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Provo a fare chiarezza, soprattutto per i non-musicisti.

Il circolo delle quinte (che non è una cooperativa di professionisti bocciofili) è un grafico che mostra le relazioni tra le
note. E’ detto anche circolo delle tonalità e vede le note separate da intervalli di quinta in senso orario e di quarta in
senso antiorario. Se partiamo dal Do posizionato alle ore 12 (come da immagine in alto), procedendo verso destra
troveremo un Sol che altro non è che la quinta nota della scala di Do maggiore (la “quinta” appunto) mentre verso
sinistra un Fa che è il quarto grado, quindi “quarta”. Procedendo sempre in senso antiorario troveremo un Sib che altro
non è che la quarta di Fa, etc.

Considerando la progressione VI — II — V — I in tonalità di Do maggiore: La— Re — Sol — Do (che si riassume in


una sequenza di cadenze perfette) la corrispondente “negativa” si ottiene dalla parte opposta del circolo delle
quinte, Mib — Sib — Fa — Do (che è una sequenza di cadenze plagali).

Guardando sempre la nostra bella immagine del circolo delle quinte, è come se tracciassimo una linea tra Do e la sua
quinta, ossia Sol, dividendo le tonalità in due sezioni o “polarità”: a destra positiva e a sx negativa. Per ogni nota
presente nell’emisfero positivo, corrisponde una nota in quello negativo.
L’opposto di Fa è Re, quello di Fa# è Do# (e viceversa), etc.

Il concetto di Armonia Negativa si deve alle chiacchierate tra Jacob Colliered Herbie Hancock, ma in realtà era già
stato trattato da Ernst Levy nel libro A theory of Harmony e da Steve Coleman in varie composizioni. Secondo Levy, è
un pò come considerare una pianta: la parte visibile, le foglie, i fiori, sono l’armonia positiva mentre le radici, nascoste
dalla terra, l’armonia negativa.

E’ un’armonia simmetrica, più che negativa, ma in realtà si dovrebbe definire opposta dato che un accordo maggiore
diventa minore o un accordo diminuito diventa un accordo minore-6 (sesta).

Non si può considerare una teoria rivoluzionaria ma certamente una teoria interessante ed un metodo per i musicisti di
improvvisare seguendo schemi diversi dal solito, così come una fonte di variazione stilistica per i compositori, come
possiamo ascoltare da questi esempi di brani celebri risuonati in chiave “negativa”.

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