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L’Europa d’Oltremare

Capitolo 1 – ROMPERE L’INCANTESIMO


Le riflessioni presentate in questo capitolo sono frutto di una ricerca sul campo condotta presso la
comunità maorese residente sull’isola di La Réunion (settembre 2018 – dicembre 2019) –
Università degli Studi di Milano - Bicocca.
Mayotte  piccolo arcipelago di origine vulcanica situato a nord del Canale di Mozambico. È una
delle isole Comore.

Le isole Comore, ovvero Grande Comore, Mohéli, Anjouan e Mayotte condividono una lunga storia
condizionata dall’intensa circolazione interna dei loro abitanti. L’unità culturale che caratterizza la
realtà comoriana non ha mai rappresentato un elemento di cooperazione e coesione: questo gruppo
insulare è conosciuto storicamente come “l’arcipelago dei sultani battaglieri” a causa della loro
rivalità, dei vari colpi di Stato e recentemente delle spinte separatiste come ad Anjouan e a Mohéli –
1997.
1974 – 1976: proclamazione unilaterale d’indipendenza dello Stato Comoriano, oggi Unione delle
Comore.

CIRCOLAZIONI E RICOMPOSIZIONI
A Mayotte, la ricca varietà di apporti culturali austronesiani, bantu, arabo-persiani, malgasci ed
europei hanno dato vita a una particolare forma di convivenza.
È il “più giovane” Dipartimento francese, riconosciuto nel 2011.
Nel 2014 Mayotte viene riconosciuta come Regione ultra-periferica della UE.
Mayotte è diventata meta privilegiata di un’immigrazione massiva (proveniente dalle Comore, dal
Madagascar e dall’Africa centro-orientale), per via delle sue potenzialità economiche.
Ciò porta ad un malessere generale diffuso, alimentando l’emigrazione dei maoresi verso La
Réunion e la Francia continentale. I maoresi a La Réunion subiscono una forte stigmatizzazione
dettata principalmente da fattori culturali e in parte socioeconomici.
Colonia francese dal 1843, Mayotte è l’unica isola delle Comore a rivendicare un legame nei
confronti della Francia. Mayotte è l’unica realtà francese a maggioranza mussulmana (95% della
popolazione) e fino al 2011 ha rappresentato un contesto a parte rispetto a vieilles colonies
(Martinica, Guadalupa, Guyana Francese e La Réunion). L’incapacità di gestire tali specificità,
unita al conflitto tra Francia e Comore sulla sovranità, ha portato allo statuto di “Collettività
Territoriale” nel 1976. Tale politica della responsabilità (sfociata nel 2011 con il riconoscimento
dello statuto dipartimentale), ha comportato l’applicazione di nuovi codici giuridico-amministrativi.
Nel 1995 viene introdotta la visa Balladur, ovvero il visto obbligatorio per Mayotte.

I migranti (provenienti principalmente dall’Unione delle Comore, dal Madagascar e dall’Africa dei
Grandi Laghi), raggiungono Mayotte tramite piccole imbarcazioni da pesca chiamate kwassa
kwassa. A causa dei molti naufragi, il braccio di oceano che divide Anjouan da Mayotte viene
definito come uno dei più grandi cimiteri marini del mondo.
Il Dipartimento di Mayotte, oltre ad essere il Dipartimento più popolato nell’Oceano Indiano
sudoccidentale, è oggi primo per numero di residenti stranieri. Più della metà degli stranieri vi
risiede irregolarmente, e ciò è causa del malessere sociale. Mayotte registra inoltre il più alto tasso
di natalità della Repubblica (38 nascite ogni 1000 abitanti), ma resta la regione più povera di
Francia, con un PIL pro capite di 9.220 euro.
IL “MAORESE VIAGGIATORE”
Nel 2012, oltre il 45% dei maoresi tra 18 e i 24 anni risiedeva fuori dal Dipartimento,
principalmente in Francia e in misura minore a La Réunion. La questione demografica ha
contribuito a rendere il maorese “viaggiatore”, stando alle parole di Mohamed Boura, ex presidente
della FAMAR (Federazione delle Associazioni Maoresi Attive a Réunion).
Mayotte è ricca di risorse idriche indispensabili alla fertilità del suolo e alla produzione di un
surplus alimentare. I maoresi che emigrano sono facili bersagli di commenti e atti discriminatori.
I MAORESI A LA REUNION
La storia di Mayotte e la cultura della sua popolazione restano per lo più ignoti tanto sul continente,
quanto su un’isola “vicina” come la Réunion, la cosiddetta île du vivre-ensemble. La Réunion è
destinazione privilegiata per i migranti originari del Madagascar, di Mauritius, Comore e Sri Lanka.
Le origini della presenza maorese a La Réunion risalgono all’epoca coloniale, dando vita a una
società multiculturale “creola”. Tra il 1940 e il 1970, il Territorio d’Oltremare delle Comore avviò
la sua marcia verso l’indipendenza, intensificando le rotte migratorie e commerciali con gli Stati e i
Territori adiacenti per sganciarsi dal monopolio francese e aprirsi al mercato regionale.
A modificare gli equilibri migratori della regione furono il conflitto franco-comoriano su Mayotte,
la cacciata da Zanzibar 1964-1972, il massacro di oltre 2000 maoresi e comoriani nella città di
Majunga (Madagascar) nel 1976 e altri eventi drammatici, che contribuirono alla creazione di un
flusso di esodati verso la Francia e la Réunion. Una diaspora che ha raggiunto il suo apice all’inizio
degli anni Ottanta e la fine del millennio, per poi decrescere e invertire la tendenza nel primo
decennio del 2000. Nel 2010 non vi era quasi più traccia dei maoresi residenti a La Réunion nel
1999. Il carattere spesso provvisorio della residenzialità dei maoresi a La Réunion costituisce un
elemento di stigma: l’isola ha rappresentato a lungo una terra di transito per i maoresi, un luogo di
passaggio prima di raggiungere la Francia. Questa percezione distorta della comunità deriva dalla
tendenza a generalizzare le esperienze di mobilità: raramente si presa attenzione alla differenza tra
installazione a breve termine e a lungo termine.
CARATTERISTICHE DELLA MOBILITA’ MAORESE
I fattori che contribuiscono alla mobilità maorese – generalmente definiti push/pull nella letteratura
sulle migrazioni – possono essere riassunti con l’espressione “fuga dai taāmbu” (termine che indica
l’insieme di preoccupazioni e inconvenienti che spingono a partire). Tra questi vi sono problemi
economici sociali, tra cui la povertà, scarse opportunità di formazione e di impiego, desiderio di
emancipazione. A seconda della destinazione è possibile evidenziare le differenze rispetto alle
classi sociali e professionali. Ad esempio, a La Réunion giungono soprattutto donne con figli e la
maggior parte di esse costituiscono gruppi domestici monoparentali. Più degli uomini, queste donne
sono soggette alla disoccupazione in mancanza di un diploma o una qualifica. La métropole (la
Francia) è la destinazione privilegiata dai giovani, studenti o diplomati, soli o in coppia senza figli.
L’esperienza di mobilità può rilevarsi dura, a causa della discriminazione, ma anche di una possibile
nostalgia di casa, fallimento scolastico/lavorativo, ecc. A Mayotte sono stati registrati più ritorni che
partenze (tendenza opposta rispetto alla media degli altri Dipartimenti d’Oltremare). Sembra però
che la decisione di tornare a casa rappresenti una soluzione estrema. Tra i fattori che frenano il
ritorno a casa spiccano il desiderio di offrire ai propri figli una scolarizzazione gratuita e il desiderio
di emancipazione. L’emancipazione è spesso cruciale nei casi di mobilità femminile: lasciare
Mayotte si traduce in una fuga da relazioni coniugali complicate e dalla poligamia che, sebbene
ufficialmente proibita nel 2005, continua a essere praticata attraverso matrimoni plurimi non
registrati presso l’anagrafe. Dramma del migrante: sospeso tra un mondo che non gli appartiene più
e uno che non gli appartiene ancora. A Mayotte non è raro riferirsi a un maorese di ritorno come a
un “je-viens-de”. Je-viens-de  colui che non ha mai rinnegato le proprie origini, ma ha inglobato
pratiche e stili di vita altri rispetto al contesto di appartenenza.
Bounty  maoresi che hanno acquisito competenze e una formazione strategica in métropole.
Questi individui avrebbero assimilato schemi e logiche di mercato tipiche del funzionario
“mzungu” (termine usato per riferirsi a persone europee); per cui bianco dentro ma nero fuori.

Capitolo 2 – VIVERE ALL’ESTERO RIMANENDO IN FRANCIA


1987  nascita del programma Erasmus. L’espressione “mobilità studentesca” compare per la
prima volta nelle politiche pubbliche europee. Il programma si pone in continuità coi primi progetti
presentati per promuovere la mobilità giovanile a livello europeo, come l’Office Franco-Allemand
de la Jeunesse nato nel 1963.
Trattandosi di “semplici” spostamenti entro gli stessi confini nazionali, i viaggi di studio di originari
di Guadalupa, Martinica, Polinesia francese, Mayotte, La Réunion e Nuova Caledonia, non erano
presi in carico dal progetto Erasmus, ma finanziati dal governo francese grazie a un sistema di
dispositivi di accompagnamento alla formazione universitaria e professionale creato nel 2003 col
nome di Passeport Mobilité.
In queste terre (France d’Outre-mer), la mobilità studentesca si iscrive in una dinamica di
promozione sociale, poiché rappresenta un’importante opportunità di riuscita.
Sebbene dal 2010 sia stato fondato un fondo economico unico per la continuità territoriale gestito
dall’agenzia nazionale LADOM (L’Agence de l’Outremer pour la Mobilité), l’esperienza di un
viaggio di studio in Francia è vissuta diversamente da uno studente di Mayotte o di Martinica,
rispetto a uno studente della Nuova Caledonia (dove un servizio di orientamento e un fondo
territoriale di finanziamento alla mobilità esistono già dal 1989).
Gli studenti sono costretti a completare le procedure di iscrizione universitaria attraverso i soli
strumenti informatici tenendo conto dei fusi orari, se non addirittura di calendari accademici
differenti. La Nuova Caledonia, ad esempio, segue un calendario australe, con inizio delle lezioni a
febbraio e con chiusura dell’anno accademico a dicembre. Solo per i caledoni esiste una realtà
istituzionale di accoglienza al loro arrivo: la Maison de la Nouvelle – Calédonie.

La storia collettiva dei Paesi e dei Territori dell’Oltremare francese è segnata da movimenti forzati
della popolazione, iniziati con il reclutamento dell’esercito nazionale durante le due guerre mondiali
(ancora prima che venisse riconosciuta loro la cittadinanza francese nel 1946) e continuati nel
dopoguerra, quando in molti migrarono in Francia; alcuni alla ricerca di un’occupazione, finendo
poi a lavorare come manodopera a basso costo; altri per ottenere diplomi di studi ancora inesistenti
nei loro Paesi d’origine. Tra i più fortunati c’era chi riusciva a ottenere una borsa di studio grazie al
programma di formazione denominato Croissance des Jeunes Nations. Col passare del tempo,
queste associazioni divennero luoghi di condivisione e di confronto tra studenti d’Oltremare,
studenti di origine metropolitana e studenti provenienti da altre ex colonie francese (malgasci,
senegalesi, algerini), che si riunivano spontaneamente per creare spazi di discussione e di riflessione
sui problemi relativi alla situazione politica, economica e culturale nella Francia continentale e nei
diversi Oltremare.
Nel 1962 i membri dell’Association Générale des Etudiants Caribéens (AGEC) pubblicarono sulla
rivista Présence Africaine gli esiti del IV congresso dell’associazione riunitosi a Toulouse nel mese
di dicembre dello stesso anno; qualche anno dopo nacque un bollettino – “Trait d’Union” – dove
studenti di origine Kanak e di origine metropolitana scrivevano analisi economiche e demografiche
relative alla Nuova Caledonia, proprio mentre lì vigeva ancora un sistema di forte diseguaglianza a
danno dei kanak. Sull’onda delle mobilitazioni studentesche, nel maggio ’68 francese, le
associazioni presero una forma più strutturata.

VIE DI FUGA VERSO LA METROPOLE


L’autore del libro racconta di aver iniziato il viaggio verso la Francia con l’obiettivo di ricostruire la
storia e le dinamiche di relazione tra le diverse associazioni di studenti dell’oltremare. Prestò molta
attenzione alle associazioni di studenti kanak.
Le associazioni offrono un servizio di accoglienza e di ospitalità a coloro che non hanno ottenuto o
che sono ancora in attesa di una sistemazione presso la residenza universitaria. Le associazioni più
note hanno sede a Parigi, ma ve ne sono anche a Nizza, Pau, Limoges, La Rochelle. L’associazione
AESK a Parigi è la discendente dell’Association des Jeunes Calédonien de Paris (1968), mentre la
Kaledonice a Nizza è nata nel 2009. Queste due associazioni furono quelle frequentate dall’autore.
Oggi partire è necessario per intraprendere un percorso di studi altrimenti inesistente nell’università
di provenienza, ma si tratta anche di una via di fuga da una vita comunitaria costruita su dinamiche
familiari di condivisione, spesso difficile per le nuove generazioni.
Difficoltà riscontrate in Francia: nostalgia dovuto alla distanza, sentimento di smarrimento, adattarsi
a un clima più freddo, nuovo modo di vestire, nuovo ritmo quotidiano, mezzi di trasporto prima
sconosciuti. Questo sentimento di spaesamento è spesso dovuto alla paura di non riuscire e di
deludere i propri cari che hanno investito tanto sia economicamente sia affettivamente, permettendo
ai figli di partire. Alcuni studenti decidono di restare nella Francia continentale, convinti di trovare
più opportunità lavorative.
Molti studenti in mobilità continuano a creare spazi di discussione sulle vicende che animano i
Paesi e i territori dell’Oltremare, partecipando anche a dibattiti televisivi e spot radio. Esempio, il
Centre pour le Destin Commun è un’associazione nata nel 2013 per creare un polo di informazione
e riflessione tra i giovani caledoni partiti verso la métropole e quelli rimasti in Nuova Caledonia. Ha
affrontato temi importanti, come la consultazione referendaria che si è tenuta il Nuova Caledonia
nel novembre 2018 per decidere l’accesso del Territorio alla piena sovranità o il mantenimento
dello statuto di Collettività d’Oltremare francese sui generis.
L’autore racconta inoltre di aver assistito più volte a situazioni in cui gli studenti francesi
provenienti dall’Oltremare hanno dovuto chiarire ai loro coetanei dove fossero collocate
geograficamente le proprie terre d’origine, spiegando loro che queste sono considerate a pieno titolo
“Francia”, sebbene così distanti dalla métropole.

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