In Italia la condizione femminile ha subito radicali mutamenti nel
corso dei secoli, come nel resto dei paesi occidentali.
Un breve excursus storico permetterà di comprendere le varie
tappe di questo lungo e difficile cammino verso la parità dei diritti. Nel Medioevo le donne italiane hanno pochissime occasioni per distinguersi ad eccezione dell’ambito religioso e in modo particolare nei conventi dove le donne istruite potevano avere un’opportunità di occupare posizioni di prestigio come ad esempio Chiara d’ Assisi (Santa Chiara) e Caterina da Siena (Santa Caterina). Nel Rinascimento le donne erano confinate ai ruoli tradizionali di “monaca, moglie, serva, cortigiana. All’inizio del Seicento, limitatamente alle classi privilegiate, si rileva un presenza affermata nella cultura del tempo. Ricordiamo la compositrice Francesca Caccini. Nel Settecento, con l’Illuminismo, le donne italiane entrano nel campo delle scienze e della filosofia: Clelia Borromeo e Maria Caetani Agnese sono famose anche in Europa. Il primo evento politico che registra una partecipazione femminile riconosciuta apertamente fu il Risorgimento, Le donne, durante questo periodo storico che vide il popolo italiano lottare per l’indipendenza nazionale, dirigono famosi “salotti” culturali dove s’incontrano patrioti e rivoluzionari. Tra i nomi di spicco ci sono quelli di Teresa Casati, Cristina Trivulzio e Antonietta De Pace. Alcune donne si distinguono sul campo di battaglia come ad esempio Anita Garibaldi (la moglie di Giuseppe Garibaldi). La battaglia per l’acquisizione di una parità di diritto e del voto comincia in Italia con la pubblicazione nel 1864 del libro “La donna e i suoi rapporti sociali” di Anna Maria Mozzoni nel quale l’ autrice denuncia le discriminazioni sociali cui la donna è sottoposta nella società. Nel 1868 nascono i primi giornali e riviste femminili, ad esempio “Donne” a Padova. Nel 1874 le donne ottengono l’accesso ai Licei ma le scuole continuano a respingere le iscrizioni femminili. Fino al 1890 le donne laureate in Italia sono in tutto una ventina. Verso la fine del 1800 e l’inizio del 1900, sotto l’influenza di leader socialiste come Anna Kuliscioff, le donne partecipano ai primi sindacati operai e denunciano lo sfruttamento nei campi e in fabbrica. Nasce la prima “Unione femminile nazionale”. Anche in ambito cattolico le donne si organizzano: l’”Unione delle donne cattoliche” svolge un ruolo importante per ottenere l’estensione del diritto di voto (anche se limitato per il momento alle classi elevate e istruite). Ricordiamo tra esse la fondatrice del giornale “La donna e il lavoro” (1909) Elisa Salerno. In ambito culturale ricordiamo i nomi prestigiosi di Grazia Deledda, Ada Negri e Matilde Serao, quest’ultima scrittrice e direttrice del giornale “Il Mattino”” di Napoli. Durante il periodo fascista (1922-1944), i diritti delle donne subiscono una battuta d’arresto perché si ritiene che il dovere primario delle donne sia quello di procreare. Nel Codice Penale viene aggiunto l’articolo 587 che prevede la riduzione di un terzo della pena per chi uccidesse la moglie, la figlia o la sorella per difendere l’onore suo e della famiglia (il cosiddetto “delitto d’onore”). Inoltre ogni attività pubblica autonoma della donna è duramente repressa e spesso si accusa la donna di togliere il lavoro all’uomo. L’attività fisica è vista con favore a patto che le donne nonacquistino troppa indipendenza: nessun’ atleta è invitata a rappresentare l’Italia alle Olimpiadi del 1932. Nel periodo della Resistenza (1943-1945) le donne sono il 20% dei partigiani: 4563 vengono arrestate, torturate e condannate a morte. Il loro ruolo è quello di staffette e supporto logistico nel movimento antifascista e antinazista. Nel 1944 si forma a Roma l’UDI (Unione donne italiane) e le donne formano un comitato a favore del suffragio alle donne. Il10 marzo 1946, nelle elezioni amministrative, le donne votano per la prima volta. La partecipazione delle donne al voto si ripete il 2 giugno 1946 nel referendum sulla scelta tra monarchia e repubblica con la vittoria della repubblica. Infine la Costituzione Italiana del 1948, dopo un percorso di circa un secolo, garantisce alle donne pari diritti e dignità sociale in ogni campo (articolo 3). Alla fine degli anni ’60 nascono in Italia, come anche in altri paesi europei e negli Stati Uniti, i movimenti femministi i quali rivendicano non solo l’uguaglianza ma il diritto di scelta anche sulla contraccezione e su altri temi specificamente femminili. Nel 1970 il divorzio diventa legale e tale decisione viene confermata dal referendum popolare del 1974. Nel 1975 è approvato il nuovo Codice di famiglia. La prima donna ministro è la democristiana Tina Anselmi mentre la prima donna Presidente della Camera dei deputati è Nilde Iotti, del PCI (Partito comunista italiano). Emma Marcegaglia è la prima donna alla presidenza di Confindustria (dal 2008 al 2012). Nel campo della cultura, delle scienze e della arti, ci sono nomi di rilevanza internazionale quali la scienziata Rita Levi Montalcini (premio Nobel per la medicina nel 1986), l’astronauta Samanta Cristoforetti e Fabiola Gianotti, direttrice del centro europeo ricerche nucleari (CERN). Lo sport è un altro campo in cui le donne italiane acquisiscono una presenza e un ruolo sempre più rilevante. Ricordiamo ad esempio Tania Cagnotto e Federica Pellegrini (nuoto) e Valentina Vezzali (scherma). In conclusione, la condizione femminile in Italia è oggi radicalmente diversa rispetto al passato. Le donne hanno compiuto passi da gigante nel cammino dell’emancipazione e uguaglianza reale ma a livello di presenza nelle cariche politiche, amministrative, dirigenziali più alte esse raggiungono una percentuale più bassa rispetto agli uomini. Tra le principali cause di questo fenomeno va citata l’indisponibilità per motivi familiari in quanto le donne dedicano molto tempo ai carichi familiari in presenza di strutture statali carenti. Nel Parlamento italiano le donne sono il20%, in quello europeo il 35%.Ci sono, dunque, altri traguardi da raggiungeree altro cammino da fare ma le donne hanno coraggio e determinazione.