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Le grotte erano ampie cavità naturali facilmente accessibili dall'esterno. Sulle pareti delle caverne, gli uomini
del Paleolitico incidevano e rappresentavano figure di animali dipinte a colori con abilità sorprendenti. Tra le
grotte più famose possiamo citare le grotte di Lascaux in Francia.
Inizialmente, la struttura leggera e semplice delle capanne era l'ideale per realizzare velocemente un nuovo
riparo che poteva essere montato e smontato.
L’uomo dell’età neolitica (VI millennio a.C. ) cominciò a coltivare il terreno e sentì l’esigenza di costruirsi una
capanna stanziale vicino ai campi che gli offriva calore e riparo dalle bestie feroci.
La capanna era di piccole dimensioni, realizzata con i materiali disponibili nell’ambiente circostante: grossi
rami, frasche (cioè rami con le foglie), canne di bambù, paglia ecc…
In seguito, alla forma circolare venne preferita quella quadrangolare, con più spazio all’interno e come
materiale da costruzione si cominciò ad utilizzare anche la terra battuta.
La terra battuta
L’utilizzo della terra battuta consentì di rendere le capanne più resistenti e durature, proteggendo dalle
intemperie e dal clima rigido della stagione invernale. Dapprima la terra battuta venne utilizzata per
costruire semplici muri di tamponamento (cioè muri di chiusura, non strutturali), successivamente venne
impiegata per creare dei veri e propri muri spessi e resistenti. Per fare ciò la terra veniva inserita in grossi
stampi di legno e battuta ripetutamente con dei pestelli di legno per renderla più compatta. Una volta
ultimata la realizzazione di tutti i muri, la terra battuta veniva essiccata al sole per consolidarsi e raggiungere
le prestazioni meccaniche richieste.
L’argilla, materiale fangoso presente soprattutto vicino ai fiumi, fu utilizzata, fin dall’antichità, come
materiale da costruzione.
In un primo momento venne impiegata per realizzare muri di terra battuta, successivamente venne inserita
in appositi stampi creando i primi mattoni crudi.
Infine, in Mesopotamia verso il 4000 a.C. il mattone crudo, venne sottoposto a cottura e prodotto mediante
stampi inventando il “mattone cotto”; ciò conferì al mattone una durezza e una durevolezza tale da
consentire la realizzazione dei primi grandi monumenti dell’umanità: le ziggurat.
La polis
La polis greca è una “città-stato”: ha proprie leggi e istituzioni; batte una sua moneta; è autonoma e sovrana
(si afferma nell’ VIII sec a.C.).
La polis greca, a differenza delle città-stato orientali (per esempio quelle sumere) o micenee che ruotavano
intorno al palazzo, era organizzata, anche sul piano urbanistico, intorno a due poli principali:
– l’acropoli (“città alta”), posizionata alla sommità di un’altura; vi erano collocati i principali templi, i tribunali
e gli edifici pubblici;
– l’asty o astu (“città bassa”), il cui cuore era rappresentato dall’agorá o piazza, luogo di affari, di mercato,
ma anche di assemblee pubbliche e di dibattito politico.
Intorno alla piazza si distribuivano le abitazioni, inframmezzate da orti; nelle immediate vicinanze si
trovavano i terreni coltivati e infine la campagna incolta e i boschi, di proprietà della comunità, adibiti alla
pastorizia.
La maggior parte delle città greche sorgeva inoltre in prossimità della costa sulla quale si trovava il porto
della città.
I templi
I templi erano il luogo di culto degli antichi greci, nei quali si adoravano le divinità della città.
Per raggiungere l’armonia tra gli elementi architettonici dei loro templi, i greci, in epoche diverse,
inventarono una serie di regole basate sulla geometria e la percezione prospettica.
Per semplicità possiamo distinguere queste regole in 3 ordini architettonici che trovano nella “colonna”
l’elemento qualificante del proprio stile.
Dorico
Il dorico è il più antico, il suo utilizzo risale all’epoca arcaica. Il tempio dorico non poggia direttamente sul
terreno, ma su un basamento di pietra costituito da tre o più gradoni (l’ultimo dei quali si chiama stilobate),
che servivano a sopraelevare il tempio.
La colonna dell’ordine dorico è composta da due elementi: il fusto e il capitello. Il fusto, cioè la colonna vera
e propria, è composto dai rocchi (blocchi di pietra, a forma cilindrica), che vengono sovrapposti senza
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legamenti, ma sono fissati con un perno centrale di bronzo.
Il fusto della colonna dorica è rastremato, cioè si restringe man mano che si sale verso l’alto per distribuire
meglio il peso della colonna.
A un terzo della sua altezza il fusto presenta un rigonfiamento detto entasi. La sua funzione è quella di
correggere la percezione ottica della colonna che altrimenti sarebbe innaturalmente sottile se vista da
lontano.
Il fusto non è liscio ma è scanalato su tutta la superficie. Le scanalature sono realizzate scolpendo i rocchi
dopo averli sagomati e sovrapposti.
Il capitello è sopra la colonna ed è formato da due elementi: echino (ha la forma di un catino circolare) e
abaco (ha la forma di un parallelepipedo molto schiacciato).
L’insieme degli elementi strutturali e decorativi che si trovano sopra al capitello si chiama trabeazione.
Ionico
L’ordine ionico nacque qualche decennio dopo il dorico. La colonna ionica viene ritenuta più simile allo
slancio della figura femminile. È formata da tre elementi: la base, il fusto e il capitello.
La base compare per la prima volta, quindi il fusto non poggia direttamente sullo stilobate.
Il fusto è meno rastremato rispetto al dorico, non ha entasi ed è solcato da almeno 24 scanalature.
L’elemento che più lo distingue dagli altri ordini è il capitello che presenta sempre due morbide volute
(ornamento geometrico di forma a spirale). L’architrave, il fregio e la cornice formano la trabeazione.
Corinzio
L’ordine corinzio risale ad almeno a un secolo dopo (V sec. A. C.) e raggiunge il massimo della sua diffusione
nell’età ellenistica. L’aggettivo corinzio deriva da Corinto, la città in cui nacque e si sviluppò. L’elemento che
caratterizza l’ordine corinzio è il capitello che è composto da un nucleo a forma di tronco di cono attorno al
quale si dispongono delle foglie stilizzate di acanto. Le foglie erano organizzate su due livelli, quella più bassa
che forma la prima corona e quella più alta che forma la seconda corona.
L’ordine corinzio è il più raffinato e snello dei tre.
Le Insulae
Le Insulae, erano grandi edifici fatiscenti di legno, pietre e mattoni, con piccole aperture, senza acqua, né
fogne. Potevano avere 4 o 5 piani e ospitare anche 200 persone.
Le Domus
Le Domus romane erano simili a quelle greche con le stanze che si affacciavano sul cortile e con tetto a
spiovente. La Domus romana era costruita con mattoni o calcestruzzo. Nella Domus c’erano le tubature per
l’acqua potabile e le fognature.
Le Villae erano grandi e lussuose, destinate a consoli e ricchi.
Esistono ancora molti resti di case romane perché erano costruite con mattoni cotti e calcestruzzo, materiali
duraturi e resistenti.
LA CITTA’ ROMANA
Gran parte dell’organizzazione urbanistica delle città fondate dai romani nel loro processo di conquista
deriva dal castrum, l’accampamento militare romano.
Le vie principali su cui si basava la città erano:
• il cardo, con direzione da nord a sud (la via Principalis)
• il decumano, con direzione da est a ovest (la via Praetoriat) – A Bologna è via Rizzoli\Strada Maggiore
La città romana aveva forma quadrata o rettangolare e, al suo interno, due strade perpendicolari
collegavano le quattro porte: la via Praetoria, con direzione da est a ovest, era il decumano, e la via
Principalis, da nord a sud, era il cardo.
All’incrocio tra cardo e decumano, là dove durante la campagna militare si trovavano le residenze dei
comandanti, si apriva l’area dei Fori.
Nei Fori si svolgevano le principali attività pubbliche: nelle basiliche veniva amministrata la giustizia e nei
templi si praticava il commercio.
I Fori erano quotidianamente animati: la gente vi si riuniva per assistere a cortei e cerimonie, per scambiare
merci o, più semplicemente, per incontrarsi e chiacchierare.
Una trama di strade rettilinee e ortogonali definiva gli isolati. Al loro interno venivano edificate le case
signorili, le domus, e gli edifici popolari, a più piani, le insulae.
I romani (coloro che potevano permetterselo) trascorrevano molto tempo alle terme; si divertivano a
guardare le corse di bighe allestite nei circhi e amavano assistere ai combattimenti tra gladiatori o tra uomini
e belve feroci, all’interno dell’anfiteatro.
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Le città romane di nuova e vecchia fondazione si dotarono, nel tempo, di tutte le strutture necessarie alla
vita di tante persone: porti, per garantire i rifornimenti, strade e ponti, che servivano per agevolare i
collegamenti con le province più lontane, acquedotti, fontane e fognature per rifornire d’acqua le città e
garantirne l’igiene.
Le città fortificate
Per proteggersi dalle invasioni le città cominciarono ad erigere delle mura in pietra e mattoni. Finché anche
una sola parte delle mura era eretta, non era possibile attaccare la città.
Nacquero i primi Castelli. La parola "Castello" deriva dalla parola latina "castrum", usata dai romani per
disegnare il campo militare.
Il castello medievale
In un periodo storico segnato da estrema instabilità e continue guerre, i castelli rispondevano principalmente
allo scopo di proteggere i loro abitanti dagli attacchi militari dei nemici.
I Castelli erano circondati da una cinta fortificata protetta da robuste mura con bastioni, torri, fossati e ponti
levatoi. Nella torre più alta, chiamata “maschio” o “mastio”, vi si trovava di solito l’abitazione del signore.
Con il termine castello non dobbiamo intendere solo la cerchia entro cui sorgeva la torre, ma anche la zona di
influenza su cui si stendevano i poteri del castellano, dunque anche i borghi murati che si trovavano sotto la
sua giurisdizione.
Nei castelli (vere e proprie fortezze) vi erano grandi locali adibiti a dispensa per la riserva dei viveri.
All’interno c’erano, le scuderie, magazzini, botteghe, il pozzo, i laboratori artigianali, la chiesa. Questi ambienti
erano scarsamente illuminati, umidi e poco igienici.
Il castello aveva piccolissime aperture esterne (feritoie), divise in due o tre parti da colonnine e archetti
(bifore e trifore).
La casa medievale
Nel medioevo, piccoli artigiani e negozianti abitavano in casette a due piani, affacciate su strette vie, in cui
mancavano tubature e servizi igienici.
La parola domus scomparve dall’uso quotidiano e fu sostituita da casa.
Il termine CASA, che prima indicava la capanna, da questo momento diventa sinonimo di abitazione come la
intendiamo noi oggi.
A Bologna oggi è ancora riconoscibile l’impianto medievale della città. Le abitazioni medievali bolognesi
prendevano il nome di “lotto gotico”, cioè piccole abitazioni a due piani sviluppate in lunghezza e provviste
di portico. Al piano terra vi erano una o due stanze adibite a negozio, mentre una piccola scala di legno
conduceva al piano superiore dove si trovavano le camere da letto. Gli spazi interni erano molto piccoli,
spesso bui e poco igienici. Alle volte nella parte retrostante dell’abitazione era presente un piccolo giardino.
Numerose vie del centro di Bologna conservano questa matrice urbana come via Sant’Isaia, Santa Caterina,
Nosadella, Fondazza, San Carlo, Pietralata, Brocchindosso, ecc…
I palazzi perdono il carattere di fortino che avevano nel Medioevo, scompaiono le torri e gli architetti
sostituiscono le strette finestre con ampie aperture ad arco o rettangolari.
Le costruzioni si ispirano a un nuovo senso delle proporzioni: tornano gli elementi della cultura classica (gli
stili classici), gli archi rotondi, le colonnine e i fregi decorativi.
Sono di questa epoca i più bei palazzi italiani, come Palazzo Strozzi e Palazzo Pitti a Firenze e Palazzo Venezia
a Roma.
La borghesia
Le persone agiate vivevano in case assai confortevoli, in cui era possibile appartarsi e avere una vita privata.
Alla fine del Settecento, la ricca borghesia, si sistemò in palazzi allineati sulle vie principali delle città: belli ed
eleganti con ampi androni e giardini interni, ma non offrivano più gli spazi e lo sfarzo dei palazzi signorili dei
secoli precedenti.
Solo dalla seconda metà dell’800 incominciarono a comparire nelle abitazioni della media a dell’alta
borghesia impianti di acqua corrente, gabinetti igienici, bagni, impianti d’illuminazione e di riscaldamento a
gas, fognature collettive, ecc…
Ma le abitazioni più modeste ne erano del tutto prive.
Il popolo
Nella seconda metà dell’ottocento cominciarono ad essere costruite le prime case popolari. Esse vennero
realizzate per dare alloggio alla popolazione richiamata in città dallo sviluppo industriale, erano costruzioni
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tutte uguali raggruppate in villaggi, vicino alle fabbriche, spesso malsane, cadenti e senza servizi (o con
servizi igienici in comune).
L’estetica dell’edificio perdeva d’importanza, mentre diventava preminente lo sfruttamento razionale dello
spazio, per offrire a basso costo condizioni accettabili.
Nel XX secolo le case popolari vennero costruite a più piani, con molti piccoli appartamenti sovrapposti e
tutti uguali, ma con un incremento notevole delle condizioni igienico sanitarie.
La casa moderna
Il progresso tecnico e il graduale miglioramento della vita hanno portato a mutamenti e a miglioramenti
nell’edilizia come nell’arredamento. La famiglia moderna è generalmente meno numerosa, ha meno bisogno
di spazio, ma richiede che la casa debba essere più bella, igienica e fornita di tutte le comodità.
Il grattacielo
L’abitazione cresce in altezza. Le città moderne e le grandi metropoli d’oltreoceano si riempiono di alti
palazzi e grattacieli.
Il primo grattacielo fece la sua comparsa nel 1882, si trattava della Home Insurance Company Building a
Chicago (USA), la prima struttura provvista di uno scheletro realizzato interamente in ferro e in acciaio.
Contava dieci piani.
Oggi, il grattacielo più alto del mondo è il Burj Khalifa a Dubai con i suoi 828 metri di altezza.
La città moderna
Lo sviluppo tecnologico ha permesso all’uomo di espandere le proprie città facendole diventare delle vere e
proprie metropoli. Le metropoli sono città di grandi dimensioni con più di 1 milione di abitanti e con un'area
comunale fortemente popolata, centro economico e culturale di una regione o di un Paese, e spesso nodo di
comunicazioni internazionali.
Le periferie
Purtroppo con lo sviluppo urbano, parallelamente all’aumento del benessere, si è sviluppato anche il
problema delle periferie.
Lo sviluppo delle periferie delle grandi città europee avvenne in concomitanza con la seconda rivoluzione
industriale, dove migliaia di persone furono costrette ad abbandonare le campagne per trovare lavoro nei
nuovi stabilimenti industriali che rimpiazzarono le botteghe artigianali e il lavoro contadino.
Compatibilmente con le esigenze del nuovo sistema economico, le periferie delle grandi città cominciarono
ad espandersi negli spazi vuoti e a inglobare i piccoli villaggi attorno ai nuclei urbani, mutando per sempre
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l'aspetto del loro tessuto edilizio, che non ruotava più attorno a centri di aggregazione come le chiese o le
piazze, ma si estendeva a macchia d’olio, senza una regola su tutto il territorio un tempo coltivato.
Questo fenomeno chiamato in inglese “Urban sprawl” (cioè la crescita incontrollata della città) ha portato
alla formazione di quartieri “dormitori” (cioè quartieri senza attività diurne, in cui le persone tornano solo
per andare a dormire la notte), malsani e poco vivibili ai margini delle grandi città che hanno divorato intere
aree verdi distruggendo il paesaggio. Ancora oggi le periferie di molte città soffrono di questo problema e
sembrano un raggruppamento disordinato di fabbricati e di strade.