19/02/2021
Rossano Bisciglia
Non scegliamo il partner a caso, spesso abbiamo la fortuna di scegliere la persona che si combina in
maniera sana con noi mentre altre volte scegliamo la persona che va ad attivare i nostri schemi ed
esplodiamo
Agli inizi della terapia di coppia può essere utile sfruttare delle frasi “stimolo e chiedere cosa ne
pensa la coppia. Esempio: “Un bambino cerca un padre e una madre ma non li trova. Da adulto
vuole scoprirli in una moglie o in un marito, ma prima ancora di cominciare è arrabbiato perché sa
che non incontrerà donne o uomini perfetti. Si aspetta un fallimento ma pretende il successo. Chiede
qualcosa che non si aspetta, esigendo un amore da chi ritiene che non saprà soddisfarlo, per cui le
frasi che pronuncia e le azioni che compie non sono mai domande, sono lamenti camuffati da
richieste.” (P. Menghi).
→ È un modo per far capire cosa portiamo nella coppia, quali schemi attiviamo all’interno della
relazione (ho un bisogno ma so già che non verrà soddisfatto, partendo quindi con il freno a
meno). La maggior parte delle cose che facciamo e diciamo non le stiamo decidendo totalmente
noi, cosa che può spaventare ma è anche un po’ rassicurante perché allieva il senso di colpa. È
una frase farcita di tantissimi elementi.
Ma di chi o di cosa ci si innamora? Quali caratteristiche fisiche, quale personalità e quali modi di
fare?
→ Questo permette un’analisi funzionale della coppia per capire quali sono le illusioni/disillusioni
come hanno matchato.
Possiamo vedere la coppia in maniera dicotomica: dopo la fase idilliaca degli inizi, mi accorgo che
non è come volevo e me ne vado. Oppure in chiave evoluzionistica, ci si accorge cosa si è portato
all’interno della coppia e si riscrive insieme (bisogna essere in 2) di nuovo il contratto.
Nelle relazioni tra partner possono manifestarsi tre tipologie di attaccamento (Hazan e Shaver
1987):
un attaccamento sicuro, manifestando la capacità di vivere esperienze intime, di porsi con il
partner in una relazione di reciprocità e di offrire e ricevere aiuto.
Le persone con attaccamento sicuro hanno maggiori capacità di fornire supporto al partner ed
inclinazioni a progetti comuni, come diventare genitori.
un attaccamento insicuro-evitante, caratterizzato dalla tendenza a minimizzare i propri bisogni,
a distanziare i sentimenti negativi del sé, a mantenere distanza dall'intimità di coppia e a non
chiedere aiuto.
Le persone con attaccamento insicuro evitante tendono ad avere relazioni strumentali e
opportunistiche, spesso non desiderano figli o non si riconoscono nel ruolo dei genitori,
delegando al partner il compito.
un attaccamento insicuro-ambivalente: sono persone ansiose, che si lamentano che il proprio
partner non sia affidabile, disponibile e capace ad amare
Le persone con attaccamento insicuro ambivalente instaurano relazioni intime intrusive e
manipolatorie, pretendendo aiuto e protezione; desiderano diventare genitori ma vogliono essere
accudite e rassicurate dai figli, confondendo i propri bisogni con i loro.
Partendo dal modo in cui interagisce col partner vediamo quali sono i suoi pensieri e i suoi
comportamento e come gestisce la cosa vediamo da che tipo di attaccamento proviene.
L'obiettivo di questa fase della relazione è stabilire l’autonomia di ciascun membro della coppia
all'interno del rapporto, senza distruggere il legame esistente
Attenzione ai casi di violenza! In questi casi sarebbe meglio interrompere la terapia di coppia e far
sì che chi perpetra violenza se ne assumi la responsabilità e ci lavori sopra in altro contesto
individuale.
Essenziale quindi è capire quali sono le situazioni di violenza e quali quelle di conflitto.
Conflitto Violenza
- no controllo dell’altro - controllare l’altro
- no forza per controllare l’altro - uso della forza per controllare l’altro
- no potere per controllare l’altro - uso il potere per controllare l’altro
- si accetta la sensazione di frustrazione - non si accetta la frustrazione
- pari forze in campo - forze impari
- nessuno ha paura dell’altro/a - sentimento di paura
- • capacità di fermarsi se l’altro dice stop - • incapacità di fermarsi se l’altro dice stop
Mai dire in terapia che il soggetto è violento perché ha un disturbo di personalità perché si entra in
collusione e si giustifica tale comportamento
Questa fase permette alla coppia di guardare apertamente e sinceramente anche ad altro. È la fase in
cui la coppia è pronta ad avere dei figli.
Quinta fase: la co-creazione
In questa fase le due persone scelgono di formare una squadra: sposano un progetto da portate
avanti assieme nel mondo. Ad esempio scelgono di avere dei figli, si impegnano in attività sociali,
politiche, culturali.
La trappola in questa fase è rappresentata dal fatto che dopo tanti anni assieme si possa mettere
tanta energia verso l’esterno o figli dimenticando di nutrire la coppia
2. Strategie consapevoli che mettiamo in atto a partire dal nostro cervello più evoluto (corteccia
cerebrale o cervello neo mammifero). Sono utili a trasformare un conflitto in un’opportunità di
crescita. Per fare questo occorre ascoltarsi, pensare, prevedere, valutare e comunicare a cuore
aperto con il proprio partner.
a. Fermarsi e guardarsi dentro: occorre fermarsi ad ascoltarsi e cogliere cosa sta
succedendo in noi, se ci sono delle sensazioni, emozioni o pensieri. Strano a dirsi, ma
questa è la fase più difficile, che le persone tendono a saltare a piè pari. Occorre invece
intenzionalmente decidere di fermarsi e di guardarsi dentro. Purtroppo questa
competenza fondamentale viene trasmessa o insegnata molto raramente dai genitori ai
propri figli. Quali emozioni sto vivendo? E cosa le ha provocate? Quali pensieri? Quale
sarebbe l’azione automatica “rettiliana” che intraprenderei se non riflettessi?
Attaccherei, fuggirei, mi congelerei oppure mi sottometterei?
b. Cogliere il proprio bisogno: a questo punto occorre individuare i propri bisogni
fondamentali. A questo scopo dobbiamo saper discriminare tra ciò che davvero ci sta a
cuore e ciò che siamo pronti a lasciar perdere perché non è fondamentale per noi. E’
utile chiedersi: Al di là dell’azione automatica cosa vorrei davvero? cosa potrei fare per
soddisfare qual bisogno?
Tre elementi fondamentali:
1. Ascoltare.
a. STATE ASCOLTANDO: il segno che state ascoltando è il fatto che mentre
l’altro parla, in voi c’è uno spazio di ricettività e di silenzio.
b. NON STATE ASCOLTANDO: mentre l’altro parla, state già pensando a cosa
rispondere scegliendo mentalmente le parole e le frasi che pronuncerete quando
toccherà a voi parlare.
2. Esprimersi: i propri punti di vista, le proprie opinioni, la propria visione delle cose e i
propri sentimenti “per se stessi” e non “contro l’altro”.
a. VI STATE ESPRIMENDO se siete centrati su di voi, se usate un linguaggio “Io”
(nel senso che la maggior parte delle frasi cominciano con il pronome “Io”) e se
mentre parlate siete internamente convinti che entrambi – sia voi sia il vostro
partner – andiate bene così come siete (magari non vi piace un comportamento
dell’altro ma la persona va bene così com’è).
b. NON VI STATE ESPRIMENDO se la vostra attenzione è completamente
sull’altro, se usate un linguaggio “Tu” (tendendo a criticare l’altro) e se sentite
che c’è qualcuno che non va bene (o voi, o il partner o entrambi).
3. Regolare il comportamento: dire cosa si vorrebbe per sé, dall’altro o dalla relazione.
a. STATE REGOLANDO LA RELAZIONE se le vostre richieste sono chiare, se
siete pronti ad accettare un diniego da parte del vostro partner e se dall’eventuale
diniego voi siete liberi di agire (e non di reagire in modo inconsapevole). Ad
esempio, “Ho chiesto questo, l’altro non è disposto a offrirlo, posso cercare un
compromesso o starci o andarmene”, ma tutte queste azioni (e non reazioni) non
lasciano strascichi, risentimenti e rimuginii, ma sono decisioni consapevoli.
b. NON STATE REGOLANDO LA RELAZIONE se state imponendo i vostri
desideri all’altro, se non siete pronti ad accettare un diniego da parte dell’altro, se
date per scontato che l’altro acconsentirà ai vostri desideri per il solo fatto di
averli comunicati.
4. Darsi tempo: questa forma di comunicazione è molto potente, ma non è lecito aspettarsi
miracoli.
Se da anni utilizzate strategie automatiche che hanno reso cronici i conflitti all’interno della vostra
coppia, non è detto che comunicando una volta con il vostro partner in modo costruttivo, ciò
produrrà un’istantanea trasformazione dell’altro Se ad esempio, da un giorno all’altro cambiate
strategia passando dall’attacco ad una comunicazione ,sana non è detto che il vostro partner sia
pronto anch’esso a cambiare strategia.
La ricerca ha mostrato che le problematiche di coppia non si risolvono da sé: i partner devono farci
qualcosa. Devono sollevare il problema e affrontarlo. Devono cambiare in qualche misura loro
stessi. Non vi è quella che i medici chiamano la “remissione spontanea”.
La terapia di coppia è uno strumento molto efficace, mirato e altamente specifico. In terapia di
coppia i partner hanno la possibilità di:
1. Contattare le proprie autentiche emozioni e i propri profondi bisogni affettivi
2. Diventare gradualmente consapevoli che i comportamenti distruttivi descritti sono il risultato di
emozioni e di bisogni non riconosciuti né soddisfatti.
3. Accettarsi e non giudicarsi !!!
4. Apprendere nuove modalità di comunicare e di prendersi cura dei bisogni emotivi di entrambi.
Prerequisiti
Perché la terapia di coppia sia possibile, è necessario che siano presenti alcune condizioni:
• I partner devono essere stati innamorati l’uno dell’altra prima che insorgessero le difficoltà.
• I partner devono essere disposti a impegnarsi e a investire le proprie energie nel percorso
terapeutico per un periodo di tempo anche prolungato.
• I comportamenti distruttivi della coppia non devono sfociare regolarmente in aggressività
violenta e incontrollabile. Caso contrario attivare percorsi ad hoc a seconda della problematica.
Se non c’è il sentimento o la volontà di rivedere la cosa è inutile portare avanti una terapia di
coppia. Deve esserci un setting controllato per gestire tutte le dinamiche che entreranno in campo
nella terapia.
Motivazione al cambiamento
La coppia può scegliere di:
• far finta di voler affrontare i propri problemi di coppia, mentre in realtà hanno già scelto di porre
fine alla coppia.
• consapevoli di una relazione problematica e si vuole fare tutto il possibile per affrontare e
risolvere i propri problemi di coppia.
• Spesso la motivazione a iniziare un percorso di terapia di coppia è inizialmente di un solo
partner, tuttavia, alla lunga, entrambi i partner dovranno impegnarsi nel percorso terapeutico se
davvero vogliono cambiare in meglio la propria relazione amorosa.
Ruota del Cambiamento. valutare gli stadi in cui è la coppia (pre-contemplazione, contemplazione,
determinazione, azione, mantenimento, ricaduta).
Lui e lei potrebbero essere in due stadi diversi del cambiamento. Noi dobbiamo essere in grado di
capire lo stadio in cui ciascun membro sta perché in base a tale stadio devono e possono essere fatti
un lavoro diverso. È utile lavorarci quindi in maniera individuale nelle sedute individuali.
Assessment e trattamento
Fase del contatto telefonico, mail etc
Obiettivo: iniziare a farsi un’idea della coppia e della suo funzionamento
• Chi chiama
• Come mai lui o lei a chiamare
• Cosa chiede
• Il partner è presente alla telefonata?
• Modalità interattive e di richiesta
• Grado di agio del clinico
• Il clinico sceglie se approfondire la richiesta di aiuto al telefono o rimandare al primo incontro
Fase di consultazione/assessment/restituzione
Due sedute con la coppia, somministrazione questionari, una seduta con ciascuno.
Serve per:
• Comprensione del problema (di cosa si tratta,)
• Stabilire se la domanda è pertinente e se la terapia di coppia è la risposta migliore al di là della
richiesta (“ho una relazione extra e sono disposto a mollarla se va bene la terapia”)
• Aiutare la coppia a scegliere consapevolmente il percorso misurandosi con le proprie aspettative
e la propria motivazione (e non di fatto a ritrovandosi in un setting a cui non erano preparati o
che richiede troppo impegno
Primo incontro con la coppia, va spiegato che il tecnico non è depositario di nessun segreto, per cui
se c’è qualcosa che l’altro non deve sapere o non la dite a me oppure io la condivido con la coppia.
Tenere il segreto sarebbe una triangolazione allucinante.
Nella prima seduta si danno 10 minuti a testa nel quale uno parla e l’altro sta zitto, appuntandosi ciò
che vuole controbattere su un blocchetto e li esporrà nel suo tempo.
Nella prima seduta è importante vedere come e quanto riescono a stare nel timing. Sono
informazioni molto preziose.
Colloquio individuale
• Ribadire segreto professionale/neutralità/imparzialità terapeuta
• Raccolta dati sulla famiglia di origine (nome, età, titolo di studio, professione, qualità rapporti)
• Esplorazione idea di sé (capacità di assumersi le responsabilità, grado di consapevolezza delle
conseguenze dei propri comportamenti etc.) attraverso lo sviluppo dei temi critici riportati nei
colloqui precedenti. (Tema: Lei è poco affettuosa. Lui la svilisce in continuazione;
consapevolezza ? assunzione di responsabilità?
• Amore, legame, piacere, intimità, identità (quali idee la persona ha su questi temi)
• Asplorare i miti sul buon funzionamento della coppia anche con utilizzo di
questionari/inventari
Obiettivi di fondo
→ Formulare le prime ipotesi sulla natura delle difficoltà individuali che bloccano il percorso
evolutivo della coppia (indagare l’ alchimia degli SMP)
→ Comprendere da quale ‘progetto emotivo familiare’ proviene ognuno dei partner e in che modo
questo ‘progetto’ è connesso alla strutturazione del disagio di coppia (famiglie patriarcali, rigidi
ruoli di genere, i panni sporchi si lavano in famiglia)
→ Impostare una relazione terapeutica con ognuno dei partner
Questionari
CAS - COUPLE’S AFFECTIVITY SCALE + Millon + CBA2 + YSQ + schede di monitoraggio
DAI – Dyadic Attribution Inventory – D.Baucom, N.Epstein, 1990
MAS – Marital Attitude Survey - D.Baucom, N.Epstein, 1990
DAILY RECORD OF DISFUNCTIONAL THOUGHTS, J.S. Beck, 1995
RBI – Relationship belief Inventory – Roy J. Eidelson, N.Epstein, 1981
DAS – Dyadic Adjustment Scale – Graham, Spanier, 1979
MSI – Marital Satisfaction Inventory – Revised Duglas K. Snyder, 1997
MHS – Marital Happiness Scale – Nathan H. Azrin, Barry T. Naster, Robert Jones, 1989
Fase del contratto terapeutico con la coppia: una seduta con la coppia
Restituzione circa la fase di assessment: ipotesi e concettualizzazione del problema di coppia e
valutazione delle motivazioni e delle aspettative.
1. Proposta terapeutica: tipo di lavoro, durata, metodologia, modalità di verifica e conclusione.
2. Regole (setting, orario, costi)
3. Reciproche responsabilità
Da quello che ci siamo detti ho provato a fare una prima valutazione che ovviamente potrebbe
essere sempre messa in discussione insieme per capire ancora
meglio… mi sembra che il bisogno di …. sia .. mentre quello di … sia….
come vi ho spiegato è plausibile ipotizzare che le vostre difficolta sono in parte spiegabili…
credo che ci sia bisogno di… e proveremo a farlo con … le tecniche CC e non sono
cosa ne pensate ???
STOP TERAPEUTICI
• Uno dei due insiste sul cambiamento dell’altro
• La motivazione di chi è venuto – per ragioni sbagliate – resta insufficiente
• La coppia (o anche solo uno dei due) è orientata verso la separazione
Fase degli incontri comuni: Nucleo della terapia: 2 sedute
Psicoeducazione: Spiegazione del modello CC
Spesso un problema relazionale si verifica quando le persone hanno una serie di convinzioni
riguardo al proprio partner o al funzionamento della coppia. La presenza di questi pensieri fanno
sentire alla persona delle emozioni negative e poi magari lo spingono a comportarsi male nei
confronti del partner. Sarebbe importante che noi tutti condividessimo questo principio perché sarà
una parte importante per poter cambiare le cose. E’ importante che ciascuno di voi si assuma la
responsabilità dei propri pensieri, delle proprie emozioni e comportamenti.
Proviamo a imparare come “trovare” questi pensieri e come poterli mettere in relazione con le
nostre emozioni e comportamenti. Per esercitarvi a farlo, vi chiedo di tenere un diario settimanale in
cui riportare quello che ci succede. Attraverso il diario impareremo un sacco di cose come i vostri
bisogni. Andando un po’ più a fondo, possiamo scoprire che questi pensieri potrebbero essere molto
rigidi e questo potrebbero derivare convinzioni più profonde radicate in noi stessi e che derivano da
esperienze avute nel nostro passato di cui però ci occuperemo più avanti.
Interventi comportamentali
• Training di Comunicazione (stili comunicativi, aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali.
diritti assertivi, assunzione di responsabilità. Tecniche (panino, io, disco rotto)
• Training di Problem-Solving (6 fasi)
• Contratti sul cambiamento dei comportamenti (scambio di positività)
• Training sull’Espressione-Accettazione Emotiva (Role play)
Si propongono attività attraverso un ‘fare guidato’ in cui sperimentare situazioni di cura, attenzione,
comprensione e supporto.
Proposte comportamentali
- scambio di positività/love day
- inversione dei ruoli
- gioco delle carte
- abilità comunicative (messaggi-Io, ascolto empatico, negoziazione)
- abilità nell’affrontare e risolvere problemi insieme (definizione del problema, preparazione
alla risoluzione del problema, brainstorming, decision making, implementazione del piano,
verifica)
- abilità nel cogliere, accettare, esprimere emozioni (per sé e per l’altro).
Interventi cognitivi
• Ristrutturazione cognitiva
• analisi delle percezioni, attribuzioni, aspettative, assunzioni, standard
• individuazione/risposta ai pensieri automatici
• identificazione e modificazione delle credenze intermedie
Vengono sviluppati i temi emersi in fase di consultazione e l’attenzione del terapeuta non sarà
centrata sull’oggettività degli eventi, ma sull’individuazione degli errori (distorsioni cognitive,
standard irrealistici, assunzioni arbitrarie, attribuzioni disfunzionali) da ambo le parti:
introducendo dapprima il dubbio circa la loro validità, fornendo l’occasione poi di esplorare punti di
vista alternativi altrettanto validi e sicuramente più funzionali; stimolando infine una loro messa in
discussione e modificazione in termini più adattivi (ristrutturazione cognitiva).
Seduta di congedo
Viene ripreso il senso e il significato del lavoro svolto evidenziando le positività rilevate e le
debolezze che permangono.
Vengono prefigurati incidenti di percorso possibili e viene incoraggiata la coppia a prevedere
comportamenti di risposta e gestione degli stessi (PREVENZIONE ALLA RICADUTA).
Viene condivisa la consapevolezza che gli esiti del lavoro terapeutico non garantiscono di per sé un
futuro di coppia “per sempre felice e contenti” ma che ora, trovandosi in una condizione di coppia
sufficientemente valida e funzionale, hanno strumenti personali e di coppia più efficaci per
affrontare future crisi.
Si costruisce un consenso sulla conclusione e la disponibilità a stabilire momenti di follow-up
(a due mesi, sei mesi, un anno, due anni).
Verso la separazione
Quando dalla valutazione del percorso fatto appare chiaro che i movimenti sono modesti e che
almeno uno dei due partner continua a manifestare risentimento e delusione verso l’altro o prevale
un depressivo senso di insormontabilità dei problemi, il terapeuta assume l’iniziativa di parlare di
separazione. Non come consiglio da accogliere, ma come stimolo da utilizzare.
Si può valutare la possibilità di utilizzare uno stimolo che aiuti lo sblocco da una situazione
dolorosa di stallo, una sponda per una più consapevole scelta di rilancio nella coppia:
• facilitando la presa di decisione verso la separazione
• permettendo di scegliere livelli più modesti di qualità della convivenza
↓
• mettendo comunque entrambi di fronte alla possibilità di assumere un orientamento e
intraprendere una direzione piuttosto che restare nell’impasse
“Visto il notevole impegno che ambedue avete messo nel corrispondere alla terapia, sia come
coppia, sia rivedendo le proprie posizioni personali, sembra che abbiate di fronte tre strade”
1. Mettervi in discussione seriamente, cercare le ragioni del disagio per superarlo: è quello che
avete fatto con noi per mesi, ma senza esito, una prima strada quindi pare chiusa.
2. Ridimensionare le vostre attese reciproche (…) questa seconda strada si giustifica col fatto che
voi volete ancora stare insieme, che di separazione si è parlato, ma che resta ancora nel campo
della teoria/ipotesi da scartare del tutto.
3. Possibilità dolorosa e dura, che è proprio quella della separazione che uno dei due può decidere
anche per l’altro; questa terza strada ha un vantaggio: riapre i giochi per ciascuno all’esterno e
non vi fa invecchiare nella rassegnazione.
Pensate individualmente a quale delle ipotesi preferite aderire, siccome l’interrogativo è arduo ci
diamo 3 mesi di tempo, ne discuteremo la prossima seduta.
Tre soluzione diverse su cui i terapeuti sospendono il giudizio, tutte e tre sono interessanti perché
comunque sciolgono il nodo dell’impasse, dell’impotenza frustrata e rabbiosa e portano verso
orizzonti più produttivi. (Gezzi, 2004).
La separazione non va vista come pura perdita, ma come scelta che può dare adito a migliori
possibilità per i due singoli. La vera libertà è la scelta.
Il vero fallimento professionale è quando i partner stanno insieme dopo una ‘buona’ terapia e non è
funzionale per loro che stiano insieme. Solitamente quando interviene la scelta di cambiamento con
la separazione la terapia è più breve e la conclusione ravvicinata.
In qualunque momento della terapia può maturare in ognuno dei due partner (solitamente in uno
solo dei due) la consapevolezza nuova dell’impossibilità di ricomporre la crisi e, per contro, la
capacità emotiva di poter sostenere il distacco.
Abbastanza tipicamente c’è uno che ‘fa la scelta’ e l’altro che la ‘subisce’. Quando la decisione di
separarsi si accompagna ad una richiesta di aiuto da parte di entrambi, il terapeuta si rende
disponibile ad offrire il supporto necessario ad entrambi nella gestione della comunicazione ai figli,
nel progetto di vita come genitori, ecc.; se la richiesta viene da uno dei due partner o da entrambi,
ma per bisogni individuali, per chi ha preso la decisione e chiede di essere aiutato ad agire
correttamente, per chi ritiene di subire una scelta non voluta e teme di non riuscire a farcela, è
preferibile l’invio ad un altro terapeuta.
Manteniamo, invece, la possibilità di uno spazio, anche solo teorico, per la coppia: non si può
prevedere quale sarà il traguardo futuro dei nostri clienti.
Bibliografia
• S.M Campbel, (1980)The Couple's Journey Intimacy As a Path to Wholeness
• A.T.Beck, (1990), L’amore non basta, Casa Editrice Astrolabio
• L.Carli, (a cura di) 1995, Attaccamento e rapporto di coppia, Raffaello Cortina Editore, Milano
• M.Andolfi (a cura di) 1999, La crisi della coppia, Raffaello Cortina Editore, Milano
• M.Malagoli Togliatti, P.Angrisani, M.Barone, (1999), La psicoterapia con la coppia, Franco
Angeli Milano
• D.Gezzi, Terapia con le coppie, un protocollo consolidato, in Terapia familiare, n.74, 2004
• R.J. Sternberg, (1999), La freccia di Cupido, Edizioni Erickson, Trento