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Naturales Quaestiones di Seneca

Tra le numerosissime opere prodotte da Seneca, le Naturales Quaestiones si rivolgono


all'ambito scientifico-naturale. Bisogna precisare però che egli non era uno scienziato,
bensì un filosofo della scienza, cioè colui che si occupa di descrivere e spiegare i risultati
conseguiti dalla scienza in campo etico, morale e sociale.
L'opera è divisa in 7 libri, ognuno dei quali si conclude con un epilogo, la cui funzione è di
distogliere l'uomo dalle paure e dalle angosce delle cose che non possono essere spiegate
razionalmente. La scienza viene quindi considerata come alleata alla filosofia, in quanto ha
come fine quello di alleviare i dolori dell'uomo. La filosofia scientifica di Seneca può essere
definita come un illuminismo con finalità etiche. Lucrezio col De rerum natura, cercando di
diffondere la filosofia epicurea, poneva come fine quello di distrarre e infine liberare
l'uomo dai problemi relativi alla religio e all'ignoranza; Seneca invece aggiunge alla sua
ricerca scientifica un fine religioso più intenso e preciso: al materialismo puro di Lucrezio
egli sostituì l'ideale astratto del panteismo (tipico dello stoicismo), e cioè la presenza di Dio
in tutto l'universo e non solo nell'animo umano.

Ma la posizione di Seneca riguardo al progresso scientifico, simile a quella di Lucrezio, è


positiva e più che ottimista: col progresso scientifico l'uomo raggiunge gradualmente una
maggiore conoscenza della natura che lo circonda, che permette un accesso diretto al
Logos universale, quell’ordine cosmico che governa qualsiasi cosa.

Per quanto riguarda il progresso tecnologico, invece, non si può affermare lo stesso. Il
progresso tecnologico viene visto come una manipolazione della natura che porta l'uomo
ad un benessere materiale proiettandolo verso una dimensione di solo piacere ed agio,
conducendolo alla corruzione, all'avarizia e all'egoismo.

Viene fatto l’esempio degli specchi:


Gli specchi furono inventati affinché l’uomo potesse conoscersi ed avere una nozione di sé
e di molte altre cose, come ad esempio l’uomo bello, che deve evitare l’infamia, l’uomo
brutto, che deve compensare le sue caratteristiche in virtù, ed il giovane, che deve avere la
consapevolezza di dover imparare e osare imprese importanti. Ma qual è stato lo stile di
vita di chi si pettinava e si vantava davanti allo specchio?
Gli uomini, secondo Seneca, utilizzano spesso male le loro invenzioni: un’invenzione utile
come lo specchio è infatti divenuta strumento di vanità e lussuria, culto dell’ignoranza.

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