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Tra il settembre del 1997 e l’ottobre del 1998,

in tre numeri del nostro giornale “il comuni-


sta” 56, 57-58 e 62, pubblicammo una prima
sistemazione del bilancio della crisi esplosiva del
partito occorsa tra il 1982 e il 1984.

Ci si riferisce in particolare alla lotta contro ogni


forma di liquidazionismo del partito – fosse di tipo
movimentista, attendista, o espedientista – portata
avanti da compagni italiani, francesi, svizzeri e
greci, che si riuniscono poi intorno a “le prolétai-
re” e a “il comunista” nello sforzo di ricostituzione
organizzativa del partito a condizione di fare il
bilancio delle crisi che colpirono il partito di cui,
quella del 1982-84, prese le caratteristiche dell’es-
plosività.

In questo opuscolo riuniamo appunto quel lavoro


che intese, partendo dall’approfondimento delle
posizioni contenute nella sintetica, ma nello stesso
tempo, complessa manchette intitolata “Distingue
il nostro partito”, rimettere le basi ad una attività
che riconquistasse le caratteristiche dell’attività di
partito, nonostante le forze fisiche rappresentate
dai compagni fossero oltremodo ridotte.

In realtà, il lavoro di riconquista del patrimonio


teorico, politico e di prassi del partito come espres-
sione coerente della corrente della Sinistra
comunista, era cominciato già durante la lunga crisi
che mandò inpezzi l’organizzazione all’inizio degli
anni Ottanta, come documentato, ad esempio, dai
primissimi numeri de “il comunista” e dai numeri
de “le prolétaire” degli stessi anni.
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Sulla questione della formazione del partito

Sulla questione della formazione del partito


dopo la crisi esplosiva del 1982-84 del
«partito comunista internazionale / programma
comunista», in Italia e in altri paesi

Premessa
La questione della formazione del partito comunista linea potenziale esiste per lo meno dal 1847, mentre in
rivoluzionario a livello internazionale, quindi con una rete linea di prassi si è affermato a grandi squarci storici
organizzativa presente e attiva in più paesi, anche se attraverso la serie tragica delle sconfitte della rivoluzio-
estremamente modesta dal punto di vista numerico come ne» («Considerazioni sull’ organica attività del partito
non può non essere nei periodi storici di situazione gene- quando la situazione generale è storicamente sfavorevo-
rale sfavorevole alla lotta rivoluzionaria, è sempre stata al le», gennaio 1965). Quindi, con questa responsabilità
centro della nostra attività fin da quando, già durante la politica verso le battaglie di classe del passato e verso il
seconda guerra imperialistica e soprattutto dalla sua fine futuro del movimento rivoluzionario comunista, i compa-
in poi, le forze militanti della Sinistra comunista italiana, gni della Sinistra hanno dedicato tutte le loro energie alla
perlopiù esiliate, rimaste fedeli all’originale battaglia di ricostituzione del partito rivoluzionario pur nella consape-
classe del Partito comunista d’Italia e della corrente di volezza che la situazione generale uscita dalla seconda
Sinistra che ne ispirò la costituzione e ne guidò i primissimi guerra imperialistica mondiale era storicamente sfavorevo-
anni di attività, si riunirono nello sforzo di formare il partito le, a differenza del primo dopoguerra. Anche a quella
comunista rivoluzionario. Battersi contro ogni tipo di de- responsabilità politica noi, oggi, in un lavoro di formazione
viazione e di variante opportunista, e in primo luogo contro del partito di classe, che per certi versi è simile a quello dei
la teoria e la pratica dello stalinismo - caratterizzato fonda- compagni nell’ immediato secondo dopoguerra, ci richia-
mentalmente dalla teoria del socialismo in un paese solo - miamo.
e, nel contempo, lavorare intorno ad un bilancio generale La lunga opera di restaurazione teorica del marxismo
non solo della Rivoluzione d’Ottobre e del periodo rivolu- rivoluzionario (il partito storico) - iniziata embrionalmente
zionario apertosi con la prima guerra imperialistica, ma già dalla Frazione comunista all’estero e da compagni
soprattutto della controrivoluzione borghese che vinse isolati, come Bordiga, in Italia, prima durante e dopo la
sotto l’egida dello stalinismo, battersi su questo terreno è seconda guerra mondiale - e lo sforzo di riorganizzazione
stato per quelle forze militanti la caratteristica fondamen- del partito comunista rivoluzionario (il partito formale)
tale e necessaria perché fosse possibile riagganciarsi al sulla base dei «bilanci dinamici di scontri avvenuti tra
«filo del tempo» e riporre basi teoricamente, politicamente forze reali e di notevole grandezza ed estensione», ossia
e praticamente solide per la ricostituzione del partito di sulla base di quelle che abbiamo chiamate le lezioni delle
classe. controrivoluzioni («Tesi sul compito storico, l’azione e la
Le basi teoriche, programmatiche e politiche su cui struttura del partito comunista mondiale, secondo le posi-
quelle forze militanti poggiarono il loro lavoro furono le zioni che da oltre mezzo secolo formano il patrimonio
stesse che avevano caratterizzato la nascita del Partito storico della sinistra comunista», luglio 1965), sono stati
comunista d’Italia e le stesse che avevano distinto netta- i pilastri dell’ intera attività del nostro movimento. E’
mente la lunga e spietata battaglia della Sinistra comunista questa attività che ha caratterizzato, all’ inizio, il lavoro di
- purtroppo sola sul corretto terreno della intransigente quel gruppo di militanti che provenivano dalla Frazione del
critica marxista - contro la degenerazione della Terza Inter- Pci all’ estero (1928 - 1943, nota come Frazione all’estero)
nazionale e la controrivoluzione staliniana. A questa e che costituirono una continuità fisica della Sinistra
continuità storica della Sinistra comunista è collegata la comunista, attaccata isolata oppressa e calunniata dal
considerazione che «ai gruppi che derivano dalla lotta regime staliniano e repressa e dispersa dal fascismo, dando
della Sinistra italiana contro la degenerazione di Mo- poi dal 1943 e negli anni successivi un decisivo contributo
sca» è data la possibilità e non tanto il diritto, «di intendere alla ripresa del lavoro rivoluzionario a carattere di partito,
meglio di ogni altro per quale strada il partito vero, pur se in modo non lineare e coerente. Sarà poi con la
attivo, e quindi formale, possa rimanere in tutta aderenza formazione di quello che è stato, dal 1952 al 1982, il partito
ai caratteri del partito storico rivoluzionario, che in comunista internazionale, identificato nel giornale «il pro-

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Sulla questione della formazione del partito

gramma comunista», formalmente organizzato e con una democratico. E’ successo al Partito comunista internazio-
certa estensione organizzativa in diversi paesi oltre all’ nale, il nostro partito di ieri, che pure era stato costituito,
Italia, che «la dura opera del restauro della dottrina e come in precedenza e nelle diverse epoche i diversi partiti
dell’ organo rivoluzionario, a contatto con la classe di classe, su basi teoriche e politiche coerentemente marxi-
operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettora- ste, e che le resistenze interne al suo corso degenerativo
lesco» (come si legge nella manchette «distingue il nostro non riuscirono a salvare dal disastro.
partito» che integra, ieri come oggi, le testate come organi Il fallimento del «Partito comunista internazionale/
di partito), prenderà il vigore, la continuità e l’ omogeneità programma comunista» di fronte ai sempre più gravi e ardui
necessari per poter costituire appieno le basi indispensa- compiti che, in una situazione generale persistentemente
bili della formazione del partito comunista e internazionale sfavorevole, si pongono necessariamente al partito di
compatto e potente di domani. Riteniamo infatti, sulla linea classe - compiti non soltanto di elaborazione teorica e di
della dimostrazione storica della validità delle tesi e delle valutazione politica generale, ma anche di pratica azione
posizioni della Sinistra comunista, che qualunque elemen- tattica e organizzativa a contatto con i problemi e le lotte
to cosciente della classe proletaria sia spinto ed abbia la della classe proletaria -, pose di fatto e obiettivamente ai
volontà di agire nel solco del marxismo rivoluzionario, egli compagni, che non cedettero allo smarrimento e alla demo-
debba necessariamente collegarsi alle battaglie di classe ralizzazione, il compito di rimettersi al lavoro, nella
della Sinistra comunista e, nella misura in cui l’ organizza- consapevolezza che dalla crisi esplosiva che aveva man-
zione partitica che su quel solco e su quelle battaglie di dato in frantumi il partito formale si sarebbero dovute
classe coerentemente si costituisce ed agisce, grazie all’ trarre tutte le lezioni e un bilancio dinamico, come
opera di gruppi militanti direttamente provenienti dal Par- d’altra parte ha insegnato la Sinistra comunista in tutto
titocomunista d’Italia e dalla Sinistra comunista organizzata il suo percorso storico, grazie al quale si sarebbero poste
negli anni dal 1926 in poi o all’ opera di compagni più le basi per formare una nuova organizzazione di partito.
giovani forgiati in teoria e in pratica su quei bilanci dinamici Ed è questa la direzione che, pur alla fine ridotti ad un pugno
e su quelle battaglie di classe, egli debba necessariamente di militanti, abbiamo preso fin dall’esplodere della crisi nell’
riferirvisi e militarvi. ottobre 1982, continuando a dare battaglia in difesa delle
Con una crisi interna senza precedenti, che perciò posizioni correttamente marxiste contro ogni deviazione
chiamammo esplosiva, il partito di ieri - il «partito comuni- opportunista, fosse di tipo movimentista e contingentista
sta internazionale/programma comunista» - nel periodo o di tipo attendista o personalistica, all’ interno dell’
che va dall’ ottobre 1982 fino al dicembre 1984, nella sua organizzazione partitica in cui la gran parte di compagni
rete organizzativa internazionale, va completamente in rimasti dopo le prime scissioni del 1982 era ancora riunita
frantumi. Un processo degenerativo che iniziò con l’ attec- e, quando un lavoro minimamente coerente non era più
chimento al suo interno di teorizzazioni provenienti da possibile al suo interno se non alla condizione di cedere all’
concezioni metafisiche del partito formale, da attese di intrallazzo personalistico e al commercio generale dei prin-
sbocchi rivoluzionari assolutamente irreali, prima a cavallo cipi, fuori di essa, dando vita ad una nuova organizzazione
della crisi capitalistica mondiale del 1975 nei paesi imperia- di partito.
listi più sviluppati e in particolare in Europa, poi in forza dei Alla corrente storica della Sinistra comunista, alla fon-
movimenti di crisi economiche e sociali che colpirono dazione del Partito comunista d’Italia 1921-1922, alla
successivamente i paesi della periferia imperialistica, da fondazione dell’ Internazionale comunista 1919-1920, e alla
concezioni movimentiste e contingentiste nel campo sin- fondazione del Partito comunista internazionale 1952 noi ci
dacale come in quello politico; un processo degenerativo richiamiamo direttamente. E questo richiamo nulla varreb-
che continuò successivamente condensando nel partito be se non si intendesse come una ferma e intransigente
concezioni localistiche e autonomiste e, nello stesso tem- conferma della piena validità, e della sua invarianza storica,
po, per «reazione», teorizzazioni attendiste e immobiliste, del marxismo come nacque nel 1848 per tutto l’arco storico
provocando in generale quel che già nelle tesi della Sinistra che ci separa dalla vittoria completa delle forze sociali
si era previsto, e cioè che, alzando oltre un certo limite una rivoluzionarie contro tutti gli ordini costituiti del pianeta,
barriera fra teoria e prassi, si sarebbe precipitati inevitabil- dunque della vittoria completa del comunismo sul capita-
mente nella degenerazione opportunista. E’ successo alla lismo, politicamente, militarmente ed economicamente.
Prima Internazionale che vide la splendida battaglia di Facciamo nostra la rivendicazione piena delle battaglie
Marx ed Engels contro gli antiautoritari, alla Seconda di classe della Sinistra comunista, detta italiana o «bordi-
Internazionale che vide la decisa battaglia di Engels contro ghista», come più volte ricordato nei testi del partito di ieri
il revisionismo socialdemocratico, raccolta da Lenin e dalla e di oggi, e rintracciabili nella stampa di partito. Precisiamo
Sinistra marxista contro il socialpatriottismo e l’ opportu- che per noi gli aggettivi «italiana» o «bordighista», usati
nismo di guerra, e infine anche alla Terza, l’ Internazionale più dagli avversari che da noi nei confronti della Sinistra
Comunista, che, nell’ isolamento della vittoria bolscevica comunista, il cui rappresentante più intransigente e coe-
in Russia e per il grave ritardo con cui i partiti comunisti si rente è stato indiscutibilmente Amadeo Bordiga, non hanno
costituirono e agirono nei paesi capitalistici decisivi, attra- alcun significato di riduzione a concetti nazionali o, peggio,
verso una serie di cedimenti sul terreno organizzativo e personali, della teoria del comunismo scientifico e rivolu-
tattico, giunse col 1926 a precipitare definitivamente in un zionario; non hanno alcun significato di identificazione
opportunismo che assommò in forma più oscena e virulen- con un partito «nazionale», sia pure il Partito comunista d’
ta le ondate opportunistiche precedenti fino a portare il Italia del 1921, o con un capo, sia pure Amadeo Bordiga,
proletariato internazionale non soltanto alla partecipazio- delle giuste tesi rivoluzionarie; ma essi possono essere
ne attiva alla seconda guerra imperialistica mondiale nelle usati eventualmente da noi al solo scopo di favorire, agli
forme del partigianesimo antifascista e antinazista, ma elementi più giovani e di generazioni lontane dal fulgido
anche alla sua piena complicità nella conservazione bor- periodo rivoluzionario degli anni Venti del secolo scorso,
ghese attraverso il mai tanto maledetto metodo la ricerca e il riconoscimento sul filo rosso del tempo del

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Sulla questione della formazione del partito

partito storico e delle battaglie di classe del comunismo sti organizzati nel partito comunista internazionale di ieri.
rivoluzionario dalla loro comparsa nel 1847 col Manifesto Quanto all’Italia, la crisi degenerativa progressiva portò al
del partito comunista di Marx ed Engels su su fino alle completo snaturamento dell’ organizzazione di partito,
battaglie di classe di Lenin e dei bolscevichi contro la come abbiamo richiamato sopra riferendoci al nuovo «pro-
degenerazione della Seconda Internazionale e alle batta- gramma comunista» - gruppo che si assicurò la testata
glie di classe della Sinistra comunista contro la soltanto per via legale, ma che non diede alcun contributo
degenerazione della Terza Internazionale. Quanto al parti- alla battaglia politica e pratica interna contro i liquidatori
to formale od effimero (giusta Marx), esso è allo stesso di varia specie - e a «combat» - gruppo che espresse in
tempo prodotto e fattore di storia e, in quanto partito forma sempre più chiara e in tempi rapidi la sua natura
contingente, composto da forze fisiche e militanti; esso contingentista e antipartito, ma che per le posizioni antili-
agisce come forza e prassi fisica, nel corso della lunga lotta quidazioniste assunte all’inizio della crisi nell’ottobre ’82
fra le classi che come sbocco finale ha la completa vittoria aveva influenzato gran parte delle sezioni italiane, e non
del proletariato rivoluzionario sulle classi borghesi e la solo, fino a diventarne il nuovo gruppo dirigente, e perciò
trasformazione economica e sociale dell’ intera società in questa parte di compagni organizzati continuammo la
umana dal capitalismo attuale al comunismo futuro; esso nostra battaglia politica fino alla scissione definitiva - ma
si forma, si sviluppa, si distrugge cento e cento volte, a preparata nella chiarezza delle posizioni e dell’ opposizione
seconda dello svolgimento - più negativo che positivo, politica - dell’ottobre 1984. Dato che solo attraverso
finora - del rapporto di forze fra il proletariato e le classi un’azione legale (legata alla proprietà privata e commercia-
dominanti contro cui combatte, senza per questo inficiare le della testata) «il programma comunista» finì nelle mani
la validità generale, nello spazio e nel tempo, del partito dei vecchi attendisti, si decise di utilizzare per l’Italia una
storico, cioè del contenuto teorico e programmatico inva- testata che il partito di ieri aveva già approntato e che
riante del comunismo rivoluzionario. nessun liquidatore, vecchio o nuovo, rivendicò: «il comu-
Lontani dalla fretta e dai personalismi con cui troppo nista».
spesso nascono «partiti rivoluzionari», e lontani dallo Altre vicende, successive al punto cruciale della crisi
sport del frazionismo e dello scissionismo, sappiamo che esplosiva, e comunque legate al lavoro di bilancio delle
il lavoro militante per la formazione, lo sviluppo e la difesa crisi del partito - la cui progressiva chiarificazione politica
del partito di classe non dipende soltanto dalla volontà di determinava ulteriori abbandoni -, ridurranno le forze del
un pugno di comunisti che si dedicano anima e corpo ad nostro attuale movimento ad una presenza soltanto in
esso, e non dipende certamente dalla presenza o meno del Italia, in Francia e in Svizzera, sezioni nazionali di un unico
cosiddetto grande capo, del grande personaggio; in effet- e omogeneo Partito comunista internazionale.
ti, vi deve essere una combinazione di fattori oggettivi e Si decise altresì di mantenere come parte integrante dei
soggettivi per cui la volontà dei comunisti di agire organiz- giornali e delle riviste di partito la manchette «distingue il
zati e a carattere di partito si innesta concretamente nei nostro partito» e di pubblicare regolarmente nelle testate
ricordati bilanci dinamici di scontri avvenuti tra forze reali «il comunista», «programme communiste», «el progra-
e di notevole grandezza ed estensione, quindi in una realtà ma comunista», ed eventuali altri periodici di partito, il
non contingente e che è molto più spesso sfavorevole alla Programma del partito comunista internazionale, così
lotta rivoluzionaria che non favorevole. come fu formulato nella Riunione generale del partito a
Nelle riunioni del novembre 1984 e del gennaio 1985, in Firenze nel dicembre 1951 e contenuto nelle Tesi caratte-
cui riunimmo le forze che contrastarono il liquidazionismo ristiche del partito.
contingentista della prima fase critica e le successive forme E’ utile ricordare, qui di seguito, alcuni testi, la cui scelta
di liquidazionismo che «finirono il lavoro» di disgregazio- è davvero difficile data l’ enorme produzione sia nel primo
ne del partito sul versante del localismo e dell’ antipartitismo dopoguerra che nel secondo, come capisaldi irrinunciabili
(leggi «combat») (1), e sul versante del personalismo e del patrimonio storico della Sinistra comunista e del parti-
dell’ attendismo (leggi il nuovo «programma comuni- to; per una più facile individuazione li suddividiamo per
sta»), si decise di dare sistematicità al lavoro militante nella periodi:
direzione del necessario bilancio delle crisi del partito di
ieri, di svolgere questo lavoro «come partito» e dunque Dal 1919 al 1926:
non come gruppi politici a se stanti che avrebbero messo a) - Tutte le tesi della Frazione comunista astensionista
a confronto le proprie conclusioni e le proprie tesi, ma italiana del 1919-1920
vincolati fin dall’ inizio dalle basi che il partito di ieri si era b) - Le Tesi dell’ Internazionale Comunista del I° e del
dato fin dalla sua formazione nel 1952. Si decise di conti- II° congresso, 1919, 1920
nuare ad usare il nome di «partito comunista internazionale» c) - Il Programma del Partito comunista d’Italia, Livorno
sia perché esso costituisce il risultato storicamente neces- 1921
sario per la vittoria rivoluzionaria di domani dell’ azione d) - Le «Tesi di Roma», cioè le Tesi del II° congresso
fisica e pratica dei militanti comunisti nell’ oggi grigio e del Partito comunista d’Italia, marzo 1922
controrivoluzionario - dunque assume valore di principio e) - Tutte le posizioni prese dalla Sinistra comunista nei
da attuare, alla pari della rivoluzione e della dittatura del Congressi dell’ Internazionale Comunista dal 1921 al 1924
proletariato -, sia perché il lavoro politico di bilancio delle e all’ Esecutivo Allargato del 1926
crisi del partito perché abbia un significato appunto poli- f) - Le Tesi della Sinistra alla conferenza «illegale» di
tico non può che essere portato avanti da una Como del Pcd’I, maggio 1924
organizzazione a carattere di partito, sia perché in Francia, g) - Le Tesi della Sinistra presentate al III° congresso
in Svizzera, in Grecia, in Venezuela, al 1984, i compagni che del Pcd’I a Lione nel 1926
facevano riferimento a «le prolétaire», a «programme com-
muniste», a «kommunistiko programa» e ad «espartaco», Dal 1945 in poi:
per quanto ridotti ai minimi termini, erano comunque rima- 1) - Le Tesi della Sinistra (Natura, funzione e tattica del

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Sulla questione della formazione del partito

partito rivoluzionario della classe operaia, 1945; La classe l’ annullamento della persona singola come s o g g e t t o
dominante italiana e il suo Stato nazionale, 1946; Le pro- economico, titolare di diritti ed attore della storia umana,
spettive del dopoguerra in relazione alla Piattaforma del 1958
Partito, 1946; L’ assalto del dubbio revisionista ai fonda- 25) - Quattro punti sulla questione coloniale, 1958
menti della teoria rivoluzionaria marxista - Il ciclo storico 26) - Il corso del capitalismo mondiale nella esperienza
dell’ economia capitalistica - Il ciclo storico del dominio storica e nella dottrina marxista, 1958-1959
politico della borghesia - Il corso storico del movimento di 27) - L’ insuperabile crisi dell’agricoltura nell’ econo-
classe del proletariato – Guerre e crisi opportunistiche - Il mia capitalistica, 1958-1959
movimento rivoluzionario operaio e la questione agraria, 28) - Alcuni punti sulla questione coloniale, 1959
1947), e il Tracciato d’ impostazione, 1946 29) - «Estremismo, malattia d’ infanzia del comunismo»,
2) - Proprietà e capitale, 1948-1950 condanna dei futuri rinnegati, 1960
3) - Elementi dell’ economia marxista (in realtà scritti nel 30) - Replica all’ignobile manifesto degli 81 partiti
1929 da Bordiga), 1947-1950 cosiddetti operai e comunisti, 1961
4) - Per la riorganizzazione internazionale del movimen- 31) - La terribile responsabilità dello stalinismo di
to rivoluzionario marxista, 1950 (detto Appello del 1950) fronte ai moti anticoloniali, 1961
5) - Il contenuto delle Riunioni generali di Roma (aprile 32) - I fondamenti della questione agraria, 1961
1951), di Napoli e Firenze (settembre 1951), di Napoli e 33) - Marxismo e questione militare, 1961-62-63-64
Roma (aprile e luglio 1952), di Milano (settembre 1952), di 34) - La questione cinese, 1962-63-64
Forlì (dicembre 1952), di Genova (aprile 1953), rapporti e 35) - Punti fermi di azione sindacale, 1962
tesi sinteticamente raccolti nel volumetto «Sul filo del
tempo», maggio1953, e inerenti all’invarianza del marxismo A questi testi va aggiunta l’intera e lunga serie dei «fili
e dell’ impersonalità della classe, al carattere non mercan- del tempo», la cui pubblicazione è iniziata nel 1949 in
tile, non aziendale e non professionale della società «battaglia comunista» fino al n.16 del 1952, per continua-
socialista, al rapporto fra teoria ed azione, fra partito e re in «programma comunista» dal suo primo numero del
classe, fra partito e azione (e organizzazione) economica, al 1952 fino a n.9 del 1955; in questi «fili» si affrontano in
rovesciamento della prassi, alle lezioni delle controrivolu- modo sistematico i temi e gli argomenti di cosiddetta
zioni, alla delineazione del programma immediato attualità, ma anche temi molto ostici dal punto di vista
post-rivoluzionario, alla teoria delle rivoluzioni multiple e teorico, come ad esempio la questione agraria (Cfr. il
alla rivoluzione anticapitalistica occidentale volume «Mai la merce sfamerà l’uomo»), la questione della
6) - Le Tesi caratteristiche del partito, dicembre 1951 guerra (Cfr. il Quaderno del pcint.le n.3 «Proletariato e
7) - Dialogato con Stalin, 1952 guerra»), la questione delle catastrofi «naturali» (Cfr. il
8) - Lezioni delle controrivoluzioni, 1953 volume «Drammi gialli e sinistri della moderna decadenza
9) - Fattori di razza e nazione nella teoria marxista, 1953 sociale»), la questione dell’economia marxista (Cfr. oltre a
10) - Vulcano della produzione o palude del mercato?, «Economia marxista ed economia controrivoluzionaria», i
1954 volumi «Proprietà e Capitale», «Imprese economiche di
11) - Russia e rivoluzione nella teoria marxista, 1955 Pantalone»). Essi sono una battaglia contro ogni tipo di
12) - Le grandi questioni storiche della rivoluzione in deviazione opportunistica mettendo in opposizione la
Russia, 1955 corretta applicazione della teoria marxista contro l’oppor-
13) - Struttura economica e sociale della Russia d’oggi, tunismo di «ieri» e l’opportunismo di «oggi». Vanno
1955-1957 aggiunti anche moltissimi Rapporti tenuti nelle numerose
14) - Dialogato coi morti, 1956 Riunioni generali di partito, a partire dal 1952, qui richiamati
15) - La Russia nella grande rivoluzione e nella società soltanto in parte attraverso i titoli dei testi sopra elencati
contemporanea, 1956 e relativi al primo ventennio del secondo dopoguerra, e
16) - L’economia capitalistica in Occidente e il corso pubblicati regolarmente, sia nella stampa in lingua italiana
storico del suo svolgimento, 1956 che, successivamente, nella stampa in lingua francese e in
17) - Traiettoria e catastrofe della forma capitalistica altre lingue; non tutto ciò che uscì nella stampa di partito
nella classica monolitica costruzione teorica del marxismo, fu cristallino e all’ altezza dei compiti che il partito nel suo
1957 sviluppo anche numerico e nella sua estensione geogra-
18) - Quarant’ anni di una organica valutazione degli fica assumeva, come non tutte le direttive emanate dal
eventi di Russia nel drammatico svolgimento sociale e Centro furono perfettamente coerenti con il patrimonio
storico internazionale, 1957 storico della Sinistra, e su tutto questo non sarà mai
19) - I fondamenti del comunismo rivoluzionario marxi- sprecata una verifica critica con alla mano, a proposito di
sta nella dottrina e nella storia della lotta p r o l e t a r i a bilancio delle crisi di partito, la bussola marxista; tutt’ altro.
internazionale, 1957 Un altro corpo di tesi di grande importanza è costituito
20) - Peculiarità dell’ evoluzione storica cinese, 1957- dalle Tesi del 1965-66, epoca in cui le prime corpose
1958 deviazioni su questioni tattiche e di organizzazione inizia-
21) - Il corso del capitalismo mondiale nella esperienza no a scuotere il partito provocando scissioni non più di
storica e nella dottrina di Marx, 1957-1959 singoli ma di gruppi di compagni. Le ricordiamo in detta-
22) - Le lotte di classi e di Stati nel mondo dei popoli non glio:
bianchi, storico campo vitale per la critica rivoluzionaria
marxista, 1958 a) - Considerazioni sull’organica attività del partito
23) - Il programma rivoluzionario della società comuni- quando la situazione generale è storicamente sfavorevole,
sta elimina ogni forma di proprietà del suolo, degli impianti gennaio 1965
di produzione e dei prodotti del lavoro, 1958 b) - Tesi sul compito storico, l’ azione e la struttura del
24) - Contenuto originale del programma comunista è partito comunista mondiale, secondo le posizioni che da

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Sulla questione della formazione del partito

oltre mezzo secolo formano il patrimonio storico della 19) - Marxismo e «questione sindacale», 1972
sinistra comunista, luglio 1965 (dette anche «Tesi di Napo- 20) - Sul problema dell’autodecisione nei classici del
li») marxismo, 1972
c) - Tesi supplementari sul compito storico, l’azione e 21) - Imperialismo e materie prime, 1972-73
la struttura del partito comunista mondiale, aprile 1966 22) - Tattica e organizzazione sono inscindibili dai
(dette anche «Tesi di Milano»). principi, 1973
23) - Il Medio Oriente sulla prospettiva classica del
Altri testi di particolare rilievo vanno richiamati, sebbe- marxismo rivoluzionario, 1973 24) - Il neofascismo,
ne non esaustivi come le Tesi sopra ricordate, ma indirizzati problema ricorrente nel secondo dopoguerra, 1974
a scolpire in modo più netto le posizioni della Sinistra di 25) - Risposta di classe al riformismo nella scuola, 1974
fronte all’ emergere di continue varianti opportunistiche e 26) - Il proletariato nella seconda guerra mondiale e
di fronte alle contraddizioni provocate dallo sviluppo nella «resistenza» antifascista, 1975
ineguale del capitalismo e dall’ evolversi dei rapporti di 27) - Corso dell’imperialismo e crisi, 1975
forza fra gli Stati imperialisti che dominavano la scena 28) - Il senso della nostra «azione esterna», 1976
mondiale, non meno che dallo sviluppo dei rapporti di forza 29) - Distingue il nostro partito, 1976
fra le classi che vedevano la classe proletaria indietreggia- 30) - Le rivendicazioni «transitorie» nel quadro della
re drammaticamente sempre più. Essi, fra i molteplici tattica comunista, 1976-77
problemi che il partito era tenuto ad affrontare, riguardano 31) - I comunisti e i compiti nelle due Americhe, 1977
ad esempio la «questione sindacale» e la tattica che presie- 32) - Dove va la resistenza palestinese?, 1977
de l’ intervento del partito nelle lotte sindacali e nelle lotte 33) - Sotto la sferza della crisi si approfondiscono i
sociali, la funzione della stampa di partito, la questione contrasti interimperialistici, 1977-78
cinese e il maoismo, la questione «nazionale e coloniale» 34) - Il terrorismo e il tormentato cammino della ripresa
nei paesi della periferia del capitalismo sviluppato e ancora generale della lotta di classe, 1978
in attesa di una rivoluzione borghese, la valutazione del 35) - Antimilitarismo rivoluzionario, 1978
corso del capitalismo mondiale alla luce della crisi mondiale 36) - La misera fine dei miti sessantotteschi del super-
e simultanea dei principali paesi imperialisti (1975) e del suo capitalismo pianificato e della rivoluzione culturale,
superamento senza che si aprisse una crisi rivoluzionaria, interclassista e apartitica, riconferma l’integrale program-
la questione militare, la questione della lotta armata e del ma rivoluzionario di Marx e Lenin, 1978
brigatismo rosso, la questione della rivoluzione nelle due 37) - Il lungo calvario della trasformazione dei contadini
Americhe, le vicende del tormentatissimo Medio Oriente e palestinesi in proletari, 1979
la inevitabile «questione palestinese», per citare alcune tra 38) - Iran. L’eredità Pahlevi: rivoluzione capitalista alla
le questioni più scottanti che il partito si è trovato a dover cosacca, 1979
affrontare e che, con diverso peso, sono state al centro 39) - I compiti del giornale comunista, 1980
delle crisi che hanno punteggiato la sua vita soprattutto 40)- Tradunionismo e comunismo, ovvero «che fare»,
dal 1965 al 1982. I testi, selezionati fra i tanti che segnaliamo, ieri e oggi, 1980-81
sono: 41)- Ripresa in esame della «questione giovanile», 1982

1) - Tesi sulla questione cinese, 1964-1965 (collegate Dopo aver ricordato, attraverso testi, Tesi, Rapporti
agli studi pubblicati nel 1962 e ’63) alle riunioni generali di partito, le battaglie di classe della
2) - La questione militare, 1961-1966 Sinistra comunista e lo sforzo dedicato all’ opera di restau-
3) - Che cosa fu in realtà il Fronte popolare, 1965; razione teorica e di formazione dell’ indispensabile organo
Spagna 1936: Lezioni della controrivoluzione, 1966 rivoluzionario che è il partito di classe, e ricordato il non
4) - La guerra del Vietnam e i frutti amari del pacifismo meno importante lavoro di partito che si condensò in una
opportunista, 1965 Storia della Sinistra comunista (uscita finora in quattro
5) - Vent’anni di controllo opportunista sui sindacati, volumi, di cui uno «bis», che coprono il periodo storico che
1966 va dalle origini al 3° congresso dell’ Internazionale comu-
6) - Imperialismo e antimperialismo nella concezione nista, giugno 1921), diamo di seguito conto delle posizioni
rivoluzionaria marxista, 1966 che si scontrarono nell’ ultima disastrosa crisi del 1982-84;
7) - Partito e sindacati nella visione marxista, 1966 il lavoro di bilancio da noi iniziato pur nel reciproco forzato
8) - La teoria marxista della moneta, 1968 isolamento «nazionale»già durante la crisi, è proseguito
9) - Nota elementare sugli studenti ed il marxismo nella riorganizzazione internazionale dal novembre 1984 e
autentico di sinistra, 1968 ancora si svolge.
10) - Marxismo e scienza borghese, 1968 Non va sottaciuto, del resto non l’abbiamo mai fatto,
11) - Le grandi lezioni dell’Ottobre bolscevico, 1968 che il lavoro di bilancio delle crisi per noi ha acquisito il
significato di una battaglia politica tesa non ad innovare,
12) - Il riformismo, aguzzino del proletariato rivoluzio- e non a giustificare con espedienti politici o tattici, o peggio
nario, 1970 organizzativi, o con teorizzazioni prestate da vecchie o
13) - Perché la Russia non è socialista, 1970 recenti revisioni opportuniste, la disfatta del vecchio par-
14) - Trotsky e la sinistra comunista «italiana», 1970 tito, ma a riconquistare il patrimonio teorico e storico della
15) - La Comune fu grande in quello che dovette essere, Sinistra comunista che la degenerazione che affondò il
non in ciò che i suoi esponenti vollero fosse, 1971 partito di ieri aveva del tutto snaturato. Mai ci lambì la
16) - Dove va a finire il marxismo nel «pensiero di presunzione che, per il fatto di essere stati militanti del
Mao»?, 1971-72; Ancora sul «pensiero di Mao», 1973-74 vecchio partito di ieri e per il fatto di continuare a pubblicare
17) - Marxismo e «sottosviluppo», 1972 alcune testate - come il giornale «le prolétaire», la rivista
18) - Marxismo e classi medie, 1972 teorica di partito «programme communiste» e la rivista in

6
Sulla questione della formazione del partito

spagnolo «el programa comunista» - che avevano negli subita con la disgregazione del partito di ieri, non meno
anni e fino allo scoppio della crisi esplosiva dell’82 carat- che dagli atteggiamenti e dall’attività pratica a quella
terizzato il partito comunista internazionale fuori d’Italia, battaglia corrispondenti.
fosse nostro «diritto» pretendere di essere noi - per questi Perciò non abbiamo seguito le indicazioni di auto-
soli fatti formali - i legittimi «eredi» della Sinistra comuni- scioglimento nel «movimento» dei liquidatori della prima
sta. Abbiamo avuto, al contrario, la consapevolezza che il ora, non abbiamo seguito le rivendicazioni autonomiste
ricollegamento coerente e dialettico con quel patrimonio, e antipartitiche dei liquidatori alla «combat», e non ab-
ritenuto come più volte ribadito, assolutamente indispen- biamo seguito le tesi sostanzialmente indifferentiste dei
sabile alla formazione del partito di classe, dovesse essere liquidatori dell’ ultima ora, i più insidiosi perché appa-
il risultato di una effettiva battaglia di classe e una dura rentemente i più «affini», che si sono impossessati della
opera di riconquista data la profonda degenerazione che testata «il programma comunista» utilizzando in tribu-
aveva colpito e disgregato il partito di ieri. nale il famigerato diritto di proprietà commerciale. All’
Ci siamo dunque assunti la responsabilità di questa opposto, le abbiamo combattute tutte con eguale ener-
battaglia nella convinzione che, se era vero che i gruppi gia, all’ interno del troncone di partito rimasto dopo la
di militanti provenienti dalla Sinistra comunista riorga- crisi e fin quando ci è stata data la possibilità pratica di
nizzata nel secondo dopoguerra nel «partito comunista opposizione politica senza alcuna contropartita di prin-
internazionale/programma comunista» erano coloro che cipio o di prassi. La deviazione indifferentista combinata
avevano «la possibilità, non diremo il diritto, (...) di con il contingentismo antipartito alla «combat» diedero
intendere meglio di ogni altro per quale strada il il colpo di grazia a ciò che rimaneva del vecchio partito
partito vero, attivo, e quindi formale, possa rimanere comunista internazionale in Italia. Era tempo di riorga-
in tutta aderenza ai caratteri del partito storico rivo- nizzarsi in modo del tutto separato nella prospettiva della
luzionario» (ribadiamo con le «Considerazioni...» del formazione di un partito che fin dalle sue basi e dai suoi
1965), ciò doveva risultare non da dichiarazioni di inten- primi passi fosse rispondente ai criteri politici e teorici
ti, dalla presentazione di tessere personali di che hanno sempre distinto la Sinistra comunista.
appartenenza al partito della Sinistra comunista o dalla Nei ventidue anni che ci separano dalla violenta crisi
notorietà personale all’ interno o all’esterno del partito, del «partito comunista internazionale/ programma co-
ma da una verificata e verificabile battaglia di classe munista» del 1982-84, il lavoro di bilancio e di riconquista
tesa a tirare tutte le lezioni dall’ ennesima sconfitta del patrimonio storico della Sinistra comunista ha prodotto
risultati che abbozziamo ora, per punti, nel testo che segue.

Ardua, ma indispensabile,
l’opera di formazione del partito di classe
«Si sarebbe quindi esposto il materiale come era, e ciò festo (1847) di Marx-Engels e con la loro imponente opera
del resto conforme alla nostra decisa affermazione di non svoltasi attraverso il Capitale, l’Indirizzo del 1850, Le lotte
aver nulla di letterario e di scolastico o accademico nel di classe in Francia, Rivoluzione e controrivoluzione in
nostro operare, che non ha schemi e programmi ufficiali e Germania, Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, la Dialettica
non produce testi forbiti e rifiniti, ma avanza lottando tra della natura, l’Antidüehring, l’Origine della famiglia, della
disagi ed urti, per il ché si poté parlare di prodotti soltanto proprietà, dello Stato, La critica al programma di Gotha e via
semilavorati e quasi grezzi, che sarebbero bastati ai com- elencando.
pagni per procedere innanzi. Tutto ciò è anche coerente Il partito storico, dottrina e programma storico della
alla nostra dottrina per cui il tempo delle scoperte e delle rivoluzione e della dittatura di classe del proletariato inter-
sistemazioni luminose è quello delle avanzate e non del nazionale quali passaggi necessari dalle società divise in
torpore grigio e sinistro, e noi nulla di nuovo e di originale classi alla società senza classi (non si può accedere al
pretendiamo di dire, anzi aborriamo da ogni vanto che non marxismo se non si accetta la teoria della lotta fra le classi
sia la fedeltà totale al programma rivoluzionario integrale portata fino in fondo, fino all’abbattimento violento del
ben noto e chiaro a chi non sia avvolto e annebbiato dai potere borghese e all’ instaurazione della dittatura e del
fumi osceni del tradimento». terrore proletari esercitati monopolisticamente dal partito
rivoluzionario di classe), viventi Marx ed Engels e dopo di
(dalla Riunione generale di Firenze, marzo 1960: Rivo- loro, è stato sistematicamente attaccato da continue e
luzioni storiche della specie che vive, opera e conosce. violente ondate opportuniste dilaganti nelle file proletarie
Prima seduta) in forza delle sconfitte delle rivoluzioni classiste a partire
dal 1848 europeo, per andare al 1871 parigino, al 1905 russo,
1. Distingue il nostro partito la linea che va da Marx al 1914-18 mondiale.
a Lenin, alla fondazione dell’ Internazionale Comunista Al corso storico delle ondate opportuniste rispose la
e del Partito comunista d’Italia. Sinistra marxista che ebbe in Lenin, e nel partito bolscevico
dell’ Ottobre 1917, prima, e in Bordiga e nel partito comu-
Queste prime parole della manchette che accompagna nista d’Italia del 1921, poi, i più coerenti e affidabili rappre-
le testate del nostro partito, in modo estremamente sinte- sentanti. Perciò, per noi, la linea marxista integrale, va
tico, definiscono quello che per noi è il partito storico. riconosciuta non soltanto nella formidabile opera rivolu-
Partito storico, ossia la teoria scientifica del comunismo zionaria di Marx ed Engels, ma si estende nello spazio e nel
rivoluzionario nata «di getto» con la comparsa del Mani- tempo a Lenin, alla Rivoluzione bolscevica dell’ Ottobre

7
Sulla questione della formazione del partito

1917, alla fondazione dell’ Internazionale comunista nel con posizioni politiche estranee al patrimonio della Sinistra
1919 e del Partito comunista d’Italia nel 1921. marxista e infine con la teorizzazione del socialismo in un
Alla lotta vittoriosa contro le correnti piccoloborghesi solo paese, per di più estremamente arretrato come la
e anarchiche, aggrappate a concezioni autonomiste, anti- Russia, il corso degenerativo della Terza Internazionale
centraliste e antiautoritarie, portata da Marx ed Engels, che col 1926 perse completamente la bussola marxista
corrispose, al risorgere di deviazioni simili e di tipo social- trasformandosi in un micidiale strumento, attraverso la sua
democratico, gradualista e socialpatriottico che affonda- stalinizzazione, della vittoria controrivoluzionaria borghe-
rono la Seconda Internazionale di fronte alla guerra del se che per questo chiamammo «staliniana».
1914, l’opera di spietata critica e di restaurazione teorica di E’ il corso storico stesso, iniziato con la Rivoluzione
Lenin e della sinistra marxista internazionale. La vittoria russa del 1917 e con la grande ondata rivoluzionaria segui-
della rivoluzione bolscevica nel 1917 e nella guerra civile ta alla fine della guerra nel 1918, proseguito per tutti gli anni
1918-1921, vero attacco antirivoluzionario concentrico delle Venti e nei decenni successivi fino alla seconda guerra
forze della conservazione borghese imperialista mondiale imperialistica mondiale e al secondo dopoguerra, a dimo-
e delle forze della reazione zarista, la fondazione dell’ strare che le preoccupazioni e la lotta della Sinistra, portata
Internazionale Comunista sulle ceneri della degenerata e avanti all’ interno dell’ Internazionale fino al 1926-27, cioè
socialpatriottica seconda Internazionale, e la fondazione fino a quando non fu fatto gettito definitivo del programma
del Partito comunista d’Italia sulla indispensabile lotta rivoluzionario marxista, non furono dettate da pruriti dot-
contro il principio e il metodo democratico e contro il trinari o da rigidi dogmatismi, bensì dalla necessità di difesa
massimalismo socialista, sono fatti storici di importanza dell’ integrale e invariante programma rivoluzionario marxi-
universale contro i quali si levò una potente e mondiale sta e della contemporanea azione pratica sia nell’ offensiva
controrivoluzione borghese che poté registrare la sua proletaria laddove la situazione volgeva a favore dell’
cannibalesca vittoria non soltanto in forza della potenza ondata rivoluzionaria sia nella difesa contrastando effica-
economica e militare del suo dominio di classe ma anche in cemente la controffensiva borghese sul terreno economi-
forza di un’ ulteriore ondata opportunistica che sommò le co e sul terreno politico e militare.
caratteristiche delle due precedenti potenziandone gli aspet-
ti democratici, pacifisti, elezionisti e legalitari, paralizzanti 3. La «conquista della maggioranza» del proletariato
il proletariato. alle direttive comuniste e rivoluzionarie riaperse le porte ai
concetti di democrazia e di conta elettorale, (e diventerà
2. Distingue il nostro partito, prosegue il testo della conquista della maggioranza del popolo elettore; il «fronte
nostra manchette, la linea che porta alla lotta della unico politico» con gli altri partiti «operai» in funzione
Sinistra comunista contro la degenerazione dell’ Inter- anticapitalistica ed antifascista, attraverso il quale l’Inter-
nazionale, contro la teoria del socialismo in un paese nazionale si illuse di «portare alla rovina» i partiti della
solo e la controrivoluzione stalinista. socialdemocrazia strappandone l’influenza sulla maggio-
ranza del proletariato), si trasformerà nei fronti popolari
La terza ondata opportunista, di cui la Sinistra comuni- creati e sostenuti in aperto appoggio della democrazia
sta italiana riconobbe per prima e drammaticamente sola i imperialista nella seconda guerra mondiale, nei fronti anti-
primi attacchi all’ Internazionale, aperse le prime falle nella fascisti attraverso i quali il proletariato mondiale sarà
sua pur forte struttura teorica e programmatica iniziandone trascinato e reso complice durante e dopo il secondo
a corrodere la tenuta nel campo della tattica e della struttura macello imperialistico di una collaborazione di classe che
organizzativa. Non basterà, purtroppo, la lotta della Sini- finirà per portare i partiti comunisti stalinizzati al governo
stra perché le Condizioni di ammissione alla Terza Interna- insieme ai partiti dichiaratamente borghesi. Il «governo
zionale fossero più intransigenti, perché non si cedesse all’ operaio» ( e peggio ancora la formula successiva del
illusione di conquistare alle direttive comuniste la maggio- «governo operaio e contadino») che secondo i vertici dell’
ranza del proletariato ancora nella sua larga parte «acces- Internazionale doveva facilitare l’influenza sul proletariato
sibile alle influenze dei partiti opportunisti» attraverso mondiale ancora tradizionalmente attaccato a formulazioni
tattiche democratiche in campo politico e organizzativo di tipo democratico - ma che all’inizio era considerato un
(come il fronte unico tra partiti comunisti e socialdemocra- sinonimo della dittatura di classe del proletariato, pur
tici, il «governo operaio», le fusioni con interi partiti instaurata ed esercitata con pugno di ferro in Russia dal
socialisti da cui ci si era scissi nettamente o loro frazioni, partito bolscevico -, si trasformerà in governi socialdemo-
l’accettazione di partiti «simpatizzanti», ma in realtà intrisi cratici tout court, antitetici in teoria e nella pratica alla
di riformismo, nell’ Internazionale proletaria); non basterà dittatura proletaria e comunista in quanto metodi di gover-
la lotta della Sinistra perché l’Internazionale non addottas- no della dittatura di classe della borghesia capitalistica. Le
se al suo interno e rispetto ai partiti e alle correnti di sinistra manovre organizzative elastiche e di chiara derivazione
metodi di «terrore ideologico» e di pressione organizzativa democratica relative alle iniziali «fusioni» fra partiti comu-
al posto di una sana e organica centralizzazione comunista. nisti e partiti riformisti, e alle ammissioni di «partiti simpa-
La pressione generale dei compiti rivoluzionari in Russia, tizzanti» di dichiarata fede democratica pur se mascherata
gran parte dei quali, data la sua storica arretratezza econo- da un massimalismo verbale molto di moda nei primi anni
mica e sociale, di tipo borghese (vedi Lenin dell’Imposta in di vita dell’ Internazionale, invece di rafforzare l’influenza
natura), il ritardo nella formazione dei partiti comunisti dell’ Internazionale proletaria nei paesi in cui la nascita di
saldamente ancorati al marxismo in Europa, combinati con effettivi e coerenti partiti comunisti risultava storicamente
una resistenza formidabile del capitalismo che trovò forze molto difficile o di accelerare il montare del moto rivoluzio-
e tempo per passare alla controffensiva sia nel campo nario del proletariato di Occidente e di Oriente, si trasformò
economico che in quello politico e militare, furono i punti inevitabilmente nell’ apertura delle famigerate «vie nazio-
d’ appoggio obiettivi su cui si sviluppò, dapprima con nali e democratiche al socialismo» di cui la teoria stalinia-
incertezze e deviazioni in campo tattico e organizzativo, poi na della «costruzione del socialismo in un paese solo»

8
Sulla questione della formazione del partito

rappresentò il punto di rottura più profondo e irreparabile meno potenti di quelle dichiaratamente borghesi o fasci-
con il programma rivoluzionario marxista. ste. Non si può dire se la rivoluzione proletaria e comunista
Il processo degenerativo che snaturò completamente poteva effettivamente vincere nel mondo in quel periodo
l’Internazionale Comunista non poteva non sconvolgere rivoluzionario della storia, apertosi con la Rivoluzione
il suo metodo di lavoro interno, e quindi la sua organizza- bolscevica dell’ Ottobre russo 1917 e con l’ondata rivolu-
zione interna. Il centralismo che per accidente storico zionaria seguita alla prima guerra imperialista mondiale nel
continuò a chiamarsi e ad essere «democratico» e che 1918, alla condizione che l’Internazionale Comunista non
caratterizzava i primissimi anni dell’ Internazionale di avesse perso la bussola marxista. E’ certo, però, che se
Mosca, centralismo assolutamente necessario a quello cadere avesse dovuto, come è caduta, di fronte alle pre-
che storicamente rappresentava il più alto livello dell’ ponderanti forze borghesi avversarie, ma difendendo le
organizzazione comunista internazionale a programma e sorti della rivoluzione proletaria futura sul bastione teorico
direzione unici per tutto il mondo, si trasformerà a partire e pratico saldamente marxista, questa caduta avrebbe
già dal 1923, e in particolare contro la Sinistra italiana, in potuto favorire la ripresa della lotta di classe e rivoluziona-
sistema di pressioni ideologiche e materiali - utilizzando lo ria del proletariato nei successivi periodi di crisi economica
spettro del «frazionismo» e della minaccia costante dell’ e sociale che inevitabilmente si sarebbero presentati - data
espulsione di una corrente accusata falsamente di organiz- la storica e costantemente confermata caduta tendenziale
zare scissioni - allo scopo di far passare in tutta l’Interna- del saggio di profitto capitalistico e la ciclicità sempre più
zionale le direttive, errate, della sua Centrale. Successiva- tremenda delle crisi capitalistiche -, come in effetti già allora
mente, col montare della pressione e dell’ offensiva contro- si presentarono con la grande crisi del 1929, anticipazione
rivoluzionaria borghese in Europa e in tutto il mondo, i della successiva crisi capitalistica che porterà allo scoppio
metodi centristi di Mosca trasformarono la pressione ide- della seconda guerra imperialista mondiale dieci anni dopo.
ologica e organizzativa del vertice dell’ Internazionale sui E’ con questa precisa consapevolezza che Lenin, di fronte
partiti che ne facevano parte in un vero e «feroce terrore alla possibile lunga stabilizzazione del capitalismo, lancerà
stalinista applicato per devastare dall’ interno il partito le famose parole: «10-20 anni di giusti rapporti coi
usando forze di Stato, ossia per infrangere con decine di contadini e la vittoria è assicurata su scala mondiale
migliaia di assassinii una resistenza che era condotta nel (anche con un ritardo delle rivoluzioni proletarie che
nome del ritorno al marxismo rivoluzionario e alle gran- maturano); altrimenti, 20-40 anni di sofferenze con il
di tradizioni leniniste e bolsceviche della rivoluzione di terrore delle guardie bianche» (Schema dell’ opuscolo
Ottobre» (Tesi di Napoli, 1965). Il monolitismo rivoluzio- «Sull’ imposta in natura», 1921). A queste parole fece eco
nario, pienamente e sempre rivendicato e difeso anche Trotsky, in una grandissima battaglia di classe che lo vide
nella prassi dalla Sinistra, fu trasformato in monolitismo affiancato da Zinovie e Kamenev, nel 1925 al XIV congres-
controrivoluzionario contro cui la Sinistra lottò mai riven- so del partito comunista russo e nel 1926 all’ Esecutivo
dicando «più democrazia» ma il ritorno al più forte, e allargato dell’ I.C.; un Trotsky che rispose a Stalin, e alla
organico, centralismo rivoluzionario. Il decorso ulteriore, pretesa di «costruire socialismo in Russia» abbandonan-
dopo la rottura di principio con il programma marxista e do la prospettiva mondiale della rivoluzione proletaria, che
l’abbandono da parte dello Stato russo della prospettiva la posizione correttamente marxista era quella ribadita da
rivoluzionaria internazionale secondo la quale la sua esi- Lenin e dal vincolo programmatico della rivoluzione mon-
stenza e il suo futuro in quanto Dittatura di classe del diale di cui la dittatura proletaria russa era il primo baluardo
proletariato internazionale e comunista in Russia era con- e al quale vincolo si sarebbe dovuto, anche in una lotta che
dizionato dalla rivoluzione anticapitalistica vittoriosa in poteva durare 30-50 anni sulla strenua difensiva, rimanere
tutti gli altri paesi (o almeno, come affermò Lenin e riprese strettamente legati, condizione questa che avrebbe con-
Trotsky, nei paesi capitalistici decisivi), era praticamente sentito al partito marxista in Russia di tenere la sua posi-
scontato: «fu sancito dal sanguinoso conflitto attraverso zione integrale nonostante il ritardo della rivoluzione negli
cui la opposizione, sorta in Russia troppo tardi, e tempe- altri paesi e, nel caso di sconfitta e di perdita del potere, di
stivamente schiacciata sotto la lurida accusa di lavoro tornare all’ opposizione perseguendo una nuova rivolu-
frazionista, fu sterminata». La controrivoluzione stalinia- zione (cfr. La Russia nella grande rivoluzione e nella società
na era al lavoro, e continuò la sua sporca bisogna con le contemporanea, contenuta nel testo intitolato «Struttura
famigerate «purghe», con il terrorismo poliziesco che im- economica e sociale della Russia d’oggi»).
pose l’obbedienza cieca e forzata fino alle «confessioni cui
furono ridotti grandi capi rivoluzionari, poi uccisi nelle 4. Distingue il nostro partito la linea che porta al
purghe di Stalin» e le «inutili autocritiche cui furono rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e
piegati sotto il ricatto di essere espulsi dal partito ed nazionali.
infamati come venduti ai suoi nemici» (Tesi di Milano,
1966), e con la eliminazione fisica di centinaia di migliaia di Sfumando i confini tra il rigore teorico e programmatico,
proletari comunisti rimasti anonimi ma non per questo che richiedeva altrettanta fermezza e rigore nella definizio-
meno eroici e vittime del cannibalismo della controrivolu- ne delle eventualità tattiche e dei metodi organizzativi dell’
zione borghese. Internazionale comunista e di adesione ad essa, e la sua
Il trionfo della terza ondata dell’ opportunismo fu applicazione pratica nelle vicende storiche seguite alla
caratterizzato dall’ abuso di tali metodi, che portarono in prima guerra imperialistica, si giunse successivamente -
una prima fase a devastare dall’ interno il partito comunista come ammonito in tempi non sospetti, fin dal 1920, dalla
rivoluzionario e in una seconda fase a distruggerne defini- Sinistra comunista italiana - alla rottura con il marxismo,
tivamente le caratteristiche programmatiche, politiche e unica guida rivoluzionaria del proletariato e del suo partito
teoriche che l’avevano distinto nettamente all’ origine da di classe. «La storia dell’ Internazionale Comunista - cfr.
ogni altro partito «operaio borghese» (Lenin). Le grandi lezioni dell’ Ottobre bolscevico, 1968 - è la storia
Le forze della controrivoluzione staliniana non erano della reazione logorante e infine distruttiva dello ‘stru-

9
Sulla questione della formazione del partito

mento-tattica’ e dello ‘strumento-organizzazione’ ab- linista del frontismo demopopolare e dell’ abbandono dei
bandonato a se stesso, non saldamente ancorato ai movimenti proletari rivoluzionari fuori dei confini nazionali
principi, sulla mano che lo usa. Attraverso le smagliature russi alla loro sorte; la disfatta del gigantesco sciopero dei
prima organizzative, poi tattiche, infine - per necessità lavoratori portuali in Gran Bretagna, costituiscono alcune
inesorabile, qui il punto - programmatiche e dottrinali, fondamentali tappe del vittorioso corso della controrivo-
l’opportunismo ‘cacciato dalla porta’ ritornò ‘dalla luzione borghese. Con il 1927 cinese e britannico, la cui
finestra’ - quella, magari, della ‘bolscevizzazione’... per disfatta si deve interamente alla controrivoluzione stalinia-
decreto. Noi non abbiamo mai preteso di offrire all’ na, si chiuse ogni anche minima possibilità di ripresa
Internazionale, battendoci contro questi successivi sdruc- rivoluzionaria proletaria e comunista. E si spalancarono
ciolamenti, una ricetta infallibile per vincere: proponeva- non le finestre ma le porte agli amplessi più osceni con i
mo una terapia preventiva che difendesse, nel grado più nemici giurati della rivoluzione e del comunismo: i revisio-
alto concesso dalla storia, il Partito, piccolo o grande nisti, i socialdemocratici, i socialpatriottardi, i nazionalco-
che fosse, dall’ inquinamento socialdemocratico, che gli munisti. Le bastarde «vie nazionali al socialismo» giusti-
conservasse in tutte le vicissitudini necessariamente al- ficheranno qualsiasi tipo di mercanteggio, a cominciare dai
terne della lotta fra le classi il suo volto - che significa la fronti antifascisti e popolari fino ai movimenti partigiani di
sua capacità di orientare in un certo senso e solo in resistenza antifascista sostenuti e comandati dalle forze
quello le masse proletarie -, che sbarrasse automatica- dominanti dell’ imperialismo «democratico». Giustifiche-
mente la porta ai transfughi del revisionismo, al loro ranno, di più, la partecipazione attiva del proletariato di
bagaglio ideologico e alla loro conseguente azione tutti i paesi alla guerra imperialista mondiale dalla parte
pratica, che facesse dell’ Internazionale non formalmen- delle potenze «democratiche» dell’ Intesa contro il «tota-
te ma realmente il Partito mondiale unico della rivolu- litarismo fascista» delle potenze dell’ Asse, gettando alle
zione; che, infine, la predisponesse se occorreva, nella ortiche la gloriosa tradizione proletaria e comunista del
sconfitta entro la quale nulla e nessuno può garantirci a disfattismo rivoluzionario che afferma l’indipendenza della
priori, a salvare le condizioni della ripresa invece di lotta e della prospettiva rivoluzionaria del proletariato da
perdere tutto. Tutto invece si perse». qualsiasi campo borghese e la parola d’ ordine leninista
Il 1926, con la teoria del socialismo in un paese solo, della trasformazione della guerra imperialista in guerra
costituisce lo spartiacque fra l’Internazionale proletaria e civile rivoluzionaria, lottando prima di tutto contro la
comunista, tesa a diventare effettivamente il partito mon- propria borghesia nazionale.
diale unico della rivoluzione fin dalla sua fondazione, e Sterminata l’Opposizione russa che eroicamente si erse
l’Internazionale socialdemocratica e antiproletaria. Da chè contro lo stalinismo ma tragicamente troppo tardi; isolata
doveva maneggiare con sicurezza marxista lo strumento- e dispersa l’opposizione della Sinistra italiana, mentre la
tattica e lo strumento-organizzazione, il processo degene- sinistra marxista tedesca era già caduta sotto i colpi del
rativo, che culmina col 1926 e con la effettiva sconfitta della governo socialdemocratico Noske anni prima così come la
rivoluzione e del partito comunista rivoluzionario, la tra- sinistra ungherese drammaticamente finita sotto i colpi
sforma in strumento-tattica e in strumento-organizzazione della reazione bianca dopo aver dato credito all’ alleanza
della controrivoluzione borghese, in Russia e nel mondo, coi socialdemocratici nella breve vita della Repubblica dei
che la utilizzerà con spietata ferocia contro ogni forma di consigli, e mentre delle altre opposizioni di sinistra in
resistenza, anche individuale, al suo degenerato corso Europa, come quella serba, non si ebbe più traccia, il
opportunista. Le condizioni della ricostituzione del partito capitalismo mondiale tornò completo padrone dello scena-
di classe internazionale e della restaurazione teorica del rio mondiale. Il proletariato rivoluzionario era stato battu-
marxismo sulla cui base soltanto poteva rinascere il partito, to, i partiti comunisti erano stati distrutti; tutte le risorse e
furono in questo modo perse del tutto. Dal 1926 al 1952, le forze del capitalismo internazionale potevano rivolgersi
quando il primo tentativo di ricostituzione del partito di esclusivamente al proprio specifico sviluppo, alla spietata
classe internazionale su basi teoriche e programmatiche concorrenza sul mercato mondiale dei capitalismi nazionali
effettivamente restaurate vide la luce con la costituzione e alla difesa, fino alla guerra guerreggiata, dei propri inte-
del «partito comunista internazionale/ programma co- ressi nazionali. Il pericolo rivoluzionario era passato, le
munista», passarono ventisei anni; più dei venti diagno- borghesie dominanti potevano dedicarsi interamente ai
sticati da Lenin, a metà strada dei cinquanta diagnosticati loro affari senza temere che il proletariato, dopo essere
da Trotsky. Ma nel frattempo tutto si perse: il partito di stato sconfitto così atrocemente, potesse risorgere più
classe fu distrutto e sulle sue ceneri la sanguinosa contro- forte di prima ed approfittare delle crisi capitalistiche che
rivoluzione staliniana vinse in tutto il mondo guadagnan- inevitabilmente si sarebbero presentate non lontano nel
do il proletariato internazionale alla causa della conserva- tempo - anche le classi dominanti hanno imparato che lo
zione borghese in una pacificazione imperialistica che non sviluppo capitalistico procede per crisi cicliche, dalle quali
faceva che preparare la seconda e più terribile guerra può risalire il movimento proletario di classe -.
mondiale. Ma la controrivoluzione non utilizza soltanto l’intelli-
L’offensiva fascista in Italia che, a causa dell’ errata genza di classe che il lungo dominio economico, sociale e
valutazione centrista del fascismo come rigurgito della politico offre alla grande borghesia; la controrivoluzione
reazione latifondista e preborghese e dei tatticismi frontisti pesca a piene mani anche dall’ intelligenza di classe che
dell’ Internazionale e della direzione centrista del Pcd’I che l’opportunismo revisionista e socialdemocratico offre alla
sostituì burocraticamente la direzione di sinistra, ebbe la classe dominante borghese. Le forze dell’ opportunismo,
possibilità di affondare vittoriosamente la sua spada nelle per il ruolo che giocano nella società, sono costantemente
carni del combattivo e indomito proletariato italiano e dei a contatto con la classe proletaria e nei periodi di grandi
militanti comunisti; lo stroncamento delle insurrezioni pro- tensioni sociali, tanto più nei periodi rivoluzionari, esse
letarie in Cina e la distruzione del giovane ma valoroso tendono in parte a migrare nelle file comuniste e rivoluzio-
partito comunista cinese dovuti alla traditrice tattica sta- narie portando però con sé tutto il bagaglio ideologico e di

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Sulla questione della formazione del partito

prassi revisionista e democratico che le caratterizzano, seme che la violenza controrivoluzionaria borghese non
mimetizzandolo in qualche modo per essere più accettabili; era riuscita ad eliminare completamente; prima con Lenin
ma, nello stesso tempo, ricevono dalle forze rivoluzionarie e il formidabile partito bolscevico (bolscevismo pianta di
e comuniste una sorta di «istruzione» e in questo modo ogni clima), poi con Bordiga e l’intransigente e rocciosa
esse hanno l’occasione di conoscerne, e di temerle, la Sinistra comunista italiana. Ad entrambe queste forze
fermezza ideologica e la determinazione pratica. Nella misu- storiche della rivoluzione proletaria moderna toccò il com-
ra in cui i rapporti di forza fra le classi si modificano, verso pito, in fasi storiche diverse, di restaurare l’autentica teoria
la classe proletaria o verso la classe borghese, gli oppor- marxista e di mettere mano alla formazione del partito di
tunisti continuano ad oscillare dall’ una all’ altra, pur classe lottando con fermezza e determinazione contro i
preferendo il versante borghese nel quale si muovono e continui rigurgiti dell’ opportunismo operaio passato, e
vivono come pesci in acqua; quando la situazione volge a già battuto da Marx ed Engels, e contro l’emergere di nuove
favore delle forze rivoluzionarie, gli opportunisti sono ondate opportuniste. Ma lo sfondo storico nel quale la
pronti a diventare «transfughi» della propria classe bor- Sinistra comunista italiana operò fu tragicamente meno
ghese o piccolo borghese attirati, come falene dalla luce, fertile e favorevole di quello in cui operò il bolscevismo di
nel campo proletario che appare loro il più forte; e alla loro Lenin.
congenita paura uniscono l’ammirazione per il più forte. Nel presentare la pubblicazione delle Tesi di Lione della
Ma quando le vicende della lotta di classe volgono nuo- Sinistra, nel giugno del 1970, ribadivamo, come partito,
vamente a favore delle classi borghesi, essi ritornano all’ che: «Sarebbe antimarxista cercare nelle sole deviazioni
ovile portandosi appresso una certa conoscenza dei meto- del Comintern dal 1922 al 1926 la causa di una catastro-
di, della mentalità, degli uomini e delle organizzazioni della fe che oggi ci sta dinanzi in tutta la sua imponenza. Troppi
rivoluzione proletaria, e tutta la paura di quei metodi, di fattori vi concorsero, troppe determinazioni oggettive
quella mentalità, di quegli uomini e di quelle organizzazioni. fecero sì che il corso storico fosse, e potesse solo essere,
Offrono perciò alle classi dominanti borghesi, alle cui quello. Ma delle situazioni oggettive l’azione del partito
esigenze e ai cui interessi essi si piegano naturalmente, e è pure un elemento e, in date circostanze, un elemento-
per ottenere comunque dei vantaggi, tutta loro «cono- cardine. Riconoscere le origini storiche dell’ opportuni-
scenza» della rivoluzione. Tale è la loro paura che il prole- smo - dicemmo al IV Esecutivo Allargato (1924) - non ha
tariato, pur battuto, possa tornare sul piede di guerra mai significato né può significare per noi subirlo come
classista, che si dispongono a dirigere e a governare necessità storicamente ineluttabile: «anche se la con-
direttamente la repressione borghese. E la loro repressione giuntura e le prospettive ci sono sfavorevoli, o relativa-
è altrettanto brutale, estesa e cannibalesca quanto quella mente sfavorevoli, non si devono accettare in uno stato d’
dei Thiers e dei campi di sterminio nazista. L’assassinio di animo di rassegnazione le deviazioni opportunistiche, o
Rosa Luxemburg e di Karl Liebknecht e la repressione del giustificarle col pretesto che le loro cause risiedono nella
proletariato tedesco più volte insorto; la repressione e il situazione obiettiva. E se, malgrado tutto, una crisi interna
terrorismo bianco in Ungheria; le purghe staliniane con si verifica, le sue cause e i mezzi per sanarle devono essere
centinaia di migliaia di comunisti assassinati non solo in ricercati altrove, cioè nel lavoro e nella politica del partito».
Russia ma in Europa e in Spagna nel 1937 in particolare, Curiosa deduzione: agli occhi di una Internazionale i cui
stanno a dimostrarlo. E tanta è stata la paura che il prole- congressi avevano finito sempre più per divenire le grigie
tariato russo desse nuovamente ascolto alle parole rivolu- aule di processi a partiti, gruppi o persone chiamati a
zionarie che capi come Trotsky, pur nell’ esilio e nelle rispondere di tragici rovesci in Europa e nel mondo, tutto
condizioni di non impensierire più di tanto i poteri borghe- ora diveniva il prodotto di ‘congiunture sfavorevoli’, di
si, potevano tornare a lanciare, e tanto è stato lo spirito di situazioni ‘avverse’ ».
vendetta che, a guerra mondiale già iniziata, la lunga mano La congiuntura e le prospettive per la rivoluzione
di Stalin, per l’ennesima volta mascherata da adepto rivo- furono davvero sfavorevoli, ma la visione e il metodo
luzionario, si armò di piccone e lo assassinò. Era il 1940, e critico della Sinistra comunista non per questo cambiò;
a nulla valse per la sua vita la parola d’ordine lanciata da puntando sempre più decisamente a salvaguardare le
Trotsky di fronte alla guerra: in difesa dell’ URSS! Parola condizioni teoriche, programmatiche e di prassi del comu-
d’ ordine sbagliata, e lontana dal disfattismo rivoluzionario nismo rivoluzionario e del partito di classe perché fosse
di leniniana memoria, ma capo rivoluzionario ancora in possibile riprendere, di fronte alla sfavorevole situazione
qualche modo influente e perciò... da eliminare. ed all’ eventuale generale sconfitta, il corso storico clas-
sista e rivoluzionario senza dover ricominciare da zero
5. Distingue il nostro partito, ancora, la dura opera dopo aver perso tutto; la Sinistra italiana portò alto il suo
del restauro della dottrina e dell’ organo rivoluzionario, contributo al movimento comunista internazionale come le
a contatto con la classe operaia, fuori del politicantismo posizioni, le tesi e la prassi del suo operato stanno a
personale ed elettoralesco. dimostrare: le sue Tesi di Lione, i suoi Rapporti al V
congresso dell’ I.C. e al VI Esecutivo Allargato, sono il
La necessità di restaurazione teorica dell’ integrale risultato della continuità delle battaglie di classe della
marxismo rivoluzionario e di riorganizzazione del partito Sinistra nelle quali nulla di eroico va cercato ma di esem-
formale non poteva trovare, per divenire realtà militante, plare intransigenza e continuità marxista. Da questo punto
altra corrente politica che la Sinistra comunista italiana. di vista è giusto affermare che la dura opera di restaurazio-
Tutta la sua storia di elaborazione teorica, di critica conse- ne teorica del marxismo integrale e di formazione del partito
guente, di battaglie di classe coerenti con i dettami del di classe non poteva che riallacciarsi e partire da quel filo
marxismo e fuori da ogni benché minimo cedimento alle rosso, da quelle battaglie di classe.
illusioni democratiche e ai personalismi, sta a dimostrare La controrivoluzione staliniana, che sommò la forza di
che non poteva che essere così. La storia del movimento resistenza e di conservazione borghese e la forza dirom-
comunista rivoluzionario internazionale aveva prodotto il pente antiproletaria delle ondate opportuniste precedenti,

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Sulla questione della formazione del partito

poté contare, oltre che sulla forza del proprio Stato nazio- alla contingenza, alla quotidiana sopravvivenza nella pre-
nale russo, sugli altri imponenti apparati statali imperialisti, istoria sociale classista, all’ individualismo e al personali-
resi più potenti dallo sviluppo mondiale del capitalismo, i smo. In questo senso, l’attività delle forze militanti del
quali nell’ ora del sommo pericolo per la sopravvivenza a comunismo rivoluzionario ribadiscono nella loro prassi di
livello mondiale della società borghese e capitalistica riu- partito l’impersonalità della classe proletaria e dei compiti
scirono a concentrare tutte le loro forze unendole contro storici che essa porta sulle spalle, di cui l’anonimato, che
la Rivoluzione, confermando in questo modo la tesi marxi- ha distinto i «bordighisti» nella loro tenace lotta contro
sta che già con la Comune di Parigi si definì, ossia che di ogni principio ed ogni forma di democrazia, non è da
fronte alla rivoluzione proletaria le potenze del moderno intendere come vezzo intellettuale o, peggio, come dittatu-
capitalismo si alleano in un fronte comune, non disdegnan- ra «personale» mascherata da posizioni sedicentemente
do di allearsi nella situazione storica data anche con le forze «collettive», ma come allenamento, propedeutica, alla lotta
del militarismo precapitalistico, nell’ interesse e nel tenta- contro la classificazione in cui l’anagrafe di questa società
tivo di difendersi dall’ attacco generale e definitivo che la in putrefazione iscrive ogni individuo - produttore e/o
rivoluzione proletaria e comunista porta contro ogni tipo consumatore che sia - e alla quale lotta ogni compagno
di forze di conservazione dell’ ordine costituito. militante comunista rivoluzionario è meterialisticamente e
La controrivoluzione che sconfisse l’Ottobre bolscevi- dialetticamente chiamato.
co e l’Internazionale Comunista rigettò indietro di quaran- Data, dunque, la profondità della controrivoluzione
tenni, come mai successe in precedenza, le possibilità di borghese, resa ancor più micidiale e paralizzante per il
ripresa di classe e rivoluzionaria. Dal primo straordinario proletariato dalla vittoria dei metodi e delle forme democra-
periodo rivoluzionario proletario nell’ Europa del 1848- tiche nel mondo, era inevitabile che l’opera di restauro
1850, dal quale emerse in tutta la sua potenza l’invariante della dottrina e di formazione del partito di classe fosse
teoria marxista, alla Comune di Parigi del 1871, primo durissima, ma non per questo meno necessaria. I gruppi
tentativo storico, sebbene isolato e in parte confuso, di provenienti dalla Sinistra comunista italiana si assunsero
dittatura proletaria, passa un ventennio pieno. Dal 1871 quindi questo compito, sapendo che il loro era un contri-
parigino al 1905 russo, primo tentativo storico di rivoluzio- buto storico alla generale ripresa di classe e del movimento
ne «doppia», passano altri 34 anni; e altri 12 ce ne vogliono comunista internazionale, senza ultimatismi e senza me-
per giungere al 1917 bolscevico, prima vittoriosa rivoluzio- schini campanilismi nazionali o «di bottega», lontano da e
ne e dittatura proletaria e comunista di un corso rivoluzio- contro ogni politicantismo personale ed elettoralesco ma
nario internazionale sotto le chiare insegne della teoria nel necessario contatto con la classe operaia, con i proble-
marxista. Dall’ Ottobre bolscevico ad oggi, ancora nel mi della sua lotta di resistenza quotidiana al capitale
pieno della controrivoluzione borghese, sono passati più (Engels) non meno che con quelli della sua lotta di eman-
di 80 anni, più di quanti ne sono passati dalla comparsa del cipazione dal modo di produzione capitalistico e dalla
marxismo come teoria della rivoluzione proletaria e comu- società di classe che su di esso si erge.
nista nel 1848 alla sua prima concreta e corretta applicazio- La controrivoluzione ha schiacciato l’Ottobre bolsce-
ne nel 1917 bolscevico. Ma dovessero passarne altrettanti vico e l’ondata rivoluzionaria ad esso collegata, ha distrut-
per giungere allo sbocco finale e vittorioso della rivoluzio- to il partito di classe del proletariato rivoluzionario e i
ne in tutto il mondo, le condizioni teoriche e programma- sindacati rossi, trasformando l’uno e gli altri in strumenti-
tiche generali non cambierebbero: l’invarianza storica del tattica e strumenti-organizzazione della conservazione e
marxismo rimane intatta e resta condizione indispensabile del dominio borghesi. Ma non ha potuto né può impedire
per la formazione dell’ organo rivoluzionario - il partito al capitalismo di «accumulare il materiale esplosivo di
mondiale della rivoluzione proletaria - e per la vittoria una nuova e più potente rinascita, di cui ha gettato e
definitiva delle forze sociali portatrici dello storico supera- getta continuamente le basi facendo dei particolarismi
mento di ogni società divisa in classi. nazionali dei quali lo stalinismo si nutrì la fragile sovra-
Nella consapevolezza della gravità del compito storico struttura di un mondo sempre più uno, e ponendo all’
che ci attendeva ma, nello stesso tempo, della necessità di ordine del giorno nei gangli vitali di questo mondo - e di
assumerlo direttamente, le forze della Sinistra riorganizza- riflesso nelle sue ramificazioni periferiche e ‘sottosvilup-
tesi in partito affrontarono la generale situazione sfavore- pate’ - il problema dell’ unica rivoluzione proletaria. E’
vole e di profonda controrivoluzione con la forza e la su questa base materiale, armato degli insegnamenti che
serenità contenute in queste parole: «Le violente scintille Ottobre ha lasciato nella vittoria come nella sconfitta,
che scoccarono tra i reofori della nostra dialettica - della conferma che il 1926 ha fornito all’ intatta e
sostenne il partito nelle sue «Considerazioni» del 1965 - ci invariabile integralità del marxismo, del bilancio che ha
hanno appreso che è compagno militante comunista e tragicamente avvalorato le nostre tesi tattiche e la nostra
rivoluzionario chi ha saputo dimenticare, rinnegare, visione delle questioni di organizzazione, è su questa
strapparsi dalla mente e dal cuore la classificazione in base granitica che il Partito rivoluzionario di classe
cui lo iscrisse l’anagrafe di questa società in putrefazio- rinascerà alla scala mondiale, unico nel programma,
ne, e vede e confonde se stesso in tutto l’arco millenario nella dottrina, nel bagaglio delle risorse tattiche, nella
che lega l’ancestrale uomo tribale lottatore con le belve struttura organizzativa, e lancerà alla classe avversa e
al membro della comunità futura, fraterna nella armonia al seguito delle sue sottoclassi la fida suprema: O il
gioiosa dell’ uomo sociale». La fusione dialettica della combattimento o la morte!» (Le grandi lezioni dell’ Otto-
realtà storica e materiale del corso di sviluppo delle società bre bolscevico, 1968).
umane, dall’ ancestrale lotta dell’ uomo tribale alla coscien-
te e scientifica lotta per il comunismo, con la volontà e 6. A contatto con la classe operaia. Spesso si è dato
l’organizzazione rivoluzionarie e comuniste, dà all’ attività e si dà per scontato il significato di questo concetto. Come
anche del singolo militante comunista e rivoluzionario il se volesse dire: stare fisicamente nelle fabbriche, nelle
respiro e il significato di una lotta che non concede nulla organizzazioni, nei quartieri in cui vivono, lavorano, lotta-

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Sulla questione della formazione del partito

no gli operai. In un certo senso è così, ma solo in un certo operai è solo sul piano dello scambio, del mercato appunto.
senso. Il partito proletario, il partito di classe, quindi il Perché nella società capitalistica anche la «forza lavoro» è
partito comunista, per avere effettiva influenza sulla classe una merce, come lo è qualsiasi altra fonte di energia. Per
operaia, per poterne dirigere i reparti più combattivi e vivere, nella società capitalistica, è necessario andare al
coscienti, per poter essere riconosciuto come il suo partito mercato e acquistare con denaro ciò che serve per soddi-
politico, l’unico suo partito e sua guida politica e rivoluzio- sfare qualsiasi esigenza, anche la più elementare. Anche
naria, non ha altro modo che operare, agire, allargare la sua l’aria che si respira viene pagata: in salute, soprattutto.
più articolata attività, a contatto con la classe operaia. Il Dunque senza denaro, che è il mezzo di scambio capitali-
concetto esprime però qualcosa di molto più profondo, e stico per eccellenza, non si può soddisfare alcuna esigenza
più complesso. Parliamo non a caso di classe operaia, e non in questa società, nemmeno la più elementare; senza dena-
semplicemente di operai. ro non si vive. Per gli operai, la fonte del denaro, dunque
Per il marxismo, il concetto di classe non è un concetto il salario, sta solo nella propria forza lavorativa impiegata
che si possa esprimere in quantità o qualità semplici, del in una qualsiasi attività economica; se non viene impiega-
tipo: tutti gli operai di una data fabbrica, o branca industria- ta, sostanzialmente non c’è salario, non c’è denaro per
le o nazione, o del mondo, sommati uno alla volta; o del tipo: vivere.
tutti i lavoratori che eseguono lavori da «operaio», lavori Chi ha in mano il denaro, il suo controllo, la sua
in genere manuali e con attrezzature o attrezzi apposita- disponibilità, i mezzi per «fare denaro» ha il privilegio più
mente forniti dai padroni, dagli impresari, dagli industriali grande in questa società, ha «in mano» la società, la
o dagli agrari. L’operaio ha di suo, di sua proprietà, la forza controlla, la domina, la sfrutta, ed ha interesse a conservare
di lavoro, la capacità lavorativa; non possiede più gli quel privilegio, ad aumentarne il peso se possibile, a
attrezzi del lavoro come l’artigiano o il contadino, non ha difenderlo ad ogni costo rispetto ad ogni eventuale modi-
proprietà terriere o immobiliari, ma possiede soltanto la ficazione.
forza delle braccia che può essere impiegata da altri (che L’apparente parità che il mercato presenta tra posses-
invece sono proprietari di attrezzi, attrezzature, locali in cui sori di forza di lavoro e possessori di attività economiche,
fabbricare prodotti, possiedono campi, veicoli ecc.) e che si scioglie come neve al sole quando il capitalista, con lo
viene pagata con il salario (giornaliero, settimanale, quin- sfruttamento della forza lavoro salariata nella propria atti-
dicinale, mensile, a seconda del tipo di lavoro e di padrone vità economica, riesce ad accumulare più denaro di quanto
per il quale si lavora). Tutti coloro che si trovano in questa non ne spenda, un profitto che deriva solo dallo sfrutta-
condizione sono appunto operai. La produzione che risulta mento della forza lavoro salariata, cioè da quella particolare
dall’impiego della forza di lavoro degli operai è anch’essa merce che viene comprata sul mercato ad un certo prezzo
di proprietà del padrone, dell’impresario, del capitalista e che, impiegandola nell’attività economica data, consente
che «ha dato lavoro» –cioè ha fornito agli operai attrezzi, al capitalista di «farla fruttare» più di quanto la paga. Il
materie prime, locali, campi, attrezzature, veicoli e quant’al- segreto del dominio della borghesia sulla società sta tutto
tro per ottenere una produzione di merci -, produzione che nello sfruttamento sistematico e universale della forza
sarà convogliata nelle più diverse forme e nei più diversi lavoro salariata, sta tutto nella marxista estorsione del
modi sul mercato perché sia venduta a un determinato plusvalore dalla forza lavoro salariata.
prezzo. L’intero ricavato in denaro dell’avvenuta vendita L’interesse del capitalista, di tutti i capitalisti, è di
sul mercato è anch’esso interamente di proprietà del pa- pagare meno possibile la forza lavoro salariata; meno costa
drone, dell’impresario, del capitalista che «ha dato lavoro» la forza lavoro, più cresce la quota di plusvalore estortole,
agli operai. Da un lato abbiamo padroni, capitalisti che più cresce la quota di tempo di lavoro non pagato, più
«anticipano» denaro per la produzione e la distribuzione crescono i profitti, più cresce il dominio dei capitalisti sulla
- organizzano cioè un’attività economica di qualsiasi tipo ricchezza sociale prodotta e sulla società, più a lungo dura
(a carattere industriale, artigianale, commerciale, agrario, il loro dominio. L’interesse dell’operaio, di tutti gli operai,
finanziario, scolastico ecc.) - e per l’impiego di forza lavoro è di farsi pagare dai capitalisti salari più alti, diminuendo il
salariata affinché quella produzione o quella distribuzione più possibile la quota di tempo di lavoro non pagato. I due
vengano effettivamente fatte; dall’altro lato, abbiamo ope- interessi si incontrano sul mercato, e nello stesso tempo si
rai, la forza lavoro salariata, che «anticipano» la loro scontrano e diventano opposti, antagonisti. Le condizioni
capacità lavorativa ai padroni, ai capitalisti, affinché questi sociali determinate dallo scontro fra questi interessi con-
ultimi, passato un certo tempo di lavoro (una giornata, una trapposti, e basate sul modo di produzione capitalistico e
quindicina, un mese), li paghino con un salario per la sui rapporti di produzione e sociali che ne derivano, hanno
quantità di forza lavoro che hanno sfruttato (cioè messo a accomunato gruppi umani molto vasti e riempiono il mondo
frutto per i loro obiettivi, i loro interessi). intero. L’esistenza di questo antagonismo sociale fa da
Fino a questo punto le due parti appaiono su un piano base agli interessi più generali di tutta la popolazione
di «parità»: i capitalisti, proprietari di attività economiche, operaia del mondo. I produttori della ricchezza sociale, gli
per farle funzionare hanno bisogno di «lavoratori», quindi operai, sono separati completamente dalla disponibilità di
«danno lavoro» a coloro che offrono forza di lavoro da questa ricchezza, mentre i capitalisti, cioè i proprietari dei
sfruttare; gli operai, che possiedono la capacità lavorativa mezzi di produzione e appropriatori della produzione, han-
utilizzabile nelle più diverse attività economiche, la offrono no la completa proprietà e disponibilità della ricchezza
ai padroni che ne hanno bisogno. I due «bisogni» si sociale.
incontrano sul mercato, ossia il loro rapporto viene rego- L’interesse generale degli operai, quello che trasforma
lato dal «mercato del lavoro» in cui convergono tutti la popolazione operaia di tutto il mondo da una somma
coloro che hanno bisogno di operai e tutti coloro che bruta di moderni schiavi salariati in classe operaia, è un
hanno bisogno di lavoro; ma il mercato regola gli scambi interesse non soltanto generale in quanto riguarda tutti gli
di merci, di qualsiasi merce, utile o inutile, dannosa nociva operai del mondo proprio per la loro condizione comune di
o indispensabile, e l’incontro possibile fra capitalisti e forza lavoro salariata, ma storico nel senso che l’antago-

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Sulla questione della formazione del partito

nismo che la contrappone alla classe borghese abbiente e in quanto il capitalismo ha internazionalizzato i rapporti
capitalistica non è risolvibile nel quadro della società derivanti dal suo modo di produzione facendo dipendere
borghese e del suo modo di produzione - quindi non è le sorti economiche e di vita di tutta l’umanità dallo svilup-
risolvibile per via negoziale, pacifica, riformistica, parla- po, e dalle crisi, del suo modo di produzione. Il rapporto
mentare -, ma può essere risolto soltanto superando l’or- economico e sociale determinante non è dunque la somma
ganizzazione sociale capitalistica, sostituendo al modo di dei rapporti che esistono tra individui, tra i singoli capita-
produzione borghese un modo di produzione superiore, in listi e i singoli proletari; questa è visione piccolo-borghese,
grado di non far nascere antagonismi sociali fra gruppi bottegaia, ristretta nel proprio piccolo mondo individuale
umani, in grado di non riprodurre una nuova società divisa e familiare che considera i rapporti sociali più generali come
in classi sociali contrapposte. Il concetto di classe, quindi, la semplice proiezione nello spazio e nel tempo dei propri
per i marxisti, è legato dialetticamente al superamento della angusti rapporti di vita e di lavoro esistenti. E’, al contrario,
società divisa in classi; non è questione di statistica, non determinato dal modo di produzione prevalente al mondo
è questione di suddivisione anagrafica, non è questione di - che è il modo di produzione capitalistico - anche là dove
segmentazione sociale in categorie, gruppi professionali o non si sia sviluppato fino ai massimi livelli della sua civiltà
simili: è questione di antagonismo sociale, di lotta che ha e della sua tecnologia, ed è quindi generale, universale.
per sbocco il rivoluzionamento dell’attuale società. Le Le classi principali che si oppongono nei rapporti di
classi - ossia gli interessi generali e storici che contrappon- produzione, e quindi nei rapporti sociali, e cioè la borghe-
gono le classi sociali esistite in tutte le società divise in sia e il proletariato, sono classi internazionali, perché le
classi e nella società attuale - lottano fra di loro per avere condizioni di vita e di sviluppo del capitale e del lavoro
il sopravvento; interessi di conservazione sociale delle salariato sono condizioni internazionali. La stessa borghe-
classi vecchie e reazionarie si scontrano con interessi di sia, che si identifica con lo sviluppo storico del suo modo
rivoluzionamento sociale delle classi nuove e rivoluziona- di produzione, delle aziende e del mercato, e che difende i
rie. La stessa classe borghese non poteva conquistare il suoi privilegi e il suo dominio prevalentemente su un
pieno dominio politico della società se non attraverso territorio economico ben preciso che corrisponde ai con-
processi rivoluzionari che non si sono svolti soltanto sul fini nazionali, entro i quali è nata e si è radicata fortemente,
piano economico e sociale, ma anche e in modo storicamen- è spinta dallo sviluppo del capitalismo ad uscire costante-
te determinante su quello politico e militare. La classe mente dai confini del «proprio territorio economico», del
operaia, e, per allargare il concetto di forza lavoro salariata proprio mercato nazionale, per invadere i territori economi-
a tutte le attività economiche della società e non soltanto ci delle altre borghesie nazionali; in questa spinta, che lo
a quelle industriali, la classe proletaria moderna non potrà sviluppo del capitalismo alimenta continuamente e in modo
risolvere l’antagonismo sociale che la contrappone a tutte estremamente contraddittorio, sta l’internazionalità della
le altre classi sociali, e principalmente alla classe dominan- classe borghese, sta l’interesse di tutte le borghesie a
te borghese, se non attraverso un profondo e generale conservare in ogni angolo della terra, e principalmente nei
processo rivoluzionario, sul piano politico e militare innan- paesi più forti, e naturalmente nel proprio territorio econo-
zitutto e successivamente sul piano economico e sociale. mico nazionale, il modo di produzione capitalistico e le sue
Il termine classe viene dal latino classis. Classis, in leggi di mercato. L’internazionalità della classe proletaria
latino significa flotta da guerra. Calza molto bene per il sta invece nella semplice condizione di lavoro salariato che
concetto di antagonismo, lotta, guerra, obiettivo preciso e caratterizza tutti i suoi componenti, e nella spinta, provo-
univoco, organizzazione disciplinata per raggiungere cata dallo sviluppo delle contraddizioni del capitalismo a
l’obiettivo anche con l’uso della violenza militare. La lotta livello nazionale come a livello mondiale, a risolvere e
fra le classi è in un certo senso lo scontro armato tra flotte superare quelle contraddizioni che inibiscono ai proletari
militari nemiche che hanno per obiettivo la distruzione di tutti i paesi di vivere se non sotto il giogo del lavoro
della flotta avversaria, il conseguimento della vittoria attra- salariato e dell’estorsione da parte dei capitalisti di quote
verso la distruzione del nemico. Certo, il concetto marxista di tempo di lavoro non pagato, quindi di plusvalore,
di classe non si esaurisce nel suo aspetto militare, e non è sempre più consistenti.
riducibile a pura statistica anagrafica; ma la parola latina
definisce bene l’aspetto determinante riferito allo scontro, 7. «L’operaio risponde come componente di una
alla lotta, all’antagonismo che sbocca nello scontro vio- classe, quando il corso storico lo ha legato alle sorti
lento ed armato, per la vita o la morte non di «individui» ma della sua classe in un lungo periodo e sopra vasti spazi,
di classi e del modo di produzione di cui esse sono che comprendono le più diverse categorie professionali
rappresentanti. L’insieme dei gruppi umani che, rispetto al e i più lontani comprensori locali «, si legge nel testo di
modo di produzione esistente, hanno lo stesso tipo di partito del 1956 (2) intitolato «Marxismo e Autorità». E’
rapporto, le stesse condizioni generali, e che rispetto posizione marxista, e della Sinistra comunista, opporre la
all’organizzazione sociale esistente basata sulla proprietà critica più ferma alla concezione fondamentalmente demo-
privata dei mezzi di produzione e sull’appropriazione priva- cratica secondo la quale la «classe operaia» va intesa come
ta dei prodotti fanno parte dei proprietari o dei non proprie- somma bruta di tutti gli individui che professionalmente
tari, dei possessori di mezzi economici o dei possessori di fanno un determinato lavoro. Il corso storico che lega
forza, di energia lavorativa, forma la diversa base sociale l’operaio di ieri, di oggi e di domani, il corso storico cioè
ed economica delle classi. dello sviluppo del modo di produzione capitalistico al di
La classe operaia, la classe dei proletari, dei senza sopra dei confini nazionali e dei secoli, e dello sviluppo
riserve è dunque l’insieme di tutti i salariati (coloro che della lotta che ha opposto non solo sul terreno immediato
possiedono esclusivamente la propria forza di lavoro e la ed economico ma politico e rivoluzionario la classe prole-
scambiano con salario) uniti dalle stesse condizioni di taria alla classe borghese, ha dato alla classe operaia non
sudditanza dal rapporto salariale, in qualsiasi fabbrica, solo spessore storico ma soprattutto un compito storico:
campo, territorio o paese lavorino. E’ classe internazionale, rivoluzionare completamente la società borghese capitali-

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Sulla questione della formazione del partito

stica, distruggere il modo di produzione capitalistico per ogni riserva, ogni proprietà, ogni privilegio privato per
impiantare un nuovo modo di produzione che non divida sostituirvi la disponibilità all’intera collettività umana della
più la società umana in classi antagoniste ma che serva per ricchezza sociale prodotta. Il proletario, il singolo operaio,
il suo sviluppo armonico e di specie, il modo di produzione agisce effettivamente come componente della sua classe
comunistico. Essere, dunque, componente della classe quando si indirizza nella lotta sociale verso lo sbocco
proletaria significa far parte di uno sviluppo storico che va storico necessario, verso il sovvertimento completo del-
aldilà dei limiti di spazio e di tempo, della vita fisica delle l’attuale organizzazione sociale, verso la rivoluzione, aldilà
diverse generazioni operaie, dei limiti della categoria pro- della «coscienza individuale» che ha e avrà del corso
fessionale, della nazionalità, del sesso o della razza; fa parte storico delle lotte fra le classi e della sua rivoluzione.
di uno sviluppo storico che è stato definito con la dottrina Nostra tesi è, quindi, che il proletariato, la vasta massa
marxista nella precisa prospettiva del superamento defini- di lavoratori salariati, aldilà delle specifiche professioni,
tivo della società borghese e dei suoi rapporti di produzio- delle categorie, dei paesi a cui appartengono, è classe in
ne. quanto il suo corso storico di lotta contro la borghesia e le
«L’errore di cui ci dobbiamo liberare, particolar- classi residue delle società precapitalistiche ne ha definito
mente insidioso, - si può leggere ancora nel testo di partito una prospettiva futura, un obiettivo storico per cui lottare
citato - è che la bussola dell’antitesi di classe si orienti e continuare a lottare, il comunismo. Ma tale prospettiva
solo che la si collochi tra un singolo salariato e la sua futura, tale obiettivo storico non nasce spontaneamente
azienda, nel momento della corresponsione della busta da ogni singolo rapporto fra operaio e azienda in cui lavora;
paga della settimana in corso. In generale la bussola o nasce dalle contraddizioni materiali, economiche e sociali,
non si orienterà o ci indicherà il sud conservatore: in cui l’antico servo della gleba - liberato dal giogo del
segnerà il nord rivoluzionario solo quando l’operaio di servaggio feudale - è stato gettato da quando è stato
cui si tratta sarà assurto al legame con i suoi compagni trasformato in lavoratore salariato, «libero» di vendere la
di tutte le aziende e di tutti i paesi, con se stesso e con i sua merce-forza-lavoro a chi gliela compra al prezzo più
suoi predecessori e successori di tempi passati e futuri, alto; nasce dal corso storico delle lotte fra le classi scop-
collocati in altri tornanti e vortici dell’infernale ‘anar- piate su tutti i terreni di possibile scontro di interessi
chico’ divenire della economia di azienda e di mercato, contrapposti: sul terreno economico immediato come quel-
ove nulla è sicuro e protetto, quali che siano le vanterie lo del diritto, sul terreno politico come su quello ideologico
democratiche ed assistenziali, per la comunità dei senza- e teorico, sul terreno dello scontro fisico e su quello dello
riserva» (3). scontro militare. La prospettiva futura, l’obiettivo storico
La bussola dell’antitesi di classe che segna il nord della classe operaia, del proletariato più in generale, sono
rivoluzionario è il marxismo, la scienza della rivoluzione contenuti nel programma rivoluzionario della classe, pro-
proletaria e comunista, guida della classe proletaria rivo- gramma che unisce le generazioni di proletari e le loro lotte
luzionaria, e, per queste caratteristiche scientifiche, stori- di qualsiasi epoca passata al presente e al futuro; in questo
che e teoriche, coscienza della classe rivoluzionaria, cioè senso è programma di classe, e tale programma non è
conoscenza scientifica dello sbocco storicamente neces- posseduto da ogni singolo operaio ma da un organismo
sario della lotta fra le classi, del cammino da percorrere per speciale, il partito rivoluzionario di classe, una organizza-
raggiungere questo sbocco e per liberare, una volta di- zione politica che, basandosi sulla teoria marxista, agisce
strutte le basi politiche ed economiche della divisione della in questa società rappresentandone la fine definitiva, la
società in classi, la società umana ad una organizzazione lotta che porrà termine al dominio sulla società della classe
sociale superiore, il comunismo. borghese; di più, la lotta che porrà termine ad ogni dominio
Accompagna, in effetti, la visione borghese delle classi di classe perché chiuderà per sempre il ciclo storico delle
sociali costituite da somma bruta di individui segmentata società divise in classi e ne aprirà uno nuovo, quello della
da professioni diverse, la visione secondo la quale ogni società di specie.
individuo in questa società possiede una sua personale
«coscienza» che muove le sue decisioni, che gli fa fare una 8. «La rivoluzione esige un organamento di forze
cosa piuttosto che un’altra, che lo fa «scegliere», che lo attive e positive, affasciate da una dottrina e da una
rende «libero» e «indipendente» rispetto a tutti gli altri e finalità. Notevoli strati ed innumeri individui che mate-
alla stessa società. E’ tesi marxista che la «coscienza rialmente appartengono alla classe, nell’interesse della
individuale» è solo il riflesso a livello della singola persona quale la rivoluzione trionferà, sono al di fuori di questo
della «coscienza di classe» predominante; l’ideologia, la affasciamento. Ma la classe vive, lotta, avanza, vince,
concezione della vita, la percezione del futuro, la definizio- mercé l’opera di quelle forze che ha enucleate dal suo
ne dei bisogni generali e sociali, espressi dalla classe seno nei travagli della storia. La classe parte da una
dominante (che non significa, come abbiamo detto poc’an- omogeneità immediata di condizioni economiche che ci
zi, somma dei singoli individui della classe borghese, ma appare come il primo motore della tendenza a superare,
rappresentazione degli interessi immediati e storici del ad infrangere l’attuale sistema produttivo, ma per assu-
modo di produzione capitalistico che essa rappresenta) mere questa parte grandiosa essa deve avere un suo
permeano l’intera società e influenzano in maniera determi- pensiero, un suo metodo critico, una sua volontà, che miri
nante il modo di pensare dei singoli individui, proletari a quelle realizzazioni che l’indagine e la critica hanno
compresi. additate, una sua organizzazione di combattimento che
Il proletariato è classe storica rivoluzionaria in quanto ne incanali ed utilizzi col migliore rendimento gli forzi ed
si pone rispetto all’intera società borghese e alle classi i sacrifici. Ed in tutto questo è il partito». Così Bordiga
avversarie come la sola forza sociale esistente in questa termina l’articolo «Partito e classe», pubblicato nel n. 2
società in grado di sovvertirla da cima a fondo, senza dover di «Rassegna Comunista» del 15 aprile 1921 (4), prenden-
difendere alcuna riserva, alcuna proprietà, alcun privilegio do le mosse dalle tesi sul compito del Partito Comunista
privato; al contrario, avendo l’interesse di distruggere nella Rivoluzione proletaria, approvate dal II Congresso

15
Sulla questione della formazione del partito

dell’ Internazionale Comunista nel 1920. infatti il solo partito politico che, nei suoi compiti storici,
Pochi mesi prima del II Congresso mondiale, la Frazione rappresenta dialetticamente gli interessi generali della
Comunista Astensionista del Partito Socialista Italiano (5), lotta rivoluzionaria di classe del proletariato contro tutte
- cioè il gruppo che costituirà il nucleo fondamentale del le altre classi sociali esistenti e, nello stesso tempo (tempo
costituendo Partito Comunista d’Italia, sezione dell’Inter- storico), rappresenta nell’ oggi (oggi storico) gli interessi
nazionale Comunista -, nelle proprie tesi, collimanti perfet- generali della società avvenire, della società senza classi,
tamente con le tesi della Terza Internazionale che verranno della società di specie di domani (domani storico): il comu-
scolpite nel 1920, affermava chiaramente: «La lotta deci- nismo.
siva rivoluzionaria diretta contro lo Stato borghese ... è Nelle tesi dell’ Internazionale Comunista al suo II
il conflitto di tutta la classe proletaria contro tutta la Congresso del 1920 sul ruolo del Partito Comunista nella
classe borghese. Il suo strumento è il partito politico di Rivoluzione proletaria si afferma che il partito di classe non
classe, il Partito Comunista. che realizza la cosciente può comprendere nelle proprie file che una parte (la più
organizzazione di quella avanguardia del proletariato avanzata) della classe proletaria, mai tutta la classe e
che ha compreso la necessità di unificare la propria neppure la sua maggioranza. Questa definizione rappre-
azione; nello spazio, al di sopra degli interessi dei singoli sentava già un grande passo avanti rispetto alle posizioni
gruppi, categorie o nazionalità; nel tempo, subordinan- che appiattivano il concetto di partito ad una operazione
do al risultato finale della lotta i vantaggi e le conquiste statistica e sostanzialmente democratica - partito come
parziali che non colpiscono l’essenza della struttura rappresentante della classe così come si presenta nelle
borghese. E’ dunque soltanto l’organizzazione in partito situazioni date -, e che non davano al partito il ruolo
politico che realizza la costituzione del proletariato in centrale e determinante nel guidare il movimento di classe
classe lottante per la sua emancipazione». rivoluzionario e nell’ esercitare il potere politico conquista-
Il partito politico di classe, per i comunisti marxisti, è to nella forma della dittatura di classe - partito come
sempre stato il nodo centrale della lotta rivoluzionaria del esecutore delle aspettative delle masse proletarie, diretto
proletariato per l’abbattimento dello Stato eretto dalle dalla massa del proletariato in movimento, alla coda insom-
classi dominanti, per la conquista e l’esercizio del potere ma del movimento stesso.
politico conquistato, per la conduzione della guerra rivo- La Sinistra comunista già allora, nella tenace lotta
luzionaria mondiale sia in difesa delle rivoluzioni vittoriose contro il principio democratico, preferì considerare il par-
sia per contribuire in modo determinante alla vittoria rivo- tito di classe come organo della classe, poiché legava
luzionaria nei paesi ancora sotto il giogo della borghesia, questo termine al concetto fondamentale di classe, ossia di
e per la stessa trasformazione economica, e quindi sociale, quella forza unitaria tendente verso un obiettivo finale e
della società presente in società socialista - o di comuni- cosciente della via storica che ad esso conduce. «Il con-
smo inferiore - e infine in società pienamente comunista - cetto di classe non deve suscitare in noi un’immagine
o di comunismo superiore. La storia di tutto il movimento statica - si ribadisce in «Partito e classe» -, ma un’imma-
di classe, delle lotte rivoluzionarie e delle rivoluzioni, dai gine dinamica. Quando scorgiamo una tendenza sociale,
moti rivoluzionari proletari del 1848 a Parigi, Vienna, Mila- un movimento per date finalità, allora possiamo ricono-
no, Berlino alla Comune di Parigi del 1871, dal 1905 russo scere la esistenza di una classe nel senso vero della
e dall’ Ottobre bolscevico del 1917 fino alla Comune rossa parola. Ma allora esiste, in modo sostanziale se non
di Budapest nel 1919, dalla indomabile lotta del proletariato ancora in modo formale, il partito di classe». Con altre
tedesco dal 1915 al 1923 finoai moti rivoluzionari di Shangai parole viene qui nuovamente esplicitato il concetto fonda-
e Canton del 1927, dimostra la necessità del ruolo centrale mentale contenuto del Manifesto del 1848 quando vi si
del partito politico unico di classe del proletariato; e lo afferma che ad un certo stadio di sviluppo della lotta fra
dimostrano dialetticamente anche le sconfitte che il movi- proletari e borghesi «il proletariato si organizza in classe,
mento proletario rivoluzionario ha dai suoi primi vagiti in quindi in partito», dunque storicamente nel suo movi-
avanti subìto. mento di lotta pone a se stesso una data finalità. «Un
Non è per accidente storico o per vezzo letterario che partito vive quando vivono una dottrina ed un metodo di
Marx ed Engels hanno intitolato il manifesto della dichia- azione. Un partito è una scuola di pensiero politico e
razione di guerra rivoluzionaria da parte di tutto il proleta- quindi un’organizzazione di lotta. Il primo è un fatto di
riato mondiale a tutta la borghesia mondiale, nello spazio coscienza, il secondo è un fatto di volontà, più precisa-
e nel tempo, Manifesto del Partito Comunista. Il Partito mente di tendenza ad una finalità. Senza questi due
Comunista è risultato storico dello sviluppo dei rapporti caratteri noi non possediamo ancora la definizione di
sociali e di forza fra proletariato e borghesia, dunque il una classe. (...) E quei due caratteri non possono aversi
risultato della lotta di classe necessariamente sviluppata che condensati, concretati nel partito di classe», afferma
dagli antagonismi di classe ingenerati dal modo di produ- ancora il testo sopra citato.
zione capitalistico e dai rapporti sociali che ne derivano - Il processo di formazione della classe proletaria moder-
quindi è un prodotto della storia -, e, nello stesso tempo, na e il suo sviluppo numerico dovuto allo sviluppo della
è il precursore, l’anticipatore dello storicamente necessa- produzione capitalistica, sviluppa nello stesso tempo inte-
rio sbocco finale di quella lotta di classe, dunque la co- ressi contrapposti, antagonisti. E gli interessi di tale collet-
scienza del percorso storico che la lotta di classe proletaria tività proletaria - accomunata dalle stesse condizioni socia-
deve svolgere fino al completo sovvertimento e supera- li in cui la obbliga i rapporti di produzione capitalistica -
mento dell’attuale società borghese e delle sue basi, il muovono gruppi proletari alla loro difesa, alla lotta; nel
modo di produzione capitalistico - quindi è un fattore della corso di sviluppo di questo tipo di lotta si concretizza «in
storia. E’ in forza di questa duplice e dialettica caratteristi- una coscienza più precisa l’influenza degli interessi di
ca che il partito politico di classe del proletariato, il partito tale collettività, e tale coscienza comincia a delinearsi in
comunista, è un partito del tutto diverso da qualsiasi altro piccoli gruppi di essa. Quando la massa è sospinta ad
partito espresso dalla storia delle altre classi sociali. E’ agire, sono solo questi primi gruppi che hanno la previ-

16
Sulla questione della formazione del partito

sione di una finalità, che sospingono e dirigono il rima- stesso di particolari fenomeni del mondo capitalistico,
nente». Ma questo processo riguarda in generale l’intera sfugge di mano ai partiti la loro precipua funzione di
classe proletaria, nella sua estensione internazionale e nel accentrare ed incanalare allo scopo finale ed unico
suo riprodursi di generazione in generazione, e la comples- rivoluzionario le spinte sorgenti dal moto dei gruppi; ed
sità di esperienze e di conoscenze che forma l’identità di essi si riducono a proteggerne una più immediata e
interessi dell’intera classe proletaria nello spazio e nel transitoria risoluzione e soddisfazione, degenerando
tempo è tale che soltanto in gruppi limitati e comprendenti così nella dottrina e nella pratica, con l’ammettere che
elementi scelti della classe proletaria (vera «selezione il proletariato possa trovare condizioni di utile equili-
naturale» provocata dal movimento storico di lotta del brio nei quadri del regime capitalistico, con l’ adoperar-
proletariato) può essere condensata. «E la visione di si nella loro politica ad obiettivi parziali e contingenti,
un’azione collettiva, che tenda a finalità generali che avviandosi sulla china della collaborazione». Le vicen-
interessano tutta la classe - citiamo ancora dal «Partito e de storiche ulteriori hanno drammaticamente confermato
classe» - e che si concentrano nel proposito di mutare quanto qui tratteggiato, fino al precipizio nella collabora-
tutto il regime sociale, può solo in una minoranza avan- zione interclassista. Vi è una notevole serie di testi di
zata essere chiaro. Questi gruppi, queste minoranze altro partito che si è occupata delle ondate storiche dell’ oppor-
non sono che il partito». Il partito, quindi, comprende tunismo e delle lezioni delle controrivoluzioni, che non
una parte soltanto, e una minoranza, della classe proletaria, staremo qui a riprendere ma che segnaliamo in nota (7). La
ma è in realtà ben più che un’organizzazione di elementi degenerazione dei partiti comunisti e dell’Internazionale
scelti della classe che rappresentano gli interessi generali che con il 1926 (formalizzazione della teoria del socialismo
del proletariato; è l’organismo che assicura nel movimento in un solo paese) precipita in una strada senza ritorno, ha
storico l’azione d’insieme della classe volta a raggiungere provocato il più tragico arretramento storico del movimen-
il fine rivoluzionario del sovvertimento e del superamento to comunista. La vittoria cannibalesca della controrivolu-
dell’attuale società capitalistica, è l’organismo che anima, zione borghese, che allora chiamammo «staliniana» per
cementa, precede, inquadra la classe nel suo movimento identificarne l’origine sia teorica che pratica, fece perdere
storico, «è il nucleo vitale, senza di cui la rimanente al proletariato internazionale non solo l’orientamento clas-
massa non avrebbe più alcun motivo di essere considera- sista e rivoluzionario impresso magnificamente negli anni
ta come un affasciamento di forze» (Partito e classe). E a precedenti dal partito di Lenin e dall’ Internazionale Comu-
questo organismo, proprio per le sue caratteristiche non nista del 1919 e 1920, ma anche gli strumenti della difesa dei
sociologiche e immediate, vi possono aderire elementi suoi interessi storici generali (il partito di classe) e della
provenienti da tutte le classi sociali spogliatisi dell’anagra- difesa dei suoi interessi immediati (i sindacati rossi). Situa-
fe in cui la società capitalistica li costringe. zione, da questo punto di vista, ben peggiore di quella che
lo condusse alla crisi di guerra del 1914-18 ma che nello
9. Il movimento di classe rivoluzionario internazionale, stesso tempo lo condusse alla crisi rivoluzionaria che
il movimento comunista, nel suo corso storico ha procedu- portò, grazie alla direzione del partito bolscevico di Lenin
to per fasi, fasi in cui la lotta della classe proletaria raggiun- del movimento rivoluzionario, alla vittoria il proletariato in
geva livelli di altissima tensione e di alto grado di unifica- Russia.
zione classista fino all’ascesa del movimento rivoluziona-
rio al potere politico; fasi in cui pur in presenza di lotta della 10. Il partito di classe, nella sua dinamica storica,
classe proletaria ad alta tensione il grado di unificazione presenta necessariamente due aspetti, entrambi fonda-
classista non era sufficiente a vincere la resistenza e la mentali per il successo della rivoluzione: l’aspetto storico
controffensiva borghese; fasi in cui la lotta di classe nel quale si condensano la teoria, i principi, la dottrina, i fini,
regrediva e di molto fino al livello tradunionistico e ad un il programma generale, dunque l’ aspetto non caduco ma
livello più arretrato ancora, come nel periodo che si è aperto invariante, e l’ aspetto attuale, formale nel quale si fondo-
con la fine della seconda guerra mondiale e che non si è no le forze fisiche dei militanti organizzate in una struttura
ancora chiuso. ben precisa che agisce nelle situazioni concrete e combatte
Non è una scoperta per noi, come non lo era per la le sue battaglie contro altri partiti formali, altre forze fisiche,
Sinistra comunista ieri, che lo sviluppo del partito di classe ma aspetto caduco, passibile di sconfitte oltre che di
non può avvenire in forma progressiva e continua. Tra i vittorie, di ritirate, di ridimensionamenti anche straordinari
tanti testi cui possiamo riferirci scegliamo un passo dall’ fino alla riduzione delle forze fisiche del partito ad un pugno
articolo «Partito e azione di classe», 1921, di Bordiga (6) nel di militanti in tutto il mondo - come è avvenuto più volte
quale, dopo aver precisato che il compito indispensabile finora in fasi di reazione e controffensiva borghese formi-
del partito si esplica in due modi, «come fatto di coscienza dabili, ai tempi di Marxed Engels, ai tempi di Lenin, ai tempi
prima, e poi come fatto di volontà; traducendosi la prima di Bordiga.
in una concezione teorica del processo rivoluzionario, Ed oggi, al di là delle molteplici sigle che espongono il
che deve essere comune a tutti gli aderenti; la seconda nome di «partito comunista», in realtà il Partito che vanta
nell’ accettazione di una precisa disciplina che assicuri continuità di teoria e di prassi con il marxismo non adulte-
il coordinamento e quindi il successo dell’ azione», rato, - e quindi col movimento comunista internazionale di
afferma: cui fece parte l’Internazionale di Marx ed Engels, il partito
«Naturalmente questo processo di perfezionamento bolscevico e l’Internazionale di Lenin, la Sinistra comuni-
delle energie di classe non si è svolto mai né si può sta e il partito comunista d’Italia di Bordiga -, è un’ orga-
svolgere in un modo sicuramente progressivo e continuo. nizzazione formale costituita da un pugno di militanti, il
Vi sono soste, ritorni, scompaginamenti, ed i partiti «partito comunista internazionale» che pubblicava, fino
proletari molte volte perdono quei caratteri essenziali allo scoppio della sua più profonda crisi interna del 1982-
che erano andati formandosi e divengono inadatti a 84, i giornali «il programma comunista», «le prolétaire»,
realizzare i loro compiti storici. In genere per l’influsso «el comunista», «el proletario», «proletarier» e le riviste

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Sulla questione della formazione del partito

«programme communiste», «el programa comunista», numero di lavoratori che stia al di sopra o al di sotto di
«kommunistische programm», «el oumami», «kommuni- una certa frazione della massa proletaria» (sottolineatu-
stikò programma»- per citare i più importanti -; gruppo di re nostre, anche nel passo successivo); e insiste afferman-
militanti che durante la crisi interna ha continuato nella sua do che se il processo di formazione dei partiti comunisti
battaglia politica interna ed esterna (continuando a pubbli- venisse giudicato con una regola numerica - «cioé quella
care «le prolétaire»), e successivamente, riorganizzatosi di tagliare nei partiti troppo numerosi, e di appiccicare
in partito, prese a pubblicare «il comunista», «programme per forza aggiunte a quelli troppo piccini» - si commet-
communiste» e «el programa comunista» (8). terebbe un grosso errore, «non intendendo come a quel
Pugno di militanti, dunque. Ma è corretto definirsi processo debbano presiedere norme qualitative e politi-
partito anche quando il corso storico della lotta di classe che, e come in grandissima parte esso si elabori nelle
e dello sviluppo del partito formale, producendo una ripercussioni dialettiche della storia, sfuggendo ad una
sconfitta dopo l’altra, riduce le forze fisiche organizzate del legislazione organizzativa che volesse troppo assumere
partito ad un pugno di militanti? Riprendiamo più avanti il compito di colare i partiti in uno stampo perché ne
questo problema, ma anticipiamo una prima risposta: se è uscissero delle dimensioni ritenute appropriate e deside-
marxisticamente corretto definirsi comunisti, sotto il com- rabili».
pleto e dittatoriale dominio del capitale e della borghesia,
per il fatto di abbracciare in pieno non solo la causa finale 11. «Solo con l’aiuto di un partito che si appoggia sul
della lotta rivoluzionaria del proletariato, ma la teoria della suo passato storico, che prevede teoricamente il corso
rivoluzione proletaria e quindi il marxismo, e agire - nei limiti dello sviluppo e le sue tappe successive, e ne conclude
angusti delle proprie possibilità - coerentemente con i quale forma di azione è la più giusta nel momento dato,
dettami della teoria e della prassi marxiste, è altrettanto solo con l’aiuto di un simile partito il proletariato può
corretto marxisticamente definirsi partito comunista, in liberarsi dalla necessità di ripetere la propria storia, le
pieno dominio del capitale e della borghesia, per il fatto proprie oscillazioni, la propria indecisione e i propri
innanzitutto di derivare la propria esistenza collettiva e errori» (Trotsky, Insegnamenti della Comune di Parigi,
organizzata dallo studio e dall’assimilazione della teoria 1920)(9).
marxista e di collegarsi in modo organizzato e collettivo al Si ribadisce qui che la lotta rivoluzionaria del proleta-
movimento comunista passato, alle sue battaglie e ai riato per la propria emancipazione dal giogo del capitale
bilanci del suo corso storico, per il fatto di diffondere e di non potrà avere ragione in modo definitivo della classe
difendere la teoria marxista e la finalità del comunismo dominante borghese se non con l’apporto indispensabile
rivoluzionario, per il fatto di agire nello spazio e nel tempo del partito di classe. Non un partito proletario qualsiasi,
-sempre nei limiti delle proprie possibilità - coerentemente magari «di massa» come molti opportunisti sono andati e
con i dettami della teoria e della prassi marxiste, in modo vanno ancora predicando; non un partito «operaio» con
organizzato e come partito, ossia assumendo in quanto un programma genericamente progressista e riformista;
organizzazione politica, al di là della propria forza numerica, non un partito «di sinistra» che si rivolge ai proletari solo
impegni e responsabilità verso il movimento proletario e per blandirli e catturarne i voti e poter governare la cosa
verso lo sviluppo stesso dell’organizzazione-partito, im- pubblica per conto del capitale. E tanto meno un partito
pegni e responsabilità di cui rendere politicamente conto proletario sedicentemente puro, perfetto, un partito che
rispetto al partito-di-ieri e al partito-di-domani. «non sbaglia mai». Si tratta di un partito ben preciso, il
Da questo punto di vista, pur non sottovalutando la partito di classe che si appoggia sul suo passato storico
questione della forza numerica del partito di classe e la sua (suo non nel senso banalmente anagrafico e privato, ma nel
estensione nei diversi paesi del mondo, non è il numero di senso storico del partito comunista che Marx ed Engels
militanti in quanto tale che «fa» il partito: è invece l’orga- hanno dato nel Manifesto del 1848) fatto di avanzate e di
nica unità fra teoria ed azione, programma politico e rinculi, di sconfitte e di degenerazioni, il partito che trae
attività collettiva organizzata di partito, per quanto sistematicamente le lezioni dalla storia e in particolare dalle
questa attività sia costretta per fattori essenzialmente controrivoluzioni, il partito in grado di conoscere preven-
oggettivi, come gli attuali, a ridursi ad attività di ripropo- tivamente - grazie alla coscienza di classe che esso rappre-
sizione teorica, di analisi e di valutazione delle situazioni senta e alla conoscenza dei fini ultimi della lotta di classe
generali, di propaganda, di denuncia politica e di minimi - i passaggi storicamente obbligati della via rivoluzionaria
interventi pratici che mai vengono per principio sospesi e in grado di mettere a frutto per la causa della lotta
sotto il pretesto della minuscola forza numerica e dell’ rivoluzionaria i bilanci delle lotte proletarie passate, il
assenza di lotta di classe. partito capace dunque di definire con grande precisione e
In «Partito e azione di classe», Bordiga tratta anche del determinazione le azioni necessarie alla lotta proletaria per
«problema» della forza numerica del partito entrando un procedere vittoriosamente verso la conquista rivoluziona-
po’ più a fondo nella questione dei rapporti del partito con ria del potere politico e la vittoria rivoluzionaria nel mondo.
la massa. Partendo dal concetto allora chiaro a tutti che il Si tratta di un organismo «che possieda da una parte una
partito non poteva contenere l’intera classe proletaria ma visione storica generale del processo della rivoluzione e
essere solo una sua frazione, la domanda fatta era: «Fra- delle sue esigenze, dall’altra una severa disciplina orga-
zione della classe, sta bene, ma come stabilire il valore nizzativa che assicuri il subordinamento di tutte le fun-
numerico della frazione? Noi vogliamo qui dire che se vi zioni particolari al fine generale di classe» (Partito e
è una prova di errore volontarista, e quindi di specifico azione di classe).
‘opportunismo’ (oggimai opportunismo vuol dire ere- Questo partito non si «costruisce» all’ occorrenza, a
sia) antimarxista, è quello di voler fissare a priori il freddo, sulla base di un atto di pura volontà; non si forma
valore di questo rapporto, come una regola di organiz- «al momento», né si forma spontaneamente nel corso dello
zazione, di voler stabilire che il partito comunista debba sviluppo della lotta proletaria. Dal punto di vista storico
avere come suoi organizzati o come suoi simpatizzanti un questo partito esiste già, è quello che la Sinistra comunista

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Sulla questione della formazione del partito

ha chiamato partito-storico, ossia la teoria marxista inva- attraverso un processo degenerativo interno sempre più
riante, base e pilastro portante del partito-formale, cioè devastante, e poi attraverso il vergognoso passaggio armi
della compagine fisica della collettività di militanti che e bagagli nel campo borghese. Lo scompaginamento delle
chiamiamo semplicemente partito, ossia quell’ «insieme di forze rivoluzionarie, del partito di classe internazionale, si
persone che hanno le stesse vedute generali dello svilup- compì. E il compito dei comunisti, che non furono ammaz-
po della storia, che hanno una concezione precisa delle zati dal fascismo o dalla furia controrivoluzionaria dello
finalità della classe che rappresentano, e che hanno stalinismo, fu quello di ritessere daccapo il lavoro di
pronto un sistema di soluzioni dei vari problemi che il formazione del partito di classe. Non vi era altro da fare che
proletariato si troverà di fronte quando diverrà classe di ricominciare.
governo» (Partito e azione di classe). Questo organo della A causa delle ondate opportunistiche che nel corso
rivoluzione proletaria e comunista e del trapasso dalla storico del movimento proletario spezzarono la continuità
società capitalistica e di classe alla società senza classi, al teorica e organizzativa dei partiti comunisti, reazioni di tipo
comunismo, il partito di classe, non potrà mai essere un immediatista e antipartito si ripresentarono sistematica-
organismo che si trasforma, in teoria e in pratica, man mano mente al proletariato come soluzione e antidoto. Ma la
che si avvicina e che incalza la crisi rivoluzionaria, passan- storia continuò a condannare tutte le «alternative» al
do da partito parlamentare, legalitario, riformista a partito partito di classe coerentemente marxista che vari gruppi
rivoluzionario. La storia ha negato la possibilità di questa nelle diverse situazioni proposero al movimento proleta-
trasformazione. I partiti riformisti non cambiano natura di rio; la condanna non fu morale, non fu filosofica, e meno
fronte all’incalzare della crisi rivoluzionaria, ma rimangono che mai indirizzata al tale o tal altro capo: fu condanna
se stessi pur se spinti dalle tensioni della lotta di classe a materiale, poiché nessuna di queste «alternative», a fon-
modificare, ma solo superficialmente e demagogicamente, damento democratico, anarchico, sindacalista, movimen-
parole e atteggiamenti sostanzialmente non determinanti. tista che fossero, riuscirono a strappare il proletariato all’
Dai partiti riformisti che fallirono completamente di inquadramento borghese rendendolo effettivamente mo-
fronte alla prima guerra imperialistica mondiale, nacquero vimento storico autonomo e cosciente della finalità del-
per scissione - e la più drastica in Europa fu, dopo quella l’emancipazione generale dal modo di produzione capita-
del partito bolscevico russo, la scissione che diede la luce listico e dalla sua società. Tutte ricondussero gli strati
al partito comunista d’Italia - i partiti comunisti, ma essi, ad proletari, anche combattivi e generosamente lottanti, che
eccezione del partito bolscevico russo, nacquero «con influenzarono organizzarono e diressero, nel campo bor-
ritmo acceleratissimo, poiché con ritmo acceleratissimo ghese, a servire più o meno dichiaratamente la causa della
la guerra ha spalancato le porte alla crisi di regime» conservazione borghese. L’ultima grande ondata oppor-
(Partito e azione di classe); nacquero «troppo tardi», si tunista, alla quale tutte queste «alternative» diedero il loro
disse allora e anche in seguito. In realtà, il processo storico pieno contributo, fu quella dell’ antifascismo democratico,
di formazione dei partiti comunisti, e di chiarificazione vero cedimento alla piena collaborazione con la classe
all’interno delle avanguardie proletarie di fronte alle prati- dominante borghese.
che e alle teorie riformiste e socialtraditrici, fu in un certo Al proletariato non rimane, in realtà, alcuna «scelta»,
senso ridotto dalla dialettica storica in pochissimi anni a alcuna «alternativa» per quanto concerne il suo principale
causa della combinazione di almeno tre elementi storici di strumento di vittoria rivoluzionaria: la storia ha decretato
peso determinante. La tradizione socialdemocratica e l’indispensabilità del partito di classe, quell’organismo
riformista che solo di fronte alla scoppio della guerra speciale che condensa coscienza storica di classe e volon-
imperialista dimostrò in pieno e praticamente di essere tà d’azione rivoluzionaria, e che ha il compito di dirigere il
schierata nel fronte della conservazione borghese, e con la movimento rivoluzionario fino alla conquista del potere
quale le forze della sinistra marxista ruppero. La guerra politico, di dirigere la dittatura proletaria e la trasformazio-
imperialistica stessa che condensò insieme la crisi gene- ne economica e sociale dell’intera società umana. «Il
rale del capitalismo e la crisi rivoluzionaria attraverso la partito può essere e non essere adatto al suo compito di
quale un indomito proletariato ancora legato alla tradizione propulsore dell’opera rivoluzionaria di una classe, non
classista della lotta antiborghese muoveva le proprie forze il partito politico in generale, ma un partito, ossia quello
tendenzialmente verso lo sbocco rivoluzionario. La vitto- comunista, può corrispondere a simile funzione, e lo
riosa rivoluzione in Russia nell’ Ottobre proletario e stesso partito comunista non è preventivamente assicu-
comunista, formidabile catalizzatore delle energie proleta- rato dai cento pericoli della degenerazione e della dis-
rie mondiali ed esempio vivente del percorso rivoluziona- soluzione», degenerazione e dissoluzione che effettiva-
rio al quale la storia chiamava il proletariato mondiale, mente riguardarono il partito di classe non solo prima
primo bastione della rivoluzione proletaria mondiale ma dell’Ottobre bolscevico, della costituzione dell’ Interna-
dannatamente costretto nella situazione di grandissima zionale Comunista e della costituzione del Partito comuni-
arretratezza storica del paese. sta d’Italia nel 1921 a nome del quale Bordiga scriveva
La storia decretò che quei partiti comunisti, rispetto alle queste parole (Il principio democratico) (10), ma anche
esigenze della preparazione rivoluzionaria e in fatto di dopo come ormai è chiaro a tutti. Possibile dunque che non
saldezza teorica e di esperienza organizzativa e di lotta, non vi sia un metodo speciale per garantire che il partito di
riuscissero in definitiva a rappresentare in quel periodo classe una volta formato non debba subire, per le alterne
cruciale il decisivo fattore di accelerazione rivoluzionaria vicende storiche, ulteriori degenerazioni e dissoluzioni,
se non transitoriamente. L’influenza tradizionale della so- possibile che non possa essere adeguatamente vaccinato,
cialdemocrazia sulle masse fu battuta temporaneamente immunizzato?
ma non vinta del tutto, e riguadagnò una parte notevole Continuiamo a leggere il passo ora citato: «I caratteri
delle masse. Il movimento comunista internazionale dovet- positivi che pongono il partito all’altezza del suo compi-
te così subire la riorganizzazione delle forze della reazione to non stanno nel meccanismo dei suoi statuti e nelle nude
borghese, e alla fine cedere alla forza del nemico dapprima misure di organizzazione interna, ma si realizzano attra-

19
Sulla questione della formazione del partito

verso il suo processo di sviluppo e la sua partecipazione proposti dalla stessa borghesia dominante attraverso i
alle lotte e all’azione come formazione di un indirizzo mille canali della sua propaganda, delle sue istituzioni, e
comune unico intorno a una concezione di un processo dell’ opportunismo collaborazionista. Perciò, anche di
storico, a un programma fondamentale, che si precisa fronte alle spinte materiali e oggettive a lottare contro il
come una coscienza collettiva, ed a una sicura disciplina capitale e contro i capitalisti, il proletariato in generale
di organizzazione al tempo stesso», che altro non sono tende a non scardinare il quadro dell’ordine borghese. Il
che la concretizzazione nella collettività organizzata di partito di classe, che nella sua continuità teorica e storica
partito della teoria marxista, da assicurare in una continuità supera del tutto il quadro dell’ordine borghese contrappo-
nello spazio e nel tempo. Sappiamo che l’altro aspetto nendogli la rivoluzione e il comunismo, è l’unico organi-
centrale legato alla questione della formazione del partito smo che ha la possibilità di trarre le lezioni dalle lotte di
di classe è appunto quello della continuità. La Sinistra classe, stare al di sopra delle oscillazioni in cui le masse
comunista ammonì costantemente che il partito di classe vengono spostate materialmente dai dominanti rapporti
non doveva fermarsi nella lotta contro il principio demo- sociali borghesi, ricondurre tutte le azioni della classe
cratico ma avrebbe dovuto portare questa lotta fino in verso lo sbocco storico rivoluzionario. E’ dunque l’unico
fondo, fino all’uso interno di criteri organizzativi democra- organismo su cui il proletariato può contare e non solo per
tici, considerando l’uso interno del meccanismo democra- la propria finale emancipazione dal lavoro salariato, ma in
tico soltanto un accidente materiale che lo sviluppo della tutto il percorso storico che porterà la sua lotta al livello
lotta rivoluzionaria stava superando. Ecco come fu posta della lotta rivoluzionaria decisiva.
la questione: «Il criterio democratico è finora per noi un Nei limiti in cui la volontà dei comunisti ha un peso nella
accidente materiale per la costruzione della nostra orga- storia, e sono limiti minimi, essi sanno che il partito di classe
nizzazione interna e la formulazione degli statuti di è bene che pre-esista, che si sia formato prima, e di lunga
partito: esso non è l’indispensabile piattaforma. Ecco mano, che la crisi rivoluzionaria si sviluppi. Ed è l’attività
perché noi non eleveremo a principio la nota formula alla quale i militanti della Sinistra comunista dal 1926 in poi
organizzativa del ‘centralismo democratico’. La demo- hanno interamente dedicate le proprie energie, nella con-
crazia non può essere per noi un principio; il centralismo sapevolezza che accompagna ogni comunista degno di
lo è indubbiamente, poiché i caratteri essenziali dell’ questo nome che avrebbero potuto non vedere mai perso-
organizzazione del partito devono essere l’unità di strut- nalmente il successo della rivoluzione alla cui preparazione
tura e di movimento. Per segnare la continuità nello si dedicavano. Il filo rosso della tradizione classista e
spazio della struttura di partito è sufficiente il termine comunista fu sì spezzato dalla controrivoluzione stalinia-
centralismo, e per introdurre il concetto essenziale di na, ma non cancellato del tutto, e attraverso l’attività a
continuità nel tempo, ossia nello scopo a cui si tende e carattere di partito dei gruppi della Sinistra comunista
nella direzione in cui si procede verso successivi ostacoli italiana continuò seppur flebilmente ad esistere. A questo
da superare, collegando anzi questi due essenziali con- filo rosso è stata ed è strettamente collegata l’organizzazio-
cetti di unità, noi proporremmo di dire che il partito ne «partito comunista internazionale».
comunista fonda la sua organizzazione sul ‘centralismo
organico’ «. La preoccupazione non era di tipo terminolo- 12. Dal punto di vista marxista, come non si può
gico, era sostanziale e rivolta esclusivamente a rafforzare affermare che vi sia effettiva azione di classe del proleta-
al massimo i coefficienti di vittoria del proletariato, aumen- riato se essa non è influenzata in modo determinante e
tando in questo modo le probabilità di vittoria del movi- diretta dal partito di classe, non si può nemmeno affermare
mento rivoluzionario. Preoccupazione che non fu dimenti- che il proletariato svolga lotta rivoluzionaria senza che sia
cata, tutt’altro, quando nel secondo dopoguerra, a conclu- influenzato e diretto dal partito di classe (11). Perciò,
sione del grande ciclo controrivoluzionario che spezzò la quando la situazione storica presenta la combinazione di
continuità teorica e organizzativa del partito di classe, nel fattori economici, sociali e politici favorevoli obiettiva-
riorganizzare il pugno di militanti comunisti che non furono mente allo sviluppo della lotta di classe e al suo trascresce-
travolti dall’ ondata staliniana e democratica in «partito re in lotta rivoluzionaria per l’abbattimento del potere
comunista internazionale», fu escluso definitivamente l’uso politico borghese, è soltanto la presenza attiva e positiva
interno del meccanismo democratico adottando il principio del partito di classe, radicatosi nelle file proletarie e in
del «centralismo organico» come il più rispondente e particolare nei suoi strati più avanzati, che permette alla
coerente alla traduzione pratica del dettato teorico del lotta proletaria di non fermarsi al livello immediato, econo-
marxismo. mico e politico che sia, ma di sfondare i confini del quadro
Il proletariato, ricordava Trotsky, senza l’aiuto del borghese e spezzare i vincoli della lotta immediata e ten-
partito di classe non potrà liberarsi dalla necessità di denzialmente riformista per lanciarsi alla conquista del
ripetere la propria storia, le proprie oscillazioni, la propria potere politico senza farsi deviare da falsi obiettivi presunti
indecisione e i propri errori. Ciò vuole anche dire che senza più «facili», più «alla portata di mano», «meno faticosi» o
l’apporto del partito di classe il proletariato ricadrà sicura- «meno costosi» in termini di forze e di vite umane. Senza
mente e continuamente nei propri errori. Data la forza e il la presenza attiva, positiva, influente e dirigente del partito
radicamento nella società intera e, quindi, anche nel prole- di classe, il movimento proletario classista è destinato
tariato, dei pregiudizi e delle illusioni caratteristiche della inevitabilmente ad essere sconfitto e risucchiato nei vor-
democrazia e del mercantilismo che d’altra parte poggiano tici della controrivoluzione borghese. Il partito di classe
sui rapporti di produzione e sociali del capitalismo e sulla serve alla rivoluzione solo alla condizione di dirigerla; se
materiale dipendenza dal capitalismo stesso, il proletariato non la dirige ma «si fa dirigere dalla situazione», quel
nella sua vita quotidiana tende a ribadire il legame che lo partito servirà solo alla controrivoluzione. L’urto delle
avvince al capitale e a ribadire la sua dipendenza dalla forze sociali nella guerra di classe, la loro polarizzazione,
borghesia; dunque a non concepire altre forme, altri mezzi non concede alcun tentennamento: le forze che tentenna-
e altri metodi per la sua stessa difesa immediata che quelli no vengono inesorabilmente travolte dalle forze più deci-

20
Sulla questione della formazione del partito

se. Ciò, d’altra parte, non significa che la presenza attiva agisce, è del tutto episodica e si concretizza soltanto su
e positiva del partito di classe nella situazione storica pochi e rari elementi singoli della classe che esprimono
favorevole alla rivoluzione garantisca il buon esito della quelle «scintille» di coscienza di classe di cui parla Lenin
rivoluzione e assicuri la vittoria mondiale delle forze del nel suo «Che fare?».
comunismo. La rivoluzione non è una cambiale in scaden- Possiamo immaginare, dunque, alcune domande: Che
za, e il partito non svolge il compito di avallare quella razza di partito potrà mai essere quella minuscola organiz-
cambiale. Il partito di classe, «nella unificazione delle utili zazione di militanti che oggi non è in grado di influenzare
esperienze rivoluzionarie internazionali», dunque nello e dirigere nessun reparto proletario degno di questo nome;
spazio e nel tempo, ha il compito «di assicurare i migliori come può sperare un’organizzazione che può contare oggi
coefficienti di vittoria del proletariato nella battaglia su un pugno di militanti, che pubblica qualche migliaio di
che è l’immancabile sbocco dell’epoca storica che vivia- copie dei suoi giornali, che non dirige nessun sindacato,
mo» (Partito e azione di classe). Fuori dunque dal volon- nessuna associazione operaia, che non «mobilita» almeno
tarismo e dalla concezione metafisica del partito, ma con- qualche migliaio di persone in piazza su proprie parole
sapevoli che il partito di classe non è soltanto «coscienza» d’ordine, come può sperare un’organizzazione così ridotta
delle finalità del movimento di classe e della via che vi deve ai minimi termini di diventare domani il partito di classe che
condurre, ma è anche «volontà» di agire organizzando in influenzerà e dirigerà il proletariato mondiale nella sua lotta
modo disciplinato le forze della rivoluzione per raggiunge- anticapitalistica e antiborghese?
re l’obiettivo finale. Il piccolo borghese, l’opportunista, il rivoluzionario da
Formare il partito di classe prima che la situazione operetta, nella loro meschina visione individualista e mer-
generale si sviluppi verso la crisi rivoluzionaria significa cantile, hanno una semplice risposta: un’organizzazione di
innanzitutto che il partito si forma in periodo di generale questo tipo non ha alcuna possibilità di successo né oggi
dominio del potere borghese e di controrivoluzione, di né domani, perché il successo sulle masse si ottiene
bassa o bassissima tensione classista e in una situazione «andando incontro» alle masse, rappresentando le «loro»
in cui la ripresa della lotta di classe vasta e duratura si aspettative, rivolgendosi loro con il «loro» linguaggio,
presenta molto ardua; quindi dal punto di vista immediato mettendosi in sintonia con le «loro» sensazioni, le «loro»
e dello sviluppo della forza-partito questo periodo appare emozioni, le «loro» immediate e diverse esigenze, la «loro»
come il «peggiore». E se prendiamo ad esempio il periodo psicologia, le loro «opinioni».
che ancora attraversiamo e che non possiamo definire che Il piccolo borghese, l’opportunista, perseguono il suc-
di profonda controrivoluzione borghese, in cui la stessa cesso immediato, il successo di mercato grazie al quale
lotta proletaria a livello di difesa immediata delle condizioni vincere almeno in parte la concorrenza di altri che sul
di vita e di lavoro sembra non toccare ancora il livello più mercato della politica ci sono già o che possono sempre
basso e arretrato - e di lotta politica di classe, tanto meno prima o poi presentarsi. Negli anni aperti dal fatidico ’68,
rivoluzionaria, nemmeno l’ombra -, può sorgere a qualcuno il mercato della politica «tirava» alla grande, presentava
il dubbio, se non il sorriso ironico, rispetto allo sforzo che una «domanda» notevole e diversificata; e non per caso
un pugno di comunisti marxisti vanno facendo per formare nacquero e si svilupparono velocemente centinaia e cen-
il partito di classe, per mettere le basi formali e quindi tinaia di organizzazioni, gruppi, partiti, che della «politica»
organizzative del compatto e potente partito di classe di fecero la loro merce quotidiana; gruppi e partiti in gran
domani. «Allorché la rivoluzione appare come una pro- parte «di sinistra», che si rivolgevano ai proletari oltre che
spettiva lontana, il partito di classe, il partito comunista al popolo generico, e molti dei quali hanno preteso di
- si afferma in «Partito e azione di classe» - non può essere rappresentare un «nuovo modo di fare politica», un «nuo-
che formato da piccoli gruppi di precursori, in possesso vo modo di interpretare il mondo», l’«aggiornamento ne-
di una speciale capacità di intendere le prospettive della cessario del marxismo», ma nessuno dei quali si prese la
storia, e che la parte delle masse che lo comprendono e briga - né d’altra parte avrebbe potuto farlo data la loro
lo seguono non può essere estesa». natura - di fare seriamente i conti con la storia del movimen-
Nel 1921, già allora, era chiaro ai comunisti, che pur to comunista passato, di studiare il marxismo invece che di
stavano attraversando il periodo rivoluzionario e influen- «interpretarlo» e «aggiornarlo», di collegarsi al di sopra
zavano e dirigevano la parte consistente degli strati avan- delle vicende attuali e immediate al filo rosso della tradizio-
zati del proletariato, che in periodo non rivoluzionario il ne proletaria e rivoluzionaria. E così, quando la «domanda»
partito non può essere formato che da piccoli gruppi di del mercato della politica calò, riducendosi fino a modifi-
precursori e che la sua influenza sulle masse non può che carsi del tutto, l’ubriacatura sessantottina passò come
essere modesta. In verità, con la vittoria della controrivo- passa ogni «moda» lasciando però nella classe operaia un
luzione staliniana, il periodo di reazione borghese e antiri- ulteriore segno negativo e reazionario nei confronti della
voluzionario che si è aperto dopo il 1926-27 ha prodotto politica proletaria, dell’ organizzazione proletaria, del
non solo la distruzione del partito di classe, ma anche una partito proletario, in una parola nei confronti di tutto ciò
situazione in cui il proletariato stesso ha fatto una serie che si presenta come distinzione di classe. E’ stato un
tragica di salti indietro rispetto alla sua stessa lotta di difesa ulteriore servizio reso alla conservazione e alla controrivo-
immediata; e ciò ha a sua volta continuato ad impedire luzione borghese.
anche a reparti proletari di piccole dimensioni di recepire Andare incontro alle masse, alla loro psicologia, alle
chiaramente, e durevolmente, gli orientamenti e le parole loro aspettative non significa altro che mettersi dal punto
d’ordine di classe sul piano immediato come sul piano più di vista della loro ideologia, delle loro illusioni, dei loro
generale. Per questo, in particolare, i piccoli gruppi di pregiudizi. E da marxisti sappiamo che l’ideologia delle
precursori in cui si è ridotto, in questa lunga fase di masse è l’ideologia dominante, l’ideologia borghese coi
strapotere controrivoluzionario borghese, il partito di clas- suoi pregiudizi e con le sue false rappresentazioni dei
se, non possono contare sulla loro influenza nei confronti bisogni. Vuol dire semplicemente mettersi dal punto di
di masse «poco estese»; in realtà la loro influenza, quando vista borghese, nel campo borghese; e più si strilla «novi-

21
Sulla questione della formazione del partito

tà», «aggiornamento», «attualità» più si porta acqua al


mulino borghese. I sessantottini, gli scopritori di «vie 13. Il comunista rivoluzionario, il marxista, a quelle
nuove» al socialismo, i lottacontinuisti, gli sparafucilisti, domande risponde in modo ben diverso. Avendo una
i settantasettini, i brigatisti, gli antipartito, gli autonomi, i visione storica del processo di sviluppo della società
marxistileninisti, i movimentasti, i maoisti e compagnia umana, egli non fa dipendere l’attività e l’azione organiz-
cantante sono passati, evaporati come neve al sole, si sono zata di partito dal suo successo immediato, ma dalle con-
trasformati in docili e diligenti cultori del mercato borghese dizioni storiche in cui quell’attività e quell’azione hanno la
anche per via telematica; molti dei loro capi, e non hanno possibilità, anche minima, di svolgersi in modo organico,
fatto eccezione trotskisti e sedicenti internazionalisti, han- unitario, centralizzato e coerente con i fondamenti teorici
no avuto effettivamente il successo che cercavano, hanno che la storia delle lotte fra le classi ha già prodotto.
fatto carriera, chi imprenditore, chi a capo di aziende, di L’attività dei comunisti non dipende dal mercato delle
banche, di sindacati, chi in posti di responsabilità nei partiti opinioni, dall’opinione che la massa proletaria ha di volta
parlamentari, chi al governo, chi giornalista, chi scrittore, in volta del partito stesso; dipende invece dalle condizioni
chi professore d’università, insomma dalla «contestazio- materiali obiettive nelle quali i compiti, anche minimi - il che
ne», dall’ extraparlamentarismo, dal rivoluzionarismo a può significare, in dati svolti storici, anche solo mantenere
parole alla stanza dei bottoni, all’impiego superpagato, viva la continuità teorica del marxismo -, del partito di
all’amministrazione del profitto capitalistico, e tutti al ser- classe possono essere svolti.
vizio dell’ideologia e del sistema borghese. Il nodo centrale posto dai problemi della rivoluzione
Ma era la natura stessa delle loro posizioni politiche proletaria, ieri come oggi e domani, è costituito dal partito
iniziali e dei pregiudizi borghesi di cui erano portatori che politico di classe, non smetteremo mai di ribadirlo. E tale
obbligava quei movimenti, quei capi, al percorso tutto partito esiste dal 1848, dalla comparsa del Manifesto di
borghese; partendo dal pregiudizio democratico, per quanto Marx ed Engels. Esiste sia in quanto teoria generale, che
condito con salsa «marxista», si resta inevitabilmente nel per i marxisti è invariante, sia in quanto movimento storico
campo borghese, vi si mantengono i proletari arretrati e effettivo, che per i marxisti rappresenta la continuità nel
conservatori e vi si trascinano i proletari che tendono a tempo oltre che nello spazio. La dinamica storica della lotta
rompere la collaborazione e la complicità con le forze fra le classi non procede per evoluzione graduale e pro-
borghesi e che credono di poter rafforzare questa loro gressiva, ma procede per salti, per rotture, per cui i
spinta affidandosi a questa variegata serie di falsi comuni- cosiddetti alti e bassi del movimento di classe proletario,
sti. Costoro non possono nemmeno lontanamente ammet- i flussi e riflussi del movimento rivoluzionario di classe,
tere di dover sacrificare le proprie migliori energie, il proprio non seguono una linea sinusoidale con curve ascendenti
tempo strappato al tempo di lavoro salariato, le proprie e discendenti alternate (visione riformista e gradualista),
esigenze personali, le proprie opinioni personali, ad un ma seguono curve di ascesa che giungono ad un apice in
obiettivo, ad una prospettiva che non assicurino, o che cui il movimento di classe viene vinto, viene rotto e
comunque non diano la netta sensazione di poter ottenere precipita verticalmente, per riformarsi successivamente in
un vantaggio personale, una soddisfazione personale forza delle spinte materiali e sociali delle contraddizioni
nell’arco della propria vita individuale. Essi si muovono capitalistiche e della maturazione degli antagonismi di
come si muovono i mercanti: alla continua ricerca di trarre classe e risalire in un’ulteriore curva ascensionale.
profitto privato da ogni loro azione, da ogni loro attività, Da marxisti sappiamo che la dinamica storica conduce
anche a carattere intellettuale (e questi sono i più insidiosi), alla situazione in cui la maturazione del movimento di
a discapito se necessario dei concorrenti. classe rivoluzionario provocherà la vittoria definitiva delle
La democrazia borghese, che per i marxisti è il più forze rivoluzionarie e a quell’apice storico saranno le forze
efficace metodo di governo della classe dominante bor- della conservazione borghese e capitalistica a precipitare
ghese, non può essere battuta con mezzi democratici. «La per lasciare il posto alla formazione della nuova società di
democrazia elettiva borghese corre incontro alla consul- specie, al comunismo. La stessa dinamica storica del
tazione delle masse - si può leggere in «Partito e classe» partito di classe, dal punto di vista formale, dunque per
(12) -, perché sa che la maggioranza risponderà sempre quanto concerne la sua compagine fisica collettiva di
a favore della classe privilegiata, e delegherà ad essa militanti organizzati, non procede per evoluzione graduale
volontariamente il diritto a governare, e a perpetuare lo e progressiva, ma per salti, per rotture, per scissioni, per
sfruttamento». La democrazia borghese si combatte e si ridimesionamenti, per scompaginamenti fino a quasi scom-
vince, sia in principio che nella prassi, solo coi metodi parire come organizzazione seppure minuscola. Ma ciò che
contenuti nella teoria rivoluzionaria, nel marxismo, i metodi lo caratterizza in quanto partito di classe è prioritariamente
della intransigente e decisa lotta di classe che combattono il fatto di essere un’organizzazione di militanti che agisce
la finzione democratica con l’applicazione della forza clas- coerentemente sulla base della teoria marxista e collegato
sista organizzata ad esclusiva difesa degli interessi prole- al movimento storico del comunismo rivoluzionario; la
tari immediati e futuri, fuori e contro la collaborazione quantità di militanti, il suo sviluppo numerico viene sempre
interclassista, fuori e contro la partecipazione alla difesa dopo.
dell’ economia aziendale e nazionale, fuori e contro le E’ tesi marxista che il partito è innnanzitutto la teoria del
compatibilità del mercato e delle politiche borghesi, fuori comunismo rivoluzionario che si dà un’organizzazione
e contro dunque gli apparati e le istituzioni borghesi, formale, organicamente rispondente ai compiti storici che
parlamento partiti associazioni che siano. E tutti coloro che la teroria rivoluzionaria stessa prevede; il partito si forma
propugnano l’adozione, da parte del proletariato e della dall’alto, appunto a partire dalla teoria marxista, unica ed
sua lotta, del principio e dei metodi democratici, in realtà invariante, e non si darà mai partito di classe formando
lavorano per il nemico di classe, servono la causa della prima un’organizzazione politica che in seguito aderirà alla
conservazione borghese, sono di fatto nemici mimetizzati teoria e al programma del comunismo rivoluzionario.
da «comunisti». I partiti comunisti che si formarono ad esempio in

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Sulla questione della formazione del partito

Europa nel primo dopoguerra sulla spinta formidabile della organizzazione. Molti gruppi sedicenti rivoluzionari e marxi-
rivoluzione bolscevica in Russia, e che pervennero alla sti sono scivolati e continuano a scivolare sulla questione
loro costituzione formale attraverso scissioni dal corpo dei del numero: quanti militanti, quante sezioni, in quanti paesi
vecchi partiti socialisti e socialdemocratici solo in parte si ecc. e anche nel corso degenerativo del nostro partito di ieri
formarono dall’ alto, dalla teoria marxista; in realtà solo il insorsero gli adoratori delle statistiche e delle percentuali:
Partito comunista d’Italia, sorto in forza dell’attività e siamo troppo pochi per essere veramente un partito capace
dell’azione coerentemente marxista del nucleo che formava di spostare sul terreno della lotta classista importanti
la Sinistra comunista, solida dal punto di vista teorico reparti proletari, dunque avremmo dovuto abbandonare il
quanto dal punto di vista della coerente prassi comunista, nome e l’organizzazione di partito per infilarci nei non
si avvicinò alla formazione del partito di classe che allora meglio precisati «movimenti reali». Essere in tanti dà la
si disse «alla bolscevica», ossia appunto come teoria sensazione di contare di più, di poter fare di più, di poter
marxista concretizzata formalmente in una organizzazione cambiare qualcosa nei rapporti di forza fra le classi: ma il
politica coerentemente marxista. Tutti gli altri partiti che si vero problema non è essere in tanti, ma essere omogene-
formarono e che aderirono all’ Internazionale Comunista amente e organicamente uniti in una collettività di combat-
subendo le «condizioni di ammissione» ma raramente timento, disciplinata, salda dal punto di vista teorico,
accettate organicamente, pur rappresentando comunque capace di coerente prassi interna e di coerente azione nelle
un apice storico del movimento comunista internazionale situazioni concrete.
date le condizioni generali della lotta di classe e rivoluzio- Se l’aumento numerico dell’organizzazione politica può
naria del periodo e date le tradizioni socialiste e socialde- essere rincorso attraverso espedienti tattici e organizzativi
mocratiche da cui ci si scindeva, in realtà si formarono - e quindi necessariamente programmatici e teorici -, e molte
prima come organizzazione di militanti che poi, in seguito, battaglie sono state condotte dai marxisti di sinistra, e in
si sarebbe orientata verso il comunismo marxista. particolare dalla Sinistra comunista contro la pratica del-
L’accidente storico che ha portato il partito di classe l’espedientismo, l’organica omogeneità che caratterizza i
mondiale ad una formazione frazionata, e derivante da militanti che formano il partito non è perseguibile con
partiti proletari nazionali degenerati da cui ci si dovette espedienti: può essere solo il risultato di un lungo lavoro
scindere drasticamente per poi riunire i partiti comunisti di preparazione e assimilazione teorica del marxismo, di
così formati in una Internazionale comunista, nata a sua coerente attività teorica e pratica legata alla migliore tradi-
volta sulle ceneri della Seconda Internazionale miseramen- zione del movimento comunista internazionale, ai bilanci
te fallita di fronte alla guerra imperialistica, potrebbe un storici e politici e alle lezioni tratte dalle rivoluzioni e
domani anche ripresentarsi se la situazione favorevole alla soprattutto dalle controrivoluzioni, alle battaglie di classe
rivoluzione proletaria dovesse ripresentare condizioni si- che hanno caratterizzato la lotta del marxismo rivoluziona-
mili a quelle che caratterizzarono la situazione che abbiamo rio contro ogni tipo di opportunismo e di revisionismo. E’
ora brevissimamente ricordato. Ciò non toglie che, sulla questo un risultato che non giunge spontaneamente dal-
base delle lezioni storiche tratte dalle vicende che portaro- l’attività dei militanti, né può essere raggiunto attraverso
no alla sconfitta dell’Internazionale comunista e dei partiti una serie più o meno lunga di «corsi di marxismo», né tanto
comunisti che la formavano, il compito dei comunisti meno è patrimonio individuale di qualche speciale leader:
rivoluzionari debba essere quello di tendere alla formazio- è il risultato di una «selezione naturale» prodotta, nel
ne non di partiti comunisti territorialmente «nazionali», tempo e nello spazio, dall’ attività stessa del partito di
per poi verificarne la possibilità di riunirli in una prossima classe e dai riflessi che su di esso ha la sua azione.
unica Internazionale, dotata di unica teoria, unico pro- Nelle condizioni di grave e profonda controrivoluzio-
gramma, unica direzione centralizzata, ma di un partito ne, come quelle che stiamo ancora attraversando oggi e che
comunista in partenza internazionale, dotato fin dall’ini- purtroppo per i prossimi anni non accennano a interrom-
zio di programma unico, di tesi valide internazionalmente, persi cambiando tendenza, il già minuscolo partito di
di piano tattico previsto e valido internazionalmente, per- classe che rappresentavamo ieri ha comunque subìto una
ché internazionale è la visione comunista, è il programma pesante crisi dovuta essenzialmente alle illusioni che parti
comunista, è la rivoluzione comunista. E dunque, la forma- consistenti dell’organizzazione si erano fatte sulla possi-
zione organizzativa del partito comunista non potrà che bile accelerazione dell’uscita dal periodo più nero della
essere fin dall’inizio internazionale, al di là degli effettivi controrivoluzione e del conseguente sviluppo numerico
presenti nei diversi paesi. La formazione del partito di del partito, attraverso l’adozione di impercettibili, all’inizio,
classe avviene dall’alto, abbiamo ricordato sopra, ma dal- e poi sempre più evidenti espedienti di carattere tattico e
l’alto non della singola categoria, professione, nazionalità, organizzativo, fino ad abbracciare la visione democratica
bensì dall’alto della teoria rivoluzionaria e del programma secondo la quale se la «maggioranza» dei compagni era di
che ne discende organicamente, teoria e programma validi opinione diversa e contraria rispetto al «centro» - al di là
nello spazio e nel tempo, internazionalmente e per tutto il delle posizioni sostenute da una parte e dall’altra - era
periodo storico che porterà i gruppi umani al comunismo «giusto» liquidare il centro sostituendolo burocratica-
pienamente sviluppato. mente con un più «adeguato» strumento democratico, ad
esempio un comitato centrale composto dai delegati delle
14. La conta numerica è sempre stata la bestia nera dei singole sezioni. L’organica omogeneità di teoria e prassi,
comunisti rivoluzionari perché dall’ ideologia borghese e l’unità di programma e di azione venivano così liquidate
dalla prassi democratica borghese il movimento operaio ha insieme al centralismo.
ereditato teorie e meccanismi pratici legati alla conta delle
teste, affidando alla quantità numerica bruta una immedia- 15. Anche secondo la visione democratica, o per dirla
ta qualità invece di affidare la qualità del movimento di con Lenin, socialdemocratica, il corso di sviluppo della
classe e del percorso di classe all’organica unità di teoria lotta proletaria per l’emancipazione dal giogo del lavoro
e di azione, di programma e di attività pratica, di tattica e di salariato ha dei passaggi obbligati, ma nel senso che tutto

23
Sulla questione della formazione del partito

deve dipendere dalla gradualità delle «conquiste» e dalle quanto meccanismo tecnico, sta tutto qui; come una qual-
decisioni della «maggioranza». Se la maggioranza dei pro- siasi merce presuppone che nel mercato si svolga lo
letari è convinta che la via parlamentare, e quindi democra- scambio attraverso l’equivalente generale che è il denaro,
tica ed elettorale, è tutto sommato la via da seguire, signi- così l’opinione di ogni singolo individuo presuppone che
fica che la via rivoluzionaria non è «giusta», non è «prati- nel mercato delle opinioni (le elezioni) si svolga lo scambio
cabile», «non è più attuale»; se la maggioranza dei proletari attraverso l’equivalente generale che è la scheda di voto.
è convinta che i miglioramenti delle proprie condizioni Ogni merce è in economia capitalistica un prodotto del
possono essere raggiunti più facilmente attraverso piccole lavoro salariato impiegato dal capitalista, ma contiene una
e graduali «conquiste» - ma oggi si deve dire rimangiamenti quota di lavoro pagato, tendenzialmente sempre più picco-
meno drastici di quanto non stia facendo il potere borghe- la (salario) e una quota di lavoro non pagato, tendenzial-
se - , vuol dire che la via rivoluzionaria che punta diritto al mente sempre più grande (plusvalore), ma è di proprietà
cuore del sistema borghese, ossia al suo potere politico, è esclusiva del capitalista che, vendendola al mercato, rea-
una via impossibile, utopistica, irrealistica. Secondo la lizza il suo profitto (ossia intasca l’intero plusvalore).
visione democratica, dunque, essendo a grande maggio- Rimane il fatto che il lavoratore salariato, il produttore
ranza e da molti decenni respinta la praticabilità della via effettivo della ricchezza capitalistica, viene escluso in
rivoluzionaria, va da sè che il «partito di classe», il partito principio dalla proprietà del prodotto del suo lavoro e di
rivoluzionario, è diventato un oggetto da museo o al fatto dall’acquisto di tutti i prodotti che grazie al suo lavoro
massimo un argomento ad uso e consumo delle diatribe e sono stati portati al mercato mentre può acquisirne una
delle discettazioni degli storici e dei politologi. infinitesima parte che corrisponde al suo salario, a quella
Oggi, qualche filosofo o qualche «tuttologo» si prende quota di valore che altro non è se non la possibilità pratica
anche il lusso di lanciare attraverso i grandi mezzi di stampa di riprodurre semplicemente e quotidianamente la propria
un monito: intellettuali, studenti, imprenditori, gente co- forza lavoro perché venga sistematicamente sfruttata dal
mune, leggete il Manifesto di Marx/Engels perché è molto capitalista. Di fronte al mercato il proletario e il capitalista
istruttivo: capirete quali sono state le illusioni, le utopie sono uguali nel senso che entrambi vi accedono sborsan-
che hanno segnato non solo la seconda metà dell’Ottocen- do denaro, entrambi vi accedono come compratori e ven-
to ma tutto il Novecento, imparerete a conoscerle e quindi ditori, entrambi possono non comprare o non vendere. La
a non averne più paura; si sta per chiudere il Novecento e differenza è che, essendo il mercato costituito da merci che
con esso si può rinchiudere in qualche castello inglese vengono scambiate con denaro e da denaro che viene
diroccato lo «spettro del comunismo». E ci sono i «creati- scambiato con merci o con altro denaro, coloro che hanno
vi» della pubblicità che ormai giocano col faccione barbuto in mano le merci e il denaro sono solo i capitalisti e non i
di Marx preso a testimone di prodotti assicurativi o finan- proletari; la pretesa eguaglianza di partenza nasconde la
ziari; quando a Babbo Natale che porta i doni ai bambini profonda diseguagliaza sociale: i capitalisti rappresentano
buoni daranno il faccione barbuto di Marx l’esorcismo sarà il dominio del mercato sull’intera società, i proletari rappre-
completato, e i borghesi potranno dormire finalmente son- sentano la massima sudditanza dal mercato.
ni tranquilli. Illusi! La vita dei proletari dipende dal salario e dal mercato nel
La visione democratica, e quindi borghese, riduce tutto quale il salario viene interamente speso per i bisogni
ad una questione di maggioranza numerica. Partendo dal personali e della propria famiglia, insomma per vivere o per
concetto che tutti gli uomini sono «liberi» di esprimere le sopravvivere; la vita dei capitalisti dipende dalla quantità
proprie opinioni e in grado di farlo grazie al meccanismo del di eccedenze (merci e/o denaro) rispetto ai loro bisogni
«voto», la democrazia contabilizza automaticamente quan- personali e familiari che lo sfruttamento del lavoro salariato
ti voti sono stati dati al tale, alla tal parola, alla tal mozione, consegna nelle loro mani e dal mercato nel quale quelle
alla tal posizione, al tal partito, e, facendo dipendere il eccedenze vanno a scambiarsi con denaro. Il mercato è lo
risultato finale della votazione dal numero maggiore di voti stesso, ma la differenza sta nel fatto che il proletario viene
dati ad ogni «concorrente», ne consegue che vince - ucciso ogni giorno perché il suo salario basta soltanto per
dunque «ha ragione», dunque «è giusto» - chi o che cosa riprodurre giornalmente la sua forza lavoro atta ad essere
ha raccolto più voti, più consensi. L’altro presupposto da sfruttata giornalmente dal capitalista, e ogni giorno «rivi-
cui parte la visione democratica è che ogni individuo ha ve» se viene continuamente sfruttata la sua forza lavoro;
una sua coscienza in grado di «scegliere», coscienza alla ma precipita nella disperazione della miseria, nell’inedia e
quale tutto si deve dato che siamo esseri pensanti, espri- nella morte per fame se viene espulso dalla produzione,
miamo «opinioni», facciamo una cosa piuttosto che il suo dallo sfruttamento della forza lavoro salariata: niente lavo-
contrario. ro, niente salario, niente da mangiare e niente da vestire;
La visione democratica astrae completamente - et pour l’unico rifugio dei senza riserve rimane l’elemosina, la
cause - dalla posizione economica e sociale dei singoli e dei delinquenza, la morte.
gruppi umani: trasferendo tutte le decisioni, giuste o sba- Il capitalista, al contrario, possiede molte riserve che gli
gliate, nel campo impalpabile e immateriale della «coscien- permettono di non dover passare la vita a morire e rivivere
za individuale», essa non ha bisogno di «pesare» le posi- a causa del mercato; esso vive in simbiosi col mercato, fa
zioni economiche e sociali dei membri della società. Una parte di esso, è la lunga mano del mercato fino negli
volta equiparati al livello della «coscienza individuale» - interstizi della vita familiare dei proletari, poco importa se
che poi è molto simile all’equiparazione che fa la chiesa suoi o di altri capitalisti, parassita e nello stesso tempo
quando parla di «anima» - tutti gli uomini, proletari, capi- gendarme, suddito impotente del Dio mercato e nello
talisti, preti, bottegai, diseredati, proprietari terrieri, ban- stesso tempo stimolatore e aguzzino; e se il mercato decre-
chieri, mafiosi, poliziotti, generali, ladri, tutti quanti di ta un giorno la sua bancarotta, le riserve accumulate nel
fronte alla scheda elettorale hanno lo stesso peso, sono tempo continueranno a permettergli di vivere parecchio al
uguali. di sopra del livello di vita di un proletario. Il capitalista è il
L’inganno della democrazia, sia in principio sia in rappresentante in carne ed ossa del mercato capitalistico,

24
Sulla questione della formazione del partito

ed ha bisogno dell’inganno democratico che mette com- elettorale.


pratori e venditori sullo stesso piano perché attraverso La maggioranza della popolazione, e la maggioranza dei
questo meccanismo egli compra «liberamente» forza lavo- proletari è dell’opinione che la via democratica, la via
ro che i proletari «liberamente» vendono. In questo caso parlamentare è quella che può soddisfare prima o poi le
la democrazia funziona come teoria dello sfruttamento proprie esigenze, dunque, la maggioranza ha ragione, e la
della forza lavoro proletaria. via democratica e parlamentare è quella «giusta»; per
Al mercato delle opinioni, al mercato dei voti al quale soddisfare le esigenze immediate dei proletari ci vorrà il
vengono sistematicamente chiamati anche i proletari ogni tempo che ci vorrà... Questo vuole e afferma la visione
volta che i borghesi hanno bisogno di rafforzare il loro democratica.
sistema democratico di governo, succede la stessa cosa. E non deve stupire che i più accesi sostenitori della via
I proletari col voto danno sostanzialmente il proprio con- democratica e parlamentare siano proprio gli ex socialisti,
senso individuale a che il sistema di difesa del dominio di gli ex comunisti, i demoproletari, insomma quella purtrop-
classe della borghesia continui a funzionare e possibil- po vasta genia di opportunisti che hanno in realtà dall’ini-
mente si rafforzi. La loro «coscienza individuale» corri- zio abbracciato la causa borghese come la propria causa,
sponde perfettamente alla loro situazione immediata: de- ma che hanno agito nelle file proletarie mimetizzandosi da
vono vendere la propria forza lavoro per avere un salario «oppositori», da «rivoluzionari», da «rivoltosi», da «anta-
col quale sopravvivere; chi compra la loro forza lavoro gonisti». Dal punto di vista borghese, l’utilizzo dell’oppor-
sono gli stessi che governano, o sono coloro per i quali altri tunismo che di volta in volta cambiava maschera - ora da
specialisti della politica governano. Le elezioni vengono comunisti nazionali di staliniana memoria, ora da trotskisti,
indette da coloro che governano; i partiti parlamentari ora da lottacontinuisti e da avanguardiaoperaisti, e poi da
concorrono a fare in modo che coloro che governano maoisti e da guevaristi fino ai potereoperaisti e ai brigatisti
tengano conto degli interessi diversi che ogni partito rossi, e domani forse da internazionalisti - è stato geniale:
parlamentare rappresenta; i proletari, quindi, sono portati a tutti ha somministrato sistematicamente la stessa broda
a pensare che un partito che afferma di difendere i loro democratica e antifascista consentendo ad ogni espres-
interessi immediati possa fare pressione in parlamento sione opportunista di questo tipo di «caratterizzarsi» a
affinché il governo tenga in considerazione prima o poi seconda della «richiesta di mercato», a seconda delle
qualcuno dei loro bisogni. Il cerchio dell’inganno demo- «nicchie» ancora da colonizzare o delle consistenti fette di
cratico si chiude e i proletari continuano a credere che mercato da «difendere» in un movimento di concorrenza
prima o poi qualche loro bisogno venga finalmente soddi- che, ad esempio, dalla metà degli anni Sessanta alla metà
sfatto da qualche governante, fino alla successiva tornata degli anni Ottanta si era fatta particolarmente acuta.

Combat è il nome del giornale col quale un gruppo per la pace, ecc.) passando a liquidare il problema del
di compagni italiani «rispose» all’azione legale intentata «bilancio delle crisi di partito» sentenziando così: il
dal gruppo che voleva riprendere il possesso della vecchia partito aveva un «vizio d’origine», cioè, pur avendo
testata «il programma comunista» (che durante la crisi era la Sinistra comunista grandi capacità teoriche, non
finita sotto il controllo del nuovo «comitato centrale») aveva alcuna capacità «politica», e quindi doveva per
attraverso una sentenza del tribunale (sfruttando il fatto di forza andarsi a frantumare appena la situazione gene-
avere nelle proprie fila il compagno che, per ragioni esclu- rale, dal punto di vista dell’intervento nelle diverse
sivamente tecniche legate alla legislazione borghese sulla «realtà», si faceva complessa. Che questa sentenza
stampa, era stato indicato dal centro del partito come non avesse alcun fondamento è, per noi, evidente;
«proprietario commerciale» della testata). Il gruppo di ma, per ironia della storia, questa accusa è esattamen-
«combat», in realtà, approfittò del grande disorientamento te quella che gli stalinisti fecero alla Sinistra comuni-
che si era diffuso nell’organizzazione di partito dopo la sta dopo averla battuta, calunniata, isolata e perse-
prima grande crisi dell’ottobre 1982, contando sul fatto di guitata. Inutile dire che «Combat» continuò la sua
rappresentare le sezioni italiane più numerose, per «defe- traiettoria solo ed esclusivamente fino a quando il
nestrare» il «vecchio centro» sostituendolo con un nuovo livore contro la Sinistra comunista, e il partito cui
(ma quanto marcio) «comitato centrale», pretendendo di appartenevano in precedenza, ebbe la forza di far fare
«superare» la crisi scoppiata nel partito attraverso il vec- loro la fatica di una attività «politica» anche minima
chio e stramaledetto metodo della «democrazia interna». Il e del tutto contingentista. Il loro giornale uscì per
fatto è che, in Italia, una buona parte dei compagni rimasti qualche anno, e poi «tutti a casa propria» nella più
nell’organizzazione dopo l’ottobre 1982, soprattutto gio- meschina delle soluzioni individuali. Coloro che teo-
vani, seguirono le lucciole alla «combat». Liquidatori di rizzavano che bisognava parlare ai proletari con un
terza generazione, i «combatisti», dopo aver illuso gran linguaggio che i proletari potessero «capire», non
parte dei compagni della base che li seguirono (anche seppero nemmeno parlare a se stessi. Dopo di essere
perché schifati dei metodi adottati dal gruppo che ripren- stati strumenti della devastazione teorica e pratica del
derà nelle proprie mani il «programma comunista») creden- partito, se ne tornarono, ognuno per proprio conto,
do che effettivamente volessero rimettere le basi per la nel loro meschino mondo piccolo borghese.
ricostituzione del partito attraverso un serio e approfondi- (2) «Marxismo e autorità», è il secondo tema
to bilancio politico, si dedicarono ad alcune attività del tenuto alla Riunione interfederale (si chiamavano
tutto immediate (comitati contro la repressione, comitati così, allora, le riunioni generali di partito) di Torino,

25
Sulla questione della formazione del partito

del maggio 1956; in questa riunione si fece un lavoro di Edizioni Sociali, 1975; e il «Dialogato coi Morti», in »pro-
collegamento fra il lungo studio sulla «Struttura economi- gramma comunista» nn.dal 5 al 10 del 1956, poi raccolto
ca e sociale della Russia d’oggi» e i temi collegati alle in volume come Edizioni del partito comunista internazio-
battaglie teoriche e di classe della Sinistra comunista. nalista nel 1956, ripubblicato in seguito dalle Edizioni
Questo testo è stato pubblicato in «programma comuni- Sociali, 1976), e la «Struttura economica e sociale della
sta « n. 14 del 1956, ed è stato ripreso successivamente nel Russia d’oggi», lunga serie di riunioni generali di partito,
1972 nel volumetto intitolato «Classe, partito, Stato nella dal 1955 al 1957, interamente pubblicate nel giornale di
teoria marxista»», volumetto che contiene alcuni «fili del partito «il programma comunista», dedicate al bilancio
tempo» sulle questioni ribadite nel titolo. La citazione è a generale della rivoluzione e della controrivoluzione, e
p. 97 di questo volumetto. raccolto insieme ad altri testi sulla «questione russa» in
(3) Ibidem, p. 97. volume edito dal partito nel Febbraio 1976.
(4) Vedi il n. 4 dei «testi del partito comunista inter- (8) Sulla crisi interna del 1982-84 abbiamo svolto a più
nazionale» che raccoglie le Tesi sul Ruolo del partito riprese il lavoro di bilancio, ed è in preparazione un opu-
comunista nella rivoluzione proletaria, II° Congresso della scolo apposito. Nel frattempo si vedano in particolare gli
I.C. 1920, e una serie di scritti di A. Bordiga dal 1921 al articoli seguenti, pubblicati nel 1981-1982 in «il program-
1951 sulla questione del partito. Questo testo è intitolato ma comunista»: «La capacità del partito di interrogarsi
«Partito e classe» ed è stato edito dal partito nell’Aprile sulla strada percorsa, presupposto per andare avanti sulla
1972. L’articolo di A. Bordiga «Partito e classe», pubbli- strada della rivoluzione proletaria» (RG novembre 1981,
cato su «Rassegna comunista» n.2, 15 Aprile 1921, e che nn. 10, 11 e 12 del 1981), «Le questioni poste dalla crisi
dà il titolo al testo, si trova alla pag. 31; la citazione qui del nostro partito» (RG ottobre 1982, n. 20 del 1982); e
ripresa è a pag. 36. pubblicati, fra il 1985 e il 1987 in «il comunista»: «Propa-
(5) Vedi il n. 2 dei «testi del partito comunista inter- ganda comunista, fattore essenziale della preparazione
nazionale», intitolato «In difesa della continuità del pro- rivoluzionaria» e «In difesa del programma comunista»
gramma comunista» che raccoglie le Tesi della Sinistra (n. 2, Aprile 1985), «Punti sulla questione della lotta im-
comunista dal 1920 al 1966, testo edito dal partito nel mediata e degli organismi proletari indipendenti» (nn. 3-
Giugno 1970. Le Tesi della Frazione Comunista Astensio- 4, 5 e 6, Luglio-Dicembre 1985), «Che cosa significa fare
nista del PSI, del Maggio 1920, tratte dal «Soviet» nr. 6 il bilancio della crisi di partito?» (n. 6, Novembre 1986),
del 27 Giugno 1920, si trovano alle pagg. 15-23. La cita- «La riconquista del patrimonio teorico e politico della
zione qui ripresa è relativa alla Ia sezione, punti 5 e 6 delle Sinistra comunista passa anche attraverso la riacquisizio-
Tesi. ne della corretta prassi di partito» (nn. 8, 9-10, Agosto-
(6) Vedi l’articolo di A.Bordiga «Partito e azione di Dicembre 1987), «Rapport du centre international à la
classe», pubblicato su «Rassegna Comunista» n. 4, 31 Réunion général du parti», Luglio 1982 (in «Programme
Maggio 1921, e raccolto nel testo di partito n. 4, «Partito communiste» n.89/1987); inoltre, «La critica senza l’erro-
e classe», cit. Il passo qui ripreso è a pag. 39. re non nuoce nemmeno la millesima parte di quanto nuoce
(7) Vedasi, fra i tanti testi, le Tesi della Sinistra pub- l’errore senza la critica» (n. 45, Aprile 1995).
blicate nella prima serie della rivista teorica del partito (9) Vedi L. Trotsky, «Insegnamenti della Comune di
«Prometeo» nel 1947, nn. 6, 7 e 8: «Il corso storico del Parigi», rintracciabile in Appendice al «reprint de il co-
movimento di classe del proletariato», «Natura, funzione munista» del 1989, intitolato: «L. Trotsky: 1917, Insegna-
e tattica del partito rivoluzionario della classe operaia», menti dell’Ottobre». Il passo citato è a pag. 60.
«Il movimento rivoluzionario operaio e la questioni agra- (10) Vedi l’articolo «Il principio democratico» di A.
ria», raccolti poi nel n. 6 dei «testi del partito comunista Bordiga, pubblicato nel nr. 18 di «Rassegna Comunista»
internazionale» intitolato «Per l’organica sistemazione dei del 28 Febbraio 1922, e raccolto nel testo di partito nr.4,
principi comunisti» del Settembre 1973. Vedasi inoltre la «Partito e classe», cit.. I passi ripresi qui sono alle pagg.
lunga serie dei testi intitolati «Sul filo del tempo», in gran 59 e 63.
parte ripubblicati dal partito in diverse raccolte e dall’edi- (11) Si legge in «Partito e azione di classe», cit.: «E’
trice Iskra; e ancora le «Questioni storiche dell’Interna- anzitutto evidente che il proletariato non sarebbe maturo
zionale Comunista« del 1954, ripubblicate da «il comuni- ad affrontare i difficilissimi problemi del periodo della sua
sta» nn. 48, 49-50, 51, 52 e 55. E ancora il testo del 1951 dittatura, se l’organo indispensabile per risolverli, il par-
«Le lezioni delle controrivoluzioni», pubblicato come n. tito, non avesse cominciato molto prima a costituire il
7 dei «testi del partito comunista internazionale» nel corpo delle sue dottrine e delle sue esperienze. Ma anche
Maggio 1981; «La crisi del 11926 nel Partito e nell’Inter- per le dirette necessità della lotta che deve culminare nel
nazionale», edito dal partito come n. 4 dei «Quaderni del rivoluzionario abbattimento della borghesia, il partito è
programma comunista» nell’Aprile 1980; e naturalmente organo indispensabile di tutta l’azione della classe; ed
i 4 volumi della «Storia della Sinistra comunista», i due anzi logicamente non si può parlare di vera azione di
«Dialogati» (il «Dialogato con Stalin», pubblicato nel classe (che cioè sorpassa i limiti degli interessi di catego-
giornale del partito «il programma comunista» nn. dall’1 ria e dei problemucci contingenti) ove non si sia in pre-
al 4 del 1952, poi raccolto in volumetto come Edizioni senza di un’azione di partito» (pag. 38).
Prometeo nel 1953, ripubblicato in seguito anche dalle (12) Vedi «Partito e classe», cit., pag. 33.

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Bruno Maffi

APPENDICE

Il vecchio Bruno Maffi se n’è andato


( «Il comunista»; N° 87-88; Ottobre 2003 )

Raramente nel partito di ieri parlava di sé, e perciò della Bruno ne raccoglie, per selezione naturale, il ruolo di
sua vita personale sappiamo poco, ma quel poco che responsabile centrale del partito fino alla grande crisi
sappiamo ci dice che non metteva mai davanti i suoi interna del 1982-84 (3).
interessi personali, il suo «prestigio» personale, quella Se parliamo di Bruno non è per farne un necrologio, una
spinta – del tutto naturale per gli intellettuali, in questa commemorazione o per farne una specie di biografia;
società – di segnare costantemente la differenza fra sé e gli tantomeno per tessere le solite lodi che ipocritamente
altri. vengono troppo spesso fatte a qualcuno dopo che è morto,
Bruno Maffi, che ha dedicato la vita all’attività politica mentre in vita se ne sono dette di cotte e di crude; e lungi
contro la società borghese e capitalistica, a 94 anni è morto. da noi essere mossi da una specie di «dovere morale» verso
L’abbiamo saputo casualmente, per un necrologio apparso un capo politico (per quanto piccolo fosse il partito) che
su «la Repubblica» il 23 agosto scorso. Nel sito internet del per un motivo o per un altro è stato noto in determinati
raggruppamento politico che, dopo la crisi interna del 1982- ambienti e della quale «notorietà» si approfitti per farsi
84, egli aveva riorganizzato con altri vecchi compagni che pubblicità.
lo avevano seguito per legami personali oltre che per C’è chi lo ha trattato da «carbonaro-massone», come
convinzione politica (www.programmacomunista.it), non i torinesi durante la crisi del 1952 (4), chi come l’unico vero
s’è trovata notizia, almeno fino alla data in cui scriviamo erede di Bordiga come coloro che l’hanno seguito dopo la
queste righe (15 settembre 2003). Bruno, con una vita crisi interna del 1982, chi lo ha considerato come un «padre
politica vissuta per lo più fuori dai clamori e dalle luci della saggio» come i membri del vecchio centro francese che si
ribalta intellettuale, ha voluto andarsene in silenzio, nono- ribelleranno poi «al padre», chi lo considerava un piccolo
stante lo scivolone personalistico in cui è caduto nella crisi despota che pretendeva di «avere ragione» solo perché
del partito del 1982, peggiorato in seguito, purtroppo, con svolgeva la funzione di direttore responsabile del giornale
la costituzione di quel mausoleo intellettuale chiamato di partito. A noi, invece, interessa trattare della sua funzio-
«Fondazione Amadeo Bordiga» (1). ne e del suo ruolo nel movimento della sinistra comunista
Bruno, dopo un’esperienza politica passata per poco dal punto di vista del partito di classe, delle battaglie di
più di un decennio nelle file del gruppo antifascista «Giu- classe per la restaurazione della dottrina marxista, per la sua
stizia e Libertà», è stato attirato dal movimento che si difesa e la sua diffusione e per la formazione del partito di
richiamava direttamente alla sinistra comunista «italiana»; classe.
ne diventa uno dei capi, nel 1943, alla fondazione del La concezione dell’anonimato nel partito, che abbiamo
«partito comunista internazionalista-battaglia comuni- ereditato dall’insegnamento di Amadeo Bordiga, e che
sta». Questa organizzazione, a cavallo fra il 1951 e il 1952, abbiamo sempre difeso, non contempla certo la negazione
scossa da una crisi profonda a livello di valutazione storica dell’esistenza fisica, materiale degli uomini, con le loro
e politica del periodo, e a livello della concezione stessa del capacità, le loro qualità, le loro debolezze individuali. La
partito e dei metodi per la sua ricostituzione, si spacca in lotta contro il culto dell’individuo, contro l’adorazione del
due: una parte, guidata da Onorato Damen, che in tribunale «cervello», si basa sul concetto che ogni organismo indi-
«difende» la proprietà commerciale del giornale di partito viduale è parte dell’organismo sociale, è prodotto della vita
(il periodico «battaglia comunista»), e della rivista «Pro- sociale e in quanto tale non potrà mai, singolarmente,
meteo», è mossa da un concetto sostanzialmente determinare l’attuarsi di fatti storici. La famosa «coscienza
democratico del partito; l’altra parte, ispirata da Amadeo individuale» non è che il riflesso di una coscienza sociale,
Bordiga, si organizza in partito – mantenendo il nome di e storica, determinata dalla lotta fra le classi e dal suo
partito comunista internazionalista – con la nuova testa- svolgimento. Sono i fatti storici, il movimento delle forze
ta «programma comunista», e con l’intento di proseguire sociali che determinano qualità, forze, debolezze degli
l’opera di restauro della dottrina marxista e dell’organo individui, li si voglia considerare dal punto di vista del
politico, il partito appunto, della classe proletaria nella lotta cervello, delle mani o dello stomaco. Bordiga lanciò una
contro il capitalismo e la società borghese e contro l’oppor- vera e propria lotta contro la «proprietà intellettuale», il
tunismo che per alcuni decenni è rappresentato dallo peggior prodotto della concezione mercantilistica della
stalinismo; è a quest’ultima organizzazione che Amadeo vita che ha la borghesia, dando all’anonimato introdotto
Bordiga aderisce pienamente. Organizzazione che dal 1965 nel lavoro di partito una funzione propedeutica, di scuola
si denominerà «partito comunista internazionale» (2). contro l’abitudine mercantilistica e personalistica propria
Amadeo muore nel 1970 dopo due anni e più di malattia; della borghesia. Ed è in relazione a quella lotta, che le azioni

27
Bruno Maffi

giudiziarie promosse dai proprietari dei giornali di partito turno. Ovvia, in questo caso, la negazione dell’intelligenza
(entrati in disaccordo con una parte del partito) per assicu- delle forze sociali, progressiste, riformiste o reazionarie che
rarsi la gestione diretta delle testate (e quindi la loro siano, determinata dalla rete di interessi materiali cui sono
notorietà politica), sono state da noi considerate sempre legate; ancor più ovvia è quindi la negazione dell’organo
uno spartiacque fra l’attività di partito sul terreno di classe partito, tanto più se impersonale, in quanto non solo
e un’attività politica falsamente classista ma di fatto demo- «prodotto» ma anche «fattore di storia».
cratica e perciò sul terreno borghese; nel 1952, all’epoca Parlare di Bruno, dicevamo, è un’occasione, per noi, per
della scissione dai «damenisti», come nel 1982 all’epoca tornare su questioni vitali per il partito di classe.
della separazione dai liquidatori del partito e da Bruno Non si può non rilevare che egli abbia avuto un ruolo
Maffi e suoi seguaci, in entrambi i casi tali azioni svelavano nello sforzo, fatto dal movimento che si è ricollegato alla
il fondo nascosto di cultori dell’individualismo. tradizione della sinistra comunista, di ricostituzione del-
Ci sono stati, e ci potranno essere ancora, periodi l’organo principale della rivoluzione proletaria di domani,
storici in cui alcuni individui, per il fatto di condensare il partito appunto. Faremmo uno strappo al materialismo
esperienze storiche di grande rilevanza e per il fatto di marxista, d’altra parte, se dissolvessimo la sua specifica
rappresentare una particolare coerenza dottrinaria e di attività di responsabile centrale del partito, soprattutto
comportamento pratico, assumono materialmente, nelle dopo la morte di Amadeo Bordiga, in una astratta conce-
vicende storiche, ruoli e funzioni anche determinanti, che zione del centro, o in una concezione personalistica della
possono apparire come risultato di specifiche capacità funzione del centro. La nostra concezione del partito non
individuali e di volontà personale, come è stato il caso di è romantica, non è personalistica, e non è falsamente
Marx o di Lenin. Ma, in realtà, non sono che il risultato della impersonale: le funzioni necessarie al coordinamento di-
dinamica del movimento di forze sociali e, in particolare, sciplinato dell’attività di partito non «si svolgono» da sé,
delle classi sociali in lotta fra di loro, proiettate verso uno non sono immanenti, e non rispondono ad una meccanica
sviluppo storico che queste stesse forze imprimono al burocratica, ed è stupidamente democratico (perciò ipocri-
proprio movimento concentrando «coscienza» e «volon- ta) pensare che ogni compagno militante sia in grado di
tà» dei fini del movimento rivoluzionario in un organo svolgere qualsiasi funzione necessaria al partito per il solo
specifico, il partito, che supera lo spazio e il tempo in cui fatto di avere aderito al partito, di essere un membro del
i singoli individui sono destinati a vivere; e, concentrando, partito.
d’altra parte, «coscienza» e «volontà» degli interessi di Bruno ha dovuto fare i conti, come ogni militante, con
conservazione e resistenza al processo di sviluppo storico la coerenza politica che gli atteggiamenti pratici, le decisio-
in altrettanti organi specifici, che sono i partiti politici della ni d’azione, l’attività generale richiedono rispetto al
borghesia (o delle classi precapitalistiche in epoche prece- programma e ai principi, alla linea politica, alle linee tattiche
denti) e che, talvolta nella storia sono rappresentati e all’inquadramento organizzativo; e come dirigente di
anch’essi da alcuni individui detti «grandi personaggi». partito ha dovuto fare i conti con la responsabilità di ogni
Ci sono periodi storici in cui «il partito» della rivoluzio- decisione, di ogni indirizzo, di ogni scelta di cui il partito
ne, organico e impersonale, è rappresentato, nella forma aveva bisogno per la sua coordinata, omogenea e coerente
più definita ed efficace possibile in quel dato periodo, da attività nel tempo e nello spazio. Responsabilità, come
determinati militanti della rivoluzione comunista – sono i abbiamo or ora detto, che non tutti i compagni militanti
casi di Marx, di Engels, di Lenin, di Bordiga – oppure sono in grado di assumere; ciò non toglie, anzi, che nel
soltanto da determinati testi, tesi, scritti, periodicamente nostro partito (come nel partito di classe autentico deve
«dimenticati» o falsati e stravolti come durante il lungo essere) a nessun compagno militante, in linea di principio,
periodo dello stalinismo; cosa che ha reso particolarmente è impedito di svolgere funzioni di responsabilità ai livelli
lento, difficile e lacerante il lavoro di riconquista della più diversi. La questione è se ne ha le capacità, e queste
coerente e invariante teoria marxista. vengono provate concretamente nel tempo, assumendo
Con la stessa visione lottiamo anche contro il culto appunto vari gradi di responsabilità di fatto. Non ci sono
della massa, della classe sociologicamente intesa, o del- votazioni, non ci sono investiture, e non ci sono discrimi-
l’operaio in quanto operaio, lavoratore salariato… dalle nazioni di alcun tipo; si attua molto semplicemente il
mani callose, come dicevano i socialisti ai tempi di Treves criterio della selezione naturale abbinato a quelli della
e Turati; concezione che sorge da una visione democratica necessità pratica e dell’efficienza tecnica. Evitiamo subi-
della società, e quindi borghese, in cui la maggioranza, to eventuali equivoci: non abbiamo il culto della selezione
perché appunto maggioranza, alla fine avrebbe sempre naturale, ossia non crediamo che i compagni che l’attività
ragione. E fa parte di questa visione quella che voleva di partito ha «selezionato» in quel dato periodo rappresen-
delegare ogni fatto storico, ogni modificazione nei rapporti tino in assoluto la più efficace ed efficiente forma
di forza fra le classi al comportamento sociale del cosiddet- centralistica, la coerenza più ferma dal punto di vista
to operaio-massa di Negriana memoria. Concezione, dottrinario e il comportamento personale più irreprensibi-
quest’ultima, che fa assurgere alla più alta vetta della le. I capi, certo, possono cadere in errore, deviare dalla
«coscienza sociale» l’operaio in quanto operaio (sfruttato giusta rotta marxista e, nei casi peggiori, giungere a tradire;
dal «suo» padrone, e non da un eventuale «padrone- di esempi di questo genere nella storia del movimento
massa»), ma ne spiega l’impotenza sociale col fatto di comunista internazionale ne abbiamo avuti anche troppi.
essere appunto «–massa», ossia incapace di usare il «pro- Un capo, un centro, d’altra parte, deve dirigere, è la sua
prio» cervello, la «propria» coscienza individuale, e perciò funzione; ma seguendo un impianto di «garanzie» ricor-
giustificando l’assunto che solo l’intellettuale, in quanto dato e riproposto continuamente nella vita interna di
intellettuale, può spiegare la storia e «piegarla» alla partito, ma non per questo sempre coerentemente applica-
volontà della «massa» (torna così in auge il concetto di to.
maggioranza) alla quale si chiede, semplicemente, di usare Ne riprendiamo la sintetica descrizione dal «Dialogato
la propria forza bruta su indicazioni dell’intellettuale di coi Morti» (1956, dedicato al XX congresso del Pcus e al

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Bruno Maffi

suo preteso «ritorno alle origini» dopo l’abiura da Stalin), comitato di sottostalinisti, nulla è stato capovolto.
e precisamente: «3. Tattica. Sono vietate dalla meccanica del partito
«Dove dunque trovare le garanzie contro la degene- «creatività» strategiche. Il piano di operazioni è pubbli-
razione, il disfacimento del corso del movimento, del suo co e notorio e ne descrive i precisi limiti, ossia i campi
partito? in un uomo è poco; l’uomo è mortale, è vulnera- storici e territoriali. Un esempio ovvio: in Europa, dal
bile dai nemici. E’, se unico, pessima fragile garanzia, 1871, il partito non solidarizza con alcuna guerra di
anche se in un solo la si credesse mai insita. Stati. In Europa, dal 1919, il partito non partecipa (non
«Prenderemmo tuttavia sul serio il gran vantare di avrebbe dovuto…) ad elezioni. In Asia e Oriente, oggi
avere trovato la garanzia collegiale, dopo la scomparsa tuttora [va ricordato che questo scritto è del 1956, NdR] il
di un capo, che dirigeva a suo arbitrio? Tutto ciò non è partito appoggia i moti rivoluzionari democratici e na-
serio. In Russia tutto è stato perduto, e nulla resta da zionali e un’alleanza di lotta tra proletariato e altre
salvare. Comunque il disfacimento sotto Stalin mostra classi fino alla borghesia locale. Diamo questi crudi
lati meno deteriori di quelli che ora, deviando da lui, si esempi per evitare si dica che lo schema è uno e rigido
vengono mostrando, mentre delle sue magagne nulla si sempre e dovunque, ed eludere la famosa accusa che
vede, e non si potrebbe vedere, corretto. questa costruzione, materialistica storica integralmen-
«Le nostre garanzie sono note e semplici. te, derivi da postulati immoti, etici od estetici o mistici
«1. Teoria. Come abbiamo detto non nasce in una fase addirittura. La dittatura di classe e di partito non dege-
storica qualunque, né attende per farlo l’avvento del nera in forme diffamate come oligarchie, a condizione che
Grande Uomo, del Genio. Solo in certi svolti può nascere: sia palese e dichiarata pubblicamente in relazione ad un
delle sue «generalità» è nota la data, non la paternità. La preveduto ampio arco di prospettiva storica, senza ipo-
nostra dovette nascere dopo il 1830 sulla base dell’eco- critamente condizionarla a controlli maggioritari, ma
nomia inglese. Essa garantisce in quanto (anche alla sola prova della forza nemica. Il partito marxista non
ammettendo che l’integrale verità e scienza sono obiet- arrossisce delle taglienti conclusioni della sua dottrina
tivi vani, e solo si può avanzare nella lotta contro la materialista; non è fermato, nel trarle, da posizioni sen-
grandezza dell’errore) la si tiene ferma nelle linee dor- timentali e decorative.
sali formanti un sistema completo. Durante il suo corso «Il programma deve contenere in linea netta l’ossa-
storico ha due sole alternative: realizzarsi o sparire. La tura della società futura in quanto negazione di tutta la
teoria del partito è un sistema di leggi che reggono la presente ossatura, punto dichiarato di arrivo per tutti i
storia e il suo corso passato, e futuro. Garanzia dunque tempi e luoghi. Descrivere la presente società è solo una
proposta: niente permesso di rivedere, e nemmeno di parte del compito rivoluzionario. Deprecarla e diffamar-
arricchire la teoria. Niente creatività. la non è affar nostro. Costruire nei suoi fianchi la società
«2. Organizzazione. Deve essere continua nella sto- futura nemmeno. Ma la rottura spietata dei rapporti di
ria, quanto a fedeltà alla stessa teoria e alla continuità produzione presenti deve avvenire secondo un chiaro
del filo delle esperienze di lotta. Solo quando ciò per vasti programma, che scientificamente prevede come su questi
spazi del mondo, e lunghi tratti del tempo, si realizza, spezzati ostacoli sorgeranno le nuove forme di organiz-
vengono le grandi vittorie. La garanzia contro il centro zazione sociale, esattamente note alla dottrina del
è che non abbia diritto a creare, ma sia obbedito solo in partito» (5).
quanto le sue disposizioni di azione rientrino nei precisi
limiti della dottrina, della prospettiva storica del movi-
mento, stabilita per lunghi corsi, per il campo mondiale. Negli anni Settanta,
La garanzia è che sia represso lo sfruttamento della
«speciale» situazione locale o nazionale, dell’emergen- le crisi che decidono le sorti
za inattesa, della contingenza particolare. O nella storia
è possibile fissare concomitanze generali tra spazi e del partito nato nel 1952
tempi lontani, ovvero è inutile parlare di partito rivolu-
zionario, che lotta per una forma di società futura. Come L’intervento di Bruno è stato decisivo in molti momenti
abbiamo sempre trattato, vi sono grandi suddivisioni della vita di partito, in positivo ma anche in negativo.
storiche e «geografiche» che danno fondamentali svolti Gli apporti positivi. Ad esempio l’apporto necessario
all’azione del partito: in campi estesi a mezzi continenti a raddrizzare il partito che stava scivolando pericolosa-
e a mezzi secoli: nessuna direzione di partito può annun- mente verso il volontarismo, come al tempo della crisi sulla
ziare svolti del genere da un anno all’altro. Possediamo questione sindacale che fu poi chiamata «fiorentina» –
questo teorema, collaudato da mille verifiche sperimen- 1969/73 – e dell’insensata posizione a favore di pretesi
tali: annunziatore di «nuovo corso» uguale traditore. «comitati di difesa della Cgil rossa» (1970-71), posizione
«Garanzia contro la base e contro la massa è che che considerava la Cgil un sindacato «di classe» e non
l’azione unitaria e centrale, la famosa «disciplina», si «tricolore» come invece era in realtà (e come già chiaramen-
ottiene quando la dirigenza è ben legata a quei canoni te sostenuto nel vecchio «filo del tempo» del 1949, scritto
di teoria e pratica, e quando si vieta a gruppi locali di da Amadeo, «Le scissioni sindacali in Italia»), grazie ai
«creare» per conto loro autonomi programmi, prospetti- quali «comitati» si pensava di contrastarne l’unificazione
ve, e movimenti. con Cisl e Uil, «unificazione» a sua volta erroneamente
«Questa dialettica relazione tra la base e il vertice valutata come «inevitabile sbocco» verso il sindacato
della piramide (che a Mosca trent’anni addietro chiede- «fascista». All’epoca, sotto l’influenza delle lotte studen-
vamo di renverser, capovolgere) è la chiave che assicura tesche e sociali del 1968-69, il partito rischiò una maledetta
al partito, impersonale quanto unico, la facoltà esclusiva sbandata verso lo spontaneismo da cui ci si salvò grazie ad
di leggere la storia, la possibilità di intervenirvi, la una vigorosa reazione da parte di molti compagni della
segnalazione che tale possibilità è sorta. Da Stalin a un «base» che riuscirono a mettere in primo piano l’urgente

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Bruno Maffi

rimessa a punto della «questione sindacale», esigenza corretta dello stato del movimento operaio in Europa e nel
che il centro fece ben presto sua (6). mondo, dunque una valutazione più realistica dei rapporti
Le Tesi sulla questione sindacale del 1972 (risultato di di forza fra le classi. Ossia coloro che davano alle spinte di
contributi da tutto il partito e alle quali Bruno, a dire il vero classe proletarie tendenti a spezzare la pace sociale, e al
dopo un periodo di incertezza, diede un contributo impor- quadro del consociativismo politico nel quale i partiti
tante) rimettevano sul binario giusto sia la valutazione dei cosiddetti operai fungevano da pilastri indispensabili, un
sindacati tricolore (collaborazionisti con la classe domi- peso reale, considerandole appunto delle spinte che avreb-
nante, questo sì, ma non «fascisti» nel senso di sindacato bero potuto anche rinculare – come fecero – e non i
unico, obbligatorio e di Stato), sia l’attitudine e la tattica prodromi della ripresa vasta e duratura della lotta di classe
del partito di classe nei confronti dell’attività sindacale e internazionale che tutti si auguravano.
delle lotte proletarie dentro e fuori dei sindacati (7). Chi segue i fatti e le dinamiche della politica sa che il ’68
All’epoca, i contrasti vertevano su visioni della realtà e era stato considerato dalla stragrande maggioranza dei
interpretazioni dei compiti e delle «urgenze» del partito movimenti e dei partiti politici una specie di secondo
del tutto opposte: da un lato si sosteneva che il movimen- spartiacque (il primo sarebbe stato quello della resistenza
to proletario era in grado di recepire l’indirizzo antifascista e partigiana) tra il periodo in cui i partiti
rivoluzionario del partito se quest’ultimo accresceva in parlamentari tradizionali avevano il monopolio della «po-
modo esponenziale la sua attività nei sindacati allo scopo litica» e il periodo in cui la «politica» veniva catturata,
di conquistarne i vertici, e che questa era l’unica via cavalcata, vissuta da movimenti che spingevano dal bas-
feconda per lo sviluppo del partito e della sua influenza so, che emergevano da spinte sociali, ben poco inquadrabili
sul proletariato; dunque, far fuori i vertici opportunisti nelle forme e nei programmi riformisti dei tradizionali partiti
della Cgil e sostituirli con proletari rivoluzionari; dall’altro politici.
lato, si sosteneva che il movimento proletario, ancora Dal punto di vista sociale, il ’68 europeo (che richiama-
fortemente prigioniero dell’opportunismo, doveva in verità va il precedente movimento studentesco del 1964 negli
muovere i primi passi verso lotte indipendenti dall’oppor- Stati Uniti) è stato caratterizzato da movimenti di diverso
tunismo stesso, e lo poteva fare grazie anche al contributo tipo e con diverse matrici culturali ma sostanzialmente
pratico dei comunisti rivoluzionari che avevano il compi- studenteschi; una sedicente nuova intelligentsja si arra-
to non solo di «importare la teoria marxista nella classe battava per conquistare il proscenio e lanciare ai diversi
proletaria» ma anche quello di partecipare a tutti gli sforzi, livelli di potere (a partire da quello scolastico, per finire a
anche organizzativi, che i proletari sviluppavano dentro quello locale e governativo) le sue rivendicazioni: «l’imma-
o fuori dei sindacati tendenti a liberarsi dalla tutela del- ginazione al potere», «volere è potere», «no alla
l’opportunismo per mettersi sul terreno della lotta partitocrazia, sì all’autonomia», ecc. ecc. Che non fossero
immediata a difesa esclusiva degli interessi proletari. Da movimenti «di classe» per noi era chiaro: non avevano
un lato, il proletariato organizzato nei sindacati veniva nulla di proletario, e tantomeno di rivoluzionario, anche se
considerato sostanzialmente pronto ad abbandonare gli la gran parte di quei movimenti si presentavano come
opportunisti per seguire le avanguardie di classe (e i movimenti di una «nuova classe» – quella studentesca,
comunisti rivoluzionari là dove c’erano), perciò era impor- che si pretendeva di paragonare alla classe proletaria – e
tante esserci, battersi contro i vertici sindacali e farsi rivoluzionari. Erano in realtà movimenti piccoloborghesi,
eleggere al loro posto; dalla serie, ottimisticamente inco- di quei ceti di piccola borghesia che – fiutando l’arrivo della
sciente, «il riformismo perde influenza nel proletariato». crisi economica, e quindi il pericolo del loro possibile
Dall’altro lato, si considerava il proletariato ancora sotto precipitare da condizioni di privilegio e di promozione
la cappa dell’influenza dell’opportunismo, e perciò in sociale a condizioni proletarie – si ribellavano a quella
forte ritardo rispetto alla ripresa della lotta di classe, prospettiva. Ma, come storicamente è sempre avvenuto, la
situazione nella quale i comunisti rivoluzionari dovevano piccola borghesia, per essere «presa sul serio» dalla gran-
sì battersi contro il bonzume sindacal-tricolore ma allo de borghesia che ha in mano le decisive leve economiche,
scopo di stimolare i proletari a prendere in mano diretta- sociali e politiche della società, deve impressionarla, inti-
mente la propria lotta di difesa, contribuendo morirla; cosa che da sola, succube com’è degli interessi
all’organizzazione e alla difesa di quella lotta da parte dei della borghesia dominante sotto la cui ombra essa si cela
proletari stessi. e arrangia i propri piccoli affari, non è in grado di fare.
Argomenti, questi, che torneranno continuamente L’attenzione, allora, si volge verso il proletariato, que-
all’ordine del giorno e che saranno nuovamente al centro sto sì forza sociale che, mobilitandosi sul terreno della
di contraddizioni e di crisi interne successive. Quelle Tesi lotta, ha la capacità di impensierire la grande borghesia. La
sindacali non risolvevano tutte le contraddizioni che si «stagione del ‘68», nella misura in cui restò a carattere
erano accumulate nel partito, e non potevano certo farlo studentesco non modificò di un millimetro i rapporti di
dato che non avevano un obiettivo così ampio; ma forza sociali: grande rumore per nulla. Ma quando comin-
ponevano comunque una discriminante fra coloro che ciano a muoversi gli operai, lottando e scioperando per
consideravano il 1968-69 come un periodo «pre-rivolu- difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro, allora la
zionario» (in attesa della prevista crisi generale del borghesia dominante comincia a preoccuparsi. Ed è per
capitalismo del 1975) e gli anni Settanta come il «decennio questa ragione che i movimenti studenteschi hanno sem-
della pedata» (dunque della rivoluzione proletaria inter- pre cercato, ad un certo punto, il collegamento con i
nazionale) – da qui quella specie di ultimatismo movimenti di lotta operai: è la forza sociale operaia che li fa
sull’unificazione della Triplice sindacale, e la frenesia sentire forti, che li fa osare contrastare l’autorità delle
nell’attività di intervento con la mira di ingrossare velo- istituzioni e dello Stato, che li spinge a cercare un «potere
cemente il numero di militanti – e coloro che contrattuale» più forte per difendere con più efficacia, o per
dimensionavano la previsione della crisi rivoluzionaria ottenere, quella promozione sociale per la quale si mettono
alla scala delle vicende storiche e della valutazione più in movimento.

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Bruno Maffi

Il peso organizzativo e l’influenza ideologica dello matematicamente insormontabile, poi rallenta il suo
stalinismo hanno piegato il proletariato per decenni agli corso e infine gradualmente declina tendendo a zero –
interessi della borghesia, tanto da renderlo permeabile a ecco allora l’arresto, ecco la crisi, che è dunque sinonimo
svariate forme di opportunismo e di inteclassismo – non di un esaurirsi dello slancio grandioso di cui il capita-
solo dunque quella dello stalinismo, e poi del maoismo ma lismo era pur stato il protagonista mondiale. (…) Per il
anche quelle espresse ad esempio dai movimenti studen- socialdemocratico d’antico pelo, al punto zero della
teschi, pur nel loro superficiale moto di protesta anche se crisi è scritto negli astri il tranquillo passaggio del
talvolta violento. Il ’68 francese (il famoso «maggio fran- potere dalla borghesia agonizzante al proletariato or-
cese») partì in realtà dalle lotte operaie, e ben presto attirò mai da tempo preparato a raccoglierne l’eredità. Per il
i movimenti studenteschi che tentarono di strumentalizzar- centrista di pelo sempreverde, al punto zero né la rivolu-
le a fini di promozione sociale piccoloborghese. Già lo zione né la dittatura sono – dio guardi – «escluse», ma
stalinismo aveva provveduto da tempo a svilire i movimen- solo come accidente temporaneo; quando poi ci si arriva,
ti di lotta operaia sul terreno della democrazia, della l’una e l’altra scompaiono all’orizzonte, ed eccolo affret-
partecipazione alla difesa dell’economia nazionale ecc.; i tarsi a proporre misure di emergenza, riforme di struttura,
movimenti studenteschi non fecero altro che tentare di combinazioni ministeriali, ecc. col pretesto che comun-
cavalcare la forze operaia per dare alle proprie aspirazioni que il morto è già morto, e più si conserva di ricchezza
materiali e ideologiche una forza e una «nobiltà» cui non sociale ereditata, più si salva di forze produttive, minori
potevano provvedere da soli. Il ’68 italiano del movimento saranno le doglie del parto della società nuova, se mai
studentesco anticipò, in una certa misura, le lotte sociali doglie saranno. Per l’immediatista, in fine, al punto zero
proletarie che si presentarono sul proscenio in forma la rivoluzione e perfino la dittatura sono benvenute e
dirompente durante lo stesso anno ma soprattutto l’anno inevitabili, e tutte le condizioni oggettive e soggettive ne
dopo con il famoso «autunno caldo»; tentò di permeare il saranno automaticamente presenti; l’albero dell’econo-
movimento operaio col suo ribellismo e con le sue «inno- mia associata attende solo di essere scrollato perché il
vazioni ideologiche» del tipo «potere operaio», ma nella frutto maturo cada in grembo all’erede.
realtà dei fatti svolse un ruolo di deviazione supplementare «Per tutti, la conclusione è data come il passaggio di
delle lotte operaie catturando la più vigorosa combattività un astro nella lucente fascia dello zodiaco: per gli uni, il
operaia verso forme di estremismo impotente, dallo spon- «passaggio al socialismo» è un atto notarile di registra-
taneismo fino al lottarmatismo. zione del decesso di un fatto avvenuto che non poteva
All’epoca erano di grande importanza, per il nostro ormai non avvenire; per gli altri, è il prodotto di forze
partito, non solo la lotta teorica contro le sedicenti nuove scaturite per determinazione non meno fatale dal felice
forme di aggiornamento del marxismo (da Lotta Continua snodamento di quel fenomeno per eccellenza naturale
ad Avanguardia Operaia, dal maoismo al guevarismo ter- che è l’agonia di un organismo vivente. I primi – social-
zomondista, a Potere Operaio), ma anche la battaglia interna democratici e centristi – «preparano» i tecnici e gli
al partito stesso per difenderlo dal contagio movimentista. esperti del trapasso nel tepore ovattato delle cooperati-
L’ultimo apporto di Amadeo Bordiga, in ordine cronologi- ve, dei parlamenti, dei sindacati, dei comuni; i secondi
co, prima che la malattia gli rendesse estremamente difficile attendono dal trapasso che prepari da sé i suoi tecnici e
parlare e scrivere, fu dedicato proprio al movimento stu- i suoi esperti, persone fisiche o misteriosi organismi che
dentesco del ’68 con la sua «Nota elementare sugli siano: al massimo, li vedono già prefigurati nei meccani-
studenti» (8) in cui si combatte in particolare la pretesa di smi umani e materiali del «potere in fabbrica». Per quelli,
vedere negli studenti una nuova «classe». l’evento è almeno prevedibile come dato di fatto e come
Ebbene, in quell’epoca all’interno del partito si stava forma fenomenica; per questi è previsto come dato di
diffondendo l’idea che il 1968-69 poteva costituire una fatto, è imprevedibile come forma fenomenica. Exit la
specie di secondo «biennio rosso», somigliante per alcuni borghesia; intrat il proletariato. La scena storica ha ben
versi al più famoso, e certamente fertile, dal punto di vista poco da invidiare alle classiche scene teatrali.
classista e rivoluzionario, biennio 1919-1920; tanto da far «La corretta interpretazione marxista è un’altra, e la
scivolare nei discorsi «fra compagni» l’idea che quel si trova formulata con estrema chiarezza nel nostro
biennio fosse una specie di periodo «pre-rivoluzionario». Teoria e azione nella dottrina marxista, particolarmente
Al bisogno di combattere l’idea che gli studenti fossero negli schemi raffiguranti, l’uno, «la falsa teoria della
una «nuova classe» dalla quale, oltretutto, attendersi curva discendente del capitalismo», l’altro, «l’avvicen-
l’avvio della ripresa della lotta rivoluzionaria, si univa la damento dei regimi di classe nel movimento
necessità di dare una corretta valutazione del periodo e rivoluzionario» (10). «Marx – vi si legge – non ha prospet-
della situazione e chiarire in modo netto la questione della tato un salire e poi un declinare del capitalismo, ma
Crisi e della Rivoluzione. invece il contemporaneo e dialettico esaltarsi della massa
Sulla questione «Crisi e Rivoluzione», ossia sulla cor- di forze produttive che il capitalismo controlla, della
retta valutazione delle previsioni rivoluzionarie e sulla loro accumulazione e concentrazione illimitata, e al
corretta «lettura» dei dati economici e sociali delle crisi tempo stesso della reazione antagonistica, costituita da
capitalistiche, Bruno diede un altro importante apporto. quella delle forze dominate che è la classe proletaria». Il
Ad esempio, nell’articolo intitolato appunto «Crisi e potenziale produttivo ed economico generale sale finché
Rivoluzione», del luglio 1974 (9), richiamandosi ai testi l’equilibrio è rotto, e si ha una fase esplosiva rivoluzio-
marxisti fondamentali (Per la critica dell’economia poli- naria, nella quale in un brevissimo tempo precipitoso, col
tica, il Manifesto del Partito Comunista) e riprendendo il rompersi delle forme di produzione antiche, le forze di
Trotsky di Die Neue Etappe del 1921, si critica nettamente produzione ricadono per darsi un nuovo assetto e ripren-
la visione «evoluzionistica» della crisi capitalistica secon- dere una più potente ascesa.
do la quale «la forza produttiva sociale del lavoro, sia «In questa visione potentemente dialettica, lontana
pure con saltuarie oscillazioni, cresce fino ad un vertice le mille miglia dal fatalismo quanto dal volontarismo, il

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Bruno Maffi

ciclo storico del capitalismo si presenta nell’insieme crisi, e come vi si preparava, visto che aveva sfornato ben
come un’erta cuspide, percorsa da oscillazioni più o vent’anni prima la previsione di quella crisi capitalistica
meno brusche ma a scadenza periodica sempre più vici- mondiale e alla quale aveva accompagnato anche la previ-
na, che fa di esso il modo di produzione più caotico e sione dell’avvio di una crisi rivoluzionaria, il che
insicuro di tutta la storia; e la possibilità che al vertice ovviamente interessava molto il partito rivoluzionario,
della cuspide si verifichi il crollo piramidale del sistema l’unico al mondo a rappresentare l’autentica teoria marxi-
è legata non già al bruto accumularsi di contraddizioni sta. E a questo lavoro di analisi e di spiegazione il partito
economiche, ma alla doppia condizione che scenda in di ieri dedicò diverse riunioni sul Corso dell’imperialismo
campo, armata e organizzata, la più grande forza produt- mondiale e sui compiti del partito (13). Lo sforzo prodotto
tiva generata dalle viscere della società borghese, la nel partito per formulare una valutazione marxisticamente
classe proletaria, e che avvenga il suo incontro con corretta del periodo storico che si stava attraversando e
l’organo-guida della battaglia conclusiva, il partito. che stava avvicinandosi alla crisi simultanea a livello
«E’ qui che si innesta il secondo e più grave «errore» mondiale dei capitalismi nazionali più importanti, non ba-
gradualista e fatalista: quello di «connettere con puro stò però a rafforzare sul piano della dottrina l’insieme del
formalismo il processo economico e quello politico» partito che andò, invece, incontro a diverse situazioni di
(11); peggio ancora di supporre che il «processo econo- crisi interne.
mico» si svolga nel vuoto, come fatto a sé stante, anziché
nel gioco complesso di azioni e reazioni fra struttura e
sovrastruttura; quasi che capitale costante e capitale La crisi economica
variabile fossero corpi solidi o liquidi o gassosi, invece
che forze storiche, e la loro contesa un urto fra «categorie capitalistica mondiale
metafisiche» invece che fra classi materiali; quasi che,
ancora, la borghesia crescesse parallelamente, punto e i contraccolpi nel partito
per punto, con la dinamica delle forze produttive, e il
proletariato, punto per punto, con la crescita (o il decli- Infatti negli anni che vanno dal 1973 al 1979, anni in cui
no) della borghesia, e la condanna pronunziata dalla ha continuato peraltro a svilupparsi dal punto di vista
storia contro quest’ultima si eseguisse da sé – per numerico, il partito ha subìto a breve distanza una dall’altra
raggiunti…limiti di età. Il che significa, contro ogni alcune importanti crisi interne.
vigorosa smentita engelsiana, ridurre il materialismo 1973: prima grande crisi petrolifera; il mondo capitali-
dialettico a volgare materialismo economico». stico sviluppato sembra posto con le spalle al muro dai
Ma in quell’errore, ancora più grave, di connettere con paesi produttori di petrolio che, approfittando del «potere
puro formalismo il processo economico e quello politico, contrattuale» raggiunto grazie alla produzione del famoso
caddero all’epoca molti compagni verso i quali lo sforzo, oro nero e alla dipendenza da questo da parte dei paesi
fatto in particolare dal centro del partito, di riportare l’or- imperialisti più importanti del mondo, pongono agli ameri-
ganizzazione nel solco sicuro della giusta interpretazione cani e agli europei nuove condizioni per l’estrazione, la
della situazione di crisi capitalistica che si stava delinean- raffinazione e la commercializzazione del petrolio e dei suoi
do e di quanto il partito doveva attendersi sul piano della derivati. Per la prima volta, i paesi industrializzati più
ripresa di classe e del suo stesso sviluppo, non riuscì ad potenti al mondo sono presi in contropiede dai paesi
evitare che i fattori di distacco tra l’acquisizione teorica e produttori di materie prime. Non succederà più in seguito,
l’azione del partito verso la classe, e nella classe, conti- ma allora la crisi petrolifera svelò il fianco debole dei paesi
nuassero a lavorare in profondità erodendo piano piano la capitalistici più forti e anticipò la crisi economica simulta-
tenuta teorica e politica del partito. nea internazionale che scoppiò nel 1975. La crisi economica
Nel febbraio del 1975, nell’articolo intitolato «Il prole- mise in movimento i proletariati di tutti i paesi sviluppati e,
tariato e la crisi», Bruno insiste sui punti fondamentali di nello stesso tempo, accelerò il movimento anticolonialista
interpretazione della situazione: «E’ indispensabile, di di alcuni popoli ancora in ritardo rispetto alla propria
fronte all’attuale situazione economica, cercar di com- «autodeterminazione», come fu il caso del Mozambico e
prendere in che fase generale (non solo economica, dell’Angola, e come sarà il caso del Vietnam che dovrà
politica, sociale, sovrastrutturale) essa [la crisi] si inse- lottare ancora qualche anno contro gli Usa, dopo aver
risce, e qui balzano agli occhi due punti estremamente vinto contro i francesi, per accedere alla formazione di una
importanti: 1) crisi economica e crisi del sistema borghe- «nazione indipendente».
se non coincidono, in quanto la «curva politica» non In Italia, ad esempio, è il periodo dei Cub (i Comitati
segue meccanicamente la «curva economica» ma risente Unitari di Base) e di una serie interminabile di tentativi di
degli effetti precedenti, che si sono accumulati facendole organizzazione proletaria fuori dal controllo diretto del
prendere una direzione piuttosto che un’altra; 2) il peso sindacalismo tricolore; tentativi che, in realtà, non riusci-
dell’opportunismo nella fase storica che si può datare ranno a stabilizzarsi fuori e contro il collaborazionismo
dalla caduta del movimento rivoluzionario degli anni sindacale anche in virtù dell’azione di vero e proprio
Venti, dalla vittoria concomitante del fascismo-nazismo «recupero sul terreno della difesa della democrazia» attua-
e dello stalinismo, e dal processo di rinnovato dominio to da molteplici gruppi cosiddetti extraparlamentari di
mondiale dei grandi mostri imperialistici, in testa a tutti sinistra che andarono a «coprire» i vuoti che si aprivano
gli USA, è maggiore che in ogni altro periodo storico nelle maglie del sindacalismo tricolore ufficiale. Quella
precedente e va collegato a tutti i fenomeni qui accenna- copertura, in realtà, servì presto o tardi a recuperare gli
ti» (12). strati di proletari più combattivi sfuggiti al controllo del
Nel periodo che precedette l’anno della crisi economica collaborazionismo di CGIL, CISLe UIL, e a riportarli nell’al-
simultanea nei grandi paesi imperialisti, il nostro partito veo delle compatibilità, della concertazione, del pacifismo
aveva il dovere di spiegare che cosa si aspettava da questa e del legalitarismo. Erano gli anni in cui la cattolica e gialla

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Bruno Maffi

Cisl gareggiava con la Cgil in «durezza» negli scontri sindacale e della difesa immediata delle condizioni di vita
verbali e negoziali con le controparti padronali o istituzio- e di lavoro; fronte unico proletario per il quale erano
nali, a caccia com’era di iscritti e di personale sindacale in prevedibili azioni specifiche in comune con elementi, o
fabbrica. I Cub prima, e poi i Consigli di Fabbrica, nati per gruppi di fabbrica o sindacali, appartenenti ad altri rag-
reazione alle Commissioni Interne ormai squalificate per la gruppamenti politici (14). Ed è su questo arduo e complicato
loro sistematica corruzione da parte padronale, e come terreno dei rapporti fra partito e classe, e fra partito di classe
organismi di lotta in fabbrica, dopo un primo periodo di e altri movimenti politici, che il partito di ieri svolgerà una
battaglia e di lotta per imporsi alla controparte padronale, strenua battaglia politica interna, incrociando nello svilup-
verranno inevitabilmente assorbiti dalle organizzazioni po della sua attività una serie di ostacoli che si
sindacali ufficiali. Sullo sfondo del «compromesso stori- materializzeranno nella forma di crisi di tipo attivista, vo-
co», con il quale il Pci tentava un’alleanza indiretta con la lontarista, movimentista, contingentista, che a loro volta
Dc, si svolse un periodo in cui diversi gruppi, di origine faranno emergere tendenze e posizioni opposte, di tipo
soprattutto stalinista, tentarono di indirizzare la combatti- attendista, indifferentista.
vità operaia verso la «lotta armata», gruppi fra i quali Della crisi cosiddetta «fiorentina» abbiamo già detto.
primeggiarono le BR. «Impazienza» e «disperazione» rivo- Verso la fine del 1974 una crisi di tipo attivista con
luzionaria, figlie delle illusioni piccoloborghesi e caratteristiche di «movimentismo» e di «trotzkismo» colpì
dell’immediatismo, giocarono per tutti gli anni Settanta un soprattutto la numerosa sezione di Milano con qualche
micidiale ruolo di deviazione della combattività operaia dal ripercussione in altre sezioni italiane (Liguria) e in Francia.
terreno di classe sul quale costruire la propria indipenden- La questione intono alla quale maturò questa scissione è
za di classe e le proprie organizzazioni di difesa immediata stata quella del rapporto che il partito di classe deve avere
classiste, al terreno dell’agitazione di tipo «resistenziale», con altri raggruppamenti politici dell’estrema sinistra con
interclassista, in un periodo storico nel quale si pretendeva i quali si è riscontrata la possibilità pratica di agire «insie-
che la Dc avesse preso il posto… del Fascismo. me» sul terreno delle rivendicazioni operaie immediate,
In un periodo in cui, d’altra parte, il riformismo sinda- mentre dal punto di vista politico e organizzativo il partito
cale e politico mostravano di non avere più la stessa mantiene del tutto la propria indipendenza e la critica verso
capacità di ferreo controllo delle masse proletarie (la crisi le posizioni e i programmi politici di quei raggruppamenti;
economica, in parte, stava togliendo loro l’arma potente e del rapporto che il partito doveva tenere nei confronti di
degli ammortizzatori sociali; il grido: sacrifici!, stava sosti- movimenti politicizzati come quelli contro il nucleare ecc.
tuendo il grido: aumenti di salario!) e in cui la stessa I fuoriusciti pretendevano che il partito, mentre si rendeva
borghesia padronale e dominante – bersagliata dalle azioni disponibile ad azioni comuni specifiche nel campo imme-
dei gruppi terroristici di sinistra – mostrava timore e preoc- diato e sindacale con altri raggruppamenti politici
cupazione, gli spiragli che si aprivano alla possibile azione dell’estrema sinistra, attenuasse la critica politica nei loro
delle avanguardie di lotta e ai rivoluzionari costituivano confronti. Il che significa, in pratica, sfumare i caratteri
occasioni particolarmente importanti. L’attività di partito politici e programmatici del partito per potersi prima o poi
veniva inevitabilmente investita da tutti i problemi del- aggregare ad altre formazioni nell’illusione di diventare
l’azione di difesa immediata operaia e della distinzione così «più numerosi» e «più influenti» sul proletariato. Gli
politica netta rispetto ai molteplici raggruppamenti politici elementi che fuoriuscirono in quell’occasione – «uniti» nel
che nascevano e si sviluppavano alla sinistra dei partiti dar contro al partito ma del tutto in disaccordo fra di loro
parlamentari di sinistra tradizionali (Psi e Pci); problemi che – tentarono all’inizio di organizzarsi in piccoli cenacoli
richiedevano risposte pronte, certe, chiare, coerenti. Il politici che non resistettero però nel tempo.
partito non aveva previsto anzitempo, ad esempio, la Di fronte a queste defezioni, Bruno mostrò più un senso
«stagione del terrorismo rosso», anche se seppe leggerne di fastidio che la responsabilità di spiegare perché quelle
chiaramente le caratteristiche e la collocazione storica, posizioni opportuniste avevano avuto la possibilità di
prendendo di fronte ad esso posizione di classe del tutto aprire delle falle nel partito. In un paio di circolari, il Centro
corretta. Il «terrorismo rosso» degli anni Settanta, va comunicò al partito che i compagni tizio e caio, «per un
ricordato, nasce in seguito ai tentativi di golpe e alle stragi colpo di testa» avevano abbandonato l’organizzazione
fasciste (1969 Piazza Fontana a Milano, Piazza della Loggia senza prendere posizione netta sulla tale o tal altra questio-
a Brescia, il treno 901 Milano-Napoli) e in un primo periodo ne (15). Sta di fatto che questa crisi maturò intorno ai
si colloca direttamente nel campo delle vessazioni in fab- problemi dell’atteggiamento pratico del partito rispetto ai
brica e perciò colpisce capireparto e direttori di fabbrica; movimenti sociali sia operai e di fabbrica, sia «antimperia-
solo in seguito, in particolare con le BR, «alzerà il tiro» fino listici», «antinucleari» ecc. Non si ebbe l’acume di vedere
a togliere di mezzo Aldo Moro, presidente della Dc, che in questa crisi un ulteriore fenomeno di un processo di
rappresentava all’epoca, per le BR, la possibile attuazione allentamento teorico – appunto di tipo democratoide e
del compromesso storico fra Pci e Dc, dalle BR fortemente attivista – che era iniziato nel partito già nel periodo 1969-
contrastato. 1972, e che diede i suoi primi risultati negativi con la crisi
In quegli anni, di fronte ad una politica di unificazione «fiorentina» del 1973; questo allentamento teorico, tra-
delle forze borghesi dichiarate, al governo e nel parlamen- sformatosi man mano in superficialità politica sarebbe
to, con le forze dell’opportunismo tricolore rappresentate drammaticamente continuato fino alla crisi esplosiva del
dai sindacati ufficiali e dai partiti cosiddetti operai, in 1982-84.
funzione della difesa dell’economia nazionale, della sua Nel 1977 il partito deve affrontare un’altra crisi, questa
competitività e del suo sviluppo, nel partito si ripresero volta caratterizzata da posizioni sulla questione centrale
come attuali i temi legati alla necessità da parte proletaria del partito, in netto contrasto con le nostre posizioni
di organizzarsi sul terreno di classe e con organismi indi- originali. E’ in particolare la sezione di Cividale del Friuli,
pendenti di classe, e alla prospettiva di un possibile fronte e quelle nella regione da questa influenzate più direttamen-
unico proletario, dal basso, sul terreno squisitamente te, che si erge a teorizzare che il vero partito compatto e

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Bruno Maffi

potente di domani – visto che alla fatidica data del 1975 non lotta che il proletariato si dava (comitati di sciopero, comi-
c’era ancora – sarà il risultato di un crogiolo di organizza- tati contro i licenziamenti – come alla Fiat – coordinamenti
zioni che «tendono» al partito di classe e che dovranno di vari comitati di lotta, dentro ma più spesso fuori delle
unirsi dopo aver confrontato i rispettivi programmi e le organizzazioni sindacali, come tra i ferrovieri, gli ospedalie-
rispettive posizioni in un lavoro in comune fino a scegliere ri, il personale scolastico, ecc.) con la tesi del pericolo di
«il meglio» di ciascuna di esse. Anche in questa occasione, fronti unici politici con altri raggruppamenti politici, e di
sebbene fosse più «semplice» contrastare la pretesa del sindacalismo, mentre ci si sforzava di riguadagnare i dissi-
«partito-crogiolo» riannodando le classiche posizioni della denti alle posizioni corrette sostenute dal centro, egli
sinistra comunista sul partito di classe, Bruno si limitò ad tentava di evitare il pericolo di scissione con alcuni espe-
«archiviare» la crisi cividalese come un «incidente di dienti organizzativi che – come volevasi dimostrare – non
percorso». Quest’altra crisi non venne, quindi, recepita – solo non impedirono le scissioni ma aggravarono la debo-
non solo da Bruno, ma in generale nel partito – come un lezza del partito, e del centro, nella risposta politica a
ulteriore passo di un processo di erosione che cominciava posizioni sostanzialmente frazioniste sul piano organizza-
a mostrare, inevitabilmente, anche forti caratteristiche di tivo e romantiche e metafisiche sul piano teorico-politico.
localismo. Da questi fuoriusciti nacquero i Nuclei Leninisti A fronte delle continue polemiche e discussioni con i
Internazionalisti che con il Centro di Iniziativa Marxista di responsabili di quelle sezioni, si arrivò addirittura ad orga-
Napoli diedero vita ad una organizzazione politica che ad nizzare una riunione delle sezioni italiane, nel marzo 1981,
un certo punto prese il nome di OCI, «Organizzazione in cui si diede facoltà ai dissidenti di presentare un loro
Comunista Internazionalista» con un giornale dal titolo rapporto; anzi, si chiese anche ad altre sezioni, critiche nei
«Che fare?». confronti del centro, di presentare loro rapporti, ai quali il
Successivamente, il partito dovette affrontare posizio- centro avrebbe immediatamente dopo risposto. La prassi
ni che, per reazione al volontarismo e all’attivismo, democratica, tanto combattuta e cacciata dalla porta, stava
portavano verso l’indifferentismo (o «attendismo»), come rientrando nel partito da ogni finestra e infine col benestare
al tempo della crisi «torinese» – 1979/81 – e verso la del centro! Gli elementi perché la crisi successiva del 1982
posizione di fatto codista circa l’intervento del partito nelle prendesse un carattere esplosivo ormai c’erano tutti.
lotte operaie; quando cioè si dovette lottare per ribadire Se da un lato, il centro instancabilmente argomentava
che l’attività del partito verso la classe non si deve limitare e dimostrava la validità dell’indirizzo tattico preso dalle
solo ad «importare nella classe la teoria marxista» (rischio Tesi sindacali del 1972 in poi (non solo intervenire nelle
evidente di riduzione dell’attività di partito ad una attività lotte operaie per orientarle verso obiettivi di classe e
propagandistica e letteraria), ma si deve estendere anche l’utilizzo di mezzi e metodi di lotta classisti, ma incoraggiare,
al contributo pratico per la nascita, e il loro rafforzamento, e contribuire praticamente, ad organizzare le lotte sul
di organismi di lotta immediata, dentro o fuori dei sindacati terreno di classe fuori del collaborazionismo tricolore),
ufficiali, ma basati sulla effettiva ed esclusiva difesa degli dall’altro, di fronte alle critiche che provenivano soprattut-
interessi di classe proletari. Contributo pratico che si attua to da quei compagni che utilizzavano argomenti teorici e di
sia in termini di orientamento classista degli obiettivi, dei programma per negare al partito questi nuovi compiti, il
mezzi e dei metodi di lotta, sia in termini organizzativi nel centro cedeva sul piano organizzativo, utilizzando metodi
cooperare effettivamente, là dove se ne ha la possibilità democratici nell’illusione di poter far comprendere meglio
materiale per la presenza e l’attività dei compagni, alla al partito la bontà dell’indirizzo tattico preso. Dunque,
costituzione di organismi di difesa classisti (dai comitati di contributo a livello di argomentazione politica generale
sciopero ai coordinamenti, ecc.) che abbiano la caratteri- corretto e necessario; ma a livello attuale e organizzativo,
stica non di essere emanazione di partiti politici ma di del tutto negativo per gli espedienti organizzativi che
riunire proletari, «politicizzati» o meno, al solo comune furono da un lato inconcludenti, perché non evitarono la
scopo di lottare per difendere i propri interessi immediati scissione, e dall’altro non permisero al partito di reagire
tendenzialmente unitari, aldilà delle convinzioni politiche politicamente in un lavoro collettivo portando invece i
o religiose che albergano nelle loro singole teste. compagni a «chiudersi» localmente nelle «proprie» sezio-
Entrare in ogni spiraglio che la coltre riformista e ni, elaborando «proprie posizioni» e delegando il centro
collaborazionista non riusciva a chiudere: questa era una alla «gestione» dei dissensi con i torinesi, gli eporediesi,
precisa indicazione di partito, ma per fare che cosa? Per gli scledensi.
portare all’interno della classe operaia, delle sue lotte e Un altro momento in cui il contributo di Bruno fu,
della sua vita quotidiana, l’orientamento classista e le invece, prezioso, soprattutto nel dare una corretta risposta
lezioni, i bilanci delle lotte passate affinché i proletari politica da parte del partito, è stato nel difficile periodo
potessero ricollegarsi ad una tradizione storica di lotta caratterizzato dall’attività del terrorismo brigatista che
classista che l’opportunismo nelle sue varie configurazio- sboccò nel 1978 nell’uccisione di Aldo Moro. Si deve a
ni aveva stracciato e falsato. E per portare nelle file del Bruno il lavoro intitolato «Il terrorismo e il tormentato
proletariato la presenza attiva, combattiva e organizzatrice, cammino della ripresa generale della lotta di classe», del
dei comunisti rivoluzionari allo scopo di farli recepire non 1978 (16), lavoro che mise il partito nella condizione di
come dei parolai, degli idealisti o degli strumentalizzatori combattere la concezione individualista, e cospirativa,
delle lotte operaie a fini elettorali (che non abbiamo mai della ripresa classista e rivoluzionaria del proletariato, e,
avuto), ma come proletari più decisi, più lucidi e capaci nel contemporaneamente, di rivendicare la violenza come fat-
mantenere anche nel tempo le linee di lotta e di difesa tore storico inerente alla stessa lotta di classe prima ancora
classiste. che alla lotta rivoluzionaria per la conquista del potere
Il contributo di Bruno in questa ulteriore battaglia politico da parte del proletariato. Periodo questo partico-
politica interna, che vedeva intere sezioni operaie (Torino, larmente difficile e lacerante, in cui ogni proletario
Ivrea, Torre Annunziata, Schio) contestare l’indirizzo tat- combattivo e irrispettoso del pacifismo e del legalitarismo,
tico centrale di partito riguardo le lotte e gli organismi di propagandati in modo asfissiante da tutti gli opportunisti,

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Bruno Maffi

veniva indicato, nel tentativo di isolarlo, come «fiancheg- sociale, alla collaborazione interclassista, e tutto il loro
giatore» delle BR, e nostri compagni venivano fatti oggetto livore contro i proletari che anche solo minimamente si
di calunnie come quella di «collusione con la lotta armata». ponevano sul terreno di classe nella lotta anticapitalistica
Periodo rispetto al quale lo sforzo del partito fu indirizzato reagendo senza piegarsi alle esigenze dei padroni, trasfor-
a ribadire la posizione del marxismo rivoluzionario su ogni mandosi in guardiani dell’ordine costituito e, spesso,
fronte: 1) quello della violenza, della forza e della dittatura denunciando gli operai più combattivi come elementi «pe-
nella lotta di classe – per riprendere il tema di uno scritto ricolosi». Non era facile, in un clima del genere, e nella
fondamentale di Amadeo Bordiga – in cui si rivendica la situazione in cui le lotte operaie non erano riuscite a
funzione della violenza e della forza nel corso storico delle spezzare la tenaglia tricolore e collaborazionista in cui
rivoluzioni e delle controrivoluzioni, ma si combatte l’idea erano strette, per i compagni di partito svolgere in fabbrica,
e la pratica della cospirazione carbonaresca come inesora- nel sindacato, nelle manifestazioni, il loro lavoro di critica
bile deviazione delle forze proletarie in metodi e tattiche del sul doppio fronte anti-democratico e anti-terrorismo indi-
tutto impotenti di fronte alla forza dello Stato borghese che vidualista, e nello stesso tempo il lavoro di agitatori perché
va, al contrario, contrastata con l’organizzazione classista gli operai sciogliessero il loro vincolo con il sindacalismo
del proletariato e con la lotta rivoluzionaria, dunque con il tricolore e si dedicassero alla riorganizzazione classista
coinvolgimento della classe proletaria non in veste di indipendente. Senza il corretto inquadramento della que-
comprimaria ma in veste di protagonista della sua lotta di stione del «terrorismo e comunismo», il partito già allora
emancipazione dal capitale, e quindi dal dominio politico e sarebbe davvero andato alla deriva.
sociale della borghesia; 2) quello della netta distinzione fra
i comunisti rivoluzionari e tutti coloro (si dicessero pure
comunisti, socialisti, marxisti, rivoluzionari) che si unirono La scissione del 1952
nell’oscena difesa della democrazia borghese contro ogni
forma di violenza con il pretesto della «lotta contro il e la nascita del partito
terrorismo» – mettendo, fra l’altro, sullo stesso piano il
terrorismo rosso che andava a colpire individui ben precisi Certamente, per quanto ne sappiamo, Bruno ha avuto
e quello nero delle stragi; 3) quello della contemporanea un ruolo anche nel periodo in cui maturava, all’interno del
lotta contro la repressione e il terrorismo esercitati dallo movimento riorganizzatosi dal 1943, una crisi che avrebbe
Stato borghese, dalle sue polizie e dai suoi eserciti, lotta portato alla scissione del 1952.
che doveva liberarsi della tutela pacifista e collaborazioni- Negli anni dal 1943 e subito dopo la fine della seconda
sta dei sindacati tricolore e dei partiti parlamentari, o guerra mondiale egli si trovò a svolgere a fianco di Damen
extra-parlamentari, che avevano (ed hanno tuttora) inte- e di altri compagni incarichi di responsabilità centrale,
resse ad imprigionare la combattività operaia nelle maglie come redattore, propagandista, organizzatore. Amadeo
della legalità avvocatesca e delle illusioni democratiche su Bordiga, sollecitato continuamente da diversi gruppi an-
«diritti» che sempre più venivano (e vengono) calpestati tistalinisti – prima, durante e dopo la guerra – a dare la
dai poteri forti dell’economia e della politica e dai ceti propria adesione e la propria attività a questo o a quello,
borghesi in generale. decise nel 1946 di dare il proprio contributo, quanto a
In quegli anni il partito seppe distinguersi nettamente lavoro teorico e politico, al gruppo che si denominava
da ogni altra formazione politica di cosiddetta «estrema appunto «partito comunista internazionalista-battaglia
sinistra», non cadendo nelle diverse trappole che la situa- comunista», senza aderirvi mai come militante. Il suo
zione caratterizzata – secondo i media del tempo – dalla contributo si concretizzò in un mastodontico lavoro di
«strategia della tensione» aveva distribuito sui diversi ripresa e restaurazione teorica del marxismo che il partito
terreni. sentiva come necessità vitale e al quale poté effettivamen-
Il potere borghese contava su effetti importanti come: te dare corso grazie appunto all’apporto decisivo di quella
1) ogni contestazione violenta, anche solo verbale, nei formidabile macchina da guerra di classe che fu Amadeo
confronti non solo del potere governativo e statale, ma Bordiga.
soprattutto sindacale e politico, poteva essere interpretata D’altra parte, il lavoro del cervello di Amadeo non
come un’azione che alimentava un clima favorevole ai avrebbe potuto mai ottenere il risultato concreto di restau-
gruppi di «lotta armata», in particolare delle BR; 2) ogni rare la dottrina marxista dai furibondi attacchi
rifiuto a dichiararsi pubblicamente (o a sottoscrivere di- dell’opportunismo stalinista se non fosse stato ancorato
chiarazioni) «contro ogni forma di violenza» poteva essere alla necessità politica di tirare tutte le lezioni e fare il
interpretato come un’azione di fiancheggiamento alla «lot- bilancio generale del movimento comunista internaziona-
ta armata»; 3) ogni rivendicazione operaia che veniva le, della Rivoluzione d’Ottobre del 1917 e della loro atroce
sostenuta con i mezzi e i metodi della lotta di classe (dallo sconfitta; ma questo lavoro di bilancio e di difesa del
sciopero duro ai picchetti, all’occupazione dei binari, di marxismo restaurandone l’integrale dottrina non poteva
strade, di uffici o di fabbriche, alla lotta contro la repressio- essere il lavoro di un singolo compagno, per quanto
ne borghese) poteva essere considerata «anti-democratica» preparato, esperto e tenace. Lungi da Amadeo, e dal partito
e infiltrabile dai brigatisti. In buona sostanza, il clima creato di ieri come da noi oggi, l’idea che siano i «grandi uomini»
dagli attacchi alle condizioni di vita, di lavoro e di lotta degli a fare la storia. Doveva essere un lavoro «di partito», di una
operai e dalle «risposte» dei lottarmatisti, facilitava da un organizzazione politica che riprendesse a camminare sul
lato l’attitudine poliziesca alla repressione e all’intimida- solco del Partito di Livorno ’21, sul solco dell’Internazio-
zione, e, dall’altro, il ripiegamento delle «avanguardie» nel nale di Lenin e del partito bolscevico dei suoi anni migliori,
democratismo più becero per il timore di essere «scambia- di un’organizzazione che rivendicasse i fondamenti rivo-
te» per terroristi. luzionari del movimento comunista internazionale senza la
In questo clima generale i sindacalisti tricolore fecero pretesa di «aggiornare», di «rinnovare», di «adattare»
emergere tutto il loro attaccamento allo statu quo, alla pace a pretese situazioni «nuove e impreviste» i programmi e i

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Bruno Maffi

principi che stavano alla base del marxismo già restaurato zione, le linee di distinzione; insomma che tendesse a
da Lenin. Il «partito comunista internazionalista-batta- superare la fase di disorientamento teorico e politico che
glia comunista», nato nella clandestinità nel 1943 e agente inevitabilmente la riorganizzazione in partito delle forze di
alla luce del sole dalla fine della guerra in poi, rappresentò classe sopravvissute alle decimazioni fasciste e staliniste
la forza politica in grado di far da base a quella «dura opera doveva passare.
del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario, a Le posizioni originarie della sinistra comunista in Italia,
contatto con la classe operaia, fuori del politicantismo e il lavoro di restaurazione dottrinaria del marxismo cui
personale ed elettoralesco», come sintetizzato nella man- aveva messo mano in particolare Amadeo Bordiga, aveva-
chette del nostro giornale. no conquistato molti compagni anche dell’emigrazione, e
Da materialisti, dialettici oltre che storici, sappiamo che conquistarono anche Bruno Maffi che ne divenne un
la lotta sul duplice fronte contro l’opportunismo staliniano convinto seguace anche nella lotta politica interna che
e di qualsiasi altra natura e per la restaurazione della divise, appunto nel 1952, il movimento in due tronconi.
dottrina marxista e la formazione del partito di classe, non Maffi, come Perrone (Vercesi), Suzanne, Piccino, Giovan-
avrebbe mai potuto svolgersi su di una rotta facile, con nini, Comunello, Danielis, Bibbi, Ceglia, La Camera, e molti
mare tranquillo. Non si trattava soltanto di riprendere in altri compagni che in quegli anni di riorganizzazione poli-
mano il programma di Livorno 1921 e lo Statuto del partito tica espressero posizioni molto vicine a quelle che si
comunista d’Italia definito nel 1922; come non si trattava possono rintracciare nei lavori di Amadeo e del partito
solo di riorganizzare in forma centralistica i gruppi di comunista d’Italia nei suoi primi anni a direzione della
compagni che lo stalinismo, e il fascismo, avevano disper- sinistra comunista, ed anche dal 1945 in poi (vedi ad
so. La devastazione del marxismo e la distruzione del esempio la Piattaforma del Partito del 1945, i contributi di
movimento comunista internazionale prodotte dallo stali- Amadeo alla rivista teorica del partito comunista interna-
nismo, con il conseguente disorientamento del proletariato zionalista «Prometeo», dal Tracciato d’impostazione a
e l’annientamento della vecchia guardia comunista a livello Forza violenza e dittatura nella lotta di classe, da Le
internazionale, non potevano essere compresi e spiegati prospettive del dopoguerra alle Tesi della sinistra, da
vademecum alla mano. Le forze proletarie e comuniste che Proprietà e capitale a Elementi dell’economia marxista,
resistettero alla micidiale pressione e repressione della ecc., lavori indirizzati alla restaurazione della dottrina marxi-
controrivoluzione borghese, di cui lo stalinismo fu la punta sta e alla formulazione di un programma di partito omogeneo
di diamante, dovevano avere la possibilità concreta e il e unitario, ai quali si aggiunsero gli articoli pubblicati su
tempo per riorientarsi sul terreno del marxismo. La secon- «battaglia comunista» dal 1949 nella serie intitolata «sul
da guerra imperialista mondiale, con lo schieramento della filo del tempo»), all’epoca dei forti contrasti che opposero
Russia – preteso unico paese socialista al mondo – in uno una parte dei compagni del Comitato Centrale all’altra,
dei due fronti imperialisti e con l’evidente passaggio dei presero posizione sulla base dei contributi scritti che
partiti sedicenti comunisti nella difesa dello Stato borghe- Amadeo aveva iniziato a dare al partito.
se, sia pure «democratico», e il colossale macello di proletari Da «battaglia comunista» quei contrasti furono per-
che la guerra produsse, aprirono gli occhi a molti. sonalizzati come contrasti fra Amadeo Bordiga e Onorato
Ma il problema vero era di spiegarsi come mai la Damen, e su questo quel gruppo fece un libretto dal titolo
rivoluzione proletaria era stata sconfitta, come mai aveva- «Amadeo Bordiga, validità e limiti di un’esperienza» uscito
no vinto il fascismo in Italia e in Germania, lo stalinismo in nel 1971, morto Bordiga, in cui pubblicarono 5 lettere del
Russia e la democrazia imperialista su tutto il mondo; era luglio-ottobre 1951 che si scambiarono Bordiga e Damen,
di capire se la teoria marxista era effettivamente in grado di in particolare sulla valutazione dell’economia russa nel
interpretare tutti questi fatti, di spiegare in che cosa con- processo di sviluppo rivoluzionario e controrivoluziona-
sistesse il preteso socialismo in Russia se davvero una rio; in realtà i contrasti si basavano su visioni e posizioni
briciola di socialismo, nonostante lo stalinismo, sopravvi- politiche di molti compagni sulla questione del partito,
veva in Russia come sosteneva Trotsky, di prevedere che sulla valutazione della situazione storica e sul bilancio
cosa sarebbe successo nel mondo, e al proletariato, dopo della rivoluzione e controrivoluzione russa che non coin-
la fine della guerra e se la rivoluzione proletaria era ancora cidevano: dovevano maturare, e precipitare. E come molto
«all’ordine del giorno» o se invece il proletariato avrebbe spesso accade, i contrasti politici prendono caratteristiche
dovuto imboccare altre vie, ad esempio quelle democrati- organizzative corrispondenti: la visione sostanzialmente
che, per giungere al potere e trasformare la società democratica del partito rivendica, ad un certo punto, auto-
capitalistica in società socialista. Il problema era di capire nomia di pensiero e di azione. Ed infatti, nel 1951, mentre
se il partito, come organizzazione politica effettiva, centra- maturavano gli elementi teorici del dissenso (sulla conce-
listica e centralizzata alla maniera del partito bolscevico di zione del partito, sui sindacati, sui movimenti anticoloniali,
Lenin o del partito comunista d’Italia del 1921, era ancora sull’analisi della controrivoluzione, sulla Russia ecc.),
la forma politica che il proletariato si doveva dare o se Damen, Stefanini, Bottaioli e Lecci (tutti membri dell’allora
invece si dovevano cercare altre forme, altre alternative. Il Comitato Centrale), per conto proprio e a nome di una
bilancio della prolungata crisi del movimento comunista pretesa «Sinistra Italiana», mettevano in circolazione nel-
internazionale, le lezioni della controrivoluzione, diventa- l’organizzazione un loro «bollettino interno» contenente i
vano materialmente la base del lavoro di partito a livello loro pensieri sui problemi che il movimento politico affron-
teorico e politico, dettando nello stesso tempo le linee tava in quell’epoca, in barba al centralismo e alla disciplina
tattiche e organizzative con quello coerenti. Era logico voluta e accettata verso il centro. Insomma, si presentava-
aspettarsi opinioni, convinzioni, speranze, atteggiamenti no in pratica come un centro alternativo a quello esistente
diversi nel raggruppamento politico che si era formato, verso il quale, ovviamente, dimostravano insofferenza. E’
diversi ed anche opposti. Ed era altrettanto logico, e perciò del tutto logico che l’Esecutivo con Circolare del 5/
soprattutto necessario, che la lotta politica all’interno del 10/1951, a causa di quell’azione, prendesse verso i promo-
partito tendesse a chiarire le posizioni, i punti di demarca- tori di quell’iniziativa il provvedimentodi espulsione (17).Vi

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Bruno Maffi

si collegava la insistente richiesta di un «congresso di nomi e dei loro moventi, oggi e dopo».
partito» in cui fosse possibile ai dissenzienti presentare Bruno, all’epoca, oltre che rappresentante dell’esecu-
ufficialmente le proprie tesi per chiederne il voto. Forse non tivo era anche direttore responsabile del giornale di partito
è inutile ricordare che la lotta contro il democratismo anche «battaglia comunista». Per quanto l’attaccamento al gior-
nell’organizzazione di partito, portata avanti da Amadeo nale fosse forte, non seguì Damen e soci nell’azione
Bordiga e in seguito da tutti i compagni convinti della giudiziaria per il possesso della testata; seguì invece
necessità di abbandonare definitivamente la prassi demo- l’indicazione di Amadeo di abbandonare al loro destino
cratica anche nella vita interna di partito, prevede che la borghese coloro che si rivolsero al tribunale per avere il
formula organizzativa del partito non venga di volta in diritto unico a pubblicare quella testata , e di lavorare per
volta cambiata in forza di proposte e di voti «a maggioran- la pubblicazione di un’altra testata per la quale, fra le
za» rispetto a «programma» e strategia politica di volta in diverse proposte, fu scelto il nome di «il programma
volta «aggiustati» a seconda della situazione contingente, comunista». Il primo numero di questa testata uscirà con
ma che sia direttamente legata – organicamente legata – al data 10-24 ottobre 1952 pubblicando la prima puntata del
programma del partito e alla sua piattaforma politica, defi- «Dialogato con Stalin».
niti una volta per tutte e validi per tutto l’arco storico che
porta alla situazione di crisi rivoluzionaria e alla rivoluzione
per la conquista del potere politico e l’instaurazione della
Di fronte alla crisi esplosiva
dittatura di classe.
Nella riunione del dicembre 1951 a Firenze furono
del partito nel 1982-84
presentate le Basi d’adesione al partito, con le quali si
intendeva mettere a punto le questioni centrali del pro- Altro fu, invece, l’atteggiamento pratico che Bruno
gramma e della valutazione della situazione storica alle ebbe, a trent’anni di distanza, sempre di fronte ad una crisi
quali legare i compiti del partito nel breve e nel lungo profonda del partito, nel 1982, verso la lotta politica interna
periodo. Queste Basi d’adesione furono pubblicate, in e la questione del giornale. Con la crisi violenta del partito
forma sintetica, nel n. 5 (6-20 marzo) del 1952 di «battaglia nel 1982-83 in cui i rappresentanti della liquidazione del
comunista», col titolo: Base per l’organizzazione 1952, e partito presero il sopravvento, Bruno, fino a poco prima
poi complete in opuscoletto a parte. Con questo documen- capo del partito, fu messo ai margini, soprattutto con
to si intendeva selezionare in modo più specifico, e politico, l’ulteriore scossone del giungo 1983 in cui il vecchio centro
coloro che volevano aderire al partito, vecchi e nuovi del partito venne esautorato e sostituito da un informe
compagni che fossero. Nello stesso numero del giornale è Comitato Centrale (ci risiamo con il centralismo democra-
pubblicato anche un «Comunicato del Comitato Centrale» tico!). La confusione fra i compagni era davvero enorme,
che annuncia le Basi d’adesione al partito iniziando così: tanto più per il fatto che la crisi investì innanzitutto il centro
«La presente decisione, presa all’unanimità dal C.C. il internazionale che era il punto di riferimento per tutte le
24-2-1952, adempie la necessità di sistemare l’organiz- sezioni esistenti al mondo. Le questioni di fondo che
zazione e l’attività del Partito a chiusura di un periodo provocarono questa crisi erano relative alla questione del
di ripetuti e gravi atti di indisciplina e di aperta disgre- partito, di quello che noi come partito rappresentavamo
gazione, che deve assolutamente considerarsi superato». effettivamente di fronte al movimento proletario interna-
In realtà, se i gravi atti di indisciplina e di aperta disgrega- zionale e al movimento antimperialistico dei popoli di
zione potevano considerarsi terminati, la crisi politica che colore, e dei compiti pratici che il partito doveva assumersi
stava alla base di quegli atti continuava a lavorare. L’ulte- in quel periodo.
riore passo organizzativo dei «damenisti», nell’agosto/ Il detonatore della crisi, come spiegammo nel bilancio
settembre 1952, in forza del fatto burocratico che uno di della crisi che abbiamo pubblicato nella nostra stampa (18)
loro era il proprietario commerciale della testata, è stato fu la «questione palestinese», ossia la questione di quale
quello di rivendicare attraverso il tribunale la proprietà del prospettiva il partito doveva dare alla lotta palestinese per
giornale di partito «battaglia comunista», togliendo così l’autodeterminazione, e al proletariato mediorientale, e
dalle mani degli avversari con l’azione giudiziaria quel che quale indirizzo politico doveva dare ai movimenti proletari
non riuscivano a togliere con la lotta politica interna. che sull’onda della lotta palestinese si agitavano nelle
L’ultimo numero di «battaglia comunista» come orga- metropoli imperialistiche. Ebbene, la difficoltà obiettiva
no del partito prima della decisione da parte del tribunale per il partito di definire con esattezza la posizione e l’atteg-
di consegnarlo al suo »proprietario» è il n. 16 del 12-28 giamento politico di fronte a questa questione, come di
settembre 1952. In esso viene pubblicato il seguente trafi- fronte ad ogni questione tattica importante, venne da molti
letto: «Avviso ai lettori. Dobbiamo chiarire ai lettori che compagni recepita come un grave «ritardo» del partito
se noteranno mutamenti nella testata del giornale ciò rispetto ai suoi compiti di indirizzo rivoluzionario, ritardo
non sarà dovuto a nostra iniziativa, ma ad azioni giudi- ad un certo punto considerato addirittura «incolmabile».
ziarie coattive la cui provenienza non interesserà mai E attraverso questo convincimento, molti compagni, fra cui
indicare. Essendosi trattato di far valere contro il parti- quasi l’intero centro internazionale, giunsero a valutare il
to, contro la sua continuità ideologica ed organizzativa partito (in particolare dopo la morte di Amadeo Bordiga)
e contro il suo giornale, e beninteso dopo averla carpita, come un organismo inutile, se non addirittura dannoso per
una fittizia proprietà commerciale esistente solo nella la lotta proletaria e rivoluzionaria, per cui ne chiedevano la
formula burocratica che la legge impone, non ci preste- «liquidazione». Nel luglio del 1982 fu il gruppo di compagni
remo a contestazioni e contraddittorii tra persone e organizzato intorno al giornale «el oumami» che abbando-
nominativi. Noi infatti subiremo senza andare sul terreno nò il partito su posizioni nazionaliste (con l’illusione di
della giustizia costituita le imposizioni esecutive; quelli poter influenzare i movimenti sociali in Algeria – in parti-
che se ne avvalgono non potranno più venire sul terreno colare i movimenti nazionalisti berberi – e in Libano, grazie
del partito rivoluzionario. Inutile quindi parlare dei loro alla resistenza nazionalista palestinese); il partito veniva

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Bruno Maffi

accusato da questi di non essere un «partito d’azione liquidatori in una lotta politica tesa a rimettere in primo
rivoluzionaria» e di limitarsi ad essere un partito di «propa- piano la teoria e le posizioni politiche e programmatiche
ganda dei principi», mentre credevano di poter superare generali del partito, con l’obiettivo di guadagnare alle
questo «ritardo» piegando il marxismo alle esigenze della posizioni corrette di partito e in difesa del partito stesso il
lotta nazionale e delle rivendicazioni nazionali dei popoli massimo di compagni possibile, in Italia e fuori di essa. Fu
arretrati. invece quella di autoisolarsi attendendo in qualche modo
Da una visione nazionalrivoluzionaria non poteva che che la crisi passasse, che la crisi venisse superata come se
discendere l’illusione che il partito comunista rivoluziona- si trattasse davvero di una forte febbre. Colpito dalle parole
rio dovesse, e potesse, influenzare in modo determinante e dalle azioni dei liquidatori all’onore del partito [giunsero
il proletariato algerino, libanese, palestinese puntando ad accusare il partito di lavorare contro i movimenti sociali
sulle frazioni «di sinistra» delle organizzazioni nazionalri- e quindi (!?!) contro il marxismo, giunsero ad accusare
voluzionarie e armate esistenti nei diversi paesi; ci furono Bruno di aver portato il partito alla disgregazione], Bruno
componenti del nostro partito di ieri che teorizzarono la non sopportava che la gloriosa testata «il programma
necessità di puntare sulle formazioni più radicali dell’OLP comunista», che per trent’anni rappresentò la dura opera
per «cogliere l’occasione storica» della lotta palestinese in di restauro della dottrina marxista e dell’organo-partito,
Libano come occasione per estendere l’incendio rivoluzio- fosse finita in mano a chi teorizzava che la Sinistra italiana
nario in tutto il Medio Oriente! Nel settembre del 1982 è la aveva un «vizio d’origine», quello di non saper «fare
sezione di Schio che abbandona il partito su posizioni politica», dove per «fare politica» si intendeva manovrare,
diametralmente opposte, ossia su posizioni attendiste accordarsi con altri partiti, mettere in atto espedienti per
giustificate, a loro dire, dai pericoli di attivismo che si ottenere successo a breve scadenza.
diffondevano nel partito e che la scissione di «el oumami» Questa volta, frastornato dal groviglio di posizioni e di
avrebbe dimostrato. accuse contro il partito che emerse con questa crisi, non
E’ nell’ottobre 1982 che la crisi interna esplode, in diede retta a noi che lo spingevamo a scendere nell’arena
Francia, a livello centrale e si ripercuote poi ovviamente su della lotta politica a difesa delle posizioni che per anni
tutta la rete internazionale del partito. I punti dolenti sono avevamo difeso insieme; egli si fece attrarre piuttosto
per l’ennesima volta l’indirizzo tattico del partito sia in dall’aspetto romantico, moralistico, infine personale dei
campo sindacale che in campo sociale e rispetto alle lotte contrasti e fece esattamente come i «damenisti» nel 1952:
antimperialiste e «nazionalrivoluzionarie», e l’atteggia- per riprendere il controllo diretto del giornale del partito
mento pratico del partito rispetto ai movimenti sociali e egli si rivolse al tribunale borghese per rivendicarne la
politici dell’epoca. Punti su cui il partito stava lavorando proprietà commerciale e strapparlo, in forza della legge
da anni anche in forza del fatto che il suo sviluppo lo aveva vigente, dalle mani di coloro che, per le posizioni movimen-
messo nelle condizioni di intervenire nelle lotte operaie e tiste e liquidazioniste che avevano preso, lo stavano
nelle lotte sociali molto più frequentemente di quanto non «disonorando». Ma così facendo, l’«onore» del giornale,
succedesse nei decenni precedenti. Ma se il partito non e attraverso di questo l’onore del partito, venne semplice-
assimila, non metabolizza, il metodo che fa discendere dalla mente messo nelle mani di un tribunale borghese! La
dottrina, dal programma e dalle linee tattiche generali gli differenza, fra il 1952 e il 1982, fu che nella prima grande
indirizzi tattici specifici, allora gli articoli, le circolari, le scissione una lotta politica interna vide partecipi tutti i
riunioni non sono mai abbastanza; prima o poi le «incom- membri del partito e si concluse con la vicenda del giornale
prensioni» diventano posizioni «diverse» e contrastanti, in tribunale e con una scissione che, di fatto, dette i natali
per diventare poi ostacoli materiali al lavoro comune e al partito di classe, al nostro partito di ieri; mentre, nel
disciplinato di partito. Ciò che ha determinato la più grande secondo caso, alla lotta politica interna Bruno Maffi, e gli
difficoltà da parte del partito in occasione di questa crisi, altri ex compagni che lo seguiranno nell’avventura tribu-
a partire dal centro del partito, è stato il fatto di non essersi nalizia, praticamente non parteciparono dedicandosi invece
preparato adeguatamente ad una situazione di questo alla preparazione dell’azione giudiziaria per riprendere in
genere; è di non aver previsto che il partito avrebbe potuto mano «il programma comunista», e di certo l’organizzazio-
andare incontro ad una grave crisi politica e organizzativa ne politica cui misero mano non poteva e non può definirsi
a causa di posizioni antipartito e radicali piccoloborghesi per nulla in continuità «ideologica e organizzativa» col
che si andavano diffondendo al suo interno nel corso degli partito di ieri (19).
anni Settanta. L’impreparazione del partito, in realtà, fu Questo completo cambiamento di atteggiamento rivelò
innanzitutto di ordine teorico, e quindi politico. E’ certo il grado di degenerazione in cui gli stessi vertici del partito
che, considerare le diverse scissioni avvenute come febbri erano alla fine precipitati. Quasi tutti i responsabili centrali
che colpivano un organismo tutto sommato sano, e che si internazionali, sotto la pressione della molteplice e artico-
trattava di dare il tempo alla febbre di scomparire per poi lata attività del partito nei diversi comparti territoriali,
«riprendere il cammino» (come se l’organismo-partito fos- cedettero all’illusione di poter sviluppare e rafforzare l’in-
se oggettivamente in grado di superare per forza propria fluenza del partito sulle masse proletarie in lotta, e la stessa
febbri anche molto alte) non si prepara per nulla l’organiz- compagine numerica del partito, perseguendo la via della
zazione ad affrontare situazioni gravi come quelle appunto tattica «flessibile», sensibile alle «istanze delle masse» e
di crisi interne, non la si prepara alla lotta politica che ad un con l’idea di poter arrivare alle masse più facilmente e in
certo punto dello sviluppo dei dissensi interni è inevitabi- tempi più rapidi «attraverso» la mediazione di gruppi e
le, non si mette il partito nel suo insieme nelle condizioni comitati «di base» politicizzati, o, addirittura, come nel
di reagire politicamente e in modo vigoroso a malattie, caso della lotta palestinese, attraverso presunte ali sinistre
deviazioni, posizioni errate che possono colpire il centro dell’Olp. Il localismo, mescolato all’arroganza di poter
quanto la periferia. agire sul terreno concreto delle lotte sociali senza la indi-
L’azione che Bruno intraprese in questa crisi non fu, spensabile verifica continua con i dettami del programma
come si potrebbe immaginare, quella di lanciarsi contro i e della teoria, costituì un cocktail micidiale, trascinando

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Bruno Maffi

anche ottimi compagni nel pantano dei tatticismi o nell’ab- (alla faccia dell’adesione individuale al partito) evidente-
bandono di ogni attività politica ripiegando nella propria mente ottenuta a suon di compromessi politici con le
vita privata. posizioni che quel gruppo rappresentava fin dalla scissio-
Siamo materialisti, e sappiamo che le contraddizioni ne del 1982 dal partito di ieri (20); la recente aggregazione
vissute nel difficile sviluppo del partito a livello internazio- con il gruppo di Madrid che edita un periodico (riprenden-
nale fecero da base materiale alle deviazioni politiche, e do il vecchio titolo con cui usciva fino al 1982 il giornale di
teoriche, che scossero il partito in particolare negli anni partito,«el comunista»), e con il quale tra il 1981 e il 1982
Settanta del secolo scorso. Ma la causa principale della maturò una separazione dal partito di ieri a causa delle sue
profonda crisi interna del 1982-84 va cercata in quella che posizioni da sindacalismo rivoluzionario che nel tempo
Amadeo chiamò barriera alzata tra teoria e prassi del non ha cambiato. Questi due fatti dimostrano concreta-
partito; nonostante la consueta rivendicazione dei princi- mente come la flessibilità tattica e organizzativa porti ad un
pi, dell’impostazione generale, programmatica e dei dettami papocchio politico, nel quale ogni «testa pensante» può
teorici del marxismo, della tradizione della sinistra comuni- ritenere di avere ragione e di dover difendere le «proprie»
sta e dei bilanci da quest’ultima tratti dalle vicende storiche, idee. E’ evidente che l’unitarietà, l’organicità di «questo»
può succedere che si diffondano o addirittura prevalgano partito – ammesso e non concesso che ci fosse al momento
nel partito tendenze opportuniste, deviazioniste, anti-par- della sua nuova costituzione nel 1984 – sono andate a carte
tito. Gli uomini sono vulnerabili dai nemici, ricordavamo quarantotto, e comunque non saranno mai possibili.
con Amadeo, e nella misura in cui si alza una barriera tra
teoria e prassi (spezzando dunque la dialettica coerenza fra
il programma generale definito e l’azione, a sua volta Capi, per selezione naturale
prevista e definita), la degenerazione è presto o tardi
inevitabile. E non ci sono norme, articoli da statuto, dibat- Una lezione va tirata anche sulla questione dei capi.
titi, congressi o altri espedienti organizzativi che possano «I capi ed il capo – sostenne Amadeo Bordiga nella
mettere al riparo il centro e la base dal precipitare nell’er- conferenza del febbraio 1924 a Roma intitolata «Lenin nel
rore. Se le «garanzie» che abbiamo ricordato all’inizio cammino della rivoluzione» (21) – sono quelli e colui che
dell’articolo non vengono rispettate, la crisi è sicura, e non meglio e con maggiore efficacia pensano il pensiero e
c’è capo o gregario che possa evitarla; la crisi farà, e deve vogliono la volontà della classe, costruzioni necessarie
fare, il suo corso fino alle ultime conseguenze. L’unica via quanto attive delle premesse che ci danno i fatti storici.
d’uscita è la lotta politica interna perché la rotta del partito Lenin fu un caso eminente, straordinario, di questa fun-
venga ripresa, poche o tante siano le forze che si polariz- zione, per intensità ed estensione di essa. Per quanto
zeranno su questa strada; e solo lo sviluppo della lotta fra meraviglioso sia il seguire l’opera di quest’uomo all’ef-
le classi potrà decidere se quella lotta politica interna è fetto di intendere la nostra dinamica collettiva della
stata in sintonia con la dialettica storica ed ha quindi avuto storia, non noi però ammetteremo che la sua presenza
successo. condizionasse il processo rivoluzionario alla cui testa lo
Un’ulteriore lezione va, dunque, tirata. Pur rivendican- abbiamo veduto, e tanto meno la sua scomparsa arresti
do il rigore organizzativo di cui la sinistra comunista diede le classi lavoratrici sul loro cammino. La organizzazione
storicamente esempi significativi, Bruno è stato fin troppo in partito, che permette alla classe di essere veramente
flessibile in determinati momenti nell’accettare certe ade- tale e vivere come tale, si presenta come un meccanismo
sioni al partito non verificate e cristalline dal punto di vista unitario in cui i vari «cervelli» (non solo certamente i
politico e degli atteggiamenti pratici (come l’ingrossamen- cervelli, ma anche altri organi individuali) assolvono
to repentino di certe sezioni, o la nascita troppo veloce di compiti diversi a seconda delle attitudini e potenzialità,
nuove sezioni); e non ha mancato di prendere posizioni tutti al servizio di uno scopo e di un interesse che progres-
sbagliate che il lavoro di partito non seppe correggere in sivamente si unifica sempre più intimamente «nel tempo
tempo e che alla fine travolsero anche lui, come al tempo e nello spazio» (questa comoda espressione ha un signi-
della crisi interna esplosiva del 1982-84, di fronte alla quale, ficato empirico e non trascendente)». Il partito, inteso
dopo un periodo di vero sbandamento politico e una specie come un tutto organico e mosso da una volontà unitaria a
di «ritiro sull’Aventino», cedette al sentimentalismo «di raggiungere gli scopi finali dell’emancipazione del proleta-
partito» e al formalismo letterario affidandosi per la «rior- riato, e della società intera, dalla schiavitù salariale e
ganizzazione» del partito al carisma personale, al tribunale mercantile.
borghese che gli riconobbe la «proprietà» della testata Queste stesse parole ricordammo alla scomparsa di
«programma comunista», e al localismo (chiudendo artifi- Amadeo, la cui opera seguimmo con passione e dedizione
cialmente nei confini «italiani» il lavoro di riorganizzazione classista. Ma intendemmo, con lui, che la sua scomparsa
che intese svolgere insieme soltanto ad altri vecchi com- non avrebbe arrestato il cammino delle classi lavoratrici,
pagni a lui sentimentalmente legati, rifiutando la lotta forze sociali che hanno sì bisogno dell’organizzazione del
politica interna quando questa era ancora possibile e proletariato in classe, quindi in partito (come chiarisce
necessaria, abbandonando inoltre coscientemente i con- bene il Manifesto di Marx-Engels), ma che non si fanno
tatti con i compagni all’estero teorizzando che «prima» ci condizionare dalla presenza o meno di grandi uomini, di
si doveva riorganizzare e rafforzare in Italia e «poi» si grandi «cervelli». Il lavoro sistematico, continuo, grigio,
sarebbero tentate sortite «all’estero»). Da questa imposta- anonimo dell’impersonale partito di classe è proseguito,
zione, completamente in opposizione all’internazionalismo e prosegue, nonostante la sua morte, nonostante la morte
e all’impostazione tradizionale della sinistra comunista, di Lenin, e prima ancora di Marx ed Engels, e di centinaia
non poteva che discendere tutta una serie di espedienti di «cervelli», di «stomaci» e di muscoli che l’altrettanto
organizzativi allo scopo di ingrossarsi numericamente, e al impersonale forza storica del movimento proletario e rivo-
diavolo la coerenza politica oltre che programmatica. luzionario ha prodotto, e continuerà a produrre. Morti che
L’aggregazione con la cosiddetta «sezione di Schio» non hanno arrestato lo sforzo che elementi della classe

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Bruno Maffi

proletaria, o transfughi della borghesia, hanno continuato, costituito, si intende, da elementi scelti. La quistione non
e continuano nel tempo a produrre per la formazione di si pone a noi con un contenuto giuridico, ma come un
quella compagine fisica che chiamiamo partito, il partito problema tecnico non pregiudicato da filosofemi di dirit-
formale, il partito con una sua gerarchia, un centro, organi to costituzionale o, peggio, naturale» (22).
direttivi e sezioni territoriali. Già all’epoca Amadeo Bordiga rivendicava, in mancan-
Si potrà obiettare che il cammino delle classi lavoratrici, za di quella possente macchina ch’era Lenin, un organo
dall’epoca gloriosa della rivoluzione d’Ottobre, non è collettivo costituito da elementi scelti come centro del
avanzato di molto verso la rivoluzione internazionale, data partito. Ancor più quest’organo collettivo era necessario
la condizione attuale di straordinario indietreggiamento ad un partito, ricostituitosi dopo le tremende sconfitte del
del proletariato sul terreno della lotta di classe rispetto agli movimento rivoluzionario comunista internazionale, per il
anni Venti del secolo scorso. Ma il cammino storico delle quale diveniva vitale trarre tutte le lezioni, anche a livello
classi lavoratrici, caratterizzato dall’antagonismo di classe organizzativo, da quelle sconfitte. E la collettività di cui si
e dalla lotta fra le classi, non è cammino lineare, regolare, parla non è quella democratica e borghese nella quale ogni
graduale, progressivo; è al contrario cammino irto di osta- elemento, anche scelto, è portatore di «sue» opinioni da
coli e che ad ogni scontro di classe storicamente importante imporre o da confrontare con gli altri; è una collettività
può avanzare di decenni o rinculare di cinquantenni, a organica che rappresenta al meglio il pensiero e la volontà
seconda dell’andamento della guerra fra le classi. Da classista del movimento rivoluzionario, in cui l’integrazio-
questo punto di vista, anche il cammino del partito di classe ne delle capacità individuali è nello stesso tempo obiettivo
non può essere considerato un cammino di sviluppo e funzione pratica, in mancanza della quale integrazione
lineare, progressivo, graduale; è anch’esso, anzi più della l’organo collettivo di direzione si inceppa lasciando spazio
classe proletaria stessa dato che ne condensa gli scopi alla prassi dell’individualismo borghese. Alla morte di
storici, irto di ostacoli, e il suo sviluppo non può che Amadeo, formidabile sonda storica e macchina da lavoro
seguire un andamento a strappi, ad avanzate e a rinculi, a anch’egli, il partito di ieri aveva ancor più bisogno di un
rafforzamenti ed estensioni o a ridimensionamenti e ridu- organo collettivo formato da elementi scelti, e la selezione
zioni ai minimi termini. I militanti, gregari e capi, non sono naturale sul materiale umano a disposizione produsse un
esenti dalle conseguenze di questi andamenti, dalle conse- gruppo di compagni, per la maggior parte italiani, fra i quali
guenze dell’andamento della lotta fra le classi e dei rapporti si distingueva in particolare Bruno.
di forza esistenti fra le classi; la differenza fra i militanti del Il capo, i capi, il centro del partito hanno responsabilità
partito di classe e i semplici componenti della classe politiche, non nel senso che hanno diritto a mutare l’indi-
proletaria sta nel fatto di essere partecipi di un’attività rizzo politico del partito o ad inventarsi formule tattiche o
teorica, politica e pratica della collettività-partito, di quel- organizzative diverse da quelle già definite per i famosi
l’organo che condensa e unisce la coscienza di classe (gli lunghi periodi e larghi spazi; nel senso che hanno il
obiettivi storici, il programma, la teoria) e la volontà d’azio- compito tecnico di dirigere la complessa attività del partito
ne «nel tempo e nello spazio». senza deviare dall’impostazione predefinita. Se deviano,
Riprendiamo il filo del discorso del 1924 di Amadeo non stanno più svolgendo una funzione tecnica, ma una
Bordiga, citato sopra: revisione politica; e la lotta politica interna è inevitabile.
«Non tutti gli individui hanno dunque lo stesso posto Lotta che, finché resta nei limiti dati dall’impostazione
e lo stesso peso nella organizzazione: man mano che generale e dalla disciplina organizzativa, ha probabilità di
questa divisione dei compiti si attua secondo un piano successo rispetto al raddrizzamento politico dell’attività di
più razionale (e quello che è oggi per il partito-classe partito (vedi ad esempio le Tesi d’Aprile di Lenin), ma che
sarà domani per la società) è perfettamente escluso che uscendo da quei limiti innesta inesorabilmente un proces-
chi si trova più in alto gravi come privilegiato sugli altri. so di separazione o di scissione.
La evoluzione rivoluzionaria nostra non va verso la Le contraddizioni che percorsero la vita e l’attività più
disintegrazione, ma verso la connessione sempre più che trentennale del partito concentrarono le loro linee di
scientifica degli individui tra loro. Essa è antiindividua- forza sul centro del partito, dunque sui compagni che ne
lista in quanto materialista; non crede all’anima o a un facevano parte e, dal 1968-69, su Bruno che era al vertice
contenuto metafisico e trascendente dell’individuo, ma della piramide dopo Amadeo. Vi sono ragioni materiali, e
inserisce le funzioni di questo in un quadro collettivo, perciò obiettive, che spiegano come un compagno possa,
creando una gerarchia che si svolge nel senso di elimi- ad un certo punto della lotta, cedere e iniziare a transigere,
nare sempre più la coercizione e sostituirvi la razionalità prima su fatti organizzativi, poi su certe linee tattiche, ed
tecnica. Il partito è già un esempio di una collettività infine – se non raddrizzato in tempo – sui principi. Logo-
senza coercizione. ramento fisico in un lunghissimo periodo di lotta
«Questi elementi generali della quistione mostrano controcorrente, delusione rispetto alle attese – per quanto
come nessuno meglio di noi è al di là del significato razionalmente dimensionate e spiegate – della ripresa della
banale dell’egualitarismo e della democrazia «numeri- lotta di classe (il 1975 era stato indicato nelle previsioni di
ca». Se noi non crediamo all’individuo come base Amadeo Bordiga come l’anno non solo della crisi econo-
sufficiente di attività, che valore può avere per noi una mica capitalistica mondiale – il che è stato – ma anche come
funzione del numero bruto degli individui? Che può l’anno di apertura della crisi rivoluzionaria – che non è
significare per noi democrazia o autocrazia? Ieri aveva- stato) in anni in cui la stessa lotta di difesa immediata
mo una macchina di primissimo ordine (un «campione» elementare da parte del proletariato internazionale aveva
di eccezionale «classe», direbbero gli sportivi) e questo enormi difficoltà a decollare; difficoltà interne di partito che
potevamo metterlo all’apice supremo della piramide trovavano sì una buona reattività da parte di molti compa-
gerarchica: oggi questi non v’è, ma il meccanismo può gni sul piano politico generale, ma che laceravano nello
seguitare a funzionare con una gerarchia un poco diver- stesso tempo le poche forze che costituivano il centro del
sa in cui alla sommità vi sarà un organo collettivo partito, centro che dovette affrontare il difficile periodo

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Bruno Maffi

segnato dal decennio del terrorismo brigatista e punteg- cabile possibile dall’infezione elettoralesca o personalisti-
giato da importanti scissioni. Fra queste, quella detta ca.
«fiorentina» del 1973 fu in una certa misura la più lacerante Lo sforzo, soprattutto dopo la morte di Amadeo Bordi-
non solo per la scissione in sé – la prima grande scissione ga, di caricarsi della non facile eredità di responsabile
dalla morte di Amadeo – ma soprattutto per le conseguenze centrale del partito con atteggiamento del tutto scevro da
che ebbe anche a distanza di tempo (praticamente fino alla ambizioni e atteggiamenti intellettualistici e personali va
crisi esplosiva del 1982-84). riconosciuto a Bruno, anche se, con il processo di crisi che
Una lezione tirata dalla sinistra comunista, e spesso scosse il partito di ieri tra il 1979 e il 1982, le difese contro
ricordata dallo stesso Bruno: il partito si dirige dall’alto, lo l’assalto di tendenze revisioniste e liquidazioniste cedette-
si organizza dall’alto, perché teoria, programma e principi ro, in lui come in molti altri compagni, fino a fargli perdere
costituiscono il vertice, ossia gli obiettivi finali storici della il corretto orientamento marxista.
lotta di classe e della rivoluzione; ma si comincia a distrug- I capi hanno responsabilità maggiori degli altri compa-
gerlo dal basso, dagli aspetti di vita quotidiana, dal campo gni rispetto al partito e al suo sviluppo futuro, non ci sono
dell’organizzazione e della tattica, campi nei quali più dubbi. Ma ai capi, secondo le tesi della sinistra comunista,
radicata è la forza dell’ideologia e della prassi borghese e non è permesso «inventare nuove tattiche e mosse, sotto
democratica. E quando è il centro del partito a scivolare sul pretesto di fatti nuovi» (23) e nel ruolo che sono chiamati
piano inclinato dell’impazienza, dell’uso di espedienti per a svolgere argomentano, difendono e utilizzano la dottrina
ingrossare le file dell’organizzazione o per tenere insieme marxista senza «facoltà di mutarla da quella stabilita sin
forze di fatto centrifughe, della transigenza sul piano dalle origini nei testi classici del movimento» e dirigono
tattico ed organizzativo, gli effetti della degenerazione l’organizzazione che è «unica internazionalmente e non
sono inevitabilmente più devastanti. E’ avvenuto per il varia per aggregazioni o fusioni ma solo per ammissioni
partito bolscevico di Lenin, per la stessa Internazionale individuali» (mentre a tutti gli organizzati è vietato di
Comunista, ed è avvenuto anche per il partito comunista «stare in altro movimento») secondo un piano tattico
internazionale-programma comunista. predefinito e stabilito internazionalmente e a «sistema
E’ una sconfitta, per il partito e per il proletariato, certo, chiuso». Ricordava Amadeo che non è il «buon partito» a
ma è un prezzo che si paga nella guerra di classe tra le forze fare una «buona tattica», ma è la buona tattica a fare il buon
del comunismo rivoluzionario e le forze della conservazio- partito; in altre parole, se il partito, solido dal punto di vista
ne borghese. Alla fine però, ne siamo certi, le forze del teorico e politico, adotta un piano tattico coerente e ben
comunismo rivoluzionario ne usciranno vittoriose per di- definito, è grazie a questo piano tattico e all’azione di partito
namica storica del movimento delle grandi masse proletarie ad esso corrispondente – tenuta sempre presente la situa-
e per l’intransigenza teorica e pratica (che non vuol dire zione dei rapporti di forza fra le classi – che il partito
settarismo) del partito che ritroverà la vincente saldatura rafforzerà se stesso e rafforzerà l’influenza nelle file del
non solo con la teoria marxista (che è vitale) ma anche con proletariato. Se ne deduce, d’altra parte, che una cattiva
la formidabile tradizione del movimento internazionale tattica, una tattica sbagliata incide sul partito a tal punto da
della sinistra comunista. Lavorare per questo obiettivo, deviarne il percorso di sviluppo portandolo – se non
per la formazione di questo partito è stato, ed è, lo scopo combattuta adeguatamente e in tempo – a degenerare
dei militanti rivoluzionari anche nelle peggiori condizioni nonostante, in origine, rivendicasse teoria e programma
storiche come quelle che da più di ottant’anni ammorbano politico ineccepibilmente marxisti. E per cattiva tattica va
il movimento operaio e la sua vita a livello mondiale. intesa quella che si basa sull’adozione di espedienti, di
La «selezione naturale» grazie alla quale determinati formulazioni vaghe o ambigue, di decisioni determinate
compagni diventano capi di partito non solo risponde ad dalle situazioni contingenti e perciò inevitabilmente ondi-
una organica vita interna del partito di classe nello svilup- vaghe; insomma una tattica non vincolata a priori, e perciò
po della sua più ampia attività, ma si rivela in ultima analisi non definita in modo chiaro e netto, a rispettare le direttive
criterio molto più affidabile di qualsiasi altro che poggi politiche e programmatiche del partito.
sulla conta delle teste e dei loro voti. Chi meglio apprende Fu proprio la Sinistra comunista italiana, nel congresso
la teoria marxista e il suo maneggio, chi meglio rappresenta del 1921 dell’Internazionale Comunista, ad insistere affin-
in modo coerente la complessità della politica del partito di ché l’adesione all’Internazionale (i famosi 21 punti)
classe e la sua attività, chi meglio possiede gli strumenti prevedesse anche il rispetto di norme tattiche preventiva-
teorici di analisi per valutare le situazioni e per formulare le mente definite. Certo la buona tattica del partito di classe
necessarie previsioni politiche in modo che le forze del deriva dalla esatta valutazione della situazione storica in
partito si preparino in tempo utile al domani, chi meglio cui il movimento proletario e il partito agiscono, e quindi
possiede il vigore, la tempestività e la necessaria fermezza dalla corretta valutazione dei rapporti di forza fra le princi-
nell’applicazione delle linee politiche e tattiche del partito, pali classi sociali, proletariato e borghesia, e dalla corretta
e ne assicura la continuità d’azione nel tempo, condensa valutazione dell’influenza che mezzi e metodi di lotta pro-
quelle doti che fanno di un compagno militante un capo. letari hanno sull’azione del proletariato e sul suo sviluppo,
Nel partito proletario di classe non ci sono carriere, non ci e sull’azione del partito. La tattica del parlamentarismo
sono privilegi o prebende; c’è un duro lavoro da fare con rivoluzionario, sostenuta e difesa da Bucharin e dallo
continuità nel campo della teoria come in quello della stesso Lenin nel 1921 anche per ciò che riguardava l’azione
tattica, nel campo della politica come in quello organizza- dei partiti nell’Occidente europeo, pur avendo per obietti-
tivo, lavoro stabilmente controcorrente che si svolge in vo la distruzione del parlamento borghese e non il suo
una costante lotta contro l’influenza dell’ideologia bor- utilizzo ai fini della conquista del potere politico, si dimostrò
ghese e contro tutte le abitudini che la vita pratica e alla fine sbagliata. Pur giustificata ai loro occhi dal fatto che
quotidiana nella società borghese produce ininterrotta- le forze rivoluzionarie, e quindi i partiti dell’Internazionale
mente. Non ultima la lotta, anche alla scala individuale, per Comunista, dovevano approfittare – nel breve periodo di
rendere la vita personale di ogni compagno la meno attac- quegli anni in cui in Russia la vittoria rivoluzionaria bolsce-

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Bruno Maffi

vica anche sulla tremenda guerra civile non avrebbe potuto preferiamo – ma abbiamo sempre preferito – il taglio chirur-
resistere a lungo senza la vittoria rivoluzionaria in qualche gico. Perché se i capi, o il capo, non vanno bene è in un
grande e sviluppato paese europeo – di ogni mezzo che certo senso il partito nel suo complesso che non va bene;
potesse strappare le masse proletarie all’influenza delete- la crisi allora è inevitabile, come inevitabile è, ad un certo
ria del riformismo – dunque anche le elezioni e il parlamento punto, l’abbandono del partito da parte del o dei dissidenti,
democratico – quella tattica alla fine si rivolse contro le dunque la scissione.
forze rivoluzionarie sane e autentiche. Come non si votano i capi, non si sottomettono al voto
Con questo, si può sostenere che il partito bolscevico di maggioranze nemmeno tesi, piattaforme di lotta o pro-
di Lenin già nel 1921 stava degenerando? Certamente no, grammi rispetto ai quali l’insieme del partito sarebbe poi
ma se a questa tattica se ne aggiungono altre, come quella chiamato ad applicarne le direttive. E’ il portato storico
del «fronte unico politico» fra partiti comunisti rivoluzio- delle lotte sociali, politiche e rivoluzionarie del proletariato
nari e partiti riformisti, o come quella del «governo operaio» e del suo partito di classe che ha definito il programma del
(al posto di «dittatura del proletariato esercitata dal solo partito comunista e le linee politiche e tattiche fondamen-
partito comunista»), e altre oscillazioni anche in campo tali valide per tutto l’arco storico che separa la preistoria
organizzativo (come ad esempio l’accettazione nell’Inter- capitalistica (con la sua legge del valore, il denaro, il
nazionale di partiti «simpatizzanti»), allora nel bastione mercato) dalla storia degli uomini come esseri sociali che
intransigente fondato nel 1919 e rafforzato coi 21 punti di vivranno armonicamente nella collettività sociale del co-
Mosca nel 1921 si aprono delle fenditure attraverso le quali munismo. Il partito non ha bisogno di aggiornare
– come l’acqua nella crepa della diga – l’opportunismo si continuamente il suo programma; questo è già dato, è il
insinua fino a sfondarlo. programma rivoluzionario su cui è stata fondata l’Interna-
In un certo senso si può estendere il concetto anche zionale comunista, e il Partito comunista d’Italia. Se vi sono
all’aspetto dell’organizzazione di partito: una buona orga- aggiornamenti da fare lo sono soltanto a fronte di svolti
nizzazione, coerente con i dettami programmatici e politici storici determinanti (come ad esempio alla fine della secon-
del comunismo rivoluzionario, non inficiata da mescolanze da guerra mondiale, quando il nostro partito di ieri riprese
dottrinarie, politiche o tattiche fra tesi e programmi diffe- il testo del programma del Partito comunista d’Italia del
renti fra loro, e non inficiata da prassi in contraddizione con 1921 e lo integrò con altri 4 punti) e in ogni caso per scolpire
l’unitarietà e la disciplina politica necessaria al partito meglio e in modo più efficace il programma rivoluzionario
rivoluzionario, fa un buon partito. Tra il programma del già dato fin dal tempo di Marx ed Engels. A questo
partito e la sua organizzazione pratica vi deve essere proposito, e perché sia evidente per ogni compagno di ieri,
legame stretto, coerente, organico; se questa organicità di oggi e di domani, la nostra stampa riporta regolarmente
viene meno, il partito si disorganizza, e visto che non su ogni numero il «Programma del Partito Comunista
esistono organizzazioni neutre, esso cede a criteri, forme Internazionale»: esso è parte integrante dell’organo di
e principi organizzativi opposti, dunque del nemico di partito, in qualsiasi lingua sia possibile pubblicare, oggi «il
classe, e poco importa se i criteri saranno «democratici» o comunista» in italiano, «programme communiste» in fran-
di «dittatura» personale. cese, «el programa comunista» in spagnolo, «the
proletarian» in inglese; è parte integrante allo stesso
Centralisti, mai democratici modo della manchette «distingue il nostro partito».
Ma il partito, come la rivoluzione e la dittatura proleta-
ria, non «si dirige» da solo, da se stesso, ma deve essere
Siamo centralisti, non democratici, per cui i capi non diretto centralmente; il centro del partito ha la responsabi-
vengono eletti a maggioranza in congressi o adunanze lità di dirigere praticamente l’attività dell’insieme
generali e non assumono burocraticamente funzioni e ruoli dell’organizzazione, di emanare direttive, di dirigere gli
né «a vita» né a scadenze periodiche predefinite. Il capo, organi di stampa e di comunicazione del partito, di prendere
i capi, se non assolvono i loro compiti in modo coerente con decisioni pratiche valide e vincolanti per tutta l’organizza-
l’impostazione generale e ben definita del partito, sono zione e di intervenire, anche con misure di carattere
capi come minimo inadeguati, se non addirittura sbagliati; amministrativo – ma solo in casi di eccezionale gravità – per
ciò significa che il partito non è stato in grado di esprimere, sanare situazioni in cui il lavoro collettivo e univoco di
selezionare forze sufficientemente adeguate a svolgere partito è compromesso da divergenze o prassi contrastan-
quei compiti. Perciò, o quel partito ha bisogno ancora di ti.
maturare nella sua unità dialettica di teoria e prassi, e Dal punto di vista organizzativo interno di partito, ciò
dunque il processo di formazione del partito non è ancora che serve al movimento rivoluzionario del proletariato, e
giunto al livello di salda acquisizione del patrimonio teorico quindi alla sua guida per antonomasia – il partito di classe
e storico del movimento comunista internazionale, o la – è la miglior definizione della struttura, dei metodi e dei
selezione di quei capi o quel capo era sbagliata, si era mezzi che il partito si deve dare nelle diverse situazioni per
basata su criteri sbagliati che vanno corretti pena la dege- meglio rispondere ai compiti fondamentali di lotta contro
nerazione organizzativa dello stesso partito, e perciò in il capitalismo, contro la borghesia, contro ogni forma di
ultima analisi la sua morte. Se sostituzione deve avvenire, collaborazionismo e al compito di importare la teoria marxi-
questa non avviene, se non eccezionalmente, in modo sta, la teoria della rivoluzione proletaria nelle file del
amministrativo; lo sforzo che fa e deve fare il partito è di proletariato e nelle sue lotte. Non si tratta di inventarsi
alimentare costantemente la preparazione teorica e politica programmi, tattiche o forme organizzative geniali capaci di
dei compagni e di formare un clima di vita interna in grado per sé di accelerare il cammino della rivoluzione (non
di giungere alla soluzione dell’eventuale problema per via esistono), ma di applicare nel modo più efficace le linee
organica, per «selezione naturale» appunto. Certo che, di politiche già date tenendo conto delle situazioni e del loro
fronte all’eventualità dell’uso dell’accidente democratico mutare. E non si tratta nemmeno di sottoporre al voto di una
per eleggere un nuovo capo o rieleggerne uno vecchio, noi maggioranza (che è sempre contingente) piattaforme, tesi,

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Bruno Maffi

risoluzioni o programmi, credendo che il pensiero della volta. Abbiamo già affrontato la critica alle posizioni pra-
maggioranza del partito, di volta in volta sollecitato ad ticamente indifferentiste sostenute dal nuovo
esprimersi sulle più diverse questioni, sia il metodo più «programma comunista» – a proposito della questione
certo per «seguire la rotta giusta». La rotta di una nave palestinese – in un loro articolo del febbraio 2002. Ricordia-
viene decisa dal voto della maggioranza dei marinai? Non mo al lettore interessato il n. 80-81 del nostro periodico «il
esiste. Molto spesso Marx ed Engels, lo stesso Lenin, ma comunista» e il lavoro intitolato Critica alle posizioni
anche Bordiga, hanno avuto ragione dal punto di vista falsamente marxiste. Vale però la pena di riprendere le
storico, dal punto di vista delle finalità del comunismo, pur posizioni dei programmisti sostenute nel 1994 e nel 1999-
contro l’opinione di maggioranze di partito anche molto 2000.
vaste. E’ la sintonia con la direzione delle forze storiche che All’inizio del 1994 , il nuovo «programma comunista»
dà ragione, non l’opinione di un capo, per quanto grande pubblica un articolo intitolato «Quali prospettive di eman-
quest’ultimo possa essere, e tanto meno il voto di una cipazione del torturato popolo curdo?». In questo articolo
maggioranza, per quanto larga questa possa essere. E’ un esso prende posizione politica (cosa davvero rara per il
concetto, questo, difficile da digerire visto il clima politico nuovo «programma comunista») rispetto alla lotta nazio-
borghese intossicato da più di cent’anni dal principio e nale curda e a ciò che il proletariato, e il partito, devono fare
dalla prassi della democrazia; ma è d’obbligo per ogni e attendersi affinché la prospettiva della rivoluzione pro-
militante di partito farlo proprio. letaria prenda corpo come alternativa alla lotta nazionale.
L’esperienza di tante battaglie di classe anche sul In questo articolo si sostiene quanto segue: «i comunisti
terreno organizzativo interno di partito ha portato la Sini- devono operare, per quanto sta in loro, affinché una
stra comunista italiana a combattere la democrazia borghese punta avanzata dell’unica forza politica curda che si
non soltanto nei principi e nei programmi, ma anche nella batta conseguentemente contro l’oppressore – il PKK –
prassi e perciò negli stessi criteri organizzativi di partito. Il si sprigioni e, spingendosi oltre i limiti della lotta di
centralismo «democratico» – tanto caro ancor oggi a non resistenza nazionale, si ponga all’avanguardia della
pochi sedicenti marxisti, dimostrando così di essere molto lotta rivoluzionaria proletaria e comunista per l’abbat-
più attaccati all’aggettivo democratico che non al sostan- timento dell’intero apparato borghese di dominio in
tivo centralismo – por tava con sé residui delle forme tutto il Medio Oriente». Si prosegue, poi, affermando
borghesi nei confronti delle quali la storia della lotta di l’urgenza storica dell’attuazione di questa direttiva: «L’oc-
classe e della lotta rivoluzionaria del proletariato mondiale casione storica che si apre all’avanguardia proletaria
e del movimento comunista internazionale ha decretato sia del popolo curdo sia – in altre condizioni ma sulla
non solo l’inutilità per la buona riuscita della rivoluzione stessa base materiale – del popolo palestinese possibil-
proletaria, ma l’effetto dannoso in quanto conduttori di mente unite al di là di ogni barriera etnica non può e non
deviazioni democratiche a livello di principio e di teoria e deve essere lasciata sfuggire: dalla rivolta contro l’op-
in quanto agenti intossicanti l’attività di partito a causa dei pressore nazionale (anzi contro la Santa Alleanza degli
quali i militanti si possono trasformare essi stessi in veicoli oppressori nazionali) è urgente e necessario il passaggio
di opportunismo, di collaborazionismo e di cedimento alle alla lotta contro la radice di ogni oppressione, nel Medio
illusioni che la democrazia borghese sforna sempre a pieno Oriente come dovunque: il capitalismo» ( vedi il nuovo
ritmo. «programma comunista» n. 1, del 1994).
Noi non crediamo che la formazione e lo sviluppo del Abbiamo criticato nettamente queste posizioni, sia la
partito di classe – dal punto di vista della compagine fisica valutazione «storica» data in quell’articolo, sia la prospet-
organizzata in partito – dipendano dai «capi» che il partito tiva della rivoluzione proletaria e anticapitalistica in Medio
ha o si dà. Il partito che ha solide basi teoriche e program- Oriente basata sull’azione di imprecisate «punte avanza-
matiche, ben radicate nel marxismo, una buona e corretta te» di forze politiche esistenti di cui si afferma una
tattica legata a quelle basi e coerente con gli obiettivi storici «conseguente lotta contro l’oppressore» del tutto falsa (il
della rivoluzione proletaria perciò lontana da metodi prigio- PKK per i curdi, e l’OLP ovviamente per i palestinesi), sia
nieri dell’espedientismo e del contingentismo, la manovra tattica che prevede che i comunisti devono
un’organizzazione a sua volta coerente con i compiti di operare perché quelle «punte avanzate» si spingano oltre
domani e dalla vita interna scevra da personalismi, esteti- la «lotta di resistenza nazionale» ponendosi loro – dunque
smi, volontarismi e moralismi, è un partito in grado di frazioni di partiti borghesi – «all’avanguardia della lotta
selezionare buoni capi. Nel continuum spazio-temporale rivoluzionaria proletaria e comunista» in tutto il Medio
del partito, sono il lavoro di partito, la sua attività nei diversi Oriente! La nostra critica si trova nell’articolo «Curdi;
campi e lo sviluppo della lotta di classe a livello rivoluzio- emancipazione del popolo curdo o del proletariato cur-
nario che generano buoni capi. do?», pubblicato nel n. 43-44, del 1994, de «il comunista».
Ma, come è loro costume, i nuovi «programmisti» non si
degnarono di rispondere alla nostra critica, continuando
Oscillazioni devianti imperterriti per la loro strada e, anzi, ribadendo la validità
delle posizioni contenute in quel loro articolo pubblican-
sulla «questione nazionale» dolo successivamente nelle loro riviste in francese e in
inglese.
Dunque la posizione sbagliata, di fatto nazionalista
Il detonatore della crisi esplosiva del partito nel 1982- anche se mimetizzata con terminologia marxista, si ripre-
84 è stata la «questione palestinese», e più in generale le sentava in seno al «programma comunista». A noi, il
questioni nazionale e dell’autodecisione dei popoli legate bilancio della crisi e dei problemi politici, tattici e organiz-
alle prospettive rivoluzionarie nelle aree in cui esse non zativi che erano emersi durante e prima di quella crisi, ha
erano e non sono ancora storicamente risolte. E su tali dato modo di ristabilire sulla corretta rotta la direzione
questioni, Bruno e seguaci inciampano per l’ennesima dell’attività di partito – teorica, politica, tattica e organiz-

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Bruno Maffi

zativa che fosse – ridandoci quell’attenzione indispensa- concetti sbagliati. Nello stesso tempo, tirando qualche riga
bile per non ricadere negli stessi errori. Il nuovo sulle posizioni sbagliate del 1994, si «dimenticano» di
«programma comunista», che non volle mai tirare un serio quelle posizioni sbagliate! Nel 1999 citano più volte alcuni
bilancio dalle crisi del partito di ieri, non poteva che passi del loro articolo del 1994, quei passi di carattere
ricadere negli stessi errori non appena dalle posizioni generale su cui non ci sono specifiche critiche da fare, ma
programmatiche e politiche generali e, in un certo senso, a- si guardano bene dal criticare apertamente la posizione
temporali, passava a prendere posizione politica su problemi politica nazionalista che loro stessi avevano preso in
concreti, attuali, specifici di fronte ai quali mostrare quale precedenza. Il metodo è sempre quello di nascondere le
deve essere l’azione dei comunisti rivoluzionari. magagne, di «superare» gli errori…non parlandone, non
Devono passare cinque anni, perché sulla questione il affrontandoli apertamente. Ma così ci si mette nelle condi-
nuovo «programma comunista» tornasse, prendendo zioni di ricaderci, magari quando meno se l’aspetteranno.
una posizione opposta a quella sostenuta nel 1994. Nel n. Tacere sui propri errori è una pre-condizione per oscillazio-
2 del 1999 pubblica un articolo intitolato «La questione ni e deviazioni future.
curda» nel quale si affermano alcune cose: 1) «Nessuna La questione, in ogni caso, al loro interno non è sanata,
«rivoluzione borghese incompiuta» in Kurdistan», dun- tanto che sentono il bisogno di studiarla più a fondo. In un
que si esclude la prospettiva della «rivoluzione doppia», corposo studio che il nuovo «programma comunista» ha
ma non si precisa se quell’incompiuta riguarda i compiti pubblicato fra il 1998 e il 1999, intitolato: «Come poniamo
economici e i compiti politici della rivoluzione democrati- oggi le questioni nazionale e coloniale e dell’autodeter-
co-borghese o solo uno dei due campi di compiti; 2) il PKK minazione dei popoli», c’è un paragrafo in cui i
– il Partito dei Lavoratori Curdi – è «un partito nazionalista «programmisti» pretendono di spingersi oltre Lenin; in cui
democratico-borghese che ha scritto sulle proprie bandie- pretendono di dover coprire una lacuna rispetto alla quale
re la parola d’ordine antistorica dell’indipendenza Lenin avrebbe lasciato il compito di risolverla… ai posteri.
nazionale» (antistorica da che punto di vista? In base a Lacuna che riguarda, ma pensa un po’, proprio la questione
quale valutazione della situazione?); 3) cosa dire ai prole- dell’autodeterminazione dei popoli. Andiamo a vedere di
tari d’Occidente: «gli operai di tutti i paesi, e in primo luogo che cosa si tratta.
delle centrali imperialiste storicamente responsabili (e Questo paragrafo, intitolato «Grandiosa ma non espor-
beneficiarie) dello smembramento del Kurdistan e dell’in- tabile equazione dialettica di Lenin», riprende alcune
terminabile martirio del popolo curdo, devono riconoscere formulazioni dall’articolo «Osservazioni critiche sulla
incondizionatamente contro la propria borghesia il diritto questione nazionale» del 1913 in cui Lenin attacca decisa-
di autodecisione del popolo curdo, propagandando al mente il feticcio-nazione che da parte marxista va sempre
tempo stesso la necessità dell’unione dei proletari di respinto. Si legge sul nuovo «programma comunista» (n.7
qualunque nazionalità e lottando per essa», e si precisa: del 1998) a commento del brano citato: «Lenin, in questo
«Riconoscimento incondizionato: ossia a prescindere dalla brano, non fa che ribadire delle questioni di principio:
possibilità concreta che l’indipendenza nazionale del Kur- il feticcio-nazione, di cui ogni nazionalismo liberale
distan si affermi nelle attuali condizioni storiche»; 4) cosa borghese si pasce, per noi marxisti è comunque e sempre
dire ai proletari mediorientali: «I proletari iraniani, siriani, da respingere in quanto infetta il proletariato di vuoti
iracheni, armeni, azeri e soprattutto turchi hanno il dovere filosofemi borghesi, e questo vale anche per la semifeu-
primario di battersi contro i loro governi perché mollino la dale Russia del 1913, cui Lenin qui fa riferimento. Questa
presa sanguinosa sui curdi e riconoscano il loro diritto posizione di principio, che Lenin ribadisce, basta e
all’autodeterminazione»; 5) cosa dire al proletariato curdo: avanza per demarcare i confini invalicabili della tattica
«che il suo avvenire in quanto classe avrà inizio solo comunista in Russia rispetto ai borghesi democratici ed
quando esso riuscirà a uscire dal vicolo cieco del naziona- ai borghesi feudali sul terreno della comune lotta per
lismo», che «il suo partito, quello capace di difendere nel l’autodecisione nazionale: essi si prosternano alla Na-
presente i suoi interessi storici, non è e non può essere il zione, noi no. Ma non è affatto sufficiente per definire la
PKK», «né potrà essere partorito dall’ala sinistra del PKK: tattica di partito rispetto alla questione nazionale nelle
non siamo infatti più nell’epoca della lotta antifeudale, aree capitalisticamente avanzate. Vale a dire, riportan-
quando i partiti borghesi nazionalisti erano progressisti e doci all’epoca di Lenin, nell’area europea occidentale
portavano nel loro seno gli embrioni del futuro partito post-1871, in cui dalla degenerante socialdemocrazia
proletario» (il futuro partito proletario partorito dai partiti germinano le rivendicazioni dell’ »autonomia nazionale
borghesi nazionalisti antifeudali??? Questa è davvero una e culturale»». Dunque Lenin si sarebbe fermato a richia-
grande scoperta!); che «il partito comunista del Kurdistan mare un principio (quello dell’internazionalismo proletario
potrà nascere solo come sezione del Partito Comunista contro il nazionalismo borghese) considerato dai «pro-
Mondiale e dalla lotta implacabile contro l’ideologia nazio- grammisti» sufficiente per derivare la tattica del partito
nalista e contro il PKK, lotta che è un tutt’uno con quella marxista nelle aree precapitalistiche, ma del tutto insuffi-
contro la stessa borghesia curda sul terreno degli interessi ciente «per definire la tattica di partito rispetto alla questione
immediati degli operai e con la denunzia dell’inconsistenza nazionale nelle aree capitalisticamente avanzate»! Lacuna
e dell’impotenza di un nazionalismo storicamente fottuto, certo non marginale.
la cui unica «prospettiva» è quella di accucciarsi ai piedi Evidentemente ai professori di superamento del marxi-
dell’uno o dell’altro imperialismo». Rispetto al 1994, un smo che scrivono su «programma» sono sfuggite alcune
capovolgimento di 180 gradi. cose. Ad esempio il principio secondo il quale i comunisti
Insomma, la nostra critica, i nostri argomenti e il colle- rivoluzionari sono contro ogni tipo di oppressione eserci-
gamento che abbiamo fatto con la tenace polemica di Lenin tato dalle classi dominanti borghesi sia sul terreno
sulla questione dell’autodeterminazione contro tutti i su- economico, che sul terreno politico e sociale (come ad es.
per rivoluzionari dell’epoca, hanno avuto qualche effetto, l’oppressione sessuale, razziale, nazionale). I comunisti
anche se non sono bastati 5 anni per non cadere in ulteriori rivoluzionari sono contro ogni tipo di oppressione borghe-

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Bruno Maffi

se dal punto di vista della lotta di classe, perciò della concomitanti favorevoli, non facilmente rintracciabili in
democrazia in generale, o del suo ripristino se schiacciata altre situazione storiche, che erano: condizioni economi-
da dittature militari o fasciste, non ne faranno mai una che e sociali oggettivamente mature perché l’impianto
parola d’ordine di partito. Se la Nazione è un feticcio, lo è politico e militare dello zarismo cedesse di fronte all’urto
tanto più la Democrazia. Ciò non significa che il partito della guerra imperialista e dei movimenti sociali dei conta-
proletario comunista non debba, in determinate aree e in dini e dei proletari; condizioni politiche internazionali
determinate situazioni storiche, farsi carico di una tattica favorevoli alla rivoluzione politica borghese; condizioni
che preveda l’attuazione di rivendicazioni democratiche sociali interne che vedevano il movimento proletario gi-
come nel caso, appunto, del riconoscimento del diritto alla ganteggiare, pur se poco numeroso ma molto concentrato
separazione delle nazionalità oppresse. nelle grandi città decisive, su qualsiasi altro movimento
Il problema vero è quello di far discendere dai principi sociale; condizioni soggettive del movimento proletario
la corretta tattica rivoluzionaria che nella sua applicazione particolarmente favorevoli grazie alla presenza e all’in-
non vada in direzione opposta non solo ai principi ma fluenza determinante del partito bolscevico di Lenin. Sono
anche agli obiettivi storici del movimento proletario rivo- queste le condizioni che hanno fatto dire a Lenin che in
luzionario. Nella polemica degli anni Venti del secolo Russia, rispetto ai paesi capitalisti avanzati, era stato «più
scorso sul parlamentarismo rivoluzionario da applicare facile» prendere il potere politico, ma sarebbe stato molto
anche nei paesi capitalisticamente avanzati, in cui oltretut- più difficile mantenerlo in mancanza della vittoria rivoluzio-
to la democrazia parlamentare si era radicata da decenni e naria in uno o più paesi avanzati europei.
aveva avuto modo di intossicare a fondo il proletariato Ebbene, il principio del riconoscimento incondiziona-
europeo e nordamericano, sia i sostenitori del parlamen- to del diritto all’autodecisione dei popoli, collegato alla
tarismo rivoluzionario che i critici di questa tattica partivano tattica della «doppia rivoluzione», in forza dei compiti
dallo stesso principio: Democrazia-feticcio, parlamenti da storici da assolvere, non solo politici ma anche economici
distruggere insieme con lo Stato centrale. La storia ha poi (passare dal feudalesimo o dal semifeudalesimo al capita-
dato ragione ai critici del parlamentarismo rivoluzionario, lismo pieno), sembra non dare problemi ai «programmisti».
a Bordiga per intenderci, non ai Gorter o agli anarchici: il Essendovi dei compiti economici di trapasso dal pre-
parlamentarismo rivoluzionario si risolse semplicemente capitalismo al capitalismo da assolvere, come dire… tutto
in parlamentarismo e basta, salvo l’unico caso rappresen- si giustifica. Ma nei paesi avanzati non vi sono compiti di
tato dal Partito comunista d’Italia diretto dalla sinistra progresso economico da mettere in pratica, non si tratta più
comunista che applicò disciplinatamente e caparbiamen- di passare dal precapitalismo al capitalismo pieno; nel
te, nonostante fosse fortemente critico, questa tattica. capitalismo pieno, e anzi, stramaturo, ci siamo già da un bel
Dimostrazione che quella tattica poteva essere applicata pezzo. Dunque?
in modo corretto anche nei paesi capitalistici avanzati, Nello studio del nuovo «programma comunista», che
anche se ciò non significava che automaticamente avreb- abbiamo citato, si giunge a ridurre ad una equazione, anzi
be potuto ottenere il successo desiderato. Dunque: stessi a una doppia equazione, la tattica di Lenin (la mania di
principi, tattica attuabile anche nei paesi capitalistici avan- ridurre tutto in pillole è dura a morire). Si sostiene infatti
zati, risultato storico finale negativo. La difficoltà reale che: «Lenin imposta il problema dell’autodeterminazio-
nella definizione della giusta tattica sta proprio in questo: ne e delle sistemazioni nazionali nell’area grande-slava
che dagli stessi principi si possono far discendere tattiche collegandole strettamente al programma rivoluzionario
diverse a seconda che ci si rivolga ai proletari delle nazioni del proletariato nell’ottica della «doppia rivoluzione»,
oppresse o ai proletari delle nazioni che opprimono. Quin- che la situazione storica poneva all’ordine del giorno. La
di, la valutazione della situazione concreta dei rapporti di rivendicazione dell’autodecisione è posta quindi con
forza tra le classi e del potenziale rivoluzionario influenza- un’energia ed una decisione che non derivano dal fatto
bile dal partito comunista, diventa basilare. Una volta che essa costituisca per noi un principio [ci siamo final-
ancora è la teoria, che serve per analizzare e valutare le mente!, basta ridurre un principio ad una tattica, e il gioco
situazioni, ad essere la base guida di ogni azione tattica. è fatto!], derivante dall’applicazione di astratti impera-
Ma senza bilancio degli errori e delle sconfitte la stessa tivi etici di Eguaglianza, Giustizia e simili metastoriche
teoria diventa un semplice oggetto di propaganda lettera- baggianate,ma dal dialettico collegamento con le neces-
ria. sità della lotta di classe del proletariato. La doppia
Il riconoscimento incondizionato del diritto all’auto- equazione di Lenin può essere scritta in questi termini:
decisione dei popoli è un principio, che si collega nessuna attuazione di un assetto nazionale nell’area
direttamente all’altro che recita: contro ogni tipo di oppres- grande-slava e, in generale, dei compiti della rivoluzio-
sione borghese, principi che non decadono con l’avvento ne democratico-borghese, senza il trionfo del movimento
dell’imperialismo. Nella tattica della «doppia rivoluzione», proletario; nessun trionfo del movimento proletario
applicabile nelle aree e nei paesi in cui esistano le condi- senza l’attuazione di questi compiti». Tutto ciò portereb-
zioni storiche perché la rivoluzione borghese si effettui e be ad una perfetta tattica da applicare nelle aree
la rivoluzione proletaria si possa imporre sull’onda della precapitalistiche, come nel caso dell’area grande-slava;
stessa rivoluzione borghese, non è scritto che la sua ma nelle aree capitalisticamente avanzate questa tattica
corretta applicazione otterrà sicuramente il successo de- non è ritenuta applicabile perché i compiti della rivoluzione
siderato. L’unico esempio storico in cui la «doppia democratico-borghese non sarebbero più all’ordine del
rivoluzione», ossia la rivoluzione in permanenza di Marx, giorno.
si è effettivamente verificata portando al successo entram- Più avanti nello studio, sviluppando un paragrafo dal
be le rivoluzioni (quella borghese e quella proletaria) è titoletto «La questione nazionale nel quadro della rivo-
rappresentato dalla rivoluzione russa del 1917: il febbraio luzione proletaria», dunque nel quadronon della rivoluzione
borghese superato e politicamente cancellato dall’ottobre «doppia» ma di quella «semplice», si torna ad elogiare
proletario. E questo lo si deve ad una serie di fattori Lenin contro le posizioni degli «indifferentisti» che so-

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stengono formalmente il riconoscimento del diritto delle quelle «prive di qualsiasi autonomia economica» che le
nazioni oppresse all’autodecisione nella misura in cui è rende «serve delle massime potenze imperiali» e quelle che
all’ordine del giorno la rivoluzione «doppia», ma lo negano non essendo «prive di qualsiasi autonomia economica»
rispetto alla rivoluzione proletaria «semplice» poiché la non sarebbero perciò «serve delle massime potenze impe-
dittatura proletaria (non più «democratica degli operai e dei riali»? Ma Lenin che combatte contro l’«economismo
contadini») liquidando dal potere i partiti borghesi radicali imperialistico», ribadisce continuamente che «l’autodeci-
liquiderebbe automaticamente anche la questione dell’au- sione riguarda solo la politica e che è quindi sbagliato porre
todecisione. Dall’aver sostenuto, appena in precedenza, il problema dell’irrealizzabilità economica»; e porta esempi
una posizione simile a quella degli indifferentisti, con la concreti: «Con la sola forma politica della Polonia, sia
scoperta che Lenin non aveva sviluppato un’impostazio- essa una parte della Russia zarista o della Germania, una
ne tattica sufficiente anche per i paesi avanzati, i regione autonoma o uno Stato politicamente indipen-
«programmisti» passano a criticare gli indifferentisti lan- dente, non si può né vietare né abolire la sua soggezione
ciando Lenin contro di loro (da una posizione all’altra è al capitale finanziario delle potenze imperialistiche,
passato solo 1 mese, settembre 1998-ottobre 1998). Ora l’accaparramento delle azioni delle sue aziende da parte
non risparmiano lodi a Lenin, ma arriva il momento di di questo capitale. L’indipendenza della Norvegia, «re-
distinguersi ancora, quando decidono di riassumere la alizzata» nel 1905, è puramente politica. Essa non ha
posizione: «nel quadro della rivoluzione proletaria «pura» scosso e non poteva scuotere la sua dipendenza econo-
la classe operaia può essere chiamata dal suo partito a mica» (Intorno a una caricatura del marxismo e
battersi per il riconoscimento del diritto all’autodecisione all’»economismo imperialistico», Opere, XXIII, p.46).
dei popoli a fini esclusivamente politici e comunque solo Quel diritto non si nega a nessuna nazionalità, proprio
per l’autodecisione degli altri popoli, il che significa che per gli argomenti svolti da Lenin. Al contrario il partito di
non dovrà mai più lottare per l’indipendenza della propria classe nega la propria solidarietà, il proprio sostegno, a
nazionalità». A parte l’estrema sintesi di una questione determinate politiche o a gruppi politici che utilizzano quel
così complessa, che porta al semplicismo, ciò che non si diritto all’autodecisione e la rivendicazione dell’indipen-
chiarisce è se il proletariato, cui il partito chiederebbe di denza nazionale per fini reazionari e controrivoluzionari
battersi per il riconoscimento del diritto all’autodecisione, (vedi l’IRA irlandese, il PKK, l’OLP, ecc.). Come fu il caso
è il proletariato della nazione opprimente o della nazione degli slavi del sud di cui Engels tratta verso la fine dell’Ot-
oppressa, e se il partito lancerebbe questa direttiva anche tocento (il proletariato europeo non si farà massacrare in
nella situazione di potere rivoluzionario già conquistato, una guerra per l’indipendenza dei croati, da sempre popolo
dunque di dittatura proletaria instaurata. Ma sono le frasi reazionario e usato dagli Asburgici per reprimere i moti di
successive che rivelano quel che, sotto sotto, sta a cuore indipendenza nazionale delle nazionalità oppresse dagli
a questi professori. Asburgici stessi). Quanto all’accenno che in questo para-
Vi si afferma, infatti: «Vi è un caso, infine, in cui il grafo gli studiosi di «programma» fanno agli israeliani,
proletariato nega recisamente il diritto di autodecisio- indicati come «i croati del XX secolo», ci sembra del tutto
ne, non importa se il contesto è quello di una «rivoluzione sballato con la questione dell’autodecisione dei popoli
doppia» o semplice: è il caso delle nazionalità che in oppressi, visto che sono gli israeliani ad opprimere diret-
tanto sono reazionarie in quanto sono prive di qualsiasi tamente la popolazione palestinese. Ma anche questo
autonomia economica [ecco rispuntare la fusione fra esempio rivela un imbarazzo profondo da parte dell’attuale
compiti politici e compiti economici], il che le rende di fatto «programma comunista» a far proprie le tesi di Lenin.
serve delle massime potenze imperiali, e trasforma le loro Finché si tratta di sbandierarle, demagogicamente, come
impudenti velleità indipendentiste in un semplice prete- tesi generali, nessun problema; appena si tratta di usarle
sto controrivoluzionario nelle mani di quelle». per prendere posizione chiara e netta sulla questione,
E con ciò si contraddice quel che poco più di una allora cominciano i «se» e i «ma», e si oscilla molto
dozzina di accapi precedenti si era appena affermato: pericolosamente, cadendo come abbiamo visto nell’eco-
«Lenin fu costretto a combattere questa tesi [quella degli nomismo imperialista.
indifferentisti] ed a sottolineare che, con il trionfo della I compiti della rivoluzione democratico-borghese pos-
rivoluzione proletaria, in Russia come in ogni altro sono essere di ordine economico e di ordine politico, non
Paese del mondo, anche il più sviluppato capitalistica- sono necessariamente un tutt’uno. La rivoluzione politica
mente, il riconoscimento del diritto di separazione delle non va forzatamente in sincrono con la trasformazione
nazioni e dei popoli oppressi resta la base necessaria economica; mentre la trasformazione economica chiede
affinché la classe operaia della nazione oppressa si possa prepotentemente l’attuazione della rivoluzione politica.
dissociare dalla propria borghesia, associandosi frater- Storicamente, nelle società di classe fino alla società capi-
namente alla classe operaia delle altre nazioni, inclusa talistica, la trasformazione economica, almeno in una sua
quella che fino a quel momento era stata corresponsabile prima attuazione, precede l’evoluzione e la rivoluzione
della sua oppressione». politica. E’ lo sviluppo economico di un nuovo modo di
L’affermazione di negare il diritto di autodecisione alle produzione – sempre classista – all’interno della vecchia
nazionalità «serve delle massime potenze imperiali», è tutta società che spinge verso la necessità di rivoluzionare la
interna alla concezione secondo la quale quel riconosci- sovrastruttura politica esistente, proprio per permettere
mento non appartiene ai principi (i comunisti rivoluzionari appunto il massimo sviluppo economico possibile. D’altra
sono contro ogni forma di oppressione, dunque anche parte, l’autodecisione – sottolinea Lenin – riguarda solo la
contro ogni oppressione nazionale), ma ad un tatticismo politica ed è sbagliato porre il problema dell’irrealizzabilità
che ritiene opportuno riconoscere quel diritto in determi- economica (24).
nate aree e meno in altre, verso determinate nazionalità Se prendiamo in considerazione la rivoluzione proleta-
piuttosto che altre. Ma in base a quale principio si nega ria cosiddetta «pura», ossia inerente ad un paese o un’area
quel diritto? A quello che distinguerebbe le nazionalità fra a capitalismo sviluppato, i compiti politici della rivoluzione

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Bruno Maffi

non sono obbligatoriamente in sincrono con i compiti di zione. Se gli operai svedesi non si fossero schierati senza
trasformazione economica. Anzi, la rivoluzione proletaria condizioni per la libertà di separazione dei norvegesi,
è prima di tutto una rivoluzione politica, grazie alla cui sarebbero stati degli sciovinisti, dei complici dei grandi
vittoria la dittatura proletaria sarà in grado di intervenire proprietari terrieri svedesi, che volevano «trattenere» la
nell’economia e passare, date le condizioni di rapporti di Norvegia con la violenza e con la guerra. Se gli operai
forza internazionali favorevoli, alla sua trasformazione in norvegesi non avessero posto il problema della separa-
socialismo e poi in comunismo pieno. Senza la vittoria zione a certe condizioni, a patto cioè che anche gli iscritti
della rivoluzione politica a livello internazionale non c’è al partito socialdemocratico potessero votare e far pro-
alcuna possibilità di passare alla effettiva e profonda paganda contro la separazione, avrebbero trasgredito il
trasformazione economica della società. La lotta contro il loro dovere di internazionalisti e sarebbero caduti nel-
riformismo e coloro che pensavano di poter giungere al l’angusto nazionalismo borghese della Norvegia.
socialismo attraverso la conquista dei comuni, del parla- Perché? Perché la separazione veniva compiuta dalla
mento e dello Stato per via democratica e parlamentare è borghesia e non dal proletariato! Perché la borghesia
direttamente collegata alla preparazione rivoluzionaria norvegese (come ogni altra borghesia) tende sempre a
del partito e del proletariato, fuori e contro gli istituti e le dividere gli operai del suo paese da quelli di un paese
istituzioni borghesi. Si tratta di rivoluzione politica, dun- «straniero»! Perché ogni rivendicazione democratica
que di rivoluzione, di sovversione violenta della società, (compresa l’autodecisione) è subordinata per gli operai
la cosa più autoritaria che ci sia (Engels), non di passag- coscienti agli interessi superiori del socialismo. Se, per
gio pacifico e graduale da un pre- ad un post-. esempio, la separazione della Norvegia dalla Svezia
E’ comunque un fatto che il capitalismo, pur dominan- avesse significato una guerra, sicura o probabile, dell’In-
do il mondo col suo modo di produzione, i suoi commerci ghilterra contro la Germania, gli operai norvegesi
e la sua evoluzione finanziaria, non ha risolto tutti i avrebbero dovuto per questa ragione schierarsi contro la
compiti democratico-borghesi che storicamente avrebbe separazione. E gli operai svedesi, senza cessare di essere
dovuto risolvere. Grazie al suo sviluppo ineguale nelle socialisti, avrebbero avuto il diritto e la possibilità di far
diverse aree del globo e nei diversi paesi, non ha soltanto propaganda contro la separazione solo nel caso in cui si
allargato la forbice tra i paesi avanzati e i paesi arretrati, fossero battuti in modo sistematico, coerente e costante
ma ha anche sviluppato il dominio coloniale e imperiali- contro il governo svedese per la libertà di separazione
stico delle grandi nazioni su tutte le altre. E’ aumentata, della Norvegia. In caso contrario, gli operai e il popolo
ed aumenta sempre più, nella fase imperialista dello svi- della Norvegia non avrebbero creduto, e non avrebbero
luppo capitalistico, l’oppressione nazionale, e con essa potuto credere, alla sincerità del consiglio degli operai
ogni genere di oppressione. Ciò ha provocato, e continua svedesi» (25).
a provocare, situazioni in cui la «questione nazionale» è Qui Lenin dimostra in modo eccellente il maneggio della
ancora attuale, è ancora un intralcio allo sviluppo della teoria e il maneggio della tattica comunista. L’esempio della
lotta di classe del proletariato non solo dei paesi oppressi Norvegia rispetto alla nazione opprimente Svezia è indica-
ma anche dei paesi che opprimono altre nazioni. tissimo proprio per dimostrare come anche nelle aree a
Lenin non si dedicò soltanto all’area grande-slava, capitalismo avanzato non solo è possibile che l’autodeci-
come i professori di «programma comunista» vogliono sione, e dunque la separazione di una nazione oppressa
far credere. Basta leggere, appunto, il testo di Lenin dalla nazione opprimente, è realizzabile, ma che la tattica
intitolato Intorno ad una caricatura del marxismo e comunista non si adagia sulla rivendicazione nazionale
all’«economismo imperialistico», del 1916, dove Lenin della borghesia oppressa, ma si distingue da essa netta-
sviluppa la sua polemica sulla questione dell’autodeci- mente perché subordina quella rivendicazione democratica
sione dei popoli prendendo ad esempio proprio un’area agli interessi superiori del socialismo, cioè agli interessi
di capitalismo avanzato, la Svezia, e la lotta dei norvegesi della lotta di classe proletaria e alla lotta rivoluzionaria per
per la separazione dalla Svezia. Ma si vede che questo l’abbattimento del potere borghese, di ogni potere borghe-
testo è sconosciuto ai nostri professori, et pour cause! se nazionale.
Tutto un ampio e lungo studio su una questione così E sulla questione palestinese, che è stata la questione
complicata e che è stata al centro più volte di crisi nel intorno alla quale si è sviluppata la crisi del partito di ieri fino
movimento comunista internazionale (e non solo nella ad esplodere e a mandare in mille pezzi l’organizzazione
storia del nostro partito), e neanche uno sguardo a quel «partito comunista internazionale-programma comuni-
testo di Lenin? Ma non è una «svista»; per dimostrare una sta»?
propria teoria i «programmisti» di oggi vanno a prendere Bisogna attendere il 2000, 18 anni dalla crisi esplosiva
le citazioni che servono, ad hoc, alla maniera di tanti del partito di ieri, perché il nuovo «programma comunista»
aggiornatori che abbiamo incontrato nel nostro cammino. si prenda la briga di tornare sulla questione e… prendere
In questo testo Lenin, in poche righe, esplicita la posizione.
tattica del partito di classe partendo dal principio del L’articolo dedicato alla questione si intitola «La que-
riconoscimento incondizionato del diritto all’autodeci- stione palestinese e il movimento operaio internazionale»,
sione dei popoli :«La Norvegia ha «realizzato» nel pubblicato nel n. 9 del 2000 di «programma comunista» (poi
1905, nell’era del più sfrenato imperialismo, il preteso pubblicato nella loro rivista francese «Cahiers internatio-
irrealizzabile diritto all’autodecisione». «L’azione degli nalistes», n.8, maggio 2001). In esso non si fa alcun accenno
operai norvegesi e svedesi, in questo caso concreto al fatto che tale questione è stata al centro di molte diver-
desunto dalla vita, è stata «monistica», unica, interna- genze all’interno del partito di ieri, fino alla crisi generale del
zionalistica solo perché e in quanto gli operai svedesi 1982-84. Ma ciò che caratterizza questo articolo è il fatto di
hanno incondizionatamente sostenuto la libertà di se- ricollegarsi esclusivamente a degli articoli che apparvero
parazione della Norvegia, e gli operai norvegesi hanno su «programma comunista» del 1970, del 1965, del 1958.
posto condizionatamente il problema di questa separa- Tutti lavori che affrontano la «questione palestinese» da

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Bruno Maffi

un punto di vista molto generale, e che indicano ai proletari ma di applicare il principio del riconoscimento incondizio-
palestinesi (e ai proletari egiziani, iracheni, libanesi, siriani, nato al diritto alla separazione nazionale (di fronte ai
sauditi) la prospettiva della lotta rivoluzionaria per l’abbat- principi ci si genuflette, ma poi si passa oltre…) sia il
timento dell’ordine costituito in tutti i paesi del Medio problema di indirizzare al proletariato israeliano la conse-
Oriente come unica prospettiva che porti la soluzione gna di battersi perché quel diritto sia riconosciuto ai
definitiva della loro oppressione nazionale. Come dire che palestinesi, proprio in vista di liberare il terreno della lotta
battersi per la rivoluzione proletaria e la conquista del di classe dall’intossicazione nazionalista e dimostrare in
potere per l’instaurazione della dittatura proletaria, sia pratica, nei fatti, che non si ha e non si vuole avere nulla
l’unico modo di battersi anche contro l’oppressione nazio- a che fare con l’oppressione e la repressione israeliana
nale. Non si entra nel merito della «questione palestinese», contro i palestinesi. Riconoscersi come fratelli di classe fra
della lotta di resistenza all’oppressione esercitata in parti- proletari palestinesi e proletari israeliani non sarà mai
colare da Israele, dei rapporti fra proletariato palestinese possibile finché da parte dei proletari israeliani non vi sarà
e proletariato israeliano. una chiara e dura lotta contro la propria borghesia proprio
Il nuovo «programma comunista» sostiene che «Ogni sulla questione dell’autodecisione palestinese. A meno
sbocco della questione palestinese, nel quadro degli che non si decida, come ha fatto «programma comunista»,
attuali rapporti economici e sociali e nell’ottica del che al proletariato israeliano non si debba lanciare alcuna
contemporaneo mantenimento dello statu-quo non pote- indicazione di classe, alcuna prospettiva di lotta interna-
va e non può che essere fittizio e illusorio»; e continua: zionalista, alcuna critica per il comportamento di fatto
«Oggi che il ciclo delle lotte e dei movimenti puramente complice della propria borghesia nell’oppressione e nella
nazionali per la Palestina e tutto il Medio Oriente è repressione dei palestinesi!
definitivamente privo di qualunque prospettiva storica, Nell’articolo sopra citato (n.9 del 2000 di «programma
per le masse proletarie palestinesi esiste un’unica solu- comunista») non si fa alcun riferimento, ad esempio, ad un
zione, che contiene anche la possibilità dello scioglimento articolo del 1973 (Il Medio Oriente nella prospettiva
del nodo dell’oppressione e della discriminazione nazio- classica del marxismo rivoluzionario) sul quale contenu-
nale; la lotta per la rivoluzione proletaria internazionale, to Bruno e i suoi seguaci si erano arroccati all’epoca delle
a partire dall’abbattimento di tutti gli Stati della regio- divergenze interne sulla «questione palestinese». In que-
ne, da Israele alle varie repubbliche ed emirati arabi, e sto articolo del 1973, in verità, non si prende una posizione
dalla cacciata dei vari briganti imperialisti che control- precisa nel senso che non si danno indicazioni ai proletari
lano politicamente ed economicamente lo sfruttamento palestinesi, e arabi in generale, e ai proletari israeliani, sul
delle masse mediorientali, lotta nella quale sarà chiama- solco delle posizioni di Lenin sul riconoscimento del diritto
to ad entrare dalla forza materiale delle cose anche il all’autodecisione ecc. In questo articolo si indica la lotta
proletariato dei paesi imperialisti e alla quale il prole- contro l’imperialismo e lo Stato sionista di Israele come un
tariato mediorientale dovrà congiungersi affinché la potenziale rivoluzionario che viene disorientato e disarma-
rivoluzione possa trionfare alla scala mondiale». to dalle organizzazioni della resistenza palestinese, e
E in un altro articolo apparso nel loro n.10 del 2000, rispetto al quale si lancia una prospettiva con queste
intitolato: «Serbia e Palestina. Le false questioni nazio- parole: «Perché la guerra rivoluzionaria può essere solo
nali», sostengono ancora che «in entrambe le aree [Serbia il prolungamento di una rivoluzione, e la guerra santa
e Palestina, ndr.] non si pone più storicamente alcuna delle masse sfruttate del Medio Oriente contro l’imperia-
«questione nazionale» e dunque non si può applicare la lismo e lo Stato sionista sarà il prolungamento di una
consegna marxista dell’autodecisione dei popoli per il lotta rivoluzionaria che vedrà il proletariato e i semi-
proletariato di qualsiasi nazionalità», precisano che proletari delle campagne sollevare e trascinare le masse
tale consegna non riguarda né «il proletariato apparte- dei fellah contro le classi dominanti arabe e israeliane,
nente alla nazionalità che in questo momento potrebbe sfidando perciò stesso la dominazione del capitalismo
apparire come una nazionalità «oppressa» (quindi per internazionale». E si conclude: «Spetta al proletariato
il proletariato palestinese piuttosto che per quello koso- delle metropoli imperialistiche assolvere il compito sto-
varo) (…) ma anche e soprattutto per il proletariato rico, di paralizzare, prima di distruggerli, questi centri
della nazionalità predominante, quindi per il proleta- nervosi della conservazione e dello sfruttamento del
riato israeliano o serbo». A parte il fatto che è del tutto mondo intero. La condizione necessaria della vittoria di
artificioso equiparare la situazione in cui si trovano il queste lotte convergenti è la ricostituzione del Partito
proletariato palestinese e quello kosovaro, ai programmi- Comunista mondiale» (26).
sti preme dichiarare che «il disfattismo cui essi sono In queste parole vi è una valutazione molto ottimistica
chiamati infatti non può giungere fino alla rivendicazio- sul potenziale rivoluzionario rappresentato dalla lotta dei
ne di un diritto di autodecisione palestinese piuttosto senza riserve palestinesi, tanto da illudere e illudersi che
che kosovaro», e questo per ragioni «obiettive», ossia sarebbero bastate la presenza e l’attività del Partito comu-
perché nei Balcani e in Palestina – aprite le orecchie – non nista mondiale perché quel potenziale fosse effettivamente
esiste una «effettiva oppressione nazionale» che invece utilizzato per mettere in movimento la rivoluzione proletaria
esisterebbe in Kurdistan. Nel caso dei palestinesi l’op- nel Medio Oriente, e quindi a livello internazionale. Sapen-
pressione nazionale non esiste «perché uno straccio di do che stava per scoppiare una crisi economica di grandi
stato nazionale la borghesia palestinese l’ha conquista- dimensioni a livello internazionale (il famoso 1975) si spe-
to». Ecco fatto: con un colpo di bacchetta magica rava che le masse proletarie e diseredate palestinesi – data
l’oppressione nazionale che subiscono i palestinesi, spe- la loro indomabile lotta armata nei Territori, in Giordania, in
cificamente da parte di Israele, è svanita, non esiste più; e Libano – potessero essere considerate un po’ come il
da quello che scrivono i programmisti, non esiste dal 1970, proletariato russo nel periodo 1905-1917, caratterizzate
cioè dall’epoca del Settembre nero giordano! Con questo com’erano da «un’alta carica esplosiva» alla quale man-
giochetto i programmisti si sono tolti di mezzo sia il proble- cava solo una direzione proletaria rivoluzionaria. E’ questa

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Bruno Maffi

attesa che alimenterà poi nel partito una specie di rincorsa la situazione controrivoluzionaria, peraltro molto prolun-
a coprire il «ritardo» nella «ricostituzione del Partito gata nel tempo, ha sul proletariato e sulla sua lotta per
Comunista mondiale», e la conseguente delusione e de- l’emancipazione dalla società borghese, che il partito subi-
moralizzazione per il fatto di non esserci «riusciti», tanto sca – dalla realtà sociale e dall’esistente rapporto di forza
che nel 1982, quando la lotta della resistenza palestinese fra le classi a favore della classe dominante borghese –
torna in primo piano con tutta la sua alta tensione, i condizioni di formazione e di attività particolarmente diffi-
compagni che si aspettavano dal partito la possibilità cili. Lo sfondo storico e sociale determina anche la qualità
pratica di influenzare quella lotta e dirigerla verso gli dei membri del partito rivoluzionario, la loro forza e la loro
obiettivi proletari e rivoluzionari e dovettero verificare che debolezza, la loro tenuta o la loro fragilità; strumenti della
il partito non era in grado di fare quel che loro si aspetta- lotta rivoluzionaria di domani ma prodotti dal corso della
vano, furono i primi che andarono in tilt. lotta rivoluzionaria di ieri, i membri del partito di classe, e
Ebbene, il nuovo «programma comunista», che tanto tanto più i capi, possono essere schiacciati dalle contrad-
pomposamente aveva «rivendicato» il lavoro di partito dizioni dell’oggi rischiando continuamente di cadere
fino al giugno del 1983 (ossia fino a quando era ancora in nell’opportunismo, dunque di tradire la causa alla quale
piedi il vecchio centro con a capo Bruno Maffi, e il giornale avevano dedicato le loro migliori energie. Non vi sono
era sotto il suo controllo diretto), ora rinnega non solo «garanzie» particolari, non vi sono articoli di statuto che
quella rivendicazione, ma anche lo sforzo che il partito ha possano impedire a priori questo tradimento; Amadeo
fatto sulla «questione palestinese» (e sulla questione ricordava sempre, storia alla mano, che chi più facilmente
dell’autodecisione in generale) successivamente agli anni tradisce il partito sono i capi piuttosto che i gregari. Le
Settanta. Certo, che si tratti di un lavoro non sempre in linea cause materiali dei voltafaccia dei capi (dai Bernestein ai
con le corrette posizioni marxiste è vero, soprattutto quan- Kautsky, dai Plekanov agli Stalin, e via coi Togliatti, i
do fu lanciata la prospettiva di una Repubblica Operaia e Gramsci, i Thorez ecc.) possono essere molte e diverse, ma
Contadina del Medio Oriente (27); ma è altrettanto vero tutte riconducibili all’essenza dell’opportunismo, ossia
che vi sono state riprese continue per rimettere la questio- alla visione borghese della lotta fra le classi e del suo
ne sul giusto binario (come ad es. con gli articoli: Il Medio sviluppo che mette al proprio centro l’eternità del modo di
Oriente al limite fra due epoche, Interessi imperialistici, produzione capitalistico ammettendo soltanto possibili
lotte nazionali e lotta di classe in Palestina e in Libano, aggiustamenti in senso riformistico e gradualistico delle
La lotta nazionale delle masse palestinesi nel quadro del contraddizioni sociali che da esso sgorgano imperiosa-
movimento sociale in Medio Oriente), nel periodo che va mente.
dal settembre del 1982 al giugno del 1983. Il partito di classe agisce nella società borghese e
Sta di fatto che il nuovo «programma comunista» ha ovviamente subisce le reazioni delle sue azioni e la pressio-
deciso di mantenersi nella posizione più generale possibi- ne ideologica e materiale della borghesia; esso può difendere
le, in una posizione che in realtà si dimostra vuota, da la propria continuità teorica e programmatica, dunque
rivoluzionari della frase. Evidentemente ciò che scriveva anche organizzativa, con le sole armi della critica teorica
Lenin nel 1916, nel citato Intorno a una caricatura del allenando la propria compagine alle battaglie di classe nei
marxismo, importa ben poco ai nostri programmisti: «La diversi livelli di intervento, ma senza improvvisare nuove
rivoluzione sociale può compiersi soltanto come un’epo- tattiche, nuovi metodi di interpretazione della realtà e delle
ca che associa la guerra civile del proletariato contro la situazioni, o criteri organizzativi di tipo democratico i quali,
borghesia nei paesi più progrediti a tutta una serie di in realtà, facilitano l’emergere all’interno del partito del
movimenti democratici e rivoluzionari, compresi i movi- localismo, del personalismo, del carrierismo, criteri che
menti di liberazione nazionale, nei paesi non evoluti, lasciamo interamente alla borghesia e alla sua visione
arretrati e nelle nazioni oppresse. Perché? Perché il mercantile della vita sociale. Il partito che apre la sua tattica
capitalismo si sviluppa in modo ineguale, e la realtà agli espedienti tattici, nell’illusione di facilitare la sua
oggettiva ci mostra, accanto alle nazioni capitalistiche influenza nella massa proletaria e di ingrossare le proprie
molto evolute, tutta una serie di nazioni economicamente fila per diventare un organismo forte e potente, è un partito
molto deboli e non sviluppate» (Opere, cit., pag.58). Ecco destinato al fallimento, è un partito che degenera fino al
perché la «questione nazionale» non perde di interesse per ribaltamento completo del suo ruolo nella lotta fra le classi
i comunisti rivoluzionari; lo sviluppo ineguale del capita- passando dalla parte del nemico borghese. E’ successo al
lismo, in situazione di profonda crisi economica e sociale, grande e formidabile partito bolscevico di Lenin, minato e
e di fronte alla rivoluzione proletaria che scuote gli equilibri infine distrutto dai continui cedimenti alle illusioni dell’op-
borghesi, provoca la messa in moto di movimenti sociali di portunismo; è capitato anche ad organismi ben più fragili
ogni genere, di movimenti che si oppongono alle più dal punto di vista teorico e pratico come il nostro partito di
diverse forme di oppressione esistenti sotto il dominio ieri.
dell’imperialismo; e la rivoluzione proletaria dovrà fare i I capi, anche nei processi di degenerazione del partito
conti con quei movimenti ai quali l’evoluzione storica proletario di classe svolgono un ruolo che alle volte si rivela
stessa la associa. decisivo. Avvenne con il voto dei crediti di guerra da parte
di quasi tutti i vertici dei partiti socialisti nel 1914, contro cui
Si lavora per il partito di si scagliarono le forze della sinistra marxista; avvenne con
la teorizzazione del socialismo in un solo paese nel 1926,
classe, nonostante il pericolo contro cui si scagliarono per l’ennesima volta le forze della
sinistra marxista. Nel primo e nel secondo caso la sinistra
di degenerazione comunista vinse sul piano teorico e sul piano politico; nel
primo caso vinse anche sul piano della concreta lotta
rivoluzionaria per il potere con la vittoriosa rivoluzione
Non c’è dubbio, per noi, data la materiale influenza che d’Ottobre 1917, l’instaurazione della prima vera dittatura

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Bruno Maffi

proletaria nella storia, e la fondazione dell’Internazionale tarmente strutturato, fase di crisi e di degenerazione oppor-
comunista; nel secondo caso, al contrario, sul piano della tunista. Tutte queste fasi hanno visto la presenza e l’attività
lotta rivoluzionaria per il potere nell’avanzato capitalismo di Bruno Maffi, come dicevamo, sempre al vertice della
europeo, fu sconfitta. Capi e gregari delle correnti della responsabilità centrale. A cavallo tra gli anni Sessanta e
sinistra comunista internazionale furono dispersi, perse- Settanta, periodo in cui l’attività esterna e nelle file prole-
guitati, massacrati, messi nelle condizioni di non agire sia tarie aumentò notevolmente rispetto al periodo precedente,
dalle forze dichiaratamente borghesi che dalle forze della si pose al partito la questione della valutazione non solo del
controrivoluzione staliniana. Capi e gregari delle correnti periodo che si stava attraversando, ma anche del suo
opportuniste e staliniste aumentarono invece il loro peso processo di sviluppo e dei nuovi compiti che il partito
politico che – poggiandosi sulla completa rinuncia ai doveva affrontare.
compiti comunisti internazionali anche di fronte al nuovo Quegli anni divennero cruciali per il partito non tanto
fenomeno del fascismo considerato falsamente come «un per il 1968 (che è sempre stato sovrastimato non solo dai
passo indietro nella storia» invece che un obbligatorio «protagonisti» ma anche dai ceti politici borghesi) quanto
passo avanti dello sviluppo imperialistico del capitalismo per l’avvicinarsi della crisi economica mondiale del 1975 e
– riuscì a riportare le grandi masse proletarie, già pesante- per l’attesa crisi rivoluzionaria, entrambe previste dal par-
mente disorientate e massacrate, nell’alveo del riformismo, tito vent’anni prima. Se i dati economici, scrutati sempre
per dedicarsi esclusivamente alla difesa dell’ordine demo- con grande attenzione dal lavoro del partito sul corso del
cratico mistificato come «tappa necessaria» nel lungo capitalismo mondiale, iniziavano già nel 1967-68 a far
cammino della rivoluzione proletaria. Con l’andare del intravedere una incipiente crisi economica nei maggiori
tempo però – e non poteva che essere così – i riferimenti paesi capitalisti, tardavano invece, e di molto, a presentarsi
alla rivoluzione proletaria, alla conquista violenta del po- sulla scena storica gli elementi relativi alla agognata ripresa
tere politico, all’abbattimento dello Stato borghese per della lotta di classe, vasta e duratura, con la conseguente
sostituirlo con lo Stato proletario, insomma alla lotta di perdita di influenza del riformismo tricolore sindacale e dei
classe fino alla dittatura del proletariato esercitata da un partiti cosiddetti «operai» sul proletariato e spinta prole-
unico partito proletario, quello comunista, si persero a taria alla riorganizzazione classista sul terreno della difesa
causa dell’opera assidua di mistificazione cui l’opportuni- immediata; di crisi rivoluzionaria, poi, non si poteva nem-
smo si dedicò alacremente, e rimasero soltanto quelli della meno lontanamente parlare. Il riformismo aveva ancora in
democrazia borghese, del parlamentarismo, della «conqui- serbo potenti armi politiche e sociali da utilizzare: da
sta elettorale» dei comuni, delle provincie, delle regioni, del sinistra con l’unificazione delle centrali sindacali ufficiali,
governo centrale, e della legalità borghese. lo Statuto dei Lavoratori, l’assalto elettorale al governo da
Il nostro movimento politico, modestissimo dal punto parte dei partiti di sinistra, Pci e Psi in testa; da destra, da
di vista numerico, ma grande dal punto di vista del lavoro parte della borghesia reazionaria e conservatrice che spin-
di restaurazione della dottrina marxista e del bilancio sto- geva verso la «strategia della tensione», verso il terrorismo
rico delle controrivoluzioni, attraversò diverse fasi dalla nero coperto dallo Stato con i tentativi di golpe e le stragi,
sua riorganizzazione in Italia nel 1943, alla sua definizione al quale il terrorismo rosso, brigatista soprattutto – da noi
organizzativa in partito, sempre in Italia, nel 1952, al suo chiamato riformismo con la pistola, visto l’obiettivo di
sviluppo alla scala internazionale negli anni Sessanta e impedire al Pci di mettersi d’accordo con la Democrazia
Settanta. Un cordone ombelicale legò per un certo tempo Cristiana per governare assieme l’Italia – rispondeva alla
i militanti che si organizzarono dal 1943 in poi nel partito stragi fasciste «gambizzando» capireparto particolarmen-
comunista internazionalista alla Frazione all’estero del te odiosi ed esponenti della borghesia imprenditoriale o dei
Partito comunista d’Italia (Pcd’I) costituita da militanti ceti politici, fino al sequestro Moro e alla sua uccisione nel
antistalinisti del Pcd’I in Francia nell’esilio politico forzato 1978.
a causa delle persecuzioni fasciste. Ma, come sottolineò Il partito si trovò di fronte, da un lato, al compito di
più volte Amadeo Bordiga, il nostro partito di ieri non si lottare contro l’«impazienza rivoluzionaria» caratteristica
riconobbe come «erede» della Frazione all’estero del Pcd’I, dei gruppi lottarmatisti – che rivendicavano e praticavano
alla quale in ogni caso andava riconosciuto lo sforzo di la lotta armata come succedaneo della lotta rivoluzionaria
aver mantenuto vivo un legame con le posizioni e il pro- illudendosi di suscitare nel proletariato la spinta di classe
gramma del Partito comunista d’Italia del 1921, dunque con a rovesciare il potere della borghesia… democristiana – e
le posizioni e le battaglie di classe della Sinistra comunista. in particolare delle Brigate Rosse. Dall’altro, di fronte al
Il movimento politico per elevarsi a partito aveva bisogno compito di lottare contro lo «spontaneismo conservatore»
di tirare tutte le fondamentali lezioni dalla controrivoluzio- e «corporativo» diffuso dall’opportunismo nelle file ope-
ne staliniana e dalla stessa rivoluzione vittoriosa in Russia raie che rivendicava sì la difesa dei diritti acquisiti nelle
nel 1917; aveva bisogno di fondarsi su di un’opera di lotte sindacali del decennio precedente, ma li rivendicava
restaurazione del marxismo assolutamente indispensabile nell’ambito delle cosiddette «riforme di struttura», nel
data la distruzione dei cardini teorici del movimento comu- «quadro delle compatibilità», nella «politica degli investi-
nista internazionale; aveva bisogno di organizzarsi in menti», ossia nel quadro della politica collaborazionista
modo politicamente omogeneo e con linee tattiche e una del sindacalismo tricolore. Il centro non riuscì all’epoca a
prassi interna di partito direttamente discendenti dal bilan- comprendere fino in fondo il peso e la forza che il cosiddet-
cio storico della controrivoluzione. Ebbene, dopo un’opera to «Sessantotto» – ovvero i movimenti dell’estremismo di
di ripresa dei cardini del marxismo e di primo bilancio della sinistra sia nella versione stalinista che nella versione
controrivoluzione staliniana durata almeno 7 anni, con la anarchico-autonomista – avrebbe avuto negli anni Settan-
scissione del 1952 si configurano i lineamenti teoricamente ta; e non parliamo qui del Sessantotto studentesco in
e programmaticamente certi e coerenti affinché quel partito quanto tale, bensì dei movimenti sociali. Il riformismo
veda la luce, seppure in forma embrionale. tradizionale dello stalinismo, russofilo, statalista, organiz-
Fase embrionale, fase di circolo, fase di partito elemen- zativista, tendente al compromesso con le forze politiche

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Bruno Maffi

e sociali del cattolicesimo, da un lato lasciava posto a erano manifestate se non episodicamente e, tutto som-
reazioni di tipo anarcoide, da «autonomia operaia» o da mato, in forme non troppo pesanti. Il partito rivoluzionario,
«lotta continua», dall’altro stimolava reazioni di tipo par- se non vuole ingessarsi nella propaganda dei principi e,
tigianesco-resistenziale spingendo, a causa delle crisi quindi, nella impotenza della propaganda letteraria, ha il
economiche, sia elementi della piccola borghesia frustrati dovere di intervenire in ogni spiraglio che la situazione
e in via di proletarizzazione sia elementi proletari verso la sociale e politica consente alla sua azione, sul terreno più
risposta militarista, o lottarmatista che dir si voglia. La crisi generale della critica politica come su quello più specifi-
economica di dimensioni mondiali che si stava avvicinan- co dell’azione proletaria in difesa delle condizioni
do metteva in movimento tutti gli strati sociali, compresa immediate di vita e di lavoro. La resistenza che molta parte
la grande borghesia che se, da un lato, paventava la del partito di allora fece a che il partito assumesse
reazione del movimento operaio sul quale stava per calare praticamente il compito di orientare, incoraggiare e con-
ulteriori peggioramenti in termini di salario, di orario di tribuire anche praticamente all’organizzazione della lotta
lavoro, di mobilità e di licenziamenti, dall’altro non era classista e alla sua difesa, la si deve certo ad una abitu-
sicura della tenuta sulla trincea della politica dei sacrifici da dine contratta, forzatamente data la situazione oggettiva,
parte dei sindacati tricolore, e in particolare della Cgil. I nei decenni precedenti di limitarsi al lavoro di studio
tentativi di golpe, la strategia della tensione, i servizi teorico e di analisi politica. E la si deve anche al timore di
segreti deviati, l’arrembaggio alle potenze mediatiche come sbagliare, al timore di andare fuori strada, di contraddire
il Corriere della Sera e ai grandi monopoli facevano da le tesi che distinguevano il nostro partito sul piano
contraltare ai tentativi governativi di centrosinistra e alla tattico e organizzativo. Ma, come molte volte ribadito in
politica della concertazione. articoli di giornale e circolari interne, il partito non poteva
Le tensioni sociali, in Italia in particolare, ma anche in non assumere quei compiti e mettere finalmente in pratica
Francia, in Spagna, in Inghilterra, e i conseguenti scioperi gli indirizzi di classe che, da un punto di vista generale,
anche molto duri, e manifestazioni di piazza sui quali la andavamo da tempo propagandando nelle file del prole-
polizia interveniva con fermi e manganelli, agitavano gli tariato.
strati proletari come non succedeva da tempo, mettendo Ebbene, gli scontri che scossero il partito negli anni
spesso i proletari più combattivi in urto con le burocrazie Settanta e che lo portarono alla crisi esplosiva del 1982,
sindacali e con le burocrazie dei grandi partiti di sinistra, sostanzialmente fra coloro che intendevano assumere il
leggi Pci e Psi. Furono episodi di questo tipo che illusero compito di intervenire nelle lotte immediate con l’obiet-
i «rivoluzionari della domenica» che credettero ad una tivo anche di organizzarle e coloro che si opponevano a
svolta «epocale» (come se il proletariato fosse oggettiva- questa direttiva col pretesto del pericolo di cadere nel-
mente pronto alla lotta rivoluzionaria finale, e mancava l’attivismo, nel sindacalismo, nell’immediatismo, rilevano
solo la sua «direzione politica»), che presero i fenomeni di una fragilità teorica che si era andata formando nel
delusione verso i sindacalisti tricolore come rottura col periodo in cui, morto Amadeo Bordiga, c’era chi dava per
riformismo, che presero lo stesso fenomeno del brigatismo terminata l’opera di restaurazione della dottrina marxista
rosso come la risposta «sbagliata» alla maturazione del e di bilancio politico della controrivoluzione, credendola
proletariato nella sua «coscienza di classe». ormai «acquisita» da parte dei componenti del partito, e
Il lavoro di partito – anche in considerazione del fatto per compito del partito la sua diffusione e la sua propa-
che effettivamente lo stalinismo tradizionale, quello degli ganda. Nei fatti, proprio coloro che credevano di aver
anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, mostrava un reale ormai acquisito un buon maneggio della teoria, nell’op-
logoramento quanto a presa sicura sul proletariato, e porsi all’assunzione dei nuovi compiti da parte del partito
perciò si andava perdendo l’effetto di contrasto netto con dimostravano di non aver acquisito neanche una briciola
una forza, sì controrivoluzionaria, ma ben identificata e di quella teoria che andavano pomposamente propagan-
ormai semplice da contrastare – si faceva più difficile; le dando ripetendo frasi e ripubblicando testi di Amadeo
forze dell’opportunismo si andavano modificando, lo sta- Bordiga (magari senza indicare che erano di Bordiga, in
linismo stava perdendo il monopolio che aveva in omaggio del tutto pretesco all’anonimato).
precedenza, i gruppi politici che nascevano e si sviluppa- Nel partito di ieri si è sempre pensato che le crisi più
vano alla sinistra del Pci (la famosa sinistra gravi e devastanti siano state quelle provocate dalla
extraparlamentare) andavano ad aumentare la concorrenza deviazione attivista, volontarista. Non riteniamo che sia
politica verso il proletariato e il loro rivoluzionarismo sbagliata questa considerazione. Ma va messo in rilievo
verbale e il loro movimentismo pratico e quotidiano face- che, proprio in relazione alla situazione storica in cui il
vano breccia negli strati più sensibili del proletariato delusi, nostro partito si è formato – e cioè la situazione storica
appunto, dal sindacalismo tradizionale. Si trattava non meno favorevole alla ripresa della lotta di classe – e
solo di studiare i nuovi raggruppamenti politici e i nuovi quindi alla forzata limitazione dell’attività di partito, per
fenomeni sociali (nuovi non nel senso di mai esistiti in il suo 99%, allo studio della teoria e all’analisi politica, la
precedenza, ma nelle forme fenomeniche), e di analizzare deviazione indifferentista, o attendista, non è stata meno
con cura la curva del riformismo, ma di attrezzare il partito devastante. Sia perché ha alimentato, per reazione, posi-
affinché fosse in grado di intervenire in ogni caso negli zioni di tipo attivistiche, sia perché, soprattutto, ha
spiragli che, nonostante la continua e prevalente influenza comunque stravolto il senso profondo dello studio della
dell’opportunismo sul proletariato in generale, si aprivano teoria e dell’analisi politica. Analisi concreta della situa-
all’azione dei militanti rivoluzionari. zione concreta, ricordava Lenin; ossia, è necessario che
E’ intorno a questi nodi che si sviluppano nel partito in il partito di classe sia in grado di analizzare in modo
quegli anni tutte le contraddizioni che fino ad allora, data preciso e concreto la situazione in cui il proletariato si
la situazione sociale non particolarmente favorevole alle trova e agisce e in cui lo stesso partito si trova ed agisce,
parole e alle azioni di chi non fosse inquadrato stabilmente nell’ambito di rapporti di forza fra le classi mai del tutto
negli apparati di partito e sindacali dello stalinismo, non si immobili. Ma se l’analisi della situazione non serve per

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Bruno Maffi

l’azione del partito nella situazione analizzata, a che serve innanzitutto, i suoi interessi di classe mediando, appunto,
analizzare la situazione? e quando le risorse borghesi lo permettono, con gli interes-
Nonostante, dunque, il pericolo di cadere in errore, o si proletari – se non è inquadrata nella lotta più generale
addirittura di deviare dalla giusta rotta marxista, il partito contro la borghesia, contro il capitalismo, dunque contro
rivoluzionario non può esimersi dal rivendicare, in situa- la società capitalistica e i suoi pilastri politici, dallo Stato
zione sfavorevole tutti i compiti da svolgere nella situazione alle più diverse istituzioni borghesi.
favorevole alla lotta rivoluzionaria, e dall’assumersi i com- Possono esistere periodi anche molto lunghi di contro-
piti di intervento pratico in tutte le situazioni in cui il rivoluzione, come l’attuale, in cui non solo la lotta
proletariato, anche se soltanto in alcuni limitati strati, si rivoluzionaria del proletariato; ma la stessa lotta classista
muove tendenzialmente sul terreno della difesa classista di difesa sul terreno delle condizioni immediate di lavoro e
dei suoi interessi immediati. E’, d’altra parte, l’unico modo di vita, è particolarmente arretrata o addirittura assente,
per il proletariato di conoscere concretamente il partito periodi nei quali è deterministicamente dato il fatto che il
rivoluzionario, le sue posizioni, il suo programma, i suoi partito formale sia ridotto ad un gruppo di elementi anche
orientamenti, la sua capacità di dirigerlo nelle lotte. Le altre molto esiguo. A differenza delle rivoluzioni sociali che
vie per farsi conoscere dal proletariato convogliano tutte hanno cambiato le società precedenti in società più pro-
nell’idea di poter spostare i rapporti di forza fra proletariato gressive, ma sempre divise in classi, e nelle quali i partiti
e borghesia rivolgendosi soltanto alla «coscienza indivi- rivoluzionari non avevano una conoscenza preesistente
duale» di ogni proletario, idea che ha già dimostrato la del reale trapasso da un modo di produzione ad uno
propria impotenza e il sicuro fallimento. superiore – ad esempio da quello schiavistico a quello
feudale, o da quello feudale a quello capitalistico – «nella
Il lavoro per la formazione rivoluzione socialista, che abolirà tutte le classi, si ha
preventivamente una conoscenza abbastanza definita e
del partito di classe, chiara dei suoi obiettivi». E questa conoscenza preven-
tiva non è possesso dell’insieme del genere umano, neanche
omogeneo, organico, delle masse e nemmeno della maggioranza degli uomini;
essa è in «una minoranza anche piccola, in un dato tempo
impersonale e mondiale, in un gruppo anche esiguo ed anche – scandalizzatevi
dunque o attivisti – in uno scritto momentaneamente
continua dimenticato» (28).
Quella minoranza, quel partito, a sua volta non è la
somma di singole individualità che decidono di unirsi ed
La situazione attuale rileva che siamo ancora in piena agire in modo organizzato, pronte però a separarsi se le
controrivoluzione, ossia la classe borghese dominante ha proprie «coscienze individuali» le portano a perseguire
la possibilità di influenzare il proletariato perché questi non altri obiettivi. Si tratterebbe in questo caso di un partito
identifichi come proprio principale nemico, visibile e con- borghese, certo non proletario, che si fa guidare da interes-
creto, la borghesia stessa. Questo influenzamento non si di conservazione sociale e personali, interessi che a loro
avviene soltanto attraverso i grandi mezzi della propagan- volta dipendono materialisticamente dagli interessi gene-
da borghese: tv, radio, stampa, oggi anche internet e rali del capitalismo, del modo di produzione capitalistico.
comunicazioni attraverso i cellulari, scuola, sport, religio- Il partito proletario non scimmiotta i partiti borghesi; sono
ne, intrattenimento e via di questo passo. Avviene anche, i suoi obiettivi storici e la sua funzione nei rapporti antago-
tradizionalmente, attraverso l’opera delle forze dell’oppor- nistici fra le classi di questa società che determinano la sua
tunismo, ossia di quelle forze che hanno per proprio scopo forma organizzativa e la sua prassi: o queste ultime sono
principale quello di mediare gli interessi del proletariato coerenti – ne discendono dialetticamente – con quegli
con quelli della borghesia. Solo che questa mediazione, obiettivi e con quella funzione storica, oppure vi è contrad-
poggiando sul modo di produzione capitalistico, e perciò dizione, e rottura. Il partito proletario, dal punto di vista del
sugli interessi profondi della classe borghese che è la sua programma (il «partito-storico» delle tesi della sinistra
rappresentazione nella società umana, è inesorabilmente comunista) è appunto quel continuum citato sopra, nel
condizionata dalla forza degli interessi borghesi. Spesso, quale le persone, capi o gregari che siano, hanno funzioni
gli opportunisti, proprio perché sono più vicini al proleta- essenzialmente tecniche con l’unico dovere di agire all’in-
riato, vivono la vita quotidiana a fianco dei proletari, terno e all’esterno del «partito-formale» in disciplinata e
provengono spesso dalle loro file, possono apparire come consapevole coerenza con le direttive di partito.
il nemico principale. In realtà, essi non sono la vera causa Dal punto di vista dell’azione, nei limiti storici obiettivi
dello sfruttamento capitalistico della classe proletaria; essi in cui il partito può effettivamente agire, il partito formale
sono dei lanzichenecchi, dei guardaciurma, dei mercenari ha bisogno di una unità di struttura e di movimento che
al servizio della borghesia anche se si vestono, e vivono, nella tradizione della sinistra comunista risponde innanzi-
come proletari. Lottare contro l’opportunismo, inteso come tutto al principio (elementare per un marxista) del
stravolgimento delle posizioni classiste del proletariato in centralismo. Ma la continuità nel tempo il partito non la
funzione di deviare la lotta proletaria nell’alveo delle com- può ottenere con il criterio democratico; la può perseguire
patibilità borghesi, è un dovere per ogni rivoluzionario, con un criterio che unisca lo scopo a cui tende con la
aldilà del personale che di volta in volta rappresenta direzione in cui procede («verso successivi ostacoli da
l’opportunismo. Ma non ha alcun futuro una lotta contro superare»), ossia con il criterio dell’organicità fra scopi e
l’opportunismo, che da tempo preferiamo chiamare colla- direzione per raggiungerli. La formula del «centralismo
borazionismo – proprio perché la pratica opportunista si organico» nasce dal bisogno di distinguere sempre più
svolge attraverso una costante e sistematica collaborazio- nettamente da ogni altro partito borghese o pseudorivolu-
ne con la borghesia allo scopo di salvaguardare, zionario non solo la teoria, il programma, i principi, ma

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Bruno Maffi

anche i metodi e i mezzi che il partito di classe adotta per Il partito rivoluzionario rappresenta nell’oggi bor-
raggiungere gli scopi dettati nei suoi principi e nel suo ghese e capitalistico il domani comunistico e di società di
programma politico; e condensa, finora nel modo migliore specie; assume, da questo punto di vista, la caratteristica
che si possa aver trovato, la coerente e organica lotta del di una prefigurazione della società di domani (nel senso,
marxismo contro tutti i principi dell’ideologia borghese, ad es., che non vi sono nel partito distinzioni di censo, di
democrazia inclusa, sul piano sia dello spazio che del classe, di sesso, di età, di nazionalità, e tanto meno
tempo. Fallita storicamente la forma democratica del cen- divisioni del lavoro secondo carriere, titoli di studio ecc.)
tralismo comunista non restava che recepire in toto la anche se, avendo il compito di dirigere la rivoluzione
forma organica (già anticipata nel 1921, vedi «Il principio proletaria e la dittatura a potere politico conquistato, ha
democratico» di Amadeo Bordiga) (29) e indurre il partito la caratteristica dell’organo principale della guerra di
ricostituito dopo la fine della seconda guerra mondiale ad classe del proletariato contro tutte le altre classi presenti
adottare questo principio organizzativo interno per com- nella società. Perciò, in ordine di tempo, i compiti rivolu-
battere anche nella vita organizzata di partito i riflessi zionari nell’attuale società obbligano il partito a
pratici del principio democratico. strutturarsi ad un certo punto come lo stato maggiore
Moltissime volte ci è stato chiesto: ma come fate ad della guerra rivoluzionaria, a pretendere quindi dai propri
organizzarvi con grande disciplina, e assicurare all’azione membri una disciplina ferrea e il massimo della dedizione.
del partito la necessaria disciplina, se non vincolate i Ma a questo ci arriva non per la via borghese del do ut des,
militanti ad uno statuto e a metodi che consentano a tutti della compensazione individuale, del prestigio persona-
di esprimere la loro condivisione o meno delle linee politi- le, bensì per la via comunista della convinzione politica,
che e tattiche che il centro del partito emana?, come fate a dell’adesione completa al programma rivoluzionario e alla
rassicurare l’insieme del partito sul fatto che il centro non prassi del partito, della condivisione della prospettiva
devii dalla rotta rivoluzionaria predefinita se non lo obbli- nella quale il partito rivoluzionario agisce, e nella discipli-
gate a presentare in congressi di partito i risultati del suo na cosciente, voluta e accettata non come mercenari, ma
lavoro sottoponendolo alla critica e al voto dell’insieme dei militanti della società comunista futura alla quale organi-
compagni?, come fate a garantire unità organizzativa e camente ci si lega in quanto parte di quelle forze sociali
continuità d’azione se non agevolate la ricerca della mag- che imporranno il superamento dell’attuale società divisa
gioranza in tutte le decisioni importanti che il partito deve in classi aprendo alle generazioni future il mondo dell’ar-
prendere? monica società di specie.
La visione democratica, e la visione anarchica (che Il partito è anche, dialetticamente, fattore di storia,
della democrazia è una variante), non riescono a concepire ossia – date le condizioni storiche favorevoli allo svilup-
alcuna trasformazione sociale se non facendola derivare po della lotta di classe e rivoluzionaria – agisce nello
dall’intervento dell’uomo inteso come singolo individuo, spazio e nel tempo con la volontà di svolgere i compiti che
con una sua propria «coscienza», una sua propria «idea», sono propri del periodo rivoluzionario (influenza deter-
capace di «scegliere» tra diverse alternative. La società, minante sul proletariato, direzione del movimento
dunque l’organizzazione sociale di miliardi di uomini, inte- rivoluzionario e della rivoluzione fino alla conquista del
sa come somma di individui «liberi di scegliere», nella quale potere politico, esercizio della dittatura di classe e direzio-
i rapporti si stabiliscono per due vie, pretese fra di loro ne del movimento proletario rivoluzionario internazionale
contrapposte: o per la via della forza bruta, armata e per lo sviluppo della rivoluzione proletaria in tutto il
violenta, (dunque in un ambiente sociale di tensioni e di mondo), modificando i precedenti rapporti di forza fra le
urti) per cui anche pochi individui possono opprimere la classi in rapporti di forza favorevoli alla rivoluzione
maggioranza pacifica degli uomini (sarebbe la via della proletaria e al suo sviluppo. Il partito è, nel tempo e nello
«dittatura»), o per la via pacifica (dunque in un ambiente spazio, programma rivoluzionario e volontà d’azione,
sociale che prevede e permette l’espressione delle co- organizza questa volontà d’azione con disciplina e se-
scienze individuali e delle loro scelte) per cui la maggioranza condo definiti criteri politici seguendo prestabilite linee
degli uomini ha la possibilità di cambiare le regole sociali politiche e tattiche sulla base della immutata dottrina
imponendole pacificamente alla minoranza in disaccordo marxista. «Gruppi, scuole, movimenti, testi, tesi, in un
(sarebbe la via della «democrazia»). La visione comunista, lungo procedere di tempo, formano un continuo che
dunque materialistica dialettica e storica, vede nel corso di altro non è che il partito, impersonale, organico, unico
sviluppo delle società umane il movimento di forze sociali, proprio di questa preesistente conoscenza dello svilup-
dunque impersonali, che urtano fra di loro nella misura in po rivoluzionario».
cui lo sviluppo della produzione e, quindi, della sopravvi- Il partito è, dal punto di vista dell’attività quotidiana,
venza umana, dipende dal possesso dei mezzi di produzione una collettività organica di lavoro nel quale tutti i militanti
e dalla tecnica di produzione raggiunta e dal possesso di sono effettivamente tali nella misura in cui integrano le
questa tecnica. L’arco storico dello sviluppo delle società proprie capacità individuali in quell’organica collettività.
umane comprende l’organizzazione primitiva e organica I capi del partito, in quanto tali, non sono «il partito» come
dei primi gruppi umani, lo sviluppo delle forze produttive non lo è, in quanto tale, alcun singolo compagno. Ma c’è
e le successive organizzazioni sociali a seconda dello stato il momento in cui anche Bruno Maffi è caduto nella
sviluppo della tecnica di produzione fino alla società trappola dell’ideologia borghese: ha creduto, di fronte
capitalistica che ripropone storicamente, ma contradditto- alle maramaldate dei liquidatori del 1982-84, di essere «il
riamente, una organizzazione sociale umana che superi partito», di essere l’unico a rappresentarlo nella situazio-
tutti i vincoli di proprietà e di appropriazione individuale ne data e nel futuro prossimo, e di dover utilizzare tutti gli
riaprendo la società umana ad una organizzazione armoni- strumenti tecnici a disposizione per difendere, come
ca, senza contrasti di classe, e capace di unire lo spazio e dicevamo sopra, l’onore del partito. Ceduta l’organica
il tempo della società umana in una vita organica con la collettività di lavoro, lontano dalla lotta politica interna,
natura. disorientato dalle accuse anche personali vibrategli per

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Bruno Maffi

liquidare il partito, Bruno ha preso l’unica strada che gli era sinistra comunista internazionale, e dalla storia del nostro
possibile per non lasciare il giornale del partito nelle mani stesso partito di ieri. Al lavoro di partito, cui Bruno diede
dei liquidatori, visto che al suo fianco il caso volle che un particolare contributo, si deve se la Storia della Sini-
avesse il proprietario commerciale della testata: adire le vie stra comunista ha visto la luce nei suoi 4 volumi, grazie ai
legali. Una volta presa questa decisione egli non ebbe più quali è possibile rintracciare il filo rosso continuo delle
ripensamenti. Con ciò collocandosi nel girone dei liquida- posizioni della Sinistra comunista nei cruciali anni 1912-
zionisti del partito allo stesso titolo di coloro che tra il 1982 1921. Ma certo non basta scrivere sulla Sinistra comunista
e il 1984, a diverse mandate, colpirono a morte il «partito per essere a posto dal punto di vista della coerenza politica
comunista internazionale-programma comunista». Come e pratica; la rottura della corretta prassi interna di partito
non è mai bastato aderire al programma e al partito per che, con la Fondazione Amadeo Bordiga, di cui Bruno
essere effettivamente un militante coerente e cosciente del Maffi era presidente (ma non era solo, visto che altri
partito, così non è mai bastato pubblicare degli articoli componenti dell’attuale «partito comunista internazio-
sotto il nome di una testata che, un tempo, è stato il giornale nale-programma comunista» hanno nella Fondazione
di partito e che lo ha degnamente rappresentato per essere incarichi diversi), ha visto l’apogeo del culto personalisti-
riconosciuti come i continuatori dell’attività del partito di co di Bordiga, non poteva che far precipitare
ieri. La continuità politica e organizzativa del partito non quell’organizzazione nella china del rivoluzionarismo let-
poteva e non può essere rappresentata da chi non l’ha terario caratteristico dei circoli culturali del tipo «amici del
conquistata attraverso la necessaria lotta politica contro comunismo». Da questo punto di vista, Bruno e i suoi
ogni forma di liquidazionismo, e che, anzi, l’ha spezzata seguaci, da militanti della sinistra comunista trasformatisi
barricandosi dietro la legge borghese. al massimo in «compagni di strada», possono definirsi –
Molte sono state le lezioni politiche che Bruno ha contro Bordiga e tutto ciò che nella sua vita militante ha
contribuito a farci tirare dalla storia del movimento della rappresentato – bordighisti.

(1) La «Fondazione Amadeo Bordiga», voluta da un tare che agisce, sia pure in limiti circoscritti quantitati-
gruppo di intellettuali e nella quale si sono fatti coinvolgere vamente, come organismo internazionale. Il nome di
sia Bruno Maffi, ancora a capo del «partito comunista «Partito Comunista Internazionale» non può sembrare
internazionale-programma comunista», sia altri militanti a nessuno una novità se si pensa che fu enunciato a Mosca
dello stesso partito, è stata da noi aspramente criticata fin dal 1922 pur senza prescrivere che si cambiasse il
(vedi nel n. 71-72 de «il comunista», settembre 2000, nome in ogni sezione [dell’Internazionale, NdR]». A quel-
l’articolo intitolato: «Costruttori e adoratori di icone l’epoca si chiarì definitivamente la questione del centrali-
inoffensive all’opera: è nata la Fondazione Amadeo smo democratico e del centralismo organico, riconferman-
Bordiga», disponibile anche in opuscoletto). Va ricordato do la lotta contro la democrazia non solo sul piano dei
che a tutt’oggi nel nuovo «il programma comunista» non principi e dell’ideologia ma anche su quello delle sue
c’è mai stata una riga su questa Fondazione, né di critica applicazioni pratiche nella vita interna del partito di classe
né di sostegno: come se non esistesse, pur essendo e nella sua prassi.
coinvolti in essa i vertici del loro partito; come se la (3) Alla crisi del partito del 1982-84, e alle crisi preceden-
decisione, da parte di militanti del partito, di partecipare e ti, abbiamo dedicato molto lavoro e un bilancio fin dal primo
contribuire alla nascita e alla vita di un’organizzazione numero de «il comunista» del 1985. E’ in lavorazione un
estranea al partito (ed è il caso di questa Fondazione) fosse opuscolo dedicato a questo bilancio.
una questione loro privata della quale il partito non deve (4) Vedi una «Lettera aperta all’ex compagno Amadeo
interessarsi. Bell’esempio di coerenza con la elementare Bordiga» del 5-4-1952 da parte della Federazione torinese
disciplina di partito per la quale la sinistra comunista si è del Partito comunista internazionalista, contenuta a mo’ di
sempre battuta! documentazione in Appendice all’opuscolo sfornato nel
(2) Il cambiamento del nome non è stato un semplice 1997 da «battaglia comunista», intitolato: «Un chiari-
atto formale. Scrivevamo nel n.1 di «programma comuni- mento. Fra le ombre del bordighismo e dei suoi epigoni».
sta», in seguito alle riunioni generali di partito del luglio e I «battaglini» rivendicano in questo opuscolo i propri
del novembre 1964 in cui furono svolte approfonditamente natali dalla Sinistra italiana, che, affermano, «è stata
le questioni di organizzazione, che a loro volta fecero da spesso confusa , soprattutto presso i comunisti degli altri
base, insieme a molteplici contributi dati da tutto il partito, paesi, col bordighismo, o meglio col nome di Bordiga e
alle tesi definitive sull’organizzazione (le Tesi di Napoli del con le formulazioni teoriche che hanno caratterizzato il
1965 e le Tesi supplementari di Milano del 1966), che: suo pensiero personale». Siamo d’accordo con loro, per
«ricostituendoci, per il solo territorio italiano, nel 1943, una volta: lasciamo loro ben volentieri l’italianità che
fu scelto per distinguerci da tanta vergogna [il partito rivendicano. Noi abbiamo sempre rivendicato, e lo ha
comunista italiano] il nome di «Partito Comunista Inter- rivendicato sempre anche Amadeo, come nostre origini la
nazionalista». Oggi, per la realtà dello svolgimento sinistra comunista internazionale di cui facevano parte
dialettico, la nostra organizzazione è la stessa dentro e Lenin e Liebknecht, la Luxemburg e Trotsky, Kamenev e
fuori delle frontiere italiane, e non è una novità consta- Zinoviev, Bucharin e Bordiga, per citare alcuni nomi stra-

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Bruno Maffi

noti, anche se per alcuni si può affermare che l’appartenen- organi del partito, i gruppi comunisti di fabbrica e
za alla sinistra comunista internazionale è stata totale e sindacali, per la guida rivoluzionaria delle masse prole-
coerente nel corso della loro vita individuale, come per tarie!». In Francia, nello stesso periodo, si uscì con un
Lenin e per Bordiga, mentre per altri quell’appartenenza è supplemento al «prolétaire» intitolato «Syndicat de clas-
stata contraddittoria e incoerente. Quanto al metodo usato se», avente la stessa impostazione. Il «Sindacato Rosso»
allora dalla Federazione torinese, quello della «lettera aper- era un organo centrale del partito – per la precisione era
ta», caratteristico della prassi democratica del confronto l’organo mensile dell’Ufficio Sindacale Centrale del Partito
delle opinioni e delle posizioni, la dice lunga sulla conce- Comunista Internazionale – e lo stesso centro del partito
zione del partito professata dai «battaglini». per tutto il primo periodo sostenne le stesse valutazioni e
(5) Vedi il «Dialogato coi Morti», pubblicato a puntate indicazioni circa «la difesa del sindacato rosso», intenden-
nel giornale di partito di allora, «il programma comunista», do per sindacato «rosso» (e non tricolore) la Cgil per cui
dal n. 5 al n.10 del 1956, poi raccolto in opuscolo di partito. agli operai si chiedeva che si sbarazzassero dei suoi vertici
Vent’anni dopo fu ripubblicato dalle Edizioni Sociali, a per sostituirli con militanti rivoluzionari. Nello stesso pe-
nome di Amadeo Bordiga, corredandolo di molte note in riodo capitava che la CGIL espellesse una sessantina di
grado di far comprendere meglio una serie di riferimenti che operai dalla Fiom di Torino e Ivrea perché raccoglievano le
non sarebbero stati immediatamente chiari ad un pubblico adesioni al sindacato attraverso il vecchio metodo delle
giovane. I brani citati si trovano alle pagg. 114-115 del- quote versate direttamente dagli operai ai collettori di
l’opuscolo originale e 168-170 del volumetto delle Edizioni fabbrica invece che per delega al padrone stesso; e tra
Sociali. quegli espulsi c’erano tutti i nostri compagni di Torino e
(6) Il «filo del tempo» citato è stato pubblicato su Ivrea che da anni agivano all’interno della Cgil e tra gli
«battaglia comunista» n. 21 del 25 maggio-1 giugno 1949; operai. In un corsivo pubblicato nel nr. 7 (gennaio 1969) del
in esso si può leggere infatti, dopo aver affermato e dimo- «Sindacato Rosso» si afferma che «il Sindacato Rosso»
strato come il sindacato pre-fascista era rosso, ossia ope- non vuole essere una «nuova centrale sindacale», bensì
raio e indipendente dallo Stato, afferma e dimostra come la «un indirizzo per i proletari coscienti a trasformare i loro
nuova organizzazione sindacale, ricostituitasi con la vitto- sindacati in armi di lotta anticapitalista e rivoluziona-
ria della Democrazia sul Fascismo, la CGIL, pur scindendosi ria. E’ un grido di battaglia di classe al fine di ricostituire
dai democristiani, dai repubblicani e dai socialisti di destra, nella CGIL, almeno per oggi, una opposizione comunista
non resisteva alla tendenza storica all’«asservimento del capace di trascinare le grandi masse sul terreno della
sindacato allo stato borghese», ma la ribadiva: «Gli effetti, preparazione rivoluzionaria per l’abbattimento del po-
in un paese vinto e privo di autonomia statale posseduta tere capitalista, per la costituzione della Dittatura Pro-
dalla locale borghesia, delle influenze dei grandi com- letaria per realizzare finalmente l’emancipazione del
plessi statali esteri che si punzecchiano su queste terre di lavoro dallo sfruttamento del Capitale».
nessuno, non possono mascherare il fatto che anche la (7) Prima delle Tesi sulla questione sindacale nel
Confederazione che rimane coi socialcomunisti di Nenni «programma comunista» vengono ripresi una serie di
e Togliatti non si basa su di una autonomia di classe. Non testi e tesi che caratterizzarono la continuità dottrinaria,
è una organizzazione rossa, è anche essa una organizza- politica e tattica della sinistra comunista, a partire dal n.22
zione tricolore cucita sul modello Mussolini». Quanto del 1971 per 5 numeri consecutivi (sotto il titolo: «Basi
alla crisi, cui si fa riferimento, è detta «fiorentina» perché storico-programmatiche del comunismo rivoluzionario
le posizioni or ora ricordate e in contrasto con le posizioni circa il rapporto tra partito, classe, azione di classe e
del partito (quelle posizioni furono alla base della scissione associazioni economiche operaie») fino al n. 2 del 1972;
del 1973) maturarono in particolare nell’allora sezione di nel n. 3 del 1972 viene pubblicato il lavoro intitolato: «Il
Firenze e in gran parte delle sezioni toscane che gravitava- partito di fronte alla «questione sindacale»», per giun-
no intorno ad essa. Dopo la scissione del 1973 questo gere al n. 10 del 1972 in cui vengono pubblicate le Tesi sulla
gruppo dette vita ad un’organizzazione politica che si questione intitolate «Marxismo e questione sindacale»
denominò anch’essa «partito comunista internazionale» (che altro non erano che il rapporto tenuto alla Riunione
con un giornale intitolato «il Partito comunista».Di quella generale di partito a Milano del 12-13 febbraio 1972).
sezione faceva parte un membro del centro del partito che (8) Cfr. l’articolo «Nota elementare sugli studenti ed il
era anche responsabile dell’Ufficio sindacale centrale da marxismo autentico di sinistra», pubblicato in «il pro-
cui è dipesa per un primo periodo la pubblicazione del gramma comunista» n. 8, maggio 1968. In esso si può
foglio politico-sindacale di partito intitolato «Sindacato leggere, ad esempio: «Propugnare, in questo putrescente
Rosso». Questo foglio, uscito per la prima volta il 20 luglio 1968 l’autonomia di un movimento studentesco non è che
1968 sostituì il precedente intitolato «Spartaco», con una prova ulteriore di quanto affondi nelle sabbie mobili
l’intento di rispondere (con l’indicazione generale di lotta del tradimento e della bestemmia il falso comunismo dei
per un «sindacato rosso») ai forti movimenti di sciopero successori di Stalin, i quali, piombati ormai nei bassifon-
che iniziarono nel primo semestre del 1968 e che caratteriz- di del peggiore revisionismo socialdemocratico, adesca-
zarono tutto il ’68 e soprattutto il 1969 culminando nell’au- ti dalla prospettiva di una oscena manovra elettorale, si
tunno di quell’anno, chiamato per questo motivo «autun- spingono ad enunciare la tesi sgangherata che gli stu-
no caldo». Già nella manchette del «Sindacato Rosso» si denti formino una classe sociale, e perfino considerano
poteva leggere una sintesi della deviazione sindacalista una sinistra estremista di questi moti incoerenti quella
rivoluzionaria che si stava diffondendo nel partito all’epo- che si richiama alla Cina di Mao, ed assume, come
ca: «Per il sindacato di classe! Per l’unità proletaria formula teorica relativa allo stato, quella di «potere
contro l’unificazione corporativa con CISL-UIL! Per operaio». (…) Secondo Marx, il proletariato è una classe
unificare e generalizzare le rivendicazioni e le lotte non solo perché senza la sua opera lavorativa non è
operaie, contro il riformismo e l’articolazione! Per l’eman- possibile la produzione di qualunque delle merci (…) ma
cipazione dei lavoratori dal capitalismo! Sorgano gli perché il proletariato oltre a produrre tutto, riproduce

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Bruno Maffi

anche se stesso, ossia realizza la produzione di produttori la sua azione battendosi con eguale tenacia per gli
(…). Gli operai di ambo i sessi possono, accoppiandosi, obiettivi immediati e per gli scopi finali del movimento
generare nuovi operai per le armate di lavoro dei secoli proletario, accettando il terreno delle lotte rivendicati-
futuri, mentre finora non è automatico che gli studenti ve e costruendo in esse e di là da esse il terreno della
abbiano a generare studenti, anche presso quei popoli in guerra di classe per la rivoluzione comunista. E’ questa
cui ai nati degli operai e dei contadini è stata concessa la «grande occasione» che, malgrado tutto, la crisi
la magnanima libertà di studiare». economica in corso offre all’avanguardia proletaria».
(9) Vedi «Crisi e rivoluzione», in «il programma comu- (14) E’ utile, in particolare, sulla questione del fronte
nista», n. 14 del 13 luglio 1974. unico proletario, segnalare fra i tanti l’articolo «Basi og-
(10) Cfr. «Teoria e azione nella dottrina marxista», gettive e delimitazione programmatica del fronte unito
rapporto alla riunione del partito tenuta a Roma nell’aprile proletario», in «il programma comunista» nn.6 e 7 del
1951, raccolto poi nell’opuscolo intitolato «Partito e clas- 1975.
se» del 1972, alle pagg. 119-120. (15) In quelle Circolari del Centro, mentre si ribadisce
(11) Vedi il testo di partito intitolato «Lezioni delle che l’attività del partito a contatto con la classe operaia
controrivoluzioni», rapporto alla riunione di partito tenuta deve estendersi anche nell’intervento dei suoi militanti
a Napoli nel settembre 1951, raccolto poi nell’opuscolo nelle lotte e negli organismi di lotta, si precisa, ad esempio
dallo stesso titolo, del 1981; la citazione è dal paragrafo 13, (Circolare n.9 dell’8 ottobre 1974): «Questa attività ha il
p. 17. suo terreno naturale e il centro di gravità nell’azione
(12) Vedi «Il proletariato e la crisi», in «il programma sindacale entro i sindacati, in organismi locali ad essi
comunista» n. 4 del 20 febbraio 1975. non direttamente legati né da essi riconosciuti, fra gli
(13) In particolare segnaliamo la Riunione generale del operai non organizzati, ecc.; azione sindacale che, come
giugno 1974 dove è stato affrontato il tema del Corso precisarono le tesi del III Congresso dell’IC e come
dell’imperialismo mondiale, il cui resoconto esteso è ribadirono le tesi, i manifesti e le disposizioni interne del
stato pubblicato su «Programme Communiste» n.64, del- PCd’I, ha necessariamente dei risvolti inequivocabil-
l’ottobre 1974 (con un’appendice nel n. 65 dedicata allo mente politici (basti pensare alla rivendicazione dei
sviluppo della concentrazione capitalistica), mentre nel n. diritti di associazione e riunione a un polo, all’autodife-
14 (13 luglio) del 1974 di «programma comunista» veniva sa operaia anche la più embrionale all’altro estremo,
pubblicato un resoconto sintetico. Tra i molteplici aspetti passando attraverso una serie di stadi che non è qui il
messi in evidenza rispetto alla crisi incipiente del capitali- caso di illustrare), e si indirizza non solo verso nuclei o
smo occidentale, ricordiamo qui quello relativo allo smar- strati operai generici, di qualunque affiliazione politica,
rimento che la crisi petrolifera del 1973 prima e la crisi ma anche verso gli organi specificatamente sindacali di
incalzante del 1974-75 poi provocava nelle classi dominan- formazioni politiche da noi dissenzienti sul piano pro-
ti, e a quanto ne dovevamo dedurre: «Questo smarrimento grammatico, ma disposte a battersi per quegli specifici
dell’avversario di fronte alle convulsioni del suo modo di obiettivi con i metodi della lotta di classe (…) A questo
produzione, naturalmente, non può che rallegrare noi punto, è importante aver chiaro tanto l’indilazionabilità
comunisti. Noi non ne deduciamo né l’indebolimento di questo estendersi ed articolarsi della nostra azione di
degli stati borghesi (al contrario!), né la generazione partito, fuori da garibaldinismi frenetici ma con la ferma
spontanea e meccanica dalla crisi di una lotta sociale decisione di operare in modo assai più incisivo, con
generalizzata, ancor meno della crisi rivoluzionaria ca- continuità e coerenza, in un campo inscindibile dai
pace di fare i conti con la società borghese, mentre sono compiti permanenti del partito, quanto la coscienza che,
soprattutto le condizioni soggettive ad essere terribil- rivolta a cristallizzare intorno ad un’azione specifica di
mente assenti. Ne deduciamo al contrario più che mai, difesa una parte almeno dei proletari ai quali indirizzia-
fuori da ogni beato ottimismo, la necessità del lavoro di mo la nostra parola in quanto proletari non in quanto
preparazione rivoluzionaria». Il tema della riunione, col abbraccino il nostro programma generale e particolare,
titolo Il corso tormentato dell’economia mondiale, viene tale azione: a) è pur sempre azione di partito, né toglie
poi ripreso nei successivi numeri 19, 20 e 21 del 1974 su «il nulla a questa sua natura il fatto che si svolga prevalen-
programma comunista». Quanto alla questione del dialet- temente sotto il nome o per il tramite dei nostri gruppi
tico legame fra Crisi e Rivoluzione, in un altro articolo, sindacali o di fabbrica; b) debba quindi essere tale non
intitolato Ancora su crisi e rivoluzione (n. 10 del 1975), diciamo da non entrare in contraddizione (che sarebbe
Bruno riprende il filo del discorso, ribadendo l’impostazio- fatale) coi punti programmatici che ci distinguono e
ne della previsione data dal partito e le conseguenze che se caratterizzano, non in astratto ma in pratica, agli occhi
ne traggono data la situazione concreta di arretratezza del di tutti, ma neppure da nasconderli; c) non pregiudichi
movimento proletario e di assenza di un forte partito comu- (altra faccia dello stesso problema) l’autonomia politica
nista rivoluzionario influente sul proletariato: «Il capitali- e organizzativa del partito, e la continuità fra tutte le sue
smo può uscire da una crisi della quale avevamo previsto manifestazioni aperte; d) non sia mai concepita come
esattamente la data solo creando le premesse di crisi più isolabile dalla complessa opera di formazione e prepa-
vaste e profonde e, al limite, di un terzo conflitto imperia- razione politica interna, che anzi rappresenta il presup-
listico – oggi soltanto minaccia, domani realtà feroce. Se posto di un sano orientamento nell’azione soprattutto
c’è un «tram da non perdere», non è quello di una crisi nel ciclo penosamente oscuro e contraddittorio nel quale
rivoluzionaria di cui si pretenda di possedere tutte le siamo tuttora immersi, ma che ci impone il dovere di
condizioni oggettive – salvo una, cioè l’essenziale – ma spiare e cogliere tutte le occasioni, sia pur minime, per
quello di una preparazione dei suoi elementari presuppo- reagirvi». E nella Circolare n.11 del 20 ottobre 1974, nella
sti soggettivi, che non cadono dal cielo e che scaturisco- quale si tratta della fuoriuscita dei liguri, si cerca di spiegare
no dalla nuda terra dei conflitti sociali alla sola condi- quel che i fuoriusciti non hanno spiegato, e cioè la posizio-
zione che il partito, per embrionale che sia, la fecondi con ne politica del tutto opposta a quella del partito che

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Bruno Maffi

avevano alla fine fatta propria. «Partendo dall’esigenza, ripresa generale della lotta di classe», in «il programma
condivisa anche da noi, di affrontare seriamente i proble- comunista» nn. 7,8,9,10,11 del 1978, poi raccolto con altri
mi di attività «esterna» in direzione della classe e di articoli in opuscolo dallo stesso titolo.
organizzazione interna del partito, imposti dal ciclo (17) Il testo della circolare citata: «P.C.Internaziona-
storico che si sta sia pure faticosamente aprendo, si lista. A tutta l’organizzazione. Circolare 5/10/1951. Il
tendeva da parte di quei compagni a smarrire (oggi C.E., preso atto dell’uscita – dopo l’apparizione del n.1
possiamo dire che si era già smarrita) la chiara visione del Bollettino Interno del Partito, aperto ad ogni contri-
dei limiti che è necessario osservare pena la cancellazio- buto vòlto al chiarimento dei problemi centrali del mo-
ne di ogni linea divisoria fra noi e chi, al di fuori, si pone vimento – di un bollettino ad opera di quattro membri del
almeno su punti specifici problemi analoghi ai nostri, e C.C., Damen Onorato, Stefanini Luciano, Lecci Aldo,
pena una frattura difficilmente colmabile nella continui- Bottaioli Giovanni, presentato a firma «La Sinistra Ita-
tà delle nostre proclamazioni e dei nostri atti – limiti liana» o come iniziativa di gruppi e sezioni, Osserva che
teorico-programmatici da cui nessuna «manovra tatti- –anche indipendentemente da ovvie considerazioni or-
ca» può prescindere, limiti pratici connessi ad una valu- ganizzative – nessuna ragione politica giustifica una
tazione dei reali rapporti di forza e della possibilità o pubblicazione in cui le affermate divergenze con Centro
meno di incidere su di essi in funzione dei nostri obiettivi del Partito non sono né precisate né definite, come risulta
generali. Ne risultava la tendenza non solo a porre al chiaro dal fatto ch’esse sono arbitrariamente ricondotte
centro dell’indirizzo pratico del partito, anche se lo si ad una presunta «posizione sindacale dell’Esecutivo»
proclamava secondario e derivato, il problema dei rap- presentata come negatrice delle lotte economiche e del
porti con altri raggruppamenti per azioni specifiche ruolo passato e avvenire della classe operaia, e che si
comuni, ma ad allargare il raggio di queste iniziative prescinde nel modo più completo dall’interpretazione
oltre la barriera al di là della quale il partito perde i suoi della fase storica in corso e dei compiti e delle possibilità
connotati, o quantomeno a non vagliarle con tutto il del Partito in essa, non uscendo – in mancanza anche di
senso di responsabilità – e lo sforzo costante di collegar- questa lontana giustificazione politica – dai limiti di un
le alle posizioni di principio – che un lungo bilancio pamphlet, ritiene che un’iniziativa del genere, lesiva del
storico mostra indispensabile per non distruggere ciò carattere organico e della continuità di principii e di
che si tratta di costruire». Inoltre, «Si tendeva a conside- azione del partito marxista, e suscettibile di distruggere
rare irrilevante (o nella migliore delle ipotesi incomple- le condizioni soggettive fondamentali di un serio Con-
to) il bilancio che la sinistra ha saputo trarre nel secondo gresso, rompa in modo radicale coi criteri organizzativi
dopoguerra – a differenza di altre correnti – dalla con- permanenti del movimento e ponga di per sé fuori dell’or-
trorivoluzione staliniana (cosa che non deve riempirci di ganizzazione i suoi promotori, E’ posto nella necessità di
falsa sufficienza o di artificiosa sicurezza, ma che sarebbe ratificare questo fatto e di procedere, in forza delle
disfattista misconoscere), per riallacciarsi in blocco e delega affidatagli dal C.C. nella riunione dell’1/7/51, ad
senza riserve ad ogni paragrafo delle tesi dei quattro espellerli con effetto immediato dal Partito. Confida che
primi congressi dell’IC – sul piano «biografico», fino a l’insieme dell’organizzazione, ispirandosi ai principii
quando Lenin e Trotsky poterono esercitare in essa che hanno sempre guidato il movimento, non si lasci
un’influenza determinante, mentre noi riteniamo valide distrarre nella sua dura battaglia dal tentativo di confu-
le riserve, soprattutto per il IV Congresso, senza che ciò sione purtroppo compiuto, e ribadisce la sua ferma deci-
nulla tolga al poderoso apporto dei due massimi teorici sione di preparare la discussione interna in vista del
bolscevichi – o per riallacciarsi, benché con sottili «di- Congresso del Partito sulla sola via dell’allestimento e
stinguo», alle posizioni della opposizione internaziona- della presentazione di testi e tesi sui problemi fondamen-
le di sinistra – sul piano «biografico», da quando Trotsky tali della lotta proletaria. L’Esecutivo».
ispirò e diresse una sua organizzazione – quasi che le (18) E’ il lavoro sul bilancio della crisi del partito che unì
divergenze sul piano tattico con l’Internazionale pre- i pochi compagni italiani che si organizzarono nel 1984
staliniana e a volte anche sul piano dei principi con intorno al giornale «il comunista» e i compagni del «proléta-
Trotsky più tardi non fossero in realtà esistite o fossero ire» sopravvissuti all’éclatement dell’ottobre 1982. Con il
marginali o comunque non insegnassero nulla a noi n.1 del febbraio 1985 «il comunista» esce come bimestrale
venuti dopo. Di fatto, per quei compagni, non era soltanto del partito comunista internazionale che in Francia e in
vero, come è indiscutibile, che non possiamo né dobbia- Svizzera continuava a pubblicare «le prolétaire». Nell’ar-
mo vantarci d’essere qualcosa di più di un embrione del ticolo «Il nostro percorso politico», pubblicato nel n.1/
partito mondiale comunista, ma era vero che non siamo 1985 del «comunista» scrivevamo: « Proveniamo da una
neppure questo perché non abbiamo una nostra linea battaglia politica condotta all’interno della organizza-
politica o, se l’avevamo, essa andrebbe non già meglio zione partito comunista internazionale/programma co-
definita nelle sue applicazioni pratiche (come è certo e munista, continuata poi nel gruppo organizzato intorno
come non era possibile ed urgente in passato), ma radi- al giornale Combat, battaglia che aveva ed ha i seguenti
calmente riveduta attraverso un processo (come si è punti qualificanti: 1) rivendicazione del patrimonio sto-
detto) di «aggregazione». Per lo stesso motivo, non rico-teorico-programmatico-tattico e militante della si-
esistendo in realtà il partito, non esisteva neppure un nistra comunista italiana (Livorno 1921, Internazionale
centro, ma soltanto delle correnti del movimento operaio Comunista di Lenin, Bordiga) e del partito comunista
e di cui essi erano pronti ad appoggiare una coltro internazionale, errori compresi, come detto chiaramente
l’altra». E la concezione della formazione del partito comu- nella riunione generale di Milano del 17 ottobre 1982
nista mondiale di domani come processo di aggregazione (cfr. «programma comunista» n.20 del 29 ottobre ’82 e
fra raggruppamenti politici di diversa origine e formazione segg.), e rigetto delle tesi liquidazioniste della degene-
tornerà insistente nelle crisi interne successive. razione del partito dal 1965-66, del «vizio d’origine»
(16) Vedi «Il terrorismo e il tormentato cammino della della sinistra italiana, dell’uso da parte del partito del

57
Bruno Maffi

«marxismo contro il movimento sociale»; 2) rivendica- (evidente lavoro di frazione svolto sotto l’ala protettrice
zione della continuità del partito come condizione neces- del vecchio Salvador), appunto nel settembre del 1982,
saria e indispensabile per superare la crisi, per capire i decise di scindersi dal partito.
problemi e gli errori che ne sono stati alla base, per (21) Vedi «Lenin nel cammino della rivoluzione»,
impostare il lavoro di riorganizzazione del partito a conferenza tenuta da Amadeo Bordiga alla Casa del Popolo
livello internazionale; rivendicazione delle linee politi- di Roma il 24 febbraio 1924, al paragrafo intitolato «La
che, tattiche e organizzative del partito come ribadito nel funzione del capo». Pubblicato dal Partito comunista inter-
«manifesto del 1981 – Dalla crisi della società borghese nazionalista nel 1945 senza prefazione o nota introduttiva.
alla rivoluzione comunista mondiale»; 3) continuità del Questo testo è stato poi ripubblicato dal partito nel 1964 e
lavoro di intervento nei diversi settori in cui il partito ancora nel 1973, unito in opuscolo con il lungo lavoro di
agiva (terreno sindacale, antimilitarismo, antirepressio- partito del 1960 intitolato «»L’estremismo, malattia infan-
ne, difesa condizioni di vita, lavoro e lotta del proletaria- tile del comunismo» condanna dei futuri rinnegati»,
to, ecc.), a seconda delle reali forze a disposizione, e opuscolo che porta lo stesso titolo.
verifica delle linee di attività e d’azione date; elaborazio- (22) Vedi «Lenin nel cammino della rivoluzione», cit.,
ne di un nuovo piano di attività corrispondente alle reali stesso paragrafo.
forze a disposizione; coordinamento e riorganizzazione (23) Le citazioni riportate provengono dal «filo del
delle forze a livello internazionale, riprendendo i contat- tempo», scritto da Amadeo Bordiga e pubblicato nell’allo-
ti con tutti i compagni delle diverse aree rimasti isolati a ra giornale di partito «il programma comunista» (n.12 del
causa della crisi». Il lavoro di bilancio si espresse nei 1953), intitolato «Danza di fantocci: dalla coscienza alla
numeri immediatamente successivi del giornale con una cultura», ultimo di una trilogia dedicata alla critica delle
serie di articoli, come ad es. «Propaganda comunista, concezioni pseudomarxiste di un gruppo chiamato «Socia-
fattore essenziale della preparazione rivoluzionaria», lisme ou Barbarie». Questo «filo», con gli altri due, è stato
«In difesa del programma comunista», «Appunti sulla poi raccolto nel 1972 in opuscolo dal titolo «Classe,
questione della lotta immediata e degli organismi prole- partito, Stato nella teoria marxista» (disponibile in foto-
tari indipendenti», «Riprendendo la questione del terro- copia per gli interessati).
rismo», «Antimilitarismo di classe e guerra», e nel testo (24) Vedi Lenin, Intorno a una caricatura del marxi-
«Che cosa significa fare il bilancio della crisi di parti- smo e all’«economismo imperialistico», in Opere, Editori
to?» pubblicato nei nn. 6/1986-87, 8 e 9-10/1987 de «il Riuniti, 1965, vol. 23, pag. 45.
comunista». A proposito di lotta democratica antimperia- (25) Cfr. Lenin, Intorno a una caricatura del marxismo
lista e lotta di classe, dopo aver affrontato la questione del e all’«economismo imperialistico», cit. pagg. 54-55.
Sudafrica («Antiapartheid e lotta di classe», n.4-5/1896, e (26) Vedi «il programma comunista» n. 13 del 1973.
ancora «Il Sudafrica nella prospettiva marxista», n.11/ (27) Cfr. l’articolo intitolato «Il proletariato e lo Stato
1988) ritornammo sulla questione palestinese («Le masse coloniale e mercenario di Israele», in «il programma
proletarizzate palestinesi nella morsa dell’ordine impe- comunista» n. 7 del 1980, che terminava drammaticamente
rialista» n.8/1987, poi «Origine e significato di classe in questo modo: «La rivolta delle masse sfruttate palesti-
della repressione antipalestinese» n.12/1988, e infine nello nesi e arabe deve ineluttabilmente scontrarsi con lo Stato
studio «Imperialismo, sciovinismo e antimperialismo di di Israele e, per la stessa ragione, con tutti gli Stati arabi
classe con particolare riferimento ai paesi non imperia- attuali, per quanto progressisti si dicano. Da questa lotta
listi» n.14/1988, e negli articoli «Palestina vincerà?» e nascerà la Repubblica Operaia e Contadina del Medio
«Alcuni punti fermi sulla «questione palestinese»» n.16/ Oriente che la farà finita non solo col privilegio ebraico, ma
1989). con i privilegi di tutte le classi dominanti della regione.
(19) A questo proposito si può leggere l’articolo inti- Questa lotta è la lotta della classe operaia del mondo
tolato: «In difesa del programma comunista», pubblica- intero»
to nel n. 2, aprile 1985, del nostro periodico «il comuni- (28) Vedi il «filo del tempo» intitolato «Danza di
sta». fantocci: dalla coscienza alla cultura», cit.
(20) Cfr. l’articolo «Ricordando un compagno della (29) Cfr. «Il principio democratico», scritto da Bordi-
vecchia guardia, Riccardo Salvador», pubblicato ne «il ga nel 1922 e pubblicato su «Rassegna comunista», n. 18
comunista» n. 39, novembre 1993-febbraio 1994, nel quale del 28 febbraio 1922. Raccolto in volume di partito, nel 1972,
chiariamo le posizioni sulle quali l’intera sezione di Schio intitolato «Partito e classe».

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·Sulla formazione del partito di classe. Lezioni
dalla crisi del 1982-84 del partito comunista
internazionale “programma comunista” € 3,50
3. Il proletariato e la guerra (1978)
4. La crisi del 1926nel partitoe nell'Internazionale
(1980)
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Distingue il nostro partito € 3,50

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STAMPA INTERNAZIONALE. LEGGETE :
Dalla biblioteca « IL COMUNISTA »
della Sinistra Comunista « LE PROLÉTAIRE »

· A. Bordiga - I fattori di razza e nazione nella


teoria marxista € 10
« PROGRAMME COMMUNISTE »
« EL PROGRAMA COMUNISTA »

· A. Bordiga- Economia marxista ed economia « THE PROLETARIAN »

59
ORGANI DEL PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

« il comunista »
Giornale bimestrale - La copia: 1 € / 5 FS / £ 1,5 - Abbonamento annuale:
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«el programa comunista»
Rivistateoricainlinguaspagnola- Lacopia:3€/ 8FS/£2/ 20Krs./ America
latina: US $ 1,5 / USA et Cdn: US $ 3 - Preso di sostagno, la copia: 6 €, 16
FS, £ 4 / 40 Krs. / America latina: US $ 3 / USA et Cdn: US $ 6

«Sulla crisi prolungata della classe proletaria


e sulle sue possibilità di ripresa»
L’opuscolo, di 44 pagine, raccoglie un testo pubblicato ne «il
comunista» nel 2001 con lo stesso titolo. Costa 2 euro.

..
- INDICE -

Introduzione

. Sulla crisi prolungata della classe proletaria e sullesue possibilità


di ripresa
La controrivoluzione borghese non si è fermata alla distruzione

.. della prima dittatura proletaria in Russia; doveva trasformare i


proletari in schiavi contenti della propria schia vitù
La democrazia è il miglior ambiente per la lotta della classeborghese

.. contro la classe proletaria


La lotta fra le classi non muore mai
Uscire dal baratro
Sono le contraddizioni profonde del capitalismo a spingere i proletari
alla lotta di classe

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