Sei sulla pagina 1di 1

Assistenza Contattaci Carrello ENTRA

Aula di Lettere
Percorsi nel mondo umanistico

Sezioni Dall'archivio Materie Chi siamo Cerca

IL PASSATO CI PARLA

La follia degli antichi:


mania,lyssa,ekstasis
Roberta Ioli ci parla del rapporto complesso tra il
mondo antico e la follia, intesa non propriamente
come stato patologico, ma come invasamento
indotto dagli dei, sia esso l’enthysiasmos di cui
gode il poeta “posseduto” dalle Muse, o la
condizione in cui i numi hanno fatto precipitare il
mortale per qualche sua colpa.

LEGGI

22 dicembre 2017
di Roberta Ioli

La parola italiana folle discende probabilmente dal termine con cui, nel Medioevo, si indicava
un sacco di cuoio, un pallone gonfio d’aria e, per estensione, una testa vuota, sintomo di
leggerezza, vacuità, mancanza di stabilità. Le parole greche della follia si muovono su un
terreno molto diverso da questo. Il mondo antico ha infatti un rapporto complesso con la follia,
intesa non propriamente come stato patologico, ma come invasamento indotto dal dio, sia esso
l’enthysiasmos di cui gode il poeta “posseduto” dalle Muse, o la condizione privativa e sofferente
in cui i numi hanno fatto precipitare il mortale per qualche sua colpa. Mania è il termine che
corrisponde con più pertinenza alla nostra follia: presenta la stessa radice di menos, che indica
il coraggio, la forza vitale, ma anche la furia rabbiosa. Si comprende, così, come nei poemi epici
la mania sia associata alla furia degli elementi, soprattutto il fuoco, all’ira degli dei, in
particolare Ares, o all’impeto distruttore dei guerrieri. Il termine mania deriva dal verbo
mainomai, che indica l’“essere fuori di sé”, e analogo è il significato di ekstasis; ben prima di
evocare l’estasi religiosa o il rapimento contemplante, ekstasis segnalava un turbamento
talmente intenso da coincidere con il delirio. Infine, follia è lyssa, la condizione allucinatoria e
furente in cui si precipita quando interviene l’omonima e terribile dea, Lyssa, capace di
suscitare non solo furore guerriero (ad esempio nell’Iliade), ma anche la follia amorosa o
l’assalto di passioni smodate. È lei che farà impazzire, secondo il mito, i cani di Atteone, tanto
da indurli a sbranare il loro padrone che ha osato guardare Artemide nuda al bagno; è sempre
lei che, inviata sulla terra per ordine di Era, farà impazzire Eracle. Possiamo distinguere, nel
mondo greco, una mania che si traduce in slancio profetico e capacità di visione (Platone, nel
Fedro, introduce infatti la continuità tra mantiké e maniké), e una mania amorosa, in parte
riconducibile al primo tipo di follia poiché il mortale è posseduto da Eros o Afrodite, divinità
implacabili a cui lo stesso Zeus soccombe; infine vi è una follia identificabile con la convulsione
furente e delirante in cui gli dei adirati fanno cadere i mortali. Nel mito i contaminati da mania
sono figure possedute da un furore sacro e terribile insieme. Nel caso delle grandi eroine, dalla
Cassandra di Eschilo all’Antigone di Sofocle alla Medea di Euripide, follia è eccentricità,
disappartenenza al mondo della polis e ai suoi valori. Diversa è la follia maschile, che porta
all’annullamento della condizione eroica a cui il protagonista maschile aderisce con
ostinazione identitaria. Si pensi ad Aiace, l’eroe della forza smisurata che, nella contesa con
Odisseo per il possesso delle armi di Achille, risulta perdente. La sua reazione, lo scempio
prodotto sugli armenti come se fossero guerrieri in armi, è l’amaro rovesciamento di quella che
era stata la sua grandezza: lui, che fu il guerriero più forte, il corpo di tutti più statuario, è ora
atopos, senza luogo e senza nome. Alla vista dell’eccidio compiuto, l’eroe prorompe in grida
acutissime, si percuote il capo, si strappa i capelli. Dolore e follia, lupē e mania rientrano
costantemente nel linguaggio della malattia, intesa non come specifica patologia a cui deve
corrispondere una terapia mirata, ma come assoluta estraneità a se stessi, condizione in cui
Aiace è letteralmente “gettato”, come un animale incastrato in una rete da cui è impossibile
uscire. Anche l’Eracle di Euripide è il folle che, in preda a un accesso furente, uccide moglie e
figli: al manifestarsi dei primi sintomi, l’eroe viene descritto da Lyssa come un prigioniero che
dapprima volge silenzioso gli occhi roteanti e poi muggisce come un toro. La sintomatologia
che viene qui introdotta ricorre identica nel De morbo sacro a proposito dei sintomi
dell’epilettico: tremore delle membra, occhi stravolti, pupille roteanti, respiro incontrollato. Il
trattato ippocratico del V secolo a.C. costituisce un manifesto della medicina razionale in
opposizione alle concezioni tradizionali della malattia intrise di elementi magico-religiosi, e ha
probabilmente esercitato la sua influenza sulla rappresentazione euripidea della sofferenza
psicofisica. Il Corpus Hippocraticum non contiene specifiche definizioni della follia, né una sua
trattazione sistematica come malattia, eppure compare già in alcuni trattati un vocabolario
relativo alle turbe del comportamento: si pensi al legame tra mania e melancholia, l’alterazione
causata da un eccesso di bile; quando la bile (cholé) aumenta e surriscalda le membra, diventa
nera. Così la melancholia, esubero di bile nera nel corpo, risveglia il dionisiaco rapimento,
creatore d’arte, ma anche il delirio e la follia allucinatoria. Altro eroe vittima di mania è Oreste,
condotto al gesto estremo, il matricidio, e poi alla consapevolezza della sua irreparabilità.
L’Oreste di Euripide è l’unica tragedia in cui il delirio si consuma interamente sulla scena: dopo
la fase di catatonia e torpore silente, il matricida viene aggredito da un nuovo accesso di follia a
cui lo spettatore assiste dal momento del suo erompere fino al suo esaurirsi. Cominciano le
allucinazioni, in particolare la visione delle Erinni, le vergini serpentiformi “occhi di sangue”, a
cui seguono gesti scomposti nel tentativo di allontanare da sé i fantasmi che lui solo vede.
Mentre però nelle Eumenidi di Eschilo sono le Furie, presenti in scena, gli agenti personificati
della follia, nella tragedia euripidea si impone il linguaggio della malattia, di cui vengono
catalogati, con precisione tassonomica, tutti i sintomi. Oreste viene descritto come ostaggio di
laceranti forze interiori che si contendono il suo corpo con la ferocia di un morbo incurabile. E
la scena è vuota, a parte Oreste e una Elettra sgomenta che tenta di abbracciarlo. Nella follia
tragica, la passione devastatrice, sia essa omicida o amorosa, scaccia il senno dalla sua sede
abituale e a esso si sostituisce. Lo spazio interno del corpo è il campo di battaglia conteso da
forze antagoniste, non solo fisiologicamente definibili come bile, flegma, sangue, ma anche
presenti in forma di emozioni connesse a quella originaria fisiologia. Il dolore è il nutrimento
delle malattie dell’anima: esso corrode e morde il cuore, fa gelare il corpo, ne distrugge le
membra, e non c’è nessuna valenza metaforica nell’uso di questi termini, ma una precisa
corrispondenza tra l’erompere della passione e la corruzione del corpo. La furia dell’irrazionale
che diventa follia è per i Greci una malattia senza cura; e come Ecuba nelle Troiane di Euripide,
il medico sarà sempre maldestro, incapace di garantire una guarigione durevole, “medico di
nome, ma non d’arte”.   Crediti immagini Apertura: Oreste perseguitato dalle Erinni, dipinto di
William-Adolphe Bouguereau, 1862 (Wikimedia Commons) Box: Atteone sbranato dai suoi cani,
del pittore di Dolone (Wikimedia Commons)

NOME * EMAIL *

Scrivi un commento

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento

Non sono un robot


reCAPTCHA
Privacy - Termini

PER LA LEZIONE

Scarica il PDF dell'articolo

CONDIVIDI

CATEGORIE

Latino e greco

PAROLE CHIAVE

Euripide, follia, Lyssa, mania, Obiettivo 3 – Salute e benessere, Obiettivo 4 – Istruzione di qualità, Oreste

Home zanichelli.it Ricerca in catalogo Contatti


Zanichelli.it

Home scuola Catalogo scuola Bisogni Educativi Speciali (BES)


Scuola
Formazione docenti

Siti dei libri di testo Idee per insegnare in digitale Educazione civica per l'Agenda 2030
Siti per la scuola
ZTE Zanichelli Test Collezioni Crea Verifiche

Tutte le prove Verso l'INVALSI Tutti i siti Zanichelli per la scuola

Home università Catalogo università Area docenti


Università
Area studenti Preparazione test di ammissione ZTE università

ZTE UniTutor Collezioni Università

Home dizionari Catalogo dizionari Dizionari digitali


Dizionari
Dizionari Più

Giuridico Manuali e saggi Medico professionale


Altri settori

Zanichelli editore S.p.A. via Irnerio 34, 40126 Chi siamo Contatti
Bologna
Area stampa Per acquisti online
Fax 051 - 249.782 / 293.224 | Tel. 051 -
Copyright – 2018-2022 Zanichelli 293.111 / 245.024 Filiali e agenzie Privacy e cookie
All rights reserved Partita IVA 03978000374 Condizioni d’uso Centro assistenza

Impostazioni cookie
Zanichelli editore S.p.A. opera con sistema
qualità certificato CertiCarGraf n. 477
secondo la norma UNI EN ISO 9001:2015

Potrebbero piacerti anche