. Il
senso di coerenza, il locus of control interno, il sostegno sociale la qualità del matrimonio
aumentano le capacità di affrontare lo stress. Per verificare l'ipotesi del “potere rigenerativo” della
crisi in famiglie con un bambino autistico e per prevedere le risorse per la resilienza, è necessario
anzitutto una valutazione accurata delle caratteristiche del sistema familiare, A questo scopo il
questionario Faces IV può risultare utile per fornire coordinate essenziali con cui correlare le
variabili di sviluppo del figlio autistico. Uno studio condotto di recente si è proposto di analizzare le
relazioni tra la percezione della coppia genitoriale circa gli stili di funzionamento della famiglia e le
competenze dei loro figli autistici. È stato ipotizzato che la presenza o l'assenza di disabilità
intelletva in comorbilità con l'autismo vada a influenzare queste relazioni. Si è dimostrato che i
valori della coesione, della comunicazione e della soddisfazione nel sistema familiare sono più alti
quando l'autismo non è associato a disabilità intelletve. Mentre dimensioni squilibrate di
funzionamento familiare sono connesse a deficit nel linguaggio espressivo e ricetvo e deficit
nell'espressione affetva da parte del figlio. Nelle famiglie bilanciate vengono registrati
comportamenti meno disadatvi nei bambini con autismo.

LA RICERCA
Sono stati esclusi dalla ricerca i pazienti con disturbo della condotta ADHD, sindrome di Rett e
ritardo mentale senza autismo. Per accertare la diagnosi di autismo e valutare il funzionamento
cognitivo dei pazienti sono state utilizzati: ADOS (Autism Diagnostic Observational Schedule), WISC
o WPPSI (Wechsles Intelligence scale for Children, Weschler Preschool and Primary Scale
Intelligence), e la Leiter International Performance Scale. Per un’anamnesi e per valutare il
funzionamento familiare sono stati utilizzati una scheda socio-demografica e il Faces IV. L'obietvo
è quello di rilevare la differenza fra le famiglie orientate verso la salute e quelle a rischio. Abbiamo
ipotizzato una prevalenza di famiglia a rischio rispetto a quello orientata alla salute.

IL CAMPIONE
Il campione comprende 31 persone con autismo e include 30 padri e 32 madri per un totale di 93
schede. I padri hanno un'età media di 46 anni e le madri di 44, la scolarità dei genitori è simile, il
37% hanno una laurea, nel 53% la licenza superiori, i padri hanno tut un'occupazione mentre le
madri 66% dei casi hanno un lavoro, nel 75% sono coniugati e solo in un caso sono separati.

I RISULTATI
La distribuzione delle ratio mostra un sostanziale equilibrio fra una percezione familiare orientata
verso la salute e una problematica con leggera prevalenza delle prime rispetto alla seconda e una
notevole differenza tra le ratio della coesione e della flessibilità. Nella coesione abbiamo una
prevalenza di un orientamento verso la salute, nella flessibilità abbiamo l’opposto. Le madri

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appaiono avere un atteggiamento leggermente più positivo rispetto ai padri. Nel profilo medio i
genitori mostrano un andamento simile, presentano valori medi elevati nella coesione bilanciata,
intermedi bassi nella flessibilità e valori alti in tutte le scale sbilanciate e soprattutto nella rigidità. I
genitori mostrano di avere una percezione comune del proprio stile familiare, di rendersi conto
della problematicità del loro funzionamento e riconoscono di avere delle competenze
comunicative. I punti di forza sono la coesione bilanciata e la comunicazione mentre l'area più
critica è la capacità di adattamento (rigidità e disorganizzazione). Le famiglie orientate verso la
salute hanno livelli più alti di fattori protetvi nell'area della coesione bilanciata e meno in quelle
sbilanciate con livelli critici solo nell'area della rigidità, queste famiglie mostrano buoni valori nella
comunicazione e nella soddisfazione. Le famiglie a rischio mostrano invece livelli intermedi nelle
aree bilanciate e livelli alti in tutte le scale sbilanciate soprattutto nel disimpegno e nella rigidità.

CONCLUSIONI
I risultati del nostro studio non indicano la prevalenza di uno stile problematico nelle famiglie con
una persona con un disturbo dello spettro autistico. Si rileva una differenza marcata nell'area della
coesione e della flessibilità. Vi è la presenza di un forte legame familiare, oscillazioni dei sentimenti
di appartenenza e separazione eun alternarsi di modalità rigide e disorganizzate nel condurre la
famiglia. Nonostante la presenza di sbilanciamenti, i livelli di coesione e flessibilità bilanciata si
mostrano relativamente alti e sono presenti una buona comunicazione e soddisfazione familiare.
Un'elaborazione emotiva e una crescita delle competenze può comportare un aumento del legame
e al mantenimento di un atteggiamento fermo ma moderato del calore. In altri casi il legame
affetvo si può indebolire e spingere ad estremizzare i sentimenti di allontanamento e di
coinvolgimento così come a rispondere in modo rigido e disordinato.

CAP 10 – STUDI SUGLI STILI DI FUNZIONAMENTO FAMIGLIARE: OSSERVAZIONI COMPLESSIVE


Nei disturbi da uso di sostanze e nei disturbi del comportamento alimentare viene riportato una
visione della famiglia prevalentemente problematica, come fattore di rischio per l'insorgenza dei
disturbi. Nei disturbi dell'umore e negli esordi psicotici l'attenzione si rivolge allo studio delle
emozioni espresse orientandosi sulla relazione fra il mantenimento del disturbo e l'ambiente
familiare. Nell'autismo si guarda alla famiglia come una risorsa, come un fattore di resilienza senza
trascurare le interazioni che si sviluppano nelle prime tappe dello sviluppo. Se confrontiamo i dati
relativi a un campione di famiglie dove nessun familiare presenta un disturbo clinico con quelli di
famiglie con persone affette da disturbi clinici possiamo notare un maggiore orientamento verso la
salute nel campione della popolazione non clinica e una distribuzione uguale fra orientamento alla
salute e stili problematici nelle famiglie con una persona con disturbo clinico. Le ratio globali
mostrano come la presenza di una persona con disturbo psichiatrico non porta sempre a un
funzionamento problematico. Un funzionamento problematico è presente nelle famiglie dove vi è
una persona con disturbo bulimico e psicotico mentre in quelle con disturbo anoressico, dello
spettro autistico e dell'umore di tipo bipolare è prevalente un orientamento verso la salute vicino a
quello del campione della popolazione normale. In genere il soggetto con il disturbo presenta un
funzionamento più problematico rispetto ai familiari. Ogni quadro clinico corrisponde a un profilo
diverso, a un diverso stile familiare. La popolazione normale in media presenta valori intermedi
tendenti all'equilibrio mentre le famiglie con una persona con disturbo dello spettro autistico
presentano valori alti nelle scale sbilanciate con alti livelli di coesione, quelle con una persona con
disturbo del comportamento alimentare di tipo anoressico hanno valori intermedi nelle scale
bilanciate e sbilanciate, quelle con una persona con disturbo bipolare mostrano alti livelli di
disorganizzazione e livelli intermedi nella coesione e nella flessibilità, quelle con una persona con
disturbo alimentare di tipo bulimico e con un esordio di tipo psicotico sono caotiche-disimpegnate.

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Dai dati si rilevano delle differenze riguardo le famiglie del campione clinico e quelle non cliniche.
Le famiglie patiscono e risentono della sofferenza di un loro membro mettendo in atto le loro
risorse, qualche volta con successo altre volte meno.

CAP 11 – LE DIMENSIONI DEL MODELLO CIRCONFLESSO DI OLSON E I MODELLI CLINICI


SISTEMICO-RELAZIONALI
Nell’ambito delle scienze del comportamento si sta affermando sempre di più la scelta di tentare
una comprensione del funzionamento familiare che attribuisca minore interesse all'interpretazione
dei dati e che si affidi soprattutto all'analisi delle dimensioni piuttosto che a quella delle categorie.
L'approccio dimensionale sta dimostrando una maggiore utilità, tanto nel senso di rifinire più
accuratamente le stesse categorie diagnostiche che in quello di contribuire con maggiore efficacia
a stabilire e raggiungere gli obietvi degli interventi terapeutico. Le differenti metodiche di
valutazione più che tentare di sottoporre a verifica il modello teorico in quanto tale ne vagliano di
regola i costrut di base, le dimensioni fondamentali attorno alle quali il modello interpretativo è
stato costruito. In realtà il passaggio dalle categorie alle dimensioni ha sorprendentemente
contrassegnato il percorso di Olson.
Studi hanno rilevato l'esistenza di molteplici strumenti di indagine, ma piuttosto che considerarne
uno migliore degli altri, era opportuno scegliere una specifica tecnica per ogni specifico target da
investigare. Inoltre, veniva suggerita una maggiore cura nella scelta dei metodi di valutazione tra
quelli che risultavano più accurati e affidabili. Il vero salto di qualità avvenne con Olson che decise
di scegliere non tanto quale fosse lo strumento d'indagine migliore, quanto quali fossero i concet
più significativi di ogni singolo modello teorico nell'ambito della prospetva sistemico-relazionale.
Il modello circonflesso aveva come riferimento prevalente il modello strutturale. L'attenzione di
Olson non era attratta tanto dal modello strutturale nel suo complesso, quanto dalle dimensioni e
dai concet che lo caratterizzano.

INDICATORI DI COERENZA SISTEMICA PER I MODELLI DEL PARADIGMA SISTEMICO-RELAZIONALE


Le caratteristiche di fondo che bisogna ricercare nei concet proposti dai vari modelli perché questi
possono ritenessi coerenti rispetto al paradigma sistemico-relazionale sono:
1. Individuo/sistema: un concetto rispondente ai criteri sistemico-relazionali dovrebbe in
primo luogo essere adatto a descrivere almeno una o più componenti della funzione o della
struttura del sistema e non limitarsi a valutare esclusivamente caratteristiche o
comportamenti individuali.
2. polarità opposte: una variabile di tipo statico e rigido non risulta coerente con la dinamicità
e l'oscillazione continua di un sistema. Un concetto in grado di descrivere un continuum tra
due polarità opposte risulta più idoneo a rappresentare la complessa realtà sistemica.
3. area di equilibrio: il continuum di oscillazione tra due fattori che indicano una qualche
sofferenza sistemica dovuta al difetto o all'eccesso di una determinata caratteristica del
sistema dovrebbe comprendere anche un intervallo intermedio di valori che indichi l'area di
equilibrio tra i due fattori.
4. Evolutività: il sistema è in continua modificazione e deve anche riuscire ad adattarsi alle
modificazioni che derivano dagli eventi e dalle perturbazioni che incontra nel corso del suo
divenire.
5. Morfogenesi/morfostasi: anche il rapporto tra morfogenesi (cambiamento) e morfostasi
(stabilità) è in continua evoluzione. Non è vero che la morfogenesi sia indice di funzionalità

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e la morfo stasi di disfunzionalità, poiché la stabilità e mantenimento sono da ritenersi


risorse di straordinaria importanza.
6. Disfunzionalità/funzionalità: un punto cruciale per un modello sistemico è la presenza di
variabili che prevedono la descrizione di un sistema ben funzionante. La rilevazione della
normalità permette di non cadere nel bias di valutare e misurare solo i comportamenti
anomali e disfunzionali. La descrizione della funzionalità è necessaria anche a indicare la
scomparsa dei sintomi e a indicare le risorse da utilizzare in senso terapeutico.
7. Teoria, ricerca e pratica clinica: una prospetva sistemico-relazionale tende per sua natura
a essere multicontestuale e deve riuscire ad adeguarsi a necessità diverse come quelle
cliniche e di ricerca.

IL MODELLO PSICODINAMICO DI ACKERMAN


Ackerman lancio la sfida proponendo ai primi terapeutici familiari l'obietvo di stabilire criteri per
formulare una diagnosi familiare, una classificazione del funzionamento e della salute mentale del
gruppo familiare e di trovare le correlazioni con la psicologia dai singoli individui. Ackerman riesce
a proporre un modello di diagnosi familiare sulla base dei parametri di riferimento che ritiene
necessari per una valutazione del funzionamento familiare. L'autore identifica sei variabili che
costituiscono la complessità della trama familiare:
1. la relazione coniugale
2. l'interazione interna
3. i modelli di interazione familiari con la comunità esterna
4. l'impatto della cultura prevalente sulla personalità individuali dei membri della famiglia
5. i genitori e le loro capacità di adattamento ai ruoli familiari e all'allevamento dei figli
6. l'effetto del processo di socializzazione sulle capacità di adattamento del figlio.
Questi parametri diagnostici consentono all'autore di raggiungere a una prima classificazione di
famiglie problematiche:
1. il gruppo familiare isolato verso l'esterno, con scarsi contat verso il resto della comunità e
con la famiglia allargata
2. il gruppo familiare integrazione esterna, con atva partecipazione alla vita di comunità e
con intensi collegamenti con la famiglia allargata ma con scarse connessioni interne e
carente senso di unità familiare
3. il gruppo familiare internamente non integrato, che presenta incapacità di unità interna
con forti conflit tra i genitori e isolamento dei singoli o formazione di coalizioni
contrapposte
4. il gruppo familiare inadeguato che considera i bisogni dei figli subordinati o assenti, mentre
pone in primo piano una visione egocentrica dei genitori che non sembrano avere mai
avuto intenzione di costruire una famiglia
5. il gruppo familiare immaturo in cui i genitori sono immaturi e dipendenti dai propri
genitori, incapaci da assumere responsabilità da adulto
6. il gruppo familiare deviante caratterizzato da ribellioni verso le regole della famiglia o della
comunità di appartenenza e da tendenza a non conformarsi agli standard e alle gerarchie
7. il gruppo familiare regredito o scarsamente integrato in cui prevalgono tendenze
centrifughe e di rottura interna al gruppo, incapacità di interazione, conflit esasperati con
attacchi reciproci e obietvi in indefiniti
Questi parametri sono più adat all’elaborazione di appropriati interventi terapeutici piuttosto che
di proget di ricerca. Ne nascono una serie di tipologie del sistema familiare che spesso tendono
sia sovrapporsi e a confondersi tra loro, che a mostrare evidenti lacune descritve, come nel caso
dei gruppi familiari con un grado di coesione interna esageratamente intensa che il modello tende

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a scotomizzare, mentre prende in considerazione più volte la scarsa integrazione interna. Nel
modello quindi mancano le variabili disposte in continuum e con polarità opposte. Sorprende la
presenza di variabili che contemplano la funzionalità familiare, ma la rigidità diagnostica del
modello recepisce soltanto criteri che valutano la disfunzionalità e non prevede la presenza di
famiglie sane o ben funzionanti. Sono presenti concet evolutivi legati ai cambiamenti indot nel
tempo dal rapporto genitori-figli, dalla cultura, dalla comunità esterna e dalla socializzazione.
Alcuni concet come quello di adattamento, di gerarchia e in minor misura quelli ancora non ben
definiti d’interazione e di coesione, sebbene presentati in forma ancora embrionale, sembrano
precludere già un'epoca pre-sistemica a variabili che saranno riprese in altri studi.

MODELLI DI RICERCA PER LA SCHIZZOFRENIA


Theodore Lidz iniziò i suoi studi sulle famiglie di giovani schizofrenici alla fine degli anni 40 e
focalizzo in particolare la sua attenzione sulla struttura del sistema familiare in famiglie con membri
schizofrenici. Le variabili individuate da egli furono due:
- il sistema familiare sistematico caratterizzato soprattutto da un forte clima di competizione
fra i genitori, dotati di una forte tendenza a contrapporsi e a muoversi in direzioni opposte
- Il sistema familiare skew (o sghembo), in cui la famiglia tende ad accettare la patologia e a
volte a considerarla addirittura come un'espressione di normalità. Vi è una asimmetria di
relazione con uno dei genitori che ha preso nettamente il sopravvento sull'altro.
Lyman Wynne dedicò la sua vita allo studio delle famiglie con un figlio schizofrenico e
all'elaborazione di un gran numero di pattern comunicativi caratteristici di queste famiglie, tra cui:
- la pseudomutualità, in cui i membri della famiglia si preoccupano di dare all'osservatore
un'immagine d'insieme in cui predomina l'apparenza di un accordo formale di unità,
costruita a spese delle singole individualità che vi percepiscono e che viene considerata
grazie all'adozione di una distanza emotiva fissa.
- la comunicazione amorfa è una modalità interatva basata soprattutto su comunicazione
allusive ed elusive in cui i comportamenti della famiglia tendono a dire e non dire
proponendo prevalentemente significati indefiniti e fornendo la continua impressione di
inafferrabilità tanto nei contesti che nella relazione.
- il negoziato della dissociazione consiste nella tendenza reciproca a riconoscere le parti più
aggressive dei singoli componenti. In questa sorta di negoziazione delle componenti più
immature, ognuno centra la sua attenzione sulle parti meno sane dell'altro, e proprio a
queste garantiscono il proprio sostegno
- il caos collettivo cognitivo è una modalità comunicativa in cui l'argomento della discussione
cambia ripetutamente e con una rapidità che è molto vicina a quella caratteristica della
alterata mobilità associativa del paziente schizofrenico. È difficile per un osservatore
esterno attribuire a questi scambi interatvi coerenza e logicità.
- la barriera di gomma è una modalità di relazione caratteristica delle famiglie degli
schizofrenici che mostrano una apparente permeabilità verso l'esterno ma senza consentire
la minima possibilità di accesso a coloro che le sono estranei.
Queste variabili si rifanno ai primi studi sulla schizofrenia basati soprattutto sullo studio della
comunicazione e dei suoi modelli.

IL MODELLO DEI SISTEMI EMOTIVI FAMILIARI


Murray Bowen descrisse il suo modello come Family System Theory in cui si possono riconoscere 8
concet base:
1. i triangoli
2. la differenziazione del sé

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3. i processi emozionali della famiglia nucleare


4. i processi di proiezione familiare
5. i processi di trasmissione multigenerazionale
6. la posizione dei fratelli
7. l'emotional cutoff
8. i processi emozionali nelle relazioni sociali
Tut questi concet che si sono dimostrati utili nella pratica si prestano ben poco alla valutazione
obietva della famiglia e hanno uno scarso valore per la costruzione di strumenti di misura. Il
costrutto più importante elaborato da Bowen, e anche l'unico che può essere considerato idoneo a
svolgere il ruolo di parametro nella valutazione del sistema familiare è quello della differenziazione
del sé. Questo costrutto tende a spiegare tut gli altri aspet che sarebbero da considerare il
derivato di un grado maggiore o minore di differenziazione. Bowen con differenziazione del sé si
rifà al coefficiente che valuta il grado di equilibrio di un individuo nel gestire il proprio
funzionamento intellettuale ed emozionale, intimità e autonomia nella relazione. A livello
intrapsichico la differenziazione legata all'abilità di distinguere tra pensiero ed emozione alla scelta
di lasciarsi guidare dall'uno o dall'altro. A livello interpersonale la differenziazione consiste
nell'abilità di negoziare sia l'intimità che indipendenza nei confronti dell'altro mantenendo stabile
la propria posizione. La differenziazione e la funzione (cioè la sua antitesi) sono termini di Bowen
che indicano il grado di separazione fra la sfera emozionale e quella intellettuale dell'individuo. Le
persone con un grado elevato di fusione funzionano mediante risposte emozionali autonome alle
diverse situazioni, mentre le persone con una coefficiente elevato di differenziazione si trovano agli
estremi opposti dello spettro e dispongono di un funzionamento mentale autonomo che consente
un buon controllo sul proprio sistema emozionale. Questa variabile rappresenta le polarità
opposte. L'area di equilibrio non è rappresentata da un intervallo ma è costituita da una delle due
polarità (la differenziazione). Quindi le polarità opposte non sono rappresentata due forme
estreme di disfunzionalità con al centro un intervallo di equilibrio ma sono composte da una
polarità funzionale e una disfunzionale. Nella teoria di Bowen viene a mancare la possibilità di una
scarsa coesione, se non rappresentata a parte e nel suo grado estremo nel concetto di emotional
cutoff. Per valutare in maniera efficace la gamma di comportamenti che conducono a
differenziazione e effusione, Bowen si basa su una scala di punteggi variabili da 1 (massimo grado
di fusione) a 100 (massimo grado di differenziazione). Skowron e Friedlander proposero l'uso del
DSI (differentiation of Self Inventory), strumento idoneo a valutare il grado di sviluppo della
differenziazione individuale e interpersonale, con 43 item e quattro sottoscale: I-Position (IP),
Emozional reactivity (ER), Emotional cutoff (EC) Fusion with Others (FO). Questo strumento subì
delle elaborazioni diventando DSI-R con 46 item.
Il modello di bowen fallisce in quanto non Riesce a raggiungere una maggiore coerenza con la
teoria dei sistemi. Questa mancata coerenza consiste non solo nella particolarità imperfetta del
punto di vista sistemico ma soprattutto nel fatto che la valutazione del grado di differenziazione
dell'individuo non è accompagnato da un'analoga valutazione della famiglia nel suo insieme. Si
tratta di un modello che non sembra aver compiuto pienamente il passaggio dall'individuo alla
famiglia, sottovaluta in sostanza il ruolo della causalità circolare e reciproca. Il modello della
differenziazione del sè sembra adatto a descrivere e a realizzare le variazioni del graduale processo
di svincolo che si può ottenere con la terapia individuale sistemica.

IL MODELLO STRATEGICO
La terapia strategica è stata definita da Jay Haley come quel tipo di intervento in cui il terapeuta
prendere l’iniziativa riguardo a quanto avviene durante la terapia ed elabora un approccio specifico
per ogni singolo problema. Il focus del modello risiede soprattutto nell'efficacia della terapia o

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della risoluzione del problema, mentre gli altri aspet descritvi e diagnostici diventano poco
rilevanti. Duncan Stanton, nel descrivere il modello strategico, sovrappone il valore diagnostico con
il valore terapeutico (un intervento terapeutico a valore diagnostico e ogni mossa diagnostica ha
un valore terapeutico). All'interno di questo orientamento le variabili che vengono considerate
centrali sono: i sintomi, il ciclo vitale, le triadi e le gerarchie. Si tratta di concet che per la loro
natura eterogenea e per il loro spiccato orientamento in senso terapeutico incontrano serie
difficoltà a essere correlate tra loro. Un altro limite risiede nell'assenza di una consistente
concezione della funzionalità del sistema familiare. La normalità è considerata come assenza di
sintomi o problemi e manca la possibilità di valutare le condizioni di salute della famiglia e dei suoi
componenti quando non è presente un motivo di disagio esplicito (ad eccezione del ciclo vitale). Il
modello strategico ha finalità esclusivamente terapeutiche, concentrando la sua attenzione sul
cambiamento (morfogenesi).

IL MODELLO STRUTTURALE
Il modello strutturale è stato elaborato da Salvator Minuchin quando si rese conto che il linguaggio
abituale utilizzato dagli psicoterapeutici si mostrava di scarsa utilità nel lavoro con le famiglie
povere e i loro figli, con i ragazzi problematici e socialmente svantaggiati. Per queste persone
bisognava un approccio immediato fatto di poche parole e di numerosi interventi carichi di impatto
emozionale da attuare nel corso della seduta. La metafora dei confini divenne uno strumento
insostituibile nel gestire, con un numero molto limitato di at terapeutici, il flusso comunicativo
fatto di continue interruzioni e sovrapposizioni, delle famiglie invischiate. L’uso di at terapeutici
dotati di forte intensità affetva aveva invece lo scopo di atvare risposte che sembrano spende
nelle famiglie disimpegnate. Nella terapia strutturale non vengono affidati compiti da eseguire a
casa ma vengono utilizzate prescrizioni da attuare immediatamente nel corso della seduta. In
questo modo il terapeuta si accerta direttamente della partecipazione affetva e dall'adattamento
della famiglia e può intervenire immediatamente sulle risposte per migliorare i risultati. Per la
stessa ragione il modello deve tener conto del sistema familiare nel suo complesso per ripristinare
la presenza di confini distinti che consentono il passaggio di un corretto flusso di informazioni.
Questo modello trova esplicito fondamento nelle teorie struttural-funzionaliste di Parson. Per
Parson è necessario individuare la struttura di fondo della società e di comprenderla tenendo
conto delle funzioni assolte dalle sue parti. Aponte e VanDeusen hanno individuato tre variabili del
modello che ne rappresenterebbero la struttura fondamentale:
-confine: il confine tra due sottosistemi sono le regole che indicano chi partecipa e in che modo
-schieramento: ha una duplice natura, come coalizione (processo che da luogo all'azione comune
di due persone contro una terza) o alleanza (quando le due persone hanno un comune interesse
non condiviso con la terza).
-potere: il potere è la relativa influenza di ciascun componente della famiglia sull'esito di una
determinata atvità, non deve essere considerato un attributo assoluto di un singolo. È relativo ad
una specifica operazione, è determinato da come i diversi componenti della famiglia interagendo
atvamente e passivamente favoriscono un'interazione di uno o più membri di prevalere nel
determinare l'esito di una transizione (es l'autorità della madre dipende dalla collaborazione del
marito e dalla acquiescenza del figlio).
Il concetto chiave della terapia strutturale è quello di confine. Ogni sistema familiare ha specifiche
funzioni e pone specifiche richieste ai suoi membri. Lo sviluppo e l'esercizio di abilità in questi
sottosistemi dipende dalla assenza di interferenze indebite. La funzione dei confini è quella di
proteggere questa necessaria differenziazione (i genitori devono sapere come consigliare e fare da
intermediari). Questa definizione di confine lascia intravedere il legame con il costrutto della
differenziazione del sé proposto da Bowen.

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Colapinto individua altre variabili aggiuntive del modello: struttura, funzione, complementarità,
gerarchia, triangoli, mantenimento e cambiamento, adattamento e sviluppo. Mentre il modello
strategico attribuisce enorme valore al cambiamento (morfogenesi) anche Minuchin considera il
mantenimento (morfostasi) altrettanto importante. Nella visione strutturale ogni intervento deve
preservare dal cambiamento una serie di aspet che fanno parte dell'identità dei singoli e
dell'intera struttura familiare, e che un eventuale cambiamento potrebbe compromettere.
Cambiamento e mantenimento vengono considerati entrambi potenzialità del sistema familiare
che consentono lo sviluppo della flessibilità. La flessibilità ha bisogno anche della capacità di
adattamento della famiglia che deve modificarsi nel tempo in funzione dei diversi momenti del
ciclo vitale della famiglia. Il mancato adattamento produce disfunzioni e anomalie. La prospetva
strutturale, da un lato si differenzia rispetto al modello strategico per l'enfasi posta sul
mantenimento, dall'altro tramite i concet di gerarchie, triangoli e ciclo vitale si avvicina al
modello. Anche per bowen le configurazioni triangolari, i concet di conflitto e differenziazione
hanno un ruolo importante.
Il grado estremo di mancanza di differenziazione dal luogo alla funzione mentre il massimo livello
di permeabilità dei confini dal luogo all’enmeshment (invischiamento). Per Klugman enmeshment
e Fusione sono termini che descrivono confini diffusi, uno nel senso di funzionamento del sistema
e l'altro in termini di comportamento individuale. Mentre la differenziazione del sé prevede un
massimo di differenziazione da un lato e dall'altro il massimo grado di fusione, la disfunzionalità
dei confini comporta sia l’enmeshment (invecchiamento), che il disengagement (disimpegno).
Diversamente dal modello di bowen che prevede solo una singola disfunzione principale (la
fusione), nel modello strutturale troviamo due polarità disfunzionali opposte che prevedono
un'area di equilibrio funzionale. Entrambi i modelli attribuiscono valore alle componenti funzionali
del sistema familiare sostenendo interventi terapeutici che si fondano non solo sulla risoluzione dei
problemi e sul superamento di comportamenti disfunzionali ma anche all'utilizzazione di
potenzialità e risorse persistenti.

IL MODELLO CIRCONFLESSO
David Olson, professore della University of Minnesota, ha sviluppato un discreto numero di
strumenti dedicati allo studio delle famiglie e delle coppie dedicandone almeno uno ad ogni fase
del ciclo vitale. La sua competenza di ricercatore e di terapeuta della famiglia l’ha indotto a seguire
il cosiddetto “Triple Threat Approach” che prevede l'interazione dei tre aspet: ricerca, teoria e
pratica clinica. Il Circumplex Model of Marital Family Therapy si basa su questi tre pilastri che
costituiscono gli aspet di fondo della cosiddetta coerenza sistemica.

DEFINIZIONE CONCETTUALE E SIGNIFICATO DELLA COESIONE FAMILIARE


La definizione relativa alla coesione familiare può essere suddivisa in due componenti:
1. legame emozionale che unisce reciprocamente i componenti della famiglia tra loro
2. il grado di autonomia individuale di cui dispone il singolo individuo nella famiglia
Dunque si tiene conto sia del rapporto tra singoli individui che di quello che ciascuno di essi ha
verso l'intero sistema. La coesione si sviluppa lungo un continuum che va dall'estremo
dell’enmeshment che si ha nel caso di coinvolgimento eccessivo fino al disengagement cioè un
forte disimpegno. L'area di equilibrio corrisponde ai tre livelli centrali (coesione moderata,
bilanciata, elevata).

DEFINIZIONE CONCETTUALE E SIGNIFICATO DELLA FLESSIBILITA’


La flessibilità familiare nel Faces IV viene definita come la qualità e l'espressione della leadership e
dell'organizzazione, le regole, i ruoli e le negoziazioni relazionali. Gli estremi sono la

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disorganizzazione e la rigidità mentre l'area di equilibrio intermedia tra le due polarità opposte
sono flessibilità moderata, bilanciata, elevata. La flessibilità è anche indicatore della propensione
del sistema verso il cambiamento (morfogenesi) o la stabilità (morfostasi).

DEFINIZIONE CONCETTUALE E SIGNIFICATO DELLA COMUNICAZIONE


La comunicazione è considerata una dimensione facilitante che aiuta la famiglia a modificare i
propri livelli di coesione e flessibilità. Misura la capacità di ascoltare, di parlare, di aprirsi, di avere
chiarezza espositiva, di riuscire a mantenere continuità di argomento, di avere rispetto al riguardo
per le regole di conversazione e attenzione.

CONCLUSIONI
Il modello circonflesso non è soltanto in rapporto quantitativo con questi concet ma risulta in
stretto rapporto qualitativo con quelli dotati di maggiore coerenza sistemica. Il modello
circonflesso deve essere a pieno diritto considerato un modello dotato di elevate qualità
sistemiche in base alle seguenti considerazioni:
1. le dimensione del modello circonflesso prendono in considerazione tanto l'individuo che il
sistema di cui fa parte
2. coesione e flessibilità vengono valutate su un continuum che conduce a polarità opposte.
Le dimensioni consentono di avere una oscillazione tale da poter cogliere tempestivamente
la presenza di cambiamenti
3. il continuum di oscillazione tra i due estremi delle dimensioni contiene al suo interno
un'area di equilibrio
4. la flessibilità garantisce al modello la possibilità di cogliere la capacità di adeguarsi al
cambiamento, disponendo così delle qualità evolutive di cui un modello sistemico deve
necessariamente possedere. Anche se Beavers e Voller criticano il Faces perché ignora le
fasi evolutive del ciclo vitale della famiglia
5. La flessibilità descrive sia le funzioni morfogenetiche che morfostatiche del sistema
osservato. Consente dunque di apprezzare tutte le forme di tendenza omeostatica presenti
nella famiglia
6. tutte le aree centrali del modello sono considerate funzionali. Accanto ad una misurazione
accurata della disfunzionalità e dei fattori di rischio vi è una misurazione della famiglia sana.
Questa caratteristica rende il modello circonflesso particolarmente idoneo a investigare le
qualità e le risorse dei sistemi familiari rispondendo a chi crede in una terapia familiare
basata sulle risorse.
Il modello circonflesso può essere utilizzato sia in ambito di ricerca che terapeutico e utilizzato
dunque non solo per valutazioni diagnostiche ma anche per interventi terapeutici.

APPENDICE (leggere)

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