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L’ASCESA AL MONTE VENTOSO

Questa lettera fa parte delle Familiari e narra la scalata al Monte Ventoso (Avignone), fatta da Petrarca
insieme a suo fratello. È indirizzata a Dionigi da Borgo San Sepolcro, il frate che gli aveva donato una copia
delle confessioni di sant’Agostino.

Questo viaggio è stato davvero compiuto, e Petrarca ha scritto questa lettera molti anni dopo di averlo
fatto. Il titolo presenta un’allegoria, la scalata al monte come conquista della verità e salvezza spirituale.

Petrarca affronta il viaggio come un’inquieta esplorazione interiore, e il viaggio stesso sarà momento
rivelatore della crisi del poeta.

Si può definire un viaggio laico, che non ha motivi religiosi, ma Petrarca lo compie per curiosità di scoprire il
mondo, e d’altra parte, per replicare l’esperienza di un antico (Filippo di Macedonia).

Una volta arrivato in cima al monte il poeta fa un bilancio interiore, rendendosi conto dei cambiamenti
verificati in lui, e prova un senso di disgusto per le sue colpe degli anni passati. Petrarca vede a fondo del
proprio animo, e cerca inutilmente di nascondere i suoi peccati, per poi giungere successivamente alla
purificazione dell’animo.

“E vanno come gli uomini a contemplare le cime dei monti e trascurano sé stessi”, è questa la frase che
colpisce Petrarca nella lettura delle Confessioni. Da conquista “laica” diventa allegoria del superamento dei
beni mondani e la conquista della salvezza spirituale (questo passo gli fa ricordare Seneca il quale dice che
niente è da ammirare tranne l’anima).

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