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SULLA VALIDAZIONE DELLE DIAGNOSI

DI PERSONALITÀ: REPLICA (AHIMÈ!) FELICE


DELLO STUDIO DI KANIZSA (1953)

PAOLO ZORDAN

Università di Padova

Riassunto. Il presente lavoro intende replicare l’originale ricerca di Kanizsa del 1953 in-
titolata «Sulla validazione delle diagnosi di personalità» utilizzando la medesima proce-
dura, nell’ipotesi che mezzo secolo di sviluppo e diffusione della psicologia abbia con-
tribuito a ridurre l’ingenuità che caratterizzava i soggetti dello studio originale. A 28
studenti del quinto anno della Facoltà di Psicologia dell’Università di Padova è stato
somministrato il Test dello scarabocchio di Corman, chiedendo loro in seguito di valu-
tare il grado di somiglianza del profilo ricavato dal loro test con quella che ritenevano
essere la loro reale personalità. Il profilo restituito era però uguale per tutti i soggetti. Il
profilo è stato accettato nella percentuale compresa tra il 69% e il 74%, confermando
le conclusioni di Kanizsa.

INTRODUZIONE

Nel 1953 Gaetano Kanizsa pubblicava sull’Archivio di Psicologia,


Neurologia e Psichiatria un articolo intitolato «Sulla validazione delle
diagnosi di personalità» dove si chiedeva, in sostanza, quale valore si
può attribuire all’accettazione o al rifiuto da parte di una persona di
tratti caratterologici che le siano enunciati come caratteristici della sua
personalità.
Kanizsa somministrò a 23 studenti del primo corso di una Scuola
per Assistenti Sociali il «test du gribouillage» di Meurisse (1948): ogni
studente doveva tracciare su un foglio bianco uno scarabocchio, senza
staccare mai la punta della matita e con la massima spontaneità, per
un minuto intero. Quindi chiese agli stessi studenti di valutare il gra-
do di somiglianza del profilo ricavato dal loro test con quella che rite-
nevano essere la loro reale personalità. Il profilo che venne loro con-
segnato, però, non era ricavato dall’analisi del reattivo, bensì venne
compilato un unico responso uguale per tutti; tale responso conteneva
affermazioni relative all’affettività, temperamento, emotività, capacità
di giudizio, intuito sociale, aggressività, volontà, narcisismo, intelligen-
za e memoria.
In un secondo momento Kanizsa ripeté l’esperimento con altri 23
studenti cui venne consegnato un altro profilo standard contenente

GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA / a. XXX, n. 4, dicembre 2003 773


affermazioni esattamente opposte alle precedenti. I dati raccolti solle-
varono numerosi dubbi sul grado di attendibilità che può essere attri-
buito al parere dei soggetti come ad un possibile criterio di validazio-
ne di una diagnosi caratterologica. Tutti i 46 soggetti dell’indagine,
infatti,

dichiararono che la diagnosi era nel complesso ben riuscita, corrispondeva a


quelle che erano le loro caratteristiche psicologiche. Per alcuni l’accettazione
era entusiastica, mista a stupore che con mezzi tanto semplici fosse possibile
giungere a determinazioni così precise ed aderenti alla realtà; altri discutono o
rifiutano qualche particolare sul quale non sono d’accordo, pur affermando
che la maggior parte dei punti è esatta (Kanizsa, 1953, p. 664).

La percentuale di accordo riferita al primo profilo era del 79%,


mentre il secondo profilo, che può essere considerato il negativo del
precedente, era accettato, sorprendentemente, dal 68% dei soggetti.
Il profilo proposto da Kanizsa era reso particolarmente accettabile
dalla generalità con cui venivano presentati i diversi aspetti della per-
sonalità: le affermazioni che lo costituivano esprimevano qualità che,
con intensità soggettivamente variabile, sono presenti in ogni persona.
La sostanziale equivalenza di accordo nei due profili, che esprimevano
qualità sostanzialmente opposte, portava a riflettere sulla flessibilità
con cui ognuno ricorre alla propria esperienza, non sempre caratteriz-
zata da una perfetta coerenza, per valutare le proprie caratteristiche:
«il soggetto di fronte ad una determinata affermazione si risolve ad
ammettere la giustezza o a respingerla in base al ricordo di concrete
manifestazioni della propria vita che gli sembrino confermare od
escludere quella particolare affermazione» (Kanizsa, 1953, p. 672).
Anche le qualità negative, se espresse in modo obiettivo, possono es-
sere ammesse ed accettate dalle persone.
Un tale esperimento farebbe emergere un pensiero magico comu-
ne: la possibilità che con la lettura di qualche «indice» specialistico
(le linee della mano, la calligrafia, ecc.) si possa giungere ad esplorare
e conoscere aspetti «segreti» della personalità. «Così lo psicologo che,
con mezzi tanto semplici come la lettura di uno scarabocchio o l’in-
terpretazione di una serie di macchie, sembra risolvere il mistero di
una personalità umana, rappresenta colui che compie il miracolo in
forma scientifica, nell’unica forma cioè in cui il miracolo può venir
accettato» (Kanizsa, 1953, p. 673).
Una simile concettualizzazione renderebbe conto anche della diffu-
sione dei cosiddetti «operatori dell’occulto», persone che, favorite ol-
tretutto dalla conoscenza diretta del soggetto, «miracolosamente» riu-
scirebbero a «comprendere» l’individuo nella sua «profonda» sogget-
tività. Cogerino e Luccio (1979) hanno introdotto la felice espressione
di «psicologie parallele»; con essa indicano le teorie, dottrine o prati-

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che applicative che si occupano del campo di studio proprio della
psicologia ufficiale, differenziandosi da questa «per motivi metodolo-
gici e/o di coerenza interna, ponendosi a livello prescientifico, pseu-
doscientifico o ascientifico» (Cogerino e Luccio, 1979, p. 20), ma imi-
tandone il gergo. L’uso di espressioni non definite, di termini pseudo-
scientifici e di un linguaggio allusivo e metaforico permette agli psico-
logi paralleli di giustificare di volta in volta delle affermazioni (ed an-
che il loro contrario): caratteristico è lo «pseudo-rapporto causale ne-
gativo (...) asserzioni di tipo causale, nelle quali la conclusione nega le
premesse» (Cogerino e Luccio, 1979, p. 26). Secondo questi autori il
proliferare di psicologie parallele può essere ricercato nella difficoltà
della psicologia ufficiale di occuparsi della vita quotidiana; agli psico-
logi paralleli è richiesta solitamente una diagnosi di personalità super-
ficiale che comprenda, soprattutto, consigli sulla condotta da tenere
nella vita quotidiana.
Marhaba (2000) ha recentemente riproposto all’attenzione il lavoro
di Kanizsa; nello sforzo di fornirne una più ampia contestualizzazione,
Marhaba riporta una selezione delle numerose ricerche nordamerica-
ne, posteriori a quel primo lavoro di Kanizsa, dove viene identificato
l’«effetto Barnum», effetto perfettamente coincidente con quanto rile-
vato da Kanizsa: persone diverse tra di loro possono riconoscersi in
un unico profilo formulato «ad arte» se questo viene presentato come
risultato di una tecnica d’indagine, indipendentemente dalla percezio-
ne di scientificità di tale tecnica, risultando, infatti, simile l’accettazio-
ne fra test scientifici di personalità, test grafologici e oroscopi
(Snyder, Larsen e Bloom, 1976). Snyder e Clair (1977) riscontrarono
una maggior predisposizione ad auto-riconoscersi in un profilo stan-
dard nei soggetti con maggior bisogno di approvazione sociale.
A distanza di 50 anni abbiamo voluto riprodurre l’esperimento uti-
lizzando la medesima procedura di quel primo lavoro di Kanizsa, ipo-
tizzando che mezzo secolo di sviluppo e diffusione della psicologia
abbia contribuito a ridurre l’ingenuità che caratterizzava i soggetti
dello studio originale.

PROCEDURA

A 28 studenti del quinto anno della Facoltà di Psicologia dell’Uni-


versità di Padova, frequentanti nel 2000 un corso di Psicologia Clinica,
è stato chiesto di compilare, a scopo di ricerca, il Beck Depression In-
ventory (Beck, Rush, Shaw e Emery, 1979) e il Test dello Scarabocchio
di Corman (1966). Quest’ultimo rientra nella categoria dei test proietti-
vi e consiste nell’apporre la firma al centro di un foglio bianco, sul qua-
le poi disegnare uno scarabocchio nella più completa libertà d’azione.

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Per il primo test (BDI) sono state fornite informazioni riguardo al-
l’utilità, la validità e la diffusione a livello internazionale, mentre il se-
condo è stato presentato come «un test che ha trovato una larga dif-
fusione all’estero, dimostrandosi efficace nel fornire un profilo di per-
sonalità molto preciso e dettagliato, ma che era attualmente in fase
sperimentale in Italia».
Ai soggetti quindi è stato chiesta una collaborazione finalizzata alla
costruzione di norme di riferimento valide per la popolazione italiana:
essi dovevano, in una prima fase, compilare entrambi i test e, in un
momento successivo, dovevano valutare quanto il referto ricavato da
questi fosse attinente alle loro caratteristiche.

Costruzione del profilo

Sono stati quindi compilati due profili standard senza, ovviamente,


tener conto della prova di ogni soggetto al test di Corman. Entrambi i
referti ricalcavano quelli formulati originariamente da Kanizsa, mante-
nendone la struttura, ma includendo lievi modifiche nella forma che
ne permettevano l’utilizzo a cinquanta anni di distanza.
Il profilo A è riportato di seguito.

Profilo A. Personalità caratterizzata da notevole intensità di senti-


menti, capace cioè di forti affetti e di avversioni altrettanto forti.
Le sue simpatie ed antipatie sono quasi sempre istintive ed imme-
diate, e spesso non sa rendersi conto di queste sue prese di posizione.
Il soggetto tende ad un particolare equilibrio e serenità di giudizio,
sono tuttavia presenti sentimenti di invidia e spunti talora forti di ge-
losia che compromettono l’obiettività e l’imparzialità delle sue azioni.
Buon conoscitore degli altri, sa immedesimarsi nelle loro condizio-
ni. Tale comprensione però gli fa spesso difetto proprio nei riguardi
delle persone a lui più vicine.
Tendenza ad imporsi, a primeggiare, spesso in situazioni di poco
conto.
Profonda spinta verso la socievolezza, che, quando non può essere
soddisfatta, è causa di tristezza.
Frequenti le oscillazioni di umore e le discontinuità nello svolgi-
mento delle attività pratiche.
È fondamentalmente un timido e la volontà spesso non lo sorregge,
ma è dotato di una perseveranza a largo respiro per cui si sforza at-
traverso tutta la sua vita di attuare le sue aspirazioni fondamentali. Il
fondo di insoddisfazione e di amarezza che è caratteristico della sua
personalità gli proviene dal fatto di essere ancora lontano da questa
meta.

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Una malcelata soddisfazione tocca il soggetto quando altri si occu-
pano di lui, perciò è molto incline a pensare all’impressione che fa la
propria persona sugli altri.
Gli piace mostrarsi generoso e disinteressato, benché il movente
profondo delle sue azioni sia quasi sempre egoistico.
Spesso emotivo di fronte a fatti che ad altri passano inosservati o
che li lasciano indifferenti.
La sua intelligenza è ostacolata dallo scarso rendimento mnemoni-
co; meglio indirizzata avrebbe potuto rendere molto di più.

Il profilo B derivava dal precedente, ma ognuna delle voci era tra-


sformata in un’altra che affermava circa il contrario, ottenendo in que-
sto modo il seguente nuovo quadro caratterologico che nel suo insieme
può essere considerato, grosso modo, il negativo del precedente.

Profilo B. Personalità caratterizzata da notevole equilibrio affettivo,


lontana cioè da affetti e da avversioni troppo violente.
Le sue simpatie ed antipatie sono in genere giustificate, in quanto
non fondate sulle apparenze esteriori, ma frutto di più ponderate va-
lutazioni.
Il soggetto non è sempre obbiettivo e sereno nei suoi giudizi, ma
l’assenza di sentimenti di invidia ed il temperamento scarsamente ge-
loso assicurano equilibrio ed imparzialità alle sue azioni.
Gli riesce difficile immedesimarsi nelle condizioni degli altri, se si
escludono le persone a lui più vicine, nei confronti delle quali tale
comprensione è perfetta.
Non si cura molto di imporsi o di primeggiare, soprattutto se le si-
tuazioni sono di poco conto.
Fondamentalmente un isolato, sa badare a se stesso e la compagnia
degli altri spesso lo infastidisce.
Di umore relativamente costante, presenta una marcata continuità
nello svolgimento delle attività pratiche.
Sa affrontare con coraggio la maggior parte delle situazioni della
vita ed è dotato di una discreta forza di volontà, il che non gli ha im-
pedito di mutare più volte indirizzi ed aspirazioni nel corso della vita.
Ciò sta alla base del fondamentale ottimismo del suo carattere e della
soddisfazione per quanto finora è riuscito a compiere.
Poco vanitoso, preferisce che la gente si occupi poco di lui, dà
scarsa importanza all’impressione che la propria persona fa sugli altri.
Scarsamente generoso e quasi mai disinteressato, non è però un
egoista.
Ottimo dominio emotivo, sa controllarsi anche di fronte a fatti per
i quali altri perdono il dominio di se stessi.
La sua intelligenza è sorretta da una buona memoria, che in alcuni
campi è particolarmente tenace.

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Per il BDI è stato calcolato il punteggio grezzo ottenuto da ciascun
soggetto.

Consegna e valutazione dei referti

La settimana successiva ad ogni persona è stato consegnato un re-


ferto contenente sia il punteggio ottenuto al BDI e sia uno dei due
profili preparati in precedenza (a 14 persone il profilo A e ad altret-
tante il profilo B, in maniera casuale).
Per permettere l’interpretazione del punteggio ottenuto al BDI
sono state presentate in aula le distribuzioni dei punteggi dei gruppi
normativi ed i punteggi cut-off proposti da Beck, Steer e Brown
(1996). È stato quindi chiesto ad ognuno di esprimere il proprio gra-
do di accordo sia con il punteggio ottenuto al BDI sia con il «profilo
di personalità» su una scala a 100 punti (0 = totale disaccordo;
100 = accordo totale). I soggetti erano inoltre invitati a segnalare su
una scheda apposita le singole affermazioni del profilo che ritenevano
non corrispondere alla loro personalità.
Il giorno seguente è stato spiegato ai partecipanti il senso reale del-
l’esperimento, che è stato commentato e discusso, e che aveva princi-
palmente finalità di esercitazione didattica. Uno solo dei partecipanti
ricordava di aver sentito parlare (all’interno di un corso di Psicologia
dello Sviluppo del primo anno) di tale ricerca e del suo contesto
scientifico. Due dei partecipanti hanno riferito di avere «fiutato l’in-
ganno» poiché, confrontando tra di loro i referti, li avevano trovati
identici. Nel corso della somministrazione uno (solo!) dei presenti ha
espresso perplessità sulla fedeltà e/o validità dell’analisi di uno scara-
bocchio; si trattava di uno studente del programma di scambio Era-
smus di provenienza maltese.

RISULTATI

Mediamente i soggetti hanno espresso un accordo globale con il


profilo A del 69%, con una gamma compresa tra 20% e 100%, men-
tre il profilo B è stato accettato nel 74% dei casi, con una gamma
compresa tra il 50% e il 100% (fig. 1).
Utilizzando però lo stesso criterio di analisi proposto da Kanizsa,
ossia il computo delle accettazioni e dei rifiuti specifici di ogni voce
del profilo, abbiamo ottenuto percentuali di accordo pari all’87% per
il profilo A e 90% per il profilo B (fig. 2). Tali valori sono nettamen-
te superiori a quanto rilevato da Kanisza (79% nel profilo A e 68%
nel profilo B). Questa differenza può essere dovuta alla modalità,

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100
90

Percentuale di accordo
80 74%
69%
70
60
50
40
30
20
10
0
Profilo A Profilo B

FIG. 1.

100 90%
87%
90 79%
Percentuale di accordo

80 68%
70
60
50
40
30
20
10
0
Profilo A Profilo B
Kanizsa (1953) Padova (2000)

FIG. 2.

maggiormente analitica, con cui sono state raccolte le opinioni dei


soggetti sulle singole voci del referto da parte di Kanizsa.
A livello esemplificativo riportiamo di seguito alcuni commenti ri-
cavati dai protocolli da noi raccolti:
– «Generalmente si avvicina molto a come mi sento di essere» (ac-
cordo del 90%);
– «Posso affermare che tutti gli aspetti ricavati dall’analisi del Test
di Corman sono azzeccati. La descrizione sopra corrisponde alla mia
personalità globale» (100%);
– «Le indicazioni sono vicine ma le riconosco in me molto più lie-
vi e sfumate» (60%);
– «Mi ritrovo in tutto il profilo che penso ben mi sappia descrive-
re se non per il fatto che...» (90%).
Le voci maggiormente rifiutate del profilo A sono state:

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– «... benché il movente profondo delle sue azioni sia quasi sem-
pre egoistico.» (rifiutata nel 23% dei casi);
– «La sua intelligenza è ostacolata dallo scarso rendimento mne-
monico» (23% di rifiuti).
Il profilo B, invece, è criticato soprattutto nei seguenti punti:
– «Fondamentalmente un isolato, sa badare a se stesso e la compa-
gnia degli altri spesso lo infastidisce» (15% di rifiuti);
– «Poco vanitoso, preferisce che la gente si occupi poco di lui, dà
scarsa importanza all’impressione che la propria persona fa sugli altri»
(15%).
La percentuale di accordo con i risultati riportati al BDI risulta
dell’83%, con una gamma compresa tra il 40 ed il 100%; come si è
detto, il BDI misura l’intensità dell’eventuale umore disforico negli ul-
timi sette giorni.

CONCLUSIONI

Kanizsa aveva concluso il suo lavoro osservando che «il giudizio


del soggetto sulla esattezza di una diagnosi, che egli ritenga essere sta-
ta formulata nei riguardi di determinati aspetti della sua personalità,
ha un valore molto scarso come prova della sua attendibilità» (Kaniz-
sa, 1953, p. 667). Difficile non concordare con queste parole e diffici-
le non concordare con le considerazioni riportate al riguardo da
Marhaba (2000). Ma non è qui l’interesse della replica qui illustrata.
Pur considerando l’importante aspetto che i test di personalità in-
segnati agli studenti di Psicologia probabilmente li inducono ad accet-
tare in maniera acritica cose che si presentano analoghe, parrebbe che
mezzo secolo non sia passato affatto e che alla psicologia ci si rivolga
ancora con la medesima credulità. Parrebbe pure che, a distanza di
quasi mezzo secolo, coloro che affollano le aule dei corsi di psicologia
siano altrettanto, se non più, creduloni ed ingenui di allora. Si aggiun-
ga pure che i soggetti dell’esperimento di Kanizsa erano studenti della
Scuola per Assistenti Sociali, mentre i nostri sono studenti iscritti al
quinto anno di una Facoltà di Psicologia e hanno scelto l’indirizzo cli-
nico. Tutto ciò depone assai poco favorevolmente circa lo spessore
critico dei futuri laureati (padovani) in psicologia (ad indirizzo clinico
e di comunità). Al lettore qualsiasi speculazione sui possibili perché.

BIBLIOGRAFIA

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nal of Consulting and Clinical Psychology, 32, 258-265.

[Ricevuto il 9 novembre 2000]


[Accettato il 13 maggio 2002]

Summary. This study aims to replicate Kanizsa’s original research of 1953 entitled
«About validation of personality diagnosis» using the same procedure. In the hypothe-
sis that half a century of development and diffusion of psychology should have worked
to reduce the ingenuosness which was peculiar of the subjects of the original study. 28
students at the fifth year in the department of psychology of Padua have been tested
with Corman’s doodling test, asking them, at the end, to estimate the degree of resem-
blance between the profile obtained from their test and the one that they considered to
be their real personality. The profile was the same for all the subjects. The profile has
been accepted in a percentage between 69 and 74, confirming Kanizsa’s conclusions.

La corrispondenza va inviata a Paolo Zordan, Dipartimento di Psicologia Generale,


Università di Padova, Via Venezia 8, 35131 Padova, e-mail: paolo.zordan@unipd.it.

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