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122Come funzionano i testiStendhal • Julien

leggevaStendhal Julien
leggeva Stendhal(Grenoble, 1783 - Parigi,
1842)Henri Beyle (questo è il vero nome dello scrittore)
era un provin-ciale: veniva dalle Alpi francesi,
precisamente dalla cittadina di Grenoble, dove era nato
nel 1783. Quan-do, a sedici anni, lascia Grenoble per
studiare matematica a Parigi, non pensa certo che
diverrà uno degli scrittori più importanti dell’età moderna.
Arrivato nella capitale con l’intenzione di diventare un
sedut-tore, come dice lui stesso in uno dei tanti scritti
autobiografici rimasti incompiuti, Vita di Henry Brulard,
Stendhal perde ogni interesse per la matematica e
decide di arruolarsi nell’esercito di Napoleone in par-
tenza per la seconda campagna militare in Italia,
finalizzata alla restaurazione del predominio francese
nella penisola. Da questo momento, per Stendhal
inizia una vita di viaggi e avventure: segue l’esercito
napoleonico nelle successive campagne militari in
Germania, in Austria e in Russia; poi, dopo la caduta di
Napoleone e il ritorno del regime monarchico in Francia,
Stendhal decide di tornare in Italia. Innamorato dei
paesaggi italiani, scrive saggi sulla pittura e sulla musica
e continua ad andare a caccia della felicità, come dice lui
stesso, rifugiandosi nell’amore. Ma, timido e impacciato
com’è, consapevole di non essere particolarmente bello,
colleziona quasi solo fallimenti. Nella Vita di Henry
Brulard scrive: «Passo per un uomo pieno di spirito,
insensibile, addirittura libertino, e invece vedo che
sono sempre stati gli amori infelici ad occuparmi».
Questi amori infelici, vissuti con l’immaginazione tipica di
un temperamento ro-mantico, lo costringono ad
analizzare sé stesso e, in generale, l’animo umano.Da
queste riflessioni nasce un’opera, a metà tra saggio e
diario intimo, dal titolo Dell’amore (1822). Sten-dhal
classifica i sintomi della passione amorosa e di essi si
ser-ve per descrivere gli amori dei protagonisti dei
suoi romanzi più famosi, Il rosso e il nero (1830) e La
certosa di Parma (1839). Julien Sorel e Fabrizio del
Dongo sono solo più belli di Sten-dhal; per il resto,
gli assomigliano molto. Anche loro sono a caccia
della felicità; anche loro sognano di raggiungere la glo-ria
e di conquistare l’amore, ma si scontrano con un
mondo che non comprendono e che non li comprende.
La grandezza di Stendhal sta proprio nella sua capacità
di descrivere le pas-sioni che animano l’uomo con una
intelligenza e un’acutezza che nessun altro scrittore

europeo dell’Ottocento è riuscito a raggiungere. N ei


primi capitoli del Rosso e il nero, Stendhal descrive
Verrières, immaginario borgo della Franca Contea, e
alcuni dei personaggi secondari, in particolare il sindaco,
il signor de Rênal, e il vecchio Sorel, padre del
protagonista, Julien. Il signor de Rênal vuole assumere
Julien come precettore dei suoi figli perché ha saputo dal
parroco che il ragazzo studia teologia e conosce molto
bene il latino. Quando il vecchio Sorel riceve dal sindaco
la proposta, va a cercare il figlio per
parlargli.Audiolibrotesto guidato5Avvicinandosi alla
segheria, papà Sorel chiamò Julien con la sua
voce stentorea1. Nessuna risposta. Vide solo i
figli maggiori, sor-ta di giganti che, con una
grossa ascia, squadravano i tronchi di abete
che poi avrebbero trasportato alla segheria.
Concentrati a seguire con precisione il segno
nero sul tronco, da cui ogni colpo d’ascia
staccava enormi frammenti, non udirono la voce
del pa-1. stentorea: potente.Per descrivere i fratelli di
Julien, Stendhal utilizza una iperbole, definendoli una sorta
digiganti. Ciò serve a sottolineare la netta differenza tra i
fratelli maggiori e Julien.Beylismo Legata alla fortuna postuma
dell’opera di Stendhal è la nozione di “beylismo” (in francese
beylisme), con cui si è venuto definendo un atteggiamento morale e
un modo di vivere connotati da individualismo, egotismo, culto
dell’energia, volontà di gioia unita a lucidità distaccata.

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1233.Gli attori della narrazione: i personaggiTESTO


GUIDATOdre. Questi si diresse al
capannone; entrando, cercò invano Julien là
dove avrebbe dovuto stare, cioè vici-no alla
sega. L’avvistò cinque o sei piedi più in alto, a
cavalcioni su una trave del tetto. Invece di
sorveglia-re con attenzione il funzionamento
della macchina, Julien leggeva. Era la cosa che
più irritava il vecchio Sorel; forse avrebbe
perdonato a Julien la sua corpo-ratura snella,
poco idonea ai lavori pesanti, e così diversa
da quella dei fratelli maggiori; ma la mania
della lettura gli era odiosa: lui non sapeva
leggere.Invano chiamò Julien due o tre volte.
L’attenzio-ne che prestava al libro, più che il
rumore, impedì al ragazzo di sentire la
terribile voce di suo padre. Che alla fine,
nonostante l’età, saltò agilmente sul tronco
sottoposto all’azione della sega, e da lì
sulla trave che reggeva il tetto. Un violento
ceffone fece volare nel torrente il libro che
Julien teneva in mano; un secondo scappellotto
sulla testa, altrettanto vio-lento, gli fece perdere
l’equilibrio. Sarebbe caduto da un’altezza di
dodici o quindici piedi2, tra le leve della
macchina in moto, che l’avrebbero stritolato, se
suo padre non l’avesse trattenuto con la mano
sinistra. – Ma insomma, fannullone! Devi
sempre leggerei tuoi maledetti libri mentre stai
di guardia alla sega? Leggili di sera, almeno,
quando vai a perdere tempodal parroco.Julien,
benché stordito dalla violenza del colpo, e
sanguinante, si avvicinò al suo posto, accanto
alla sega. Aveva le lacrime agli occhi, non tanto
per il do-lore fisico quanto per aver perso il libro
che adorava.– Scendi, bestia, che ti devo
parlare –. Il rumoredella macchina impedì di
nuovo a Julien di sentire quell’ordine. Suo
padre, che era sceso, e non ave-va
nessuna voglia di risalire, andò a prendere
una lunga pertica3 per scrollare le noci, e lo
colpì sulla spalla. Non appena Julien fu a terra,
il vecchio Sorel lo spinse rudemente4 davanti a
sé, verso casa. «Sa Iddio cosa mi farà!» si
diceva il ragazzo. Passando, guardò con
tristezza il torrente dove era caduto il libro; era
quello a cui era più affezionato, il Memo-riale di
Sant’Elena5.2. piedi: il piede è un’unità di misuradella
lunghezza oggi in uso soprattut-to nei Paesi anglosassoni;
corrispon-de a circa 30 centimetri.3. pertica: asta.4. rudemente:
in modo sgarbato,brutalmente.5.Memoriale di Sant’Elena:
pubbli-cato nel 1823 dal conte Emmanuel de Las Cases, che
aveva accompagnato Napoleone a Sant’Elena, è il libro che
costruisce la leggenda di Bonaparte.1015202530354045Il
vecchio Sorel non sa leggere ed è per questo che la mania
del figlio gli è odiosa: il padre, analfabeta, si sente inferiore
al figlio e soprattutto non lo comprende.Prima ancora di
descrivere fisicamente Julien, il narratore caratterizza il
protagonista dal punto di vista culturale. In un romanzo,
come quello di Stendhal, che analizza i rapporti tra classi
sociali diverse, la caratterizzazione socio-culturale precede
quella fisica. Già nei capitoli precedenti si è detto che Julien,
pur essendo figlio di un carpentiere, conosce molto bene il
latino e studia teologia.Per il vecchio Sorel, abituato da
sempre alla fatica del lavoro, l’istruzione che Julien riceve
dal parroco è una perdita di tempo.Questa osservazione ci
fa capire bene come Julien riponga nell’educazione la sua
ansia di riscatto da una condizione sociale a cui non vuole
rassegnarsi. Più avanti il narratore ci dirà qual è il libro che
Julien ha perso.Emerge già qui l’ambiguità di Julien: ammira
Napoleone, ma sa che, dopo la sua caduta, non è più
possibile farsi strada nell’esercito e che solo facendosi prete
ha la possibilità di coltivare la sua ambizione.

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