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MI LASCI DIRE (PROF.

SSA GIOVANNA ALFONZETTI) LA CONVERSAZIONE


NEI GALATEI
INTRODUZIONE
COSA DICONO I GALATEI DELLA CONVERSAZIONE NON VERBALE?:
innanzitutto nell’interazione verbale i parlanti mettono in pratica le loro
competenze linguistiche (la conoscenza di una o più lingue che fanno
parte del bagaglio individuale della persona) insieme alla loro
competenza comunicativa (la capacità di mettere in pratica/usare la
competenza linguistica nel modo più appropriato/consono alla situazione
comunicativa-conversazionale, al contesto e ad altri fattori). Infatti, la
competenza comunicativa comprende tutte quelle sotto-competenze che
delineano quella che è la COMUNICAZIONE NON VERBALE: prosodia,
cinesica, prossemica (componenti para-linguistiche che si adoperano in
concomitanza all’uso della lingua/linguaggio verbale).
Tutti i galatei che fanno parte del corpus ritengono le competenze
paralinguistiche della comunicazione non verbale, elementi molto
importanti per la cortesia. DELLA CASA: ad esempio per quanto riguarda
la PROSODIA pone molta attenzione sulla qualità della voce dicendo che
non deve essere né troppo roca né troppo stridula; Dà importanza anche
alla velocità di elocuzione e al volume vocale: non bisogna né alzare la
voce né parlare troppo piano rischiando che il nostro ascoltatore non
senta (in tal caso sarebbe consono/cortese ripetere ciò che si è detto con
un tono di voce più modulato). Non bisogna parlare nè troppo
lentamente (perché si rischia di apparire svogliati, annoiati) né troppo
velocemente (sembrando affamati). In tutto questo le motivazioni sociali
di questi “consigli” sono duplici: da un lato è più opportuno e cortese per
il nostro interlocutore (per non annoiarlo, infastidirlo ecc); dall’altro è
utile per la “faccia” del parlante e del suo status di “uomo ben
costumato” come dice Della Casa.
Per quanto riguarda la CINESICA: Della Casa detta una serie di maniere
spiacevoli da evitare, che riguardano i movimenti del corpo, la gestualità
ma anche singole parti del viso.
Per quanto riguarda, invece, la PROSSEMICA: Della Casa raccomanda di
mantenere una postura eretta, di non toccare o dare gomitate (come
spesso si fa qua in Sicilia) all’interlocutore per sollecitare l’ascolto o
l’accordo, di non avvicinarsi troppo verso l’ascoltatore mantenendo una
distanza consona (in questo modo si evita ad esempio che l’altro senta un
alito magari non fresco provocando fastidio o addirittura schifo; infatti
questa parte è inserita nella parte del saggio in cui si parla dei
comportamenti da evitare a tavola).
In generale questa attenzione data da Della Casa alla distanza da
mantenere fra interlocutori è seguita poi da tutti i galatei dei corpus e
rimanda alle ricerche pionieristiche di Hall (antropologo americano che ha
tra l’altro coniato il termine prossemica) che a riguardo ha condotto degli
studi basati sull’assunto che tutte le culture sono radicate in una biologia
comune; infatti fa un paragone con il mondo animale in cui essi
delimitano il loro spazio/territorio tracciandolo ad esempio con l’urina,
allo stesso modo l’uomo costruisce mura per ottenere la sua privacy
(anche l’uomo delimita il proprio spazio personale e come l’animale lo
difende istintivamente). Ovviamente questa distanza è relativa alla
cultura e infatti Hall distingue le contact cultures (sud-europei, latini) in
cui il contatto/vicinanza fisica non è offensiva e le noncontact cultures
(asiatici, nord-europei) in cui il contatto/vicinanza causano disagio e
difensiva. Sempre Hall distingue tra distanza intima, personale, sociale,
pubblica.
LA DIFFERENZA SU QUESTO ARGOMENTO TRA ARCHETIPO DELLA CASA E I
GALATEI SUCCESSIVI: - differenza di genere: i galatei postunitari
sottolineano la cinesica e in generale la componente paralinguistica della
figura femminile che deve curare maggiormente rispetto all’uomo nella
società per mantenere una certa grazia/eleganza. - Differenza nella
contestualizzazione delle norme: nei galatei postunitari si da maggiore
importanza a specificare le norme in base al contesto, vengono presi in
considerazione contesti nuovi legati alla società borghese (scuola, cinema,
strada, chiesa ecc).
IL NUOVO GALATEO DI GIOIA SULLA COMUNICAZIONE NON VERBALE:
anche Gioia nel suo “Il nuovo Galateo” parla di comunicazione non
verbale. Come Della Casa si sofferma sulla tonalità e intensità di voce (non
deve essere né rauca né stridula), non dovrebbero esserci lamenti
soprattutto notturni, non si dovrebbero in generale produrre suoni
sgradevoli o fastidiosi per gli altri (starnutire, digrignare i denti ecc).
Sempre seguendo Della Casa raccomanda anche Gioia di mantenere una
distanza tale dall’interlocutore in modo da non avvicinarci troppo e
permettergli di sentire probabili odori sgradevoli. Riprende anche il
comportamento da evitare di dare gomitate all’altro.
Gioia non asserisce solo gli atti molesti per l’altro ma anche atti che
definisce di “pulitezza e urbanità” (intesa come civilizzazione) che
risparmierebbero fastidi all’interlocutore e che servirebbero a mostrare i
giusti atteggiamenti ai popoli non civili; tra questi atti cita il non dare le
spalle e mostrare sempre il volto (in quanto è sul viso che si leggono le
emozioni e quindi ciò che si vuole comunicare). Nelle ultime edizioni di
Gioia si tende a dare importanza agli atti sconvenevoli che riguardano i
movimenti corporei che sono legati a qualcosa di psicologico/emotivo:
tenere la bocca semi-aperta farebbe uscire un alito non gradevole; ridere
clamorosamente farebbe sembrare pazzi; le urla, gli sbadigli tendono a
ridicolizzare; il gesticolare eccessivamente farebbe sembrare che stiamo
scacciando le mosche (tutto tratto da Della Casa) e secondo Gioia sarebbe
proprio di chi “parla molto e dice poco”. Qui, Gioia sottolinea la differenza
di genere secondo cui l’eccessivo gesticolare risulterebbe più ridicolo
nelle donne. Anche se si stigmatizza l’eccesso di gesti Gioia in realtà dà
molta importanza al gesticolare nell’interazione ai fini della
comunicazione emotiva, infatti dice che i gesti se fatti in modo contenuto
possono essere paragonati agli accenti del discorso che arricchiscono e
completano la comunicazione. In quanto alla prosodia Gioia dà
importanza alla voce (espressione di ciò che vogliamo comunicare e delle
emozioni) e afferma che la voce andrebbe alzata solo quando si parla a
una folla/massa (plebe riunita) ma in tutti gli altri casi si mostrerebbe di
essere dispotici e di voler imporre la nostra volontà/pensiero urlando alle
orecchie degli altri; allo stesso tempo una voce troppo pacata
risulterebbe ridicola. Gioia segue la via del giusto mezzo di Della Casa per
quanto riguarda la velocità di elocuzione dicendo che non bisognerebbe
parlare né troppo velocemente (rischiando di non essere chiari) né
lentamente. Gioia, inoltre, dà molta importanza alla pronuncia delle
parole che sarebbe migliore facendo delle piccole pause, scandire ecc..
Nel campo della cinesica Gioia si esprime facendo un paragone negativo
con la figura del contadino che non assume atteggiamenti
adeguati/consoni alla situazione o a ciò che gli viene detto (“risponde con
una sberrettata o un inchino fatto a caso”). Gioia sottolinea l’importanza
dello sguardo e quanto sia importante guardare in faccio il nostro
interlocutore sia perché chi tiene gli occhi bassi sembra che abbia
qualcosa da nascondere o che sia colpevole di qualcosa e sia perché
guardando l’altro in faccia si può cogliere il feedback positivo o negativo
rispetto a ciò che siamo dicendo.
I GALATEI MORALI POSTUNITARI: nei galatei morali postunitari si nota
l’influenza di Della Casa ma anche di Melchiorre Gioia che rappresentano
il ponte di collegamento tra la cortesia dell’antico regime e quella
postunitaria (della società borghese). Tra questi ricordiamo i galatei di
Gallenga, Gatta, Rodella che citano e riprendono spesso il galateo di Della
Casa, anch’essi su molte variabili approvano la via del giusto mezzo, ma ci
sono comunque alcune differenze con l’archetipo: nei galatei postunitari
si dà maggiore importanza alla componente emotiva cosa che nel galateo
di Della Casa non c’è perché anzi veniva raccomandato l’occultamento
della passione istintiva, le manifestazioni emotive che venivano
stigmatizzate. Invece, nei galatei postunitari la cortesia include anche la
componente emotiva che gestita correttamente diventa una vera e
propria competenza (per gestire le relazioni interpersonali, per il
raggiungimento di scopi durante la conversazione ecc)
COSA DICE IL GALATEO DI DELLA CASA SU QUESTIONI LINGUISTICHE?
(cosa è cortese e cosa no)
COSA DICONO I GALATEI SUL COMPORTAMENTO DELL’ASCOLTATORE:
come sappiamo all’interno di una conversazione è presente il parlante e
uno o più ascoltatori, nonché destinatari del messaggio e talvolta
interlocutori; i Galatei non prevedono solo dei principi a cui il parlante
deve appellarsi, ma anche quelli rivolti all’ascoltatore/interlocutore.
Anche qui possiamo partire dall’archetipo del Galateo di Della Casa che
sarà poi seguito da tutti i successivi galatei del corpus. Della Casa inizia
asserendo che l’ascoltatore ideale non dovrebbe mostrare al suo
interlocutore che non si sta apprezzando ciò che l’altro sta dicendo,
riprende quindi il concetto di faccia positiva di B e L del desiderio che
l’uomo ha di sentirsi apprezzato e ammirato. Ma anche in relazione al
concetto di faccia negativa, Della Casa dice che l’ascoltatore non
dovrebbe ostacolare la libertà di parola dell’altro con “cerimonie
superflue” che possono infastidirlo. In generale Della Casa raccomanda di
non mostrare scarso apprezzamento verso i partecipanti alla
conversazione non minacciando la loro faccia positiva, ad esempio:
addormentarsi perché mostreremmo di non aver voglia di sentire cosa
l’altro ha da dire, cosa che danneggerebbe anche la faccia positiva di chi
lo compie. Anche atti come sbadigliare, muoversi troppo/dimenarsi
mentre l’altro parla, sono stigmatizzati da Della Casa. Nell’archetipo c’è
scritto che sarebbe inopportuno “trarre una lettera dalla scarsella e
leggerla” che corrisponde ai messaggi sul cellulare dei giorni nostri (come
dicono i galatei di oggi) oppure di giocherellare con qualcosa per far
passare il tempo, Della Casa fa l’esempio di tagliarsi le unghie con le
forbicine. Inoltre, Della Casa dà due divieti all’ascoltatore: non piantare in
asso l’interlocutore e prestare attenzione altrove; essere continuamente
distratti e per questo interrompere spesso il parlante per chiedere
chiarimenti o di ripetere.
Tutti questi atti sono rintracciabili nei galatei di tutte le epoche fino a
quelli dei giorni nostri, c’è tra l’altro una perfetta sincronia con il Galateo
di Melchiorre Gioia. Gioia nel suo galateo espone l’episodio di Vespasiano
che ha rischiato la condanna a morte per aver sbadigliato durante uno
spettacolo/esibizione canora del Re Nerone, fa questo esempio per
stigmatizzare tutti quegli atti che danneggiano la faccia positiva del nostro
interlocutore ma anche della stessa persona che compie l’atto. Nei
Galatei successivi (Gallenga) è ricordato anche che è fondamentale dare
segnali all’interlocutore che si sta comprendendo ciò che viene detto,
come dare un feedback attraverso cenni del volto, espressioni facciali.
Confronto con le teorie sulla cortesia: nel principio di Leech la
disattenzione verso l’interlocutore corrisponderebbe alla violazione della
Massima della partecipazione.
Nel corpus dei Galatei, a partire dall’archetipo di Della Casa si parla molto
di ciò che l’ascoltatore ideale dovrebbe evitare di fare, mentre si dice ben
poco di ciò che invece dovrebbe fare, del comportamento che dovrebbe
attuare per essere ritenuto “l’ascoltatore cortese ideale”. Questo è più
visibile nei Galatei del ‘900 come quello di Castellino che riprende
comunque Della Casa. Nel Galateo di Castellino troviamo per prima cosa
l’analisi di diverse tipologie di “ascoltatori non costumati”: l’esoso ovvero
quello che esalta la situazione anche quella più banale; quello che finge di
star ascoltando ma senza dare segnali di ricezione del messaggio e che
risponde con qualcosa che non c’entra nulla con l’argomento della
conversazione (violando così la massima della pertinenza e del principio di
cooperazione di Grice). Successivamente Castellino traccia il profilo
dell’ascoltatore ideale che: mostra attenzione (a volte dimenticando
anche sé stesso) e che dà continuamente feedback in risposta in modo da
rassicurare l parlante che si è interessati e che si sta seguendo ciò che si
dice con un possibile accordo. I feedback possono essere espressi sia
attraverso segnali verbali ma anche non verbali (cinesica: sorrisi, sguardi
ed espressioni varie).
La differenza con vecchi galatei è proprio questa, che adesso l’ascoltatore
non ha un ruolo passivo nell’interazione conversazionale ma si dà peso e
attenzione anche alla componente non verbale e al ruolo che l’ascoltatore
ha nella conversazione che è sostanzialmente una vera e propria
collaborazione tra parlante e ascoltatore che hanno lo stesso valore
nell’interazione, l’ascoltatore ha un ruolo diretto e attivo proprio come il
parlante e per questo è necessaria cooperazione per la buona riuscita
della conversazione.
LA GESTIONE DELLA CONVERSAZIONE NEI GALATEI: innanzitutto
possiamo definire “conversazione” quell’evento comunicativo, quindi la
forma prototipica dell’interazione verbale in cui i parlanti mettono in atto
la loro competenza comunicativa e che consiste nello scambio
reciproco/interscambio tra due o più interlocutori di idee/pensieri su un
certo argomento non prefissato prima e infatti la conversazione è
generalmente spontanea, informale in cui tutti i partecipanti hanno lo
stesso diritto di parola. In generale, tutti i galatei del corpus hanno
dedicato ampio spazio alla conversazione in relazione alla cortesia. Già
nel tardo rinascimento italiano viene dato spazio (Europa occidentale)
all’importanza che la lingua ha nella cortesia che non è solo fatta di
espressioni convenzionali (grazie, prego, saluto ecc); vediamo ad esempio
Il Galateo di Della Casa ma anche quello di Stefano Guazzo e Castiglione.
Quindi, la conversazione non è un flusso di parole senza organizzazione e
ordine ma rispetta dei principi di organizzazione. Come hanno mostrato
gli studi dell’analisi conversazionale ci sono dei meccanismi di
sincronizzazione per l’organizzazione ordinata della conversazione tra i
partecipanti che rientrano nel “sapersi comportare” e che consentono la
riuscita/funzionamento dell’interazione. La conversazione quindi è
regolata dall’alternanza di turni (struttura sequenziale) che seguono delle
regole utili a evitare sovrapposizioni, silenzi, interruzioni ecc..
L’archetipo di DELLA CASA parla dei principi fondamentali che regolano la
conversazione, principi che verranno ripresi nei galatei successivi del
corpus. Per prima cosa Della Casa sottolinea l’alternanza di turni nel
prendere e cedere la parola che è un’azione prototipica dell’interazione
face-to-face tra parlanti che condividono lo stesso contesto spazio-
temporale in cui si alternano liberamente senza stabilire la durata della
parola di ciascuno anche se a questo si collega un altro principio che è
quello di non dilungarsi troppo nel proprio turno lasciando spazio agli
altri. Inoltre, è importante evitare di interrompere l’altro mentre parla
perché verrebbe meno l’equilibrio della conversazione; qui della casa
stigmatizza questo atteggiamento ricorrendo al paragone con il mondo
animale; infatti, nel processo di civilizzazione l’uomo ha cercato di
eliminare i comportamenti animali insiti in lui.
- Evitare di dire a qualcuno che sta raccontando qualcosa che si è già
a conoscenza, per non guastargli il piacere di farlo.
- Evitare di suggerire cosa dire a chi parla lentamente perché è come
se non gli venisse riconosciuta la qualità di saper parlare.
Tutti questi divieti e consigli si riconducono al principio di cortesia e al
concetto di faccia negativa di B. e L. del rispetto di libertà dello spazio
altrui e del non ostacolare, ma allo stesso tempo sono utili per
salvaguardare la faccia/immagine del parlante. Della Casa, anche qui
propone la via del giusto mezzo: come non bisogna parlare troppo, non
bisognerebbe nemmeno restare a lungo in silenzio poiché anche il silenzio
potrebbe suscitare negli altri fastidio o sentimenti negativi perché
interpretato come rifiuto di interazione o come un comportamento che
minaccia la faccia positiva.
Come già detto tutti i galatei successivi a Della Casa, a partire da Gioia fino
ai galatei odierni riprendono l’archetipo. Gioia, ad esempio, evidenzia
l’importanza di non monopolizzare la conversazione consentendo
l’avvicendamento dei turni; la brevità del discorso per non annoiare,
stigmatizza fortemente l’atto di parlare troppo che porta solo a
conseguenze negative (fastidio ecc) che danneggiano anche la faccia del
parlante. Per quanto riguarda le “novità” rispetto a Della Casa, in Gioia
vediamo una rilevanza che riguarda le interruzioni nella conversazione
che lui stesso designa come un comportamento inammissibile perché
indica vanità personale. Anche il silenzio in certi casi è stigmatizzato
perché assume un significato negativo: i taciturni vengono definiti da
alcuni galatei (Rodella) come “marmo/gesso” che non prendono parte a
nessuna conversazione e “ghiacciano” l’atmosfera di calore/festa.
In generale nel corpus di galatei è suggerito di non parlare rivolgendosi a
una sola persona in una conversazione di gruppo, ma di rendere in
qualche modo tutti partecipi; di non interrompere per parlare di sé o per
suggerire cosa dire.
ARGOMENTI DI CONVERSAZIONE NEI GALATEI: l’argomento ha un ruolo
centrale nella conversazione in quanto elemento costitutivo della
competenza comunicativa; anche nei galatei si parla di questo aspetto
conversazionale rispetto a cosa sia più o meno cortese parlare in una
conversazione, anche qui in base a una serie di vari fattori (contesto
spazio-temporale, rapporto con l’interlocutore ecc). Nell’archetipo Della
Casa raccomanda quali argomenti evitare in una conversazione e quelli di
cui si può parlare liberamente senza limiti imposti dal principio di
cortesia; in generale Il Galateo consiglia di evitare qualunque argomento
possa infastidire/danneggiare i sensi dell’ascoltatore, ma anche il suo
intelletto e l’immaginazione, partendo da questo presupposto vengono
asseriti una serie di divieti e consigli che sarebbe meglio sia non fare ma
anche non nominare perché come anche nel modello di cortesia moderno
(Lakoff) c’è un parallelismo tra il comportamento linguistico e quello non
linguistico che seguono le stesse regole.
Analizzando gli argomenti da evitare Della Casa sconsiglia i temi
banali/insignificanti che non susciterebbero interesse in chi ci ascolta e
che oltre a danneggiare la faccia dell’altro, danneggiano la faccia positiva
del parlante che rischia di essere deriso per voler parlare di argomenti
inutili. Evitare anche argomenti troppo sottili che richiedono alta
conoscenza (una conoscenza formale) perché probabilmente sarebbe un
argomento non conosciuto da tutti gli ascoltatori.; altro argomento da
evitare sarebbe quello di tipo blasfemo (sia se posto in modo serio che
ironico) perché potrebbe offendere gli ascoltatori e anche qui ci sarebbe
un danno alla faccia positiva del parlante. Della Casa, quindi, opta per il
giusto mezzo e per la convenienza; la convenienza sarebbe il mezzo con
cui relativizzare gli argomenti di conversazione in base alle circostanze e
al contesto, adattandolo in modo appropriato in base a una serie di
variabili da tenere in considerazione, criterio che sarà seguito da tutti i
galatei del corpus successivi all’archetipo. Quindi, seguendo la
convenienza, ad esempi o tavola o in situazioni di festa dovranno essere
evitati argomenti tristi, lugubri o luttuosi in modo da non rovinare
l’atmosfera allegra che è solita delle occasioni conviviali, sorvolare quindi
su malattie, incidenti, descrivere eventi disgustosi o parlare in generale di
disgrazie. Evitare argomenti che riguardano la sfera intima del parlante (le
questioni famigliari) perché potrebbero annoiare e non interessare il
nostro interlocutore. Inoltre, sempre per non annoiare l’interlocutore
anche il racconto dei propri sogni sarebbe un argomento da evitare nelle
conversazioni comuni, soprattutto se sono sogni fatti da gente comune
che non ha rilevanza sociale tale da valerne la pena di essere ascoltati.
Il Galateo bandisce anche il parlare troppo di sé stessi: il parlante
dovrebbe seguire la Massima della modestia minimizzando la lode di sé;
in questo caso Della Casa opta per il giusto mezzo perché è vero che
vantarsi e parlare troppo di sé mettere in competizione con l’altro
(facendo un danno alla loro faccia positiva perché è come se non gli si
riconoscesse il valore di essere apprezzati e ammirati) violando in questo
modo la Massima dell’approvazione. Ma è anche vero che mostrarsi
eccessivamente modesti, al contrario, non accettando complimenti o
eventuali connotazioni positive che gli altri ci attribuiscono,
significherebbe peccare di superbia anche in questo caso, violeremmo sia
la massima dell’approvazione che quella della modestia.
Confronto con le teorie sulla cortesia: diciamo che in general tutto il
corpus di galatei segue il modello dell’archetipo di Della Casa. Possiamo
anche prendere in considerazione il modello di B. e L. Face Saving View in
cui alcuni comportamenti che mostrano indifferenza o non curanza verso
l’interlocutore sono classificati come atti che minacciano la faccia positiva
del destinatario. Tra questi comportamenti troviamo: parlare di
argomenti tabù o inappropriati al contesto, parlare di argomenti che
possono causare controversie e suscitare disaccordo (politica e religione).
In B. e L. la questione degli argomenti da trattare viene ripresa anche
quando si parla delle strategie di cortesia positiva: es. la quinta strategia
che è CERCARE L’ACCORDO secondo cui si dovrebbero trattare argomenti
che mettano d’accordo parlante e interlocutore e che possa soddisfare il
desiderio del destinatario di avere ragione e non sentirsi contrariato.
Oppure questa strategia è anche utile per trovare un accordo “parziale”
su un qualcosa che in cui non lo siamo del tutto (ad esempio se un amico
compra un maglione che non ci piace perché il colore è troppo vistoso
potremmo optare per lodarne un'altra qualità, ad esempio il tessuto).
Anche la sesta strategia di B e L che è EVITARE IL DISACCORDO: ad
esempio usando degli hedges oppure delle piccole bugie bianche per non
danneggiare la faccia positiva del destinatario e attraverso i quali il
parlante modifica l’atteggiamento. Si può dire, quindi, che c’è un
parallelismo tra queste strategie e il modello di Leech nella massima
dell’accordo in cui troviamo le due sotto-massime “minimizza il
disaccordo e massimizza l’accordo con D”. Della Casa in questo caso si
ritrova nel modello di B e L per quanto riguarda il consiglio di non parlare
troppo di sé in quanto atto che minaccia la faccia positiva di D; ma si
ritrova anche nel modello di cortesia di Leech nella Massima della
Modestia in cui troviamo la sotto-massima “minimizza la lode di sé”,
mentre invece si discosta dalla sotto-massima B “massimizza la critica di
sé” perché come già detto Della Casa suggerisce di non auto-denigrarsi
troppo per proteggere la nostra faccia positiva.
COMPETENZA LINGUISTICA NEI GALATEI: i galatei di tutto il corpus danno
molta importanza alla competenza linguistica nella conversazione al
punto che assegnano a questo ambito un capitolo a sé all’interno del
galateo. Partendo dall’archetipo di Della Casa, mette in risalto la lingua in
senso stretto attraverso dei livelli linguistici: pronuncia, morfosintattica,
testualità, lessico in ognuno dei quali opta per il giusto mezzo: non
parlare né troppo elevato né basso.
Pronuncia: ambito della prosodia, emissione dei suoni. Della Casa
suggerisce di non trascurare la pronuncia ma anche di non marcarla
troppo, collocandosi quindi in una posizione intermedia tra quella che
oggi definiremmo ipo e iper-articolazione perché sia l’uno che l’altro
estremo mostrerebbero noncuranza/poca considerazione e superiorità
verso l’interlocutore. Da un lato l’ipoarticolazione, quindi imprecisione e
articolazione trascurata, fa si che l’ascoltatore/interlocutore debba
sforzarsi per comprendere ciò che diciamo codificando e trae do
l’interpretazione del messaggio da sè. Dall’altro lato, invece,
l’iperarticolazione richiede uno sforzo minimo da parte dell’ascoltatore;
tuttavia, Della Casa consiglia di evitare un’eccessiva articolazione perché
potrebbe far apparire il parlante in una condizione di superiorità in
quanto è un parlato enfatico, scandito (clear speech) che generalmente
viene usato nella comunicazione con i bambini, è quindi come se il
parlante trattasse il suo interlocutore da una posizione asimmetrica
dall’alto verso il basso. - Il resto dei galatei per quanto riguarda la
pronuncia segue l’archetipo a parte per alcune piccole differenze: i galatei
morali postunitari attenzionano maggiormente gli aspetti prosodici della
pronuncia ricollegandoli alla comunicazione emotiva; i galatei di inizio
‘900 mostrano particolare attenzione alla corretta dizione in relazione
all’italiano standard (come il Galateo di Castellino che ha un
atteggiamento antidialettale) cosa che verrà ripresa a fine ‘900 perché in
questo arco di tempo è probabile che si considerasse normale la
mancanza di una pronuncia standard in Italia.
Morfosintassi: a livello morfosintattico si suggerisce di seguire in generale
il procedimento della dispositio presente nella retorica classica: disporre
le parole nell’ordine giusto, non inserendole e ammassandole a caso ma
evitando anche un ordine troppo marcato, tipico delle poesie. Lo stile
deve essere appropriato scegliendolo in base al parlato e allo scritto, se
letterario o burocratico e così via. È consigliato evitare di usare la figura
retorica dell’iperbato: collocazione delle parole in ordine inverso dal
solito, invertendo ad esempio nome-aggettivo o viceversa.
Testualità: è importante strutturare testualmente un discorso,
progettarlo anticipatamente per evitare possibili auto-correzioni,
interruzioni, riformulare frasi, perder tempo a cercare la parola più
adeguata e così via; sono tutti fenomeni che denotano frammentarietà e
che caratterizzano il parlato spontaneo. Nel parlato è possibile modificare
solo in modo esplicito ciò che viene detto (con le auto-correzioni) senza
poter cancellare l’errore, cosa possibile nello scritto in cui si può
pianificare in fase preliminare il discorso. La progettazione è utile per
evitare che l’ascoltatore si annoi. È utile rispettare la massima della
quantità, della pertinenza.
Lessico: nel trattare il tema del lessico Della Casa e i galatei successivi
suggeriscono chiarezza delle parole che devono essere comprese da tutti
facilmente. Pertanto, secondo il criterio estetico-stilistico devono essere
evitati i termini di registro troppo basso ma anche troppo alto, evitare
arcaismi obsoleti, termini dialettali (“di terra tua”) e parole ambigue,
polisemiche troppo generiche e volgari/tabù. L’evitare parole tabù in
questo caso è l’unico suggerimento parallelo ai modelli teorici della
cortesia; vediamo ad esempio nel modello di Lakoff la strategia “offri
delle alternative”.
Per quanto riguarda gli altri aspetti linguistici in generale vengono ripresi
da Della Casa: es. Gioia ribadisce di pensare prima di riflettere per evitare
di fare un discorso frammentario e di perdere il filo del discorso; è anche
fondamentale evitare parole oscene e volgari, punto che dev’essere
rispettato in modo più rigido soprattutto dalle donne, questo ribadito
anche nei galatei successivi, che dicono che parole oscene dette da delle
donne sono particolarmente disdicevoli; nel galateo di Gasperini invece,
che è del 1975, le parolacce vengono in qualche modo tollerate se dette
da giovani perché vengono considerate egli intercalari usati con
naturalezza; nei galatei di oggi, come quello di Bellinzaghi del 2010, si
sconsiglia di usare parolacce ma si sottolinea che a volte vengono usate
per dare maggiore espressività al discorso. A partire dagli anni ’60 del
Novecento i galatei offrono una testimonianza dell’influsso che il
linguaggio dei mass media esercita sulla lingua comune (i cosiddetti
plastismi): si raccomanda di non ripetere le frasi fatte e i luoghi comuni
del linguaggio televisivo (a livello di, alla grande, un attimino, esatto,
mitico, assolutamente), della radio o delle pubblicità. La televisione viene
considerata la principale responsabile della trasformazione dell’italiano in
una lingua di plastica, cioè una lingua piena di materiale inerte e di scarso
valore. Tra le parole da evitare figurano quelle giovanilistiche (allucinante,
figo, occhei, fleschiato) o televendita, oppure le frasi fatte. -Criticati anche
i tecnicismi, in un galateo soprattutto se usati dalle donne che in questo
modo ostenterebbero la loro erudizione, e in altri galatei anche in
generale usati da tutti perché i tecnicismi non vengono capiti da tutti
quindi si parlerebbe in un modo non comprensibile a tutti; Vietato l’uso di
malapropismi: scambiare parole di suono simile ma che hanno significati
completamente diversi (es. celebre per celibe) perché fanno capire che la
persona che li usa è ignorante. In misura minore forestierismi, perché
potrebbero dare di noi un'immagine di superiorità.
IL CODICE NEL GALATEO: alcuni galatei del corpus (non tutti, sono solo 40
su 120) si sono occupati anche della scelta del codice nella conversazione,
soffermandosi sull’uso del dialetto e della lingua straniera. Nell’analisi
sono state rintracciate nei diversi galatei di epoche diverse, 4 classi che
stanno alla base della scelta del codice: motivazione comunicativa;
atteggiamento antidialettale; atteggiamento ambivalente; sensibilità
sociolinguistica.
IL GALATEO DI DELLA CASA: è un riferimento per tutti i galatei del corpus;
Della Casa in questo caso affronta il tema della scelta del codice in
relazione alla cortesia mettendo in evidenza l’esigenza primaria della
comprensione unanime della lingua della conversazione; tutti i
partecipanti devono comprendere ciò che viene detto e per questo la
lingua parlata deve essere chiara e comprensibile sia nel suono che nel
significato. Bisognerà usare quindi termini non troppo antichi ad esempio.
C’è quindi una concezione funzionale della lingua che essendo uno
strumento comunicativo deve appellarsi a dei criteri di funzionalità per la
buona riuscita della conversazione. Della Casa sottolinea quindi questo
aspetto di parlare sempre la nostra lingua tranne però in casi particolari in
cui c’è esigenza di farsi comprendere. In generale considera, comunque,
un errore parlare in una lingua che non sia la propria.
MOTIVAZIONE COMUNICATIVA: A Della Casa seguono altri galatei, come
quello di Gioia che ritengono sbagliato, o meglio non cortese parlare una
lingua non propria o un dialetto proprio per il concetto di funzionalità
linguistica, perché se questo dialetto o quest’altra lingua non dovesse
essere conosciuta da tutti i presenti risulterebbe scortese verso gli
interlocutori e verrebbe anche meno il principio di cooperazione in
quanto qualcuno sarebbe escluso dalla conversazione. Gioia nel suo
Galateo in realtà non specifica se si stia riferendo a un dialetto o una
lingua straniera; tuttavia, parlarli in un contesto in cui non tutti la
conoscono significherebbe commettere una “grave impulitezza”.
A questa motivazione si rifanno anche i Galatei fascisti che sottolineano
più che altro di non utilizzare nemmeno parole straniere in quanto non
necessarie. La motivazione nel caso dei galatei fascisti è anche di tipo
patriottico nazionalista: si temeva che l’uso di dialetti potesse
compromettere non solo il concetto di unica nazione ma anche della
stessa lingua italiana.
GALATEI MORALI POSTUNITARI: tra questi l’unico galateo ad affrontare
la scelta del codice e più in particolare dell’uso del dialetto è quello di
Gatta. Ai tempi questo era un argomento piuttosto singolare in quanto il
tasso di analfabetismo e di dialettofoni era molto elevato; questo
problema era ritenuto dai galatei talmente grave da non poter nemmeno
essere affrontato all’interno di un galateo e in generale c’era una certa
riluttanza da parte degli autori dei galatei nel trattare questa tematica
perché il fenomeno di analfabetismo consentiva di mantenere delle
distinzioni sociali. Quindi quello di Gatta è l’unico galateo ad affrontare la
questione e si mostra abbastanza equilibrato perché: non condanna in
modo totale l’uso del dialetto e consiglia di usarlo solo con una cerchia
ristretta di persone e di non usarlo con chi potrebbe non comprenderlo.
SENSIBILITÀ SOCIOLINGUISTICA: si rifà al concetto secondo cui
l’alternanza della lingua al dialetto (code-switching) va eseguita in base al
contesto e alle persone che prendono parte alla conversazione. In questo
caso è noto il Galateo di Dall’Asta che non stigmatizza del tutto il dialetto,
quindi, non ha sempre una connotazione sociale di inferiorità ma
suggerisce che potrebbe comunque risultare inappropriato se usato tra
persone legate da relazioni asimmetriche (Insegnante-studente; capi-
dipendente ecc).
ATTEGGIAMNTO ANTIDIALETTALE: è preso da quel gruppo di galatei che
considerano sempre scortese parlare dialetto, è cioè un allontanamento
dalle buone maniere in quanto il dialetto è volgare e impuro perché
denota un basso livello di istruzione e non consentirebbe la diffusione
della lingua italiana. Questo atteggiamento è tipico dei galatei fascisti e di
quelli dell’800 alla cui base c’è più che altro una motivazione patriottica di
diffusione della lingua nazionale (un esempio di galateo antidialettale è
quello di Lorenzo Borsini). Gioia a riguardo non ha mai alluso a una
superiorità della lingua italiana rispetto al dialetto, cioè a una
subalternità; si rifà piuttosto al concetto secondo cui tutte le lingue
nascono dalla stessa “madre”, che tutte possono migliorare e che servono
tutte allo stesso modo alla nazione. È chiaro che comunque
l’atteggiamento antidialettale può avere motivazioni diverse in base
all’epoca: ‘800 ed epoca fascista c’era una motivazione patriottica; nei
galatei di oggi invece si ha una motivazione che considera il dialetto
volgare e primitivo.
Nei galatei successivi al secondo dopoguerra invece si ha un
ATTEGGIAMENTO AMBIVALENTE: ricordiamo che siamo nel periodo in
cui era già avvenuta l’italianizzazione e nei galatei si era smorzato in un
certo senso l’atteggiamento antidialettale, ma non del tutto, da qui nasce
quest’ideologia ambivalente: i galatei non condannano del tutto l’uso del
dialetto ma consigliano di “controllarlo” in modo da non parlarlo troppo
marcatamente per non risultare volgari. Ad esempio, il galateo di
Simonetta Malaspina ricorda questo e suggerisce di non prendersi gioco
di chi ha un accento dialettale troppo marcato anche se nessuna persona
che lei definisce “ben educata” dovrebbe parlare dialetto, non importa a
che regione appartenga. Nei galatei più recenti, invece, che acquisiscono
questo atteggiamento viene riconosciuto al dialetto il valore di we-code: il
dialetto crea unione e solidarietà tra le persone che fanno parte della
stessa comunità e invece con le persone esterne al gruppo è consigliato
usare solo poche parole dialettali o poche battute.
A tal proposito, Gioia e Della Casa assumono delle posizioni conformi al
modello di B e L: l’esigenza primaria è la comprensione unanime in
quanto il non farsi capire sarebbe una minaccia alla faccia positiva del
destinatario/interlocutore che si sente escluso. Mentre l’uso del dialetto
ammesso tra persone della stessa comunità corrisponderebbe a una
strategia di cortesia positiva in quanto sottolinea l’appartenenza a uno
stesso gruppo, direzione di congruenza. Al contrario si mostra deferenza
con il divieto di usare il dialetto con persone che abbiano uno status
sociale maggiore del nostro, il che sarebbe una strategia di cortesia
negativa.
CONCLUSIONI
Gli obiettivi del libro “Mi lasci dire” sono stati fondamentalmente 3:
- Individuare il ruolo che i galatei di epoche diverse hanno dato al
comportamento linguistico nell’ambito della cortesia.
- Individuare eventuali differenze e discontinuità tra galatei di epoche
diverse.
- Confronto tra i galatei e i principi dei modelli di cortesia classici.
In generale, è stato evidenziato che la conversazione è fondamentale in
tutti i galatei del corso della storia/del tempo, c’è quindi una continuità
diacronica in questo a partire dall’archetipo di Della Casa.
Si notano stesse considerazioni in diversi fattori, ad esempio tutti i galatei
sottoscrivono l’uso del giusto mezzo per quanto riguarda la gestione della
conversazione: non imporsi sull’altro, rispetto del proprio turno, evitare i
silenzi prolungai, l’importante è lasciare a tutti lo spazio nell’interazione
evitando interruzioni in modo da garantire la buona riuscita di una
conversazione.
In generale, nel tempo le differenze maggiori sono quelle sociali e di
genere: si nota soprattutto a partire dagli anni del primo dopoguerra che
hanno portato a diminuire queste differenze che poi nei contro-galatei
degli anni ’70 sono scomparse del tutto; questo dovuto a una cosiddetta
“democratizzazione” del linguaggio nella conversazione, dato che molte
norme/regole sono state allentate a causa delle trasformazioni sociali che
la Grande Guerra ha portato. Nei galatei del dopoguerra le norme ci sono
comunque ma sono le stesse per tutte le classi sociali e sia per uomini che
per donne.
COMUNICAZIONE NON VERBALE: la maggiorparte dei galatei si appella al
giusto mezzo dell’archetipo, e quindi sarà consigliato di non gesticolare
eccessivamente, di parlare a voce né alta né bassa, né troppo
velocemente né troppo lentamente. In questo caso si può comunque
parlare di discontinuità perché alcuni galatei hanno una concezione
diversa della comunicazione non verbale: ad esempio, nel galateo di Gioia
e in quelli postunitari la comunicazione non verbale è molto importante
ed è considerata comunicazione emotiva in quanto viene espressa
attraverso tratti paralinguistici, cinesica, prossemica, prosodia; cosa che è
totalmente inesistente nei manuali da etichetta di fine 800 e nel Galateo
di Della Casa in cui invece c’è un ridimensionamento della sfera
individuale e vengono oppresse le passioni emotive. C’è un altro
elemento di discontinuità che riguarda la differenza di genere: a partire
dai galatei del secondo dopoguerra vengono azzerate le differenze tra
uomo e donna ad esempio sull’eccessiva gesticolazione che in precedenza
veniva stigmatizzata nelle donne per mantenere una certa eleganza e
pulitezza. Per quanto riguarda la prossemica in generale tutti i galatei
raccomandano una certa distanza tra interlocutori, divieto che ha
motivazioni diverse nelle varie epoche: in Della Casa il motivo è il fastidio
che potrebbe causare un alito non fresco e lo stesso vale per molti galatei
successivi; in altri galatei il motivo è di tipo gerarchico sociale.
COMPORTAMENTO DELL’ASCOLTATORE: tutti i galatei si rifanno al
principio secondo cui è buona educazione e cortesia prestare attenzione a
chi sta parlando. Seguono quindi l’archetipo di Della Casa che suggerisce
di evitare tutti quei comportamenti che mostrano platealmente fastidio o
noi verso il destinatario (non addormentarsi, non sbadigliare, non distarsi
giocherellando o guardando altrove ecc..). in questo caso la discontinuità
si nota a partire dai manuali da etichetta di fine ‘800 in cui non ci sono più
osservazioni etiche sul saper ascoltare l’altro anche se si suggerisce
comunque di non mostrare la noia o altri atteggiamenti che potrebbero
offendere l’altro; in un certo senso si passa a una prospettiva strategico-
utilitaristica dell’ascolto nella conversazione, nota soprattutto nei galatei
degli anni ’70: è importante accaparrarsi la simpatia degli altri e avere
successo nelle relazioni sociali. Inoltre, possiamo notare un’altra
differenza nel ruolo dell’ascoltatore che nei primi galatei ha un ruolo più
passivo mentre in quelli più recenti ha un ruolo attivo di partecipazione
attraverso segnali di feedback, ad esempio con la cinesica.
SCELTA DEL CODICE: per quanto riguarda la scelta del codice tutti i galatei
del corpus seguono Gioia e Della Casa sul fatto di mettere in prima
posizione la comprensione unanime della conversazione per evitare una
mancata cooperazione che mostrerebbe indifferenza verso gli altri che
non possono prendere parte alla conversazione. Le differenze nei galatei
che riguardano la scelta del codice sono ricollegate alla situazione storica
del Paese. Ricordiamo, ad esempio che l’atteggiamento antidialettale era
tipico dei Galatei del ventennio fascista e dell’Italia postunitaria per
questioni patriottiche. Atteggiamento che nei galatei cambia verso la fine
del ‘900 in cui si assume un atteggiamento ambivalente e in cui ci si limita
a sconsigliare l’uso di termini dialettali, periodo in cui l’italianizzazione del
paese era data per scontata.
COMPETENZA LINGUISTICA: anche in questo caso i galatei seguono
l’archetipo che si rifà al cosiddetto giusto mezzo e alla convenienza:
pronuncia né iper né ipoarticolata; stile non troppo ricercato e non
troppo basso; accuratezza strutturale della testualità del discorso (non
troppo frammentata e nemmeno troppo strutturata). In quanto al lessico
i galatei in generale dicono di evitare arcaismi, espressioni ambigue,
vocaboli osceni e tabù. Quest’ultima variabile ha subito dei cambiamenti
nel corso del tempo: nei galatei più recenti, i vocaboli tabù vengono
ammessi nella conversazione relativamente a una cerchia ristretta di
persone che non si sentirà offesa. Vengono ammesse le parolacce quindi
ma con misura. Per quanto riguarda le figure iperboliche, queste vengono
abolite da tutti i galatei: nei galatei morali la causa è etica, cioè queste
figure rischiavano di far apparire insinceri; nei galatei successivi l’iperbole
viene considerato un modo per nascondere la banalità; i galatei più
recenti invece assimilano le figure iperboliche ai plastismi. Per quanto
riguarda, invece, i forestierismi in tutti i galatei è consigliato usarne in
modo non eccessivo e di non ostentare la pronuncia straniera. Quanto al
lessico si nota una differenza in diacronia: nei galatei morali era marcata
la differenza di genere per le donne a cui era raccomandato di non usare
parole volgari; questo ha iniziato ad allentarsi nei galatei successivi fino a
quelli di fine ‘900 e ai contro-galatei.
ARGOMENTO: giusto mezzo di Della Casa: evitare argomenti banali, futili,
sottili, difficili, intimi/personali, lugubri e che possano causare
controversie (religione e politica) ed evitare di parlare troppo di sé.
Quindi sono consigliati argomenti che facciano in modo di far partecipare
tutti alla conversazione. In questo ambito ci sono delle discontinuità:
- differenza di genere: nei recenti galatei alle donne non è vietato
parlare di certi argomenti (sesso, politica ecc) come invece è
suggerito nel galateo di Rodella.
- Maggiore libertà nella scelta dell’argomento conversazionale : ad
esempio nel galateo di Brunella Gasperini è detto che è consentito
parlare di argomenti come quello che riguarda la sfera sessuale se
se ne parla in modo consono e senza doppi fini, tutto dipende dal
modo in cui si affronta.
SUNTO: quindi, in linea generale si può dire che i cambiamenti
rintracciabili nei galatei del corpus nel corso del tempo sono dovuti a
fenomeni per lo più di macro-livello:
- Indebolimento del carattere gerarchico nelle nuove/moderne
società.
- Maggiore democratizzazione dei principi che regolano la
conversazione nei galatei.
CONTINUITÀ NEI GALATEI: è dovuta innanzitutto all’influenza e alla
presenza dell’archetipo che ha trattato tematiche in modo attuale, ovvero
il Galateo di Della Casa ricorrente in tutti i galatei del corpus, presenza che
viene riconosciuta dagli autori stessi dei galatei. E poi il fatto che i divieti e
i suggerimenti che i galatei danno sono basati sull’osservazione di
comportamenti: non c’è un rapporto tra norme e pratiche reali. Le regole
prescrittive che troviamo nei galatei riflettono la società, non nascono da
sé e per questo condizionano la società nel suo mutare.

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