La novella di Madonna Oretta è la prima della sesta giornata e introduce alla
seconda metà del Decameron di Giovanni Boccaccio. La regina della giornata, Elissa, sceglie come tema la capacità di imbastire una risposta arguta e pronta, efficace per esempio quando occorre liberarsi da una situazione imbarazzante o persino pericolosa. La prima novella, appunto quella di madonna Oretta, raccontata da Filomena, è non a caso una sorta di manifesto del “parlar bene” e di riflessione programmatica sulla capacità di narrare. Dopo un’introduzione sul valore di una narrazione ben fatta, Filomena racconta un aneddoto che ha avuto per protagonista la nobildonna fiorentina Oretta, sposata con il nobile Geri Spina. Durante un soggiorno in campagna, Oretta partecipa ad una lunga escursione insieme ad un gruppo di uomini e donne cortesi; per alleviare la noia e la fatica uno dei suoi compagni le propone di farle passare il tempo raccontandole una delle storie più belle mai sentite, al punto che invece che a piedi le sembrerà di essere a cavallo. Madonna Oretta accetta volentieri l’offerta e il cavaliere comincia il suo racconto. Egli però non è abile con le parole e la storia, che di per sé sarebbe stata molto piacevole, si prolunga senza motivo, tra ripetizioni, errori e correzioni. Il narratore si confonde, anticipa i colpi di scena, rovina gli effetti della trama. Oretta, non potendo più sostenere lo strazio dell’ascolto, ormai certa che il suo accompagnatore non sarà in grado di portare a termine il racconto, gli domanda di lasciarla proseguire a piedi, poiché il cavallo che lui le aveva fornito per abbreviare il viaggio, cioè la novella, si era rivelato inefficace. Il cavaliere comprende l’allusione e accetta di buon grado il suggerimento, passando ad altre novelle e lasciando perdere quella storia cominciata così male.