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4/2021

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Studi e ricerche di storia dell’arte europea

onfronto 4/2021
Nuova serie

rivista annuale - numero 4 - anno IV - dicembre 2021


In questo numero contributi di
Gian Giotto Borrelli, Italia Caradonna,

4/2021
Naiade Chiumeo, Luigi Coiro, Teresa D’Urso,
Maria Grazia Gargiulo, Cristiano Giometti,
Philine Helas, Andrea Improta, Pierluigi Leone de Castris,
Maria Rosaria Marchionibus, Marcello Mignozzi,
Diana Sainz Camayd, Paola Setaro, Simone Soldini,
Antonella Trotta, Maria Aimé Villano

Nuova serie

Euro 40,00

ISSN 1721-6745
ISBN 978 88 31983 792
ep ep editori paparo

61569 copertina.pdf Febbraio 9, 2022 11:29:17


c onfronto
Studi e ricerche di storia dell’arte europea

4/2021 Nuova serie

ep editori paparo
Confronto
Studi e ricerche di storia dell’arte europea
Numero 4 - Anno IV nuova serie
Dicembre 2021
rivista fondata da
Ferdinando Bologna
Direttore
Pierluigi Leone de Castris
Comitato scientifico e dei garanti Referenze Fotografiche
Gian Giotto Borrelli Berlino, © Staatsbibliothek Preußischer Kulturbesitz, p. 55
Caroline Bruzelius Cagliari, Cagliari, Biblioteca Universitaria, p. 165
Maria Calì Chantilly, © Musée Condé, Domaine de Chantilly, p. 54
Stefano Causa Cambridge (Mass.), Fogg Art Museum, p. 67
Rosanna Cioffi Caserta, Mariano De Angelis, pp. 102-106, 109, 113
Joseph Connors Firenze, Archivio Alinari – Fondazione Alinari per la Fotografia, pp. 159, 183, 185
Federico De Melis
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, p. 163
Daniela del Pesco
Stefano Gallo Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, p. 164
Francesco Gandolfo Londra, British Library, pp. 81-82
Riccardo Lattuada Londra, Collection of The Charleston Trust, courtesy PIANO NOBILE, Robert
Pierluigi Leone de Castris Travers (Works of Art) Ltd, pp. 22-23, 25-26
Tania Michalsky Londra, National Gallery, pp. 147, 152
Riccardo Naldi Londra, Wellcome Collection, p. 81
Antonello Negri Londra, © Sotheby’s, p. 71
Alessandra Perriccioli Madrid, Madrid, collezione Almazán, p. 146
Marinetta Picone Petrusa Milano, Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, © Comune di
Sebastian Schütze Milano, p. 163
Jesús Urrea Napoli, Archivio Maria Grazia Gargiulo, pp. 199, 201
Carmela Vargas Napoli, Archivio Parisio, p. 185
Stefania Zuliani Napoli, Napoli, Biblioteca del convento di San Domenico Maggiore, p. 180
Comitato di redazione Napoli, Fototeca della Direzione regionale Musei Campania, pp. 42-43, 47-48, 62, 64,
Luigi Coiro 65, 69-70
Mariadelaide Cuozzo New York, Metropolitan Museum of Art, pp. 133-134
Stefano De Mieri New York, Brooklyn Museum, p. 179
Antonio Denunzio New York, Morgan Library & Museum, p. 81, 86
Federica De Rosa New York, © Sotheby’s, pp. 66, 71
Teresa D’Urso Oxford, © Bodleian Libraries, University of Oxford, pp. 57- 59
Gianluca Forgione Parigi, Bibliothèque nationale de France, p. 82
Maria Rosaria Marchionibus Parigi, Bibliothèque de l’Ecole des Beaux-Arts, p. 89
Augusto Russo Roma, Biblioteca Casanatense, pp. 91, 93, 94
Elisabetta Scirocco Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini (MiC, per gentile
Ornella Scognamiglio concessione), pp. 127-128
Antonella Trotta Roma, Istituto Luce, p. 188 (fig. 12)
Isabella Valente San Francisco, John Windle Antiquarian Bookseller, pp. 178, 180
Segreteria di redazione Strasburgo, Musée des Beaux-Arts, p. 148
Serenella Greco (coordinamento) Siviglia, Casa Pilatos, ©Fundación Medinaceli, pp. 145, 150
Luigi Abetti, Giulio Brevetti Trapani, Museo Pepoli, p. 70
Italia Caradonna, Maria Grazia Gargiulo Valencia, Universitat de València, Biblioteca Històrica, p. 179
Armando Lamberti Venezia, Fondazione Giorgio Cini, Fototeca dell’Istituto di Storia dell’Arte, pp. 204, 208
Traduzioni
Gordon M. Poole
Progetto grafico
editori paparo

© 2021 editori paparo srl - Roma


via Boezio 4C - 00193 Roma
editori@editoripaparo.com
Euro 40,00
ISSN 1721-6745 Castello dei Landriani
Beni Culturali
ISBN 978 88 31983 792 Vidigulfo - Pavia
Sommario

4 Kenneth Clark, Provincialism, Oxford 1962


21 Geostorie. Kenneth Clark e il provincialismo come problema
Antonella Trotta
33 Un episodio di pittura ‘beneventana’ a Casapulla: la Teofania in San Giovanni de’ Frati a Gaiano
Marcello Mignozzi
41 Alcuni frammenti di Tino di Camaino e bottega da San Domenico Maggiore
Naiade Chiumeo
55 L’illustrazione della Commedia a Pisa nel Trecento: il ms. Canon. ital. 109 della Bodleian Library, Oxford
Andrea Improta
63 Le Pietà di Roberto d’Oderisio
Pierluigi Leone de Castris
79 Tra farmacopea e zoologia. Animali nei codici miniati del Tractatus de Herbis (1300-1450 circa)
Philine Helas
103 La cappella di Sant’Antonio abate a Pantuliano. Qualche riflessione a partire dal ciclo dei Sette Sacramenti
Italia Caradonna
119 Marmi irrequieti, modelli contesi: da Fanzago a Sanmartino e ritorno
Luigi Coiro
143 «Retrato de un hombre vestido de negro, y una niña al lado».
Novità e ipotesi sull’Omaggio a Velázquez di Luca Giordano
Paola Setaro
157 Una mostra «onde aggiunger decoro alla solennità del Centenario della nascita del sommo poeta».
I codici miniati all’Esposizione Dantesca del 1865
Diana Sainz Camayd

Note e recensioni
173 Alcune riflessioni sulle icone di san Nicola e di santa Margherita della Pinacoteca Provinciale di Bari
Maria Rosaria Marchionibus
177 Un nuovo cutting del Maestro delle Ore Tocco
Teresa D’Urso
183 Alcune considerazioni sui lavori nel convento di Santa Chiara nel Settecento
Gian Giotto Borrelli
191 Derain, l’amico coraggioso
Simone Soldini
197 Due ceramiche ‘da sogno’. Un’aggiunta e alcune considerazioni sul percorso napoletano di Carlo Farneti
Maria Grazia Gargiulo
205 Recensione al volume Typical Venice? The Art of Commodities. 13th - 16th Centuries, ed. by E. Beaucamp, Ph. Cordez
Maria Aimé Villano
209 Recensione al volume di Jacopo Curzietti, Antonio Raggi scultore ticinese nella Roma barocca
Cristiano Giometti
215 Ricordo di Gianni Romano
Pierluigi Leone de Castris
1. Kenneth Clark alla BBC
TV, 1969

2. Graham Sutherland, John


Piper, Henry Moore e
Kenneth Clark a Leeds,
1941

20
Geostorie. Kenneth Clark
e il provincialismo come problema.

Antonella Trotta

«Una buona occasione» lingua inglese. Pevsner, l’unico forse tra gli storici
dell’arte in fuga dalla Germania nazista e accolti a
Come si afferma e si diffonde uno stile? Quali Londra ad avere una competenza specialistica sulla
fattori incoraggiano questi processi? Come è pos- storia dell’arte britannica, nel 1945 aveva lanciato
sibile definirli in termini di spazio di produzione per l’editore Penguin l’immensa impresa dei Buil-
artistica e quali sono gli elementi e i caratteri che dings of England (1945-1976), un incomparabile
determinano questo spazio? Nel 1962, quando fu inventario dell’architettura nazionale modellato su-
eletto presidente della English Association, Ken- gli esempi di Kunsttopographie europea del XIX
neth Clark valutò la prolusione inaugurale una secolo3. Ma in realtà aveva cominciato ad occuparsi
«buona occasione»1 per rispondere a queste do- in maniera sistematica dell’arte britannica in Pio-
mande cruciali per la storia dell’arte e la storia neers of the Modern Movement (1936): nel XX se-
della cultura, da una prospettiva situata. colo, aveva scritto, la Gran Bretagna aveva resistito
Fondata nel primo decennio del Novecento alla potenza rivoluzionaria dello Zeitgeist «freddo
per promuovere lo studio della lingua e della let- come l’acciaio e il vetro»4 a cui avevano risposto
teratura inglese come fondamento dell’educazione con talento Walter Gropius e i giganti del Moder-
nazionale e sopravvissuta a due guerre mondiali, nismo, ed era rimasta esclusa dall’internazionalismo
allora l’associazione negoziava la sua autorevolezza dell’avanguardia. I termini di questa opposizione,
di custode della cultura britannica con l’ondata che metteva in crisi lo scenario di coerente unità
di piena della cultura di massa: per questo, nes- del movimento moderno alla base dei Pioneers,
suno meglio dei suoi membri e sostenitori poteva Pevsner poi li aveva chiariti negli anni Quaranta e
costituire il pubblico davanti al quale presentare Cinquanta, nei saggi sul ‘pittoresco’, sulla libera
una sofisticata riflessione sulla questione che solo espressione di sé nell’arte inglese e sull’Arts and
per convenzione (e solo per le competenze speci- Crafts Movement, e li aveva giustificati con il ca-
fiche del relatore, perché allargare il campo anche rattere peculiare, ‘caldo’, della cultura artistica bri-
alla musica e alla letteratura non sarebbe stato tannica, dalla pittura, all’architettura, al design e
sconveniente) Clark definiva il «problema del pro- alla progettazione dei giardini, del paesaggio e della
vincialismo nelle arti visive»2. città5. Un carattere che meritava la definizione di
Che la storia dell’arte inglese offrisse un punto un canone altrettanto peculiare. Così, The Engli-
di vista favorevole per discutere un tema, che, a shness of English Art era un saggio di geografia
partire dalla riconsiderazione della dimensione geo- dell’arte, e non, come Das Englisches Wesen in der
grafica della storia dell’arte, invitava a rideterminare bildenden Kunst di Dagobert Frey (1942), il prece-
il valore culturale e operativo di nozioni non ancora dente di cui recuperava alcune posizioni, di «na-
del tutto stabilizzate nel discorso critico, lo aveva zionalismo in azione»6: in un tempo in cui i media
suggerito Nikolaus Pevsner appena qualche anno scambiano informazioni in tutto il mondo, la scienza
prima. Le sue conferenze alla radio nell’ambito è la forza dominatrice per eccellenza, nuovi nazio-
delle Reith Lectures – la serie inaugurata dalla BBC nalismi tornano a modificare le carte geografiche e
nel 1948 per animare il dibattito intorno ad argo- tutto sarebbe meno dannoso della celebrazione
menti di rilevante interesse pubblico – e poi raccolte delle frontiere già superate, la geografia artistica,
in The Englishness of English Art (1956), erano tra scriveva Pevsner, è la disciplina che, analizzando
i più interessanti contributi di geografia artistica in «che cosa le opere d’arte e di architettura di un po-

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polo hanno in comune» e in quale momento queste 3. V. Bell, D. Grant, Famous 4. V. Bell, D. Grant, Beatrice,
Women Dinner Service, da Famous Women Dinner
costanti appaiono più evidenti, disegna una mappa intero, 1932-34, Collection Service, 1932-34, Collection
di forme e modelli tanto complessa da obbligare of The Charleston Trust, of The Charleston Trust,
ad «allargare il significato delle risorse culturali di image courtesy PIANO image courtesy PIANO
NOBILE, Robert Travers NOBILE, Robert Travers
un paese, non a restringerlo». E poiché la geografia (Works of Art) Ltd. (Works of Art) Ltd.
artistica si occupa come la storia dell’arte delle ca-
ratteristiche e della successione degli stili, come la
storia dell’arte testimonia la debolezza dei principi
generali (il Rinascimento ‘plastico’; il Barocco ‘pit- design di William Morris e della geniale applica-
torico’) e la produttività, invece, come per la geo- zione del pittoresco alla pianificazione urbanistica
grafia culturale, di schemi che prevedono l’azione degli ultimi due decenni9. Ora, «per continuare a
contestuale o successiva di qualità contraddittorie. sperare»10, aveva Henry Moore.
Nella storia dell’arte inglese, infatti, in momenti di- Perché allora tra tutte le nazioni europee solo
versi hanno operato le categorie di ‘stile decorativo’ la Gran Bretagna soffriva di un così doloroso com-
e di ‘stile perpendicolare’, espresse rispettivamente plesso di inferiorità nelle arti visive?11. Le radici
nelle fantasie neogotiche delle architetture di John di questo sentimento erano profonde, alcune pro-
Vanbrugh e i progetti neopalladiani di Lord Bur- poste recenti però avevano contribuito a rivitaliz-
lington, nella linea serpentina di William Hogarth zarlo: Roger Fry, l’araldo del Modernismo che con
e nel classicismo di Joshua Reynolds. Il naturalismo il coraggio e l’intraprendenza dei pionieri di un
sincero e l’antinaturalismo fantasmagorico e visio- nuovo mondo aveva convinto il pubblico inglese
nario, invece, hanno agito nello stesso momento, del valore delle qualità specifiche della forma con-
con John Constable e William Turner: e se è vero tro l’egemonia del contenuto, aveva avuto larga
che entrambi i pittori «rappresentano un raggiun- parte nella svalutazione dell’arte britannica. Nel
gimento europeo e non solo britannico», nel loro 1939, nell’introduzione a Last Lectures, la raccolta
lavoro «il trattamento propriamente anti-monu- delle lezioni che Fry aveva tenuto a Cambridge
mentale, anti-plastico, smaterializzato e incorpo- tra il 1933 e il 1934 sulla storia dell’arte del mondo,
reo»7 è tutto britannico. La Gran Bretagna «non dall’Egitto alla Mesopotamia, alla Grecia antica
ha avuto nessun Michelangelo, Rembrandt, Dürer, all’Oriente e alle Americhe, Clark aveva ricono-
Grünewald, El Greco o Velazquez»8, ma ha goduto sciuto che «se una sola personalità ha mai cam-
dell’intensità visionaria di William Blake, della felice biato il gusto di un’intera nazione, quella perso-
conciliazione di immaginazione e senso pratico nel nalità è Roger Fry»12. Nel 1910, con l’esposizione

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sostituire, sulle pareti di casa, le grigie incisioni di
soggetti convenzionali con le riproduzioni a colori
dei dipinti di Cézanne e Van Gogh»16.
Nel 1934 Reflections on British Painting, la re-
censione di Fry alla mostra di pittura inglese alle-
stita alla Burlington House di Londra quello stesso
anno e pubblicata qualche mese prima della sua
morte, aveva avuto il peso del testamento culturale.
Misurata sulla grandezza della civiltà britannica
nel suo complesso, sui «servizi immensi resi al-
l’umanità nel campo delle scienze, del pensiero
politico ed economico, della letteratura»17, per Fry
la pittura inglese era deludente: espressione di una
‘scuola minore’, scandita da ‘capolavori minori’ e
popolata di ‘grandi artisti minori’, era ‘provinciale’
nello stesso modo in cui l’archeologia della fine
del XIX secolo aveva definito le manifestazioni
periferiche delle province europee del mondo ro-
Manet and the Post-Impressionists alle Grafton mano. Lontani, per attitudini più che per colloca-
Galleries di Londra, Fry aveva provocato un ter- zione geografica, dal centro primario di elabora-
remoto culturale che aveva traghettato nella mo- zione del linguaggio figurativo, gli artisti britannici
dernità la storia e la critica d’arte, le pratiche degli non potevano articolare i termini fondativi
artisti e gli interessi del pubblico britannico: au- dell’«idioma dominante dell’arte Europea», e cioè
torevole conoscitore dell’arte italiana del Rinasci- l’«immaginazione plastica» e l’«immaginazione
mento convertito «agli “antichi maestri” del “mo- spaziale» 18. L’intenzione di Giotto e Masaccio
vimento moderno”»13, allora Fry aveva raccolto «semplicemente non è mai stata accolta, e meglio
opere eccezionali per qualità e quantità degli artisti mai avrebbe potuto essere accolta, nella coscienza
attivi in Francia tra il 1880 e il 1910, da Edouard plastica dell’arte britannica» 19. Come tutte le
Manet a Paul Cézanne, Pablo Picasso e Henri Ma- scuole artistiche europee, però, anche la britannica
tisse, e con l’amico Clive Bell li aveva presentati aveva specifiche qualità, godibili a patto di acco-
come i campioni di un ‘nuovo Rinascimento’ starle senza pregiudizi: nella storia dell’arte, lo
istruito nella revisione radicale dei metodi e dei avevano testimoniato le pretese annessioniste della
criteri di giudizio critico e di gusto14. «In or about critica francese in occasione dell’esposizione sui
December 1910 human character changed»15 e la Primitivi fiamminghi a Bruges trent’anni prima, il
Second Post-impressionist Exhibition, curata ancora patriottismo è «inutile e ridicolo»20.
da Fry nel 1912, fu un successo paragonabile solo Il terreno su cui Clark aveva deciso di provarsi
a quello dell’Armory Show: una sezione dedicata era fertile, perché già arato.
agli artisti inglesi del movimento moderno, tra cui
Vanessa Bell e Duncan Grant – che con Fry, Bell,
Virginia e Leonard Woolf, Maynard Keynes e E.M. Il provincialismo come problema
Forster condividevano il Bloomsbury Group, l’av-
ventura culturale più attraente dell’avanguardia In Toward a Geography of Art (2004), l’informata
britannica del XX secolo – aveva dimostrato che ricostruzione della storia delle teorie e delle pratiche
l’arte britannica era pronta a superare i confini di quasi un secolo di studi di geografia artistica,
dell’ insularità per un confronto aperto con il con- Thomas DaCosta Kauffman ha segnalato che, nel
tinente. Nel 1920 Fry aveva guardato con malin- panorama europeo degli anni Sessanta, le proposte
conia a quella stagione straordinaria in Vision and britanniche si sono distinte per originalità. Da quella
Design e nel 1929 la sua voce alla radio per The parte e prima che in lingua tedesca – per Dario
Meaning of Art aveva convinto gli ascoltatori «a Gamboni ed Enrico Castelnuovo l’unico spazio di

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riflessione teorica strutturata sulla geografia artistica 5. V. Bell, D. Grant, Duncan 6. V. Bell, D. Grant, Vanessa
Grant, da Famous Women Bell, da Famous Women
come metodo o strumento per la storia dell’arte21 – Dinner Service, 1932- Dinner Service, 1932-
sarebbero arrivati i suggerimenti utili a superare la 34,Collection of The 34,Collection of The
perdurante influenza della ‘caratterologia’ nella de- Charleston Trust, image Charleston Trust, image
courtesy PIANO NOBILE, courtesy PIANO NOBILE,
finizione tassonomica degli stili nazionali.
Robert Travers (Works of Robert Travers (Works of
La tendenza a spiegare gli stili come espressione Art) Ltd. Art) Ltd.
diretta di caratteri etnici e di fattori extra-artistici
come il carattere sociale, le attitudini, le inclinazioni
e gli interessi di un intero popolo, proprio a pro- e delle mostre di ricostruzione della cultura figura-
posito dell’arte britannica aveva agito ampiamente tiva di aree quasi fino ad allora dimenticate dagli
in Frey, parzialmente in Pevsner e Fry, ma avrebbe studi, scrivevano gli autori, rendeva urgente attivare
ancora ispirato Erwin Panofsky, che nel celebre anche in Italia il dibattito sui metodi, i limiti, le
saggio su The Ideological Antecedents of the Rolls- possibilità e le nozioni costitutive (periferia o pro-
Royce Radiator (1963) aveva riassunto nel design vincia? Centro o metropoli?) della geografia arti-
del suo oggetto di studio il passato, il presente e il stica. Tradotto subito in molte lingue, la larga dif-
futuro del carattere degli inglesi22. fusione del saggio di Castelnuovo e Ginzburg e la
Nel 1969, in occasione della mostra di Amburgo sua fortuna duratura hanno contribuito anche a
su Meister Francke und die Kunst um 1400, lo stu- quella della conferenza, in special modo fuori dai
dioso belga e professore di Oxford L.M.J. Delaissé confini della cultura anglosassone26.
invece aveva messo in tensione le differenze tra le Di Clark, Castelnuovo aveva apprezzato The
declinazioni locali dello ‘stile internazionale del XV Gothic Revival (1928), una «monografia perfetta»
secolo’ con i fattori che determinano le istituzioni e un capolavoro di «storia del gusto e della cultura
degli spazi di produzione artistica – le botteghe, la insieme»27 utilissimo per rinnovare le prospettive
destinazione degli oggetti, le aspettative e il livello critiche della storia dell’arte italiana, ma ora con
sociale e culturale della committenza – conside- Ginzburg riteneva che lo studioso avesse risposto
rando come strumenti d’indagine la relazione tra i a una domanda di stringente attualità in una ma-
centri produttori e i loro territori di riferimento in- niera disarmante e «sottilmente tautologica», «che
vece delle costanti o invariabili generali degli stili elimina le difficoltà invece che cercare di risolverle».
nazionali. Ma prima ancora, era stata l’«importante Se analizzata in una prospettiva «polivalente», scri-
conferenza»23 di Clark per la English Association a vevano i due autori, la «periferia» (e non la provin-
impostare il problema del confronto tra stile inter- cia) sarebbe emersa nella complessità del suo rap-
nazionale e stile locale, risolvendolo con una pro- porto (geografico, politico, sociale, economico e
posta metodologica diversa ma altrettanto influente. religioso) con il centro, e la fortuna di uno stile in
Pubblicata per la prima volta a novembre 1962 termini di conflitto (e non di diffusione) 28. «In
nei Presidential Address dell’associazione e poi in un’età di imperialismi e subimperialismi, in cui an-
Moments of Vision (1981), la raccolta di saggi brevi che le bottigliette di Coca-cola si configurano come
di estetica applicata con cui Clark ricostruiva cin- segno tangibile di vincoli non solo culturali», Clark
quant’anni di coinvolgimento attivo nella sfera pub- aveva proposto una «pacifica immagine» che ri-
blica24, la conferenza è riemersa periodicamente schiava di disinnescare il problema urgente «della
nella riflessione della storia dell’arte sui suoi metodi, dominazione simbolica, delle sue forme, delle pos-
i suoi obbiettivi e la sua stessa natura di disciplina sibilità e dei modi di contrastarla, [che] ci tocca
cronotopologica a partire dagli anni Settanta. Com- inevitabilmente da vicino»29. Il Sessantotto era pas-
mentato da Reiner Hausherr in una acuta ricogni- sato come un uragano, e sullo sfondo delle con-
zione degli studi di geografia artistica più recenti traddizioni, delle speranze, delle tensioni ideologi-
(1970)25, nel 1979 Enrico Castelnuovo e Carlo Gin- che più o meno radicali che aveva provocato anche
zburg ne utilizzarono l’incipit per avviare le argo- nella storia dell’arte30, il ‘provincialismo’ dello stu-
mentazioni del seminale Centro e periferia per il dioso britannico doveva sembrare inattuale come
primo volume della Storia dell’arte italiana: il mol- l’ultima puntata di Civilisation31, la serie televisiva
tiplicarsi delle campagne di ricognizione territoriale che Clark aveva ideato e condotto per la BBC nel

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1969 e che lo aveva trasformato da ‘ultimo degli metropolitano ma diventava tanto più provinciale
umanisti’ in celebrità globale32. quanto più si avvicinava alla periferia». Uno stile
Il modello di Castelnuovo e Ginzburg era non si sviluppa mai in un’area vasta, ma «è la crea-
istruito stabilmente nella tradizione della storio- zione di un centro, di una singola vivace unità»,
grafia dell’arte italiana, da Vasari a Lanzi: che stimolante per qualità della committenza e compe-
cosa sarebbe accaduto se il modello e le stesse tenza degli artisti, che può essere «piccola come
nozioni si fossero applicati, per esempio, ad aree Firenze nel XV secolo o grande come Parigi prima
che sono periferiche (o provinciali) per defini- della guerra, ma possiede la sicurezza e la coerenza
zione? Nel 1962, per esempio, George Kubler di una metropoli»36. Eppure, continuava Clark, il
aveva analizzato il problema dai ‘confini’, utiliz- provincialismo non si risolve nella distanza dal cen-
zando il ritmo della storia dell’arte coloniale in tro: a metà del XVIII secolo, per esempio, il Ba-
America Latina per individuare le leggi che rego- rocco romano ormai esausto dominava ancora una
lano l’apparizione e la scomparsa degli eventi ar- vasta area e già arrivava il classicismo che avrebbe
tistici e stabilire una nuova mappa della geografia trionfato nelle accademie e nei manuali di pittura,
artistica (dell’Europa, ma soprattutto tra l’Europa ma a Londra William Hogarth sentiva estranei en-
e le Americhe) in The Shape of Time33. trambi gli stili ed «Exotiks» le radici stesse della
Contemporaneamente, per mettere la questione tradizione europea. Ostile per principio al Grand
in termini concreti e squisitamente europei, Clark Tour, Hogarth non visitò mai l’Italia ma Sigismunda
aveva proposto di analizzare alcuni esempi ricavati Mourning over the Heart of Guiscardo (1759, Lon-
dalla storia dell’arte britannica del XVIII e del XIX dra, Tate Britain) era una banale imitazione di Carlo
secolo, «che qualunque studioso ragionevole defi- Maratta; l’enorme pala d’altare per la chiesa di St.
nirebbe provinciale»34: l’arte britannica «ha pro- Mary a Redcliff, nei pressi di Bristol (1755), era un
dotto una o due personalità geniali, uno o due pezzi vuoto esercizio di stile internazionale; Paulus before
incantevoli e altrettante curiosità, ma visitare una Felix per Lincoln’s Inn, a Londra (1748), ricavato
mostra di pittura inglese al Prado, agli Uffizi o al dai cartoni di Raffaello per la Cappella Sistina, era
Louvre è come galleggiare a largo della terraferma «il più ridicolo travestimento mai visto» e la testi-
dell’arte europea»35. La storia dell’arte europea, in- monianza certa del formidabile potere attrattivo (e
fatti, è «la storia di una serie di centri da ciascuno distruttivo) del centro, il cui stile seduce anche
dei quali si è irradiato uno stile»: questo stile, per quando è di fatto esausto37.
un certo tempo, è stato dominante e quindi «inter- Ma perché uno stile metropolitano si estingue?
nazionale», nel senso che «al centro era uno stile In generale, questo accade per eccesso di formaliz-

25
7. V. Bell, D. Grant, Miss
America 1933, da Famous
Women Dinner Service,
1932-34, Collection of The
Charleston Trust, image
courtesy PIANO NOBILE,
Robert Travers (Works of
Art) Ltd.

rato ai Nazareni di Johann Friedrich Overbeck,


che, come i contemporanei Pre-Raffaelliti, inten-
deva rinnovare in maniera radicale il linguaggio fi-
gurativo corrente, a partire dalla pittura di paesag-
gio. Palmer, l’unico del gruppo a trasferirsi davvero
in campagna, a Shoreham, nel Kent (allora «remota
quanto il Kashmir»), in isolamento Palmer creò mi-
racolosamente il suo stile individuale dall’«arazzo
di covoni di grano, di alberi da frutto e nembi cu-
muliformi che alimentavano la sua immagina-
zazione, ed è «qui che l’artista provinciale deve zione»43. Alcuni dei suoi piccoli dipinti degli anni
combattere la sua battaglia»38, sperimentando le Venti e Trenta sono talmente puri e così vicini alla
vie d’uscita più produttive offerte dalla sua stessa poesia di Keats e Coleridge che «considerarli pro-
condizione: per esempio, la concretezza dei fatti, il vinciali è impossibile»: nel suo momento migliore
richiamo alla teoria più che rispettabile secondo Palmer è «micropolitano». Nel suo momento peg-
cui «l’arte, dopo tutto, si occupa di ciò che vediamo giore, invece, quando l’isolamento gli aveva inaridito
e che nella vita attira la nostra attenzione» e il buon l’immaginazione e a nemmeno trent’anni, aveva
senso. Così in Inghilterra Hogarth, in Germania provato a ravvivarla visitando l’Italia, il pittore è
Adolph von Menzel e Winslow Homer negli Stati provinciale quanto un membro della Royal Water
Uniti, «tutti illustratori», hanno partecipato per il Colour Society44: perduto l’incanto, dei suoi paradisi
possibile allo sviluppo dell’arte occidentale39. naturali rimaneva solo il Kent45.
Associata a un talento pittorico di prim’ordine Il lirismo visionario, energetico, ipnotico (e in-
e a un viaggio in Italia, la concretezza dei fatti aveva costante, come tutte le manifestazioni periferiche
istruito il lavoro di George Stubbs, il provinciale di di questo tipo) di William Blake, la sua complessa
Liverpool e l’unico artista britannico del XVIII se- teoria dell’ispirazione e l’inesauribile bagaglio della
colo felicemente anacronistico: il suo ritratto del sua immaginazione, in cui i modelli si trasfiguravano
purosangue Hambletonian (1800, Mount Stewart, al punto da diventare sinceramente personali
County Down) è nobile, «senza tempo» come gli quanto i ricordi d’infanzia nelle tele di Chagall, in-
affreschi italiani del Quattrocento e sembra uscito vece, risultano del tutto incomprensibili ai critici
«direttamente dalla prime Vite di Vasari»40. In pro- ‘continentali’, che li confondono con il tardo ma-
vincia, però, la libertà dallo Zeitgeist non è illimitata: nierismo di Johann Heinrich Füssli, John Hamilton
la sobria monumentalità di Stubbs rimane un esem- Mortimer, George Romney o Johan Tobias Sergel,
pio di «primitivismo insulare»41 a confronto con il che con Blake condividono solo un certo «revival
consapevole arcaismo intellettuale e metropolitano di Tibaldi» allora in voga46.
di David nel Giuramento degli Orazi42. Se la critica continentale è colpevole di pregiu-
Comunque, l’espressione britannica più com- dizi più o meno consapevoli, la critica britannica
piuta dell’arte provinciale è rappresentata dalla ‘pit- rischia il peggiore provincialismo ogni volta che è
tura lirica’ di Samuel Palmer e di William Blake. inutilmente compiacente: la Gran Bretagna, aveva
Folgorato giovanissimo dalle incisioni di Blake, scritto Fry, «è una delle poche nazioni in cui un
negli anni venti del XIX secolo Palmer aveva fon- critico d’arte è ancora libero di tendere le sue mani
dato la confraternita degli ‘Antichi’, un gruppo ispi- impure verso gli idoli»47, ed esaltare le «virtù mi-

26
cropolitane» – «raccontare una storia; ricavare pia- nel secondo dopoguerra (fatto salvo sir John Pope
cere dai fatti concreti; il lirismo e l’intensità visio- Hennessy)»52 – aveva presentato alla Whitechapel
naria»48 – come qualità metropolitane è fatale per Art Gallery la retrospettiva Jackson Pollock, 1912-
il futuro dell’arte e della storia dell’arte. Davvero si 1956, mentre Place (1959) e Situation (1960) al-
può ritenere, per esempio, che Stanley Spencer, il l’Institute for Contemporary Art avevano esposto
pittore visionario di Resurrection, Cookham (1924- le prove astratte dei giovani artisti britannici che
1927) che traduce il modernismo europeo in un erano rimasti folgorati dall’esperienza della nuova
linguaggio vernacolare modellato su Blake e i Pre- arte nuova: per Roger Coleman, gli artisti lavora-
raffaelliti, sia come Andrea Mantegna? Ed è vero- vano ad uno stile che non fosse britannico «visto
simile che Benjamin Robert Haydon non fosse riu- che il desiderio di essere britannici, provando a
scito a prendere nemmeno un appunto per la sua isolare le caratteristiche britanniche non ha alcuna
celebre Autobiography and memoirs (1853) quando, possibilità di riuscita», ma nemmeno il risultato
nel 1820, Le radeau de la Méduse di Géricault era dell’acquiescenza ad una forma di nuovo «impe-
esposto alla Egyptian Hall di Londra, a qualche rialismo culturale»53.
gradino di distanza dalla sala che lui stesso presi- Kenneth Clark aveva visto Pollock alla Biennale
diava con il gigantesco Christ’s Triumphant Entry di Venezia nel 1950, e aveva concluso che «la Fran-
in Jerusalem (1814-1820, Mount St Mary’s Seminary, cia, a cui chiunque ami sinceramente l’arte mo-
Cincinnati)?49. Ora che gli artisti di maggior talento derna era abituato a guardare, era esaurita e una
provenivano dall’estrema periferia del mondo della nuova scuola era nata dove nessuno si sarebbe mai
cultura così come gli storici dell’arte erano abituati aspettato di trovarla»54; che Pollock era «un grande
a concepirla, dalla Cina, dal Giappone, dall’Au- spirito romantico»; che Mark Rothko era un affa-
stralia, dall’Indonesia, dall’India, dal Messico e, na- scinante sentimentale; e che entrambi avevano su-
turalmente, dagli Stati Uniti, e la mappa dell’arte perato i padri fondatori dell’astrazione per senso
contemporanea aveva dilatato i suoi confini al di là del dramma, lirismo e intensità visionaria 55 .
di qualunque precedente (e gli storici dell’arte, si «Quella che chiamiamo con accenti diversi arte
sa, lavorano sui precedenti), per Clark la questione moderna – aveva scritto in The Blot and the Dia-
era più urgente che mai50: sarebbe stato possibile, gram (1962) – è l’espressione sincera e vitale del
e soprattutto fruttuoso, per esempio, resistere alla nostro tempo [...] ed è radicalmente diversa da
diffusione planetaria dell’Espressionismo astratto? tutto ciò che l’ha preceduta»56. La diffusione glo-
Il nuovo stile internazionale, concludeva, stabilisce bale dell’astrazione non è l’effetto di una cospira-
analogie, suggerisce associazioni e inventa metafore zione dei mercanti d’arte e nemmeno di un acci-
visive per il mondo oggettuale, e da William Sha- dente della storia della cultura, ma è il momento
kespeare al più interessante degli innovatori del lin- attuale della relazione tra arte e scienza come stru-
guaggio poetico del XIX secolo Gerald Manley menti di conoscenza avviata dal Rinascimento ita-
Hopkins, la metafora è da sempre il carattere più liano: il primo artista moderno è stato Leonardo,
peculiare del genio britannico51. l’artista-scienziato che nel Trattato della pittura
aveva istruito nell’inventario delle forme della na-
tura i processi dell’immaginazione e nell’immagi-
Mecenati e pittori nazione l’intuizione delle forme della natura57. Pa-
rola di chi, giovanissimo, aveva pubblicato il primo
A Londra, l’Espressionismo astratto era arri- catalogo dei disegni di Leonardo nelle raccolte di
vato con Modern Art in the United States (1956), sua maestà la regina a Windsor Castle (1935)58.
Paintings from the Salomon R. Gugghenheim Mu- In ogni caso il dominio dell’astrazione si sarebbe
seum (1957) e The New American Painting (1959), esaurito come quello di tutti gli stili internazionali
tre mostre di opere dai musei newyorkesi con cui e il mondo dell’arte britannica non era mai stato
la Tate Gallery aveva affermato il suo ruolo di isti- così interessante59. Nel 1961, Clark aveva esposto
tuzione culturale più progressista del paese. Nel alla Scottish National Gallery of Modern Art la sua
1958, Bryan Robertson – per Clark «il direttore collezione di disegni e sculture di Henry Moore, e
più dotato che la Gran Bretagna abbia mai avuto intanto sosteneva i ‘moderni romantici’ Graham

27
Sutherland e John Piper, i pittori in cui ritrovava le Bell e Duncan Grant: «per quanto li amassi –
radici britanniche di Blake e Palmer: ora che per avrebbe scritto retrospettivamente – comprendevo
forza di cose la francofilia imposta da Roger Fry che Vanessa e Duncan […] erano un fenomeno lo-
aveva attenuato la sua influenza, era urgente che cale, per non dire provinciale», una condizione tanto
mecenati pubblici e privati incoraggiassero gli artisti più evidente se confrontata con l’apparizione, in
britannici a riconoscere la propria ‘inglesità’, in una una piccola mostra del 1928, di disegni e sculture
prospettiva di rinnovato sodalizio nazionale per il «intensamente non provinciali» di Henry Moore65.
futuro dell’arte e della cultura60, e più in generale Di Bell e Grant Clark possedeva dipinti, arredi e
delle istituzioni democratiche dello stato. Alla metà oggetti, acquistati o commissionati per ‘mettere in
del XIX secolo, il vate della cultura vittoriana John mostra’ nella sua nuova casa londinese di Portland
Ruskin aveva scritto che le grandi nazioni affidavano Place il suo coinvolgimento (anche finanziario)
la propria biografia a tre volumi, «il libro delle nell’arte che allora sembrava ancora la più avanzata.
azioni, il libro delle parole e il libro dell’arte», da E da Bell e Grant avrebbe avuto una delle più co-
leggere sempre insieme sebbene l’ultimo fosse il centi delusioni, ma anche una delle migliori occa-
più importante, e nel 1969 Clark era ancora piena- sioni (perdute) per riflettere sulle sorprendenti oscil-
mente d’accordo61. lazioni delle dinamiche e dei confini degli spazi
Per realizzare un’opera d’arte, aveva scritto sul della produzione artistica.
«The Listener» nel 1940, bisogna essere in due, The Famous Women Dinner Service, un set di
«uno deve ordinarla e l’altro deve realizzarla», e il piatti che, poco documentato, considerato perduto,
committente è tanto più vicino alla perfezione dei riapparso nel 2018 completo e miracolosamente in-
mecenati del primo Rinascimento quanto meglio tatto in mostra alla galleria Piano Nobile di Londra,
sa orientare al successo la pratica (e la poetica) del- e oggi conservato a Charleston, la casa di campagna
l’artista62. E così, a partire dal periodo che lui stesso di Bell oggi museo, fu commissionato ai due artisti
definiva il ‘Great Clark Boom’, aveva cominciato nel 1932 e fu realizzato tra il 1933 e il 1934. Il set
ad occuparsi degli artisti contemporanei63. restituiva il loro punto di stile in quegli anni: con i
Collezionista per tradizione familiare e decisa- progetti di decorazione per spazi pubblici e am-
mente agiato, dopo una carriera folgorante come bienti privati a cui stavano lavorando, singolarmente
conservatore dell’Ashmolean Museum di Oxford, o insieme, dagli anni Venti – per l’ufficio di Keynes
nel 1934 aveva ricevuto l’incarico di direttore della a Cambridge (1920-22), per l’appartamento dei
National Gallery di Londra e quello di Surveyor of Woolf (1918 e 1924) e per la Music Room alla Le-
the King’s Pictures, che l’avevano proiettato in una fevre Gallery (1932) a Londra – condivideva il les-
vertigine di relazioni il cui spettro comprendeva sico ecclettico, il gusto del pastiche e della citazione,
poeti, scrittori, musicisti, artisti, parlamentari, primi lo schema rapsodico e umoristico, il tono lirico,
ministri e membri della famiglia reale. Per Chris mediano tra l’austero rigore modernista e l’eleganza
Stephens – il curatore della mostra su Clark mece- dell’Art Nouveau66. Allo stesso tempo, era integrale
nate e collezionista allestita alla Tate nel 2014 – in alla lezione degli Omega Workshops, i laboratori
quegli anni se un solo uomo ricco avesse potuto artistici cooperativi, nello spirito dell’Arts and
nutrire l’arte contemporanea in Gran Bretagna, Crafts, che Bell e Grant avevano animato con Fry
quello sarebbe stato lui. Sullo sfondo di una crisi dal 1913 al 1919: i cinquanta ‘pezzi unici’ che co-
economica che era diventata subito crisi culturale, stituivano il set, infatti, erano l’espressione del pia-
in virtù della sua invidiabile posizione sociale e pro- cere di combinare il lavoro artigianale e il gioco li-
fessionale Clark aveva incontrato e promosso in- bero della creatività per fare oggetti quotidiani che
contri, acquistato e favorito acquisizioni, ordinato aveva caratterizzato la breve produzione degli
e sollecitato commissioni e, allo stesso, tempo, aveva Omega. Agli Omega era ispirata anche la decisione
indicato agli artisti come adattarsi alle strategie di realizzare ogni pezzo in perfetta collaborazione
commerciali del nuovo mercato64. e la scelta del supporto, un piatto grigio, appena
Nello scenario complesso del Modernismo bri- concavo, rotondo, spesso e funzionale, che però,
tannico, allora i protegé di Clark comprendevano grazie ai consulenti della prestigiosa Etruria di Wed-
anche i pionieri del postimpressionismo Vanessa gewood aveva acquistato una finitura trasparente

28
«bianco freddo molto simile alla manifattura di miglior manifattura Savona»71, dai suoi protetti
Delft»67. Tipico di Omega, infine, era lo spirito Clark aveva avuto un lavoro che istruiva divertenti
commerciale dell’impresa: se gli oggetti, gli arredi relazioni, invitava al dialogo e allo scambio empa-
e i tessuti dei laboratori erano stati regolarmente tico, incoraggiava al rovesciamento delle conven-
esposti, fotografati, e pubblicizzati per favorirne la zioni nella sfera privata e in quella pubblica, e at-
vendita (e garantire lo stipendio ai giovani artisti e taccava frontalmente le istituzioni della storia
designer), Bell e Grant avevano realizzato il servizio dell’arte come ‘storia delle arti maggiori’ e di grandi
come prototipo da promuovere personalmente personalità (maschili) su cui Clark stava costruendo
prima della consegna (con un piccolo ricevimento la sua carriera, a cominciare dall’allestimento e la
privato non troppo diverso dagli eventi esclusivi partecipazione al catalogo della Italian Art Exhibi-
degli showroom di Omega), per attirare curiosi e tion del 193072. Più tardi, i contributi sui generi
nuovi committenti68. nobili della storia della pittura in Landscape into
Il tema, aveva scritto Bell a Jane, ‘musa senza Art (1949) e The Nude (1956) lo avrebbero reso lo
ruolo’ del progetto e moglie di Clark, era connettere studioso di alto profilo più popolare del mondo
in una parade spiritosa e provocatoria di ritratti le anglosassone (ma anche il bersaglio prediletto della
esistenze eccentriche, coraggiose e avanguardiste critica non solo femminista, dopo il ‘68)73.
avant la lettre di «donne di diverse capacità, regine «Lo storico dell’arte non è un profeta», aveva
famose, attrici, e così via»69, per esibire la ‘sorel- scritto nel 196274, ma gli artisti forse si: al contrario
lanza’ transtorica e trasnazionale tra le pratiche ar- della maggior parte degli oggetti della collezione di
tistiche. Dedicato alle ‘escluse’ dalle istituzioni tra- Clark, dal 1934 il Famous Women Dinner Service era
dizionali del racconto storico, il Famous Women scomparso dalle cronache artistiche, dopo una pic-
Dinner Service proponeva una contro narrazione cola citazione sulla rivista «The Sketch», e fino al
che discuteva apertamente la storia e la storia del- 2018 era documentato solo da quattro bozzetti con-
l’arte come periodizzazione scandita da personalità, servati nella casa-museo di Charleston, due disegni
generi, eventi e luoghi specifici in favore di un’idea preparatori dell’Ashmolean Museum e uno al Vic-
dell’arte come processo intermediale, cooperativo toria and Albert. Oggi, ‘tornato a casa’ grazie all’im-
e transnazionale, che sfugge a qualunque classifi- pegno finanziario del Charleston Trust, il sostegno
cazione specialistica. Utilizzando fonti di ogni tipo di Piano Nobile Gallery, il contributo dell’Heritage
– disegni, fotografie, dipinti – Bell e Grant avevano Lottery Memorial Fund and Art Fund e le generose
organizzato una instabile tassonomia – ‘scrittrici’, donazioni di un gruppo di ‘donne illustri’, ciascuna
‘regine’, ‘bellezze’, ‘attrici’ e ‘ballerine’ – espansa sponsor di un singolo piatto, il set è tra gli oggetti
in ogni latitudine, dall’Europa, all’Asia all’Africa e iconici del museo75 e tra le opere dei due artisti più
alle Americhe, e in ogni tempo, dall’antichità agli celebrate dalla critica. La portata innovativa del la-
anni Trenta (per esempio, Cleopatra, Murasaki, Po- voro di Bell e Grant, ha scritto d’altra parte Maggie
cahontas, la regina di Saba, Sara Bernhardt, Virginia Humm, si intende pienamente se misurata sui prin-
Woolf, Saffo e Greta Garbo), a cui avevano ag- cipi dell’estetica relazionale di Nicolas Bourriaud,
giunto, con l’umorismo urticante tipico del Bloom- quindi non come creazione di oggetti ‘chiusi’ dal
sbury Group, i loro autoritratti. Per testimoniare marchio dello stile individuale, ma come produ-
le curiose relazioni con cui «le arti sorelle si illu- zione di spazi di relazione e rigenerazione (estetica,
strano reciprocamente»70 e la trama di esperienze etica e politica) personale e collettiva.76
sincroniche e diacroniche che configurano lo spazio Le ricerche di Hana Leaper e Diana Wilkins
della produzione artistica come luogo di scambio e pubblicate in occasione della mostra del 2018, poi,
trasformazione. hanno rintracciato nel set il precedente di alcune
Il set aveva contraddetto qualunque prescrizione delle opere fondative dell’arte femminista degli anni
ed era lontanissimo dal modello che lo stesso Clark Settanta, come Dinner Party di Judith Chicago
aveva suggerito, il servizio di Sévres di Caterina la (1974-1979). In più, ricostruendone il processo di
Grande, allora nella collezione del mercante d’arte elaborazione con una certa precisione, le studiose
di fama planetaria Joseph Duveen: «invece di una hanno individuato l’influenza (contrastiva) di diversi
allegra cascata di arte decorativa nello stile della precedenti radicalmente britannici: le Windsor Be-

29
auties, i ritratti di cortigiane e nobildonne dipinti da storia – Elena, Beatrice, la regina Maria di Scozia –
Peter Lely nella seconda metà del XVII secolo, e le nella versione delle attrici ingaggiate per i tableaux
Hampton Court Beauties commissionate dalla regina vivants dell’Empire British Exhibition di Wembley
Anna a Godfrey Kneller ai principio del XVIII secolo (1924) oppure di Miss America 193477.
(tutt’e due le serie sono a Hampton Court), ma anche «La civiltà dipende da sicuri centri di potere in
i ritratti femminili dell’‘inventore della celebrità’ sir cui fioriscono artisti e mecenati»78, o forse no.
Joshua Reynolds. A questi modelli nazionali, gli artisti Sicuramente, «con le commissioni, accade spesso
avevano aggiunto le connessioni transnazionali (e che il risultato sia completamente diverso dalle
ironiche) di modelli popolari, come le bellezze della aspettative»79.

Note 20
Ivi, p. 21.
21
E. Castelnuovo, D. Gamboni, La Suisse dans le paysage arti-
1
K. Clark, Provincialism. Presidential Address, Oxford 1962, stique. Le problème métodologique de la géographie artistique,
p. 3. in «Zeitschrift für Schweizerische Archäologie und Kunstge-
2
Ibidem. Per la storia dell’English Association, W. Baker, E. schichte», 41, 1984, p. 65 e T. DaCosta Kauffman, Toward a
Treharne e H. Lucas, The English Association: One Hundred Geography of Art, cit., p. 8.
Years On, Oxford 2006. 22
I. Lavin, Introduzione a E. Panofsky, Tre saggi sullo stile. Il
3
T. DaCosta Kauffman, Toward a Geography of Art, Chicago Barocco, il cinema e la Rolls-Royce, Milano 1996.
2004, pp. 91-92. 23
T. DaCosta Kauffman, Toward a Geography of Art, cit., p.
4
N. Pevsner, The Pioneers of the Modern Movement, London 123.
1936, pp. 204-205. 24
K. Clark, Preface, in Moments of Vision, London 1981.
5
Ibidem. Il passaggio fu eliminato nell’edizione per i Pelican 25
R. Hausherr, Kunstgeographie, in «Rheinische Vierteljahrs-
Books del 1960, quando apparve con il titolo Pioneers of blätter», XXXIV, 1970, pp. 158-171 e T. DaCosta Kauffman,
Modern Design, cfr. A. Causey, Pevsner and the Englishness, Toward a Geography of Art, cit., p. 8.
in Reassessing Nikolaus Pevsner, a cura di P. Draper, Abington 26
E. Castelnuovo, C. Ginzburg, Centro e periferia, in Storia
2004, pp. 161-163. Per la bibliografia completa di Pevsner, dell’arte italiana. Materiali e problemi, a cura di G. Previtali,
anche su questi argomenti, J. Barr, Sir Nikolaus Pevsner. A Torino 1979, I, Questioni e metodi, pp. 285-352. Per le molte
Bibliography, Charlottesville 1976. traduzioni, cfr. l’Introduzione di Ginzburg alla nuova edizione
6
La citazione e quelle successive, dove non diversamente spe- (Milano 2019), in particolare p. 11. Per la sua fortuna ‘glo-
cificato, sono tratte da N. Pevsner, The Englishness of English bale’, T. DaCosta Kauffman, Toward a Geography of Art,
Art, London 1956, p. 16. cit., pp. 97-98, 156-157 e passim.
7
Ivi, p. 24. 27
Questa citazione e quelle successive, dove non diversamente
8
Ivi, p. 206. specificato, sono tratte dal Verbale 17 febbraio 1965, Archivio
9
Ivi, pp. 186-192. Le novità nella pianificazione urbanistica storico Einaudi, Verbali, b. 5 f. 323, citato in L.P. Nicoletti,
britannica erano documentate regolarmente dall’«Architec- Enrico Castelnuovo, consulente Einaudi tra gli anni Sessanta
tural Review», la rivista di cui Pevsner era editore dalla fine e Settanta, in «Ricerche di storia dell’arte», 123, 2017, p. 23.
della guerra. Al saggio si rimanda più in generale per l’apprezzamento di
10
Ivi, p. 206. Castelnuovo del volume di Clark, di cui lo studioso italiano
11
Ivi, p. 25. avrebbe dovuto curare l’introduzione e che uscì in italiano
12
K. Clark, Introduction, in R. Fry, Last Lectures, Cambridge per Einaudi come Il revival gotico. Un capitolo di storia del
1939, p. IX. gusto (1970). Il volume piacque anche a Ferdinando Bologna,
13
R. Shone, Bloosmbury Portraits. Vanessa Bell, Duncan Grant che ne segnalò le intuizioni vitali per il dibattitto in corso in
and Their Circle, London 1993, pp. 34-35. Dalle arti minori all’industrial design. Storia di un’ideologia
14
C. Harrison, English Art and Modernism, 1900-1939, New (1972), Napoli 2009, pp. 118-119, 144-145, 189-191 e passim.
Haven-London 1981, p. 54. 28
E. Castelnuovo, C. Ginzburg, Centro e periferia, cit., p. 285.
15
V. Woolf, Mr. Bennett and Mrs. Brown, in Collected Essay, a 29
Ivi, p. 286.
cura di L. Woolf, London 1966, I, p. 321. 30
O. Rossi Pinelli, Le storie dell’arte dopo il ’68, in La storia
16
K. Clark, Introduction, cit., p. IX. Su questi temi, mi permetto delle storie dell’arte, a cura di O. Rossi Pinelli, Torino 2014,
di rimandare anche a Democratic Highbrows. Bloombury Bet- pp. 472-490.
ween Élite and Mass Culture, a cura di M. Lops e A. Trotta, 31
K. Clark, Heroic Materialism, in Civilisation. A Personal
Milano 2017 e A. Trotta, Il Rinascimento in cornice. Critica View, London 1973, pp. 226-246.
d’arte e pubblico a Londra 1880-1930, Napoli 2019, pp. 73- 32
J. Wyver, Television, in Kenneth Clark. Looking for Civilisa-
121. tion, cat. mostra, London 2014, a cura di C. Stephens e J.-P.
17
R. Fry, Reflections on British Painting, New York 1934, p. Stonard, London 2014, pp. 123-131.
23. 33
Sulla ‘rivoluzione’ attivata negli studi di storia dell’arte dalla
18
Ivi, p. 27. proposta di Kubler, G. Previtali, Introduzione a G. Kubler,
19
Ivi, p. 26. La forma del tempo, Torino 1976 e T. DaCosta Kauffmann,

30
Toward a Geography of Art, cit., pp. 219-238. È utile ricordare «Sunday Times» e invece piacque al critico ‘modernista’
che nel 1959 per la celebre Pelican History of Art – la collana Raymond Mortimer, secondo Clark fu il più tradotto tra i
diretta da Pevsner per l’editore Penguin di Londra – George suoi saggi dopo Civilisation, cfr. J. Stourton, Kenneth Clark,
Kubler e Martin Soria avevano pubblicato Art and Architec- cit., pp. 310-311.
ture in Spain, Portugal and American Dominions, 1500-1800. 58
Su Clark e Leonardo, cfr. l’interessante introduzione di Mar-
34
K. Clark, Provincialism, cit., p. 4. Tutti d’accordo, forse, tin Kemp a K. Clark, Leonardo da Vinci, London 1993; J.- P.
tranne uno: nel 1938, infatti, il giovane Anthony Blunt aveva Stonard, Looking for Civilisation, in Kenneth Clark. Looking
celebrato la qualità dell’arte britannica nella sua espressione for Civilisation, cit., pp. 19-21 e F. Fiorani, Kenneth Clark
più ‘tipica’ – la pittura del XVIII e XIX secolo, quell’anno and Leonardo. From connoisseurship to broadcasting to digital
in mostra al Louvre – e aveva descritto come «notevole» technologies, in Leonardo in Britain. Collections and recep-
l’effetto che l’esposizione aveva prodotto sul pubblico con- tions, atti del convegno, a cura di J. Barone e S. Avery-
tinentale, cfr. A. Blunt, Arte inglese a Parigi, in Idem, L’occhio Quash, Firenze 2019, pp. 353-375.
e la storia. Scritti di critica d’arte (1936-1938), a cura di A. 59
K. Clark, The Blot and the Diagram, cit., p. 29.
Negri, Udine 1999, pp. 245-246. 60
A. Harris, Romantic Moderns. English Writers, Artists and
35
Questa citazione e quelle successive, dove non diversamente the Immagination from Virginia Woolf to John Piper, London
specificato, sono tratte da K. Clark, Provincialism, cit., p. 4. 2010, p. 107. Sulla reazione alla cultura francese e, più in
Poco più di dieci anni dopo, il tema avrebbe meritato un generale, alla visione cosmopolita e internazionalista di Fry,
numero monografico della rivista francese diretta da André B. Joyeux-Prunel, Les avant-gardes artistiques 1848-1918.
Chastel «Revue de l’Art», che coinvolse l’élite della storia Une histoire transnationale, Paris 2015, pp. 425-433.
dell’arte britannica contemporanea, compreso Clark. Cfr. I. 61
K. Clark, The Skin of Our Teeth, in Civilisatiopoole@libero.it,
Miarelli Mariani, Nota a A. Blunt, Sulle origini della critica e cit., pp. 17-18.
della storia dell’arte in Inghilterra, in «Annali di critica 62
K. Clark, The Artist and the Patron, in «The Listener», 580,
d’arte», XII, 2016, pp. 27-42. 1940, p. 380 e C. Stephens, Patron and Collector, cit., pp.
36
K. Clark, Provincialism, cit., p. 3. 89-90. Cfr. anche M. Secrest, Kenneth Clark, London 1984,
37
Ivi, p. 4. p. 108.
38
Ibidem. 63
K. Clark, Another Part of the Wood. A Self-Portrait, London
39
Ivi, p. 5. 1974, p. 211.
40
Ibidem. 64
Sul mercato dell’arte in questi anni, cfr. A. Stephenson,
41
Ivi, pp. 6-7. “Strategies of Situation”: British Modernism and the Slump c.
42
Ivi, p. 7. 1929-1934, in «Oxford Art Journal», 14, 1991, pp. 30-51 e
43
Ivi, p. 9. A. Trotta, Il Rinascimento in cornice, cit., pp. 98-122.
44
Ibidem. Per Palmer ultimo pittore di ‘paesaggio ideale’ nella 65
Sulla progressiva sostituzione di Bell e Grant con Moore,
storia dell’arte europea, cfr. K. Clark, Lanscape into Art, Sutherland e Piper – ma anche con gli artisti neo-figurativi
London 1949, pp. 71-73. Per Clark collezionista di Palmer, del gruppo di Euston Road, come Victor Pasmore – nelle
e sull’influenza esercitata dalla sua predilezione sugli artisti preferenze di Clark, specialmente dopo la morte di Fry, J.
che frequentavano la sua casa a Portland Place, C. Stephens, Stourton, Kenneth Clark, cit., p. 147. Che gli artisti inglesi
Patron and Collector, in Kenneth Clark. Looking for Civilisa- della generazione di Bell e Grant corressero il rischio di
tion, cit., p. 83. essere «artisti minori», provinciali perché né nazionali né
45
S. Schama, The Face of Britain, London 2015, p. 389. veramente internazionali, lo aveva segnalato anche C. Bell,
46
K. Clark, Provincialism, cit., p. 8. The New Post-Impressionist Show, in «The Nation», 25 ot-
47
R. Fry, Reflections on British Painting, cit., p. 17. tobre 1913, p. 172. Cfr. B. Joyeux-Prunel, Les avant-gardes
48
K. Clark, Provincialism, cit., p. 10. artistiques, cit., p. 432.
49
Ivi, p. 11. 66
C. Reed, Bloomsbury Rooms: Modernism, Subculture and Do-
50
Sull’impegno di Clark come promotore culturale su scala mesticity, London 2004, p. 230. Sulle decorazioni d’interni
globale, cfr. almeno S. Pearse, Sir Kenneth Clark, Deus ex che Bell e Grant realizzarono a cominciare dagli anni Venti,
machina of Australian Art, in «Melbourne Art Journal», per committenti, amici e per sé stessi, cfr. R. Shone, Bloom-
11/12, 2009, pp. 104-119 e più di recente M. Osborne, Buy- sbury Portraits, cit., pp. 220-253.
ing British. Sir Kenneth Clark’s purchases of modern British 67
Così Vanessa Bell a Jane Clark, in una lettera del 3 giugno
art for the Art Gallery of South Australia, in «Australian and 1933, cfr. H. Leaper, The «Famous Women Dinner Service».
New Zealand Journal of Art», 19, 1, 2019, pp. 70-89. A Critical Introduction and Catalogue, in «British Art Stu-
51
Ivi, p. 12. dies», 7, 2017, http://britishartstudies.ac.uk/issues/issue-in-
52
J. Stourton, Kenneth Clark. Life, Art and Civilisation, London dex/issue-7/famous-women (consultato l’8/9/2020).
2016, p. 310. 68
Così ancora Vanessa Bell a Jane Clark, in una lettera del 9
53
La citazione, da Place, il catalogo della mostra omonima cu- giugno 1933, cfr. H. Leaper, The «Famous Women Dinner
rata da Coleman, è in N. Whitley, Cultural Imperialism? Service», cit. Sulle ceramiche realizzate dai due artisti negli
British Hard-Edge Painting in the 1960s, in «Third Texte», anni Trenta e sull’influenza dei modelli di Omega, I.
XXII, 2, 2008, pp. 2012- 213. Ascombe, Omega and After. Bloomsbury and the Decorative
54
K. Clark, Aesthete’s Progress, John Murray Archive, citato Arts, London 1984, pp. 135-139. Un’immagine dal Famous
in J. Stourton, Kenneth Clark, cit., p. 310. Women Dinner Service è al n. 49.
55
K. Clark, Iconophobia, in Moments of Vision, cit., p. 49. 69
Vanessa Bell a Jane Clark, in una lettera del 21 settembre
56
K. Clark, The Blot and the Diagram, in Moments of Vision, 1932, cfr. H. Leaper, The «Famous Women Dinner Service»,
cit., p. 19. cit.
57
Ibidem. L’articolo, che sconcertò John Russell, l’editore del 70
V. Woolf, Plays and Pictures, in The Essays of Virginia Woolf,

31
a cura di A. McNeillie, IV, London 1994, p. 564. In generale, 75
Cfr. https://www.charleston.org.uk/stories/the-famous-wo-
su Woolf e le ‘arti sorelle’, cfr. V. Woolf, Immagini/Pictures, men-dinner-service/ (consultato il 15.09.2021), con molte
a cura di F. de Giovanni, Napoli 2002. immagini dei pezzi e anche di ottima qualità.
71
K. Clark, Another Part of the Wood, cit., p. 248. 76
M. Humm, Bloomsbury and the Arts, in The Handbook to
72
J. Stourton, Kenneth Clark, cit., pp. 69-78 e F. Haskell, The the Bloomsbury Group, a cura di D. Ryan e S. Ross, Lon-
Ephemeral Museum. Old Masters Paintings and the Rise of don-Oxford 2018, pp. 45-59.
the Art Exhibition, New Haven-London 2000, pp. 107-127. 77
H. Leaper, The «Famous Women Dinner Service», cit., e Fa-
73
Per Griselda Pollock, The Nude: A Study of Ideal Art (1956) mous Women, a cura di H. Leaper, The Paul Mellon Centre
fu «the arch-enemy» della critica femminista alle istituzioni for Studies in British Art, 30 novembre 2017,
della storia dell’arte, G. Pollock, Encounters in the Virtual https://www.britishartstudies.ac.uk/media/_file/articles/fa-
Feminist Museum: Time, Space and the Archive, London mous-women-revised.pdf.
2007, p. 21. Per la storica dell’arte Mary Beard, la serie tele- 78
S. Hampshire, For a Million Nobleman, in «The Listener»,
visiva (e il volume) Civilisation è ancora oggi imbarazzante, 15 gennaio 1970, pp. 90-91 e J. Stourton, Kenneth Clark,
M. Beard, Civilisations: How Do We Look/The Eye of Faith, cit., p. 341.
London 2018. 79
K. Clark, Another Part of the Wood, cit., p. 248.
74
K. Clark, The Blot and the Diagram, cit., p. 29.

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Finito di stampare nel mese di dicembre 2021
da The Factory Srl - Roma
per conto di Editori Paparo
4/2021

c onfronto

c
Studi e ricerche di storia dell’arte europea

onfronto 4/2021
Nuova serie

rivista annuale - numero 4 - anno IV - dicembre 2021


In questo numero contributi di
Gian Giotto Borrelli, Italia Caradonna,

4/2021
Naiade Chiumeo, Luigi Coiro, Teresa D’Urso,
Maria Grazia Gargiulo, Cristiano Giometti,
Philine Helas, Andrea Improta, Pierluigi Leone de Castris,
Maria Rosaria Marchionibus, Marcello Mignozzi,
Diana Sainz Camayd, Paola Setaro, Simone Soldini,
Antonella Trotta, Maria Aimé Villano

Nuova serie

Euro 40,00

ISSN 1721-6745
ISBN 978 88 31983 792
ep ep editori paparo

61569 copertina.pdf Febbraio 9, 2022 11:29:17

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