Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Storia
tadina di agire politicamente nel qua- ire le proprie strutture sociali e politi-
dro delle signorie locali (Le parole dei che su nuove basi. Le aristocrazie mili-
sudditi, Spoleto 2012). Fa parte del co- tari si impongono come guida della
mitato di direzione della rivista «So- società, appoggiandosi sulla forza delle
medievale
cietà e storia». armi e sul possesso di terra. I nuovi re-
gni «nazionali» cercano di raggiungere
Massimo Vallerani (Roma, 1961) inse- un governo stabile con l’appoggio del
gna Storia medievale all’Università di ceto ecclesiastico. La Chiesa si defini-
Torino. Ha studiato le forme di inclusio- sce a sua volta come istituzione separa-
ne e di esclusione delle società urbane ta dai poteri laici, rivendicando la capa-
medievali, in particolare i sistemi giudi- cità di inquadrare le popolazioni di
ziari dell’età comunale (Giustizia pubbli- sudditi-fedeli in un ordine religioso su-
ca medievale, Bologna 2005), i modi di periore. Dall’XI secolo comunità conta-
Storia medievale
accesso alla cittadinanza, le suppliche Mille anni di storia che hanno visto l’Europa dine e città entrano prepotentemente
in età signorile. Fa parte della direzione nel gioco politico e reclamano un ruolo
della rivista «Quaderni Storici». trasformarsi: nuove popolazioni, nuovi regni, attivo nella costruzione dei nuovi asset-
equilibri sociali da ricostruire e la ricerca faticosa ti regionali. Questa continua interfe-
renza tra l’azione di gruppi sociali e i
di un sistema di governo e di inquadramento progetti di inquadramento dagli esiti
di popoli diversi e in continuo movimento. incerti segna il lungo medioevo euro-
peo, e proprio da qui nasce la dimen-
sione-chiave attorno a cui si organizza
la presentazione del medioevo propo-
sta in questo volume: il rapporto tra le
forme di dominazione e i gruppi sociali
che elaborarono, o subirono, le spinte
verso la costruzione di un ordine poli-
tico valido per tutti, di un dominio su-
In copertina: La battaglia di Crecy (1346), mi- gli uomini, sulle loro anime, sulle loro
niatura dalle «Chroniques de Jean Froissart» risorse.
(XVI secolo) © Mondadori Portfolio/Rue des
Archives/Tallandier.
ISBN 978-88-00-74527-7
is TO on
bn R n
S
97 IA ier
Le
88 ED iv
-0 IE er
9 788800 745277
Euro 30,00
0- V s
UNIVERSITÀ
74 AL ità
52 E
7-
7
Luigi Provero – Massimo Vallerani
Storia medievale
© 2016 Mondadori Education S.p.A., Milano
Tutti i diritti riservati
Realizzazione editoriale
Coordinamento redazionale Alessandro Mongatti
Redazione Scribedit – Servizi per l’editoria
Impaginazione Scribedit – Servizi per l’editoria
Progetto grafico Cinzia Barchielli, Marco Catarzi
Progetto copertina Alfredo La Posta
Edizioni
10 9 8 7 6 5 4 3 2 1
2020 2019 2018 2017 2016
Le Monnier Università
Mondadori Education
Viale Manfredo Fanti, 51/53 – 50137 Firenze
Tel. 055.50.83.223 – Fax 055.50.83.240
www.mondadorieducation.it
Mail universitaria.lemonnier@lemonnier.it
Nell’eventualità che passi antologici, citazioni o illustrazioni di competenza altrui siano
riprodotti in questo volume, l’editore è a disposizione degli aventi diritto che non si sono
potuti reperire. L’editore porrà inoltre rimedio, in caso di cortese segnalazione, a eventuali
non voluti errori e/o omissioni nei riferimenti relativi.
Parte prima
LA TRASFORMAZIONE DEL MONDO ROMANO
Introduzione 3
Parte seconda
IL SISTEMA DI DOMINAZIONE ALTOMEDIEVALE
Introduzione 77
2. Terre e uomini 85
3. Reti di scambio 90
Parte terza
POTERI LOCALI E POTERI REGI TRA L’XI E IL XIII SECOLO
Introduzione 185
Parte quarta
CRISI E INQUADRAMENTO DELLE SOCIETÀ EUROPEE
(METÀ XIII-XV SECOLO)
Introduzione 323
Congedo 413
Bibliografia 415
Glossario 423
Cronologia 432
Indice dei nomi 436
Indice dei luoghi 442
Prefazione
Nella maggior parte dei casi, il medioevo non è trattato bene né nella
manualistica scolastica né nelle sintesi rivolte al grande pubblico. Que-
sto volume va quindi a occupare uno spazio importante: di sistemazio-
ne, di rettifica, di trasmissione corretta di conoscenze. I caratteri che lo
distinguono dalle opere migliori che negli ultimi anni hanno perseguito
i medesimi scopi sono due: l’aggiornamento sulla base delle ricerche più
recenti e l’esplicitazione delle correzioni.
I due autori non si limitano a cercare il punto di equilibrio fra le in-
terpretazioni ancora oggetto di dibattito, ma si sforzano di cogliere nel
lavorìo della ricerca medievistica le soluzioni più avanzate, quelle che
secondo i loro accertamenti (ampiamente condivisibili) sono destinate a
segnare a lungo nei prossimi anni la lettura di un periodo controverso
come il medioevo.
L’altro carattere, un vero accorgimento comunicativo, consiste
nell’esplicitare quella che dalla storiografia dell’Ottocento in poi si è
affermata come vulgata sui secoli tra i più fraintesi. Trasmettere co-
noscenze aggiornate può non essere sufficiente per cancellare davve-
ro in chi legge stereotipi troppo consolidati. È più efficace mettere a
confronto ciò che sopravvive nella cultura diffusa – spiegando anche,
in più di un caso, le cause ideologiche di quella pigra sopravvivenza –
con esiti della ricerca che, nella loro complessità, aprono scenari di
grande interesse.
Le correzioni esplicitate rendono particolarmente chiare le pagine
sulla curtis come «unità gestionale, non come unità fisica e territoriale»,
allontanando l’abusata visione di un alto medioevo condizionato da
un’economia chiusa. È giustamente insistita, in campo feudale, la sosti-
tuzione di una «confusa e discontinua» rete orizzontale di fedeltà – risa-
lente già a Marc Bloch – all’inscardinabile ed errata immagine di una
piramide con al vertice il re. E si cancella l’idea, tenace, di una Chiesa
già verticistica e monarchico-papale prima della riforma del secolo XI.
La connessione diretta con l’attualità della ricerca si trova nella sot-
tolineatura della «continua rielaborazione» a cui è sottoposta la que-
stione etnica: identità etniche per lo più negate, definizioni di popolo
(come quella dei Longobardi) che cambiano del tutto contenuto e signi-
ficato dal secolo VI all’VIII, efficacia positiva di una completa simbiosi
di civiltà come quella realizzata dai Franchi dal secolo V in poi. Ma si
trova anche in vari altri punti in cui è da superare una stratificata cultu-
ra scolastica e divulgata: come la negazione, per l’Italia, della figura del
«vescovo-conte»; o come l’affermazione, per il primo comune consola-
re, del ruolo dirigente non della borghesia bensì dell’«aristocrazia mili-
tare più in vista».
X Prefazione
Il titolo della quarta parte mette in luce questo contrasto: Crisi e in-
quadramento delle società europee (metà XIII-XV secolo). La crisi è in
primo luogo di natura economica e sociale, dovuta all’eccessiva espan-
sione delle terre coltivate e dal ripetersi di una serie di epidemie e di care-
stie. Ma è una crisi che investe anche le istituzioni laiche ed ecclesiasti-
che, proprio nella fase in cui aspirano a presentarsi come i poteri supe-
riori senza rivali interni. La Chiesa rafforza la centralità del papato
romano, i re si presentano come un vertice quasi sacro dei regni nazio-
nali, la nobiltà impone la sua superiorità sul resto della società, ma tutti
si scontrano con i propri limiti e con un mondo sociale ricco di progetti
culturali e religiosi alternativi. Ecco allora che le istituzioni di vertice su-
biscono contraccolpi fortissimi alle loro pretese: un papato indebolito
dagli scismi interni si allontana da Roma per un settantennio, regni sem-
pre in bilico sono limitati da combattive assemblee locali, rivolte urbane
e rurali si sollevano contro i signori locali e le aristocrazie cittadine. Gli
sforzi dei poteri centrali devono prendere direzioni meno conflittuali:
devono cercare di integrare le forze sociali esterne, condividere con esse
una parte delle funzioni di governo, accogliere le loro richieste trasfor-
mandole in politiche condivise. Naturalmente questi sforzi non portano
la fine dei conflitti, ma mostrano che nell’Europa del secolo XV non è
possibile tenere insieme organismi territoriali complessi solo con la for-
za. La ricerca del consenso, di un’obbedienza meno coercitiva (se non
proprio spontanea), di una coesistenza di elementi diversi in un sistema
«ordinato», rientra così a pieno titolo nei sistemi di dominazione del
basso medioevo.