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Il silenzio contrariamente a ciò che sembra, rappresenta uno strumento comunicativo molto potente

ed influente.
L’assenza di parola non indica necessariamente problemi o mancanza di comunicazione, bensì
sembra rappresentare una forma di comunicazione molto intima; il silenzio però, potrebbe indicare
anche una pessima relazione: quando non siamo a nostro agio con il nostro interlocutore, eviteremo
i silenzi, colmandoli con parole superflue.
Il silenzio può assumere anche diverse forme di potere: in condizioni in cui, fra i partecipanti, è
presente una notevole differenza di posizione sociale, la persona ad avere diritto di parola è quella
con maggiore potere sociale, chi invece ricopre una posizione inferiore, rimane in silenzio,
possedendo però il potere di suscitare nell’interlocutore disagio o imbarazzo.
Tuttavia, è possibile che l’assenza di parola venga utilizzata per dimostrare sentimenti molto forti,
difficili da esprimere a parole; per superare dei momenti caratterizzati da un’emozione molto
intensa; per aumentare l’intimità di un legame, dunque assume un carattere positivo.
Il silenzio, dunque, è considerato assenza di suoni ma, ciò nonostante, ricopre una funzione utile ad
attirare l’attenzione: durante una conferenza, ad esempio, il Presidente del Consiglio, potrebbe
rimanere in silenzio per far sì che il pubblico rifletta e rielabori le informazioni fornite.
Essendo un mezzo comunicativo molto complesso, il silenzio, in diverse culture assume una
rilevanza totalmente diversa: nelle culture occidentali si osserva un’istantanea successione dei turni
di parola in quanto il silenzio è considerato una minaccia, assume quindi un’accezione negativa;
nelle culture orientali, invece, si osservano lunghe pause fra un intervento e l’altro, in quanto una
pausa molto lunga è sinonimo di riflessione, di buon senso, indica una forte fiducia ed armonia.
Dunque, rimanere in silenzio, si rivela una forma di comunicazione molto potente, a volte, più delle
parole.

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