Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
PARTE II
PRINCIPI E ISTITUZIONI DEL
DIRITTO INTERNAZIONALE E
COMUNITARIO DELLA BIOETICA
IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE
Fino ad allora, gli atti internazionali consacrati alla protezione dell’ambiente erano
fondati sul metodo c.d. della capacità di assimilazione, secondo cui la quantità
di emissioni inquinanti era calcolata in base alla capacità di assimilare e
neutralizzare gli effetti nocivi delle emissioni in questione.
Con il progresso delle conoscenze scientifiche vennero evidenziati i limiti di tale
metodo, poiché era diventato difficile determinare con sufficiente precisione la
quantità di agenti inquinanti che l’ambiente era in grado di assimilare senza danno.
Iniziano quindi ad affermarsi approcci preventivi e prudenziali alle problematiche
ambientali, diventando un terreno fertile per la nascita del principio di precauzione.
Natura di ciò= per far sì che non si ostacoli lo svolgimento di attività idonee a
produrre benefici sul piano economico e sociale.
In questa ottica alla nozione di danno grave o irreversibile, apparte la nozione di
danno “ accettabile “, se comparato con i costi superiori relativi alla misura di
precauzione.
Infatti come espresso da atti internazionali, le misure precauzionali devono essere
adottate dagli Stati in relazione alle capacità di questi ultimi.
Questa visione è rafforzata dal fatto che suddetto principio è sovente enunciato da
convenzioni quadro, senza trovare esplicita applicazione.
PARTE I
DIRITTI DELL’UOMO E BIOETICA
In Italia non mancano le contraddizioni della bioetica e biopolitica che trova natura
in un bipolarismo ideologico che vede affrontarsi forze conservatrici e forze
progressiste. La Chiesa in tutto ciò ha adottato un atteggiamento à la carte
nell’accettare il pacchetto biotecnologico ( si a OGM, no a ricerca sull’embrione ).
Nel diritto internazionale classico, ciascun stato era libero di esercitare come meglio
credeva il proprio potere di governo sulla comunità di individui stanziata sul proprio
territorio, esercitava in altre parole la proprio giurisdizione domestica senza
incontrare limitazioni internazionali di rilievo.
politico:
● Atti di rilievo politico:
- Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, 10 dicembre 1948
Assemblea generale delle Nazioni Unite; catalogo dei valori universali,
indivisibili ed irrinunciabili dell’umanità.
● CEDU
La 1° parte della CEDU si riconoscono quelli che sono i diritti e libertà imprescindibili
dell’uomo.
Nella 2° parte si trovano i sistemi istituzionali e procedurali intesi a salvaguardare il
rispetto delle disposizioni da essa contenute.
La CEDU attribuisce al singolo :
- titolarità del diritto
- titolarità di azione ( NOVITA’) = gli individui che non vedano garantiti i
propri diritti negli ordinamenti nazionali possono rivolgersi ad organi
giurisdizionali internazionali appositamente istituiti.
Nel corso degli anni c’è stata una trasformazione del ruolo della scienza : non è più
caratterizzata da indipendenza e neutralità.
Ad una trasformazione del suo ruolo ha corrisposto un atteggiamento mutato della
società nei confronti i questa :
- Prima: illimitata fiducia nel progresso scientifico capace di assicurare un
futuro migliore
- Dopo: in seguito al suo sviluppo tecnologico è in grado infatti di incidere
profondamente sull’ecosistema del pianeta, habitat dell’uomo e ambiente
● La Convenzione di Oviedo
Obiettivo/ fine =
Stabilisce un minimo di garanzie poste a tutela della dignità e dell’integrità
dell’essere umano nei riguardi delle applicazioni della biomedicina.
La Convenzione di Oviedo è un accordo-quadro che stabilisce regole generali e
norme di principio e rimanda per taluni aspetti sensibili della materia all’adozione di
strumenti giuridici ulteriori:
- Protocollo addizionale sul divieto di clonazione dell’essere umano (1997)
- Protocollo addizionale sul trapianto degli organi e tessuti di origine umana
- Protocollo addizionale sulla ricerca biomedica (2005)
- Protocollo addizionale sui test genetici ai fini medici. ( 2008)
Gli sviluppi della riflessione bioetica hanno sollecitato, a livello globale, le esigenze
di tutele dell’essere umano in campo medico e biomedico .
Con la bioetica globale si è affiancato lo sviluppo di un diritto internazionale della
bioetica, in grado di conferire valore giuridici alle esigenze di tutela che si
manifestano nel campo della medicina.
Nel 1999 è stata avviata l’elaborazione di una Carta dei diritti fondamentali
dell’unione Europea, adottata e proclamata il 7 dicembre 2000, in occasione del
Consiglio europeo di Nizza.
Spetta alla Corte di giustizia accerta se la violazione dei diritti riconosciuti dalla
Carta sia stata commessa .
Il CNB ( Comitato Nazionale della Bioetica ) è stato istituito nel 1990 e la sua fase
pioneristica ha avuto come oggetto di studio una considerevole ampiezza di
argomenti ( ambiente,infanzia, etniità)
● VIA ITALIANA:
Questo contesto ha dato origine a quel che si potrebbe definire “ Via italiana alla
Bioetica “ con generazione di studiosi poco attenti alle tendenze evolutive del
dibattito internazionale e predisposti ad elaborare approcci dogmatici e locali alle
problematiche di origine bioetica . (APPROCCIO LOCALE E DOGMATICO , NO
ATTENZIONE AL DIBATTITO INTERNAZIONALE)
La via italiana della bioetica e diritto ha attribuito alla riflessione bioetica un ruolo
estraneo :
Ruolo consultivo ⇒ Ruolo Vincolante/Autorizzativo di ricerca
scientifica
Istituito nel 1993 dal Direttore generale dell’UNESCO quale organo sussidiario,
Il CIB ha operato fino al 1998 come comitato di esperti ad hoc, quando il Consiglio
esecutivo dell’UNESCO lo ha trasformato in comitato consultivo permanente, dotato
di un apposito statuto.
E’ composta da :
- Istituti specializzati dell’ONU ( UNESCO)
- Commissione Europea
- Consiglio d’Europa
- L’Organizzazione araba per l’educazione, scienza e cultura
- Organizzazione per la cooperazione e sviluppo
Il Consiglio Direttivo per la Bioetica trova origine nel suo comitato predecessore, il
Comitato di esperti ad hoc sui progressi delle scienze biomediche, a cui vanno
ricondotti i lavori preparatori della Convenzione di Oviedo.
CAHBI ⇒ CDBI
1985 1992
Il CDBI è composto :
- rappresentanti degli Stati membri del Consiglio D’Europa scelti tra 5 gruppi di
specialisti ( biologi, medici, giuristi, esperti di etica, esperti dei problemi delle
scienze biomediche) . Ogni paese membro può essere rappresentato da più
esperti, ma ha solo un voto .
Obiettivo =
- esaminare i problemi etici e giuridici sollevati dal progresso delle scienze
bioetiche, con particolare riferimento alla tutela dei diritto umani
- definire una politica comune degli stati membri in materia
- elaborare strumenti giuridici appropriati
Compito :
- promuovere la cooperazione tra gli stati membri, mediante la creazione di
una banca dati .
- assistere paesi che intendono istituire un comitato nazionale di etica
IL BREVETTO BIOTECNOLOGICO
Questa rivoluzione biotecnologica ha acceso dibattito sui risvolti etici e giuridici della
ricerca biotecnologica e dell’applicazione dei risultati da essa ottenuti.
La direttiva è stata immediatamente impugnata dal Regno dei Paesi Bassi innanzi
alla Corte di Giustizia Europea chiedendone l’annullamento, in ragione della
presunta inadeguatezza della base giuridica.
Sempre il Regno dei Paesi Bassi aveva chiesto alla Corte di pronunciarsi in via
d’urgenza, sospendendo l’esecuzione dell’atto impugnato.
Il Presidente della Corte con ordinanza nel 2000 rigetta la domanda di sospensione,
confermando il 30 luglio 2000 come termine di scadenza vincolante entro il quale
per recepire la direttiva.
Ciò nonostante alcuni paesi hanno preferito procrastinare il recepimento dell’atto ed
incorrere alla procedura di infrazione.
ITALIA
La Commissione nel 2003 aveva avviato un ricorso per inadempimento contro
l’Italia, contestando il fatto che la normativa italiana non avesse dato efficacia alla
direttiva comunitaria:
- non contemplava alcuna disposizione relativa alla possibilità di ottenere un
brevetto per un’invenzione avente ad oggetto un prodotto composto da un
materiale biologico
- non prevedeva la possibilità di brevettare un elemento isolato dal corpo
umano o altrimenti prodotto mediante un procedimento tecnico
- non prevedeva la non brevettabilità di alcuni processi specifici
- non conteneva alcuna disposizione relativa alla portata della protezione
offerta da un brevetto a un'invenzione biotecnologica.
La procedura contro l’Italia si è conclusa con la sentenza della Corte nel Giugno
2005, Commissione contro Italia, dove ha ritenuto fondati gli addebiti della
Commissione.
Con tale pronuncia, la Corte di Giustizia ha ricordato che ciascuno degli Stati
membri destinatari di una direttiva ha l’obbligo di adottare la piena efficacia di
una direttiva comunitaria, conformemente allo scopo che essa persegue.
Attuazione direttiva :
Il recepimento della direttiva nell’ordinamento italiano è avvenuto con il D.L 10
gennaio 2006 n.3 , convertito in legge 22 febbraio 2006 n.78 .
Nel preambolo dell’atto comunitario sono enunciati quelli che sono i principi di
questo bilanciamento:
- Considerando 56 :
sottolinea la necessità di promuovere la giusta ed equa ripartizione dei benefici
derivanti dall’uso delle risorse genetiche, dalla ricerca biotecnologica e
all'interscambio con i PVS delle innovazioni.
- Considerando 27 :
Salvaguardia della biodiversità: nella domanda di brevetto relativo all’invenzione
avente ad oggetto materiale biologico deve essere indicato il luogo geografico
d’origine del materiale, allo scopo di evitare riduzione della diversità biologica e di
favorire la conservazione del patrimonio genetico .
- Considerando 18 :
Incoraggiare ricerche per cura e prevenzione di malattie genetiche
- Considerando 26:
Principio di libero consenso e informato, esplicita dichiarazione di volontà della
persona a cui appartiene il materiale biologico destinato a costituire l’oggetto di
un’invenzione
Non sono mancati problemi giuridici nel definire le qualità dell’oggetto brevettabile.8
Il legislatore comunitario ha ritenuto necessario adattare lo schema tradizionale del
brevetto d’invenzione alla specificità dell’invenzione biotecnologica: si riconosce al
titolare del brevetto un monopolio non eccedente il contributo conoscitivo realmente
apportato alla collettività.
La c.d. Tutela basata sugli scopi è stata adottata al fine di evitare ostacoli alla
ricerca e sperimentazione successiva, cercando di ridurre gli effetti di sbarramento .
8 Il primo inventore può rivendicare un’invenzione che copre possibili impieghi futuri di tale
sequenza o la portata del brevetto va circoscritta unicamente all’uso dichiarato nella
domanda di brevetto.
Limiti alla brevettabilità : art . 6 parte 1 vieta la brevettabilità delle invenzioni il cui
sfruttamento commerciale sia contrario all'ordine pubblico e al buon
costume( clonazione di esseri umani, ritenuti in grado di correggere o modificare
patrimonio genetico generazioni future )
Dall’articolo 8 al 14.
CAPITOLO lll
BIOTECNOLOGIE AGRO-ALIMENTARI E ORGANISMI
GENETICAMENTE MODIFICATI
● Direttiva 90/219
Sull’impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati.
● Direttiva 90/220
Sull’emissione deliberata degli OGM nell’ambiente
● Regolamento n.258/97
Sui Novel foods
All’espansione nel campo di utilizzo di prodotti OGM negli anni è avvenuta
una graduale transizione della disciplina comunitaria a seguito delle
sollecitazione di ordine etico .
In questo contesto si colloca l'adozione del regolamento 258/97 del
Parlamento europeo e del Consiglio , sui nuovi prodotti e i nuovi ingredienti
( Novel foods) , che si occupa di introdurre requisiti specifici in materia di
etichettatura degli alimenti contenenti o costituiti da OGM .
Lo strumento regolamentare ha permesso una più efficace tutela della salute
umana, poiché prevede:
- la valutazione dell innocuità dei nuovi prodotti e dei nuovi ingredienti
alimentari, preliminare alla loro immissione in commercio, avviene
sulla base di una procedura unica disciplinata a livello comunitario.
- attribuisce al consumatore una facoltà di scelta informata di prodotti
alimentari: più garanzie in materia di etichettatura ed imballaggio dei
prodotti adottando misure relative all’etichettatura.
Infatti il Presidente del consiglio dei ministri, il 4 Agosto 2000, adotta, sulla
base della clausola di salvaguardia prevista dalla normativa comunitaria, un
decreto recante la sospensione cautelativa della commercializzazione ed
utilizzazione sul territorio italiano dei prodotti derivanti dal granturco
geneticamente modificato: ( PRINCIPIO DI PRECAUZIONE)
per il Governo italiano il ricorso ad una procedura semplificata per
l’immissione in commercio dello Zea Mays ha determinato una incompleta
valutazione dei rischi derivanti dall’immissione in commercio dei prodotti in
questione ed inoltre c’è stata una carenza degli elementi informativi più volte
sollecitate dall’Italia. E’ stato così invocato il principio di precauzione : poichè
non era avvenuta una completa valutazione dei rischi derivanti dall’utilizzo
del prodotto.
hanno presentato ricorso innanzi al TAR del Lazio allo scopo di ottenere
l'annullamento del decreto.
Sentenza TAR:
Considerati i rischi potenziali per la la salute e l’ambiente e tenuto conto della
mancata comunicazione delle informazioni più volte richieste dal governo, il
Tar ha ritenuto legittimo e giustificato il decreto in causa e ha sospeso il
procedimento attivato dalla Montesano, sottoponendo alla Corte di Giustizia
2 quesiti pregiudiziali ai fini della risoluzione della controversia (vertono
essenzialmente sull’interpretazione del concetto di equivalenza sostanziale ):
5. Il libro verde sui principi generali della legislazione alimentare del 1997 e il
Libro bianco sulla sicurezza alimentare del 2000: l’approccio dai campi alla
tavola.
Parlamento Europeo
L’autorizzazione ha la durata di max 10 anni , 9 mesi prima della scadenza
deve presentare nuova notifica.
Clausola salvaguardia :
gli stati possono ricorrere solo a condizione che dispongano di una nuova
valutazione delle informazioni esistenti basate su nuove conoscenze
scientifiche.
● Regolamento 1830/2003
Sulla tracciabilità ed etichettatura dei prodotti contenenti e costituiti da
OGM ed alimenti e mangimi ottenuti a partire da OGM
La direttiva 18/2001 non forniva alcuna definizione specifica circa gli obiettivi
di tracciabilità riferita agli OGM.
Per colmare tali lacune, il regolamento 1830/2003 introduce disposizioni ad
HOC sulla tracciabilità volte a favorire monitoraggio mirato degli effetti
ambientali successivamente all’immissione in commercio di prodotti OGM:
Il regolamento pone a carico di ciascun operatore l’obbligo di trasmettere
per iscritto, all’operatore collocato nella fase di catena di produzione e
distribuzione immediatamente successiva, informazioni specifiche relative
agli OGM in quanto tali ed ai prodotti contenenti OGM e derivati da OGM .
● Regolamento 1946/2003
Capitolo ll
EMBRIONE E CELLULE STAMINALI EMBRIONALI
Il favore nei confronti della clonazione terapeutica non sembra essere venuto
meno neppure in considerazione dei divieti assoluti di clonazione, come
quello sancito dal Protocollo addizionale della Convenzione di Oviedo, che
sono stati immediatamente risultato di una interpretazione restrittiva del
divieto ricondotto alla sola clonazione riproduttiva.
Anche gli strumenti di diritto internazionale, dai primi anni 2000, hanno
sostenuto con l’avallo normativo questa interpretazione, vietando
espressamente solo la clonazione riproduttiva.
ART.18 n.2 Divieto di creare embrioni ai fini di ricerca : non si esclude l'utilizzo
dei c.d embrioni soprannumerari ( embrioni rimasti inutilizzati e crio conservati
prodotti a scopi di fecondazione assistita) .
ART. 18 n.1 Ricerca sull’embrione in vitro: rimanda alle legislazioni nazionali la
scelta di autorizzare o meno la ricerca scientifica sugli embrioni in vitro e stabilisce
che, ove tale ricerca sia ammessa, questa deve garantire un’adeguata protezione
all’embrione medesimo.
-Invita gli Stati membri ad introdurre normative che vietassero “ tutte le forme di
ricerca su qualsiasi tipo di clonazione umana sul loro territorio e prevedendo anche
sanzioni penali per la loro violazione”.
E’ evidente che aver ricompreso nella nozione di embrione umano tutti gli stadi di
sviluppo della vita umana a partire dalla fecondazione fa sì che la sentenza in
esame si presti ad essere invocata ed utilizzata ben al di là della sua reale portata
( estratto dal contesto) .
PARTE IV
RICERCA BIOMEDICA E
BIOMEDICINA
CAPITOLO I
SPERIMENTAZIONE CLINICA DEI MEDICINALI E COMITATI ETICI
Lo strumento del consenso libero e informato può costituire una forma imperfetta di
tutela dei soggetti coinvolti negli studi clinici.
Il consenso libero ed informato, come strumento di tutela, può venir meno a causa
della situazione di conflitto in cui può trovarsi il medico- sperimentatore, il quale può
far leva sulla condizione di dipendenza psicologica in cui versa il paziente per
ottenere il consenso a partecipare ad uno studio clinico o ancor peggio, sulla base
di scopi economici, può manipolare i risultati ottenuti in favore del trattamento
preferito.
Le c.d. Norme di buona pratica clinica ( GOOD CLINICAL PRACTICE) sono regole
positive che codificano i requisiti soggettivi ed oggettivi in base ai quali
programmare, eseguire e documentare le sperimentazioni cliniche dei medicinali,
elaborate sulla base di una serie di documenti di natura deontologica volti ad
orientare la ricerca e sperimentazione sugli esseri umani secondo principi, finalità e
criteri etici.
A tal fine, le norme pongono particolare enfasi sulla necessità di ottenere il valido
consenso informato dei soggetti coinvolti nella sperimentazione, inteso come :
“ libera manifestazione di volontà di partecipazione ad uno studio clinico del
soggetto interessato, il quale deve informato in modo chiaro e comprensibile sugli
scopi della sperimentazione, sui benefici prevedibili ed i rischi connessi, sulla facoltà
di recedere dallo studio senza giustificazione alcuna e sulla possibilità di rinnovare o
meno il consenso con riferimento a nuovi dati e fatti che possano emergere nel
corso dello studio e che lo sperimentatore ha l’obbligo di portare a conoscenza del
medesimo “.
● COMITATI ETICI
2. Il dibattito sui comitati etici in Italia e le proposte del Comitato Nazionale per la
Bioetica.
Il parere adottato il 27 febbraio del 1992 dal Comitato Nazionale per la Bioetica
(CNB) va ricordato tra i principali contributi all’evoluzione e all’adattamento del
fenomeno dei comitati etici alla realtà italiana.
Per favorire la diffusione dei comitati etici nella misura e secondo la finalità ritenute
più appropriate dal CNB, il parere in esame formulava proposte relative alle regole
di struttura ed alle modalità di funzionamento dei CE .
Il parere procedeva anzitutto all’esame della natura giuridica dei CE, ricondotti alla
categoria delle associazioni non riconosciute di cui gli att.36-38 codice civile.
Inoltre si preoccupava di valutare se la previsione legislativa di pareri obbligatori
nell’ambito delle procedure di autorizzazione delle sperimentazioni mediche
determinava di per sè l’istituzione ope legis dei CE.
strutture sanitarie .
Direttiva 91/507
La direttiva della Commissione 91/507 sanciva a tutti gli stati membri della Comunità
europea l’obbligo di eseguire la sperimentazione dei farmaci destinati alla
commercializzazione conformemente alle norme di BUONA CONDOTTA CLINICA:
stabiliva infatti che tutte le fasi di studi clinici dovessero essere predisposte, attuate
e descritte secondo i principi della buona prassi clinica .
● Linee Guida dell’UE sulla sperimentazione clinica dei farmaci del 1996
e il DM 15 luglio 1997 .
CAPITOLO II
I test genetici
Convenzione di Oviedo:
Si tratta delle disposizioni relative al consenso, alla vita privata, al diritto di
informazione, al genoma umano ed alla ricerca scientifica che riconoscono il diritto
individuale al rispetto della vita privata in materia di informazioni relative allo stato di
salute, nonché il diritto di conoscere o ignorare tali informazioni e stabiliscono il
divieto di ogni forma di discriminazione in ragione del patrimonio genetico.
- Divieto di condurre analisi predittive di patologie genetiche o analisi che
permettano di identificare un soggetto come portatore di un gene
responsabile di una malattia, se non per fini medici o di ricerca medica e con
Ambito nazionale
● Ordinanza SIRCHIA dell’11 gennaio 2002
● Ordinanza TURCO (del Ministro della salute del 4 Maggio 2007 )
● Ordinanza SACCONI ( 26 febbraio 2008)
Ambito comunitario
● Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio n.2004/23 del 31 marzo
2004
Sulla definizione di norme di qualità e di sicurezza per la donazione,
l’approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e
la distribuzione di tessuti e cellule umani. Recepita con D.LGS n 191 il 6 novembre
2007
Direttiva comunitaria :
La direttiva individua nelle banche di tessuti o unità di ospedale o UN ALTRO
ORGANISMO i soggetti legittimati alla conservazione, lavorazione e distribuzione di
cellule umane, attribuendo agli Stati membri il compito di garantire che tali istituti
siano accreditati, designati o autorizzati ai fini dello svolgimento delle attività
predette dalle autorità nazionali competenti o siano titolari di una licenza.
La direttiva quindi comprende tra gli istituti anche le biobanche private.
ATTENZIONE: il monopolio pubblico in materia può rivelarsi incompatibile con le
norme comunitarie sulla concorrenza, la libera prestazione dei servizi e il mercato
interno ed espone il Governo al rischio di una procedura di infrazione dinanzi alla
Corte di giustizia.
CAPITOLO III
XENOTRAPIANTI
Capitolo IV
LE DICHIARAZIONI ANTICIPATE DI TRATTAMENTO
Art. 1.
(Consenso informato)
4. Il consenso informato, acquisito nei modi e con gli strumenti più consoni
alle condizioni del paziente, è documentato in forma scritta o attraverso
videoregistrazioni o, per la persona con disabilità, attraverso dispositivi che le
consentano di comunicare. Il consenso informato, in qualunque forma
espresso, è inserito nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico.
Art. 2.
Art. 3.
(Minori e incapaci)
Art. 4.
4. Nel caso in cui le DAT non contengano l’indicazione del fiduciario o questi
vi abbia rinunciato o sia deceduto o sia divenuto incapace, le DAT
mantengono efficacia in merito alle volontà del disponente. In caso di
necessità, il giudice tutelare provvede alla nomina di un amministratore di
sostegno, ai sensi del capo I del titolo XII del libro I del codice civile.
6. Le DAT devono essere redatte per atto pubblico o per scrittura privata
autenticata ovvero per scrittura privata consegnata personalmente dal
disponente presso l’ufficio dello stato civile del comune di residenza del
disponente medesimo, che provvede all’annotazione in apposito registro, ove
istituito, oppure presso le strutture sanitarie, qualora ricorrano i presupposti di
cui al comma 7. Sono esenti dall’obbligo di registrazione, dall’imposta di bollo
e da qualsiasi altro tributo, imposta, diritto e tassa. Nel caso in cui le
condizioni fisiche del paziente non lo consentano, le DAT possono essere
espresse attraverso videoregistrazione o dispositivi che consentano alla
persona con disabilità di comunicare. Con le medesime forme esse sono
rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento. Nei casi in cui ragioni di
emergenza e urgenza impedissero di procedere alla revoca delle DAT con le
forme previste dai periodi precedenti, queste possono essere revocate con
dichiarazione verbale raccolta o videoregistrata da un medico, con
l’assistenza di due testimoni.
8. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il
Ministero della salute, le regioni e le aziende sanitarie provvedono a
informare della possibilità di redigere le DAT in base alla presente legge,
anche attraverso i rispettivi siti internet.
Art. 5.
5. Per quanto riguarda gli aspetti non espressamente disciplinati dal presente
articolo si applicano le disposizioni dell’articolo 4.
Art. 6.
(Norma transitoria)
Art. 7.
Art. 8.
dalla sua personalità, dal suo stile di vita e dai suoi convincimenti, prima di cadere in
stati di incoscienza.
- Ove l’uno o l’altro presupposto non sussista, il giudice deve negare l’autorizzazione,
dovendo allore essere data incondizionata prevalenza al diritto alla vita.
Con il decreto del 9 luglio 2008, la Corte d'Appello civile di Milano autorizzò Beppino
Englaro, in qualità di tutore, ad interrompere il trattamento di idratazione ed alimentazione
forzata che manteneva in vita Eluana per «mancanza della benché minima possibilità di un
qualche, sia pure flebile, recupero della coscienza e di ritorno ad una percezione del mondo
esterno».