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Come già detto per il “perché meno x meno = più” al paragrafo prece-
dente, anche in questo caso si tratta di un “concetto di base” che diamo
per scontato, assumendolo come un “assioma” o come una “convenzione”
fissata dai matematici per “far quadrare” tutta la questione dell’eleva-
mento a potenza. Ma non è così nemmeno stavolta. Il perché esiste ed è
quindi piuttosto interessante scoprirlo.
In realtà, i professori di matematica universitaria spiegano questa di-
mostrazione mediante il “principio di induzione” applicato ai numeri na-
turali, dopo aver ovviamente spiegato il principio stesso. Ma questo ci
porterebbe ad una di quelle trattazioni molto teoriche che sono proprio
quelle “solfe” che fanno perdere fin da subito la voglia di seguirle. Il mio
obiettivo, da geometra, è invece, all’opposto, quello di creare nei colleghi
la curiosità per la matematica e quindi adotterò un approccio più con-
creto. Come al paragrafo precedente, dobbiamo cominciare con il ricor-
dare cosa significa l’elevamento a potenza di un numero , detto “base”,
ad un altro numero , detto “esponente”:
significa scrivere
• • •
4
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I Geometri e la matematica – a cura del geom. Gianni Rossi – gianni.rossi@corsigeometri.it
significa scrivere
• •
3
= •
Cioè:
• = • • •
• • • •
=
= • •
• • •
=
otteniamo:
= •
A questo punto vi sento già dire: Bella scoperta, lo sapevamo già tutti
che per fa al quadrato. Certo, ma questi passaggi, che sembrano del
tutto banali, in realtà servono per capire cosa succede procedendo a ripe-
terli anche con le potenze inferiori. Ed infatti adesso arriva il bello, perché
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se, come abbiamo visto, una potenza è pari alla potenza inferiore molti-
plicata per la base, questo deve essere vero sempre4 e quindi vale anche
scrivere:
• = •
• •
=
•
=
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Dato che ci sono, trovo utile illustrare anche quest’altro “perché”, con-
siderato che probabilmente molti lo considerano sempre una conven-
zione:
Anche qui, come appena detto alla fine del paragrafo precedente, è del
tutto inutile chiedersi cosa possa significare:
=1
5 Qui torna sempre utile il paradosso dei numeri negativi già accennato: un pastore
non può possedere -1 pecora.
6 Per dire, Einstein non avrebbe mai potuto dimostrare l’esistenza della Relatività
Generale” se non avesse potuto giovarsi della matematica.
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per , cioè:
• =1
• 1
=
Qui però bisogna fare una dovuta precisazione, e cioè che questa re-
gola vale solo se è un numero diverso da 0, perché in caso contrario si
incorre nella famosa divisione per 0 che è una delle poche cose non am-
messe in matematica.
Volendo andare avanti, possiamo anche dimostrare come, di fatto, ele-
vare ad un esponente intero negativo equivale semplicemente al reciproco
di quella potenza positiva. Basta ripetere gli stessi passaggi. Partiamo
dall’espressione qui sopra e consideriamo la potenza inferiore:
1
• =
• 1 1
= •
Quindi:
• 1
=
1
=
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significa scrivere
• • • •
5
= • • • •
Se consideriamo queste cinque suddivise tra le prime 3 e le seconde
2, possiamo scrivere:
= •
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•
dovrà essere che:
• =
• =
Quindi:
• =
7 Questo vale ovviamente nel campo dei numeri reali, perché se ci si allarga a quello
dei numeri complessi esiste anche la radice quadrata dei numeri negativi.
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• • =
• • =
• • =
= √
"
# $ = •
# $ = # • • $•# • • $= %
E pertanto:
# $ = %
# $ = •
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& '
= √
"
E quindi:
= (√ )
"
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