MACRO E MICRO ORGANIZZAZIONE, SPECIALITÀ DEL PUBBLICO IMPIEGO, DEROGABILITÀ LEGGE-CCNL
MACRO E MICRO ORGANIZZAZIONE
L’art.2 del d.lgs. 165/2001 attua una distinzione in merito all’organizzazione. Secondo il comma 1, ricade sotto il regime pubblicistico la cd. macro-organizzazione, ovvero l’organizzazione degli uffici. Tale materia è regolata da leggi, regolamenti e atti amministrativi. Secondo il succitato comma, le PPAA, nel definire le linee organizzative degli uffici, sono tenute a rispettare determinati criteri: a) funzionalità degli uffici (principi di efficacia, efficienza ed economicità); b) flessibilità organizzativa; c) interconnessione informatica e statistica; d) principi di imparzialità e trasparenza amministrativa; e) armonizzazione degli orari di servizio e di apertura degli uffici con le esigenze dell’utenza. La micro-organizzazione, invece, consiste nell’organizzazione dei singoli lavoratori e tale materia è individuata nell’ambito residuale dell’art.2 (commi 2, 3 e 3bis), con il quale emerge il carattere privatistico della riforma. La micro-organizzazione è regolata, oltre che dalla legge (vd. Codice Civile), anche dalla contrattazione collettiva e da atti aventi natura privatistica. In estrema sintesi: gli atti di macro-organizzazione rientrano nel regime pubblicistico, mentre gli atti di micro-organizzazione rientrano nel regime privatistico.
SPECIALITÀ DEL PUBBLICO IMPIEGO
Nello stesso art.2 del Testo Unico emerge la natura speciale del pubblico impiego. I commi 2 e 3 (come già visto a proposito della micro-organizzazione) rimandano - nel disciplinare il rapporto di lavoro - alle disposizioni del Codice Civile, nonché a quelle sul lavoro subordinato nell’impresa. Tuttavia il legislatore non poteva fermarsi a questa definizione, in quanto il lavoro pubblico sarebbe stato trattato parimenti a quello privato. Data la diversa natura del datore di lavoro (che in questo caso è un soggetto pubblico), data anche la funzione pubblica che esercita l’amministrazione, si è reso necessario un rinvio: dalla regola generale, ovvero che la contrattazione si basa sulle norme del lavoro privato (Codice Civile, Statuto dei Lavoratori, ecc.), sono “fatte salve le diverse disposizioni contenute” nello stesso d.lgs. 165/2001: ad esempio, i contratti collettivi (sebbene di matrice privatistica) devono essere stipulati nel rispetto delle procedure indicate nello stesso decreto.
DEROGABILITÀ LEGGE-CONTRATTO COLLETTIVO
Un’altra particolarità che marca le differenze tra il lavoro pubblico e quello privato riguarda il principio della derogabilità di una legge da parte del contratto collettivo (art.2 co.3), ovvero: qualora una legge, un regolamento o un atto amministrativo introduca una particolare disciplina, questa può essere derogata da un successivo contratto collettivo che presenta nuove clausole. Il contratto collettivo nel lavoro pubblico, quindi, ha il “potere” di prevaricare sulla legge. Ovviamente, all’interno dello stesso contratto vanno rispettati i limiti imposti per legge, pertanto, qualora tali limiti dovessero essere superati, la clausola verrebbe considerata nulla.