Sei sulla pagina 1di 10

Codifica e decodifica nel discorso televisivo''

Tradizionalmente, la ricerca sui mass-media ha concettua-


lizzato il processo della comunicazione in termini di circola-
zione all'interno di un anello chiuso. Questo modello è stato
criticato per la sua linearità - emittente/messaggio/ricevente
-, per il suo concentrarsi sul livello dello scambio di messag-
gi e per l'assenza di una concezione articolata dei diversi mo-
menti del processo in quanto struttura complessa di relazioni.
È possibile (e utile) però concepire questo processo nei termini
di una struttura prodotta e sostenuta dal]' articolazione di mo-
menti distinti, anche se interrelati: produzione, circolazione, di-
stribuzione/consumo e riproduzione. Così, si potrebbe pen-
sare il processo come una "struttura complessa articolata a do-
minante"', prodotta dall'articolazione di pratiche intercon-
nesse, ognuna delle quali, tuttavia, mantiene la sua peculiarità,
la sua modalità specifica, la sua forma propria ele sue condi-
zioni particolari di esistenza. Questo secondo approccio- ana-
logo a quello che forma l'ossatura dello schema della produ-
zione della merce offerto da Marx nei Grundrisse e nel Capi-
tale-ha un vantaggio implicito: ci consente di capire più chia-
ramente in che modo un circuito continuo (produzione/di-
stribuzione/produzione) può svilupparsi anche attraverso un
"passaggio di forme". Inoltre, ci aiuta a mettere in luce la pe-
culiarità delle forme in cui "appare" il prodotto del processo
in ogni sua fase specifica e, dunque, a inquadrare meglio che,
cosa distingue la "produzione" discorsiva da altri tipi di pro-·
duzione nella nostra società e nei moderni sistemi mediatici.
I:" oggetto" di queste pratiche sono i signifìcati e i messaggi,
in quanto veicoli segnici di un tipo particolare, organizzati
34 STUART HALL CODIFICA E DECODIFICA NEL DISCORSO TELEVISIVO
35

(come qualunque forma di comunicazione o di linguaggio) dal- levfsivo. Nel momento in cui un evento storico passa attraver-
.]' operare di codici all'interno della catena sintagmatica di un so il segno del discorso, viene assoggettato da tutte le complesse
discorso. Per questo, a un certo momento (quello della "pro- "7egole" formali mediante cui il linguaggio produce signi/ica-
duzione/circolazione"), gli apparati, le relazioni e le pratiche zwne. Per porre la questione in forma paradossale, possiamo
di produzione irrompono sotto forma di veicoii simbolici co- dire ~~e l'evento deve diventare una "storia" prima di trasfor-
stituiti all'interno delle regole del linguaggio. E in questa for- marsi m un evento comunicativo. In quel momento, le sotto-re-
ma discorsiva che avviene la circolazione del "prodotto". Per- . gole formali del discorso si pongono in un "rapporto di domi-
tanto, il processo richiede, al fine della produzione, i suoi stru- nanza" senza, certamente, neutralizzare l'esistenza stessa del-
. menti materiali- i "suoi" mezzi- così come una serie cli rap- ]'ev_emo storico ~ntrato nel processo di significazione, i rapporti
porti sociali (di produzione) specifici, vale a dire l'organizza- sociali che predispongono il funzionamento delle regole o le
zione e la combinazione di pratiche all'interno degli apparati conseguenze sociali e politiche cieli' evento codificato in questo
mediatici. Ma è nella forma discorsiva che avviene la circola- _modo: La ((forma del messaggio" è la <•forma d'appatenza" ne-
zione del prodotto e la sua distribuzione a diversi tipi di pub- cessaria, la forma in cui necessariamente "appare n l'evento nel
blico. Una volta messo in opera, il discorso deve essere tradotto suo passaggio dalla fonte al destinatario. È chiaro così che la tra-
-quindi nuovamente trasformato- in pratiche sociali affinché sposizione nella e dalla "forma del messaggio" (o la modalità
il circuito si completi e diventi efficace. Se non viene assunto dello scambio simbolico) non è un "momento" fortuito che
alcun ''significato'', non ci può essere nessun "consumo": per- possiamo prendere in considerazione o anche ignorare ~ se-
ché abbia degli effetti un significato deve essere necessaria- conda delle nostre convenienze. La "forma del messaggio" è un
mente articolato nella pratica. Sta qui il valore di questo ap- mo~ento determinato; an;he se, a _un altro livello, comprende
proccio: nel mostrarci in che modo l'articolazione di ogni mo- solo i movunenti di superficie del sistema della comunicazione
mento, pur essendo necessaria al circuito nel suo insieme: non ed e~ige, _a :1? alt~o st~dio, .un'l!ltegrazione necessaria nei rap-
garantisca affatto.il passaggio automatico a quello che gli suc- porti SOCJah m cm avviene il processo della comunicazione nel
cede nella catena. Poiché ogni momento ha le proprie moda- suo complesso, di cui rappresenta solo una parte.
lità specifiche e le proprie condizioni di esistenza, ognuno di Da questa prospettiva generale, potremmo tentare di ca-
essi può costituire una frattura o un'interruzione nel "passag- ratterizzare in modo sommario il processo comunicativo te-
gio di forme" da cui dipende la continuità del flusso della levisivo così come segue. Alle strutture-televisive istituzionali
(ri)produzione effettiva. con le loro pratiche e con i loro network produttivi, con i lo'.
· Per questo motivo, pur non volendo in alcun modo limita- ro rapporti organizzati e con le loro infrastrutture tecniche
re la ricerca a "seguire solo quegli indizi 'che emergono dall'a- viene richiesta la produzione di un certo programma. Ricor'.
nalisi del contenuto", dobbiamo riconoscere che la forma di- rendo all'analogia del Capitale, si può dire che questo aspet-
scorsiva del messaggio ha una posizione privilegiata nello scam- to rappresenti il "processo lavorativo" nell'ambitò discorsi-
bio comunicativo (dal punto di vista della circolazione) e che i vo. La produzion_e costruisce il messaggio a questo livello. In
momenti della ''cbdifica'1 e della "decodifica", benché "relati- un ~erto senso, dunque, il circuito comincia qui. Ovviamen-
vamente autonomi" in rapporto all'intero processo comunica- te, il processo produttivo non è esente da un suo aspetto "di-
tiVo, costituiscono momenti determinati. Un notiziario televi- scorsivo": di fatto si articola a partire da una rete di idee e di
sivo, ad esempio, non può trasmettere un evento storico "grez- significati particolari, che comprende una conoscenza prati-
zo", ovvero nella sua forma pura. Gli eventi possono essere si- ca delle procedure quotidiane della produzione, capacità
gnificati solo all'interno delle forme audiovisive del discorso te- tecmche stancamente definite, ideologie professionali, sa-
STUART HALL , CODIFICA E DECODIFICA NEL DISCORSO TELEVISIVO
36 37

peri istituzionali, schemi predefiniti, previsioni dell' audien- dificato come tale. È questo insieme di significati decodifi-
ce ecc. Si tratta di tutti elementi che stanno alla base della cati a creare "degli effetti"; a influenzare, intrattenere, istrui-
st;uttura di produzione e quindi della costituzione di un re o p_ersu~d_ere, ad ~vere conseguenze percettive, cognitive,
qualsiasi programma televisivo._ Inoltre, anche ~e sono le emoz1onal1, 1deolo~'.che o comp~;tamentali molto comples-
strutture produttive della telev1s10ne a creare 11 discorso te- s~. In un momento determmato la struttura utilizza un co-
levisivo, queste non costituiscono un sistem~ ~hmso. Il. c1~- d1~e e produce un "messaggio"; in un altro momento deter-
cuito produttivo televisivo prende argomentl, 1mpostaz1om, mn_1ato questo ('messaggio", attraverso la sua decodifica, vie-
agende, eventi, personale, immagini del pubblico e "_defini- ne Immesso nella struttura della pratica sociale. Siamo ormai
zioni della situazione" da altre fonti e da altre formaz1om di- perfettamente consapevoli che questo rientro nella sfera del-
scorsive all'interno della struttura socioculturale e politica più le pr~tiche interpretative del!' audience e quindi nell"'uso"
ampia, di cui esso costituisce una .sua parte disti~ta. Phili~ quotidiano non po~sa essere compreso in termini puramen-
Eliot ha espresso questo punto efficacemente, ali mterno di te comportamentali. I processi tipici identificati dalla ricer-
un contesto più tradizionale, nella sua analisi del modo in cui ca positivistica nello studio di aspetti isolati del circuito_ ef-
l'audience-è allo stesso tempo "fonte" e "destinatario" del fetti, usi, ''.gratificazioni" - sono a loro volta plasmati da
messaagio televisivo. Quindi - prendendo in prestito i termini strutture d1 comprensione e prodotti da rapporti sociali ed
di Ma;x - possiamo dire che la circolazione-e la ricezione so- econo?1ic~, che orientano la "realizzazione" nel momento
no "momenti" reali del processo produttivo televisivo, e che della ncez1one e che consentono ai significati veicolati dal di-
vengono reinseriti in esso attraverso una serie di- "feedback" scorso di materializzarsi nella pratica o nella coscienza (di ac-
indiretti e strutturati. Il consumo o la ricezione del messag- quistare un valore d'uso sociale o un'efficacia politica).
1
gio televisivo va inteso quin?i come un 'mom~nto" :7ero e
proprio del processo produtt1vo nel suo senso pm ampio, an-
Programma come
1: che se quest'ultimo rimane "predominante" dato che rap-
presenta il "punto di partenza per la realizzazione'.' del m~s-
discorso "significato"
' ?'
' saggio. La produzione e la ricezione del messaggio telev1s1-
vo, dunque, sono momenti in stretto rapporto ma non certo Decodifica Codifica
identici: costituiscono momenti differenziati all'interno del- Strutture di significato 1 Strutture di significato 2
la totalità prodotta dai rapporti sociali del processo comu- lì
nicativo preso nel suo insieme. . Quadri di conoscenza Quadri di conoscenza
A un certo punto, comunque, le strutture televisive de- Relazioni di produzione Relazioni di produzione
vono produrre messaggi codificati, nella forma di un discor- Infrastrutture tecniche Infrastrutture tecniche
so dotato di significato. I rapporti socio-istituzionali della pro-
duzione devono passare attraverso le regole discorsive del lin-
guaggio per "realizzare" il loro prodotto. Inizia così un ulte- Chiaramente, quelle che abbiamo indicato nel nostro dia-
riore momento, in cui le regole formali del discorso e del lin- gr~1:1ma come "strutture di significato 1)) e "strutture di si-e
guaggio sono in una posizione di dominanza. hima che ab- gn_1ficato 2" p_ossono non essere identièhe. Infatti, non costi-
bia un "effetto" (qualunque), che sodclisfi un bisogno o che tms'.'ono un"'1dentità immediata". I codici di codifica e cli de-
possa avere un certo '1 uso", il messaggio deve essere assimi- codi~1c~ posso?o n~n ,e~sere l?e~f;ttamente simmetrici. II gra-
lato come discorso dotato di significato e deve essere deco- do d1 s1mmetna- c10e 1 gradi d1 comprensione" e di "frain-
STUART HALL CODIFICA E DECODIFICA NEL DISCORSO TELEVISIVO 39

che le rappresentazioni della violenza sullo schermo televisi-


tendimento" nello scambio comunicativo - dipende dai livelli
vo "non sono violenza, ma messaggi sulla violenza" (Gerb-
di simmetria/asimmetria (rapporti di equivalenza) stabiliti tra
ner 1970): tuttavia, abbiamo continuato a parlare delle que-
le posizioni delle "personificazioni", codificatore-~roduttore
st1on1 connesse con la violenza come se fossimo del tutto in-
e decodificatore-ricettore. Ma questo, a sua v?lta, dipende dal
capaci di capire questa distinzione epistemologica.
grado di identità/non-identità esistente fra i codici che tra-
Quello televisivo è un segno complesso. Si costituisce
smettono (sia in modo perfetto che unperfetto), mterrompo-
no distorcono sistematicamente ciò che è stato trasme.sso. mediante la combinazione di due tipi di discorso: uno visuale
O l'altro uditivo. Inoltre, secondo la terminologia di Peirce, sÌ
La mancata corrispondenza tra i codici dipende dalle diffe-
tratta d1 un segno iconico, poiché "possiede alcune delle
renze strutturali (di relazione e di posizione) tra emittente e
proprietà della cosa rappresentata" (Peirce 1931). Questo
audienre, ma anche dal!' asimmetria fra i codici della "fonte"
del "destinatario" al momento della trasformazmne punto ha suscitato grande confusione ed è stato oggetto di
e~ elli · · Le cosi'dd ette co1;tro".ers1e mt~nse nello studio del linguaggio visuale. Poi-
all'interno e all'esterno della forma discorsiva.
che il discorso v1s1vo traduce un mondo tri-dimensionale in
"distorsiorii" 0 "incomprensioni" emerg:mo prec1sa~ente
piani br-dimensionali, non può essere, ovviamente, il referente
·dalla mancanza di equivalenza fra i due poli dello ~;amh10 co-
o il concetto da esso significato. Il cane di un film può ab-
municativo. Ancora una volta, questo conferma la relauva au-
tonomia" ma anche la "determinatezza", dell)entrata e del- baiare, ma non certo mordere! La realtà esiste al di fuori del
linguaggio, ma è costantemente mediata da e attraverso il lin-
l'uscita d~l messaggio nelle sue fasi discorsive. "
r.; applicazione di questo paradigma rudunentale ha giaco- guaggio: èiò che possiamo conoscere e ciò che possiamo di-
minciato a trasformare la nostra mterpretaz1one della vecchia re deve essere prodotto con e attraverso il linguaggio. La "co-
n_oscenza" discorsiva è il prodotto non di una rappresenta-
espressione <'contenuto televisivo'~- Stiamo semplicemente
z10ne trasparente del "reale" nel linguaggio, ma dell'artico-
iniziando a capire in che modo potra anche trasformare la no-
lazione del linguaggio con rapporti e condizioni reali. Non
stra comprensione della ricezione, della lettura e della n-
esiste q:'indi alcun discorso intelligibile che non si avvalga di
sposta dell'audience. Nell'ambito delle_ scienze della ~om1;1-
un codice. Proprio per questo, i segni iconici sono anch'es-
nicazione la nascita di nuovi parad1gm1 viene annunciata 11:
si segni codificati - benché in questo caso particolare i codi-
continuazione: per questo bisogna procedere con cautela. M1
ci funzionino in maniera diversa da quella degli altrt segni.
sembra però che oggi esistano basi certe per afferm_are che
Non c'è un grado zero del linguaggio. Il naturalismo e il
si sta aprendo una fase davvero med!ta e prnttosto stunolan-
"realismo" -l'apparente fedeltà della rappresentazione alla
te nella cosiddetta ricerca sul!' audience. A entra1;1be le estre-
cosa o al concetto rappresentato - vanno considerati come
mità della catena comunicativa, l'uso del pa_rad1gma semio-
tico promette la dissoluzione di quel behav10nsmo d1;1ratu-
il prodotto di una specifica articolazione del linguaggio ri-.
ro che da tanto tempo sta condizionando la ncerca sui mass spetto al "reale". Sono il risultato di una pratica discorsiva.
Alcuni codici, è chiaro, possono essere piuttosto diffusi in
media, soprattutto per quanto riguarda foppro~ci? al con-
determmate comunità linguistiche: assimilati già dall'infanzia
tenuto. Anche se sappiamo che i programmi televis!Vl non co-
dai membri di queste comunità appariranno .loro non più co- ·
stituiscono degli stimoli meramente comporta°:~ntali, come
me costruiti - come l'effetto di un'articolazione fra segno e re-
semplici colpi al ginocchio, per la ricerca_trad1z1onale ~em-
bra essere stato quasi impossibile concepire il processo co- fere1:te .- be?,SÌ co~e ."naturalmente" dati. In questo senso, i
segni visuali semplici sembrano aver raggiunto una "quasi
munic.ativo senza incorrere in una qualche vanante del beha-
viorismo. Ormai è chiaro a tutti, come ha osservato Gerbner, universalità": benché resti sempre una qualche evidenza che
STUART HALL CODIFICA E DECODIFICA NEL DISCORSO TELEVISIVO 41

1
i.codici visivi anche apparentemente ' naturali" sono cultu- lo linguistico: il segno linguistico "mucca" non possiede nes-
rahnente specifici. In ogni caso, questo non significa che non suna delle proprietà della cosa che rappresenta, mentre il se-
sono intervenuti dei codici, ma semplicemente che tali codi- gno visivo sembra possederne almeno alcune.
ci sono stati radicalmente naturalizzati. Il funzionamento dei Questo. può aiutarci a risolvere alcuni dei problemi in cui
codici naturalizzati mostra non la trasparenza e la "naturalità" naviga la linguistica attuale e anche a definire in modo più chia-
dellinguaggio, ma la profondità, la familiarità e la quasi-uni- r~ alcuni dei termini chiave di questo saggio. Oggi la lingui-
versalità dei codici in uso; che producono identificazioni ap- stica ricorre spesso alla distinzione fra "denotazione» e "con-
parentemente "naturali" il cui effetto (ideologico) fonda- notazione". Il termine "denotazione" è ampiamente associa-
mentale è quello dinascondere le pratiche di codificazione al- to al significato letterale di un segno: poiché (specialmente
!' opera. Non dobbiamo però farci ingannare dalle apparen- quando viene utilizzato un discorso visivo) questo significato
ze. In realtà, i codici naturalizzati mettono chiaramente in lu- letterale è riconosciuto in maniera quasi universale, la "deno-
ce gli automatismi tipici di quelle situazioni in cui esistono un tazionen è stata spesso confusa con una trascrizione letterale
allineamento e una reciprocità quasi totale - un'equivalenza della "realtà" nel linguaggio, e quindi scambiata con un "se-
di fondo - tra la fase di codifica e quella di decodifica in uno gno naturale" prodotto senza l'intervento di un codice. Dal-
scambio di significati. Nella fase di decodifica, il funziona- 1' altra parte, attraverso la ''connotazione" si vogliono indica-
mento dei codici assumerà spesso lo status di una percezione re significati associativi meno stabili e quindi più convenzio-
naturalizzata. È proprio questo aspetto che porta a farci pen- nali e mutevoli, che chiaramente variano da un'istanza al!' al-
sare che il segno visivo che sta per "mucca" è in realtà (e non tra e dipendono necessariamente dall'intervento dei codici.
soltanto che rappresenti) l'animale mucca. Ma se pensiamo al- Non useremo qui in questo modo la distinzione denota-
la rappresentazione visiva della mucca in un manuale di zoo- zione/connotazione. Dal nostro punto di vista, tale distin-
tecnia o, piuttosto, al segno linguistico mucca, vediamo che so- z1?ne è soltanto analitica. Può essere utile, nel!' analisi, ap-
no entrambi arbitrari, a livelli diversi, rispetto al concetto di plicare una qualche regola, anche approssimativa, allo sco-
ànimale che rappresentano. r.; articolazione di un segno arbi- po di distinguere fra quegli aspetti di un segno che appaio-
trario - sia visivo che verbale - con il concetto del suo refe- n_o (_all'interno di una qualunque comunità linguistica in qual-
rente non è un prodotto della natura ma delle convenzioni, e siasi momento) come il suo significato "letterale" (denota-
questo convenzionalismo discorsivo richiede l'intervento, e il zione) e i significati possibili a cui un segno può essere asso-
sostegno, di codici. Per questo, Eco sostiene che i segni ico- ciato (connotazione). Ma non dobbiamo scambiare distin-
nici "appaiono come oggetti del mondo reale proprio perché zioni analitiche per distinzioni nel mondo reale. Ci saranno
riproducono le condizioni (ovvero i codici) della percezione pochissime istanze in cui i segni organizzati in un discorso
dell'osservatore". Queste "condizioni della percezione" sono, esprimono solo il loro significato "letterale" (ovvero quello
tuttavia, il risultato di una serie di operazioni altamente co- quasi-universale sancito convenzionahnente). Nel discorso ef-
. dificate, pur se virtualmente inconsce, e inerenti all'atto del- fettivo, la maggior parte dei segni mescolano gli aspetti de-
la decodifica. Quanto stiamo affermando vale sia per l'im- notativi a quelli connotativi (nel senso in cui li abbiamo ri-
magine fotografica che per quella televisiva, come per qua- definiti più sopra). A questo punto, potremmo chiederci a co.-
lunque tipo di segno. In ogni caso, i segni iconici si prestano sa possa servirci tale distinzione. Si tratta soprattutto di una
in modo particolare a essere "letti" come naturali non solo per- questione di valore analitico: i segni sembrano acquistare il
ché i codici visivi di percezione sono ampiamente diffusi, ma loro pieno valore ideologico - si mostrano aperti al!' artico-
anche perché questo tipo di segno è meno arbitrario di quel- ]azione con discorsi e significati più ampi - soprattutto al li-
STUART HALL CODIFICA E DECODIFICA NEL DISCORSO TELEVISIVO
42 43

velh dei significati "associativi" (cioè al livello connotat_ivo), informale di vestire. Infine, collocato in un contesto visivo
perché qui i "significati" non sono apparentemente fissau nel- adatto e posizionato da un sotto-codice romàntico, può an-
la percezione naturale (cioè non sono completamente natu: che connotare una "lunga passeggiata autunnale nei boschi".
ralizzati) e così la loro fluidità significativa e associat1va puo I codici di questo tipo, chiaramente, immettono ilsegno in
essere maggiormente sfruttata e trnsformata. Quindi è al li- rapporti specifici con i più ampi universi ideologici di una cer-
vello connotativo del segno che le 1deolog1e s1tuaz1onah al- ta società. Questi codici sono i mezzi attraverso i quali il po-
terano è trasformano la significazione. A questo livello, pos- tere e l'ideologia producono significati all'interno di discor-
siamo vedere più chiaramente l'intervento attivo delle ideo- si determinati, come a dire che inseriscono i segni nelle "map-
logie nel e sul discorso: qui.il segno si apre a nuove acce_n- pe di significato" che ordinano ogni cultura specifica. Eque-
tuazioni e, per riprendere i termini di Volosin~>V, entra p1~- ste "mappe della realtà sociale" contengono l'intero campo
namente nella lotta sui significati, nella lotta d1 classe per il di significati, pratiche (e usi specifici), potere e interessi iscrit-
linguaggio. Con questo non vogliamo in nessun modo affer- ti in esse. I livelli connotativi dei significanti, secondo Barthes
mare che il significato denotativo o "letterale" stia al d1 fuo- (1964), "sono in stretta comunicazione con la cultura, la co-
ri delle ideologie. Anzi, potremmo dire che il valore ideolo- noscenza e la storia ed è attraverso di essi, per così dire, che
gico di un segno venga solidamente fissato propno nel 1;;0- il mondo circostante invade il sistema linguistico e semanti-
mento in cui diviene pienamente umversale e naturale . I co. Sono, se volete, i frammenti dell'ideologia". - _
termini "denotazione" e "connotazione", dunque, rappre- Il cosiddetto livello denotativo del segno televisivo è fis-
sentano solo degli strumenti analitici per distinguere, in con- sato da alcuni codici molto complessi (ma limitati o "chiu-
testi particolari, non fra la presenza/assenza dèll'ideologia nel si"). Il suo livello connotativo, pur se delimitato, è più aper-
linguaggio, ma tra i diversi livelli in cui si intersecano I d1~cors1 to, soggetto a trasformazioni più attive in grado di sfruttare i
e le ideologie. Il livello della connotazione del segno_ v1s1vo, suoi valori polisemici. Qualunque segno costituito in questo
del suo riferimento e posizionamento contestuale nei diver- modo può potenzialmente essere trasformato in più di una
si campi discorsivi del significato e del!' associazione, è il pun- configurazione connotativa. La polisemia, comunque, non va
to in cui segni già codificati si intersecano con I cod1c1 ~e- scambiata con il pluralismo. I codici connotativi non sono
mantici più profondi di una cultura e assumono ultenon e uguali fra loro. Ogni società/cultura tende, con diversi livel-
più attive dimensioni ideologiche. Possiamo prendere un li di chiusura, a imporre le sue classificazioni del mondo so-
esempio dal discorso pubblicitario. In effetti, nemmeno qm ciale, culturale e politico. Tali classificazioni costituiscono un
esistono rappresentazioni "puramente denota~i:7e" e meno ordine culturale dominante, che tuttavia non è né univoco né
che mai "naturali". In pubblicità, ogni segno v1s1vo connota indiscusso. Tale questione di una "struttura dei discorsi ar-
Una qualità, una situazione, un v~or_e _o un'~fer~~za (presente ticolata a dominante" è un punto cruciale. Le diverse aree del-
come un'implicazione o come s1gmf1cato 1mphc1to) a secon- la vita sociale sembrano costituirsi come campi discorsivi, ge~
da del posizionamento connotativo. Nell'esempio di Barthes, rarchicamente organizzati in significati dominanti o privile-
il golf indica sempre "un indumento cald~" (de~otazione) e giati. Gli eventi improvvisi, problematici o destabilizzanti
quindi l'attività/valore "mante~ere caldo : Ma'.; ~nche pos- che urtano le nostre aspettative e che contrastano i nostri "co-
sibile, ai suoi livelli più connotat1VI, che s1gnif1ch1 1~rnvo del- strutti di senso comune", la nostra conoscenza "data per
l'inverno" o 'un giorno freddo". ~ nei sotto-cod1c1 syecia-
1
scontata" delle strutture sociali, devono essere ricondotti a
lizzati dèlla moda, un golf può anche connotare uno stile ele- campi discorsivi specifici prima di poter essere inseriti nel
11
gante del!' haute couture oppure, alternativamente, un modo mondo del senso". La "mappatura" più comune colloca gli
44 STUART HALL CODIFICA E DECODIFICA NEL DISCORSO TELEVISIVO
45
eventi nuovi in uno dei campi o domini già esistenti delle cità sog?ettiv~ di porli in una_ relazione creativa sia fra di loro che
"mappe della realtà sociale e della sua problematica". Dicia- con altri segm: una capacità che è, in se stessa, la condizione per
mo dominanti, non ('determinati", perché-è sempre possibi- una completa consapevolezza del proprio ambiente totale.
le ordinare, classificare, interpretare e decodificare un even-
to all'interno di più di una mappa. Ma comunque "domi- Qui la nostra polemica riguarda soprattutto la nozione di
nanti" perché esiste un modello di "letture privilegiate", "c~p.ac1tà soggettiva": come se il referente di un discorso te-
ognuna con un ordine istituzionale/politico/ideologico in- lev1s1vo fosse. un fatto oggettivo e il livello interpretativo una
trinseco, divenute a loro volta istituzionalizzate. I campi dei faccenda md1':1duale ~privata.Sembra vero piuttosto il con-
"significati _privilegiati" eontengono in sé l'intero ordina- tran_o. La pratica telev1S1va assume responsabilità "oggettiva"
mento sociale in quanto serie di significati, pratiche e cre- (c1oe s1stem1ca) precisamente a causa delle relazioni che in-
denze: la conoscenza quotidiana delle strutture sociali (di "co- ter_cor_rono fr~- i diversi segni in ogni istanza discorsiva, e
me funzionano le cose a fini pratici in ogni cultura"), le ge- qumd1 prescnve, delimita e riorganizza continuamente il ti-
rarchie di potere e d'interesse e la struttura delle legittima- po di "consapevolezza del proprio ambiente totale" in cui
zioni, dei limiti e delle sanzioni. Dunque, per chiarire un vengono collocari questi elementi.
"fraintendimento" al livello connotativo dobbiamo riferirci, Questo ci conduce alla questione dei fraintendimenti. I
· attraverso i codici, agli ordinamenti della vita sociale, del po- produttori tele~ivi che scoprono che i loro messaggi "non rie-
tere economico e politico e all'ideologia. Inoltre, poiché que- scono a passare s1 preoccupano spesso di sciogliere i nodi del-
ste mappe sono "articolate a domina11te" ma non chiuse, il la c.atena comunicativa, per facilitare in. questo modo !'"effi-
processo comunicativo consiste non nell'assegnazione apro- cacia'.' del!~ propria comunicazione. Gran parte della ricerca
blematica di ogni elemento visivo a una posizione data al- che nvend1ca l'oggettività della "policy oriented analysis" ef-
l'interno di una serie di codici pre-disposti, bensì in regole fettua q.uesto compho a".'m.inistrativo cercando di capire
peiformative- regole di uso e competenza, o di logica prati- quanto il pubblico ncord1 d1 un messaggio e quindi di mi-
ca - che cercano attivamente di imporre o di promuovere un gliora.re 11 livello di efficacia comunicativa. Non c'è alcun
campo semantico rispetto ad altri e di condurre gli elemen- du9b10 che esistono anche fraintendimenti di tipo letterale.
ti dentro o fuori dalle loro cornici specifiche di significato. Il telespettatore. non conosce i terniini impiegati, non riesce
La semiologia formale ha trascurato spesso questo lavoro in- a. segmre la log'.ca complessa dell'argomento o dell'esposi-
terpretativo, anche se esso costituisce, di fatto, i rapporti rea- z10ne, ha poca d1IDest1chezza con il linguaggio, trova i concetti
li delle pratiche della produzione televisiva. · troppo strani o difficili o viene ingannato dalla narrazione
Se si fa riferimento a significati dominanti, dunque, non espositiva. Più spesso, però, i produttori televisivi appaiono
si parla affatto di un processo unilaterale che governa la si- preoccupati dal fatto che l'audience non sia riuscita ad affer-
gnificazione di tutti gli eventi. Tale processo consiste, inve- rare il significato nel modo in cui loro avrebbero voluto. Con
ce, nel "lavorò" necessario per imporre, rendere plausibile o questo, ciò che essi voglion~. realmente dire è che i telespet-
indirizzare come legittima una decodificazione dell'evento taton non stanno agendo ali Interno del codice "dominante"
entro i limiti delle definizioni dominanti in cui è stato con- o "privilegiato". Il loro ideale è quello di una "comunicazio~-
notato. Come ha sottolineato Terni (1973): ne perfettamente trasparente": invece, devono confrontarsi
spesso con una "comunicazione sistematicamente distorta"2
Con la parola lettura indichiamo non solo la capacità di identifi- Negli ultimi anni, le discrepanze di questo tipo sono sta:
care e decodificare un certo numero di segni, ma anche la capa- te spiegate d1 solito facendo riferimento alla nozione di "per-
STUART HALL CODIFICA E DECODIFICA NEL DISCORSO TELEVISIVO
47
cezione selettiva". Questa è la chiave di volta attraverso cui sizionamenti hanno bisogno di essere testati empiricamente
un pluralismo residuale scavalca gli ostacoli di un processo e quindi di ulteriore elaborazione. Ma la tesi secondo cui la
altamente strutturato, asimmetrico e squilibrato. Certamen- decodifica non d<;riva necessariamente dalla codifica, per
te, ci saranno sempre letture private, individuali e differen- CUI I due processi non sono identici, rafforza l'idea della
ti. Ma la "percezione selettiva" non è mai tanto selettiva, ca- ".corrispondenza non necessaria". E qu~sta prospettiva ci
suale o privata quanto il concetto sembra suggerire. La strut- aiuta anche a decostruire il significato corrente del "frain-
tura mostra, attraverso alcune varianti individuali, dei rag- tendimento" nell'ambito di una teoria della "comunicazione
gruppamenti significativi. Ogni nuovo _approccio agli studi sistematicamente distorta)'.
sul!' audience dovrà quindi cominciare con una critica della Il primo dei posizionamenti è quello "egemonico-domi-
teoria della "percezione selettiva". nante". Quando lo spettatore assume un significato conno-
Abbiamo precedentemente sostenuto che, dal momento tato, per esempio, da un notiziario o da un prooramma di at-
che non esiste alcuna corrispondenza necessaria fra la codi- tualità in modo aproblematico, e decodifica il ;,essaggio uti-
fica e la decodifica, la prima può cercare di "orientare)} ma lizzando lo stesso codice di riferimento con cui è stato codi-
rion di determinare la seconda, che ha le sue proprie condi- ficato, possiamo dire di questo soggetto che sta operando al-
zioni di esistenza. A meno che queste non siano del tutto l'interno del codice dominante. Questo rappresenta l'ideal'ti 0

aberranti, la codifica fornirà semplicemente alcuni dei limi- po della "comunicazione perfettamente trasparente" - o al-
ti e dei parametri attraverso cui opererà la decodifica. Se men_o quello che noi adottiamo per "tutti i fini pratici". Al
non ci fossero questi limiti, il pubblico potrebbe leggere suo mterno, possiamo distinguere i posizionamenti prodot-
quello che vuole in qualunque messaggio. Non c'è dubbio che ti dal codice professionale. Questo è il posizionamento (pro-
esistono anche fraintendimenti di questo tipo, ma la vasta dotto da quello che dovremmo forse identificare come l' o-
gamma di possibilità interpretative deve contenere comun- perare di un "metacodice") che assumono i professionisti dei
qùe un certo grado di reciprocità fra codifica e decodifica, al- media quando codificano un messaggio che è già stato dota-
trimenti non potremmo neanche parlare di uno scambio co- .to di senso in modo egemonico. Il codice professionale è
municativo effettivo. Tuttavia, questa "corrispondenza" non "relativamente indipendente" dal codice dominante, perché
è già data, bensì costruita; non è qualcosa di "naturale", ma applica modifiche e criteri propri, soprattutto di natura tec-
il prodotto di un'articolazione fra due momenti distinti. Il pri- nico-pratica. Ma questo codice professionale, comunque,
m_o di questi momenti non può determinare, in modo auto- opera nell'ambito dell"'egemonia" del codice dominante. In
matico, i codici da utilizzare nella decodifica. Altrimenti la effetti, esso serve a riprodurre le definizioni dominanti met-
comunicazione sarebbe un circuito perfettamente equiva- tendo fra parentesi la loro qualità egemonica e operando in-
lente e ogni messaggio niente altro che un'istanza di "comu- vece con codificazioni professionali che eseguono correzio-
nicazione perfettamente trasparente". Dobbiamo pensare, ni mettendo in primo piano questioni apparentemente neu-
dunque, alle diverse articolazioni possibili tra codifica e de- tre e tecniche come la qualità dell'immagine, il valore delle
codifica. Per elaborare ulteriormente questi concetti, _pro- notizie e della loro presentazione, la qualità televisiva, la
pongo alcuni dei posizionamenti possibili inerenti all'atto "professionalità" e così via. Le interpretazioni egemoniche,
della decodifica, cercando di mantenere in primo piano la per esempio,_ della politica dell'Irlanda del Nord, del colpo
questione-della "corrispondenza non necessaria". d1 Stato m Cile o del!' Industria! Relations Bill sono in buo-
Abbiamo identificato tre posizionamenti ipotetici con cui . ~a misura prodotte da élite politiche o militari; la scelta par-
costruire la decodifica di un discorso televisivo. Questi po- ticolare delle occasioni e dei formati della presentazione, la
STUART HALL CODIFICA E DECODIF!CA NEL DISCORSO TELEVISIVO 49

selezione del personale, la valutazione delle immagini e l' or- dei significati possibili di un intero settore di rapporti in una
ganizzazione dei dibattiti vengono p~escelti e coml:,inati at- data società o cultura e b) porta con sé il crisma della legit-
traverso l'operare del codice professionale. Come 1 profes: timità e coincide con ciò che è "naturale)), "inevitabile" e
sionisti della televisione siano in grado simultaneamente d1 "scontato" sull'ordine sociale. La decodifica all'interno del-
operare con codici propri "relativamente autonomi" e ~i la versione negoziata pressupone una combinazione di ele-
comportarsi in modo da riprodurr~ (non_ ~enza c_ontradd1- menti di convergenza e di opposizione: riconosce la legitti-
zioni) il significato egemomco d1 tal! eventi e questione _com- mità delle definizioni egemoniche nel formulare le_grandi si-
plessa che non può essere ult~riormente _approfond1_ta m gnificazioni (astratte), mentre, a un livello più ristretto e con-
questa sede. Basti qui dire che 1 profess10mst1 dei medi~ ~o- tingente (situato), crea le proprie regole di base (ovvero ope-
no legati alle élite decisionali non solo attraverso la pos!Zlo- ra con delle eccezioni alle regole date). Concede una posi-
- ne istituzionale della televisione stessa, in quanto "apparato zione di privilegio alle definizioni dominanti degli eventi,
ideologico" (Althusser 1970), ma anche dalla struttura del- ma si riserva il diritto di contrattare l'applicazione alle "con-
l'accesso (ovvero dalla sistematica preponderanza m televi- dizioni locali", alle proprie posizioni più co,porative. Questo
sione di persone appartenenti alle élite e del loro "potere_di posizionamento negoziato dell'ideologia dominante è quin-
inquadramento della situazione"). Si potrebbe anche dire di soggetto a contraddizioni, anche se queste riescono a emer-
che i codici professionali servono a riprodurre le defm1z1om gere pienamente solo in determinate occasioni. I codici ne-
egemoniche in modo specifico velando sistematicamente le goziati operano attraverso ciò che potremmo chiamare logi-
loro distorsioni in favore dell'interpretazione dominante: la che particolari o situate: sostenute dai loro rapporti dise-
riproduzione ideologica avviene, dunque, inavvertitamente, . guali e differenziali con i discorsi e con le logiche del pote-
inconsciamente, "alle spalle della gente". Com'è ovvio, na- re. L'esempio più semplice di un codice negoziato è quello
scono regolarmente conflitti, contraddizioni e anche incom- che governa la risposta di un lavoratore di fronte al varo di
prensioni fra le significazioni dominanti e_ quelle professio- una legge che limita il diritto di sciopero o che sancisce un
nali con le loro agenzie produttrici d1 s1gmficat1. blocco dei salari. All'interno del dibattito economico impo-
Il secondo posizionamento di cui parleremo è quello del stato a partire dall'interesse nazionale, il decodificatore può
codice negoziato. La maggior parte delle audience probabil- adottare la definizione egemonica e dirsi così d'accordo sul
mente comprende "adeguatamente" ciò che è stato defimto fatto che "tutti dobbiamo essere pagati di meno per com-
secondo la visione dominante e veicolato in maniera profes- battere l'inflazione". Questo fatto, tuttavia, può avere scar-
sionale. Le definizioni dominanti, comunque, sono egemo- sa o nessuna relazione con il suo desiderio di scioperare per
niche proprio perché rappresentano le definizioni di situa- ottenere salario e condizioni di lavoro migliori o di opporsi
zioni e di eventi articolati in un "rapporto di dominanza", a quella legge al livello del discorso sindacale o di base. So-
(globali). Le definizioni dominanti connetton<;, implicita- spettiamo che la maggior parte dei cosiddetti "fraintendi-
mente o esplicitamente, gli eventi con le grandi narraz1om, menti" nascono dalle contraddizioni e dalle sfasature fra le
con le grandi visioni-del-mondo sintagmatiche: prop~mgono codifiche egemonico-dominanti e le decodifiche negoziate e
"ampie vedute" delle questioni, mettono in relaz10ne gli corporative. Sono precisamente queste mancate corrispon-~
eventi con "l'interesse nazionale" o con il livello della geo-po- denze fra i livelli che, molto spesso, inducono le élite e i pro-
litica (anche se in modo parziale, rovesciato o mistificato). Un fessionisti a parlare di "fallimento nella comunicazione".
certo punto di vista può dirsi egemonico quando: a) riesce a Infine, è perfettamente possibile per uno spettatore capi-
contenere entro i propri limiti l'orizzonte mentale o l'universo re sia l'inflessione letterale che quella connotativa di un di-
STUART HALL

scorso, ma decodificare il messaggio in un modo completa- Appunti sulla decostruzione del "popolare"''
mente opposto. Lo spettatore decostruisce il messaggio codi-
ficato secondo i parametri dominanti per ricostruirlo all'interno
di una qualche cornice alternativa di riferimento. Questo può
essere il caso di uno spettatore che ascolta un dibattito sulla
necessità di congelare i salari, ma "legge" ogni riferimento
all'"interesse nazionale" come un "interesse di classe)'. Pos-
siamo dire qui che questo soggetto sta operando con un codi-
ce oppositivo. Uno dei momenti politici più significativi (che
coincidono con i momenti di crisi all'interno delle stesse strut-
ture televisive, per ovvie ragioni) è quello in cui gli eventi che I Per_ prima cosa, vorrei parlare delle periodizzazioni nel-
normalmente vengono codificati e decodificati attraverso un o studio _della cultura popolare. La periodizzazione pone qui
codice negoziato cominciano a scontrarsi con letture opposi- problemi diffaili, ma il mio discorso non dovrà essere inter-
tive. È proprio a questo punto che si raggiunge una "politica pretato
· · L fsemplicemente
., . come un gesto 1'orma!
' eversogli sto-
della significazione", ovvero la lotta intorno al discorso. d_ci. e ratture pm importanti sono descrittive in modo sod-
isfacente? Si producono principalmente all'interno della
cultura popolare o sono causate-da fattori esterni in conflit-
to con essa? A quali altri movimenti e periodizzazioni la cul-
* Titolo originale: Encoding-Decoding, «Culture, Media, Language», Tay- tura popolare appare più evidentemente connessa? Vorrei di-
lor & Francis, 1980, pp. 11-23.
1 Nel testo "complex structure in dominance". I.:autore riprende qui un no- ~e ?ualc~sa ~01 su alcu,?e delle difficoltà che mi pone l'uso
to concetto di Louis Althusser, tradotto a suo tempo in italiano come ''struttu- "e term~~ pop_olare_ . Ho tanti problemi con il termine
ra complessa articolata a dominante". Così, abbiamo deciso di riportarlo qui se- popola:e quanti con il termine "cultura". E quando si met-
condo tale traduzione. In modo molto schematico, si può dire che Althusser de-
finisca ogni totalità sociale come una "struttura complessa articolata a domi- tono msieme questi due termini le difficoltà possono certa-
nante" per sottolineare che essa costituisce sempre il prodotto dell'articolazio- mente diventare spaventose.
ne tra una contraddizione dominante e una serie di contraddizioni secondarie.
La contraddizione principale è tale perché determina tutte le altre, ma pur
avendo una posizione dominante può manifestarsi unicamente attraverso le
. Durame la lunga transizione verso il capitalismo agrario
contraddizioni secondarie, che sono in grado di surdeterminarla proprio perché e s_ucce~sivameme co? la formazione e lo sviluppo del capi-
rappresentano la sua condizione di esistenza. Inoltre, la posizione di ogni sin- talismo mdus_tnale, si e creata una lotta più O meno incessante
gola contraddizione della totalità sociale è soggetta a costanti mutamenti. In que- per quamo n?uarda la cultura dei la'coratori, delle classi la-
sto modo, Althusser cercava di mettere in evidenza la capacità del determinato
di determinare il determinante nel processo di (ri)produzione sociale, ovvero v'?ratnci e dei poveri._ Que~to fatto deve costituire il punto
"l'autonomia relativa"· di ogni singola istanza o di ogni singolo aspetto della to- . di partenza di qualsiasi studio sulle basi e sulle trasformazioni
talità e quindi la capacità degli elementi sovrastrutturali (secondari, periferici, fe~a cultura popolare. L'equilibrio e le relazioni instabili tra
ecc.) di (sur)determinare la struttura del modo di produzione (il cuore, la base
e orze sociali durante quella storia si manifestano, ripetu-
del sistema). Per un approfondimento vedi Althusser 1965, pp. 178-194 (N.d.T).
2 L'espressione "comunicazione sistematicamente distorta" appartiene a t.am':'°te, _nelle lotte attorno alle forme della cultura dellè
Jurgen Habermas. Ma viene utilizzata qui in un senso più libero. trad1z1om e degli stili di vita delle classi popolari. II c;pitale
era mteressato alla cultura delle classi popolari perché la co-
st1tuz1_one di un mter? nuovo ordine sociale capitalista esigeva
un pm o meno contmuo, seppur intermittente, proceSso di

Potrebbero piacerti anche