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Luci e ombre di 40 anni di storia
di uno strumento fondamentale
dell’Integrazione Scolastica in Italia
Dario Ianes
Docente di Pedagogia e Didattica Speciale, Facoltà di Scienze della Formazione,
Libera Università di Bolzano; cofondatore del Centro Studi Erickson
Heidrun Demo1
Ricercatrice di Pedagogia e Didattica Speciale, Facoltà di Scienze della Formazione,
Libera Università di Bolzano
Sommario
Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) rappresenta uno strumento fon-
damentale delle politiche di integrazione scolastica italiana. Esso è radicato
nell’idea che, in una scuola che accoglie tutti sotto a uno stesso tetto, vi debba
essere un solo curriculo comune e la possibilità di adattarlo attraverso un
PEI, che cerca i punti di contatto fra la classe e l’alunno con disabilità. Questo
pone delle premesse preziose per un’integrazione di qualità. Non mancano
però i rischi di una progettazione individualizzata che potrebbe anche com-
portare isolamento e forme di micro-esclusione. Questo articolo sostiene che
l’uso della Classificazione Internazionale del Funzionamento (ICF) come
sfondo di riferimento nella stesura del PEI possa costituire — grazie alla
visione relazionale della disabilità che offre — una preziosa salvaguardia da
questi eventuali rischi, soprattutto se arricchita della voce delle persone con
disabilità, espressione della loro libertà di scegliere e di autodeterminarsi.
Parole chiave
Piano Educativo Individualizzato, progetto di vita, ICF, capability approach,
integrazione scolastica, inclusione scolastica.
1
La progettazione del testo è da attribuire in ugual misura ai due autori. Per quel che riguarda la stesura sono
da attribuire a Dario Ianes i paragrafi «Il Piano Educativo Individualizzazione sulla base del modello relazio-
nale di disabilità: la proposta della Classificazione Internazionale del Funzionamento (ICF)» e «Conclusioni»,
a Heidrun Demo gli altri.
siva della Commissione Falcucci (1975), però, lutazione didattica vi sia un riferimento forte
quando cioè ha cominciato a svilupparsi una all’integrazione degli alunni con disabilità.
riflessione sull’Integrazione Scolastica che «Uno dei nodi significativi è proprio quello
andasse oltre la sola accoglienza fisica delle di programmare per tutta la classe, tenendo
persone con disabilità nella scuola di tutti conto delle diversità di ciascuno e costruendo
e affrontasse l’aspetto della qualità del loro opportunità formative. Noi parliamo di “piano
percorso scolastico, la ricerca di un’integra- educativo personalizzato”» (De Anna, 2014, p.
zione organica fra l’insegnamento «normale» 83). L’idea è quella che vi sia sì progettazione
— come veniva definito ai tempi — e quello individualizzata, ma al contempo anche il
di recupero e di sostegno è centrale. Nel tem- più fortemente possibile ancorata a quella
po, questa ricerca ha sviluppato l’idea di un della classe. Osservando il ventaglio delle
curriculo per tutti e la possibilità di adattarlo possibilità nel panorama internazionale,
attraverso un PEI, che cerca i punti di contatto questa scelta è meno scontata di quello che
fra la classe e l’alunno con disabilità. Questa può apparire a un primo sguardo.
soluzione abbraccia l’idea che vi sia un unico Concettualizzando l’idea di PEI, l’Italia,
grande orizzonte culturale a cui tutti gli alunni implicitamente, sancisce che, pur in presenza
possono partecipare, indipendentemente dalle di un funzionamento specifico, gli alunni con
loro abilità o disabilità, e in questo senso pone disabilità frequentino la scuola condividendo
le premesse per un’integrazione di qualità. Non l’orizzonte culturale che i Programmi prima
mancano però i rischi di una progettazione e le Indicazioni per il curricolo poi hanno
individualizzata, come marginalizzazioni e tracciato per tutti i bambini e ragazzi della
microesclusioni. Questo articolo sostiene che scuola italiana, orizzonte che viene successiva-
l’uso della Classificazione Internazionale del mente declinato in modo da essere accessibile
Funzionamento (ICF) come sfondo di riferi- e significativo anche per il loro sviluppo – e
mento nella stesura del PEI possa costituire proprio quel modo è descritto all’interno del
— grazie alla visione relazionale della disabi- PEI. Siamo in presenza di un’idea di scuola
lità che offre — una preziosa salvaguardia da basata su curriculo comune che può essere
questi eventuali rischi. individualizzato e personalizzato con gli
strumenti di una progettazione differenziata,
che rappresenta una premessa fondamentale
Il Piano Educativo Individualizzato per realizzare l’integrazione degli alunni con
(PEI) come scelta forte di disabilità (Bürli, 2005).
integrazione per un orizzonte Nello specifico, la situazione italiana
culturale condiviso fra tutti gli alunni attuale prevede delle Indicazioni per il
curricolo nazionali che formulano a maglie
La scelta italiana di fondare la progetta- molto larghe i traguardi da raggiungere al
zione del percorso formativo degli alunni con termine di ogni ciclo scolastico, una declina-
disabilità sul Piano Educativo Individualiz- zione di queste in un curricolo specifico della
zato è stata una decisione pedagogica forte scuola capace di rispondere alle esigenze
in termini di integrazione. Riflettendo sul specifiche del territorio e poi la possibilità
nesso fra normativa e pedagogia, De Anna di adattare il curricolo nel PEI nel caso di
(2014) mette in evidenza l’importanza della alunni con disabilità. In Paesi dove il sistema
legge 517/1977 e del fatto che in una norma delle scuole speciali ha avuto un maggiore
che tratta i temi della programmazione e va- sviluppo ed è ancora relativamente attuale,
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La riflessione però può essere estesa a invece risorse aggiuntive e adattamenti per
tutti gli altri aspetti della qualità elencati in diventarlo. Il PEI rappresenterebbe in questo
chiusura del paragrafo precedente: se manca contesto proprio lo strumento che progetta
la realizzazione di una «cerniera» fra l’alun- queste misure di adattamento: l’accento viene
no con disabilità e la classe, se si rinuncia messo sull’alunno che fatica ad apprendere
a inquadrare la progettazione educativa nei modi, nei tempi e ai livelli a cui lo fanno gli
in un progetto di vita che va oltre la scuola altri e che necessità quindi di aggiustamenti
sia in senso orizzontale (più contesti della per compensare la sua differenza.
vita) che verticale (oltre l’età della scuola), Questo modo di pensare all’integrazione
se si smette di cercare il faticoso equilibrio sarebbe in contraddizione con una visione
fra contesti accoglienti per tutti e dotazioni ampia di inclusione che i disability studies
specifiche per chi ne ha bisogno, il potenziale promuovono e si caratterizza per la tensio-
annunciato del PEI rischia di sgretolarsi ne a rendere i contesti inclusivi per tutti,
sotto all’inefficacia e inefficienza della sua uscendo dalla logica degli adattamenti e
realizzazione. Un primo elemento critico delle misure specifiche per singoli gruppi di
risiede quindi in una mancanza di standard alunni minoritari che devono essere integrati
di qualità minimi definiti: non è infatti la (ibidem). La proposta dei disability studies è
presenza di un PEI da sola a garantire la un superamento della politica di integrazione,
qualità di un percorso di integrazione, ma e quindi anche del PEI, a favore di una ricerca
invece la sua realizzazione sulla base di di soluzioni che non prevedano l’attivazione
alcuni principi di qualità. di risorse sulla base delle caratteristiche
Questa prima riflessione critica si concen- individuali degli alunni, ma invece sulla
tra sulla mancata qualità dell’applicazione base di una problematizzazione del conte-
di uno strumento considerato, in linea di sto e sulla ricerca di modelli organizzativi e
principio, di grande valore per l’integrazione. didattici a favore dell’apprendimento e della
Una critica più radicale è, invece, rivolta al partecipazione di tutti.
PEI tout court dal filone dai disability studies La critica mossa al PEI dai disability stu-
(Medeghini et al., 2013). Secondo questo grup- dies disvela a nostro avviso un rischio impor-
po di studiosi, il PEI, in quanto strumento che tante dello strumento: lo strumento del PEI
nasce da una politica dell’integrazione basata può implicitamente veicolare micro-esclusioni
su premesse teoriche proprie del modello e, più in generale, alimentare un’idea conno-
medico-individuale della disabilità, presenta tata in negativo del concetto di differenza.
una problematicità intrinseca. Questo modello Il fatto che i termini «individualizzazione» e
avrebbe dato origine a un’idea di integrazione «personalizzazione» siano stati nella nostra
«a condizione che sia messa a disposizione legislazione scolastica associati alla pro-
della scuola una serie di risorse aggiuntive gettazione specifica per alcune tipologie di
(materiali e umane) per chi viene caratteriz- alunni attraverso il PEI e il Piano Didattico
zato come disabile» (D’Alessio, 2013); la piena Personalizzato (PDP) ha, probabilmente non
partecipazione delle persone con disabilità intenzionalmente, rinforzato l’idea che ci sia
alla vita scolastica viene subordinata alla un modo di proporre l’apprendimento per la
presenza di risorse specifiche, a loro volta su- maggior parte degli alunni e poi la necessità
bordinate alla «certificazione» della disabilità. di fare differenze per alcuni pochi alunni, gli
Questo svelerebbe come l’offerta didattica alunni con disabilità o, nel caso del PDP, altri
non sia pensata «a priori» per tutti: richiede con Bisogni Educativi Speciali.
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bilità (ICF), in entrambe le sue versioni per alle singole aree di ICF, ma piuttosto focaliz-
adulti e per l’infanzia (OMS, 2007a; 2007b), zarsi il più possibile sulle loro interazioni, per
propone un modo di leggere la disabilità coe- far dialogare in maniera utile i vari elementi
rente con il modello relazionale di disabilità, del modello antropologico.
che tiene conto proprio dell’interazione fra Una prima interazione, delle due che
soggetto, con le sue condizione biologiche, e analizzeremo, è quella che fa dialogare i vari
ambiente, con le caratteristiche che possono fattori di contesto con le dimensioni corporee,
sostenere o invece ostacolare lo sviluppo del delle attività personali e della partecipazio-
soggetto. È un sistema di classificazione ne sociale. ICF ci mostra come un’infinita
che permette di descrivere e comprendere varietà di fattori contestuali, provenienti da
il funzionamento di una persona con disa- ambienti circostanti (di tipo fisico, relaziona-
bilità, considerando le caratteristiche del le, culturale, normativo, tecnologico, ecc.) e
suo corpo, le attività che il soggetto può da ambienti «personali» (di tipo identitario,
realizzare e le possibilità di partecipazione psicoaffettivo, motivazionale, ecc.) possano
nelle sue comunità di appartenenza. Tali mediare in senso positivo (facilitatori) o
aspetti vengono descritti in modo sistemico in senso negativo (barriere) vari aspetti di
considerando come queste interagiscono con qualunque funzionamento umano e si pos-
le condizioni biologiche di salute del soggetto sano esprimere anche in modo complesso
e con le barriere e i facilitatori che i vari e multidirezionale sul nostro corpo, sulle
contesti mettono a disposizione. nostre attività personali e sulla nostra par-
Progettare un PEI implica quattro azioni tecipazione sociale, trasformando le capacità
principali: comprendere il funzionamento in performance. Consideriamo ad esempio
dell’alunno con disabilità, identificare tra- la situazione di un alunno con una grave
guardi da raggiungere coerenti col suo fun- tetraparesi, di cui vogliamo comprendere le
zionamento e in connessione coi traguardi reali performance comunicative espressive.
della classe, definire strategie che permettano Le osservazioni, misurazioni e valutazioni
di raggiungere i traguardi e infine valutare fatte da varie figure, professionali e non, ci
l’efficacia delle strategie e la validità dei indicano con chiarezza che questo alunno non
traguardi (Ianes e Cramerotti, 2009). Uti- è in grado di pronunciare alcuna parola in
lizzare l’ICF come sfondo di riferimento per modo intellegibile, né di usare alcun gesto.
ognuna di queste quattro azioni contribuisce La sua capacità, dunque, è gravemente de-
a evitare il rischio di uno sbilanciamento sia ficitaria e ICF, nella voce corrispondente, la
su una dimensione individuale-medica sia classifica con un valore di 4. Se però si rende
su quella sociale. Per questioni di spazio, ci disponibile all’alunno una tavoletta di plexi-
limiteremo in questo paragrafo ad analizzare glas trasparente, con incollate le varie lettere
e discutere le due azioni della comprensione dell’alfabeto, tenuta da una persona all’altezza
del funzionamento e della progettazione di del suo sguardo, egli guarderà in sequenza
traguardi. le varie lettere dettando il suo pensiero alla
Rispetto alla prima azione della compren- persona che parlerà o scriverà al posto suo.
sione del funzionamento dell’alunno, per far La sua performance comunicativa diventa
diventare ICF una vera e propria «macchina dunque adeguata grazie alla mediazione
ermeneutica» del modello relazionale è im- positiva di vari fattori di contesto ambientale,
portante non frammentare la descrizione del oltre che personale dell’alunno (motivazione,
soggetto con disabilità nei molti codici riferiti autostima, ecc.). In questo modo avremo
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compreso un pezzo del suo funzionamento ICF implica, infatti, che i traguardi definiti
triangolando le sue capacità (carenti) con il all’interno del PEI riguardino certo la scuola,
ruolo (determinante in senso positivo) e la ma anche altri contesti significativi come la
risultante performance (adeguata). famiglia, il tempo libero, eventualmente anche
Una seconda tipologia di interazione il contesto terapeutico-riabilitativo. Inoltre, i
utile per comprendere il funzionamento di traguardi del PEI non si schiacciano sul tempo
una persona è la reciproca interdipendenza presente, ma hanno anche una dimensione
tra aspetti del corpo (anatomia e fisiologia), a lungo termine che chiede di alimentare un
delle attività personali e della partecipazione dialogo critico fra gli obiettivi della scuola e
sociale. Il corpo, sviluppando sempre nuovi la vita lavorativa, abitativa, affettiva dopo
punti di forza, crea le condizioni positive la scuola, da adulti.
per lo sviluppo e l’apprendimento di attività La stesura del profilo di funzionamento
personali sempre più evolute, che a loro volta nella prospettiva di ICF comporta anche
renderanno possibili forme di partecipazione l’analisi degli elementi di contesto, valutando
sociale più estese. Questa direzione evolutiva come questi agiscono da barriera o da facili-
è resa possibile dalle condizioni biologiche tatori delle attività personali e della parteci-
da un lato e da quelle contestuali dall’altro. pazione del soggetto. In chiave progettuale,
Sviluppando ad esempio competenze fino l’attenzione ai contesti richiede che anche
motorie sempre più efficaci (funzioni corpo- questi divengano oggetto di alcuni obiettivi
ree), una persona sarà in grado di apprendere di miglioramento. Progettare lo sviluppo e il
abilità di autonomia personali, come vestirsi miglioramento del funzionamento dell’alunno
da sola, (attività personali) che potrà poi in- con disabilità non può prescindere infatti da
vestire in aree sempre più ampie di attività alcuni cambiamenti del contesto. Per quel
scolastiche e sociali (partecipazione sociale). che riguarda la scuola potrebbe trattarsi
Questa linea evolutiva può però diventare di attività di sensibilizzazione oppure di
anche regressiva, se per esempio si perdono apprendimenti specifici dei compagni che
forme di partecipazione sociale, regredendo imparano ad agire da tutor o a gestire situa-
nelle corrispondenti attività personali e ad- zioni di crisi. Potrebbe però trattarsi anche
dirittura nelle funzionalità corporee (si pensi di modifiche strutturali all’organizzazione,
agli effetti negativi della marginalizzazione per esempio, degli spazi che permettono una
sociale e dell’istituzionalizzazione). migliore accessibilità, fisica o cognitiva, alle
Accogliere il modello antropologico propo- situazioni di insegnamento/apprendimento.
sto da ICF ha conseguenze oltre che sul modo L’attenzione ai contesti in ICF non è però
con cui le persone coinvolte nella progettazio- isolata, viene rappresentata in interazione
ne individualizzata per l’alunno con disabilità con le attività personali e la partecipazione
descrivono e comprendono il suo funziona- del soggetto. Per la progettazione dei tra-
mento, anche sull’azione di progettazione dei guardi che il PEI definisce, questo implica
traguardi educativi da raggiungere. In primo una conseguenza interessante: il riconosci-
luogo, la visione globale bio-psico-sociale mento che la padronanza di una competenza
e l’attenzione ai contesti che caratterizza è influenzata dal contesto. ICF introduce a
il Profilo di Funzionamento si riverberano questo proposito il concetto di performance,
anche sul modo in cui vengono pensati gli intesa come la capacità di un soggetto di
obiettivi. Sono molte qui le affinità con il svolgere alcune attività personali e di parte-
concetto di progetto di vita. La prospettiva cipare all’interno di un certo contesto che fa
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TABELLA 1
Esempio di progettazione di traguardi-competenza sia per l’alunno —
tenendo conto dell’influenza del contesto — che per il contesto
M. si sposta agevolmente in spazi conosciuti, Barriera: spazi ampi e poco Per M.: muoversi in spazi ampi con strut-
ben delimitati e strutturati come la classe; strutturati turazione individualizzata che porta con sé
ha invece delle difficoltà a muoversi in spazi
ampi e poco strutturati Facilitatore: uso di aiuti, ele- Per il contesto: ordinare in modo stabile gli
menti di strutturazione quali spazi aperti affinché possano essere coerenti
cartoncini guida, mappe, eti- con la strutturazione individualizzata che M.
chette, frecce porta con sé
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Keywords
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