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Roberto Tartaglione

DUE PAROLE SUL


LINGUAGGIO DEI GESTI

Caratteristiche della gestualit italiana
Un video (molto esclusivo!) per esercitarsi a capire il significato dei
principali gesti italiani: CLICK. Lo stesso video con sottotitoli: versione in
italiano colloquiale e versione in italiano forbito
Vedi anche: Quando le parole non servono; Le emoticone; Il Cenacolo
di Leonardo


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C' chi sostiene che la comprensione corretta di un messaggio trasmesso oralmente
dipenda solo in minima parte dalle parole che abbiamo usato. In gran parte la
percezione dipende dalla vocalit (quindi ritmo, intonazione, tono, volume della voce).
In grandissima parte la comprensione del senso di una comunicazione orale
dipenderebbe invece dalla "cinesica".
La cinesica quella forma di comunicazione "non verbale"
caratterizzata da movimenti del corpo. In particolare riguarda la
mimica facciale, la postura, la gestualit.
In una parodia fatta all'estero, l'italiano spesso un tipo piuttosto
rumoroso che parla ad alta voce e gesticola freneticamente. La
gestualit marcata effettivamente una caratteristica di noi
italiani ed particolarmente diffusa nel sud della penisola.

A proposito della funzione dei gesti diciamo che:

Aiutano a esprimere meglio quello che uno vuol dire, specialmente quando il
messaggio si presta a doppie interpretazioni: il caso del cosiddetto futuro di dubbio.
La frase Lui avr quarant'anni, per prendere il senso di probabile che lui abbia
quarant'anni, dovrebbe avere sui quarant'anni richiede quasi necessariamente al
parlante di alzare un po' le spalle o di inarcare la bocca verso il basso. In questo modo il
futuro assume la modalit di dubbio o di eventualit.

Rendono una conversazione pi partecipata: pi si
gesticola e si fa partecipare il proprio corpo alla comunicazione di
un messaggio pi appare viva e intensa la nostra partecipazione,
anche fisica, a quanto andiamo dicendo.
Il gesto infatti manifesta la volont di voler essere capiti:
accompagnare la una frase interrogativa del tipo Ma che stai
dicendo? con il tipico gesto della mano con la punta delle dita
unite mentre il polso oscilla pi volte su e gi, rende la domanda
pi pressante e rimarca fortemente la mia vivissima curiosit.



Fanno risparmiare tempo: una frase pronunciata
- per sua natura - pu essere suscettibile di diverse
interpretazioni; il gesto - nella sua semplicit -
sempre chiaro e quindi definitivo.
Un no detto a voce, a seconda del tono, pu anche
significare s, forse, o comunque rivelare una nostra
disponibilit alla trattativa; un no manifestato
ruotando la testa a destra e sinistra, o ancora di pi -
come fanno nel sud - un no espresso sollevando
leggermente il mento e facendo un piccolo schiocco
con la lingua, sembra assolutamente definitivo.


Possono essere ironici: un gesto contraddittorio rispetto a un'affermazione che
facciamo controvoglia pu indicare uno spiritoso e familiare dissenso da quanto stiamo
accettando.

O ancora: fare un gesto tipico dei bambini, pu indicare la
nostra volont di manifestare ingenuit o di giustificare con un
"infantilismo" una nostra azione: in particolare, ruotare pi volte
la punta dell'indice sulla guancia per dire Quant' buona da
mangiare questa cosa! (proprio cos come fanno i bambini
davanti alla cioccolata) esprime il mio gradimento di una
leccornia: ma mi descrive nel contempo, bonariamente, come
una persona che non riesce a controllare la sua "passione
gastronomica".
Parlare accompagnandosi con gesti troppo vistosi non comunque considerato
elegante:in una conversazione formale la gestualit denuncia due atteggiamenti che
sono rifiutati dal "bon ton".
Un primo atteggiamento che dovremmo tenere
in un discorso formale infatti quello di
manifestare una certa pacatezza, un saggio
distacco dalle cose che diciamo, una
disponibilit ad accettare obiezioni o opinioni
diverse: disponibili al dialogo potremmo perfino
cambiare il nostro modo di vedere. Tutto il
contrario insomma di quanto esprime il gesto
che per sua natura esagerato e poco pacato,
fisicamente e sentimentalmente partecipe degli
eventi, poco diplomatico nella sua definitivit.

Il secondo atteggiamento che si ritiene degno di apprezzamento in una conversazione
formale la capacit di esprimersi con frasi chiare (e magari ricche
contenutisticamente). Anche questo atteggiamento cozza con la gestualit: il gesto
vuole chiarire infatti quello che le parole evidentemente non hanno saputo esprimere.

In una conversazione informale invece la gestualit
decisamente ben accettata dal sistema culturale italiano. Se
pure spesso oggetto di facili parodie o imitazioni, chi
gesticola viene in generale riconosciuto come persona
appassionata a quanto dice, desiderosa di farsi capire,
sentimentalmente partecipe delle sue affermazioni (tutti valori
considerati, nella nostra cultura, positivi).

Nei rapporti interculturali non va dimenticato naturalmente
che mentre la mimica facciale spesso (e non sempre)
interpretabile anche da culture diverse, i gesti hanno in molti
casi significati diversi a seconda delle etnie e delle tradizioni culturali.
Il sorriso, che da noi segno di benevolenza e di assenso, in alcune culture orientali
segno di imbarazzo e a volte cela il dissenso.
Il s e il no manifestati il primo dal movimento ripetuto della testa
verso l'alto e verso il basso e il secondo dalla rotazione della testa
a destra e sinistra, in alcune culture culture si esprimono con i
gesti contrari.
Il nostro siamo d'accordo, ok, da noi pu esprimersi attraverso
il gesto con la punta del dito pollice che tocca la punta del dito
indice formando una O: in alcuni paesi neanche lontanissimi lo
stesso gesto pu avere un significato estremamente volgare.
E cos via: non si pu mai essere sicuri che un gesto con un
significato che per noi scontato abbia altrove lo stesso valore.

I gesti,insomma, funzionano come tutte le convenzioni sociali: se noi non troviamo
moltochic concludere un pranzo delizioso in un ristorante extra lusso con un rutto pi o
meno rumoroso, lo stesso rutto altrove riconosciuto come manifestazione di
gradimento e di soddisfatta saziet.
Non abbiamo invece una risposta convincente al "perch" in Italia la gestualit sia
particolarmente diffusa.

Potremmo azzardare che in uno Stato che ha
raggiunto l'unit linguistica solo in tempi recenti pu
essere stato pi necessario che altrove esprimersi con
l'aiuto di gesti esemplificativi.
Oppure potremmo azzardare che l'italiano, essendo
una "seconda lingua" per tutti gli italiani (nati
dialettofoni), si avvalso di gestualit per aiutare i
nativi a colmare quelle lacune di espressivit che l'uso
di una seconda lingua quasi sempre prevede.
Potremmo infine anche provare a immaginare che la
commedia dell'arte e la tradizione del teatro itinerante
fra terre e dialetti diversi sia un'altra fonte di
diffusione della gestualit nelle varie regioni d'Italia.
Ma ognuna di queste ipotesi presenterebbe
numerosissime possibilit di obiezioni.
Pi facile, probabilmente, prendere atto della
situazione socio-culturale... e divertirci con quello che
abbiamo.




Roberto Tartaglione


NON HO PAROLE


Un video (molto esclusivo!) per esercitarsi a capire il significato dei
principali gesti italiani
Lo stesso video con sottotitoli: versione in italiano colloquiale e
versione in italiano forbito
Due parole sul linguaggio dei gesti

Vedi anche: Quando le parole non servono; Le emoticone; Il Cenacolo di Leonardo

Tutti i livelli





Gli italiani gesticolano volentieri. I gesti aiutano a esprimere meglio quello che uno vuol
dire, rendono una conversazione colloquiale pi vivace, a volte permettono di ironizzare,
qualche volta fanno risparmiare tempo (un gesto ben riuscito al momento giusto pu
infatti essere pi espressivo di una frase chilometrica).
Naturalmente i gesti usati dagli italiani sono moltissimi. E a volte lo stesso gesto, con
sfumature diverse, pu avere significati diversi.
Per cominciare a "familiarizzare" con i gesti italiani pi comuni, guardate questo video.
Provate a capire "letteralmente" tutta la conversazione che si svolge fra i protagonisti e
poi andate a confrontarla al link Non ho parole (2), dove troverete lo stesso video
sottotitolato: una volta sottotitolato in italiano colloquiale, una seconda volta in...
italiano forbito

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