Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
in Psicopatologia Descrittiva
LA COSCIENZA
Tema dominante per secoli: Cartesio, Locke,
Hume, Kant, Hegel, …
Nel ‘900:
Ø La Psicologia = specie il comportamentismo, fa
un attacco verso tutto ciò che non è un fatto
osservabile come la coscienza e inconscio.
Ø La Psicoanalisi = scredita la coscienza a favore
dell’inconscio.
Neurobiologia: prima degli anni ‘90 era
guardato con sospetto chi si occupava di
coscienza.
Patologia della coscienza: erano viste con
diffidenza anche le discipline cliniche che si
occupavano di coscienza tranne la
fenomenologia: i disturbi della coscienza nella
schizofrenia hanno occupato la ricerca in tutto
il XX secolo.
Filosofia: la coscienza è stata il principale
campo di studio per circa un secolo.
Negli ultimi 10 anni c’è stata una specie di
“boom” di studi della coscienza in vari ambiti.
La Coscienza come dispositivo
antropologico
Un uomo è cosciente se è consapevole delle
proprie percezioni, pensieri, sentimenti, volizioni
ovvero è VIGILE
Connessa con la vigilanza è la LUCIDITA’, cioè la
capacità disporre della facoltà percettive,
cognitive, mnesiche, …
Nello stato vigile e lucido, una persona si volge –
attraverso l’attenzione – attivamente e
coerentemente verso un’altra persona o un
oggetto (percependo, ricordando, pensando, …)
ed è pronta all’azione.
La vigilanza viene meno nel sonno e nella trance
e si altera qualitativamente e quantitativamente
negli stati psicopatologici e organici.
La coscienza non è una funzione dell’essere, ma
è la sua stessa organizzazione à è il medium
dell’esperienza e dell’esistenza.
L’INTENZIONALITA’
Atto fondamentale della coscienza. È la
direzionalità della mente sui propri oggetti. La
coscienza è sempre orientata, rivolta – intenta – a
un oggetto.
Tutti gli atti della vita cosciente sono rivolti a
qualcosa (interna o esterna), sono cioè dotati di
intenzionalità dal latino intendere (atto del
tendere l’arco per scoccare una freccia verso un
bersaglio).
Tutti gli atti hanno un oggetto: guardare il mare,
amare qualcuno. Esistono atti che, pur non
avendo un oggetto intenzionale esplicito, sono
dotati di intenzionalità.
È il caso degli umori che
dischiudono un certo modo di
essere nel mondo che rende
possibile un certo modo di
dirigersi verso le cose.
Questa intenzionalità implicita si
struttura come un campo pre-
cognitivo, “umorale”, pronto ad
accogliere certe esperienze e non
altre.
Questo è il livello più
fondamentale del nostro essere
aperti al mondo.
Forme di coscienza
ü Coscienza fenomenica
ü Coscienza di sé o autocoscienza:
– coscienza di sé minima
(pre-riflessiva, ipseità)
– coscienza di sé riflessiva o narrativa
Coscienza fenomenica= essere
consapevoli del mondo (incluso se stessi)
Designa l’esperienza soggettiva che abbiamo di
qualcosa: un oggetto del mondo esterno o un
aspetto di noi stessi. È l’esperienza che abbiamo del
mondo, così come ci appare.
Io vedo un albero: sento immediatamente il
contatto con l’albero e non ho l’impressione di
percepirlo tramite la mediazione di una
rappresentazione mentale dell’albero stesso: non è
un film a 3 dimensioni e non è un cyberspazio
generato dal nostro cervello.
I contenuti dell’esperienza arrivano alla coscienza in
modo immediato e diretto, non tramite la
mediazione di stati mentali.
Il carattere fondamentale della C.
fenomenica = la sua TRASPARENZA.
Secondo aspetto della C. fenomenica:
È dotata di un carattere
prospettico. Non esistono
esperienze che non siano
centrate sul punto di vista di
chi fa l’esperienza. Non esiste
un’esperienza senza punti di
vista à ovvero un’esperienza è
sempre l’esperienza di
qualcuno: sono io a vedere
quell’albero.
Terzo carattere = il suo essere presente