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Paradossi e rompicapi
dell’iniziazione cristiana
Modelli teologici e prassi pastorale a confronto
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La variabile ‘pedagogico/pastorale’
L’idea di un itinerario catechistico che prepari ai sacramenti è piuttosto
Manuel Belli
fanciulli e dei ragazzi», è stato specificato che «la catechesi non esau-
risce l’iniziazione cristiana anche se ne costituisce il momento centrale
e fondamentale di cui ogni itinerario di iniziazione non può fare a
meno»6. Il criterio secondo il quale l’ultima affermazione è sensata
è il credito che viene accordato al processo catechistico/pedagogico
che si è strutturato attorno ai sacramenti. A partire dal Documento
base per il rinnovamento della catechesi dell’anno 1970, il principio di
attenzione pedagogica e psicologica alla peculiarità del bambino e del
pre-adolescente è entrato a pieno titolo nella strutturazione dell’itine-
rario catechistico: dal numero 134 al numero 139 il documento cerca
di delineare un ritratto del bambino, dell’adolescente e dell’adulto,
destinatari della catechesi. L’attenzione non è scontata: se istituiamo
un confronto con uno dei catechismi più fortunati della storia della
Chiesa, il catechismo di san Pio X, notiamo che il principio struttu-
rante non è immediatamente la capacità recettiva del bambino, quan-
to l’esattezza contenutistica.
L’attuale struttura dell’itinerario catechistico proposto dalla CEI
mediante i catechismi cerca di coniugare gli aspetti pedagogici della
persona del bambino o dell’adolescente con la preparazione al sacra-
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4 Aprile 2015
La variabile ‘soteriologica’
La dottrina sacramentale del battesimo si incontra ben presto con gli
sviluppi circa la dottrina soteriologica: il battesimo è necessario per
la salvezza eterna? Più la possibilità della salvezza è vincolata al bat-
tesimo, più la tendenza sarà ad anticipare il battesimo, conferendolo
ai lattanti. La controversia pelagiana, per quanto non sia cronologica-
mente all’origine della prassi di battezzare i neonati, è particolarmente
rilevante a tal proposito, perché da un lato recepisce la prassi di bat-
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4 Aprile 2015
La variabile ‘tradizionale’
La pubblicazione del Rito dell’Iniziazione Cristiana degli Adulti
(RICA) del 1978 è un evento importante per la riflessione sull’inizia-
zione cristiana stessa. Il Direttorio per la Catechesi, pubblicato dalla
Congregazione per il Clero nel 1997, sostiene che il RICA, e in parti-
colare la riscoperta del Catecumenato, devono essere criteri ispiratori
anche per la pastorale di coloro che sono già stati battezzati (cfr. nn.
90-91). La CEI ha seguito tale criterio nell’elaborazione delle tre note
pastorali sull’iniziazione cristiana, ossia L’iniziazione cristiana degli
adulti del 1997, L’iniziazione dei fanciulli dai 7 ai 14 anni del 1999 e
Il completamente dell’iniziazione cristiana nell’età adulta del 2003. In
tutti i documenti citati, il catecumenato viene indicato come la forma
tipica del venire alla fede cristiano e come criterio per un ripensamen-
to globale dell’educazione alla fede.
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universale che locale, mette in luce alcuni suoi punti di forza irrinun-
ciabili: l’unitarietà dei tre sacramenti dell’iniziazione cristiana, che
la prassi catecumenale mantiene uniti; la gradualità con cui si passa
dall’evangelizzazione all’essere cristiani; l’importanza di un tempo di
mistagogia successivo ai sacramenti; la ministerialità complessa della
comunità che accoglie i neofiti (padrini, catechisti, ministri ordinati);
l’ecclesialità del cammino, che si struttura in diversi momenti rituali
che vanno a coinvolgere l’intera comunità; l’armonica unione di pre-
ghiera, rinnovamento etico e istruzione che caratterizza il cammino
catecumenale; la riscoperta del tempo quaresimale nella sua intona-
zione battesimale e iniziatica.
Tali punti di forza costituiscono una ricchezza che la tradizione
ci consegna e che la riflessione teologica e magisteriale più recente,
convogliata nel RICA e nei diversi documenti che lo citano, ha posto
come attenzioni che la pastorale deve tenere presenti.
La variabile ‘teologica’
Anche la riscoperta dell’unitarietà dei tre sacramenti dell’iniziazio-
ne cristiana e del valore del loro ordine è fatto piuttosto recente. Il
Rito per il battesimo dei bambini del 1969 ricorda che esso non può
che essere il primo momento di un percorso che procede con gli al-
tri due sacramenti e il Rito della cresima del 1972, invece, descrive
questo sacramento come seconda tappa dell’iniziazione cristiana. In
tempi piuttosto recenti Benedetto XVI, nell’esortazione post-sinoda-
le Sacramentum Caritatis del 2007, ha ribadito che battesimo e cre-
sima costituiscono un cammino unitario che conduce all’eucaristia
(n.17). Nello stesso documento si parla dell’ordine dei sacramenti: in
Occidente spesso l’eucaristia non segue il conferimento del battesimo
e della cresima, ma sovente è il terzo sacramento ricevuto dopo il bat-
tesimo e la penitenza. Benedetto XVI sostiene che la motivazione di
una tale prassi è di ordine pastorale (n.18), ma ciò non toglie il fatto
che idealmente l’eucaristia è il punto culminante dell’iniziazione cri-
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Evidenze rituali
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dell’operare dello Spirito Santo nella Chiesa. Ora però si pone la questione
del punto in cui debba prendere avvio il lavoro, affinché la verità conosciuta
divenga la realtà22.
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fede non soltanto mediante delle parole, ma attraverso dei riti: non è
possibile utilizzare i linguaggi rituali per pensare a un itinerario cate-
chistico adeguato? L’olio, l’acqua, il pane, le preghiere dei rituali non
potrebbero irrompere con più forza nelle nostre aule di catechesi?
D’altra parte la potenza delle celebrazioni liturgiche rischia di es-
sere disinnescata con la sovrabbondanza di didascalie o di segni che
la appesantiscono. Il rito ha una sua sobria eleganza che non chiede
tanto di essere ‘spiegata’ (con parole o con il moltiplicarsi di segni
dall’intonazione didascalica e didattica), quanto di essere vissuta. La
cura perché il pane spezzato e l’unico calice lo siano effettivamente,
la ministerialità sia rispettata, l’imposizione delle mani sia individuale,
l’immersione sia tale, la convocazione della comunità sia sempre meno
formale, il canto non sia improvvisato sono direzioni su cui interro-
garsi. ‘Introdurre’, ‘ascoltare’, ‘offrire’, ‘ringraziare’, ‘mangiare’, ‘invo-
care’, ‘immergere’, ‘sigillare’ sono azioni di grande portata. Diventare
esperti di questi fondamenti antropologici non sarà in concorrenza
con la riscoperta del divenire cristiani mediante dei riti, e dispiegare
la forza dell’agire rituale è un servizio al momento sorgivo della fede.
1
Cfr. P. Caspani - P. Sartor, Iniziazione cristiana. L’itinerario e i sacramenti, EDB,
Bologna 2008, p. 9.
2
F.-J. Nocke, Dottrina dei sacramenti, Queriniana, Brescia 2000, p. 87.
3
A. Grillo, Grazia visibile, grazia vivibile. Teologia dei sacramenti «in genere ritus»,
Messaggero, Padova 2008, p. 22.
4
L’iniziazione cristiana. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, Nota Pastorale
del 1997, n. 22.
5
Cfr. G. Ronzoni, Il nodo irrisolto dell’iniziazione cristiana: diventare cristiani oggi,
«Credere oggi», 6 (2005), pp. 47-59.
6
Nota Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi del 1991, n. 22.
7
Mi sono rifatto a P. Mattei, Bambini senza battesimo. Un fenomeno in crescita, «30
giorni», 6 (2006).
8
Cfr. F. Garelli, L’Italia cattolica nell’epoca del pluralismo, Il Mulino, Bologna 1996.
9
Ovviamente non come parte dell’itinerario dell’iniziazione cristiano, ma come
necessaria per accostarsi all’eucaristia.
10
Cfr. P.A. Muroni, L’ordine dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, ed. Liturgiche,
Manuel Belli
Roma 2007. Circa il rituale della diocesi di Tolone, lo stesso Muroni afferma: «Il vero
problema sarebbe appunto la necessaria formazione dei confermandi che si accostavano
a ricevere il sacramento. […] La maggior parte dei catechismi erano organizzati in vista
della ricezione della prima comunione, e perciò la confermazione era sovente trascurata.
Il vescovo di Tolone perciò avrebbe pensato di ovviare a tale problema adottando la
soluzione di confermare solamente i bambini che avessero ricevuto la prima comunione
[…].» p. 320.
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11
Cfr. G. Riggio, L’età della confermazione in Italia. Studio storico, «Rivista liturgica»,
59 (1972), pp. 402-414; J.-R. Armogathe, Un sacramento dell’iniziazione cristiana,
«Communio», 158 (1998), p. 64-69.
12
Cfr. Agostino, De peccatorum meritis I.
13
Cfr. Agostino, De gratia Christi et de peccato originali II, 20-23. Cfr. anche A. Carpin,
Agostino e il problema dei bambini morti senza il battesimo, ESD, Bologna 2005.
14
M. Florio - C. Rocchetta, Sacramentaria Speciale, I. Battesimo, confermazione,
eucaristia, EDB, Bologna 2008, p. 48.
15
Cfr. A. Nocent, I tre sacramenti dell’iniziazione cristiana, in A. Chupungco (ed.),
Anamnesis, 3/1. La liturgia, i sacramenti: teologia e storia della celebrazione, Marietti,
Genova 1986.
16
Cfr. Mc Donnel - G.T. Montague, Iniziazione cristiana e battesimo nello Spirito Santo,
Ed. Dehoniane, Roma 1993.
17
C.L. Rossetti, Lo Spirito Santo nei sacramenti dell’iniziazione cristiana, «Rivista
Liturgica», 2 (2008), pp. 297-310.
18
A. Grillo, Riti che educano, Cittadella, Assisi 2012, p. 55.
19
Cfr. F.-J. Nocke, Dottrina dei sacramenti, pp. 94-98.
20
M. Sainsbury, Paradoxes, Cambridge University Press, Cambridge 1995, p. 1.
21
E. Falque, Les Noces de l’Agneau. Essai philosophique sur le corps et l’eucharistie, Cerf,
Paris 2011.
22
R. Guardini, Lettera su «atto di culto e il compito attuale della formazione liturgica»,
«Humanitas», 20 (1965), pp. 85-90: p. 88.
23
A. Grillo, 40 anni prima e 40 anni dopo Sacrosanctum Concilium: una «considerazione
inattuale» sulla attualità del movimento liturgico, «Ecclesia Orans», 21 (2004), pp. 269-
300: p. 286.
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