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Comprensione e Analisi:
1) Nel testo proposto il pratimonio storico italiano viene interpretato come un fil
rouge che lega le generazioni del passato, del presente e del futuro insieme. Ad
argomentazione di ciò Montanari, l'autore, sostiene, che attraverso l'osservazione
delle opere d'arte prodotte dai nostri antenati, noi possiamo immedesimarci in
loro, comprendendo i loro sogni, le loro speranze e i loro sentimenti;
analogalmente i nostri discendenti giudicheranno il nostro operato sulla base di
quello che verrà loro lasciato.
2) Montanari polemizza con "la dittatura totalitaria del presente" poichè secondo
lui i media attuali pongono l'attenzione sempre sull'individuo in quanto tale e non
come il risultato di altri prima di lui. In modo simile viene trattata la notizia:
lampo e sensazionalistica, atta ad attirare l'attenzione e non tanto a spiegarla
come un risultato di eventi passati.
5) "La bellezza non salverà proprio nulla, se non salveremo prima la bellezza" è
una frase dal senso molto profondo, ma forse non facilmente intuibile; Settis non
solo sostiene con questa frase che la "bellezza" vada preservata e non lasciata
svanire, ma anche vada coltivata, amata e apprezza interiormente, in modo che essa
non perda il valore che ha nel cuore delle persone.
Elaborato:
Argomentazioni:
-il passato è importante, in quanto tramite quello si conoscono gli errori già
compiuti da altri e si possono evitare
-affidarsi solo ad esso è un errore, poichè da esso non nascerebbe mai nulla di
nuovo e sarebbe sempre la stessa zuppa riscaldata
-da esso però si può prendere spunto per far nascere qualcosa di nuovo, dare alla
luce nuova bellezza che i postumi possano ammirare
-qui entra in ballo la creatività, che trasforma la reinterpretazione in creazione
Stile:
Il Giova ha scelto uno stile molto colloquiale per questo elaborato, il che, a suo
dire, potrebbe essere una scelta molto vincente o terribilmente perdente, ai
postumi la scelta.
Svolgimento:
Come fa giustamente notare Montanari nella traccia fornita e in quanto figlio
dell'attuale cultura, io sono un individualista. Sono un signor nessun, con pochi,
frammentati, brandelli di cultura, ma con essi mi arrabatto, li mescolo, li
trasformo e creo qualcosa di nuovo, ovvero le mie idee. Si, certo, come dicevo
pocanzi, sono un nessuno o meglio sono un uno in sette miliardi, la cui opinione
conta poco o nulla. Se tutto questo doveroso preambolo non vi ha annoiato e siete
ancora interessati a sentire la mia opinione, continuate pure.
Si certo, il signor nessuno che autore di questo strampalato elaborato è
sostanzialmente d'accordo con l'illustre accademico Montanari, ma, a mio avviso,
manca un piccolo tassellino. Non che io abbia l'ardire di contraddire qualcuno che
la sa molto più lunga di me, dopotutto fra i pochi ritagli di sapienza che
riempiono la mia mente posso annoverare la massima "So di non sapere", anche se non
mi ricordo esattamente di chi sia. Scherzo, fu Socrate, quel gran fico. Basta
tergiversare, però, e arriviamo all'esposizione della mia tesi!
In un ottica puramente pratica tra uomo e cultura il passato è certamente di
fondamentale importanza, poichè tramite esso, non solo si può comprendere meglio le
cause e gli eventi che hanno portato il mondo al suo attuale status quo, ma porta
un'individuo a conoscere ed evitare gli sbagli commessi da chi è venuto prima. Ora
che mi sono dato un tono con questo periodo serio posso arrivare, finalmente, al
fatidico "ma" che sta al centro del mio pensiero: ma vivendo solo di passato non
nascerebbe nuova "bellezza" da lasciare ai posteri.
La cultura dovrebbe essere una creatura in costante evoluzione ed è per questo che
si dovrebbe costatemente arrichire con nuove idee e nuovi concetti. Dopotutto
rimanere ancorati fedelmente al passato porta solo ad avere la stessa minestra
riscaldata, ancora e ancora. Volete un esempio banale? Avete visto uno dei vari
remake o reboot dei grandi film classici che al giorno d'oggi passano al cinema?
No? Tranquilli, non vi siete persi nulla, generalmente non valgono nemmeno
un'unghia degli originali. Se in caso contrario li avete visti, mi spiace per voi.
Se poi li avete visti e vi sono piaciuti, mi spiace doppiamente, per voi e per la
vostra mancanza di gusto cinematografico.
La mia coscienza m'impone di chiedere scusa a tutti coloro che potrei aver ferito
con l'ultima frase. Bene, ora che la coscienza è sistemata, direi che possiamo
passare alle argomentazioni.
Immaginate un mondo nel quale tutti i pittori dopo Leonardo, abbagliati dalla
bellezza della Monnalisa, abbiano deciso di ritrarre solo donne ammiccanti con le
mani incrociate in grembo. Che noia. O un mondo nel quale tutti gli scrittori,
ispirati da Manzoni, narrassero delle vicissitudini di persone destinate ad amarsi.
Già l'originale è una barba, immaginate le copie! Scherzo, l'orginale è una bella
opera che tratta temi importanti e profondi come la predestinazione divina e la
forza di volontà in un contesto storico e culturale molto travagliato. Ad ogni
modo, per quanto trattati con ironia, sono esempi calzanti. In un mondo nel quale
unicamente si reintrpreta il passato, non c'è mai un accrescimento culturale. La
creatività è di assoluta importanza: in generazioni traforma la Gioconda, così
realistica, in quel quadro sbarellato che è "l'Urlo" di Munch.
E' qui che appunto che si trova in disaccordo il signor nessuno che non sono altro.
Sì, guardiamo e analiziamo il passasto, accresciamo la nostra cultura tramite di
esso, ma non abbiamo timore di prenderelo, modellarlo, reinventarlo e
reinterpretarlo in qualcosa di nuovo, in una "bellezza" del presente.
Certo, va anche detto che in un modo di ignoranti che non conoscono minimamente il
passato, quanti conflitti mondiali ci sarebbero stati ora?
Questo è quanto. Questa è l'opinione di un granello di sabbia fra i miliardi. Spero
che la creatività del mio tema non vi abbia annoiato troppo e spero che
l'originalità dello stile, così colloquiale ed informale, non sia stata eccessiva,
ma come disse un gran'uomo, molto meno figo di Socrate, "alea iacta est".
Tante care cose,
il vostro signor Nessuno.
No, non Odisseo, l'altro.
Fine.