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Come noto, il pavimento a scacchi rappresenta la parte esoterica terrestre, posta alla

base della terra e che viene percorsa dall'uomo, così come la vita terrena umana viene
vissuta.
Non l'aria, non il fuoco, non il simbolo gestuale, ma un simbolo materiale aderente
alla terra: un simbolo esoterico che codifica l'esistenza terrena dell'uomo,
anticipatoria e foriera della nuova vita che l'uomo dovrà conoscere una volta superata
la contraddizione della materia.
Ed è proprio di contraddizione che trattasi. Il pavimento, infatti, è composto da
mattonelle che si alternano in modo costante e proporzionale in colore bianco e
colore nero, due opposti cromatici.
Ma chi si pone sopra queste mattonelle? L'essere umano che, nel camminare, calpesta
simultaneamente il bianco e nero, sintetizzando in tal modo il significato più
recondito di questo simbolo.
La discromia del pavimento appare in primo luogo un'idea di opposti contigui,
pertanto ben lungi dal rappresentare un'equivalenza del tao orientale, che viceversa ha
una compenetrazione degli opposti: “in ogni bene c'è sempre un pò di male e
viceversa”.
Col pavimento a scacchi ci troviamo di fronte all'alternanza, ossia di fronte al bene
v'è il male, o ancora, la medaglia ha una faccia benevola ed una malevola.
La distinzione che può apparire di lana caprina non lo è. Infatti, altro è dire che il
bene ha in sè il seme del male, altro è dire che di fronte al bene vi è il male.
L'alternanza consente una sintesi di consapevolezza che non è possibile nella
compenetrazione degli elementi. In questo secondo caso l'opera dell'uomo è
conoscitiva, ossia scopre la parte nera presente nel bianco, nel primo caso,
nell'alternanza, l'opera dell'uomo è prima di tutto alchemica, ossia tramuta
l'alternanza in una sintesi, che avviene per mezzo dell'opera dell'uomo stesso; Egli
cammina insieme sopra al nero e sopra al bianco, tramutando il suo essere nell'al di là
del nero e del bianco, facendo sì che il suo cammino sia divino.
Solo il superamento dell'alternanza, infatti, restituisce l'uomo alla sua natura primaria,
prima della caduta, prima della conoscenza del bene e del male.
Bene e male, altro non sono che categorie codificate e interpretate da una morale
temporale, spaziale o sacramentale.
Uccidere un uomo è male sempre? Se salvo miliardi di persone forse no...se serve per
accrescere il mio portafoglio forse si...se serve a ingraziarsi il volere del dio forse
ancora no. Purtuttavia il gesto è sempre lo stesso, ma tramuta in funzione
dell'interpretazione umana, così come il colore, bianco e nero, sono interpretazione
del riflesso elettromagnetico che avviene per opera del cervello.
Ed allora come superare questa mutevolezza e questa oscillazione? E' l'uomo il ponte
che consente di superare questa alternanza, determinando al di là di sè stesso e della
società l'intenzione superiore ad ogni morale e traducendo l'alternanza in un
pentagramma musicale ove non v'è nota che stoni, ma ogni nota compone l'opera
superiore e divina del compimento ultimo: la divinizzazione umana, la fusione ed il
ritorno alla sorgente divina.
Questo cammino è impossibile in assenza delle due mattonelle, in quanto toglierebbe
all'essere umano la possibilità della sua trasformazione alchemica.

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