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Peter Schlemihl
Prefazione: vi sono delle lettere e poesie che inseriscono Schlemihl nella realtà: una
scritta da Chamisso a Schlemihl e a Hitzig (amico, editore e scrittore), una da
Fouqué a Hitzig e viceversa.
Il libro inizia con Schlemihl che raggiunge una località, probabilmente Amburgo, dove
doveva incontrare un certo signor Thomas John per consegnargli una lettera. Si recò
in casa sua dove questi si intratteneva con degli amici.
Frase chiave nel I capitolo: Sig. John “Chi non è padrone di almeno un milione, è, mi
si perdoni la parola, un mascalzone”.
Si trovavano all’aria aperta, con una visuale grandiosa e avvennero degli avvenimenti
che lasciarono prima incuriosito e sbalordito Schlemihl per finire per essere
terrorizzato e fuggire.
1) Il sig. John chiede un cannocchiale. Appare un uomo in grigio che si infilò una
mano in tasca dalla quale ne fuoriuscì uno che consegnò al Sig. John.
2) Essendo il terreno umido sarebbe stato bello poter avere dei tappeti su
cui poggiarsi. Senza che il desiderio fosse stato espresso, l’uomo dall’abito
in grigio mise la mano in tasca e si adoperò per estrarre un tappeto
persiano.
3) Estrasse una tenda
4) Cavalli…
Ciò che sbalordì Peter era il fatto che tutti gli altri non prestavano attenzione,
nessuno trovava nulla di straordinario in tutto ciò. Solo lui non riusciva a distogliere
lo sguardo da quest’uomo, finché sconvolto decise di andarsene.
Si vide alle spalle proprio l’uomo dall’abito in grigio che gli propose di scambiare la
sua ombra per uno dei tesori che aveva in tasca. Accettò di scambiarla per la “borsa
di Fortunatus”, un borsellino da cui avrebbe potuto estrarre tutte le monete che
avrebbe voluto.
Abbandonato quel luogo si rese subito conto di ciò che gli era successo, molte
persone vedendolo gli chiedevano impaurite come mai non avesse un’ombra.
Frase nel II capitolo: “Allora forse nacque in me il sospetto che, se sulla terra l’oro
vale più della virtù e del merito, l’ombra però possiede un valore più alto dell’oro
stesso”.
Tornato in albergo fa un SOGNO, sogna il suo alter ego Chamisso che era morto.
L’unico a stargli vicino da quel momento fu Bendel che divenne il suo fedele
servitore. Cominciò a rifornirsi, ad acquistare gioielli e pietre ma non osava uscire
quando c’era luce. Tentò di mandare Bendel alla ricerca dell’uomo in grigio che
incontrò appena uscito dalla porta, ma senza rendersene conto. Quest’ultimo
sarebbe ritornato a fargli visita tra un anno e un giorno, poi scomparì senza lasciare
tracce.
Da allora divenne il conte Peter, anche se si scoprì presto che era stata tutta una
diceria priva di fondamenti.
Nel frattempo si era innamorato di quella ragazza che lo aveva accolto, Mina, e lei di
lui. Tentò tante volte di dirgli la verità sulla sua ombra ma non ci riuscì mai del tutto
per paura di farla soffrire. Infine voleva chiederla in sposa ma volle aspettare prima
la venuta dell’uomo in grigio. Rascal aveva scoperto che non aveva un’ombra e lo
raccontò al padre di Mina che a quel punto mise Peter alle strette: gli diede 3 giorni
per procurarsi un’ombra. Lui cominciò a vagare finché fu raggiunto dall’uomo in
grigio. Gli propose adesso di riavere la sua ombra scambiandola con la sua anima.
Lui non accettò e l’uomo in grigio se ne andò insieme a Bendel che nel frattempo
tentò di aggredirlo. Rimase solo a vagare provando un forte senso di angoscia finché
vide un ombra sola di cui cercò di appropriarsi, provò a saltarci sopra ma incontrò la
resistenza di un corpo solido. Si trovò su di un uomo che via via si stava facendo
visibile e a cui rubò il nido magico, che fino a poco prima lo aveva reso invisibile.
Tornò nel giardino dove avrebbe dovuto incontrare la famiglia di Mina e mentre era
seduto sotto il pergolato, senti come la nebbia passargli sulla testa e d’un tratto vide
accanto a lui l’uomo in grigio. Chiese la restituzione del nido e ripropose il patto
fatto prima. Mina nel frattempo fu data in sposa a Rascal. Mentre stava per firmare
il patto cadde in sonno, quasi come se fosse morto. Quando riprese coscienza cercò
di scappare ma quell’uomo continuava a perseguitarlo, erano ormai inseparabili,
uno aveva il suo oro e l’altro la sua ombra. Tornato a casa la trovò devastata, era
stato Rascal. Chiese a Bendel di procurarsi un cavallo con cui sarebbe fuggito e così
fece.
Si addormentò e fece un altro sogno: stavolta c’era Mina, Bendel e anche Chamisso,
risplendeva una chiara luce e nessuno aveva un’ombra ma non faceva un brutto
effetto. Quando si svegliò decise di non tornare più alla locanda e nemmeno da
Bendel che aveva lasciato ricco ma di intraprendere una vita da viandante. Non volle
più la compagnia di nessuno. Nel frattempo gli stivali si erano rovinati e ne comprò
una paio usati dato che non aveva abbastanza denaro. Camminando aveva smarrito
la strada e ad un tratto si trovò in una foresta, poi il bosco era scomparso e c’era solo
tanta neve e ghiaccio, poi era deserto e così via. Si rese conto che ai piedi aveva gli
STIVALI DELLE SETTE LEGHE. Fu allora che cambiò visione della sua vita.
Frase del X capitolo: “Escluso dall’umana società per una colpa giovanile, venivo ora
in cambio trasportato verso la natura che sempre avevo amato; mi veniva data la
terra quale ricco giardino, lo studio come indirizzo e forza della mia vita, e quale suo
scopo la scienza”.
Da allora cominciò a viaggiare passando dall’Asia all’Africa dove scorse una caverna
che divenne la sua casa, e poi fu in Europa, in Groenlandia, in America, ma non riuscì
mai a raggiungere l’Australia. Per questo pianse e si rese conto dei suoi limiti. Così
decise di procurarsi un paio di scarpe capaci di frenarlo in modo da accorciare il suo
passo allo scopo di osservare accuratamente oggetti vicini. Iniziò la sua nuova vita di
studioso in ritiro. Finché un giorno si ritrovò in mezzo agli uomini: si trovava sulle
coste della Scandinavia quando un orso polare gli si fece davanti. Cominciò a
scappare quando inciampò in qualcuno e cadde a terra. Quando riprese coscienza si
trovò su un letto, lì vicino c’era Bendel e Mina. Si trovava nello SCHLEMIHLIUM,
ospizio fondato da Bendel con i soldi ricevuti da Peter. Quando si senti meglio decise
di lasciare un biglietto con scritto “Al vostro vecchio amico le cose vanno oggi meglio
che nel passato e, se espia, espia riconciliato”.
E così andò via verso la Tebaide dove vi era la caverna che era ormai la sua casa e il
suo cagnolino ad aspettarlo. Tutte le scoperte in ambito naturalistico che fece messe
per iscritto volle che venissero consegnate all’Università di Berlino.
Frase conclusiva capitolo XI per Chamisso: “Ma tu, amico mio, se vuoi vivere tra gli
uomini, impara a rispettare prima la tua ombra, e dopo il denaro”.