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"Dall'interno": Un processo dello studio di design
d'interni
Imma Forino
Francesca
Rapisarda
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"ristrutturazione d'interni", termine che, pur essendo facilmente emblematico di ciò che si
fa o si trasforma negli interni architettonici, sia storici che di costruzione attuale, manca di
una vera e propria teorizzazione.
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Data questa premessa, il Laboratorio di Progettazione dell'Architettura d'Interni,
collocato al terzo anno del Corso di Laurea in Progettazione Architettonica del Politecnico
di Milano, indaga gli interni di architetture preesistenti, obsolete o abbandonate,
riconvertendole ad usi contemporanei. Pur rispettando la preesistenza assunta come
"vincolo" (strutture portanti ed eventuali apparati decorativi), i temi di progetto riguardano
la trasformazione degli spazi in funzione della produzione ed esposizione di arte
contemporanea (case-studio e work-shop di artisti, gallerie private, altre sedi espositive) o
l'attivazione di nuovi scenari produttivi (co-working e start-up), suggeriti dal contesto
particolarmente dinamico del territorio lombardo in entrambi i settori.
Negli ultimi anni le tematiche progettuali hanno virato verso una forte componente
sociale, grazie alla positiva interazione con alcuni comuni, associazioni o istituzioni non
profit, che hanno richiesto la consulenza compositiva degli studenti appartenenti al
Laboratorio, da tempo coagulato in un Gruppo di Ricerca denominato Interior Reuse Lab. 1
La didattica, quindi, promuove una ricerca progettuale "sul campo" o Research by Design,
che coinvolge docenti, studenti e referenti in un dialogo serrato sul rilancio socio-culturale
di strutture ormai inadeguate ma percepite dalle comunità locali come preziose tracce del
loro passato. 2 I temi di ricerca e di progetto, quindi, variano non solo per quanto riguarda
le tipologie di edifici as- segnati ma anche per i diff erenti contesti sociali, culturali ed
economici, fornendo ogni volta nuove esperienze progettuali.
Al di là delle diff erenze di pensiero e di azione, i progetti del Laboratorio sul
patrimonio esistente valorizzano lo spazio interno degli edifici secondo valori volti a
definire teoricamente la ricerca operativa. L'interno architettonico viene assunto come
recinto, adottando il binomio "involucro/contenuto" o l'artificio interpretativo
dell'immagine strutturalista definito dal critico Renato De Fusco (1973, 30, 37) riguardo
alla lettura storiografica dell'Architettura. I nuovi interventi completano (dal latino
compleo, riempire, filtrare) l'interno con nuove strutture leggibili, per le quali viene spesso
utilizzata la definizione di "edificio nel costruito" (trasponendola dal tessuto urbano
consolidato) o "interno nell'interno" (Forino 2001; Ead. 2017). In questo caso, l'edificio si
riduce a un involucro, in cui il progetto può essere inserito.
Altri nuovi spazi sono generati: per somma, accumulazione, aggiunta secondo un
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Dal 2006 gli autori conducono congiuntamente l'esperienza didattica e di ricerca del Laboratorio di
Progettazione dell'Architettura degli Interni (Imma Forino, Architettura degli Interni-8 CFU; Francesca
Rapisarda, Exhibition Design-4 CFU) presso la Scuola AUIC, Politecnico di Milano, Italia.
2Sono convenzioni senza scopo di lucro tra il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del DAStU (Politec-
nico di Milano) e comuni o enti. Per l'a.a. 2018-19 l'esperienza didattica si sviluppa nell'ambito della ricerca
finanziata "Polisocial" del Politecnico di Milano, tit: MOST di Pioltello, coordinato dal Prof. A. Di Giovanni,
in accordo con il Comune di Pioltello (MI).
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addensamento di significati, che René Magritte ha ben rappresentato nella sua opera
L'importance des meravilles (1927), mettendo un corpo di donna dentro un altro, questi
dentro un altro ancora e così via, in una moltiplicazione di meraviglie. Oppure lo spazio
viene liberato con un intervento misurato, quasi sommesso: qui il progetto approfondisce
una narrazione unica, riappropriandosi dell'essenza dell'architettura, cioè il suo vuoto. Ciò
avviene attraverso un processo di sottrazione, rispondendo alla totalità dell'ambiente
costruito esaltandone l'opposto: il serbatoio è il vero materiale del progetto. Il compito del
giovane progettista è quello di evidenziare la qualità quasi concreta del cavum (dal latino,
cavità) come intima resistenza, con cui ha respinto nel tempo pressioni e manomissioni
estranee o estemporanee. Una resistenza che può essere sapientemente ripristinata, come ha
rappresentato Gordon Matta-Clark nei suoi interventi sugli edifici costruiti (Office
Baroque, 1977), valorizzando il vuoto come assenza da non completare, ricordando il
cavum + aedium da cui deriva l'atrio della casa pompeiana (in latino cavaedium), prima che
le conformazioni tetrastili o corinzie ne snaturassero la sostanza di spazio luminoso e
aereo.
In relazione a una realtà urbana storicamente stratificata e alle molteplici opportunità
progettuali che essa offre, e in linea con la cultura italiana del "distanziamento" -
teoricamente sviluppata nel dopoguerra da Bruno Zevi, Giulio Carlo Argan, Luigi Moretti e
altri (Forino 2016, 149-50-, per tale Research by Design è stato proposto l'uso della
terminologia di "Riuso interno", in opposizione al più consueto Riuso adattivo: si è cioè
individuata una categoria metodologica a sé stante -per la ricerca interpretativa così come
per la finalizzazione del progetto- per gli interventi che valorizzano in particolare
l'involucro architettonico. "Ridisegnare dall'interno" viene quindi assunto come linea guida
per l'esercizio compositivo mentre, partendo dalla metamorfosi del bacino, si sviluppa il
dialogo con il contesto urbano, con una forzatura metodologica eff efficace per
comprendere i valori significativi dello spazio interno.
La particolarità dell'intervento sugli interni nel più ampio campo della cultura del
progetto è il contributo originale che i giovani designer del Laboratorio forniscono nella
riattualizzazione delle preesistenze: "La storia non è affatto unilineare e puramente
successiva: può essere considerata come una considerazione di presenti molto estesi. (...)
La storia è solitamente un conflitto di precocità, attualità e ritardo", scrive Henri Focillon
(1987, 87). In architettura, così come la storia è radicata nella nozione di ambiente, le
variabili coinvolte nel suo avvenire sono legate ai bisogni collettivi: "Come l'uomo, con le
sue culture, disboscamenti, canali, strade, modifica la faccia della terra e crea una geografia
tutta sua, così l'architetto produce nuove condizioni per la vita storica, per la vita sociale,
per la vita morale. L'arte è il creatore di ambienti imprevedibili. Soddisfa certi bisogni e ne
propaga altri. Inventa un mondo" (Focillon 1987, 95). Lavorando sui "mondi" del passato -
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gli interni che hanno
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marcato la storia della città - è una strategia di sviluppo del patrimonio del passato, ma
anche un metodo didattico espressivo.
Riferimenti
De Fusco, Renato 1973. Segni, storia e progetto dell’architettura. Roma-Bari: Laterza.
Focillon, Henri 1987. Vita delle forme (1943). Trad. di S. Bettini e G. Guglielmi. Torino:
Einaudi.
Forino, Imma 2016. “Storie di libri (e di una ‘storia’ fatta di libri).” In B. Finessi, Stanze:
Altre filosofie dell’abitare, 144-59. Marsilio: Venezia.
—–. 2017. "L'"interno nell'interno": Alcuni paradigmi di arredo per un interno come inte-
riorità." Palgrave Communication, no. 3: 17022. DOI: 10.1057/palcomns.2017.22.
Cifre
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Studio di progettazione di architettura d'interni, docenti: I. Forino e F. Rapisarda, Scuola
AUIC Politecnico di Milano, Centro culturale, Laveno Mombello VA (riuso di edificio
office e annessi ex Società Ceramica Italiana, progetto originale P. Portaluppi, 1924-26),
studenti: S. Barra, M. Bolgiani, M. Bosisio, D. Bucchi, a.a. 2016-17.
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