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AULULARIA

“Aulularia” e’ una commedia di Plauto in cui i temi principali sono l’avarizia, l’avidita’,
l’insaziabilita’, la lussuria e l’oro. Ognuna di queste caratteristiche è incarnata dal
personaggio principale, ovver Euclione,rappresentato dalla sua insaziabile sete di denaro.
Euclione, un vecchio povero e molto religioso, un giorno, coll’aiuto del servo trova nel
giardino della casa una pentola d’oro, nascosta qui molto tempo fa da suo nonno. Da quel
momento la pentola diventa la sua ossessione e lui comincia a vivere con la paura che
qualcuno possa rubargliela e impadronirsene. Così Euclione diventa diffidabile, sospettoso,
egoista, avaro ed avido. Questo suo cambiamento si nota in particolare dal rapporto che ha
con la figlia, infatti quando questa si doveva sposare, avendo timore di dover dare la dote e
di conseguenza perdere il suo tesoro, si spacciava per povero. Cercava in mille modi di
trovare un posto ideale per poter nascondere la sua pentola, cosi’ che nessuno sarebbe mai
riuscito a trovarla. L’avidita’ regna in lui a tal punto che la ricchezza diventa piu’ importante
della sua felicita’ e del suo amore paterno. Pian piano Euclione inizia a perdere la ragione.
Diventa paranoico e sospettoso che ognuno chi gli si avvicini possa sottrargli il suo tesoro.
Lui è un ottimo esempio di ciò che può avvenire se ci concentriamo solo sulle cose
materiali. Euclione infine ottiene la sua pentola d’oro, ma rimane da solo, abbandonato da
tutti. Per fortuna, lui non se ne importa affatto.

AVARO DI MOLIERE

In Arpagone, il protagonista della commedia, l’avarizia ha soffocato ogni sentimento e


offuscato ogni residuo barlume di coscienza. Infatti Arpagone non si ferma alla spilorceria,
come ad esempio Euclione nell' aulularia, ma soddisfa la sua sete di denaro esercitando
l'usura per accrescere il già consistente patrimonio. Senza dignità , autoritario ed egoista,
egli progetta di sistemare i suoi due figli, Elisa e Cleante, secondo il proprio tornaconto,
senza alcun rispetto per la loro volontà e i loro affetti. Il denaro è il suo demone, il suo
assoluto, l'unica cosa che veramente gli interessa. Dietro la figura tradizionale dell’avaro,
che molto deve a Plauto, Molière si intravede un ricco borghese parigino con l’anima del
finanziere e dell’affarista. Molière non è un censore dei vizi né un esaltatore della
moderazione: si limita a ritrarre gli uomini come sono, soprattutto ricalcando le loro
imperfezioni in modo tale da suscitare il riso ma allo stesso tempo anche una riflessione.

IL CANTO DI NATALE

Scrooge è il personaggio principale del racconto Canto di Natale. È un vecchio borghese


ricco senza moglie e figli e Dickens lo descrive come un uomo avaro al punto da spendere il
minimo indispensabile su ogni cosa: sotto una giacca di raso un po’ più pregiata che indossa
solo per fare buona impressione ai suoi clienti, indossa sempre vestiti vecchi e trasandati.
Infatti è così ossessionato dai soldi ,da non spenderli neanche per lui stesso. Anche il suo
aspetto è trasandato infatti è magro e un po’ gobbo proprio perchè è sempre intento a stare
seduto alla sua scrivania a lavorare e a contare i soldi, non curandosi di altro. Ma durante la
notte di Natale riceverà la visita di quattro spiriti che lo spingeranno a riflettere sulla
propria avidità e sul proprio modo di fare; così dopo un viaggio alla scoperta di se stesso,
Scrooge effettua un cambiamento radicale, riscoprendo quelli che sono i veri valori della
vita.

MERCANTE DI VENEZIA

Shylock è un usuraio ebreo che vive a Venezia. Posiiede molte richezze ma vive emarginato
dall’oligarchica della società veneziana del ‘500. Inoltre, vedovo, viene abbandonato dalla
figlia Jessica che fugge con il fidanzato Lorenzo, e ciò inasprisce il suo risentimento nei
confronti di un mondo che non lo accetta che vive a Venezia. Perciò diventa furioso, anche
poichè è sottoposto a continui maltrattamenti da parte dei Cristiani, in particolare da
Antonio, così Shylock trama la sua vendetta e ne vede possible l'attuazione quando Antonio
(il mercante di Venezia) necessita di un prestito: Shylock chiederà come garanzia per il
prestito la carne di Antonio. Sebbene sia visto dagli altri personaggi della commedia come
una sorta di mostro, certe volte Shylock si allontana da tale immagine per essere
semplicemente un essere umano. Ed è tramite questa contraddizone che si comprende la
veera anima di shylock.

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