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Ognuno di noi dovrebbe dedicare più tempo nell’entrare in “sintonia” con gli altri che
tentare di impressionarli. Sempre più mi sento in sintonia con la concezione celtica per cui
la tradizione orale è sempre viva ed in continua trasformazione, mentre quella scritta è
“cristallizzata” fermata nel tempo e nel luogo, più adatta a mantenere storia e ricordo che
non vivezza di pensiero. Ciò non dimeno questo lavoro è più giusto presentarlo scritto
proprio per evitare diventi semplice eloquenza e resti come “traccia” scritta a cui
eventualmente trarre ispirazione.
Dedico questo “lavoro” a tutti coloro che sono arsi dal sacro ed inestinguibile fuoco della
ricerca.
Questo lavoro non vuole essere un “esercizio” di cultura, ma semplicemente un seme
lanciato nell’aria. Chiunque permetterà di essere “contaminato” da questo seme, presto
sarà infestato da una pianta parassita che si sviluppa a dismisura, inghiottendo e
soffocando il proprio ospite, un terribile parassita chiamato: curiosità.
Questo lavoro è alla portata di chiunque, non richiede “grandi conoscenze”, ma
semplicemente un piccolo investimento in due volumetti che meglio di chiunque sono
capaci di esprimere in modo compíto e dotto il significato simbolico di molte delle cose che
ci circondano. Proprio per sottolineare che il “lavoro” da compiere è un altro, ho voluto
mantenere il più fedele possibile la descrizione del significato di ciascun simbolo così
come riportato su detti volumi. Consiglio tutti di fare questo investimento, vi aiuterà nelle
vostre future ricerche: Jean Chevalier – Alain Gheerbrant, Dizionario dei Simboli –
Edizione BUR Dizionari Rizzoli.
Il lavoro a cui accennavo è quello di cominciare a guardare il mondo che ci circonda, sia
esso espressione d’arte, chiacchiere tra amici, rapporti interpersonali, passeggiate nella
natura ecc. Guardare e vivere passivamente non accresce la nostra conoscenza, sforzarsi
di porre attenzione sì. Chiunque può vincere l’approccio semplicistico-passivo che spesso
ci contraddistingue, per soffermarsi a chiedersi il perché dei particolari.
Questo lavoro parte dalla semplice visione di un quadro per suggerire un metodo (“uno” e
non “il metodo”) per tentare di capire di più quello che è davanti ai nostri occhi.
Contrariamente a quello che si crede non occorre grande cultura, predisposizione innata o
che sa quale altro “arcano marchingegno”, è sufficiente aver la pazienza di prendere ogni
singolo pezzettino ricercarne il “significato nascosto” (da qui l’uso dei due volumetti) e
mettere sul tavolo i vari pezzi che ben presto assumeranno autonomamente la forma delle
tessere di un puzzle che si comporrà da solo con estrema facilità. Ognuno di noi potrà
trarre le proprie conclusioni sull’immagine finale, ma diverrà chiaro anche il suo significato
“universale” comune a tutti.
Utilizzando questo semplice trucco anche la cosa in apparenza più complicata diverrà
semplice: alchimia ed arte potranno essere così approcciate con maggior semplicità e
chiarezza. L’intuito, innato in ciascuno di noi, diverrà il miglior alleato per “intuire” il perché
qualcuno abbia “perso il suo tempo” nel costruire un messaggio per il quale non ha fornito
alcuna chiave interpretativa. Chiedersi sempre e comunque il perché è il primo passo
verso la conoscenza, quello che la spoglia del suo manto di apparente difficoltà.
Imparato il “giochino” si scoprirà come esso possa essere applicato a tutto ciò che ci
circonda, soprattutto i rapporti umani, siano essi “stretti” o più generici. In tal modo diverrà
estremamente semplice capire che la tolleranza è virtù della ragione e non della carità e
se tollerare non significa subire, diverso significa semplicemente diverso e non migliore o
peggiore; nell’armonia e nell’amore esiste il vero equilibrio dell’universo.
Buon lavoro.
Roberto Bobba
Hieronymus Bosch - Il figliol prodigo 1510
Olio su tavola tonda di diametro 71 cm
Museo Boymans-van Beuningen - Rotterdam
Hieronymus Bosch è uno dei pittori fiamminghi più noti del xv secolo. Il suo cognome era
in realtà Van Aken, ma fu cambiato con uno collegato alla piccola cittadina olandese di
Hertogenbosch, nella quale era nato nel 1450. Il suo quadro probabilmente più famoso è il
trittico intitolato // giardino delle delizie, che rappresenta un vivido assortimento di demoni
e mostri che divorano i peccatori all'inferno. Bosch, nei suoi lavori, mostrava un'intensa
passione per i temi simbolici e religiosi e si scagliava di frequente contro la corruzione
nella Chiesa, dipingendo preti e suore corrotti e disonesti.
Alcuni autori hanno definito Bosch una sorta di surrealista del XV secolo che attingeva
all’inconscio paragonandolo a Salvator Dalí. Altri ne attribuiscono l’affiliazione ad un
gruppo eretico dei "Fratelli del libero spirito" apparso nel XIII secolo e diffuso in tutta
Europa per parecchi secoli. L’eresia della setta si basava sulla necessità di ritornare allo
stato di innocenza primaria di Adamo (anche attraverso riti sessuali) per cui i suoi adepti
furono chiamati "Adamiti".