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Le conseguenze della Prima guerra mondiale contribuiscono da una parta a destabilizzare il sistema

di alcuni paesi, dall’altra a rafforzare i sistemi democratici (leggi elettorali).


IL RAPPORTO MASSA – POLITICA: la guerra cambia in maniera irreversibile le relazioni tra
massa e politica; in modo particolare, a partire dalla fase successiva della Prima guerra mondiale, la
politica diventa un fenomeno di massa.
Questo processo è stato descritto da due autori:
- Gramsci che nel 1925 scrive e pubblica “la volontà delle masse” pubblicato sull’ “Unità”
(quotidiano ufficiale per partito comunista d’Italia).
- Ortega Gasset (sociologo) pubblica nel 1929 sulla rivista spagnola “El Sol”,
Il filo conduttore della loro analisi è lo stesso, di fatto, essi descrivono che: la guerra ha richiesto
un tale livello di mobilitazione di tutta la società civile, tale per cui nel momento in cui la guerra
finisce, quelle masse mobilitate si sono abituate alla politica.
Tuttavia, per descrivere questo processo usano due espressioni diverse:
 Gramsci parla di “ingresso in politica di masse vergini” che per la prima volta entrano nella
dimensione politica
 Ortega: “politicismo integrale”; la guerra è un processo che politicizza la vita (sia pubbliche che
private).

Le masse mobilitate dalla guerra (influenzate dalla propaganda, abituate alla violenza, alla morte,
all’obbedienza), nel momento in cui la guerra finisce, ritengono di aver acquisito un credito nei
confronti della politica, delle classi dirigenti e dello Stato.
Dunque, la politica stessa non può ignorare questo credito; ciò significa adeguare la politica ai
valori tramandati dalla guerra, alle risorse simboliche usate per combattere e ai nuovi
strumenti di organizzazione politica.
Per questo motivo, la guerra toglie il filtro che esisteva tra la politica e la dimensione di massa. Ciò
prevede un nuovo coinvolgimento delle società civili.
La guerra per la prima volta salda il rapporto tra IDEOLOGIA-RIVOLUZIONE-PARTITO,
grazie al fatto che la guerra è intervallata da un processo che cambia la vita del sistema politico;
questo processo è la Rivoluzione bolscevica 1917.
In quanto, per la prima volta un partito realizza una rivoluzione, quindi, realizza l’ideologia
(da puro simbolo a fatto storico) e costruisce sulla base di questa ideologia un nuovo regime
politico.
Questo terzo aspetto produrrà due conseguenze in molti dei paesi coinvolti nel conflitto:
1. Radicalizza tutta la dialettica politica, infatti dopo la Prima guerra mondiale tutta la
politica diventa più radicale e ideologica. La politica dopo la Prima guerra mondiale è
caratterizzata da un alto tasso ideologico.
2. Nascita di partiti simili al partito di Lenin (partiti rivoluzionari).
Gli storici hanno individuato tre nuove forme di organizzazione politica e partitica, nel periodo tra
due guerre, grazie alle conseguenze della Prima guerra mondiale:
1. PARTITO DI AVANGUARDIE RIVOLUZIONARIE (Lenin - partito Comunista in
Italia)
2. PARTITO MILIZIA (affonda le sue radici nei valori e nel progetto post-bellico –
Movimento dei fasci di combattimento)
3. PARTITO DI MASSA (evoluzione del partito di integrazione sociale, a seguito delle
trasformazioni prodotte dalle guerra – partito popolare italiano)
Il Partito di Avanguardie Rivoluzionarie lo studiamo partendo da tre livelli di analisi:
1. Il contesto in cui nasce il partito – origini
2. Come si definisce quel progetto politico – evoluzioni
3. Che tipo di partito è

ORIGINI:
Il partito di Lenin dipende:
 Contesto storico
 Basi teoriche del pensiero di Lenin
Per quanto riguarda le basi di partenza: Russia Zarista. La riflessione di Lenin, parte dal contesto
storico della Russia Zarista. Un sistema caratterizzato da una profonda arretratezza; un sistema
autocratico, in cui il livello di sviluppo economico era molto basso (struttura agricola) e dove lo
sviluppo industriale era stato “guidato dall’alto” per influenza di capitali esteri e investimenti dello
Stato. Dunque, ciò significa, che in Russia non vi è la borghesia capitalistica (di cui parla Marx). Lo
sviluppo industriale era concentrato solo in alcune zone molto distanti tra di loro, e quindi, la
comunicazione tra le classi operaie (molto piccole) manca. Eppure, in Russia, in questa cornice
esiste un partito socialista. Nel 1898, è stato fondato nel congresso di Minsk: il PARTITO SOCIAL
DEMOCRATICO RUSSO. Questo partito socialista è articolato in due componenti:
o Una componente MASSIMALISTA: componente più estrema, il cui capo è Lenin
(antiborghese, anticapitalistica e rivoluzionaria)
o Componente MODERATA/RIFORMISTA: Martoff.
Queste due correnti si divideranno è da una parte una darà vita al partito bolscevico, l’altra a quello
menscevico.
Lenin militando nelle file del partito, inizia a definire la sua STRATEGIA ovvero quale deve
essere l’azione del partito socialista che vive nel contesto della Russia zarista.
Nell’opera “il che fare” (1901-1902), Lenin inizia a definire la sua strategia rivoluzionaria e getta le
basi teoriche (con cosa si fa la rivoluzione), ovvero parla dello strumento con cui attuare la
rivoluzione. Ovviamente, Lenin, parte da Marx, ma lo declina sia sul piano strategico che sul
piano ideologico, tenendo conto delle condizioni della Russia zarista.
Lenin parte da una doppia critica:
1. Nei confronti della social democrazia europea (critica l’SPD, e tutti quei partiti che hanno
tradito la rivoluzione).
2. Tutte le correnti revisioniste (es: Bernstein) e gli anarchici.
Partendo da questi presupposti, inizia a delineare la sua teoria. Il suo punto di partenza è: adattare
il marxismo alle condizioni della Russia, declinando il marxismo sul piano ideologico.

Ma quale rivoluzione fare?


Il modello rivoluzionario per Lenin (declinando Marx):
1. È più facile fare la rivoluzione in un paese a basso sviluppo capitalistico perché
2. È più facile farla laddove la borghesia è più debole, in quanto opporrà meno resistenza
3. Questo modello non considera il proletariato la vera forza rivoluzionaria; la
rivoluzione, a differenza di Marx, non è fatta da tutto il proletariato, ma solo da una
sua piccola parte, infatti, basta che ci sia un’ avanguardia cosciente pronta per la
rivoluzione. La rivoluzione NON deve presupporre una classe sociale.
4. Non occorre pensare ad un movimento internazionale rivoluzionario, ma è sufficiente
fare la rivoluzione in un solo paese e poi esportarlo. Di fatto, mentre Marx era per
l’internazionalismo, Lenin invece creando la terza internazionale vuole esportare la
rivoluzione.
NOTA: C’è una parte di storiografia che sottolinea che Lenin, prima di essere comunista era
imperialista. Per questo motivo, l’esportazione del comunista fosse funzionale a esprimere
l’imperialismo sovietico.
Sulla base di questi presupposti, Lenin inizia a definire il suo modello (attraverso queste 4
declinazioni del marxismo), proponendo anche lo STRUMENTO della rivoluzione che rimane il
PARTITO (come Marx).
Lenin però parte da queste considerazioni:
 NON può essere un PARTITO DI TUTTO IL PROLETARIATO, questo perché il
proletariato non ha vocazione rivoluzionaria. Di fatto, tendenzialmente il proletariato
preferisce vocazioni riformiste o sindacaliste. Anche perché vede l’esperienza passata in
Europa, in cui una rivoluzione del proletariato non è mai avvenuta.
 Un partito rivoluzionario deve combattere un ordinamento economico, e combattere lo
Stato, distruggendo l’ordinamento politico che difende il dominio della classe. Dunque, il
terreno della lotta, oltre a essere economico deve essere politico. La rivoluzione deve
rovesciare l’ordinamento politico, vale a dire deve rovesciare il sistema di un potere che
difende il dominio di classe.
Il partito che può rovesciare il sistema è un partito che Lenin definisce come “rivoluzionari
armati”, ovvero un partito di AVANGUARDIE RIVOLUZIONARIE. Esso è costituito
esclusivamente da rivoluzionari di professione, ciò significa che questo partito NON coincide
con la totalità della classe proletaria. Ma è un partito di cellule armate di persone formate
SOLO a fini rivoluzionari (modello ripreso dalle Brigate Rosse).
Questa minoranza rivoluzionaria deve essere composta in:
- Una serie di piccole cellule organizzate nel loro interno in maniera militarizzata
(organizzazione gerarchica). A capo di ogni cellula vi è un ATTIVISTA (un capo) di chiara
e indiscussa fede leninista. Il capo di ogni cellula è l’unico elemento di contatto con il
CENTRO e con le altre cellule (molto piccole e composte di poche unità).
 È un partito che lotta per il proletariato ma non è totalmente identificato con questo. Nel modello di
Lenin, a differenza di Marx, manca totalmente la dimensione orizzontale. La dimensione
orizzontale per Lenin arriva dopo la rivoluzione; Di fatto inizialmente, Lenin immagina solo un
partito unicamente per la rivoluzione.
Altre opere di Lenin:
“Le due tattiche” scritta nel 1905, segue la prima Rivoluzione russa, un’opera abbastanza
importante sul piano strategico perché prevede le due tappe della rivoluzione (prima e seconda
ondata rivoluzionaria del 17’). Lenin dirà che nella prima fase, tutte le forze anti-zariste, si mettano
insieme per abbattere il dominio dello Zar. Questa prima fase si concluderà con la nascita di un
governo provvisorio, che traghetterà il sistema verso la seconda fase rivoluzionaria. In questa
seconda fase, i bolscevichi rovesceranno il sistema e avvieranno la nascita di un nuovo regime
politico. Tra l’altro è ciò che accade nel 17’ in quanto nella prima ondata rivoluzionaria vi è un
governo provvisorio (con la caduta dello zar) e nella seconda ondata vi è ufficialmente il
rovesciamento del potere.
“Tesi di aprile” scritta dopo la prima ondata rivoluzionaria nel 17’; Lenin rientrando dalla Svizzera
pubblica questo documento in cui postula il passaggio alla rivoluzione di ottobre. Qui, inizierà a
dare importanza nei soviet, creerà le premesse per la nascita della Terza internazionale, e porrà le
premesse per le scelte che farà rispetto la guerra (considerata capitalistica e imperialistica).
“Stato e rivoluzione” pubblicato nel 1918 ma scritto nel 1917 (a ridosso della seconda ondata
rivoluzionaria), in cui postula l’estinzione dello Stato, la costruzione di un ordine nuovo e retto sul
principio che Lenin chiama “libertà collettiva”  “ciascuno ogni persona è regnante nel proprio
Stato” - Lenin. In questo testo, esporrà in maniera esplicita che il futuro regime politico avrà come
perni: il partito e i soviet, i due assi su cui si reggerà il sistema da edificare.
Alla fine, Lenin ritornerà al percorso definito da Marx:
1. Rivoluzione
2. Fase di dittatura
3. Costruzione del nuovo regime politico
NOTA: Nel 1919 abbiamo la trasformazione del partito bolscevico in partito bolscevico comunista
di Russia.
Nel 1919 ci sarà la Terza internazionale, la prima Internazionale COMUNISTA e nel 1920, Lenin
detta le 21 condizioni per aderire alla Terza internazionale.
Poiché il modello di partito di Lenin diventa il modello per alcune delle formazioni politiche degli
Stati europei; le condizioni poste da Lenin sono determinanti per le condizioni della nascita dei
partiti:
1. L’adozione nel nome dell’aggettivo COMUNISTA; Ciò significa creare delle sezioni
nazionali della Terza internazionale (ES: “Partito comunista d’Italia) dipendenti da questo.
2. Rompere definitivamente con tutta la tradizione del socialismo europeo.

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