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Indice

Capitolo I
Capitolo II
Capitolo VI
Capitolo III
Capitolo VII
Capitolo IV
Capitolo VIII
Capitolo X
Capitolo V
Capitolo IX
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79
39
95
55
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65
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Uscire dalla morsa dellansia
Quando il panico ci paralizza
Non facciamoci bruciare dallo stress
Depressione: abbiamo le risorse per uscirne
Lamore gioia, evitiamo che ci faccia soffrire
Paure e manie sono amiche da ascoltare
Alla radice delle malattie
Lavorare senza disagi
Come vivere bene la solitudine
Gli atteggiamenti sbagliati che fanno ingrassare
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nsia, attacchi di panico, depressione e stress sono
in costante aumento nel mondo occidentale. Le
cause e le modalit con cui si presentano
variano da persona a persona, ma esiste un lo
conduttore che lega tra loro tutti questi disturbi.
Alla base c sempre unesistenza compressa, un
talento sprecato, una noia che, prima o poi,
presenta un conto salato. La Vita che scorre
dentro di noi si ribella e fa di tutto per uscire
allo scoperto, per far sentire la sua voce. Parla il
linguaggio estremo del disagio per poter
abbattere le nostre barriere mentali, quelle che
ci fanno stare male. Ci destruttura per far s che
ci ricostruiamo, in un ordine che sia nalmente
vicino alla nostra vera natura. Il malessere
una risorsa preziosa, che pu aiutarci a
riprendere in mano la nostra esistenza. Questo
volume raccoglie le risposte di Raffaele Morelli
alle domande di tanti suoi lettori e dei
partecipanti ai gruppi dincontro. Troviamo
nelle sue parole consigli pratici e la chiave per
imparare ad accogliere il nuovo, stimolare la
creativit, incontrare noi stessi per poter uscire
dalla sofferenza. Da persone nalmente libere.
Introduzione
A
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Capitolo I
Lansia un naturale stato di mobilitazione
delle nostre risorse psichiche e siche
per affrontare un evento inatteso o pericoloso.
Quando per sempre viva e senza cause reali,
allora segnala uno stato di disagio profondo.
Lansioso impegnato prevedere il futuro
e ripensa sempre agli errori del passato.
Vuole controllare tutto, cos non vive bene.
La via duscita accettare linvito a rinnovarsi
che viene dalla nostra essenza profonda.
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Capitolo I
ogli lattimo, credendo il meno
possibile nel domani. Con queste parole
Orazio, poeta latino, consigliava alla bella
Leuconoe di stare nel presente, senza pensare
a un futuro inesistente. Un suggerimento
valido ancora oggi, soprattutto per chi soffre
dansia; lansioso , infatti, in costante
accelerazione, sempre proiettato verso ci che
sar. Intanto pensa al passato, agli errori che
ha fatto e si propone di non ripetere.
Si mette continuamente in discussione e non
contento di s. Eppure, a saperlo ascoltare,
questo disturbo pu essere una fortuna:
lespressione di una vitalit e di unenergia
compresse, che chiedono spazio nella nostra
esistenza. Lansia segnala che ci sentiamo
soffocare in una relazione che non
funziona, in una vita che non corrisponde
alle nostre esigenze pi profonde.
Ecco dunque la maniera di uscire dal
disagio: cercare il nuovo, il cambiamento, la
gioia nel presente. Liberiamoci
dalloppressione che ci imponiamo con il
perfezionismo e lipercontrollo, cos ci
libereremo dal senso di soffocamento.
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Uscire dalla morsa dellansia
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Il numero degli italiani che soffrono dansia
molto alto ed destinato ad aumentare.
Ma cos realmente lansia? E quali possono
essere le cure pi adatte?
La parola ansia deriva etimologicamente dal latino angere che angere angere
signica stringere, comprimere, chiudere alla gola. E, in effetti, il
termine rende ben conto della sensazione di schiacciamento e
oppressione che normalmente caratterizza la fase acuta del distur-
bo. Le cure farmacologiche sono generalmente prescritte da psi-
chiatri e medici di base, afancate talvolta da un sostegno psico-
terapeutico che aiuti a controllare il disturbo.
Ma come ci si accorge di essere ansiosi?
Guardiamo anzitutto ai sintomi, che ci forniscono un primo in-
dizio. I pi comuni sono il nervosismo costante, un senso di ap-
prensione eccessiva verso se stessi e i propri cari, no alle manife-
stazioni fisiche vere e proprie, come la facilit al pianto, le
palpitazioni, la nausea, le vertigini, i tremori, laumento della
sudorazione o della frequenza respiratoria.
la stessa sintomatologia che, in alcuni aspetti e in certi momen-
ti, colpisce tutti in alcune situazioni, per esempio quando ci si
trova a dover fronteggiare un pericolo, un evento imprevisto op-
pure una questione di non facile soluzione.
In questo caso, lansia svolge una funzione utile, sollecitando lor-
ganismo a mobilitare le proprie risorse per riuscire ad affrontare
il fatto che deve vericarsi.
Il conne tra una reazione ansiosa normale e il disagio sta tutto
nella loro durata: se, cessato lo stimolo, lansia sedata, non c
patologia, ma quando lansia diventa lunica modalit (o la mo-
dalit prevalente) per rapportarsi alla realt e quasi uno stato
costante e duraturo, allora il caso di intervenire.
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Capitolo I
Da queste parole, dunque, sembrerebbe che tutti,
chi prima e chi poi, abbiano conosciuto il disagio
dellansia... Ma come (e perch) si scivola cos
facilmente dalla normalit alla patologia?
C un modo di vivere in cui lansia mette salde radici. In genere,
lansioso una persona in costante accelerazione, sempre proiet-
tata avanti. La sua mente occupata a prevedere cosa potrebbe
succedere in futuro, le conseguenze di ogni azione, tutto per poter
pianicare in anticipo possibili scenari di intervento.
La cosa peggiore che questo meccanismo tuttaltro che lineare.
Nel pronosticare il futuro, infatti, la persona ansiosa fa rivivere il
suo passato, analizzandolo come paradigma di ci che potrebbe
essere e che potrebbe ripresentarsi. Cos facendo, si trascina in un
circolo vizioso dal quale uscire pu essere davvero difcile.
Quindi la persona ansiosa vive una relazione
sbagliata con il tempo?
Non solo. Nel suo cammino a ritroso lansioso si mette in discus-
sione, ripensa e rivaluta i vecchi errori, si colpevolizza e si giudica,
riproponendosi di non caderci pi, di fare meglio, di essere pi
bravo. Questo in realt il vero errore, che scatena la crisi.
Fustigarsi e punirsi di comportamenti che appartengono al pas-
sato, oltre a non avere alcun senso, porta inevitabilmente a por-
re in discussione la propria autostima, alimentando proprio per
questo le differenti preoccupazioni per il futuro.
Daltro canto lo stimolo a fare meglio necessario
se si vuole raggiungere lobiettivo...
Questo un concetto vecchio come il mondo, glio di uneduca-
zione fatta di imposizioni, di premi e di punizioni. Fare meglio
Uscire dalla morsa dellansia
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in realt unespressione vuota, priva di signicato, nella quale
si nascondono le frustrazioni per ci che non siamo e che vor-
remmo essere, le aspettative che temiamo di aver deluso, i pe-
santi sensi di colpa per non aver agito come avremmo dovuto.
Ma veramente unoperazione immotivata. Riettiamo: innanzi-
tutto mancano i parametri di riferimento, che peraltro, data per
buona questa logica, sarebbero necessari per tarare lazione.
Bisogna fare meglio di chi? Rispetto a che cosa? A quale dei mille
e svariati insegnamenti che abbiamo ricevuto nella vita?
Ma anche nel caso che la pietra di paragone fosse chiara nella
nostra mente, a questo approccio manca sostanzialmente lanima.
Questo tipo di valutazione appartiene soltanto alla mente razio-
nale. E quando questa occupa tutto il nostro orizzonte, non pu
che bloccare lenergia vitale, costringendola in un angolo.
Allora bisogna buttare via tutti i punti di riferimento
Ma senza modelli come ci si orienta nelle proprie scelte?
I modelli non sono altro che simulacri vuoti. Non sono noi, non
fanno parte di ci che siamo, ci restano solo appiccicati addosso
soffocando la nostra vera identit.
Cos ci ritroviamo a dire e a fare cose che non ci appartengono
pur di assomigliarvi. Ci caliamo nella parte della buona madre di
famiglia, dellimpiegato perfetto, dellamico del cuore, recitando
ruoli pressati e indossando delle maschere imposte.
In questo modo, invece di scegliere per noi stessi, scegliamo in
base al ruolo che interpretiamo. E, inevitabilmente, stiamo male.
Bisogna imparare a lasciar uire le forze che abitano dentro di noi
e che, da sole e senza alcun aiuto, possono destrutturare questo
schema cos rovinoso per la salute della mente.
Diventa necessario, quindi, dare maggior spazio allistinto, invece
di continuare in ogni modo a soffocarlo e reprimerlo.
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Lattacco di panico ha una funzione di rottura
rispetto alle abitudini sicure ma anestetizzanti.
Fa emergere forze inespresse, gesti mai compiuti,
desideri irrealizzati che spuntano nella crisi.
Colpisce chi troppo sicuro di s e chi si troppo
adeguato alle aspettative degli altri.
Ci vuole svegliare dalla paura di vivere liberi,
di essere ci che si , senza obbedire a schemi.
Il panico non un nemico che ci vuole uccidere
ma un amico che ci vuol riportare alla vera vita.
Capitolo II
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Capitolo II
omincia con un acuto senso di agitazione
che colpisce senza motivo in un momento
qualsiasi della giornata. Poi il cuore batte e il
respiro diventa affannoso. Ci prende il terrore di
un incombente (ma inesistente) pericolo. Tutto il
mondo intorno un nemico e il corpo si
pietrica. Cos si manifesta lattacco di panico,
che pu concludersi con uno svenimento. Molte
persone che soffrono di questi attacchi pensano
quasi di essere possedute da un mostro che le
assale dimprovviso e fanno di tutto per
scacciarlo. Ma in queste situazioni lottare la
cosa pi sbagliata: quando si avverte che la crisi
si avvicina, lunica cosa da fare non opporsi,
cedere, assecondare il usso. Bisogna lasciare che
la paura, come unonda, travolga le nostre
abitudini e i nostri schemi mentali. La sua forza
ci d la sensazione di essere schiacciati e di
morire. In realt un potente e salutare
richiamo alla vita. Porta in primo piano il
mondo interiore e le emozioni che abbiamo
cercato di frenare. Il panico invita a lasciar
andare il controllo razionale di tutte le proprie
azioni e a farsi travolgere dal usso dirompente
delle emozioni e degli istinti.
C
Quando il panico ci paralizza
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Cos il panico?
Lattacco di panico, diversamente descritto e connotato, sempre
esistito, anche se ancora oggi molti non lo codicano come un
disturbo specico poich i suoi sintomi, psichici e somatici, sono
troppo variegati e spesso ricollegabili a fenomeni dansia. Tuttavia,
molti concordano nel denirlo come una sindrome acuta e croni-
ca che costituisce, insieme allansia e alla depressione, una delle
tre maggiori cause di invalidit individuale e sociale. Varie e sfac-
cettate sono dunque le interpretazioni del panico e delle sue cau-
se, offerte nel corso dei secoli da loso, psicanalisti e studiosi del
cervello appartenenti a scuole, culture e orientamenti diversi, che
lo hanno descritto attraverso lanalisi della sua sintomatologia. Va
per ricordato che a partire dagli anni Venti che lattacco di
panico viene discusso e trattato come un disturbo psichiatrico. E
solo negli anni Sessanta e Settanta si iniziato a studiarlo in modo
sistematico. Inne, negli anni Ottanta stato poi riconosciuto
come una categoria clinica a s.
Cosa accade durante gli attacchi di panico?
Recita un antico proverbio cinese: Se hai delle forze e non le usi,
prima o poi ti si rivolteranno contro. Proprio questo succede nel
disturbo da attacco di panico (o Dap, una vera e propria sindrome):
espressione di una forza viva ma inutilizzata della nostra persona-
lit che, se troppo a lungo repressa, ci si scaraventa contro come
unenorme onda oceanica. Esasperata dallessere respinta,
questonda energetica si esprime attraverso lattacco di panico,
che ci d la sensazione di soffocare e di morire, anche se in real-
t la violenza con la quale il disturbo ci investe un potente e
salutare richiamo alla vita. Se a furia di controllare le nostre rea-
zioni, di dimostrarci ragionevoli di fronte alle difcolt, di evi-
tare i coinvolgimenti emotivi, ci costringiamo a vivere unesisten-
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Capitolo II
za in bianco e nero, lattacco di panico, con la sua forza
irresistibile, gi in agguato. Succede a molte persone che sono
sempre state pacate, posate e tranquille, e che, in mezzo alla folla
di un supermercato o nella ressa di un autobus allora di punta, si
sentono di punto in bianco mancare il respiro, iniziano a sudare,
hanno palpitazioni, avvertono le gambe sempre pi deboli. Dopo
il primo sbandamento, spesso accompagnato dalla vergogna per
quanto accaduto, la persona colpita dallattacco cerca di farcela
da sola, di mostrarsi forte, di combattere, di mettere a tacere il
panico, magari rivolgendosi al medico e chiedendogli una pillola
per guarire e per dimenticare.
Quali caratteristiche caratteriali rendono una persona
pi predisposta al panico?
Lattacco di panico rappresenta una ribellione, una protesta contro
quellequilibrio forzato che - tenendoci chiusi in gabbia - rischia
di soffocare la nostra energia vitale, blocca il respiro, accelera il
battito cardiaco, fa girare la testa e crea il caos dentro di noi per
farci smettere di esistere al pari di automi (non di essere viventi)
nella prigione dorata della nostra perfezione. Di fatto, colui che
soffre di panico in genere si dichiara perfetto cos com, con-
vinto di non avere nulla da cambiare nella propria vita e sostiene
di sapersi comportare solo in un certo modo. Spesso la troppa
paura a farci pensare e vivere cos, il timore di essere fuori posto,
di non seguire letichetta, di tradire le aspettative, di non essere
ben giudicati, di commettere un errore o forse un peccato. Ma
questo atteggiamento cos rigido e ostinato alimenta solo la ripe-
titivit e la tendenza a diventare sterili e fragili. Un modo di vive-
re di questo tipo, in realt, nasconde timori inconfessati nei con-
fronti dellimprevedibilit della vita che, da un momento allaltro,
pu metterci di fronte a colpi di scena e a ingestibili imprevisti.
Quando il panico ci paralizza
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Cos, ci si affanna a tappare tutte le possibili falle, a bloccare
tutte le vie duscita, a nasconderci dentro uninespugnabile torre
davorio, comprimendo dentro di noi lenergia vitale a tal punto
che soltanto la crisi di panico - proprio come un pallone troppo
teso che scoppia - pu liberarla allesterno e farla circolare di nuo-
vo. Per tale motivo, la crisi di panico richiama simbolicamente
anche la forza esplosiva dellorgasmo, unenergia che lascia intra-
vedere come anche dietro un evento debilitante in realt si nascon-
dano forze inespresse, gesti mai compiuti, desideri irrealizzati che
vengono a galla e nalmente si esprimono. Inoltre, il panico rac-
conta di unaltra grande paura: quella di sentirsi liberi, di essere
davvero ci che si , di non dover sottostare a nessuno schema, di
poter fare e affermare quello che ci passa per la mente in quelli-
stante senza dover sottostare allopinione altrui. Questo senso di
libert pu essere vissuto come un nemico o come un tentatore
dal quale difendersi preferendo - follia delle follie - unesistenza su
binari obbligati lungo i quali scivolare con abitudini sicure ma
anestetizzanti. Ma la vera vita non questo! E il panico arriva a
ricordarcelo, senza lasciare via di scampo.
Il panico quindi una via duscita?
Il panico arriva a salvarci quando non resistiamo pi, quando
nella vita imbocchiamo una strada che ci porta cos lontano da
noi stessi da farci diventare dei fantocci, dei personaggi falsi,
inutili e addirittura dannosi. Non facile accorgersi di questa
valenza salvica del panico, soprattutto quando il nostro modo
di essere corrisponde alle aspettative degli altri e si conforma alla
perfezione, a uno stile di vita considerato vincente. I candidati
pi a rischio di panico sono infatti gli individui che danno sempre
il massimo, che non vengono mai colti in fallo, che si dicono si-
curi di s e della loro bravura, che sanno controllare i propri biso-

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