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Il giOrnalinO de

LO Spleen
N° 1, Ottobre 2010 - Liceo Classico Tito Livio Milano

Editoriale
Baudelaire aveva ragione In questo numero:
Baudelaire scrisse “I fiori del Male” nel
1857 e trovò l’immediata opposizio-
ne di una Francia non ancora pronta
ad una poesia tanto vigorosa nel suo
espressionismo crudo e disilluso, quan-
to drammaticamente consapevole, con
echi romantici, della tragicità dell’esi-
stenza umana. “Spleen” è il titolo di
due componimenti presenti nell’opera.
Spleen è l’esempio di una parola che
trova la forza espressiva in se stessa, parolacce senza tempo jimi e' ancora leggenda
di un lessico che reinterpreta il passato pag 4 pag 9
arricchendolo di nuovi significati me-
diati dall’esperienza del presente. Sple-
en è la milza, l’organo che per i Greci
era sede dei sentimenti più intensi e
irrazionali della natura umana. E la po-
esia di Baudelaire è densa di un mag-
ma di emozioni controverse e contorte.
C’è, nelle parole del poeta, tutta una
dimensione di trappola e di cattività
sofferente. Baudelaire si descrive im- dali', il sogno continua io me ne vado a teatro
merso in un “tedio ininterrotto”, una pag 5
pag 10
noia esistenziale, in una sorta di dolo-
rosa anossia che lo rinchiude nell’in-
quietudine. Tutto è carcere, tutto è
gabbia: la terra diventa un’ “umida Moschea a Milano: Perche' Si' - pag 2
cella” e la Speranza è un “pipistrel-
lo maldestro” che vorrebbe trovare MOSCHEA A MILANO: Un'altra versione - pag 3
la libertà del suo infinito e s’imbatte in memoria - pag 6
soltanto nei muri della disillusione.
Anche la pioggia, con le sue “stri- anch'io me ne vado a teatro - pag 7
sce sterminate”, assume i conno-
tati di una “prigione immensa”.
"la solitudine dei numeri primi" - pag 8
È la rappresentazione di una real- rubrica "the wall" - pag 11
tà che opprime e trattiene. Una re-
altà tanto più deleteria e tragica, eventi - pag 12
quanto più condannata a questa
sua condizione di eterna prigionia.
È la consapevolezza di ciò a uccidere il
poeta. Del fatto cioè che questa realtà Direttore: Martina Botti
Vice-direttore: Martina Ghiringhelli
non cambierà, rimarrà sempre la stes-
Art director: Alessandro Bogliari
sa. Ogni stagione avrà i suoi tiranni e
Mail: lospleen@gmail.com
Blog: http://spleentitolivio.blogspot.com/
Continua a pagina 2
Il giOrnalinO de LO Spleen

le sue censure, ogni nazione avrà i suoi Abbiamo idee svuotate, mistificate
potenti che imporranno i propri limiti, dall’acquiescenza, e iniziative sfatte,
giustificandoli sempre con nuove ra- sconfitte fin dalla partenza. Il nostro
gioni, ottenendo sempre l’effetto di un compito è allora quello di non ricade-
silenzio e di una sconfinata detenzione. re nell’errore del passato, di recupe-
E forse Baudelaire ha avuto ragione. rare un senso e ridargli significato. Di
Forse ci ha lasciato la sua disperata liberarci da quel “popolo muto di ragni
previsione perché la confermassimo. infami / che appende le sue reti den-
O perché la vedessimo confermata. tro i nostri cervelli”. Dobbiamo trovare
E noi non lo abbiamo deluso, stiamo una nuova voce e una nuova ragione.
assistendo alla morte della cultura e Partendo da noi stessi, dai nostri idea-
del pensiero. Viviamo in uno mon- li e dal coraggio nella loro affermazio-
do dove la stampa è propaganda e la ne. Ricordando sempre ciò che disse
televisione la nostra nuova prigione. Gaber, che “libertà è partecipazione”.

Moschea a Milano: Perche' Si'


di Matteo Guidi - II F
Mi chiamo Mohammed. Ho 18 anni. Vivo che Milano non ha bisogno di una mo-
a Milano dove sono nato. Pochi giorno fa schea. Che non le serve perché la mag-
stavo camminando per le vie di questa gioranza della gente non è musulmana.
bellissima città e riflettevo. Riflettevo Oppure mi dicono che se loro andassero
sul perché qui, dove vivo e dove i miei in Iraq, per esempio, non troverebbero un
genitori hanno deciso di darmi alla luce, luogo in cui poter pregare liberamente.
io non abbia un posto, un luogo, dove Se penso a questo fatto mi sento molto
poter professare la mia fede, l’Islam. triste dentro di me e mi chiedo perchè gli
Sì, ti potrà sembrare strano, ma da uomini debbano essere così ostili tra loro,
quando sono cresciuto e ho impa- perché non accettino ancora le tradizioni
rato a pregare non ho mai potu- altrui e non riescano a concedere anche
to farlo in una moschea, a Milano. solo una cosa, piccola per loro, ma dav-
Per me è difficile questa situazione. vero necessaria per le tante persone come
Non capisco perché i miei compa- me, come una moschea. Sì perché un luo-
gni di classe, i miei amici siano libe- go di culto, in fondo, è un modo di con-
Islamici pregano ri di pregare dove vogliono, quando dividere una parte importante della nostra
in piazza Duomo vogliono. Io no. Secondo te perché ? vita, un posto in cui riunirsi per gente si-
a Milano Quando ne parlo con i tanti italiani catto- mile. Per questo dico, da musulmano, da
lici che conosco in molti mi rispondono italiano, da uomo, perché non cerchia-
mo di abbattere per una volta le barriere
della diversità, dell’incomprensione, del
timore. Perché non agiamo insieme per
costruire un paese libero al suo interno
come nei confronti del resto del mondo.
Sarà un lavoro duro, è un progetto già
pensato e sempre abbandonato prima del
termine, lo so. Ma proviamoci, questa
volta dal primo mattone. Una moschea
a Milano. Per me. Per voi. Per noi, tutti.
OttObre 2010 - pag 3

MOSCHEA A MILANO: Un'altra versione


di Claudia Campana - I A
E’ noto a tutti che Milano, città cosmo-
polita e affollata di stranieri, una vera
moschea non ce l’ha. A dire il vero, fino
a poco fa ce l’aveva, ma così piccola che
tutti i musulmani che volevano andarci
a pregare il venerdì, si ritrovavano im-
mancabilmente per strada. E i milanesi
che transitavano per viale Jenner verso
le 5 del pomeriggio (per non parlare
degli abitanti, di viale Jenner) lamen-
tavano disagi e rallentamenti a causa
dei fedeli che occupavano la strada.
Così si è deciso di spostare la moschea,
dal trafficato viale ad una zona più
tranquilla, dove fosse possibile per i
fedeli pregare tranquilli e senza di-
sturbare il resto della cittadinanza. Ma banistico, ma anche di ordine pubbli- Moschea di Soli-
dove metterla, questa moschea? Tante co: e se alcuni di quei fedeli fossero mano il Magnifi-
le proposte, tante le possibilità. E tante legati al fondamentalismo islamico? co a Istanbul
le reazioni negative. Anzitutto il luogo: Infine le cifre: secondo alcune statisti-
non troppo centrale ma neanche fuori che (contestate) i fedeli che pregano
Milano. I posti certo non mancano, ma in moschea sono solo il 3%, non c’è
bisogno di una moschea solo per loro.
Che sia la verità, o che siano dati “ filtrati
“Secondo alcuni erigere una mo-
dai politici” o dai mass media per sugge-
schea a Milano favorirebbe la co-
stionare la gente, Milano, per questa mo-
esione della comunità islamica”
schea, non si decide. Staremo a vedere.

nessuno vuole la moschea sotto casa.


Troppo viavai, troppo rumore, la pau- L'Italia e' un paese per vecchi
ra di quelle persone che hanno usan-
ze e costumi così diversi dai nostri. Accendi la televisione e gli spettaco-
Quindi l’integrazione. Alcuni, infatti, li di varietà sono spezzoni bianco e
sostengono che erigere una moschea nero del secolo scorso. Nelle scuole
a Milano favorisca il rafforzamento si fa politica pensando ai “mitici anni
e la coesione della comunità islami- ‘60”. Le università sono spente da un
ca, riducendo con ciò la possibilità grande disfattismo e ingrigite non si sa
(e forse la voglia) di integrazione di se più dalla trascuratezza o dagli anni.
quegli stranieri. Creare un ambiente Vince le elezioni chi riesce ad attirare
unito e attivo, insomma, significhe- schiere di pensionati nervosi e insod-
rebbe allontanarli dalla nostra realtà. disfatti. E poi ci dicono che in Italia
E, ancora, la sicurezza. Sono molti che, mancano i giovani e che le famiglie
insieme al vicesindaco Riccardo De non hanno più figli. Ma forse, in Ita-
Corato, insistono sulla spinosa que- lia, per i giovani non c’è più spazio.
stione. La costruzione di una nuova
moschea non è solo un problema ur-
Il giOrnalinO de LO Spleen

Parolacce senza tempo


di Martina Ghiringhelli - IA

Il celeberrimo Antica Grecia. Due parole che a per un qualche avvenimento potre-
vocabolario noi del liceo classico evocano pa- ste esclamare οιτοτοτοτοτοτοτοι!,
Greco-Italiano recchie immagini: storia, filoso- ahimé! Se invece vi sentite minac-
fia, pòleis, insulti, parolacce... ciati dalle pulci, e particolarmente
un momento, insulti e parolacce? potenti in fatto di magie, potreste
Ebbene sì: anche i nostri cari ami- affidarvi a ωκ ωκ, un buon grido
ci greci ritenevano opportuno, magico contro i fastidiosi animaletti.
ogni tanto, farsi valere a suon di La categoria sicuramente più sbalor-
maleparole. Ma vediamo come. ditiva e divertente è quella dei verbi
I classici “farabutto”, “pallone gon- delle cui modalità d’uso siamo un po’
fiato” e “buffone” si trovano anche dubbi. Dai commediografi ci arriva-
in alfabeto greco. C’è poi quella cate- no perle quali il famoso ραφανιδόω,
goria di verbi che non sono altro che ovvero l’azione di infilare un rava-
gli antenati del nello nel poste-


nostro “vai a quel riore di qualcu-
paese”: spicca- no: pare che, in
no αποθυννίζω, una commedia,
“mandare ai ton- ραφανιδόω: questa fosse de-
ni”, e βαλλ’ες scritta come la
κòρακας, “vai infilare un ravanel- punizione per
ai corvi”. Potreb- lo nel posteriore l’amante della


be tornarvi utile moglie scoper-
apostrofare qual- to dal marito.
cuno di sgrade-
vole dicendogli
di qualcuno Curioso è anche
πρωκτοτηρέω,
κοκιυε (fatti un fare l’ispetto-
pianto), εξεμει re dei deretani:
(mi fai dare di mi chiedo chi
stomaco) e, nel potesse esse-
caso costui vi abbia proprio esaspe- re costui e per quale motivo faces-
rato, potreste lanciargli un cattivo se tale mestiere. Esisteva però una
augurio con un bel εξολοιο (che ti πρωκτοπεντετηρίς, festa straor-
prenda un colpo!). Nel caso chi ave- dinaria dell’ano, che mi lascia piut-
te di fronte non vi piaccia fisicamen- tosto di stucco, ma che allo stes-
te, potreste sostenere che questi sia so tempo mi fa pensare che i due
un γαστρων, un pancione, che sia termini possano essere collegati.
ορνιθοπροσωπος, ovvero dal volto Dulcis in fundo, υποπερδομαι signi-
simile ad un volatile, o addirittura fica “emettere flatulenze di nascosto”
arrivare a chiamarlo δασύπρωκτος, e υποπιθηκιζω, “fare la scimmia”.
uomo dalle natiche villose. Ora non venitemi più a dire che il
Tra le evocazioni imprecative tro- greco è monotono, noioso e antico.
viamo φύ, usato dai greci più fini Ampliate la vostra cultura e mo-
per indicare qualcosa che non fosse strate a tutti quanto siete colti:
di loro gradimento; nel caso in cui se qualcuno vi prende in
vi riteniate particolarmente tapini giro, mandatelo ai tonni.
OttObre 2010 - pag 5

Io me ne vado a teatro
di Niccolo' Terracini - IIE

Quanti di voi direbbero mai que- personaggio una figura vera, dina-
ste parole? Quanti di voi hanno mai mica, realistica, e non una semplice
pensato di recarsi, spontaneamente unione di battute e dialoghi privi di
e senza l’incoraggiamento (o l’ob- vitalità. Inclusi nel progetto vi sono
bligo più o meno implicito dei pro- degli incontri diretti durante i quali
fessori), ad uno spettacolo teatrale? i potenziali giovani spettatori sono
Pochi, molto pochi. E questo perché? chiamati ad intervenire e e a cercare
Perché il teatro non è attraente, non di indagare, assieme ai professionisti,
invoglia, semplicemente non interes- le questioni fondamentali che rendo-
sa. Ma quanti di voi conoscono dav- no le opere classiche tali. Il teatro offre
vero il funzionamento di quella che la possibilità di entrare in una dimen-
viene chiamata “macchina teatrale”? sione non reale dove prendere del
L’ esperienza “Filodrammatici” non tempo per riflettere ma, a differenza
solo ha destato negli studenti coin- del cinema che non propone diversa
volti un particolare interesse, ma ha interpretazione rispetto a quella che
cambiato completamente la visione presenta, il teatro si presta a differenti
che molti avevano del teatro, grazie chiavi di lettura grazie anche alla sem-
alla profonda innovazione apporta- plicità della scenografia che permet-
ta dal progetto. La novità principale te di spaziare con l’immaginazione.
consiste nello svelare ad un pubblico Per questo il teatro rende possibile
giovane, che si affaccia per la prima al suo spettatore giocare un ruolo at-
volta a quello che è il complesso uni- tivo. Avere la possibilità di confron-
verso della rappresentazione sceni- tarsi con chi lo spettacolo lo mette
ca, il funzionamento della macchina in scena è un privilegio che rende il
teatrale tramite lo svolgersi di pro- caratteristico impulso all’interazione
ve aperte; tali prove, basate su uno tipico del teatro ancora più impor-
scambio di opinioni critico tra attori e tante. Il teatro è l’espressione di sé e
pubblico, contribuiscono ad una com- di tutto ciò che il pubblico ha dentro. Stencil su un
prensione a trecentosessanta gradi muro milanese
del palcoscenico, degli elementi che
lo costituiscono e dell’introspezione
psicologica dei personaggi attraverso
i piccoli gesti e i dettagli che non ver-
rebbero colti assistendo alla sempli-
ce rappresentazione. Questo tipo di
esperienza permette inoltre di essere
introdotti al lavoro che un attore com-
pie prima di una rappresentazione.
Dietro al copione, al testo da impa-
rare e alla semplice memorizzazione
infatti si nasconde l’interpretazione e
la rappresentazione scenica che l’at-
tore compie prima di ogni spettacolo.
Questo passaggio è essenziale perché
ha come scopo quello di rendere il
Il giOrnalinO de LO Spleen

Tito Livio, ma dov'e'?


Gli studenti, più di 800, le classi, una
trentina. E adesso anche l’autonomia.
Ma la scuola, intesa come gruppo, la
scuola dov’è? Il giornalino, roba da
intellettuali. Raccolta differenziata?
Fanatici. Allora forse la manifestazio-
ne, ma meglio un’ora in più di sonno.
Scuola è vivere esperienze comuni.
Scuola è unità da costruire nel tem-
po. Un anno scolastico è troppo lun-
go e noioso? Viverlo. Basta viverlo.

forever
di Marisol Zanella - III B
Voglio parlare di un argomento triste, no mi sono tappata le orecchie, non
una di quelle cose di cui non si parla mai la volevo ascoltare, avevo paura
veramente, voglio parlare della morte. che non sarei più stata la stessa, che
Voi lo sapete cos’è la morte? Si, d’ac- non sarei più riuscita a sorridere.
cordo, il cuore smette di battere e E invece se c’è una cosa che ho im-
non ci si risveglia più; ma effetti- parato è che, nonostante tutto, la
vamente voi sapete cos’è la morte? vita è più forte della morte. E pro-
Sono sicura che molti di voi per for- prio quando inizi a capire il valo-
tuna non l’hanno mai vista, solo nei re di ogni secondo, ti accorgi che le
film, o da lontano, così lontano da cose più belle sono senza tempo:
farla sembrare la trama di un giallo.  i sentimenti, i sorrisi, gli sguardi; sono
Io l’ho vista, la morte intendo, l’ho minuti eterni, secondi  lunghi una vita.
vista da vicino, mi ha sussurra- E’ un peccato sia proprio la morte a far-
to all’orecchio per un certo tem- ci scoprire appieno il valore della vita.
po, prima era una vocina lonta- Quando la morte ti tocca ha le
na, poi sempre più forte; contava dita fredde e profuma di fiori; ar-
i giorni lei, la morte, e la sentivo. riva in un secondo, quando meno
Quando la morte arriva pesa sul l’aspetti, come le cose più belle:
Gustav Klimt cuore, è nell’aria quando ti sve- prima leggera come l’incredulità,
“Vita e morte” gli la mattina, tra l’odore del den- poi pesante, come la disperazione.
(1908-1911) tifricio ed il caos metropolitano. Non vi dirò che incontrare la mor-
La prima volta che l’ho sentita vici- te mi ha migliorata, non vi dirò che
ora sono felice, non vi dirò che non
la temo più, non la ringrazierò.
La  morte mi ha portato via ciò che
più amavo, mi ha portato via troppo.
Posso però dirvi  che la morte mi ha
insegnato la lezione più importante di
tutte, posso dirvi che, giorno dopo gior-
no, la morte mi sta  insegnando la vita.
 
Sarai per sempre nel mio cuore.
OttObre 2010 - pag 7

anch'io me ne vado a teatro


di Giulio Bellotto - IIE

Il teatro è il fenomeno più semplice


che all’uomo sia dato creare. Brecht
sosteneva che nella sua forma ele-
mentare non è altro che l’interazio-
ne fra uno spazio, il palcoscenico
e due persone, una che vi si muo-
ve ed una che assiste. Tutto qui.
Ed è incredibile come da questi po-
chi elementi possa nascere un tale
esempio dell’umanità e delle sue pas-
sioni, un’immagine potenzialmen-
te perfetta delle circostanze e degli
individui che le influenzano; i per-
sonaggi davvero riusciti non sono
ieratiche icone che rappresentano
un unico tipo umano. Sono entità di quei fischi entrano a far parte di un
per sé indistinte che noi, pubblico, Spettacolo fu-
circuito che si può a pieno diritto defi- turista @Teatro
carichiamo di significati personali: nire culturale; e così l’errore in scena,
Shakespeare non ha creato l’Amleto Zandonai
che rende unica ogni performance,
ma un suo pallido riflesso che si ar- è inscindibile sopratutto da quelle a
ricchisce nel momento in cui qual- fruizione diretta, prive di intermedia-
cuno gli attribuisce una personalità. ri che permettono di correggere il pro-
Ma il teatro non è solo uno spazio di dotto artistico prima della diffusione.
libera immaginazione, l’assistere ad Capire come funziona la macchi-
una rappresentazione è un “itinera- na teatrale, entrare nei suoi segre-
rio guidato” dalla sensibilità degli ti meccanismi significa avere le
attori e del regista prima ancora che competenze per saper analizzare
dall’autore: la scenografia, la mimi- l’opera e quindi la nostra stessa ani-
ca, la voce sono elementi che con- ma. Questa è la drammaturgia.
dizionano la nostra percezione ma
al contempo ne fanno un processo E se andassimo al cinema?
mediato da un intervento colletti-
vo. C’è però di più. Per capirlo basta Al cinema, si sa, più o meno ci andia-
pensare all’inevitabile freddezza di mo tutti. I gusti sono diversi, ma nel
strategie comunicative come la pa- tempo libero un bel film piace. Allora
rola scritta, la televisione, la radio. si è pensato, perché non anche a scuo-
Tali tecnologie rendono il pubblico la? Un cineforum, insomma, non sa-
passivo ricevente di un messaggio, rebbe un’idea così malvagia. Altri licei
mentre il teatro introduce lo spet- lo fanno, e con successo. E magari, un
tatore nella sua dimensione: la se- credituccio si riesce anche a strappare.
parazione fra palcoscenico e platea Un’idea appunto, che necessita però di
è ideale e si può facilmente colmare più sostenitori. Il progetto c’è, ma deve
questo vuoto con lo sguardo, en- esser condiviso. Non siate scettici. Vi
trando noi stessi nello spettacolo. ispira? Andateci. In fondo anche il ci-
Ogni spettacolo è unico proprio per nema ha bisogno dei suoi spettatori.
via del pubblico che reagisce in modo
sempre diverso. Quell’entusiasmo o
Il giOrnalinO de LO Spleen

"la solitudine dei numeri primi"


di Cristina Codecasa - IIE

Questo libro segna l’esordio di un simo, con una perfetta divisione in


ricercatore in fisica tra gli scrittori di capitoli che sottolinea le fasi cru-
romanzi: quindi, vista la formazione ciali delle vite dei personaggi. Ben
dell’autore, non deve sembrare strano sviluppati, poi, i continui pensieri
né il titolo, né la grossa fetta che egli ri- matematici di Mattia, che ne sotto-
taglia per la matematica in quest’ope- lineano da una parte la stranezza, e
ra. Giordano pubblica una storia che dall’altra l’amore per questa materia
ha come protagonisti due ragazzi “di- in cui si distingue (ricorda molto il
versi”, segnati per sempre da episodi John Nash di A BEAUTIFUL MIND).
che riguardano la loro infanzia e che Il finale non è sicuramente “lieto”
peseranno come macigni nel corso come molti si aspettano sempre, pre-
della loro crescita. Per questo motivo, tendendolo quasi, dai libri come dai
i protagonisti sono definiti numeri film: ma quel genere di finale è fatto
primi: questi sono numeri che sono per le favole e non certo per un libro
divisibili soltanto per se stessi o per come questo che vuole a tutti i co-
uno, sono dei numeri che non intera- sti evidenziare la realtà, e soprattut-
giscono con il mondo infinito di tutte to quella più vera, che esiste. Scatta,
le altre cifre; tra di essi, poi, ci sono i dopo il clamore da Festival di Vene-
numeri “primi gemelli”, cioè numeri zia in cui è stato presentato, la voglia
primi separati da una sola unità : vi- di vedere il film in programmazione
cini, anzi vicinissimi, ma incapaci di già fin dai primi giorni di settem-
toccarsi e di comunicare tra loro come bre. La realizzazione cinematografi-
con gli altri numeri. Ed i protagonisti ca è di Saverio Costanzo. Una prova
del romanzo, Alice e Mattia, sono così: di regia davvero impegnativa se si
incapaci di vivere una vita completa- pensa che si tratta della riproposizio-
mente normale per le loro difficoltà ne cinematografica di un best seller
a relazionarsi con il mondo esterno che ha venduto 1,5 milioni di copie.
e incapaci di trovare un equilibrio Brividi per qualunque regista, pen-
Un particolare tra di loro pur essendo molto simili. sando ai migliaia di lettori pronti a
della copertina Sicuramente un libro scritto benis- prendere d’assalto la sale cinema-
del libro tografiche. La storia viene narrata
da Costanzo attraverso gli occhi dei
protagonisti, facendoci rivivere le
emozioni lancinanti del libro. La sce-
neggiatura è stata scritta infatti con
la collaborazione di Giordano stesso.
Unica pecca, a mio avviso, la colon-
na sonora che in due momenti del
film carica esageratamente le scene
quando il dramma della situazio-
ne è già evidente. La musica altissi-
ma e con un ritmo tragico sottrae al
film quella sensazione di tatto che si
percepisce leggendo il libro. In so-
stanza essa diventa un rumore ad-
dirittura fastidioso in alcune scene.
OttObre 2010 - pag 9

A 40 anni dalla morte Jimi e' ancora una leggenda.


di arianna petronella - IC

Sono trascorsi 40 anni da quella mat- presto, però, il suo innato talento si Jimi Hendrix,
tina del 18 settembre 1970, quando lo palesa anche agli occhi di grandi per- Smoking, Lon-
trovarono privo di vita in una delle sonalità nel panorama della musica, don (1967) by
stanze del Samarkand Hotel. Lui, il quali Little Richard, King Curtis, Tina Gered Man-
padre del rock e uno dei più grandi Turner, con i quali si troverà a lavorare.  kowitz
chitarristi di sempre, Jimi Hendrix. Ad affascinare è il modo in cui Hen-
Quando Hendrix muore ha solo 27 drix tratta la propria chitarra. Quan-
anni, ma nonostante la giovane età è do salgono sul palco lui e Al - così è
già riuscito a dare una svolta fonda- chiamata affettuosamente la chitarra
mentale alla storia della musica rock. - sono come una coppia di amanti in
Nasce il 27 novembre 1942, da madre un rapporto appassionato e appas-
di origine Cheyenne e padre afroa- sionante, in cui la pulsione sessua-
mericano. Vive i primi anni della sua le si manifesta tramite la gestualità.
vita una situa- Autore di stra-
zione familiare ordinari brani
alquanto infe- quali, ad esem-
lice che culmi- pio, Foxy Lady,
na, quando ha Fire, Purple
appena 9 anni, Haze, Hey Joe,
nel divorzio Hendrix paga
dei genitori e sulla sua pelle
in seguito nel- l’esperienza del-
la morte della la tragica infan-
madre. Uno dei zia, che non gli
momenti più consentirà mai
importanti nel- di condurre una
la vita del chi- vita pienamente
tarrista è certa- serena; questo
mente il giorno lo induce ad un
in cui gli viene utilizzo sem-
regalata la sua prima chitarra. Il ra- pre più frequente di tranquillanti e
gazzo, fin dal primo approccio con lo probabilmente di stupefacenti che lo
strumento, comprende l’importanza portano inesorabilmente alla morte.
che la musica di lì a poco avrebbe as- Jimi Hendrix incarna il mito del
sunto nella sua vita. Questa rappre- rocker maledetto, talentuoso, ba-
senta per lui la libertà, il mezzo con ciato dal successo, ma incapace di
cui riesce ad evadere dalla difficile fare i conti con la realtà quotidiana.
realtà nella quale è costretto a vivere. Dopo quattro decenni la sua leggen-
In questo periodo Jimi viene an- da si conserva intatta, intramonta-
che espulso da scuola e comincia bile come le note delle canzoni che
di fatto a darsi al vagabondaggio. ha scritto: Jimi Hendrix era e rima-
Raggiunta la maggiore età presta ne uno dei più grandi chitarristi che
servizio militare come paracadutista la storia abbia conosciuto, colui che
e poi comincia a guadagnarsi da vi- ha rivoluzionato il modo di suona-
vere tramite la musica, con gruppi di re la chitarra ed ha influenzato le
rhythm and blues e di rock’n’roll. Ben successive generazioni di chitarristi.
Il giOrnalinO de LO Spleen

Dali', il sogno continua


di Laura Somaini - IIG
Dopo 50 anni dall’ultima volta a Mi-
lano, Il sogno continua. Questa è la
nuova mostra di Salvador Dalì, a Pa-
lazzo Reale dal 22/09 al 30/01/’11, e
il sogno continua veramente. Si tratta
di un percorso tra le opere più signi-
ficative dell’artista, a cura di V. Trio-
ne, sulla tematica del paesaggio. Il
paesaggio per Dalì è quello dell’Am-
purdàn, nella “sua” Catalogna che lui
tanto amò e che non smise mai di ispi-
rarlo: quando era soggetto della sua
dechirichiana metafisica e quando,
nella stagione surrealistica, divenne il
luogo di astrazione del caos, dei suoi
tormenti. Una personalità poliedrica
come la sua è difficile da far rientrare Il personaggio e l’eccentricità di Dalì Salvador Dalì ,
in una corrente artistica. Vissuto dal si manifestano continuamente nella Le tentazioni di
1908 al 1989 è ricordato come surre- sua produzione unica, che si è evo- Sant’Antonio ,
alista, ha subìto influenze dal vicino luta con i tempi, ma che non ha mai Bruxelles, Colle-
impressionismo francese, è stato pro- tradito le sue caratteristiche essenzia- zione privata.
fondamente segnato da De Chirico e li, come il paesaggio della sua terra
Boecklin, ha attraversato fasi tendenti natale: quei deserti minacciosamente
al cubismo e al futurismo, ma una sua luminosi e quell’aria limpidissima,
caratteristica irrinunciabile è l’arte che va a crearsi proprio nell’Alto Am-
classica, o meglio la smaterializzazio- purdàn grazie alla forte tramontana,
ne dell’arte classica, che a suo modo non abbandonano mai le sue tele.
ricreava in opere uniche. Il grande
merito di Dalì è stato quello di cattu- La pecora nera
rare e riproporre in forma d’arte l’es-
senza del XX secolo. Pertanto, in alcu- Un film che condanna in silenzio, che
ne opere appaiono immagini di morte inscena il dramma della diversità re-
e disperazione: la sua immaginazione spinta con calma inquietudine. I ma-
stravolta dalla guerra civile spagno- nicomi non curano ma detengono. I
la e l’esperienza dell’esplosione ato- pazzi non farneticano ma piangono.
mica; insieme alla sensibilità dello Gli uomini diventano emarginati per-
sviluppo scientifico. Interessante è la ché malati non di mente, ma di fame.
riproduzione della “Sala Mae West”, Lo sfondo è la campagna romana di-
la famosa sala del museo di Figueras sfatta dall’ignoranza e dalle guerre,
che fa del ritratto dell’attrice ameri- un’Italia menomata nelle sue profon-
cana un’opera di arredamento pop. de divisioni, dove il destino fa rima
Troviamo anche la collezione di opere con il nascere, dove c’è tanto esiste-
realizzate per la collaborazione con re, poco vivere e nessun diventare.
Walt Disney, da cui nel 2003 venne re- Un film da vedere e da raccontare.
alizzato il cortometraggio “Destino”.
OttObre 2010 - pag 11

the wall

Manifestante Palestinese - Alessandro Bogliari

Mi dimenticherai
Come si è soliti fare a quest’età

Anche se ora ti amo


E tu ami me

Dirò di averti amato


Dirai di essere stato mio

E io amavo la tua pelle ambrata


Tu amavi parlare con me
E ridevamo

Ma un giorno ti dimenticherò
Come si è soliti fare a quest’età

Ma non pensar male

L’amore è nelle nostre mani ora


È nostro
Il tuo sorriso è mio
Come lo sono le tue mani

Il mio sorriso è tuo


Tecla Terazzi
E lo sono anche le mie mani

E i pensieri sono nostri


E la vita è una sola

E dureremo finchè vorremo


Poi ci dimenticheremo

Come si è soliti fare a quest’età.

La nostra età - Valeria Pagani


Il giOrnalinO de LO Spleen

eventi
a cura di alessandro bogliari
Francesca Woodman
@Palazzo della Ragione
- Piazza dei Mercanti, 1

16/07-24/10 • € 8/6,50
Mostra fotografica su
Jimi Hendrix
@Galleria Photology -
Via della Moscova, 25

09/10-19/11 • GRATIS
Rock It Hard
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26/10 • 23:00 • GRATIS


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31/10 • 23:30 • € 30

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31/10 • 22:30 • GRATIS


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