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Dopo aver riletto attentamente i capitoli sulla peste dei Promessi Sposi, ricerca le

somiglianze e le differenze con la situazione vissuta durante la pandemia Covid e costruisci


un testo argomentativo su tali aspetti al quale darai anche un titolo.
L’attualità di Manzoni
Nella descrizione della peste e delle sue conseguenze, Manzoni adotta un atteggiamento
puramente razionale e critico, descrivendo della diffusione della malattia e della reazione
del popolo, mettendo in luce gli elementi che contribuirono di più al contagio, i quali lui
associa solamente alla dimensione umana e non divina. Nei capitoli dedicati alla peste o
quelli in cui appare, è esclusivamente il comportamento umano la causa della pestilenza: la
mancanza di razionalità nell’affrontare gli eventi, un popolo credulone che all’inizio non
vuole accettare che la peste si sia ripresentata, ma che una volta accettata la realtà
dell’epidemia, ne attribuisce la causa nel volere di Dio.
Ma non è solo del popolo la colpa, anche chi governa ha responsabilità di ciò che accade: il
governo dovrebbe porsi a guida di una popolo che cerca conforto e sicurezze in un
momento di grande paura e incertezze; ma è quello stesso desiderio di essere rassicurati
che porta a giudicare superficialmente gli eventi e a trarre la conclusione più semplice da
affrontare: la peste non è tornata, è solo una strana febbre quella che dilaga, come si
osserva nei passi del trentunesimo capitolo: “Quella grida per le bullette, risoluta il 30
d’ottobre, non fu stesa che il dì 23 del mese seguente, non fu pubblicata che il 29. La peste
era già entrata in Milano” oppure in “il terrore della contumacia e del lazzaretto aguzzava
tutti d’ingegni: non si denunziavan gli ammalati, si corrompevano i becchini e i loro
soprintendenti; da subalterni del tribunale stesso, deputati da esso a visitare i cadaveri,
s’ebbero, con danari, falsi attestati”. Oltre le autorità, che ignorano il problema, la
popolazione, che irride chi parla del morbo o che non denuncia i casi di contagio per paura
di finire isolata nei lazzaretti, complici di questa situazioni, sono anche i medici, i quali
negano la peste, come si può notare in alcuni passaggi del trentunesimo capitolo, tra cui:
“trovarono [il nome] di febbri pestilenti: miserabile transazione, anzi trufferia di parole, e che
pur faceva gran danno; perché figurando di riconoscere la verità, riusciva ancora a non
lasciar credere ciò che più importante (...), che il male s’attaccava per mezzo del contatto ”
oppure “«... si lasciorno persuadere da un vecchio et ignorante barbiero di Bellano che
quella sorte de mali non era peste»; ma (...) effetto de’ disagi e degli strapazzi sofferti”.
Nonostante questo clima di negazionismo, alcuni personaggi di spicco, come Ludovico
Settala o il Tadino, cercano di informare le masse, di prendere degli accorgimenti affinché la
malattia sia contenuta, incontrando tuttavia più difficoltà che agevolazioni.
Nel trentaduesimo capitolo la situazione va sempre più degenerando: con l’incremento dei
contagi a causa della processione con le reliquie di San Carlo aumenta anche l'irrazionalità,
sopprimendo le poche “voci della ragione”. Nonostante il cardinale Federigo Borromeo
cerchi di rifiutare la proposta, considerandola un mezzo di diffusione del contagio, cede alle
richieste di una processione da parte dei decurioni; il corteo segna così un punto chiave nel
cambiamento di atteggiamento verso la pestilenza: dopo i conseguenti aumenti del contagio
si varano le più disparate teorie sulla sua causa, passando da polveri velenose a
stregoneria e apparizioni demoniache, come si legge nel passo “si ricorse, per la spiegazion
del fatto, a quell’altro ritrovato (...) ricevuto allora nella scienza comune d’Europa, delle
polveri venefiche e malefiche. Vedevano (...) l’annunzio e la ragione insieme de’ guai in una
cometa apparsa l’anno 1628”.
La situazione descritta da Manzoni ne “I Promessi Sposi” può essere accostata alla
situazione che stiamo vivendo oggigiorno con la pandemia che ormai imperversa da più di
un anno. Non sono numerose come allora le persone che negano o non si fidano degli
esperti, ma sono comunque un ostacolo incontrato dai governi durante questo periodo
difficile. Un’altra analogia tra l’epidemia del ‘600 e l’attuale pandemia è stata la superficialità
con cui è stato, o non è stato, affrontato il problema, portandolo a raggiungere un punto
critico in cui la situazione è sfociata nel peggiore dei modi, sfuggendo completamente di
mano. Inoltre, come la follia coinvolse tutto il popolo nel ‘600, durante i primi mesi di
chiusura totale della nazione ci si è trovati davanti una situazione nuova e spaventosa,
sfociata poi in un’isteria di massa, che ha avuto come conseguenza, per esempio, la razzia
nei supermercati di beni primari.

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