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Il "Famoso bandito" Falconi Bachisio da Fonni.

Anche nella storia della colonia penale si registrano vari tentaivi di evasione e fughe. Ad
evadere erano generalmente quei detenuti che godevano di un discreto grado di “libertà”: gli
“sconsegnati”, addetti ai lavori agricoli, alle bonifiche o destinati alla custodia di capre, pecore o
maiali da governare nel vasto e variegato territorio. La prima evasione, destinata ad entrare nella
leggenda, fu quella di Bachisio Falconi, avvenuta nel 1943. Condannato a trent’anni di reclusione
per l’uccisione del carabiniere di Thiesi Giuseppe Ferrandu (avvenuta nel 1938), venne ucciso nel
dicembre del 1949 in un conflitto a fuoco con i carabinieri1. L’evaso immortalò la sua fuga in un
componimento poetico destinato a diventare quasi un best seller nel periodo successivo alla sua
morte: i fogli a stampa e gli opuscoli con le poesie di Bachisio Falconi venivano venduti nelle feste
e nelle sagre di paese, ed ancora oggi nella memoria di molti anziani è vivo il ricordo dell’ex
detenuto.

Scarpe e formaggio.

Tramariglio, 21 febbraio 1943.


Cartolina postale inviata da Bachisio Falconi alla madre. L'uomo chiede delle scarpe nuove e si
lamenta perché ancora non gli è stato recapitato del cacio inviato da Fonni. Informa ancora della
visita del cugino, che durante i colloqui gli ha fatto recapitare del formaggio fresco.

"Ieri sera mi pervenne la vostra cartolina, mi contento sapervi sani, ed io lo stesso. Però altre
l'altro bisogno sono anche scalzo perciò se trovate combinazione mandatemi le scarpe. Quel
formaggio non mel'anno ancora recapitato. Soltanto oggi stesso ho conferito col nostro cugino
Murroccu Giuseppe Carzoneddu e si è mostrato molto gentile mi ha portato un litro di vino ed un
po' di formaggio fresco, mi ha promesso che sarebbe ritornato. Il formaggio che avete mandato voi
è un quarto di ora da qui eppure non si possono avicinare? Che bella gente!..."

Preoccupazioni di una madre.

Fonni, 16 febbraio 1943.


La madre di Bachisio Falconi si rammarica che i due Kg. di formaggio inviato al figlio (affidato ad
un certo Busìa, pastore nella regione della Nurra) non siano stati ancora recapitati. L'unico omnibus
("su postale") che transitava per Fonni partiva dall'Ogliastra ed essendo sempre carico di viaggiatori
non accettava pacchi da far recapitare a terzi. La donna si preoccupa del freddo che può patire il
figlio nel penitenziario, premurandosi di inviare un paio di calze di lana.

"Carissimo figlio, questa matina abiamo ricevuto apreso che di salute stai bene e quello che scrivi,
e aria quanto ne vuoi, ma poco il vito. Aprendiamo pure che il 7 non avevi ancora ricevuto il
formagio mandato dal 23 gennaio ma questo Busia lo à preso di buona volontà e diceva che tanti

giorni voleva per informarsi a quale punto ti trovavi [...] Due chili di formaggio a questo tempo è
60 lire ma una cosa deve fare se non lo ricevi tu e una cosa ciusta lo ritorna a noi. Questa matina ti
aabiamo spedito il paco peso di tre chili già che ai scrito che lo aprono in tua presenza il formagio
era in tre pezi non per altro per farlo acomodare dentro la casetina, per dire che il formagio vuole
un autorizazionedal comune di Nuoro e a portare questo vuoloe tempo non per altro non ce postale
solo quello che passa da Lanusei e viene sempre carico da Fonni non ne prende e per quello non si
può racomandare qualche bisogno. Se ti ariva il paco fallo sapere subito se e come ti siamo
indicando e se lo aprono in tua presenza. Scrivi la verità te ne spediamo subito unaltro di 5 chili,
tutto quello che ti possiamo mandare indica tu quanti giorni si à preso nel viagio [...]. Fa freddo
qui? Se vuoi una pai di calze di lana scrivi che le abiamo pronte a Fonni era ancora a nevicare,
nelle montagne si ma nelle pianure fino a oggi che incomincia a provare..."

La furia della sorella.

Fonni, 9 gennaio 1943.


La sorella di Bachis scrive una lettera nella quale affiora tutta la collera, l'ira repressa ed il fuorore
per alcuni comportamenti del fratello. Il detenuto ha da qualche tempo rapporti con un tale di
Tonara, che probabilmente lo istiga a biasimare il comportamento della sorella. In una precedente
comunicazione diretta alla madre il Falconi si raccomanda di non far pervenire lo scritto alla
sorella, che invece lo legge e protesta con veemenza.

"In quello che hai temuto sei caduto. Ti ringrazio tantto ma tantto... che bella facia che ai? La facia
del demonio. Hai tante volte ho fatto il sordo del tuo parllare. Contro di me. Quale capo di istintina
ti ho tirato? Bruto che non sei altrogià è vero il broverbio dice fai bene e vai allinferno. Tu mi ai
fato lo stesso. Prima di tutto cosa sai tu perché disprezi a me e fai lala a quel pazo tonara per
quelle visite che ti fa da in tanto in tanto? Perché dici che sono incompatibile io? Incompatibile sei
tu. E ti sono compatindo buono e sette anni per non dire 13 o 14 perché dici che io sono statta
sempre così io non ho fato nessuno assassino perché dici che sono una donna incosciente. Piena di
spiriti feroci. Io sono una donna coscenziale. In tutto. Incosciente sei tu e se non eri dove sei. Io
temo tutto più che non lo ai temuto tu. Scandalo e vergogna? Perché gli ai racomandato a mi
compatire e a mi perdonare scrivi che mi compatono a te io sono magiando del mio lavoro non
sopra di nessuno fino a oggi. E ti basti di scrivere di queste cose per me balla non ti anno scrito il
giorno che se ne sono andati tocava a dirgli all[a] nostra mamma cercatemi e venite a visitarmi in
mia casa [...] non ti anno scrito o deto che prima d'andarssene si anno diviso tutti gli oggeti
essendo ancora viva la madre [...] non ti anno scrito o detto che la sorella buona che sai tu à la
camera acraida e noi non possiamo per niente. Eco quale sono le cose insoportabile; e scandalose,
e vergogne..."

Tornami a scrivere... Lettera dello zio.

Orgosolo, 2 marzo 1943.

Lettera di Antonio Maria Piras, zio di Bachiso Falconi.


"Carissimo nipote, scusa a ogi un po in ritardanza rispondo alla tua cara letera non sai la conteza
che a trovati il mio cuore nel sentire che godi otima salute e cosi ti posso asicurare di me e di noi
tuti già ci troviamo tuti in casa insieme a cuesto momenti in trancuillità ti auguro Dio salvi dalla
inocenza caro nipote cuando ti tua ritorno affissare lapelli tornami a scrivere da nuovo che io
aspeto la tua sorte sempre sempre la tua fortuna ch onai vai scrivi sempre che io sono sempre in

pensiero di te e caro nipotenon avendo altro da dirti solo che salutandoti fortemente io e i miei
figli..."

La tua bruta cara che ai... Lettera della sorella

Fonni, 17 gennaio 1943.

Detenuto a Tramariglio, Bachisio Falconi riceve una lettera dalla sorella, che ancora protesta con
vivacità per il comportamento del fratello, sempre proteso ad ascoltare i suggerimenti di un tonarese
(forse un compagno di detenzione?). L'ultima lettera ricevuta suscitò infatti nei familiari
rincrescimento e avvilimento e la madre rimase indisposta per diverso tempo. Nonostante tutto la
donna perdona il fratello, informandolo della ricerca di eventuali fonnesi diretti verso la Nurra ai
quali affidare viveri e generi di conforto da consegnare presso la colonia penale.

"Caro Bachis da mia parte non toca a ti dire caro toca falsso Bachis per quella ultima letera che ài
scrito da Nuorose era a guardare la tua bruta cara che ai, la mia mano non ti aveva tornato a
scrivere? No? Ma il mio cuore è più dolente del tuo e più sinzillo quantto me ne ài misurato? [...]
per ricevere quella lettera io non lo sai quanti giorni siamo statte confussionate tra noi pareva che
mi portava il demoni contro di te o anche minaciato che non ti tornavo ha attendere che anche in
un francobollo la quale ti o prosseguito una lettera a Nuoro ma se l'avessi ricevuta il giorno non ti
era preso apettito o ma la cossienza lai come a te ma dio ti aiuta pocoai visto? Tu eri studiando
contro di me e gli altri contro di te ma cosa ne sai tu chi a ragione ha? [...] Siamo spiacenti del tuo
trasferimento e poco che dal giorno 9 che ti hanno vsito nella stazione di Macomer siamo restate
paralizate e quindi dal giorno siamo tutte malate anche mamma era malata molto oggi e anche un
po' meglio non sara quello ma non a fatto bene. Ogi eravamo tutto il giorno facenbdo comandi se
potevamo trovare qualche duna persona se potevamo mandarti qualche cosa..."

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