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L’ossessivo sperimenta molta frustrazione per non aver portato a termine un compito, o
per non aver raggiunto gli standard che si è imposto, e sperimenta molta invidia per coloro
che, pur non avendo seguito “il metodo corretto”, ottengono risultati e riconoscimenti
migliori. Per gli ossessivi esprimere pubblicamente la rabbia è considerato inaccettabile: se
la rabbia aumenta, loro aumentano ogni volta anche gli sforzi per reprimerla, fino a
gravare pesantemente sul bilancio psicoenergetico dell’individuo e della sua famiglia.
In genere gli ossessivi attribuiscono a loro stessi standard più elevati, che tengono
costantemente sotto controllo al fine di evitare di sbagliare: per queste persone
commettere errori ed essere rimproverati per le loro mancanze è un’esperienza terribile
che va evitata a tutti i costi!
La personalità ossessiva vive in un mondo in bianco e nero, non esistono altri toni, nemmeno il grigio è
contemplato. Le regole e il rigore sono il pane quotidiano, cerca la perfezione ed è determinato nel
perseguirla, “devo eccellere altrimenti non sono nessuno!”.
Ricordate la signorina Rottenmeier , la governante di Heidi? Ops, “devo essere molto precisa“, governante
di Clara, amica di Heidi. Sì, proprio lei, la terribile, perfettina, petulante, severissima, rigorosissima e
professionalmente implacabile Rottenmier. Non ne lasciava passare una ed era sempre pronta a castigare
le mal capitate. La sua vita era fatta di estremi, tutto scandito da una serie di rigide regole ed eccessi.
Ma, secondo voi, che disturbo della personalità presentava? Anancastico, ergo Ossessivo-Compulsivo!
L’ossessivo vive in un mondo in bianco e nero, non esistono altri toni, nemmeno il grigio è contemplato.
Le regole e il rigore sono il pane quotidiano, cerca la perfezione ed è determinato nel perseguirla, “devo
eccellere altrimenti non sono nessuno!”.
Salta da un estremo all’altro di un continuum, non esistono vie di mezzo, anzi non sono neppure
considerate le mezze misure. Si tratta, dunque, di una personalità dicotomica, che si muove tra il tutto o il
nulla, fra contraddizioni morali, di pensiero e di comportamento.
L’ossessivo vive di logica, nella razionalità e nell’ordine, concetti che mal si miscelano alle emozioni. E’
molto formale nelle relazioni, educato e corretto al punto da risultare giudicante, critico, controllante e
punitivo nei confronti di coloro che non rientrino negli schemi. Nel rapporto con gli altri tende
al comando, a dare disposizioni per potere controllare meglio, e quando dice qualcosa in realtà impartisce
ordini da far eseguire meticolosamente, solo cosi appaga il bisogno di tranquillità. Non ha fiducia in
nessuno, il delegare sarebbe un rischio, se lo facesse verrebbero meno il controllo e le regole.
Svolge una vita dedita alla produttività, raggiunta attraverso attività programmate, elaborazione di
schemi, liste. E il denaro? E’ da accumulare in vista di catastrofi future.
Ma, il vero nemico della personalità ossessiva è il controllo minuzioso di ogni minima cosa fino al punto
da riuscire a procrastinare gli impegni più importanti per raggiungere la minima perfezione.
Rischia la noia e per questo è disposto a qualsiasi esagerazione: è una personalità inquieta. E alla fine
approda nella depressione, perché fondamentalmente l’ossessivo si auto-svaluta, si auto-critica, e, così
facendo, i pilastri della rigidità crollano.
L’affettività è anch’essa controllata e ampollosa, vissuta con disagio, al punto che la relazione affettiva è
percepita come una potenziale minaccia alla propria autostima, fragile e traballante visto l’alto grado di
dubbio mosso da se stesso nei confronti delle proprie capacità.
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L’infanzia di questa persona, pare sia stata costellata da una scarsa valorizzazione, poco riconoscimento e
un insufficiente amore da parte dell’ambiente familiare sterile, di conseguenza il bimbo ha dovuto
sviluppare una serie di regole rigide che gli permettessero di sopravvivere.
Cosa fare?
3) esplorare insieme i problemi legati al controllo e alla frustrazione associati con il perfezionismo;
4) sviluppare delle aspettative più realistiche su di sé, riportandoli alla realtà dei fatti;
6) aiutare a sviluppare fiducia verso gli altri, delegando loro dei compiti;