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Magatti M.

, Cambio di paradigma: uscire dalla crisi pensando il futuro, Feltrinelli, Milano, 2017

Mauro Magatti, economista e sociologo italiano, con il saggio “Cambio di paradigma” analizza lo scenario
economico, politico e sociale che ha caratterizzato il panorama storico dal Secondo dopoguerra alla crisi del
2008.
L’autore partendo dall'incertezza e dall’instabilità finanziaria e sociale, illustra una prospettiva di una nuova
dimensione di sostenibilità e di produzione di un nuovo valore sociale.
Il percorso seguito dal libro si suddivide in due parti.
La prima parte individua le fasi storiche che hanno caratterizzato il capitalismo dal Secondo dopoguerra. La
prima fase viene definita come “scambio fordista-welfarista” e avviene tra gli anni 1945 e 1968 ed è
caratterizzata da produzione in serie, economie di scala ed espansione dei mercati interni. Questa tipologia di
scambio vede le imprese come nucleo della società. Gli operai con l’aumento dei salari entrano nella società
dei consumi e di conseguenza i capitalisti hanno più disponibilità di investimento.
La crisi che segna la fine di quest’epoca si rivela una crisi culturale provocata dall’accesso massificato al
benessere che porta alla ricerca dell’affermazione di sé stessi attraverso beni simbolici e alla progressiva
erosione del consenso politico. La crescente richiesta di aumenti di salari, accompagnata anche dalla crisi
petrolifera sancisce l’inizio di una nuova crisi economica, sociale e politica. Per uscire da questa fase il
precedente modello di capitalismo si trasforma nello scambio finanziario-consumerista.
Inizia così una seconda fase che caratterizza il periodo dagli anni Ottanta al 2008. L’estensione delle
possibilità di accesso al credito e la concezione del consumo come fonte di benessere e di affermazione
dell’identità personale sono gli elementi cardine di questo nuovo modello.
La terza fase segue la crisi del 2008, che ha spezzato gli equilibri del periodo precedente, portando a un
disordine sociale, demografico, economico-finanziario e ambientale.
Nella seconda parte del libro l’autore illustra gli esiti economici e sociali provocati dall’ultima crisi e
immagina due possibili direzioni da intraprendere per superare questo particolare periodo storico,
ricostruendo su nuove basi la relazione tra economia e società.
Il primo scenario descritto da Magatti è caratterizzato da una forte efficienza e sicurezza dell’individuo.
Questa via può prendere forma in un “neotaylorismo” dove la società è vista come una grande fabbrica in
cui tutto deve funzionare e la democrazia va contingentata per ottenere efficienza economica e sicurezza
sociale. Il secondo scenario si fonda sulla duplice crescita di economia e società. La sostenibilità è un punto
cardine di questo modello. Sostenibilità intesa da un punto di vista totale, includendo la dimensione
ambientale, sociale e umana. I nuovi consumatori sono più sensibili alla sostenibilità e i nuovi beni sono
basati su processi integrali che tengono conto della dimensione umana di un’intera comunità, e questo
favorisce un’economia della contribuzione e della condivisione.
All'interno di questo nuovo paradigma occorre pensare l'io non più solo come un consumatore ma anche
come un contributore che, dentro una rete di relazioni, partecipa a produrre un valore di qualità personale,
relazionale e collettiva e a ripensare ai beni pubblici intendendoli come beni relazionali e condivisi che
hanno valore proprio in quanto riferibili a una comunità.

Il capitalismo è una costruzione storica capace di assumere equilibri che cambiano nel tempo e nello spazio.
La stagione capitalistica che si è generata dalla caduta del muro di Berlino e si è interrotta nel 2008 ha avuto
conseguenze che stanno cambiando profondamente gli assetti generali del capitalismo stesso. È in atto una
trasformazione di cui non è ancora chiara la direzione.
Magatti ritiene necessario un cambiamento verso una nuova stagione capitalistica, non orientata al solo
accumulo di profitto, ma che consideri la sostenibilità come condizione fondamentale per la relazione e il
legame tra economia e società.
Come si può ristabilire un legame sociale dopo la frammentazione provocata dalla crisi del 2008?
La domanda è legittima, ma la risposta implica l’analisi e l’ipotesi di diverse soluzioni possibili in futuro.
È da considerare in questa nuova prospettiva la sensibilità sostenibile e valoriale dei “nuovi” consumatori.
A partire da questo cambio di paradigma è utile riflettere su quali possano essere i nuovi beni del welfare
futuro. Il nuovo welfare va inteso in rapporto a un modello collettivo di società, dove le relazioni tra
individualità generano comunità.
Il welfare non va ridotto a politiche sociali, né a una pura logica di consumo, in quanto esso genera valore.
In quest’ottica è da ritenere fondamentale la figura del designer, che attraverso la sua capacità di mettere in
relazione società, imprese e politica è in grado di contribuire allo sviluppo di nuovi scenari e valori.
Questo modello di società sostenibile-contributiva trova in Italia il luogo ideale per realizzarsi. Le
caratteristiche uniche del nostro Paese, come il contesto culturale, artistico e paesaggistico possono essere
utili a gettare le radici del prossimo futuro.
Il designer italiano ha la possibilità di progettare in un contesto locale per trasporlo poi a livello globale.
Questo modello “glocale” favorisce l’arrivo di nuovi industriali “illuminati” come Adriano Olivetti in
passato che riuscì a mettere in atto via creando un rapporto sinergico tra ambiente e comunità.
Per superare la fase di stallo attuale che blocca il progresso è quindi necessario un cambiamento radicale
della società, inventare nuove regole e nuovi contesti. Non esiste una sola strada, ma la sola certezza è che la
precarietà degli ultimi anni spinge verso nuove situazioni che si consolideranno solo quando saranno
delineati i termini di un nuovo scambio sociale.

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