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Amalfi, 14-16
14-16 maggio
maggio 2011
2011
aa cura
cura di
di Bruno
Bruno F
Figliuolo e Pinuccia F. Simbula
igliuolo e Pinuccia F. Simbula
Estratto
AmAlFi
Presso lA AmAlFi
sede del Centro
Presso lA sede del Centro
2014
2014
AMALFI NEL MEDITERRANEO MEDIEVALE
Michel Balard
1
M. Del Treppo - A. Leone, Amalfi medioevale, Napoli 1977.
2
U. Schwarz, Alle origini della nobiltà amalfitana: i comites di Amalfi e la loro
discendenza, in Amalfi nel Medioevo. Convegno internazionale (14-16 giugno 1973),
Salerno 1977, pp. 367-379; Idem, Regesta Amalfitana. Die älteren Urkunden Amalfis
in ihrer Überlieferung, in «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und
Bibliotheken», 58 (1978), pp. 1-136, 59 (1979), pp. 1-157 e 60 (1980), pp. 1-156; Idem,
Amalfi nell’alto Medioevo, Salerno-Roma 1980.
3
A. O. Citarella, Il commercio di Amalfi nell’alto Medioevo, Salerno 1977.
4
F. Giunta, Amalfitani in Sicilia nel Medioevo, in Amalfi nel Medioevo cit., pp. 349-356.
5
G. Pistarino, Genova e Amalfi nei secoli XII-XV, in Amalfi nel Medioevo cit., pp.
285-347.
6
C. Cahen, Un texte peu connu relatif au commerce oriental d’Amalfi au Xe siècle,
in «Archivio storico per le province napoletane», n.s., 34 (1955), pp. 61-66; Idem, Amalfi
en Orient à la veille, au moment et au lendemain de la Première Croisade, in Amalfi nel
medioevo cit., pp. 269-283.
7
G. Sangermano, Caratteri e momenti di Amalfi medievale e del suo territorio, Salerno-
Roma 1981, (Quaderni del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, 3); Idem, L’esempio di
Amalfi medievale, in O. Banti (ed.), Amalfi, Pisa, Genova, Venezia. La cattedrale e la città
nel medioevo, Ospedaletto 1993, pp. 15-57.
8
G. Gargano, Amalfi e Pisa nel Medioevo, «Rassegna del Centro di Cultura e Storia
Amalfitana», 19-20 n.s. (2000), pp. 81-106; Idem, La nobiltà aristocratica amalfitana al
tempo della Repubblica indipendente (839-1131), «Rassegna del Centro di Cultura e Storia
Amalfitana», 27-28 n.s. (2004), pp. 9-50 e 29 n.s. (2005), pp. 77-110.
2 MICHEL BALARD
9
B. Figliuolo, Amalfi e il Levante nel Medioevo, in G. Airaldi – B. Z. Kedar (edd.), I
Comuni italiani nel Regno crociato di Gerusalemme, Genova 1986, pp. 573-664.
10
D. Jacoby, Amalfi nell’XI secolo: commercio e navigazione nei documenti della
Genizà del Cairo, «Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana», 36 (2008), pp.
81-90.
11
V. von Falkenhausen, Il ducato di Amalfi e gli Amalfitani fra Bizantini e Normanni,
in Istituzioni civili e organizzazione ecclesiastica nello Stato medievale amalfitano. Atti del
Congresso internazionale di studi amalfitani (Amalfi, 3-5 luglio 1981), Amalfi 1986, pp.
9-31; Ead., Il commercio di Amalfi con Costantinopoli e il Levante nel secolo XII, in Amalfi,
Genova, Pisa e Venezia. Il commercio con Costantinopoli e il vicino Oriente nel secolo XII,
a cura di O. Banti, Ospedaletto 1998, pp. 19-38; Ead., Gli Amalfitani nell’Impero bizantino,
in E. G. Farrugia (ed.), Amalfi and Byzantium, Roma 2010, pp. 17-44.
12
A. Luttrell, The Amalfitan Hospices in Jerusalem, in Farrugia (ed.), Amalfi and
Byzantium cit., pp. 105-122.
13
Guillaume De Pouille, La Geste de Robert Guiscard, a cura di M. Mathieu, Palermo
1961, p. 190.
14
Amato Di Montecassino, Storia dé Normanni, a cura di V. De Bartholomaeis, Roma
1935, p. 65.
15
Benjamin Da Tudela, Libro di viaggio, a cura di L. Minervini, Palermo 1989, p. 47.
16
Ibn Hawqal, Configuration de la terre, a cura di J.H. Kramers – G. Wiet, Beirut-
Parigi 1969, pp. 8, 161, 189, 196.
AMALFI NEL MEDITERRANEO MEDIEVALE 3
come sottolinea Ulrich Schwarz17: una spiaggia creata dallo sbocco di una
stretta e profonda vallata, e nessun campo favorevole al vettovagliamento
degli abitanti al di fuori della vite sviluppata su strette terrazze. La città
dipende esclusivamente dalle relazioni marittime, ma può approfittare
delle risorse agricole della Campania. Il sito di Genova non è tanto diverso,
benché più ampio: un anfiteatro dominato da alte colline, con due vallate ai
fianchi che permettono una comunicazione difficile colla pianura padana.
La situazione è diversa per Venezia: le isole della Laguna non producono
grano o vino, ma soltanto sale e pesce. Il vettovagliamento della città deve
essere trovato nel retroterra o nell’oltremare. Vicina alla foce dell’Arno,
Pisa si trova in una zona paludosa, infestata dalla malaria, in modo tale che
il lavoro della terra è reso difficile, ma le comunicazioni della città tramite
l’Arno colla Toscana assicurano l’arrivo delle granaglie. Per le quattro
città, dunque, il mare è «una frontiera»; le sue risorse costituiscono l’unica
possibilità di sopravvivenza in un ambiente che, se non ostile, almeno è
poco favorevole all’insediamento umano.
In quali condizioni si sono realizzati l’habitat della gente locale
e le sue vocazioni marinare e mercantili? Al di là della leggenda che fa
risalire la creazione di Amalfi ad un gruppo di Romani naufragati sulla
via di Costantinopoli18, la città viene menzionata per la prima volta in una
lettera di Gregorio Magno del 596, nella quale il papa richiama il vescovo
Pimenius al suo obbligo di residenza nella sua sede fortificata per impedire
un’invasione longobarda19. Ciò significa la costruzione di un castello
bizantino, l’esistenza di una piccola guarnigione e di una popolazione locale,
chiamata, in caso di necessità, a prendere le armi contro i Longobardi. Il
castello viene menzionato una seconda volta da Giorgio di Cipro nella sua
opera geografica, scritta tra il 591 e il 60320. Non si sa in quali condizioni
Amalfi sia stata retta da ufficiali bizantini fino al 839, quando gli abitanti
elessero un certo Pietro, col titolo di comes, per un anno21. Alla metà del
IX secolo risalgono le geneaologie colle quali le persone di un certo rilievo
sono designate nella città, i cui capi sono chiamati comites o prefetti e
rappresentano i capostipiti della nobiltà amalfitana: un’aristocrazia civile
di conti senza contea22. Proprietari fondiari, fondatori di chiese private,
17
Schwarz, Amalfi nell’alto Medioevo cit., p. 15.
18
Falkenhausen, Gli Amalfitani nell’Impero bizantino cit., p. 23.
19
Schwarz, Amalfi nell’alto Medioevo cit., p. 35; Sangermano, L’esempio di Amalfi
medievale cit., pp. 17-18.
20
Ibid., p. 36.
21
Schwarz, Alle origini della nobiltà amalfitana cit., p. 371.
22
Del Treppo - Leone, Amalfi medioevale cit., pp. 89-119; G. Gargano, Aspetti
fondamentali della società amalfitana medievale, in Fieri iussit pro redemptione.
4 MICHEL BALARD
28
St. A. Epstein, Genoa and the Genoese 958-1528, The University of North Carolina
Press 1996, pp. 19-22; D. Puncuh (dir.), Storia di Genova. Mediterraneo, Europa, Atlantico,
Genova 2003, pp. 127-131.
29
C. Renzi Rizzo, Pisa e il mare nell’Alto Medioevo, in Pisa e il Mediterraneo. Uomini,
merci, idee dagli Etruschi ai Medici, a cura di M. Tangheroni, Ginevra-Milano 2003, pp.
121-125; G. Berti - C. Renzi Rizzo - M. Tangheroni, Il mare, la terra, il ferro. Ricerche su
Pisa medievale (secoli VII-XIII), Pisa 2004.
30
G. Gargano, L’arsenale di Amalfi, Amalfi 2010.
31
Del Treppo - Leone, Amalfi medioevale cit., pp. 63-64.
6 MICHEL BALARD
Duecento32. La cocha, il nuovo naviglio della fine del Duecento, non viene
costruita ad Amalfi.
La terminologia - «navis, navigium, navilium» - utilizzata nella
Tabula de Amalpha, un codice di leggi che ha influenzato tanto il Costituto
dell’uso a Pisa (1160) quanto i Capitula Comunis Janue dell’inizio del
Duecento, è troppo generale per individuare la tipologia dell’armamento
amalfitano33. Invece la parola «barca», che compare nella redazione volgare
del testo, indica un’imbarcazione di dimensioni modeste, che sembra
assai frequente nei documenti della città. Secondo le Memorie storico-
diplomatiche di Matteo Camera34, gli Amalfitani si servirono nel nono
secolo di dromoni bizantini, imbarcazioni da combattimento a due piani,
di sagene, piccole imbarcazioni di origine araba e, alla fine del secolo, di
galee, le quali costituiscono i natanti principali della flotta privata di Mauro
e di Pantaleone, ma non si sa se siano state costruite ad Amalfi o piuttosto
a Costantinopoli, centro delle attività di questi primi uomini d’affari del
Medioevo35. Il Camera menziona altri tipi di navi, fusta da corseggio,
henteca, un tipo di barca, emiolo, galeazza, vachetta36. Ma, se si considera
la documentazione mercantile, pochissimi sono i natanti più grandi nelle
mani di armatori amalfitani. Nel Duecento coloro che frequentano il
mercato genovese arrivano con piccoli o medi tonnellaggi, bucius (1258),
tarida (1259), barca (1277); l’unica nave citata è patronizzata a metà da un
Amalfitano e da un Pisano37.
Nei secoli successivi il tonnellaggio della flotta amalfitana rimane
basso. I natanti impiegati per il trasporto del sale sardo hanno tutti un
piccolo tonnellaggio38. L’elenco elaborato da Alfonso Leone comporta tra
il 1398 e il 1494 29 barche, 25 saettie, 16 brigantini, 11 fragate e 9 schiffi,
cioè natanti di piccole dimensioni. Per di più, i grossi traffici sono eseguiti
da padroni forestieri, genovesi, catalani, siciliani o pugliesi39. Tra la flotta,
poche cocche, quel natante nuovo comparso nel Mediterraneo nell’ultimo
32
Sangermano, L’esempio di Amalfi medievale cit., p. 55.
33
Del Treppo - Leone, Amalfi medioevale cit., pp. 64-65.
34
M. Camera, Memorie storico-diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi, 2
voll., Salerno 1876-1881, ristampa Salerno 1972.
35
Y. Renouard, Les hommes d’affaires italiens du Moyen Age, Parigi 1968, pp. 36-39.
36
Gargano, Amalfi e Pisa cit., pp. 91-92; si veda anche Idem, Le navi di Amalfi, in
Idem, L’arsenale di Amalfi, p. 33-45.
37
Pistarino, Genova e Amalfi cit., pp. 309-312.
38
R-H. Bautier, La marine d’Amalfi dans le trafic du sel méditerranéen au XIVe siècle.
A propos du transport du sel de Sardaigne, in Bulletin philologique et historique (jusqu’à
1715) du Comité des travaux historiques et scientifiques, 1958, Parigi 1959, pp. 181-194.
39
Del Treppo - Leone, Amalfi medioevale cit., pp. 200-204.
AMALFI NEL MEDITERRANEO MEDIEVALE 7
40
F.C. Lane, Progrès technologiques et productivité dans les transports maritimes de
la fin du Moyen Age au début des temps modernes, «Revue Historique», 510 (1974), pp.
277-302.
41
R.S. Lopez, La révolution commerciale dans l’Europe médiévale, Parigi 1974.
42
Ph. Grierson, La monetazione amalfitana nei secoli XI e XII, in Amalfi nel Medioevo
cit., pp. 215-243.
8 MICHEL BALARD
43
Del Treppo - Leone, Amalfi medioevale cit., pp. 68-69.
44
Ibid., pp. 241-255.
45
Citarella, Il commercio di Amalfi cit.
AMALFI NEL MEDITERRANEO MEDIEVALE 9
hanno scritto gli storici tedeschi Heyd o Schaube46, si pensa oggi, grazie
alla scoperta dei documenti della Geniza47, che le relazioni economiche
con il mondo musulmano abbiano prevalso su quelle intrattenute con
Costantinopoli48. Infatti, gli Amalfitani possono esportare le granaglie
della Campania verso l’Africa del Nord, che soffre molte carestie durante
l’undicesimo secolo. Si suppone anche l’aiuto dei nostri mercanti ai
Fatimidi in occasione della loro conquista dell’Egitto, con la fornitura
di legname, di ferro e di attrezzature navali. Nel 978 viene citato un Leo
d’Amalfi, che si è recato a Bab-el –Luk, quartiere del Cairo49. Soprattutto,
il famoso testo di Yahya di Antiochia ricorda il pogrom di 160 mercanti
amalfitani a Fustat, perché il popolo li sospettava di aver incendiato la
flotta del califfo, approntata per una spedizione contro Bisanzio. Il califfo
al-Aziz, che aveva sposato una cristiana, reagisce subito, restituendo i loro
beni ai sopravvissuti e punendo i predatori50. Qualche documento della
Geniza ci informa circa l’arrivo di un Amalfitano e di un Genovese a
bordo di una nave caricata di legname51. Ma non si può parlare di una vera
colonia amalfitana al Cairo, in quanto la presenza dei nostri mercanti non
è mai stabile né permanente, non gode mai di un’amministrazione propria,
ma è sempre sottoposta al controllo delle autorità fatimidi, che limitano la
circolazione nel loro paese e intervengono costantemente nel commercio
degli Occidentali52.
Da questi documenti risulta che gli Amalfitani trasportano grano,
vino, legname e frutta o verso l’Africa del Nord, dove sono scambiati con
olio, cera, lana e oro, o verso Alessandria e il Cairo, in cambio di spezie
orientali e di oro. La conquista fatimide dell’Egitto ha infatti, spostato i
principali centri di commercio da Kairuan e Mahdiya verso Alessandria,
in correlazione con lo spostamento delle rotte marittime dal golfo Persico
46
W. Heyd, Histoire du commerce du Levant au Moyen Age, 2 voll., Leipzig 1885-1886,
ristampa Amsterdam 1967; A. Schaube, Handelsgeschichte der romanischen Völkedes
Mittelmeergebietes bis zum Ende der Kreuzzüge, Berlino-Monaco di Baviera 1906.
47
D. Jacoby, Amalfi nell’XI secolo: commercio e navigazione nei documenti della
Ghenizà del Cairo, «Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana», 36 (2008), pp.
81-90.
48
A. O. Citarella, The Relations of Amalfi with the Arab World before the Crusades,
«Speculum», 42 (1967), pp. 299-312.
49
Idem, Il commercio di Amalfi cit., p. 23, n. 83.
50
Cl. Cahen, Orient et Occident au temps des croisades, Parigi 1983, pp. 37-38; D.
Jacoby, Les Italiens en Égypte aux XIIe et XIIIe siècles: du comptoir à la colonie?, in
Coloniser au Moyen Age, a cura di M. Balard – A. Ducellier, Parigi 1995, pp. 76-77.
51
B.Z. Kedar, Mercanti genovesi in Alessandria d’Egitto negli anni sessanta del
secolo XI, in Miscellanea di Studi storici II, Genova 1983, p. 22.
52
Jacoby, Les Italiens en Égypte cit., p. 77.
10 MICHEL BALARD
53
A. O. Citarella, Patterns in Medieval Trade: the Commerce of Amalfi Before the
Crusades, «Journal of Economic History», XXXVIII (1968), pp. 544-545.
54
Secondo Al-Zuhri, Kitâb al-Dja’râfiyya, a cura di M. Hadj-Sadok, «Bulletin des
études orientales», XXI (1968), pp. 92-93.
55
A. Luttrell, The Amalfitan Hospices in Jerusalem, in Farrugia (ed.), Amalfi and
Byzantium cit., pp. 105-122; Figliuolo, Amalfi e il Levante cit., pp. 591-593.
56
M. Balard, Amalfi et Byzance aux Xe-XIIe siècles, «Travaux et Mémoires» 6, Paris
1976, pp. 85-95; Falkenhausen, Gli Amalfitani nell’Impero bizantino cit., in Farrugia
(ed.), Amalfi and Byzantium cit., pp. 17-44.
AMALFI NEL MEDITERRANEO MEDIEVALE 11
57
Liudprand of Cremona, Complete works, a cura di P. Squatriti, Washington D.C.,
2007, p. 185.
58
Ibid., pp. 266 e 272.
59
I trattati con Bisanzio, a cura di M. Pozza - G. Ravegnani, Venezia 1993 (Pacta
veneta 4), pp. 21-25.
60
Renouard, Les hommes d’affaires cit., pp. 36-39; Schwarz, Amalfi nell’alto Medioevo
cit., pp. 99-103; J.-M. Martin, Italies normandes XIe-XIIe siècles, Parigi 1994, pp. 340-
341; Gargano, La nobiltà aristocratica cit., pp. 78-81; Falkenhausen, Gli Amalfitani
nell’Impero bizantino cit., pp. 29-37.
61
Falkenhausen, Gli Amalfitani nell’Impero bizantino cit., p. 24, n. 35.
62
Anne Comnène, L’Alexiade, a cura di B. Leib, Parigi 1943, 2, p. 7; si veda A.
Ducellier, La façade maritime de l’Albanie au Moyen Age. Durazzo et Valona du XIe au
XVe siècle, Tessalonica 1981, pp. 71-76 e 87-89.
63
A. Pertusi, Monasteri e monaci italiani all’Athos nell’alto Medioevo, in Le Millénaire
du Mont Athos 963-1963, Chevetogne 1963, 1, pp. 217-251.
12 MICHEL BALARD
64
G. Matthiae, Le porte bronzee bizantine in Italia, Roma 1971.
65
Balard, Amalfi et Byzance cit., pp. 85-95.
66
Del Treppo - Leone, Amalfi medioevale cit.
67
Gargano, Amalfi e Pisa nel Medioevo cit., pp. 98-100.
AMALFI NEL MEDITERRANEO MEDIEVALE 13
dedicano più al servizio della monarchia angioina e poi aragonese, che offre
a loro pensioni e diritti patrimoniali sulle chiese, che alla mercatura68. Per di
più, i pochi profitti ricavati dal commercio non sono rinvestiti nell’attività
mercantile, ma piuttosto nella costruzione di mulini o nell’agricoltura. La
rendita fondiaria prevale sull’intraprendenza mercantile.
D’altra parte, rispetto alle altre repubbliche marinare, Amalfi non
aveva la capacità di adattarsi ad una nuova congiuntura caratterizzata dalla
scomparsa dell’egemonia araba, dallo sfasciamento dell’impero bizantino
abbandonato alla supremazia economica dell’Occidente, e soprattutto
dall’apertura degli orizzonti dal Mar del Nord al Catai. All’opposto di
Amalfi, Genova, Pisa e Venezia hanno creato un ceto mercantile potente che
regge tanto la politica della città quanto la sua attività economica. Hanno
potuto attrare i metalli preziosi, grazie ai loro traffici, e interessare tutti i
loro concittadini all’attività mercantile, tramite contratti specifici. Hanno
saputo creare una flotta di grossi natanti per il trasporto non soltanto dei
prodotti orientali di lusso, ma anche per quello delle materie prime e delle
derrate alimentari. Malgrado la loro concorrenza e il progressivo declino
economico di Pisa, a partire del Duecento, esse si impongono nel ruolo di
mediazione tra Oriente ed Occidente, lasciando agli Amalfitani soltanto
un’espansione limitata al Regno69 e la memoria di un tempo brillante in cui
i loro concittadini del decimo e dell’undicesimo secolo percorrevano tutto
il Mediterraneo e avevano fatto della loro città un modello di ricchezza e
di bellezza.
68
Del Treppo - Leone, Amalfi medioevale cit., pp. 165-175 e 187-205. Si veda pure il
caso di Un mercante amalfitano del XIV secolo: Pandone Sarcaia, di B. Figliuolo - P. F.
Simbula, «Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana», 39-40 (2010), pp. 143-159.
69
J.-M. Martin, Amalfi e le città marinare del Mezzogiorno d’Italia, «Rassegna del
Centro di Cultura e Storia Amalfitana», 39-40 (2010), pp. 29-49.