Sei sulla pagina 1di 3

Primordi e fondazione

  12 dicembre 2011

La storia dell’Accademia della Crusca affonda le proprie radici nel decennio 1570-1580,
quando un gruppo di amici e letterati fiorentini, che usava riunirsi regolarmente, si dette il
nome scherzoso di “brigata dei crusconi”.

Già con la scelta di questo nome il gruppo manifestò la volontà di differenziarsi dalle
pedanterie dell'Accademia fiorentina, alle quali contrapponeva le “cruscate”, cioè discorsi
giocosi e conversazioni di poca importanza.

Già da questi primissimi anni di attività non erano comunque del tutto assenti intenzioni
letterarie, con dispute e letture di un certo impegno culturale, rivolte in particolar modo
verso opere e autori volgari. Vengono tradizionalmente indicati come i fondatori della
Crusca Giovan Battista Deti, il Sollo; Anton Francesco Grazzini, il Lasca; Bernardo
Canigiani, il Gramolato; Bernardo Zanchini, il Macerato; Bastiano de’ Rossi, l’Inferigno,
cui si aggiunse nell’ottobre 1582 Lionardo Salviati, l’Infarinato, che dette la spinta
decisiva verso la trasformazione degli intenti dell’Accademia e indicò il ruolo normativo che
da quel momento in poi essa avrebbe assunto.

Lo stesso Salviati dette nuovo significato al nome della Crusca,


fissando l’uso della simbologia relativa alla farina: il modello di lingua adottato prevedeva,
sulla scia di quello già sostenuto da Pietro Bembo (1525), il primato del volgare fiorentino
degli autori del Trecento (e in particolare di Dante, Petrarca e Boccaccio); in questa
prospettiva all’Accademia si attribuiva il compito, così come si passa al setaccio la farina
per separarla dalla crusca, di “passare al setaccio” la lingua e ricavarne “il fiore”, cioè la
parte migliore.

La prima adunanza in cui si cominciò a parlare di leggi e statuti dell’Accademia avvenne il


25 gennaio 1583, ma la cerimonia inaugurale si svolse due anni dopo, il 25 marzo del
1585. Nel 1589, anno della morte del Salviati, furono istituite le figure dell’arciconsolo, dei
consiglieri, dei censori, del castaldo, del massaio e del segretario e nel 1590 si scelse
come simbolo dell’Accademia il frullone, lo strumento che si adoperava per separare il fior
di farina dalla crusca, e come motto il verso del Petrarca “il più bel fior ne coglie”.
Si stabilì anche che tutti gli oggetti e la mobilia dell’Accademia dovessero avere nomi
attinenti al grano, alla crusca, al pane, ciò vale anche per gli stemmi personali degli
accademici: pale di legno in cui era dipinta un’immagine simbolica accompagnata da un
soprannome (il nome accademico) e da un motto di ascendenza letteraria.

IL PRIMO VOCABOLARIO

Sempre intorno al 1590 l’attività dell’Accademia iniziò ad essere concentrata nella


preparazione del Vocabolario. I criteri di scelta si proponevano di mostrare e conservare la
bellezza e l’utilità del fiorentino trecentesco. Le prime opere oggetto di spoglio furono
la Divina Commedia di Dante, il Decameron di Boccaccio e il Canzoniere di Petrarca.
Il Vocabolario degli Accademici della Crusca fu stampato a Venezia e uscì nel 1612,
suscitando immediatamente grande interesse e altrettanto accese dispute riguardo ai
criteri adottati; in particolare, a molti non piacque l’aperto fiorentinismo arcaizzante
proposto dal Vocabolario, che comunque rappresentò per secoli, in un’Italia politicamente
e linguisticamente divisa, il più prezioso e ricco tesoro della lingua comune, il più forte
legame interno alla comunità italiana, quindi lo strumento indispensabile per tutti coloro
che volevano scrivere in buon italiano.
Ebbe grande fortuna in tutta Europa e divenne modello di metodo lessicografico per le
altre accademie europee nella redazione dei vocabolari delle rispettive lingue nazionali.
Una Nuova Parola
“Petaloso”, la parola inventata da un bambino accettata dalla Crusca

LA STORIA – Il giovane alunno delle scuole primarie di Copparo, in provincia di Ferrara,
ha affrontato un compito sugli aggettivi assegnato dalla maestra Margherita Aurora,
scrivendo che un fiore era “petaloso”. La maestra, come ha spiegato su sul suo profilo
Facebook, ha deciso di inviare una lettera all’Accademia della Crusca per chiedere una
valutazione sulla parola. La risposta, arrivata per lettera, è stata precisa ed esauriente.

LA RISPSOTA DELL’ACCADEMIA DELLA CRUSCA – La risposta dell’Accademia al


piccolo Matteo è stata affidata a Maria Cristina Torchia, della redazione Consulenza
linguistica. Alla parola viene dato subito un grande riconoscimento basato sul fatto che
sono già diversi gli esempi di parole che si formano allo stesso modo (Esempi: peloso
(pelo + oso) o coraggioso (coraggio + oso), così come può essere petaloso (petalo + oso).
Il significato? Un aggettivo che indica che un fiore ha tanti petali.  Affinché la parola entri
nel vocabolario, però, è necessario che non sia conosciuta e usata solo da chi l’ha
inventata, ma che la usino anche tante persone. Gli italiani, venuti a conoscenza di questa
storia, hanno fatto partire una campagna su Twitter per rendere comune la parola e
aiutare il piccolo Matteo a portarla nel dizionario italiano.

.
 

Potrebbero piacerti anche