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La Carta di Gubbio e l’ANCSA

Nonostante la grande abbondanza di testimonianze storiche, in Italia l’esigenza di tutelare i segni


del nostro passato nasce piuttosto tardi.

Il dibattito culturale e la maturazione teorica sulla questione dei centri storici hanno una tappa di
grande rilievo nel Convegno nazionale dal titolo “Salvaguardia e risanamento dei centri storico-
artistici”indetto nel 1960 (17, 18 e 19 settembre) da un gruppo di architetti, urbanisti, giuristi,
studiosi di restauro, e dai rappresentanti dei comuni di Ascoli Piceno, Bergamo, Erice, Ferrara,
Genova, Gubbio, Perugia, Venezia. Le relazioni sono svolte da: Antonio Cederna, Mario Manieri
Elia, Giuseppe Samonà, Gaetano Badano, Domenico Rodella, Egle Renata Trincanato, Giovanni
Romano, Ludovico Belgiojoso, Edoardo Caracciolo e Piero Bottoni.

Esito del Convegno è la celebre Dichiarazione finale nota come Carta di Gubbio.

Il Convegno di Gubbio offre l’occasione per fare un bilancio sulla situazione dei centri storici,
sull’insufficienza normativa dei piani regolatori, sulla tecnica urbanistica e confrontare
contemporaneamente le esperienze concrete di alcuni piani e il relativo approccio al tema
dell’intervento nei centri storici:

• occorre estendere “il concetto di tutela di ogni singolo monumento a tutto l’ambiente antico
della città” (...) “monumento da rispettare è tutta la città antica, tutto l’insieme della sua struttura
urbanistica, quale si è venuta lentamente componendo nei secoli”

• tutti i centri antichi vanno tenuti in vita, allontanando tutte le attività incompatibili o suscettibili di
alterare l’antica struttura urbana e controllando i fenomeni di crescita e di trasformazione
mediante un piano regolatore “illuminato e moderno, che attribuisca ad ogni settore della città
una sua conveniente destinazione”

• è necessario adeguare i centri storici alle esigenze della vita contemporanea

• Le sole leggi di tutela in vigore, datate 1939, e l’azione inibitrice dei vincoli, puntiforme e limitata,
non possono garantire la salvaguardia.

• E’ radicata la convinzione che la salvezza dei centri storici dipenda dalla corretta pianificazione
del territorio e dall’efficacia degli strumenti urbanistici, primo fra tutti il piano regolatore.

• Le esperienze recentemente condotte consentono inoltre di articolare il tema del risanamento


nelle sue molteplici declinazioni – tecniche, finanziarie, giuridiche – e di proporre come nodale la
variabile sociale, quelle della residenza nei centri storici

La Carta di Gubbio é una dichiarazione di principi sulla salvaguardia ed il risanamento dei centri
storici che riconosce l'importanza nazionale della questione

• ritiene di estrema urgenza il procedere ad una ricognizione e classificazione dei centri storici e
delle zone da salvaguardare e risanare;

• giudica assolutamente necessario che i centri storici siano inseriti nei Piani regolatori generali,
poiché la loro salvaguardia e da considerarsi "premessa allo stesso sviluppo della città
moderna”;

• invoca l'immediata disposizione di vincoli di salvaguardia e la sospensione di ogni intervento


edificatorio, in attesa della predisposizione dei necessari Piani di risanamento conservativo: essi
vengono intesi come speciali piani particolareggiati di iniziativa pubblica, di cui un'apposita,
urgente, legge generale dovrà stabilire caratteri e procedure; la legge dovrà anche definire criteri
e finanziamenti per il censimento dei centri storici e prevedere, tra gli operatori del risanamento,
gli Enti per l'edilizia sovvenzionata.

La Carta di Gubbio sul piano delle modalità operative "rifiuta i criteri del ripristino e delle aggiunte
stilistiche, del rifacimento mimetico, della "demolizione" di edifici anche modesti, non ammette
diradamenti del tessuto, isolamento di monumenti, nuovi inserimenti in ambiente antico.

Si afferma che gli interventi di risanamento conservativo, basati su una preliminare profonda
valutazione di carattere storico-critico, devono essenzialmente consistere:

• nel consolidamento delle strutture essenziali degli edifici;

• nell’eliminazione delle recenti sovrastrutture a carattere utilitario dannose all’ambiente ed


all’igiene;

• nella ricomposizione delle unità immobiliari per ottenere abitazioni funzionali ed igieniche, dotate
di adeguati impianti e servizi igienici, o altre destinazioni per attività economiche o pubbliche o
per attrezzature di modesta entità compatibili con l’ambiente, conservando al tempo stesso vani
ed elementi interni ai quali l’indagine storico-critica abbia attribuito un valore;

• nella restituzione, ove possibile, degli spazi liberi a giardino ed orto;


• nell’istituzione dei vincoli di intangibilità e di non edificazione

Si ravvisa la necessità che la valutazione storico-critica debba, per omogeneità di giudizi, essere
affidata ad una commissione regionale ad alto livello e che la redazione dei piani di risanamento e
dei comparti, da affidare ai tecnici qualificati, avvenga in stretta connessione con la commissione
regionale e con i progettisti dei Piani Regolatori.

Si suggerisce che la pubblicazione dei piani di risanamento conservativo si avvalga di una


procedura particolare, in cui siano previste forme di pubblicità estesa, come ad esempio, la
contemporanea esposizione in sede regionale oltre che locale, al fine di consentire osservazioni
qualificate e l’esame delle osservazioni con l’intervento di particolari competenze.

Si afferma che nei progetti di risanamento una particolare cura deve essere posta
nell’individuazione della struttura sociale che caratterizza i quartieri e che, tenuto conto delle
necessarie operazioni di sfollamento dei vani sovraffollati, sia garantito agli abitanti di ogni
comparto il diritto di optare per la rioccupazione delle abitazioni e delle botteghe risanate, dopo
un periodo di alloggiamento temporaneo, al quale dovranno provvedere gli Enti per la edilizia
sovvenzionata. In particolare dovranno essere rispettati, per quanto possibile, i contratti di
locazione, le licenze commerciali ed artigianali, ecc., preesistenti all’operazione di risanamento.

Per la pratica attuazione di tali principi, si invoca un urgente provvedimento di legge generale che
risolva in modo organico la complessa materia e stabilisca:

• le modalità ed il finanziamento per il censimento dei centri storici;

• la programmazione delle operazioni alla scala nazionale;

• le modalità per la formazione dei piani esecutivi di risanamento conservativo, secondo i


principi enunciati, affidando ai Comuni la responsabilità delle operazioni per la loro
realizzazione;

• le procedure per la disponibilità dei locali durante le operazioni di risanamento, ivi comprese
le modalità per la formazione dei consorzi obbligatori e per un rapido svolgimento delle
pratiche di esproprio o prevedendo anche la sostituzione, da parte del Comune, di Enti o di
cooperative, ai proprietari inadempienti o che ne facessero domanda.


Si auspica, infine, che gli studi ed i risultati del Convegno possano proseguire ed a tal scopo si
decide che il Comitato promotore del Convegno si trasformi in Comitato permanente, cooptando
le forze culturali e le Amministrazioni particolarmente interessate alla prosecuzione degli studi, e
che sia dato modo di poter esemplificare al più presto, in concreto, alcune realizzazioni nei centri
ove gli studi sono più maturi, realizzazioni che servano per la verifica dei principi enunciati e per la
formulazione ed il perfezionamento della legge generale

Il comitato promotore del Convegno di Gubbio, si trasformerà l’anno successivo in Comitato


permanente fondando a Gubbio l’Associazione nazionale centri storico- artistici (ANCSA).

L’Associazione si proporrà per statuto di:

• promuovere studi e ricerche pluridisciplinari per la salvaguardia e il risanamento dei centri


storici;

• raccogliere e coordinare le risultanze degli studi e delle ricerche elaborate in sedi diverse (Enti
pubblici, Università, etc.);

• promuovere iniziative di incontro e di confronto, nonché interventi a carattere sperimentale;

• prestare agli Enti ed ai privati interessati opera di consulenza critica ed assistenza tecnica;

• elaborare sperimentalmente e promuovere a livello generale adeguati provvedimenti legislativi e


normativi;

• promuovere e svolgere ogni altra attività ritenuta attinente ai fini sociali.

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