Il testo è tratto dal primo capitolo del romanzo di Gabriele D’annunzio titolato “Il Piacere”. Il protagonista, chiamato Andrea Sperelli, è un esteta raffinato e coltissimo, estraneo alla barbarie dei tempi moderni e tutto dedito “a fare la propria vita come si fa un’opera d’arte”. Nel primo capitolo, Il protagonista Andrea Sperelli attende la visita di Elena, la donna che amò in passato e che non rivede da ben due anni. Nelle stanze di palazzo Zuccari, dove Andrea abita, tutto è stato preparato con cura per rivivere l'atmosfera degli incontri di un tempo. Nell'attesa, però, il protagonista è nervoso. Egli cerca di calmarsi attizzando il fuoco: un gesto che risveglia, in lui, il ricordo di Elena. Ella compare qui per la prima volta, nel romanzo, grazie alla memoria dell'amante. Il brano è suddivisibile in quattro sequenze: nella prima troviamo una descrizione di una Roma urbana e malinconica , al tramonto nel giorno di San Silvestro. Nella seconda l’attenzione si concentra sull’arredamento della casa del protagonista: questa seconda parte è caratterizzata da una descrizione dettagliata rivolta dei complementi d’arredo, di cui se ne descrive il materiale e il colore. La casa tutta è pervasa da un odore di legno aromatizzato. Nella terza sequenza, quella dell'attesa, il lettore entra in una situazione narrativa più mossa. Il testo prepara ciò che seguirà, ma ricapitola anche numerosi eventi precedenti: perciò la realtà dei fatti si mescola continuamente con la memoria, l'attesa, il desiderio. La quarta sequenza narrativa è la più estesa, dedicata al ricordo. ricorda la tensione di ogni singolo muscolo mentre era intenta ad impilare i pezzi di legno nel camino, ne ricorda l’abitudine di spargere i petali dei fiori sul tappeto dopo aver fatto l’amore e la grazia con la quale porgeva i piedi all’amante per farsi annodare le stringhe. L’arrivo imminente della donna è atteso e al tempo stesso doloroso, poiché riporta alla mente del protagonista il momento del loro addio. Il ritmo del romanzo avanza con lentezza, alternando narrazione e descrizione e assegnando a quest'ultima il rilievo maggiore. Per quanto riguarda lo spazio, il narratore restringe progressivamente il campo visivo: si va dal generale al particolare; intanto, nel corso del brano, si precisa anche il tempo, mediante l'artificio del suono delle campane. Il brano presenta il tipico linguaggio, divagante, «immaginifico!>, di D'Annunzio, con il compito di nobilitare i contenuti. L'aggettivazione risulta, lungo il brano, sempre preziosa, così come ricercati sono gli altri elementi linguistici.