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In ambito scientifico e più prettamente anatomico si preferisce invece numerare le

dita, assegnandole così un nome legato alla loro posizione. Si ha così che, in
senso latero-mediale, il pollice è considerato primo dito, l'indice secondo dito,
il medio terzo dito, l'anulare quarto dito ed il mignolo quinto dito.

Lo sviluppo cerebrale e la locomozione bipede eretta hanno permesso di utilizzare,


fin dai primi antenati dell'uomo attuale, come gli australopitecini, le mani come
mezzo per costruire ed utilizzare strumenti e fare evolvere all'atto pratico molte
delle variegate attività umane, liberandole dal compito locomotorio. Si ritiene che
la specie A. garhi possa essere stata la prima ad evolvere strumenti in senso
stretto. Le mani e la loro anatomia ed evoluzione permettono di ricostruire il
percorso evolutivo che ha poi portato all'acquisizione di progressive abilità
pratiche, fino alla capacità della cultura acheuleana. L'elongazione delle dita,
che ha riguardato in parallelo anche i panini, è uno degli elementi chiave riguardo
a questo aspetto e viene completato dalla presa di precisione tra il pollice e le
falangi distali delle dita reso possibile dai pollici opponibili. Nonostante la
mano umana abbia uniche caratteristiche anatomiche, tra cui un pollice più lungo e
le dita che possono essere controllate individualmente a un livello superiore, la
destrezza della mano umana non può essere spiegata esclusivamente da fattori
anatomici ma anche da aspetti neurali. Le proporzioni della mano umana sono
sufficientemente plesiomorfiche con i progenitori delle scimmie antropomorfe
attuali ma scimpanzé e gorilla, in modo indipendente, hanno acquisito metacarpi
allungati come parte del loro adattamento alle loro modalità di locomozione; i
pollici e le mani allungate si avvicinano maggiormente alle proporzioni della mano
di scimmie del Miocene rispetto a quelle dei primati attuali: gli esseri umani non
si sono evoluti da scimmie clinograde, ma sono probabilmente passate
differentemente all'andatura bipede dalla brachiazione, condivisa con gli antenati
di scimpanzé e gorilla, che in modo indipendente acquisirono metacarpi allungati
come parte del loro adattamento alle loro modalità di locomozione. Molti elementi
di mani primitive hanno caratteristiche presenti molto probabilmente nell'ultimo
antenato comune tra esseri umani e scimpanzé (CHLCA) e assenti nella moderna specie
sapiens, sono ancora presenti nelle mani di Australopithecus, Paranthropus e Homo
floresiensis. Questo suggerisce che i cambiamenti derivati negli esseri umani
moderni (e affini, come i Neanderthal) non si sono evoluti fino a 2,5 a 1,5 milioni
di anni fa ma dopo la comparsa dei primi strumenti di pietra acheuleani. I pollici
di Ardipithecus ramidus, un candidato CHLCA, sono robusti come negli esseri umani,
e quindi sono una caratteristica primitiva, mentre le palme di altri primati
esistenti superiori sono allungate al punto che alcune delle funzioni originarie
del pollice sono andate perse.

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