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PAGINA DI CONTROLLO

PROGETTO PRELIMINARE …

PROGETTO DEFINITIVO …

PROGETTO ESECUTIVO :

ALTRO … ________________________________

LAVORI: INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA CON DIFESE PASSIVE A

PROTEZIONE DELL’ABITATO E DELL’ASSE STRADALE IN LOCALITA’

CAMPIONE DEL GARDA, TREMOSINE (BS) – LOTTO 2 – ZONA SUD

OGGETTO DELL’ELABORATO: RELAZIONE TECNICA DESCRITTIVA

NUMERO DELL’ELABORATO: 311 – 005 – E RE - 001

NUMERO PREC.: /

NOTE:

Indice delle Revisioni


N° di
Rev. Data Descrizione Redatt. Verif. Approv.
pagine
00 Settembre 2005 Prima emissione A.V. A.V. A.V. 46
Aggiornamento per modifica generale stato
01 Dic. 2008 So.C. A.V. A.V. 46
luoghi
Aggiornamento a seguito Conf. Serv.del
02 Luglio 2009 So.C. A.V. A.V. 46
15/05/2009 e Rel Incidenza
03 Settembre 2009 Inserimento Cipressi con h 6 metri So.C. A.V. A.V. 40

RE-001_Rel tecnica (REV03)


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1. PREMESSE

La Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano, dopo aver approvato con Determina
n° 343 del 22 settembre 2004 il progetto definitivo con gli studi geologici del Dott. Giorgio
Negrini, in data 22 giugno 2005 con Determinazione n° 283, ha affidato la progettazione
esecutiva del secondo lotto di intervento di messa in sicurezza con difese passive a
protezione dell’abitato ed asse stradale in Località Campione del Garda, nel Comune di
Tremosine (BS), ai seguenti professionisti:

- Ing. FRANCESCO GOGGI, iscritto all'Albo degli Ingegneri della Provincia di Pavia al n°
683, con studio in Casteggio (PV) – Piazza Martiri della Libertà 25;
- Ing. ALESSANDRO VILLORESI, iscritto all'Albo degli Ingegneri della Provincia di
Milano al n° 17786, con studio in Milano – Corso Monforte 45;

Il progetto esecutivo redatto dall’Ing. Alessandro Villoresi e dall’Ing. Francesco Goggi,


consegnato alla Comunità Montana il 17.10.2005 (prot. n.10235), è stato approvato con
Determina n° 480 dell’ 11 dicembre 2006.

Nella zona sud di Campione del Garda è prevista la costruzione di un secondo parcheggio
interrato (il primo nella zona nord) che interferisce con le opere di difesa (vallo paramassi)
previste nel progetto esecutivo - Lotto 2 già approvato.

La Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano ha richiesto hai progettisti, già incaricati
dalla Regione Lombardia della progettazione esecutiva e direzione lavori, di verificare la
fattibilità delle opere di difesa sulle strutture stesse del nuovo parcheggio interrato, della
galleria artificiale e della nuova viabilità nella zona sud e di quantificare gli eventuali maggiori
oneri di costruzione.

Durante la riunione tenutasi presso la sede della Regione Lombardia in via Sassatti 32 in
Milano il giorno 28 novembre 2006, alla presenza del Dirigente Dott. Geol. Fossati, del
Dirigente Dott. Occhi e della Dott.sa De Cesare (Regione Lombardia), del R.U.P. Geom.
Ardigò (Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano), del R.U.P. Arch. Scalmana
(Comune di Tremosine) e dei progettisti Ing. Goggi, Ing. Alessandro Villoresi e Geol. Negrini
si era argomentato sulle possibilità di varianti progettuali per accogliere quanto proposto dal
Comune di Tremosine e si concluse che la Regione Lombardia e la Comunità Montana Parco
Alto Garda Bresciano non avevano la possibilità di maggiori spese e che nell’ambito del

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progetto approvato non autorizzavano diminuzioni dei lavori a favore di aumento di spese
progettuali per varianti e pertanto la relazione geologica e le verifiche e varianti progettuali a
parità di spesa sui lavori progettati sarebbero state a carico del Comune di Tremosine
proponente.

Nella riunione del 04.09.2007, nella zona sud, si sono riscontrate interferenze del progetto
Coopsette con le opere di difesa approvate dalla Regione Lombardia.

Con Determina Dirigenziale n. 125 del 7/07/2008 la Comunità Montana Parco Alto Garda
Bresciano ha incaricato i professionisti Ing. Francesco Goggi e Ing. Alessandro Villoresi di
procedere alle seguenti operazioni:
1. verifica statica sulle opere strutturali del parcheggio interrato redatto da Coopsette. La
verifica è sui dati assunti e si rende necessaria per poter realizzare le opere di difesa
previste dal progetto esecutivo protocollato in Comunità Montana il 17.10.2005 (prot.
n.10235) e successivamente approvato dallo stesso ente.
2. Aggiornamento del progetto esecutivo del Lotto 2.

Il Comunale di Tremosine ha espresso la necessità di realizzare il prolungamento della


galleria sud garantendo il passaggio a fasce orarie sulle due corsie. L’amministrazione
Comunale di Tremosine con la lettera Prot. N° 4140 del 19/06/2008 ha comunicato le fasce
orarie in cui dovranno essere eseguiti i lavori: dalle 8:00 alle 12:30 e dalle 13:30 alle 18:30
dal lunedì al venerdì, a decorrere dalla fine della stagione turistica.

Nella riunione del 9/10/2008 è emerso che :


1. il Comune di Tremosine ha già eseguito delle opere di difesa passive per la messa in
sicurezza dell’asse stradale e dell’abitato di Campione:
- Barriere paramassi da con dissipazione di energia pari a 1500 Kj collocate in
prossimità del cimitero

2. il Comune di Tremosine ha in previsione delle opere integrative per la messa in sicurezza


dell’asse stradale e dell’abitato di Campione (es. vallo adiacente al prolungamento della
galleria sud)
Si è per tanto costatato che, a seguito della modifica dello stato dei luoghi con le sopraggiunte
realizzazioni/integrazioni di cui sopra, a differenza di quanto previsto in disciplinare, il progetto
esecutivo dovrà essere aggiornato in modo più radicale.

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In data 22.12.2008 (prot. n° 10594) è stato consegnato alla Comunità Montana


l’aggiornamento del progetto esecutivo Lotto 2.

In data 6 marzo 2009 la Comunità Montana ha attivato la procedura di Valutazione d’Incidenza


n° 1715, per l’intervento in oggetto, da realizzarsi in ambito SIC IT2070015 “Monte Cas-Cima
di Color” e ZPS IT2070402 “Alto Garda Bresciano”.

Nel mese di aprile l’Istituto OIKOS ha predisposto uno “Studio congiunto per la Valutazione
di Incidenza” relativamente alle opere commissionate dal Comune di Tremosine (Coopsette)
“Interveni di messa in sicurezza contro il rischio di caduta massi delle aree poste a nord e sud
dell’asse stradale di entrata e uscita dall’abitato, della zona compresa tra la galleria sud e il
cimitero e completamento delle opere di protezione in corrispondenza del parcheggio nord” e a
quelle commissionate dalla Comunità Montana “Interventi di messa in sicurezza con difese
passive a protezione dell’abitato e dell’asse stradale in località Campione del Garda – lotto 2”.

Nella Valutazione di Incidenza a pagina 117 si legge:


- “..si ritiene pertanto di non utilizzare il mascheramento delle pareti della galleria con specie
rampicanti……Per il rinverdimento del tetto della galleria e le pareti dei valli paramassi
può essere sufficiente l’utilizzo di miscugli erbacee autoctone di ambiente aridi/semiaridi
(bromati e mesobrometi)…”
- “..è compatibile l’uso delle arbustive elencate: olibella spinosa, ginestra e oleandro..”
- “…per quanto riguarda le specie arboree si ritiene compatibile la scelta, purchè il materiale
vegetale sia di provenienza locale e non di cultivar ornamentali.”

In data 15 maggio 2009 si è tenuta la Conferenza dei Servizi durante la quale sono emerse delle
prescrizioni da parte della Soprintendenza di Brescia “…si prescrive che la parete di
coronamento della nuova galleria, abbia quota di intradosso e altezza uguale a quella già
realizzata. Inoltre fra le due gallerie dovranno essere messi a dimora cipressi su due file
sfalsate, di altezza non inferiore a 6 mt, con alla base cespugli possibilmente sempreverdi.
Analogo allestimento dovrà essere eseguito sull’area a sud della nuova galleria ai piedi e in
sommità al vallo già oggetto di autorizzazione.”

L’aggiornamento della presente relazione, così come quello delle tavole progettuali, recepisce
quanto contenuto nella relazione dell’Istituto OIKOS e quanto prescritto dalla Soprintendenza
di Brescia.

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2. DESCRIZIONE DEL SITO D’INTERVENTO

Campione del Garda è una delle diciotto frazioni che costituiscono il comune di Tremosine
(BS), sulla sponda occidentale del lago di Garda, ricompreso nel territorio del Parco
Regionale dell’Alto Garda Bresciano.

La zona risulta normata, ai sensi della legge n.183 del 18 maggio 1989, da Piano stralcio di
Assetto Idrogeologico (P.A.I.) relativo al fiume Po, adottato dall’Autorità di Bacino del
fiume Po con delibera n.18 del 26 aprile 2001 ed approvato con D.P.C.M. nel 24 maggio
2001.

L’abitato di Campione del Garda risulta inoltre sottoposto a vincolo ambientale ai sensi del
D.-Lgs. n.490 del 29 ottobre 1999.

Il sito interessato dall’intervento è situato tra la sponda del lago e il ripido versante
soprastante la vecchia strada gardesana.

In Campione del Garda sono presenti aree industriali in disuso, alcuni insediamenti abitativi
e diverse strutture legate principalmente ad attività ricreative stagionali.

In particolare, le aree oggetto di progettazione sono perimetrate ai sensi della Legge 267 del
3/4/1998 con pericolosità A5, ovvero zone che hanno la probabilità del 75% di essere
raggiunte da massi che si distaccano dalla parete che sovrasta l’abitato.

Il ripido versante della montagna, a picco sull’area, si presenta pressoché privo di


vegetazione (fig.2). Il distacco di clasti e materiale roccioso di varia taglia si presenta quale
elemento di potenziale pericolo, in particolare per le aree prossime alla base della falesia e
lungo l’infrastruttura viaria.

Attualmente tutto Campione del Garda è interessato da un intervento di riqualifica


generale che ha modificato radicalmente lo stato dei luoghi.

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Fig. 2: Il ripido versante roccioso soprastante Campione del Garda.

La vegetazione è composta in prevalenza di specie d’impianto, in gran parte a fini


ornamentali e di verde urbano: accanto a siepi ed arbusti, tra cui oleandri (Nerium
oleander), si trovano alcuni esemplari arborei sparsi, quali ulivi (Olea europaea), cipressi
(Cupressus sempervirens) e pioppi (Populus nigra).

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3. RILIEVO TOPOGRAFICO

3.1 Rilievo aerofotogrammetrico

Il rilievo aerofotogrammetrico eseguito in località Campione del Garda ha permesso di


ricostruire un modello fedele della parete rocciosa e di aggiornare il rilievo esistente delle
aree urbanizzate.

Il volo fotogrammetrico è stato eseguito ad un altezza H=980 m realizzando una copertura


tra i fotogrammi del 90%.

3.1.1 Punti fotografici di appoggio

I punti noti necessari per l’asservimento della zona da rilevare sono stati prestati dalla
Provincia di Brescia che era già in possesso della cartografia del Comune di Tremosine, per
cui è stato effettuato nel 1996 un volo fotogrammetrico. In seguito sono stati utilizzati i
punti rilevati in campagna e di aerotriangolazione di allora, identificati sul nuovo volo. I
punti fotografici di appoggio sono inquadrati nel sistema nazionale Gauss-Boaga (Roma
40).

3.1.2 Restituzione

La restituzione è stata eseguita su un Restitutore analitico Digicart 40 Galileo.


L’orientamento relativo dei modelli utilizzati è stato eseguito annullando la parallasse su un
minimo di 6 punti del modello, la procedura è stata ripetuta finché le parallassi residue non
risultavano di modesta entità e comunque tutte inferiori a 10 mm.
Per l’orientamento assoluto sono stati utilizzati 11 punti plano-altimetrici. Gli scarti ottenuti
sono inferiori a 20 cm, perciò gli errori quadratici medi risultanti dal calcolo sono in
armonia con la scala dei fotogrammi e con la scala cartografica richiesta 1:1000.
In seguito è stata restituita la zona richiesta, realizzandosi le curve di livello ad una
equidistanza di 1 m le curve intermedie ed a 10 m le curve principali.
Sono state individuate le strade, controllate le quote gronda ed aggiunta la quota al piede del
fabbricato.

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3.1.3 DTM – Modello digitale del terreno

Il calcolo del modello digitale del terreno è stato effettuato sulla scorta dei dati provenienti
dalla restituzione fotogrammetrica in cui sono state tenute in considerazione anche tutte le
quote dei vertici sia delle entità lineari che di quelle puntuali. Il calcolo scelto in base ai dati
disponibili è stato effettuato utilizzando il software di fotogrammetria digitale GCarto-
GDS-DTM della Società GeoSoft s.r.l. con il metodo a maglia regolare quadrata.
Il calcolo del DTM a maglia regolare avviene impostando un ipotetico reticolo a forma
quadrata all’interno di tutta l’area interessata. Ad ogni vertice di questa maglia viene
assegnato un valore di quota ottenuto analizzando i valori delle quote dei vertici esistenti
entro un certo raggio di ricerca. L’analisi avviene dividendo la zona di ricerca in quattro
quadranti e scegliendo per ognuno di essi i punti più vicini in numero da definire di volta in
volta. Sulla base dei punti individuati per ogni quadrante e in funzione della loro posizione
rispetto al vertice della maglia, viene calcolato il valore della quota da assegnare a
quest’ultimo. La costruzione del modello avviene unendo ogni singolo vertice ai vertici
vicini in modo tale che ogni figura quadrata del reticolo risulti alla fine formata da due
figure triangolari. L’intersezione delle linee di discontinuità (scarpate, muri di sostegno,
fossi, ecc.) con i lati della maglia, provoca l’interruzione della sua regolarità mediante
l’inserimento di una triangolazione costruita tra i vertici di detta linea (originali e venutisi a
creare in corrispondenza della sua intersezione con i lati della maglia). Se la linea di
discontinuità è un’entità puntuale (punto quota nel caso presente) il suo unico punto diventa
un vertice di triangolazione interrompendo la regolarità della maglia.
Nel calcolo è stato scelto un raggio massimo di ricerca menzionato precedentemente di
valore 10, un numero massimo di 8 punti per quadrante, la dimensione dei quadranti che
corrisponde al passo reticolo della maglia regolare di 2, e il valore massimo di oscillazione
di 10% che è un fattore di correzione che interviene nella funzione di interpolazione allo
scopo di limitare le oscillazioni tipiche di polinomi interpolati di grado superiore al primo.
In fase di analisi e ricerca dei punti per assegnare il valore della quota ad ogni singolo
vertice della maglia, sono stati presi in esame non tutti punti entro il raggio di ricerca ma
solo quelli che si trovavano dalla stessa parte di dove viene a trovarsi il vertice della maglia
rispetto alla linea di discontinuità.
La precisione del DTM dipende dalla qualità dei dati di input e della loro densità. Ritenendo
che i dati di input corrispondenti sono stati le curve di livello con equidistanza di 1 m, punti
quota restituiti, e come linee di discontinuità (break-lines): scarpate, muri di sostegno,
fossi,; il calcolo risulta in armonia con la precisione richiesta della scala 1:1000
3.2 Rilievo celerimetrico

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Il rilievo aereo è stato integrato con rilievo celerimetrico di dettaglio che è stato eseguito
prima della riunione tenutasi in data 8/7/2002, citata nella premessa.
La zona sud è stata aggiornata con rilievo in maggio 2004.

Il rilievo è stato eseguito dove il progetto preliminare prevedeva la progettazione di


interventi di difesa.

A seguito della modifica dello stato dei luoghi attualmente in corso il rilevo effettuato nel
2002 e aggiornato nel 2004 è stato integrato con le parti di progetto trasmesse dall’Ente
Attuatore per il Comune di Tremosine dell’intervento generale di riqualifica di Campione
del Garda in particolare sono stati inseriti: parcheggio interrato zona nord, parcheggio
interrato zona sud, nuova galleria e viabilità zona sud.

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4. OPERE DI INTERVENTO PER LA MITIGAZINE DEL RISCHIO

4.1 Galleria paramassi – Relazione sulle strutture

Nell’ambito della messa in sicurezza con difese passive a protezione dell’abitato e asse
stradale in Comune di Tremosine, località Campione del Garda, è prevista la realizzazione
di una galleria paramassi denominata Galleria Sud secondo lotto. La lunghezza del
prolungamento è stata calcolata tenendo conto della ‘Carta della pericolosità preliminare
prima degli interventi’ tav. 4e redatta da Negrini (giugno 2002) e della “Proposta di
modifica perimetrazione area PS 267040-LO-BS mediante approfondimenti condotti con la
procedura di cu all’allegato 2 D.G.R. 22/12/2005 n.8/1566 – carta della pericolosità
preliminare dopo gli interventi “ redatta dal Geol. Negrini (aprile 2008). La galleria è stata,
alla luce di quanto sopra e per effetto della modifica della viabilità (rotatoria) proprio a
ridosso del prolungamento della Galleria Sud, accorciata rispetto al progetto esecutivo del
settembre 2005 di circa 20 metri, compatibilmente con il finanziamento erogato, fino ad
uscire dalla zona di pericolosità HP 4.

Galleria Sud – secondo lotto

La galleria prevede due corsie di 3.25 metri, con canalette per la raccolta acque. La sezione
tipo ha luce interna di 8.30 metri ed altezza inizialmente di 4.80 netti elevata a 5.88, così
come prescritto dalla Soprintendenza di Brescia nella Conferenza dei Servizi del 15.05.2009
per mantenere la galleria di altezza uguale a quella già realizzata dal Comune di Tremosine
(Coopsette).
Il tratto da realizzare è stato ridotto a 21 metri con la collocazione in sommità di una
barriera paramassi con dissipazione di energia pari a 100 KJ come indicato dal Geol.
Giorgio Negrini incaricato dal Comune di Tremosine. Un lato della galleria è finestrato
mentre il lato sinistro è continuo.

Gli elementi verticali che compongono i piedritti della galleria sono in getto ordinario e
realizzati tramite un muro continuo spesso 60 cm per un lato mentre il lato opposto Avrà
delle aperture finestrate arcuate nella parte superiore come prescritto dalla Soprintendenza
nel suo parere e di dimensioni 3x3.50 e 3x2.50 metri e verrà mantenuto il passaggio per
l’Anas. Nella parte centrale del prolungamento della galleria (muro lato finestrato) è stata
lasciata la possibilità di creare un collegamento (7x3.50 metri) con l’adiacente galleria

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mediante tamponatura in c.a. spessore 20 cm, così come richiesto dall’Ente Attuatore
dell’intervento di riqualifica generale dell’abitato di Campione.

Le fondazioni adottate sono di tipo diretto dimensionate secondo i parametri geotecnici


indicati nella relazione del geologo.

L’impalcato è realizzato tramite delle travi prefabbricate e precompresse tipo PAV del
Gruppo Centro Nord. I tipi di trave adottati sono: PAV 120/90+10.

L’impalcato è stato considerato in continuità con i muri e i pilastri. Questo ha portato ad


analizzare un portale composto principalmente dal muro e dalle travi Pav e pilastri.
Sopra la copertura della galleria lato finestrato, ancorate ai muri spessore 50 cm vengono
posizionarte delle barriere paramassi con dissipazione di energia pari a 100 KJ come
indicato dal Geol. Giorgio Negrini incaricato dalla Regione Lombardia.

Ricoprimento speciale della galleria

Gli studi condotti dal Geologo hanno indicato che la galleria deve essere progettata per
resistere ad impatti con energia fino a 600 kJ. Il masso di progetto è di forma sferica e
diametro 0.5 m. Sulla copertura della galleria è previsto 1.2 metri di terra, con capacità
fortemente assorbente agli urti.
Sulla base della direttiva svizzera dell’Office fédéral des routes e della Direction des
travaux CFF “Actions sur les galeries de protection contre les chutes de pierres” – edizione
1998, l’azione dinamica dell’impatto di un masso è stata rappresentata con una forza
statica. Tale forza è stata valutata pari a 68 ton, che si distribuiscono su un’area con
diametro 1.66 m.
Nel valutare tale forza si è tenuto conto del fatto che per la compattazione naturale il
modulo elastico del materiale assorbente può aumentare nel tempo.
La forza è stata considerata con un angolo di incidenza 90 gradi e 60 gradi.
Non sono ipotizzabili angoli di incidenza più bassi, per la posizione della galleria rispetto
alla montagna.

La normativa di riferimento, oltre la specifica direttiva svizzera citata, è:


D.M. 9/01/1996 “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture
in cemento armato, normale e precompresso e per le strutture metalliche.”

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D.M. 16/01/1996 “Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza
delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi”
D.M. 11/03/1988 “Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la
stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la
progettazione, l’esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno dette terre e delle opere di
fondazione”.
D.M. 16/1/1966 “Norme tecniche relative alle costruzioni in zona sismica”
Office Federal des routes – Direction dea travaux CFF – Edition 1998
“Actions sur les galeries de protection contre les chutes de pierres”

MAGGIORI OPERE

Micropali
A seguito della lettera Prot. N° 4140 del 19/06/2008 in cui l’Amministrazione Comunale di
Tremosine ha comunicato le fasce orarie in cui dovranno essere eseguiti i lavori è stato
studiato, inizialmente, la possibilità di modificare la fondazione dell’opera in modo da
ridurre l’ingombro dello scavo verso la strada mediante l’impiego di fondazioni indirette.
Queste ipotesi, dopo attento studio, sono state scartate in quanto i micropali a sostegno della
galleria risultano economicamente svantaggiosi mentre i pali trivellati comportano anche il
rischio aggiunto di imprevisti durante l’esecuzione della galleria a seguito della possibilità
di rinvenimento di trovanti. Per quanto sopra la soluzione economicamente più vantaggiosa
con il fine di consentire il passaggio dei mezzi durante le fasce orarie è risultato quello di
sostenere la carreggiata stradale con dei micropali.

Oneri di sicurezza
Per garantire la sicurezza dei lavoratori durante la fasi di apertura e chiusura al traffico
(comunicate dall’ Amministrazione Comunale di Tremosine) sono state adottate le seguenti
misure di protezione aggiuntive:
• posizionando dei New Jersey di protezione sia all’interno delle gallerie esistenti
in modo da realizzare un camminamento sicuro che durante la fase di
esecuzione della galleria secondo quanto indicato nella tav. 94-47-13;
• segnalazione dei lavori ai mezzi in transito all’interno delle gallerie esistenti con
movieri attrezzati d bandierine segnaletiche.
• semaforizzazione della galleria durante i lavori.

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Spostamento sottoservizi
A seguito dei lavori di riqualifica generale dell’abitato di Campione lo stato di fatto dei
sottoservizi è stato modificato. L’aggiornamento ha tenuto conto dello spostamento di cavi
telecom interferenti con il prolungamento della galleria sud (rif. Tav. 311-005-E IN-004).

4.2 Manufatto in terra rinforzata per la realizzazione di una barriera paramassi

Nell’ambito della messa in sicurezza con difese passive a protezione dell’abitato ed asse
stradale è prevista la realizzazione di una barriera paramassi in terra rinforzata; il progetto
del 2005 prevedeva la realizzazione di due valli; il primo denominato “vallo nord” il
secondo “vallo sud” per un totale di 188 metri.
A seguito della modifica dello stato dei luoghi (parcheggio e nuova viabilità zona nord,
parcheggio, galleria e nuova viabilità sud) sia il vallo nord che quello sud si ritrovano
posizionati sopra le coperture dei due parcheggi interrati, il vallo sud a seguito della
realizzazione di una nuova galleria viene ridotto di circa 20 metri.

4.2.1 Vallo nord

OPERA STRALCIATA
Successivamente alla consegna dell’aggiornamento del progetto esecutivo in Comunità
Montana (lettera prot. n° 10594 del 22/12/2008), sono state appaltate le opere del Lotto 1.
La Comunità Montana, preso atto dell’esigenza del Comune di Tremosine di completare le
opere previste per la messa in sicurezza nella zona nord prima di appaltare la zona sud per
evitare l’interferenza del cantiere sui due ingressi all’abitato e per mettere in sicurezza la zona
nord in tempi rapidi, ha chiesto ai progettisti già incaricati di scorporare dal lotto 2 il
completamento del vallo nord.
In data 8 aprile 2009 è stato consegnato il progetto esecutivo del Lotto 2a denominato Vallo
Nord.

4.2.3 Vallo sud

A seguito della realizzazione di un parcheggio interrato, di una galleria e della modifica


della viabilità il vallo verrà posizionato sulla copertura del parcheggio e verrà accorciato di
circa 20 metri rispetto al progetto del 2005; il Comune di Tremosine completerà la messa in
sicurezza dell’abitato e dell’asse stradale attraverso ulteriori ed eventuali opere integrative.

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Sulla base di quanto indicato nello studio Negrini 2002, allegato al presente progetto, il
vallo deve essere di altezza pari a 6 m e l’energia massima dei blocchi prevista all’impatto è
pari a 250 kJ.

I metodi di progetto dei rilevati paramassi sono attualmente basati sull’analisi di stabilità
generale della costruzione e sulla determinazione della resistenza alla perimetrazione dei
massi.
La barriera sarà realizzata con la tecnologia delle terre rinforzate con geogriglie con altezza
di 6 m e paramento inclinato di 65° rispetto al piano orizzontale.

Schema del rilevato zona sud

4.2.4 Dati di progetto

Caratteristiche geometriche:
Altezza manufatto: 6.00 m
Inclinazione paramento di facciata 65°

Per la realizzazione del manufatto si prevede l’impiego di materiale presente in sito, per il
quale si possono ipotizzare, dopo compattazione ad una densità pari al 90% dello Standard
Proctor, le seguenti caratteristiche:

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15

Peso di volume: 19.5 kN/m³


Angolo di attrito: 30°

Coefficiente della pressione


dei pori Ru: 0.00 (non si prevede la presenza d’acqua all’interno del manufatto)

Sovraccarico 5 kPa (sovraccarico minimo per eventuali carichi accidentali)

- Lunghezza minima per i risvolti: 1.50 m;


- Fattore di Sicurezza per le geogriglie: FSg=1.30;
- Fattore di Sicurezza per i risvolti: FSw=1.30;
- Fattore di Sicurezza per la riduzione dell’angolo di attrito: FSr=1.00;
- Fattore di Sicurezza per danneggiamento della geogriglia: Fsd=1.10;

4.2.5 Cenni di teoria

Rinforzo del terreno

Un semplice modello aiuta a spiegare il principio a cui si ispirano le tecniche per la terra
rinforzata.
Consideriamo l'elemento di terreno in Fig. 2a, che è parte di una massa indefinita di terreno:
l'applicazione di uno sforzo verticale σy causa una deformazione nell'elemento e il
conseguente sforzo orizzontale σh causato dalla compressione laterale del terreno adiacente
che si oppone alla deformazione. Orizzontalmente il terreno subisce una deformazione ε ,
che è causa principale di rottura locale.
Quando, come in Fig. 2b, un elemento di rinforzo è messo nel terreno, l'applicazione di uno
sforzo verticale è seguito dalla deformazione dell'elemento di terreno e dall'allungamento
dell'elemento di rinforzo. Questo allungamento genera poi una resistenza a trazione T nel
rinforzo, che subito dopo produce uno sforzo orizzontale σh. Questo sforzo, che da anche
l'azione di confinamento sui granuli di terreno, contribuisce a resistere alle forze orizzontali
e a ridurre le deformazioni orizzontali. Perciò l'inclusione di una geogriglia nella massa di
terreno riduce le deformazioni e gli sforzi applicati al terreno.

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σv

a)

σh

εh

σv

σh* σh*
b) F F

σh σh

εh

Fig. 2:

Gli sforzi verticali σv applicati al terreno possono perciò essere incrementati.


Riguardo alla resistenza agli sforzi di taglio, in accordo con la Fig. 3 in un elemento di
terreno incoerente abbiamo:
( τyx )max = σy . tan φmax
dove φmax = massimo angolo di resistenza a taglio del terreno;
( τyx )max = massimo sforzo di resistenza a taglio fornito dal terreno.

σy
τxy

τxy

σy

Fig. 3

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Quando l'elemento di terreno è attraversato da un elemento di rinforzo inclinato di un


angolo θ rispetto alla verticale (Fig. 4), lo stato tensionale è modificato perché la
sollecitazione T genera uno sforzo di taglio prodotto dalla componente tangenziale T sen θ,
mentre componente normale T cos θ genera un'altra τyx dovuta all'angolo d'attrito φmax del
terreno.

(τyxr)max σyr . tanφmax + (T/As) . cosθ. tanφmax + (T/As). senθ


Resistenza a resistenza a taglio del sforzo di taglio generato dalla sforzo di taglio generato
taglio totale solo terreno componente normale di T dalla componente
tangenziale di T

dove As = area dell'elemento di rinforzo.


(τyxr)max = massimo valore di resistenza a taglio del terreno rinforzato.

T
σyr
τyxr

τyxr

σyr
T

Fig. 4
In tal modo lo sforzo normale sull'elemento di terreno è incrementato di:
σy^ = (T/A) . cosθ

mentre il massimo sforzo di taglio che il terreno può sopportare è incrementato di


τyxr^ = (T/As) . cosθ. tanφmax + (T/As) . senθ

I fattori influenzanti la resistenza a taglio del terreno rinforzato sono:


- resistenza e rigidezza del rinforzo relativamente al terreno circostante;
- posizione del rinforzo;
- forma del rinforzo, che deve poter sviluppare un elevato angolo d'attrito apparente
all'interfaccia con il terreno;

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- caratteristiche di creep (allungamento sotto carico di trazione costante) del rinforzo


durante la vita di progetto;
- durabilità del rinforzo.

In particolare la struttura geometrica del rinforzo deve garantire un attrito elevato, tale da
evitare possibili sfilamenti del rinforzo stesso a causa della forza di trazione T cui è
sottoposto. La natura estremamente fine del terreno utilizzato per l’opera richiede
sicuramente particolari considerazioni al momento della scelta del tipo di geosintetico da
impiegare. Bisogna rilevare che un rinforzo troppo rigido può rompersi per piccole
deformazioni senza mobilitare valori di resistenza elevati; un materiale troppo estensibile
non riuscirebbe a fornire un rinforzo sufficiente se prima non si verificano grosse
deformazioni, deformazioni solitamente incompatibili con la vita di una struttura.

Pendii ripidi rinforzati

Per qualunque materiale esiste un angolo di inclinazione limite del pendio βlim a cui un
pendio non rinforzato può essere costruito con sicurezza. Per il caso di materiale incoerente
e secco, l'angolo di inclinazione limite è uguale all'angolo di attrito interno del terreno:

βlim = φ

Un pendio con inclinazione maggiore di quella limite si definisce pendio ripido; per
realizzare un rilevato con pendio ripido è necessario aggiungere alcune forze addizionali per
mantenere l'equilibrio.

Il metodo più facile consiste nella posa di alcuni strati di rinforzo. Le forze che devono
essere applicate al terreno per mantenere l'equilibrio possono essere sommate in una forza
globale che agisce nella direzione orizzontale che è poi la direzione dei rinforzi.

La forza globale può essere espressa con una espressione

T = 1/2 . K . γ . H²

dove: H = altezza del pendio [ m ];


γ = peso dell'unità di volume del terreno [ kN/m³ ];
K = coefficiente di spinta funzione dell'angolo del pendio, di φ e del coefficiente di
pressione neutra ru=u/( γ⋅z ).

Per il caso di facciata verticale, il coefficiente K eguaglia il coefficiente di spinta attiva Ka;
per valori dell’angolo β compresi tra 0° e 90°, K assume valori compresi tra 0 e Ka.

Le forze addizionali richieste per l'equilibrio di un pendio ripido, con un adeguato margine
di sicurezza rispetto ad ogni potenziale meccanismo di rottura, possono essere determinate

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con un'analisi di equilibrio limite. Essa consiste nel considerare le possibili superfici di
rottura e nel confrontare, per ognuna di esse, le forze attive con le forze di attrito. Il fattore
di sicurezza è calcolato come rapporto tra la massima forza di taglio fornita dal terreno
prima della rottura e la forza di taglio sviluppata sulla superficie considerata.

Per determinare la spinta è necessario, come detto, conoscere la forma della superficie di
rottura. Superfici con forme complesse comportano analisi molto prossime alla realtà, ma
sicuramente oneri di calcolo superiori. Tra le possibili superfici analizzabili (circolare,
spirale logaritmica, lineare, bi-lineare) la spezzata bi-lineare risulta essere quella più
realistica, pur essendo relativamente semplice da analizzare.

Fig. 5: superficie di rottura bi-lineare

Fig. 6: analisi delle forze per la determinazione di T

Tra tutte le possibili superfici, ottenute variando la posizione del nodo i e l’inclinazione θ2,
mediante equilibrio di forze (come da fig. 6) si determina quella che comporta la T massima
(e, quindi, quella con FS minimo); questa superficie è quella critica.

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Il progetto di un pendio ripido rinforzato con geogriglie consiste dunque nel definire la
resistenza del rinforzo, la spaziatura e la lunghezza di ancoraggio necessari per assicurare
all’opera un prefissato fattore di sicurezza nei confronti della stabilità interna.

Criteri di progetto

I criteri di progetto che devono essere rispettati dalle geogriglie si possono riassumere in tre
punti:

• la spinta trasmessa dal terreno attorno a ciascuna geogriglia non deve superare la
resistenza di progetto della geogriglia stessa (fig. 7);

σh
P
Sv

Fig. 7
• ciascuna geogriglia deve avere lunghezza tale da prevenire lo scivolamento del terreno
sopra di essa (Fig. 8);

Outward
sliding
σh

Fig. 8

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F1
Frmax
F2

F3
T F4 Fi < P
F5 T = Σi Fi > Frmax

Fig. 9

Esistono in bibliografia (Jewell, 1991) diagrammi a-dimensionalizzati tramite i quali è


possibile determinare il valore di k e della lunghezza del rinforzo necessarie in funzione
dell’inclinazione del paramento di facciata e dell’angolo di attrito interno del materiale.
Tramite questi diagrammi è possibile determinare, tramite coefficiente K, la spinta T che
deve essere assorbita dalle geogriglie, la lunghezza minima (tramite il rapporto L/Hds) che
le geogriglie devono avere alla base per prevenire lo scivolamento del blocco in terra
rinforzata e la lunghezza minima (tramite il rapporto L/Hovrl) che le geogriglie devono avere
in sommità per prevenire lo sfilamento delle geogriglie.

K L/Hds L/Hovrl
0.5 1.6 1.2
20°

φ 1.4
1
25°
φ
0.4
1.2
30° 0.8 20°
0.3 1
35° 25°
30°
φ
0.8 0.6
40° 35°
0.2 40°
45° 0.6 20° 45°
0.4
50° 50°
0.4
0.1 25°
0.2
0.2 30°
35°
40°
0 45° 0
0
30 40 50 60 70 80 90 30 40 50 60 70 80 90
30 40 50 60 70 80 90

β pendio β pendio β pendio

Fig. 10: diagrammi di Jewell

4.2.6 Verifica di stabilità

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Stabilità interna

Il calcolo viene eseguito utilizzando i diagrammi di Jewell precedentemente illustrati,


secondo il metodo di calcolo illustrato dal Prof. Jewell stesso (1991) e da Rimoldi (1989).
Come detto, dai diagrammi sopra esposti è possibile ricavare la spinta (e, quindi, la
resistenza del rinforzo e la spaziatura) e la lunghezza di ancoraggio necessari per assicurare
all’opera un prefissato fattore di sicurezza nei confronti della stabilità interna.

La verifica viene effettuata per il rilevato di altezza massima (6,00 m).


Dai diagrammi, per un angolo di attrito pari a 30° e per una pendenza della facciata pari a
65°, si ricava:

β=65°, φ = 30°, ru = 0.00

K = 0.170
L/Hds= 0.410
L/Hovrl = 0.511

La spinta T, assorbita dalle geogriglie, vale

T= ½ γ K H² = ½ 19.0 kN/m³ x 0.170 x 6.00 ² = 63.35 kN/m;

Il metodo proposto dal Prof. Jewell prevede che, quando la lunghezza in sommità sia
teoricamente maggiore rispetto a quella al piede, è necessario adottare la prima come
constante per tutta l’opera.
La lunghezza si determina moltiplicando il rapporto L/H ovrl per l’altezza incrementata
(che tiene conto anche del sovraccarico accidentale).

L = L/Hovrl x H = 0.511 x 6.26 m = 3.20 m.

Scelta del rinforzo

Determinata la spinta e la lunghezza dei rinforzi, è necessario stabilire, in base alla natura
del terreno e, soprattutto, alla funzione dell’opera, quale sia la struttura maggiormente
indicata.
Per garantire l’efficacia dell’opera è necessario che le geogriglie previste siano in
precedenza state utilizzate per la realizzazione di un rilevato, avente geometria analoga a
quella progettuale, sottoposto a prove di impatto eseguite su scala reale. A seguito di tali
prove il sistema rilevato + geogriglie deve aver ottenuto idonea certificazione, rilasciata da
Istituto legalmente riconosciuto, che attesti la sua efficacia quando impiegato come sistema
di protezione dalla caduta massi.
Il prodotto scelto deve poi essere realizzato con un polimero resistente ad attacchi chimici,
biologici e non deve subire riduzioni delle proprie caratteristiche meccaniche a seguito di
compattazione. La giunzione tra fili deve essere di tipo rigido, per consentire una effettiva
trasmissione degli sforzi dai fili trasversali a quelli longitudinali.

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Determinazione della tensione di progetto

La resistenza ammissibile di una geogriglia di rinforzo può essere ricavata, in base alla
normativa GRI-GG4, a partire dal valore di Resistenza di Progetto a Lungo Termine
(LTDS) mediante impiego di opportuni Fattori di Sicurezza:

LTDS
Pamm =
( FS giunzione ⋅ FS chimico ⋅ FSbiologico ⋅ FS danni ambientali )
La Resistenza di Progetto a Lungo Termine (LTDS) può essere ricavata in base a prove
accelerate di creep di trazione, mediante estrapolazione dei risultati a 120 anni, secondo le
norme Americane GRI-GG1, GRI-GG2, GRI-GG3, oppure essere determinata a partire
dalla resistenza di picco applicando un fattore di sicurezza che dipende dal tipo di polimero
scelto.
Nel caso in questione le geogriglie, idonee a garantire la stabilità interna del rilevato e
certificate per l’impiego, siano geogriglie estruse in HDPE, con resistenza a trazione al
picco pari a 45.0 kN/m.
Applicando un fattore di sicurezza pari a 2.42 si ricava la resistenza a lungo termine

LTDS= 45 kN/m / 2.42 = 18.5 kN/m.

I Fattori di Sicurezza chimico e biologico per geogriglie estruse in HDPE sono pari a 1.00,
in quanto la tecnologia costruttiva ed i materiali sono tali da garantire contro il rischio di
danneggiamento a seguito di aggressione chimica o biologica (le geogriglie in HDPE sono
chimicamente e biologicamente inerti).
Dal momento che le geogriglie sono progettate sulla base della loro LTDS, esse non
saranno mai soggette a forze di trazione maggiori della LTDS stessa. Pertanto la Resistenza
delle Giunzioni Rj deve essere uguale perlomeno alla LTDS moltiplicata per un opportuno
Fattore di Sicurezza FSj:

Rj > RPLT x FSj

dove FSj può essere ragionevolmente assunto pari a 1.50.


Le geogriglie scelte dovranno pertanto avere una resistenza delle giunzioni non inferiore

1.50 x 18.5 = 27.5 kN/m.

Sotto queste condizioni, e se le prove di trazione vengono eseguite “attraverso le giunzioni”,


ossia inserendo l’intera giunzione nei morsetti del tensiometro, il Fattore di Sicurezza per la
resistenza delle giunzioni, come prescritto dalla normativa GRI-GG4, può essere assunto
uguale a 1.00.
Quando il materiale di riempimento, specialmente se caratterizzato da elementi a spigolo
vivo, viene sparso sulle geogriglie e compattato, le geogriglie possono subire
danneggiamenti dovuti al punzonamento e all’abrasione da parte dell’aggregato. Ogni tipo
di geogriglia subisce un diverso livello di danneggiamento, che può essere valutato per

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mezzo di prove di trazione eseguite su campioni danneggiati e non danneggiati. La natura


del terreno, non dovrebbe provocare danni al rinforzo. In via cautelativa è comunque
suggeribile applicare un Fattore di Sicurezza contro i danni ambientali pari a 1.10.
La tensione ammissibile è quindi pari a 16.8 kN/m. Per ottemperare a quanto richiesto dal
D.L. 11.03.88, la resistenza di progetto si determina applicando un ulteriore Fattore di
Sicurezza Globale FSg alla resistenza ammissibile: in base all’importanza ed alla durata
prevista per il progetto tale valore è stato assunto pari a 1.30.
La resistenza di progetto impiegata nelle verifiche è pertanto

P = 12.9 kN/m

Calcolo delle spaziature

La spaziatura tra strati di geogriglie deve essere un multiplo dello spessore di


compattazione. Il terreno in sito richiede spessori di compattazione non superiori a 30 cm;
la stessa dovrà presumibilmente essere effettuata con rulli sagomati a piede di montone.
Ciascuno strato di rinforzo deve garantire una resistenza sufficiente per resistere agli sforzi
orizzontali, nella zona di sua competenza, causati dalla spinta del terreno non rinforzato alle
spalle. Come illustrato in fig. 7, la spaziatura verticale Sv deve soddisfare la condizione:

P>Sv σh

con

σh= K σv

Le verifiche effettuate sono riassunte nelle tabella 1, in cui sono indicate le spaziature e le
tensioni agenti e resistenti per ciascuno strato.

Tab. 1:
forza nella LTDS resistenza FS
strato spaziatura elevazione geogriglia progetto totale
[m] [m] [kN/m] [kN/m] [kN/m]
1 0.6 0.00 5.92 18.50 12.94 2.18

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25

2 0.6 0.60 10.98 18.50 12.94 1.18


3 0.6 1.20 9.81 18.50 12.94 1.32
4 0.6 1.80 8.65 18.50 12.94 1.50
5 0.6 2.40 7.49 18.50 12.94 1.73
6 0.6 3.00 6.32 18.50 12.94 2.05
7 0.6 3.60 5.16 18.50 12.94 2.51
8 0.6 4.20 4.00 18.50 12.94 3.24
9 0.6 4.80 2.84 18.50 12.94 4.56
10 0.6 5.40 2.18 18.50 12.94 5.92

Il fattore di sicurezza minimo dell’opera è ricavabile dalle tabelle come rapporto tra la
resistenza di progetto di ciascun rinforzo e la spinta del terreno attorno al rinforzo stesso, tra
le linee mediane tra la geogriglia in questione e quelle inferiore e superiore.
Moltiplicando tale valore per i FS impiegati in precedenza, si ottiene FSminimo totale pari a

FS = FSminimo x FSd x FSg = 1.18 x 1.10 x 1.30 = 1.69

Il progetto risulta pertanto conforme alle prescrizioni del D.L. 11.03.88 “Norme Tecniche
riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle
scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l’esecuzione ed il collaudo
delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione”

Lunghezza degli strati di rinforzo

Come detto in occasione della scelta del tipo di rinforzo, il rilevato deve essere realizzato
secondo una geometria e con una tipologia di rinforzo che sia stata in precedenza collaudata
e certificata per energie di impatto superiori a quella di progetto.

Nel caso in questione la massima energia stimata è di 250 kJ. Poiché le geogriglie previste
sono state testate per energie di impatto pari a 4500 kJ, la geometria e la tipologia del vallo
di prova sono evidentemente più che sufficienti a garantire la funzionalità dell’opera.
Ovviamente, ogni incremento nelle dimensioni della barriera nel senso della larghezza
incrementa la sua capacità di resistere all’urto, ed è quindi a favore della sicurezza
dell’opera.
Per incrementi dell’altezza, invece, è necessario che la barriera progettata sia “allargata” in
proporzione.
Poiché la barriera testata aveva altezza 4.20 m e larghezza in sommità pari a 0.90 m, nel
caso del vallo avente altezza 6.00 m la larghezza minima in cresta deve essere pari a

0.90 m x 6.00 m / 4.20 m = 1.28 m

Per ragioni logistiche e per consentire l’ispezionabilità dell’opera viene realizzata la stessa
con larghezza in sommità non inferiore a 1.50 m.

Data la forma trapezoidale del vallo, le geogriglie di rinforzo hanno lunghezze decrescenti
dal basso verso l’alto.

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I quantitativi sono riassunti in tabella 1

Tab. 1: quantitativi di geogriglie vallo h=6.00 m

strato base facciata valle facciata monte risvolti TOTALE


[m²/m] [m²/m] [m²/m] [m²/m] [m²/m]
1 7.10 0.66 0.66 3.00 11.42
2 6.54 0.66 0.66 3.00 10.86
3 5.98 0.66 0.66 3.00 10.30
4 5.42 0.66 0.66 3.00 9.74
5 4.86 0.66 0.66 3.00 9.18
6 4.30 0.66 0.66 3.00 8.62
7 3.74 0.66 0.66 3.00 8.06
8 3.18 0.66 0.66 2.62 7.12
9 2.62 0.66 0.66 2.06 6.00
10 2.06 0.66 0.66 1.50 4.88
89.02 m²/m
sfrido 5% 4.45 m²/m
TOTALE (per m. vallo) 93.47 m²/m

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4.2.7 Preparazione del terreno

La preparazione del terreno sopra la copertura del parcheggio, su cui viene appoggiato il
vallo fa parte delle opere di finitura a cura dell’Ente Attuatore delle opere di riqualifica
generale dell’abitato di Campione.

Le strutture del parcheggio dovranno essere dimensionate per portare il vallo in terra
armata, anche in fase di preparazione, durante la quale, se necessario dovranno essere
puntellate.

E’ opportuno, in fase di preparazione, utilizzare mini compattatori con l’operatore che


conduce il mezzo senza sedersi sopra.

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5. CALCOLI DI DIMENSIONAMENTO BARRIERE PARAMASSI

Premessa generale

I calcoli di dimensionamento in seguito riportati sono da verificare con quelli forniti


dall’Impresa Appaltatrice poiché, in ogni sistema di difesa, forze di taglio e/o momenti,
agenti sulla fondazione e/o ancoraggi, variano a seconda dello schema che viene indicato
dallo stesso produttore.

Per la progettazione delle barriere di progetto da 1500 KJ, partendo dal valore dell’energia
di progetto, si effettua inizialmente la valutazione dell’energia dissipabile dalla barriera e si
verificano gli elementi costitutivi caratteristici.

Per quanto riguarda gli ancoraggi, verranno prese in considerazione e dimensionate, sulla
base di alcuni tipi caratteristici di terreno, una serie di tipologie costruttive di elementi; tale
procedura deve essere verificata successivamente infatti oltre a fornire il dimensionamento
specifico della difesa, l’appaltatore dovrà valutate attentamente caratteristiche
geomeccaniche-geotecniche del terreno di fondazione ed utilizzare le tipologie di
ancoraggio più consone correttamente dimensionate per il caso specifico.

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5.1 Barriera paramassi 1.500 kJ

La capacità di assorbimento di energia dovrà essere certificata per un valore non inferiore a
1500 kJ; la barriera è costituita da montanti di sostegno in profilati di acciaio del tipo HEB e
pannelli ad anelli galvanizzati, è controventata a monte ed è collegata agli ancoraggi con
tiranti laterali, costituiti da fune spiroidale di acciaio fortemente zincato.
Il diametro è rispettivamente di 18.50 e 22.50 mm come meglio specificato in seguito.
I montanti sono viceversa impostati su piastre sottofondate con barre d’acciaio con diam. 28
mm.
Per la progettazione della barriera in oggetto, partendo dal valore dell’energia di progetto, si
effettua inizialmente la valutazione dell’energia dissipabile dalla barriera e poi si verificano
gli elementi costitutivi caratteristici.
La barriera a geometria variabile ha, rispetto ai paramassi rigidi, una miglior attitudine a
smorzare l’urto di un corpo di peso anche considerevole, quale può essere un masso in
caduta lungo un pendio, in virtù di una maggior deformabilità elastica e plastica che mette
in gioco la collaborazione di più elementi resistenti.
Il meccanismo di funzionamento di strutture di questo genere affida le proprie doti di
dissipazione energetica alla possibilità di elevati cinematismi nel piano di direzione monte –
valle, coincidente normalmente con la direzione di moto del blocco roccioso.

Le fasi di assorbimento della barriera possono essere così schematizzate:

1. se l’energia da dissipare è limitata, la deformabilità del pannello di rete è sufficiente ad


assorbirla, (in tale senso sono sempre da preferire barriere paramassi che,
maggiormente deformabili, comportano minori oneri di manutenzione in quanto
mantengono in campo elastico le deformazioni subite in caso di eventi di energie anche
elevate benché non ai limiti della loro capacità).
2. se l’energia da dissipare è elevata il pannello di rete, dopo essersi deformato per quanto
possibile, "richiede" la collaborazione degli altri elementi della struttura, facendo
entrare, in ultima fase, in azione gli elementi dissipatori montati sulle funi, siano esse di
supporto o di controvento.

Il movimento del blocco in distacco lungo un pendio è stato simulato lungo numerose
traiettorie predisponendo un modello fisico-matematico (vedi relazioni geologiche allegate
al progetto) capace di valutare, al variare dei vari parametri significativi, i cinematismi
individuando le situazioni più sfavorevoli, la velocità e l’altezza con le quali il blocco

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30

transita nei vari punti lungo il pendio. Il movimento di un blocco avviene per una
combinazione di moti di scivolamento, rotolamento, caduta libera, salti e rimbalzi e le
possibili traiettorie sono state determinate compiutamente attraverso la realizzazione
combinata mediante codici di calcolo sofisticati e prove in sito.

L’energia potenziale posseduta dal blocco di massa m al momento del distacco che avviene
ad un’altezza h rispetto al punto di impatto presunto viene in parte trasformata in energia
cinetica (sia di tipo traslazionale che rotazionale a seconda del tipo di moto individuato) ed
in parte assorbita da fenomeni di tipo dissipativo (scivolamenti, rotolamenti, rimbalzi lungo
la pista su terreno, vegetazione altri massi etc.).

Sulla base di queste premesse si procede di seguito a fornire una valutazione dell’energia
del blocco al momento dell’impatto sull’opera paramassi; tale valutazione viene effettuata
da un punto puramente energetico tenendo conto anche delle energie medie e massime
definite dal modello di simulazione adottato.

La valutazione dell’energia assorbibile dal sistema tiene conto delle seguenti dissipazioni:

• Dissipazione di energia dovuta alle funi di supporto del pannello (superiori e inferiori)
• Dissipazione di energia per deformazione elastica e plastica del pannello
• Dissipazione di energia dovuta ai controventi di monte
• Dissipazione di energia dovuta ai controventi laterali
• Dissipazione di energia dovuta allo scorrimento plastico dei controventi di monte
• Dissipazione di energia dovuta allo scorrimento plastico dei controventi laterali
• Dissipazione di energia dovuta ad altri fenomeni dissipativi

Il dimensionamento della barriera può cambiare per ogni ditta fornitrice, pertanto i calcoli
esecutivi di officina dovranno essere forniti dalla ditta appaltatrice.
Di seguito viene determinato un esempio di calcolo della profondità degli ancoraggi di monte e
laterali.
Gli ancoraggi laterali, al carico massimo di 1500 kJ, saranno sottoposti ad una trazione di
250 kN, quelli di monte rispettivamente di 200 e di 140 a seconda che si tratti degli
ancoraggi intermedi o estremi dell’allineamento, secondo lo schema della tabella seguente

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Posizione Tipologia di fondazione 150 Ancoraggio


[kN] [mm]
1 ancoraggi di monte intermedi 200 18,5
2 ancoraggi di monte estremi 140 18,5
Fino ad H = 4: 28
3 barra anteriore di fondazione montanti 170 Da J = 4: 32
4 ancoraggi laterali superiori 200 22,5
5 ancoraggi laterali inferiori 250 22,5

- Scelta degli ancoraggi

Per la barriera da 1500 kJ, configurata in interasse tra montanti superiore a m 7.0, gli
ancoraggi sono realizzati in doppia fune spiroidale zincata ed hanno un carico utile di
esercizio, sebbene già comprensivo di un adeguato Fattore di Sicurezza rispetto al carico di
rottura del cavo (Fs=2), riportato nella tabella seguente
Diam. 18.5 mm 315 kn
Diam. 22.5 mm 470 kn

Tali valori soddisfano i requisiti della precedente tabella, essendo:


per gli ancoraggi laterali inferiori
Ranc = 470 > 250 kN (1)

per gli ancoraggi di monte intermedi


Ranc = 315 > 200 kN (1 bis)

Per quanto attiene agli ancoraggi laterali superiori, si reputa opportuno che la scelta ricada
ancora una volta sulla fune di diametro 22.5 mm, benché possa essere sufficiente il
diametro inferiore.

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Per quanto attiene agli ancoraggi di monte estremi, si reputa opportuno che la scelta ricada
ancora una volta sulla fune di diametro 18.5 mm, benché possa essere sufficiente il
diametro inferiore.

Ciò per semplificare le operazioni di posa da parte dell’Impresa incaricata all’installazione


che troverebbe viceversa una possibilità di confusione in sede di alloggiamento
dell’ancoraggio.
Inoltre tale scelta è a favore di sicurezza.

Dimensionamento degli ancoraggi laterali

Per il dimensionamento dell’elemento, è tuttavia necessario precedere alla verifica della


resistenza allo sfilamento all’interfaccia ancoraggio in fune metallica - iniezione di
intasamento del foro (A) e all’interfaccia iniezione di intasamento del foro-pareti del foro
stesso (B), per il quale si ipotizza la realizzazione all’interno di rocce poco fratturate.

Verifica A)
Scorrimento tra intasamento e pareti del foro
Verifica B)
Scorrimento tra elemento d'ancoraggio e intasamento

Doppia fune dell'ancoraggio

Intasamento con boiacca cementizia


Terreno in sito

Il tipo di ancoraggio più opportuno ha le seguenti caratteristiche:


resistenza 470 kN (comprensiva di fattore di sicurezza 2), soddisfacente la (1)
ancoraggi in fune spiroidale con Ø = 22,5 mm
perforazione Ø = 90,0 mm

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(A) Sfilamento all’interfaccia ancoraggio in fune metallica - iniezione di intasamento del


foro

Essendo la sollecitazione allo sfilamento per l’acciaio nel calcestruzzo data da

τ sf = 4 + (Rck-150)/75

Ipotizzando l’impiego di una boiacca cementizia di media qualità con


Rck = 300 kg/cm2, segue:

τ sf = 6,00kg/cm²

Posto un fattore di sicurezza allo sfilamento Fs= l’ancoraggio dovrà essere di lunghezza tale
affinché sia verificata la

τ max = τ sf sf / 1,3 = 4,62 kg/cm²

La tensione massima di esercizio è data dalla

τ max = N / (r * d * A) (3)

Dove

N = carico massimo di esercizio = 250kN 25.000 kg


d = coefficiente di riduzione funzione del numero di trefoli dell’ancoraggio
per 2 trefoli: 0,85
per 1 trefolo: 1,00
r = coefficiente di riduzione funzione dello stato dei trefoli (eventuali danni ambientali),
posto in questo caso pari a 1
A = area di contatto tra trefolo e intasamento, pari a A = π
D L, dove D è il diametro
dell’ancoraggio e L la lunghezza dello stesso, espressi in centimetri

Sostituendo i valori nella (3) si ha che

L = 450,90 cm
L = 4,60 m (4)

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(B) Sfilamento all’interfaccia intasamento del foro – pareti del foro

Essendo ancora il carico di esercizio N = 250 kN ed essendo la sollecitazione massima per


terreni in roccia di natura calcarea mediamente integra (Littlejohn & Bruce 1975) pari a
0,70 N/mm2 (corrispondente a 7 kg/cm2, si ha che posto un fattore di sicurezza allo
sfilamento Fs = 1,3, l’ancoraggio dovrà essere di lunghezza tale affinché sia:

τ max = τ sf / 1,3 = 5,38 kg/cm²

La tensione massima di esercizio è data dalla

τ max = N / A (5)

dove A = area di contatto tra intasamento e pareti del foro, pari a A = π D L, con D raggio
del foro, posto pari a 90,0 mm

Sostituendo nella (5) i valori noti e sviluppando in funzione di L, si ha che

L = 164,29 cm
L = 1,70 m (6)

Dal confronto tra la (4) e la (6), si evince che l’ancoraggio laterale del quale è previsto un
carico di massimo di esercizio pari a 250 kN, dovrà essere di profondità non inferiore a L =
4,60 m, per essere soddisfatte le verifiche allo sfilamento con fattore di sicurezza Fs = 1,3

Dimensionamento degli ancoraggi di monte (estremi e intermedi)

In analogia a quanto sviluppato per gli ancoraggi laterali, che risultano essere gli ancoraggi
più sollecitati nell’ambito di un’opera di protezione passiva, si ha che per gli ancoraggi di
monte, estremi e intermedi, deve essere garantita una profondità non inferiore a:
L = 2,60 m per gli ancoraggi estremi
L = 3,70 m per gli ancoraggi intermedi
Dimensionamento delle barre d’ancoraggio di fondazione

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In questo caso il procedimento per la determinazione delle dimensioni delle fondazioni


della barriera è molto più complesso in quanto i meccanismi agenti sono di prevalente
compressione. Per esperienze precedenti, in terreni di medie caratteristiche, la profondità
dei pali verticali di fondazione può essere contenuta entro i 2-3 m. Sarà cura della DL
individuare durante le perforazioni le caratteristiche geotecniche del terreno ritenute
soddisfacenti affinché venga assicurata una capacità portante dei terreni stessi non inferiori
allo sforzo agente sulla fondazioni.

Diverso è l'approccio per il palo inclinato che sarà sottoposto ad un carico di trazione, come
da grafico sopra riportato, indicato dal produttore corrispondente a kN Il dimensionamento
del palo segue lo stesso principio svolto in precedenza, con la correzione introdotta da
Bustamante -Doix (1985) secondo la formula:

P = k * π * α * D * L * qs

dove

P = portata limite del palo


k = coefficiente legato alla resistenza a compressione pari a 1.15
a = coefficiente legato alla penetrazione nel terreno della miscela di intasamento del foro
(pari a 1.1)
D = diametro di perforazione in cm
L = lunghezza utile del palo in cm
qs = coefficiente legato alla natura del suolo (per terreni buoni pari a 0,25, in Mpa)

Sostituendo i valori noti ed ipotizzando un diametro di perforazione pari a mm

L = 190,22 cm
L = 2,00 m

Modalità di installazione

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Gli ancoraggi di cui sono stati calcolate le lunghezze dovranno essere realizzate con
adeguate attrezzature di perforazione a rotopercussione. Essi dovranno essere realizzati
normalmente alla superficie affiorante e possibilmente con angoli rispetto all’allineamento
dei controventi non superiori a 15°. L’andamento della perforazione dovrà essere rettilineo,
con eventuali correzioni nel caso si ravvisassero deviazioni dalla verticale. L’ancoraggio
dovrà essere dotato di opportuni distanziatori/centratori affinché si realizzi attorno ad esso
una corona di boiacca cementizia che validi il calcolo suesposto e che protegga da acque
aggressive che provocherebbero il decadimento meccanico dell’ancoraggio stesso.

5.2 Barriera paramassi 100 kJ

L abarriera viene posizionato sopra il prolungamento della galleria sud così come indicato
dal Geol. Giorgio Negrini.

La barriera paramassi sarà del tipo ad elevato assorbimento di energia, deformabile,


prodotta in regime di qualità ISO 9001 certificata, a seguito di prove in vera grandezza
“crash test”, da Laboratori o Istituti di Prove Ufficiali autorizzati secondo D.P.R. 380/2001
Art. 59 (Legge n.1086/1971 Art. 20), con assorbimento pari a 100 kJ .
La barriera sarà sostanzialmente costituita da:
• Montanti in acciaio tubolare, HEA, HEB, IPE, ecc. dotati di cerniera ed elementi
passafune posti ad interasse compreso fra 7 e 13 m.
• Controventi di monte, di testa, funi longitudinali superiori e inferiori, funi di
collegamento in funi di acciaio ad anima metallica con classe di resistenza non
inferiore a 180 kg/mmq muniti di cappio, dispositivo dissipatore, grilli, manicotti di
chiusura e relativa morsetteria a cavallotto.
• Fondazioni costituite da barre, micropali, ancoraggi un fune spiroidale muniti di
redancia e sistema di protezione anticorrosiva, dimensionate in base alle risultanze
delle prove sperimentali.
• Struttura di contenimento costituita da pannelli di rete in fune con orditura a maglia
quadra, romboidale o ad anelli concatenati o altra configurazione, posti in opera tra
le campate, uniti con idonei elementi di giunzione al fine di rendere omogenea tutta
la struttura in caso di sollecitazione da impatto. Alla rete principale dovrà essere
sovrapposta una rete a maglia esagonale cm 8 x 10 a doppia torsione con filo Ø mm
2,7.

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• Dissipatori di energia realizzati con elementi tubolari, asole, freni o altri dispositivi,
caratterizzati da modalità di funzionamento basato su sollecitazione o
deformazione di materiali comunque idonei a non danneggiare le funi di acciaio.

La barriera è sostenuta in posizione dai soli montanti, dai controventi laterali e dai
controventi monte.

Tutti i materiali e/o componenti saranno nuovi di fabbrica ed accompagnati da


certificazione di origine e dichiarazioni di conformità, secondo le normative UNI EN 10025
(montanti in acciaio), UNI ISO 2408 (funi d’acciaio), UNI EN 10244-2 (zincatura).
Tutte le certificazioni, i manuali di montaggio e la documentazione tecnica, devono essere
preventivamente sottoposte per approvazione alla D.L.

Il certificato dovrà comprendere una specifica dichiarazione relativa al corretto


funzionamento della barriera e dovrà essere privo di condizioni e/o riserve.

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6. MITIGAZIONE AMBIENTALE DEGLI INTERVENTI IN PROGETTO

Il progetto ingegneristico prevede la copertura protettiva del tracciato stradale nella zona
sud in ingresso/uscita dalla galleria S.S. 45 bis.
A mitigazione dell’impatto delle nuove infrastrutture il progetto esecutivo prevedeva un
rivestimento con diverse specie di rampicanti, alcune delle quali sempreverdi. Nello
specifico le specie che si proponevano erano: edera (Hedera helix), caprifoglio (Lonicera
caprifolium), bignonia (Campsis X tagliabuana), luppolo (Humulus lupulus) e clematide
(Clematis vitalba). A seguito dello Studio di Incidenza redatto dal Dott. Carlini è emerso
che tale scelta non “è esattamente in linea con le necessità di conservazione dei siti ed in
particolar modo degli habitat (pag.117)”.
Secondo le indicazioni fornite non ci sarà il mascheramento delle pareti e copertura della
galleria e della barriera paramassi da 100 Kj con specie rampicanti e arbusti, ma bensì un
rinverdimento del tetto della galleria con miscugli di erbacee autoctone di ambienti
aridi/semiaridi (bromati e mesobrometi).

Il progetto prevede inoltre la realizzazione di un vallo paramassi posto sopra la copertura


del realizzando parcheggio interrato nella zona sud, il secondo vallo denominato vallo nord
è stato scorporato dall’appalto come descritto al capitolo 4.2.1.

Il progetto esecutivo presentato nel 2005 prevedeva come intervento di minimizzazione e di


parziale compensazione ambientale, lungo una fascia di circa tre metri di terreno verso il
lago e l’abitato, intorno ai valli ed in uscita dalla galleria sud esistente, la piantumazione
con alberi sviluppati, disposti a gruppi irregolari, in modo da ottenere un aspetto il più
possibile naturaliforme. Le specie proposte erano il leccio (Quercus ilex), il cipresso
(Cupressus sempervirens) e il pioppo (Populus alba e P. nigra).
A seguito degli interventi previsti/realizzati dal Comune di Tremosine, per le aree in
oggetto, il vallo paramassi è stato collocato sopra la struttura di un parcheggio interrato.
Tale collocazione ha comportato, dato il ridotto ricoprimento di terra, la ridistribuzione
delle alberature di progetto disposte a gruppi irregolari nella parte a monte del vallo verso la
galleria esistente.

Allo scopo sia di concorrere al rinverdimento, sia di dirigere la successiva evoluzione della
vegetazione arbustiva verso stadi più evoluti, complessi e floristicamente simili alle cenosi
naturali potenziali di riferimento, in prossimità del vallo paramassi e degli alberi, verranno

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collocati gruppi di piantine forestali arbustive. Tali specie, legate al clima mediterraneo o
submediterraneo, autoctone o subspontanee, sono: oleandro (Nerium oleander), e ginestra
(Spartium junceum).

Anche le alberature collocate a fianco del prolungamento sud della galleria sono state
rimosse in conseguenza delle opere integrative previste dal Comune di Tremosine (vallo
adiacente al prolungamento galleria sud).
Come richiesto dalla Soprintendenza di Brescia nella Conferenza dei Servizi del 15/05/2009
tra le due gallerie si è prevista la messa a dimora di Cipressi (Cupressus sempervirens) su
due file sfalsate con alla base cespugli sempreverdi di oleandro (Nerium oleander). Analogo
allestimento viene proposto a lato della galleria esistente, mentre sul lato opposto, a sud
della nuova galleria, non è stato possibile riproporre tale soluzione in quanto, è in fase di
autorizzazione la realizzazione di un vallo paramassi che si svilupperà a ridosso della nuova
galleria e della rotatoria in progetto.

I terrapieni saranno inoltre rinverditi (come la copertura della galleria) tramite l’uso di
biostuoie preseminate con miscugli di erbacee autoctone di ambienti aridi/semiaridi
(bromati e mesobrometi), mentre lungo le parti del vallo, verranno messe a dimora talee di
olivella spinosa (Hippophae rhamnoides). Le talee hanno la funzione di rinverdire
velocemente, di contribuire alla stabilizzazione del terreno e di costituire un primo stadio
dinamico della vegetazione.

Nell’area del cimitero è prevista la realizzazione di barriere paramassi per mitigare il rischio
sul centro abitato. La mitigazione ambientale di tali opere, vista la loro posizione, è data dal
naturale inverdimento prodotto dalla vegetazione spontanea.
Le risorse disponibili sono impiegate in opere di difesa. Le barriere potranno essere
verniciate con idonea tinta RAL.

Essendo il vallo posizionato sulla copertura del parcheggio interrato, per garantire
l’attecchimento e la permanenza delle essenze arboree di nuova collocazione, si è ritenuto
necessario inserire nel progetto la realizzazione di un impianto di irrigazione costituito da
una tubazione sotterranea in polietilene ad alta densità.

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LE QUANTITÀ/SPECI ARBOREE PREVISTE SONO ELENCATE NELLE SEGUENTI


TRE TABELLE:

Tabella 1 - Riqualificazione ambientale galleria:

Fornitura e messa a dimora, compreso il trasporto, di erbacee autoctone di ambienti


aridi/semiaridi.
mq
175

Tabella 2 - Riqualificazione ambientale vallo sud:

Fornitura di talee (parti vegetative legnose) di lunghezza minima 80 cm diametro


minimo cm 3 - 5 talee al m sui due lati della terra armata .
488
Messa a dimora talee alla base della terra armata di progetto.
488
Fornitura, compreso il trasporto sul luogo della messa a dimora di specie arbustive di
piccole dimensioni (altezza inferiore 80 cm), da impiegarsi in operazioni di
ricostruzione della vegetazione naturale potenziale del sito in contenitore - 49 gruppi
da 5 arbusti cad. 245
Disco pacciamante in cellulosa e argilla, a reazione neutra, biodegradabile 100%.
245
Messa a dimora di specie arbustive e rampicanti autoctone di piccole dimensioni
(altezza inferiore a 80 cm), a radice nuda e/o con pane di terra o in contenitore in
operazioni di ricostruzione della vegetazione naturale potenziale del sito, consistente
nell'esecuzione della buca, impianto, reinterro, concimazione e bagnatura d'impianto,
potature di formazione, e sostituzione fallanze nel primo anno dopo l'impianto.
245
Fornitura compreso il trasporto e lo scarico sul luogo della messa a dimora di specie
arboree autoctone Leccio (Quercus Ilex), Pioppi (Populus alba/nigra) di circonferenza
20-25 cm altezza m 3,50/4,00, zollate e Cipressi (Cupressus sempervirens) altezza 6
mt circonferenza adeguata, zollati. 20
Messa a dimora di alberi in operazioni di forestazione urbana comprendente: scavo
della buca, carico e trasporto in discarica del materiale di risulta, provvista della terra
vegetale, riempimento, collocamento del palo tutore scortecciato in modo che risulti
cm 60-80 più basso dei primi rami di impalcatura per piante da alberate o 2 metri
fuori terra per piante ramificate, kg 20 di letame, kg 0,200 di concime a lenta
cessione, 3 legature con pezzi di gomma e legacci, carico e trasporto delle piante dal
vivaio e sei bagnamenti di cui il primo all'impianto. La conca alla base delle piante
dovrà avere una capienza non inferiore a 50 litri. 20
Formazione di prato mediante fresatura o vangatura, rastrellatura, seminagione,
rinterratura del seme, rullatura, compresa anche la fornitura del seme.
mq 1168

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7. NUOVO IMPIANTO ELETTRICO

7.1 Premessa

Il lavoro oggetto dell'appalto consiste nella realizzazione degli impianti di illuminazione del
nuovo tratto di galleria monofornice a doppio senso di marcia in direzione “ingresso da
Riva” ed “uscita per Salò” della lunghezza di m. 21. Questa galleria è in parte già in
funzione ed illuminata, essendo il limite di competenza progettuale posto a 21 metri
dall’imbocco a tale progressiva sospenderemo la progettazione degli impianti di
illuminazione. Questa soluzione però porterà alla non conformità degli impianti installati
considerando la galleria nel suo insieme creando una zona di pericolo per gli utenti. Per il
solo tratto progettato si dichiara di aver proceduto al dimensionamento degli impianti
seguendo le indicazioni fornite dalle norme UNI 11095.
Parte integrante del progetto saranno la fornitura e posa in opera di tutti i materiali indicati
nei vari elaborati di progetto ossia corpi illuminanti, canaline portacavo, cavidotto e pozzetti
di raccordo comprese le opere edili necessarie al completamento degli impianti progettati.
Il quadro elettrico, la cui posa è stata prevista in prossimità dell’esistente cabina elettrica
che già accoglie i quadri di alimentazione dell’impianto al servizio dell’esistente galleria,
verranno alloggiati all’interno di strutture armadi di contenimento di tipo stradale in
vetroresina tipo ENEL.
Sarà onere dell’impresa fornire eventuale impianto di illuminazione provvisorio per il
tracciato stradale aperto al transito prima della completa realizzazione di quanto progettato
e fornire le opere di progetto complete e funzionanti in ogni loro parte.
Eventuali notizie contraddittorie presenti all’interno degli elaborati verranno interpretate
nella maniera più vantaggiosa per la Committente e non daranno diritto all’appaltatore ad
avanzare richieste economiche extra capitolato.
Ogni genere di variante dovrà essere concordata ed approvata preventivamente dalla D.L. e
verrà liquidata sulla base dei prezzi di offerta. Qualora si trattasse di voci non presenti
all’interno del computo si farà riferimento agli elenchi prezzi da cui le voci sono state tratte
per la compilazione degli allegati economici del presente progetto.

L'impresa appaltatrice dovrà realizzare quanto descritto nel presente elaborato, nelle
Prescrizioni tecniche allegate, e negli altri elaborati di progetto compreso tutto quanto
necessario per dare gli impianti completi e funzionanti. I lavori di che trattasi, descritti nei
relativi capitoli della presente, possono essere riassunti in modo indicativo e non esaustivo
in:

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- Fornitura in opera dei materiali previsti.


- Esecuzione dell’impianto di alimentazione
- Esecuzione del quadro elettrico di alimentazione e comando
- Esecuzione delle connessioni equipotenziali a terra.

7.2 Impianto di illuminazione

Gli impianti di illuminazione sono stati progettati e previsti secondo i dettami delle vigenti
normative UNI in materia di illuminazione e più precisamente UNI 11095 illuminazione
delle gallerie.
Al fine di mantenere, ove possibile, un livello di uniformità con l’impianto esistente si è
previsto di procedere con l’installazione dell’illuminazione in fila continua al centro della
carreggiata. Per garantire una sagoma di transito libera con altezza minima pari a mt. 4,50 il
canale portatavi verrà posato lateralmente come specificato nelle tavole di progetto e da
questo partiranno gli stacchi in cavo posati in tubazione rigida di PVC che raggiungeranno
ogni singola lampada.

7.2.1 Impianto di illuminazione galleria

Si fa notare che al fine di evitare la creazione di zone di pericolo all’interno del tunnel
sarebbe indispensabile riconsiderare nella sua interezza l’impianto d’illuminazione e
procedere all’adeguamento totale secondo i risultati di calcoli illuminotecnici appositamente
sviluppati.
Il presente progetto ha come limite di competenza i soli 21 mt. di nuova realizzazione per i
quali i calcoli di dimensionamento hanno portato ai risultati espressi negli elaborati di
progetto.
La tipologia di proiettori utilizzati per il calcolo è la seguente: tipo Siteco mod. Situn
Evolution con ottica simmetrica dotato di lampada da 100W per la linea di illuminazione
permanente e tipo Siteco mod. Situn Evolution con ottica simmetrica dotati di lampada da
400W per le linee di illuminazione di rinforzo. Tale proiettore potrà essere sostituito, in
accordo con la D.L., con proiettore avente analoghe caratteristiche illuminotecniche. Tale
sostituzione costringerà al rifacimento dei calcoli illuminotecnici a carico dell’impresa
installatrice.
E’ stato scelto di non utilizzare i proiettori con ottica controflusso in quanto la galleria
oggetto del progetto è di tipo bidirezionale.

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7.2.2 Planimetrie

Sulla planimetria di progetto sono riportati i descrittori che specificano il tipo, la quantità e
la sezione dei cavi elettrici da utilizzare per ogni tratta di impianto. Il descrittore specifica
inoltre il tipo di cavidotto in tubo (T) o in canaletta (C) da utilizzare.
Il descrittore viene segnato solo quando sono mutate le condizioni specificate dal
precedente, pertanto quella tratta di impianto avrà le stesse caratteristiche fino al nuovo
descrittore. Diverse tipologie di cavidotto o variazioni dei cavi elettrici iniziano sempre da
un punto definito che può essere un punto luce, un pozzetto, una cassetta di smistamento,
ecc.
Se le modifiche riguardano solo il tipo di cavidotto o la quantità dei materiali (tubi,
canalette, ecc.) il descrittore specifica soltanto questi ultimi e pertanto rimangono validi i
cavi elettrici indicati nel precedente descrittore.
Anche in questo caso la scelta progettuale relativa alla tipologia dei tubi utilizzati è stata
normalizzata come di seguito specificato:

• Tubi per cavidotti interrati in banchina PVC Ø 63 resistenza allo schiacciamento


200N/m, profondità di interro minima 50 cm
dalla generatrice superiore.
• Canalina per posa in galleria Canalina portacavi in acciaio senzimir dim.
mm. 200 x 75

7.2.3 Varie
Onde evitare l'ingresso di animali tutti i cavidotti in corrispondenza dei pozzetti di
smistamento e transito cavi devono essere opportunamente sigillati con schiuma
poliuretanica monocomponente della WURT, o prodotto equivalente, da impiegare secondo
le modalità descritte dal costruttore.
Tutti i chiusini da posare sui pozzetti dell’impianto dovranno essere di ghisa pesante di tipo
carrabile, dovranno essere completi di controtelaio per il posizionamento ed avranno le
dimensioni specificate di volta in volta per i singoli pozzetti.
Tutte le giunzioni che dovessero rendersi necessarie per la realizzazione dell’impianto
dovranno essere eseguite all’interno d’apposite cassette e in ogni caso non saranno mai
accettate le giunte in pozzetto o cunicolo a mezzo di muffolatura.
7.3 Impianto di terra

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Il conduttore di protezione, proveniente dall’impianto di dispersione esistente presso il


punto di fornitura, si attesterà alla barra di terra del quadro generale dalla quale partiranno
tutti i conduttori di protezione dell’impianto. Qualora l’impianto di dispersione non dovesse
esistere sarà carico dell’impresa la sua realizzazione mediante l’infissione di n. 3 dispersori
verticali di lunghezza complessiva pari a 1,5 m. interconnessi mediante corda di rame nudo
Ø 35 mmq aventi distanza reciproca non inferiore a 15 m.

7.4 Quadro elettrico QE 1

Il quadro elettrico sarà posizionato all’interno di apposito contenitore in vetroresina posato


su basamento in cls in prossimità del punto di fornitura ENEL esistente come desumibile
dalla relativa planimetria.
Da questo punto avranno origine le linee in cavo FG7(O)R per l’alimentazione delle linee di
illuminazione: Permanente, Rinforzo 1 e Rinforzo 2.
In parallelo all’accensione di ogni singola linea verrà attivato un contaore in grado di
registrare il tempo di funzionamento della linea stessa, inoltre, sul pannello frontale del
quadro verranno posati tre pulsanti luminosi per la forzatura in manuale delle accensioni per
gli interventi di manutenzione delle linee di rinforzo e per lo spegnimento forzato della
linea permanente.
L’accensione automatica delle linee di rinforzo verrà regolata da apposito sistema di
controllo e comando composto da due fotocellule, una esterna ed una interna al tunnel, la
linea di illuminazione permanente resterà sempre accesa.
Il quadro sarà composto da un armadio in lamiera con portella trasparente ed avente grado
di protezione IP54.
Per la tipologia realizzativa del quadro si rimanda alla tavola riportante lo schema unifilare
del quadro stesso.
In merito ai materiali previsti si specifica e richiede quanto segue:
Tutti gli organi di protezione e comando dovranno essere di produzione Merlin Gerin,
Siemens, ABB o equivalente approvato dalla D.L.

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8. INDICAZIONI PER LA MANUTENZIONE DEL VERDE

Con il completamento delle opere di sistemazione a verde, l’intervento sulla vegetazione


proseguirà secondo un programma di manutenzione, indispensabile per garantire lo
sviluppo dei nuovi impianti vegetali e la buona riuscita di tutte le opere.

Nei due anni successivi alla realizzazione degli interventi, la gestione dovrà comprendere:

- reintegrazione delle fallanze.


- Cure localizzate alle piantine e contenimento della vegetazione invadente e delle piante
rampicanti
- n° 1 intervento all’anno di rimonda del secco dagli alberi.
- n° 6 interventi all’anno di irrigazione di soccorso con autobotte per gli individui
arbustivi ed arborei posti lungo la base del vallo paramassi.

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9. CONCLUSIONI

Le opere di protezione indicate nel progetto sono dimensionate per i distacchi più frequenti.

Non sono da escludersi collassi di volumi rocciosi corticali o parietali più importanti con
volumi di decine od anche di parecchie centinaia di metri cubi di materiale.

Per mantenere il rischio e la pericolosità entro i limiti proposti da Negrini, 2002, oltre ad
eseguire tutte le opere di difesa da lui indicate occorre intervenire con periodiche ispezioni e
manutenzioni, monitoraggi della parete rocciosa sovrastante l’abitato.

2 lotto
• Galleria paramassi sud (21 metri);
• Vallo sud alto 6 metri (64 metri);
• Barriere paramassi 1500 KJ (850 metri quadrati);
• Barriere paramassi 100 KJ (83.70 metri quadrati);
• Riqualificazione ambientale degli interventi

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10. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

- AA.VV., 1990 - Guide Geologiche Regionali – Alpi e Prealpi Lombarde - Società


Geologica Italiana, BE-MA, Milano.

- Carbonari A. e Mezzanotte M., 1996 – Tecniche naturalistiche nella sistemazione del


territorio – Provincia Autonoma di Trento.

- De Philippis A., 1937 - Classificazioni ed indici del clima in rapporto alla vegetazione
forestale italiana - Nuovo Giornale Botanico Italiano, N° 44.

- E.R.S.A.L – Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia, 1997 - Progetto


<<Carta Pedologica>>, I suoli dell’area morenica gardesana settore bresciano -
Provincia di Brescia.

- Fenaroli L. e Giacomini V., 1958 – Conosci l’Italia, vol. II, La Flora – Touring Club
Italiano, Milano.

- Pignatti S., 1982 - Flora d’Italia - Edagricole, Bologna.

- Sensini A., 1963 – Conosci l’Italia, vol.VII, Il paesaggio - Touring Club Italiano,
Milano.

- Villa M., 1991 – L’intervento dimostrativo realizzato dal parco Monte Barro, in
Convegno Regionale Ingegneria Naturalistica - Lecco, 24 maggio 1991.

- Zeh H., 1993 . Tecniche di ingegneria naturalistica – Il Verde Editoriale, Milano.

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