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Quartiere Albergheria-Ballarò

Nella zona dell’Albergheria non vi fu nessun insediamento di rilievo no all’età normanna.

Il quartiere inizia a formarsi nel XII secolo, quando accolse i musulmani ribelli di Centorbi, Capizzi
e Mineo, ivi deportati dai casali dell’interno per ordine di Federico II: per ciò il quartiere assunse il
nome di Albergaria Centurbi et Capicii.
L’abitato dovette essere, sino a tutto il XV secolo, quasi privo di grandi costruzioni e palazzi e
composto per la maggior parte di case basse, con una elementare organizzazione di residenza
extra- moenia ed ampie zone inedi cate e coltivate.
Nel 1468 nella parte bassa del quartiere inizia l’intervento di regolarizzazione del già esistente
marcato di Ballarò.La nuova piazza prende il nome del luogo di provenienza dei commercianti che
per primi popolano il mercato (Balharà). Dalla ne del XV secolo sono già presenti nel quartiere i
primi grandi complessi religiosi che costituiscono i centri di polarizzazione delle attività sociali.
Nella dettagliatissima carta del Lazzara (1703), si possono leggere alcuni particolari relativi
all’entità del patrimonio edilizio e alla conformazione degli spazi aperti oggi non più esistenti. Ad
esempio nello stralcio della Carta (qui a anco) evidenziato uno spazio aperto murato in adiacenza
alla chiesa di San Nicolò, probabilmente il cimitero annesso alla chiesa.
Gli interventi successivi al terremoto del 1726 riguardano la regolarizzazione di diversi tracciati
viari che determinano l’assetto che ci restituisce la cartogra a ottocentesca.
Nella prima metà del XIX secolo il tessuto urbano del quartiere Albergheria risulta ancora
inalterato.
Nei primi decenni del ‘900 del secolo scorso la parziale realizzazione del Piano di Risanamento
Giarrusso e successivamente i danni causati dagli eventi bellici, determinano alterazioni profonde
sulla consistenza sica della struttura urbana del quartiere.
Oggi, all’interno dell’Albergheria coesistono, senza essere in alcun modo relazionate, parti con
caratteri spaziali assimilabili a quelli della città novecentesca e parti in cui sono riconoscibili,
invece, gli originari caratteri medioevali. L’impianto urbano complessivo risulta quindi costituito
dalla sovrapposizione di due strutture morfologiche di erenti.
In seguito alle consistenti demolizioni, negli anni ‘30 il quartiere dell’Albergheria presenta vaste
aree libere nelle quali sono state preservate solo alcune preesistenze.

Piano Particolareggiato Albergheria-Ballarò


Nel 1986 l’Amministrazione comunale di Palermo a da la redazione del Piano particolareggiato
Albergheria- Ballarò ad un gruppo di professionisti locali coordinati dal prof. G. Trombino. Tale
Piano adotta in linea generale gli assunti metodologici del cosiddetto “Piano Programma” del
centro storico di Palermo, un precedente studio redatto tra il 1979 e il 1982 da un comitato di
consulenza costituito dai pro . G. Samonà, G. De Carlo, U. Di Cristina, A. M. Sciarra Borzì, in cui
risulta centrale la ricerca di un metodo di lettura e di intervento basato sull’analisi morfologica.
L’esperienza del Piano Programma, non avendo nessuna cogenza normativa ed urbanistica, si
conclude nel 1983 con la delibera del Consiglio Comunale n. 281 che recepisce lo studio e rinvia
a successivi strumenti attuativi, quali i piani di recupero e particolareggiati, il compito di garantirne
l’operatività. Da tali previsioni discende la redazione del Piano particolareggiato relativo al
Contesto 4 - Albergheria- Ballarò, l’unico ambito che il Piano Programma aveva approfondito ad
una scala di maggiore dettaglio attraverso un Progetto guida.
Gli interventi previsti dal Piano particolareggiato Albergheria-Ballarò tendevano a ricostruire
l’integrità morfologica del tessuto urbano, solo in parte interessato dagli sventramenti, attraverso
puntuali operazioni di ricucitura degli spazi urbani. In particolare sull’attuale sede stradale di un
tratto di via Mongitore era previsto un parcheggio su due livelli che, nell’estremità est si
concludeva con una rotatoria.
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In corrispondenza dei ruderi del Complesso conventuale del Soccorso, era previsto un edi cio
multipiano con una volumetria impegnativa in cui trovavano posto alcune residenze, botteghe
artigiane e di vendita, u ci di servizio al mercato e un parcheggio.
Era comunque prevista la conservazione dei resti dell’abside e della facciata della chiesa e di
alcuni ambienti del convento a piano terra ancora esistenti.”
Procedendo verso est il Piano particolareggiato Albergheria-Ballarò proponeva la realizzazione di
un percorso pedonale (in parte costituito da una cordonata) che collegava il parcheggio di via
Mongitore con il mercato di Ballarò. Tale percorso attraversava una sequenza di spazi aperti, in
parte esistenti, come la piazza S. Nicolò all’Albergheria, in parte da riprogettare.
E’ questo il caso del grande cortile di S. Nicolò che recupera la sua antica spazialità attraverso il
ripristino di uno dei suoi fronti, su cui si apre un passaggio voltato che consente di raggiungere
via Mongitore, o ancora del nuovo spazio aperto di forma quadrangolare generato dal ridisegno
dell’isolato compreso tra la piazza Ballarò e il vicolo della Pietà che ricuce la lacuna su uno dei
fronti di piazza Ballarò.
Le uniche previsioni realizzate riguardano il recupero di alcuni edi ci residenziali e l’intervento di
ricostruzione della stecca di edilizia residenziale tra il cortile di S. Nicolò e l’attuale piazza
Manfredi Baronio, in cui il previsto passaggio pedonale di collegamento, in seguito alle proteste
dei residenti, è stato trasformato in un passaggio carrabile.

L’approvazione del Piano particolareggiato Albergheria-Ballarò, risalente al 1993, avviene


contestualmente a quella del Piano Particolareggiato esecutivo (PPE) e di altri quattro piani di
recupero riguardanti alcuni brani del centro storico di estensione molto più limitata (a dati
all’Italter), tutti redatti in variante al PRG del 1962. L’area dell’Albergheria, in realtà, è più ampia di
quella normata dal Piano particolareggiato Albergheria-Ballarò e include un’ulteriore porzione in
corrispondenza di via Porta di Castro, che ricade invece all’interno del Piano Particolareggiato
Esecutivo (PPE).
Nel 2003 sia il Piano per l’area Albergheria-Ballarò, sia il PPE, avendo completato il loro decennio
di vita, sono decaduti per quanto riguarda i vincoli di natura espropriativa. Rimane invece fermo a
tempo indeterminato (ovvero no all’approvazione di un nuovo strumento urbanistico attuativo)
l’obbligo di osservare nella costruzione di nuovi edi ci e nella modi cazione di quelli esistenti gli
allineamenti e le prescrizioni stabilite dal piano stesso.

Dalla veri ca degli Standard emerge una carenza cronica di aree per l’istruzione e parcheggi
nell’area Albergheria Ballarò
Dalla mappatura degli edi ci recuperati all’interno del centro storico da parte di privati che hanno
usufruito dei nanziamenti erogati (attraverso i bandi) dall’amministrazione comunale dal 1995 ad
oggi, risulta che l’ambito dell’Albergheria è stato quello meno interessato.
Quanto a ermato trova riscontro nei dati Istat relativi al Censimento 2011, da cui emerge che su
un totale di 3.705 abitazioni presenti nel quartiere, ben 1.123 risultano non utilizzate. I dati Istat
mostrano anche un altro aspetto di particolare rilievo, relativo alla percentuale di famiglie residenti,
perlopiù a basso reddito e appartenenti a diverse etnie, che occupano gli alloggi in a tto o ad
altro titolo; condizione che, per ovvie ragioni, ha sicuramente in uito sui mancati interventi di
recupero del patrimonio edilizio degradato.
Su un totale di 2.506 famiglie, infatti, solo una percentuale di poco inferiore al 35% vive in alloggi
di proprietà, mentre il 52% vive in alloggi in a tto e una percentuale pari al 13% occupa gli
alloggi ad altro titolo, presumibilmente in maniera abusiva.
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Per fornire un quadro sulla struttura demogra ca nel quartiere Albergheria, sono stati utilizzati i
dati Istat aggiornati al censimento 2011 relativi alla popolazione residente (con la consapevolezza
quindi di non contemplare gli stranieri irregolari che, secondo stime non u ciali, sembrerebbero
invece raggiungere percentuali rilevanti). Su un totale di 6.045 residenti nel quartiere Albergheria,
gli stranieri regolarizzati sono 1.078 di cui: 354 provenienti da paesi africani (Ghana, Costa
d’Avorio, Nigeria, Senegal, Tunisia, Marocco, Algeria, Egitto, Etiopia, Isole Mauritius); 625 da paesi
asiatici (Bangladesh, Sri Lanka, Pakistan); numeri nettamente inferiori provenienti invece da paesi
europei (soprattutto paesi balcanici e dell’Est Europa) e da paesi dell’America latina.
Prospettive
Il quadro delineato sulle condizioni del quartiere Albergheria-Ballarò, caratterizzato da diversi livelli
di criticità, forti contrasti e con itti più o meno latenti, consente di fare alcune sintetiche ri essioni
a margine. Se oggi appare opportuno e necessario un aggiornamento dei piani per il recupero del
centro storico di Palermo, ormai datati, attraverso un nuovo piano che abbia una visione
strategica del ruolo della città storica all’interno della città contemporanea, va ricordato che
l’esistenza di un piano può costituire una condizione necessaria ma non su ciente a garantire la
rigenerazione della città storica, se non accompagnato da una serie di condizioni a contorno.
Gli obiettivi dei piani si realizzano, infatti, attraverso l’impegno costante e la determinazione degli
attori pubblici, il coinvolgimento di operatori privati, la disponibilità di ingenti risorse nanziarie, la
costruzione di adeguate politiche urbane che devono avere carattere di continuità ed essere
comunque nalizzate a sottolineare il valore identitario e culturale dei luoghi, individuando al
contempo nuovi ruoli e nuove funzioni.
Nel caso del quartiere Albergheria- Ballarò, la mixité sociale che lo contraddistingue, peraltro
simile a quella che anticamente caratterizzava i centri urbani, potrebbe diventare l’obiettivo
primario delle politiche da costruire per la rigenerazione del quartiere, ovvero quello di garantire la
sua intrinseca natura fatta di diversi cazione sociale ed economica, di ceti ed etnie diverse; una
mixité sociale, quindi, da intendersi come valore identitario da preservare, contrastando situazioni
di ghettizzazione e di esclusione sociale.
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