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Vi sono parecchie teorie che cercano di spiegare l’origine della vita, e anche se la maggior parte proviene da

studi di natura biochimica la paleontologia è importante per la ricerca dell’origine della vita perché è quella
da cui provengono le prove che approvano o confutano una o l’altra teoria, l’unica in grado di ottenere
prove effettive con i fossili

Purtroppo data la natura dei primissimi organismi e dei loro fossili non è possibile ricostruire il modo in cui
sia nata la vita, ma si ha traccia di un inizio e di uno sviluppo che passa dagli eucarioti ai procarioti, per poi
passare da unicellulari a pluricellulari e poi anche da organismi totalmente molli ad organismi con parti
dure mineralizzate.

Le teorie si dividono in due grandi gruppi, quelli dell’origine improvvisa e quelli dell’origine lenta.

Dei primi esponenti abbiamo anche teorie religiose, me quella più scientificamente degna di nota è quella
della panspermica, dove la vita si sarebbe originata a bordo di meteoriti e comete che, precipitando sulla
terra, avrebbero portato allo sviluppo terrestre, rimane però adesso il problema di come si sarebbe
sviluppata nello spazio, in pratica con questa teoria si è allontanato il problema.

Le varie teorie dell’origine lenta hanno diversi step in comune: la nuova formazione di molecole organiche
da molecole inorganiche, formazione di molecole complesse da quelle più semplici, passaggio da non vita a
vita, passaggio a eucarioti e passaggio a procarioti.

Sugli ultimi due abbiamo resti nelle rocce che provano l’avvenuta evoluzione da procarioti a eucarioti e poi
da uni a multicellulari, ma ancora è acceso il dibattito sui primi punti.

Le teorie che cercano di spiegare come si siano formate le prime molecole organiche si differenziano per
ordine di formazione e luogo di origine di proteine, acidi nucleici e ribosomi. Esistono infatti teorie che
prendono in considerazione la nascita dell’uno prima dell’altro.

In particolare si parla di origine fenotipica per la teoria dove prima si sono formate le proteine, origine
genotipiche dove si sono formati prima dna e rna, e ribotibica dove invece si pensa che siano i ribosomi i
precursori della vita.

Le teorie infine convergono comunque nel momento in cui metabolismo e replicazione si congiungono e si
formano le prime cellule procariote. Queste non hanno nucleo, sono relativamente le più piccole e si
dividono in eubatteri e archeobatteri. Le eucariote invece hanno un nucleo, sono relativamente grandi e
possono presentare al loro interno mitocondri e cloroplasti per la respirazione cellulare e fotosintesi.

Esistono teorie che metterebbero al primo posto gli eucarioti, ma le prove paleontologiche non dicono
questo. I primi organismi mai trovati erano molto piccoli rispetto ad una normale cellula eucariotica e
vediamo un progressivo accrescimento delle cellule al passare del tempo, è questo quello che ci porta a
concludee dicendo che prima sono venuti i procarioti.

Il modo di nutrirsi degli organismi si divide in due gruppi, ossia un gruppo in cui gli organismi vengono detti
eterotrofi, sono quelli che hanno bisogno di sostanze presenti nel mondo circostante per sopravvivere,
sono per esempio predatori o erbivori e sono chiamati consumatori, gli organismi invece in grado di
prendere energia sfruttando una reazione che non li costringa ad assumere materia organica esterna sono
detti autotrofi, sono i cosiddetti produttori, come le piante e le alghe azurre.

Al giorno d’oggi sono presenti sia consumatori che produttori, ma è molto più probabile che in origine
fossero nati prima i consumatori. Secondo la teoria del brodo primordiale, la vta si sarebbe generata in un
mondo dove l’ossigeno era assente, anzi tossico e dove le condizioni favorissero la costruzione di molecole
organiche primitive come basi azotate, piccoli pezzi di amminoacidi e altre molecole organiche. La terra non
aveva ancora uno strato di ozono, il che permetteva il passaggio di raggi uv, l’aria era composta soprattutto
da metano co2 azoto e cenere vulcanica, l’aria altamente ionizzata e l’acqua oceanica molto calda
formerebbero l’ambiente perfetto per convertire materia inorganica in materia organica. È stato fatto, per
cercare di capire, un esperimento, l’esperimento di miller serviva a ricreare quelle condizioni e verificare se
quelle condizioni permettessero di generare materia organica, in seguito all’esperimento si riusci a
convertire un materiale detto inorganico in organico, repliche più avanzate dello stesso esperimento hanno
permesso la costruzione di materia organica più complessa.

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L’origine della vita è un argomento molto dibattuto sia dai biologi che dai paleontologi, perciò ci sono
diverse teorie, alcune anche un po’ fantascientifiche.

Le teorie si dividono in quelle che pensano sia successo improvvisamente e quelli che invece gli danno
un’origine lenta.

L’origine improvvisa comprende quelle le teorie dove la vita si sia formata non sul nostro pianeta e poi
quelle che gli danno un ‘origine religiosa.

Per quanto riguarda l’origine lenta, si parte con la più discussa, quella del brodo primirdiale, ma esistono
acnhe teorie come l’origine minerale, che indicerebbe che i cristalli che si formano casualmente nelle argille
fini possano diventare lo stampo su cui materiali organici possano essersi depositati. Un’altra teoria invece
indicherebbe l’oceano troppo grande per permettere lo sviluppo della vita e che in realtà le prime cellule si
fossero formate nelle gocce d’acqua depositate nelle ceneri volatili, in queste goccie sarebbero
sopraggiunte le stesse condizioni dell’esperimento di miller formando materia organica, prima semplice e
poi più complesse, le goccioline non sarebbero altre che le prime cellule. L’ultima teoria altrettanto
rilevante è quella che prende in considerazione i vents termali, che sono zone dove l’acqua oceanica in
profondità è in diretto contatto col magma del mantello. In questi vents nella parte più bassa si sarebbero
formati i primi mattoni, materia organica semplice, che via via che risaliva dai vents sarebbe diventata più
compessa, fino poi ad aggregarsi in un punto formando molecole autoreplicanti e proteine che
permettessero un metabolismo.

Con questo genere di teorie di solito si pensa che la forma di alimentazione preferita dagli organismi
fossero quelle eterotrofe, in particolare la fermentazione, quindi via via che le condizioni ambientali
cambiavano, con l’aumento dell’ossigeno oceanico e atmosferico sopraggiunsero gli organismi adatti a vie
metaboliche più complesse come la fotosintesi e respirazione.
L’origine della vita è un argomento molto discusso fra biochimici, biologi e paleontologi. Non si hanno
molte tracce nelle rocce, ma si teorizza che è stato nell’archeano la formazione delle prime forme di vita
sulla terra, circa 4,6 milioni di anni fa. Le teorie che cercano di spiegare come si sia originata sono numerose
e molte di esse non hanno prove concrete, anche per la mancanza di prove paleontologiche.

In passato comunque si dava la causa della nascita della vita ad un evento improvviso, in queste teorie
rientrano anche quelle religiose, ma vi sono alcune plausibili che indicano la provenienza della vita da
meteore e comete.

Le teorie più studiate sono quelle che danno alla vita un’origine lenta. I punti focali di queste teorie sono:
1 la produzione di sostanze organiche da inorganiche 2 formazione di sostanze organiche più complesse
3 passaggio dalla non vita a vita 4 formazione dei primi procarioti 5 passaggio da procarioti ad eucarioti

Il dubbio sorge maggiormente per i primi tre punti, mentre sugli ultimi due punti si hanno prove
paleontologiche. Gli scienziati hanno teorizzato che l’atmosfera e l’oceano primordiale della terra avessero
potuto permettere la formazione di sostanza organica semplice partendo da sostanze inorganiche.
Pensando che la terra nell’archeano, quando si pensa sia nata la vita, avesse un’atmosfera composta
principalmente da co2 metano e azoto e che gli oceani fossero più caldi di adesso, un certo miller compì un
esperimento ricreando in laboratorio le condizioni della terra nell’archeano. Egli scopri che in quelle
condizioni alcuni materiali inorganici potevano formare materiali organici, tra molecole simili a basi azotate
aminoacidi e ribosomi e, in esperimenti più complessi anche atp. Da qui poi esse in qualche modo si
sarebbero unite a formare una cellula, ma il modo in cui esso succede sono solo teorie a causa di mancanza
di prove paleontologiche.

Le teorie che cercano di spiegare come si sia passati da non vita a vita prendono in considerazione l’idea o
che si siano formate prima le proteine (teoria fenotipica), o prima i geni (teoria genotipica), o dai ribosomi
(teoria ribotipica). Comunque dopo un periodo di “convivenza” fra proteine geni e ribosomi si sono formate
le prime cellule.

Continuando con la teoria esse dovevano essere eterotrofe, alimentandosi della materia organica formatasi
attorno a loro, sfruttando sicuramente la fermentazione, il meccanismo più semplice usato dalle cellule per
alimentarsi. La nascita di nuove vie metaboliche comparve solo dopo, a causa in anzitutto della mancanza
dei nutrienti del brodo primordiale, cioè la materia organica dopo anni di consumo doveva essere finita e
quindi gli organismi dovevano trovare un altro modo per alimentarsi, così alcuni trovarono il modo di usare
l’energia solare per produrre direttamente energia, diventando autotrofi, e poi in seguito a causa della
presenza di ossigeno, le cellule impararono la respirazione.

Un’altra teoria è quella minerale, cioè la vita nascerebbe in un altro modo, ossia da strutture di cristalli
nell’argilla, poi questi sono stati sostituiti progressivamente da materia organica.

Esistono inoltre altre due teorie che tolgono importanza all’oceano primordiale. La prima è quella di woose,
che dice che in realtà la costruzione delle prime biomolecole sia successa in realtà nella densa atmosfera,
dove co2 metano e azoto erano i principali componenti e nell’aria erano sospese numerose particelle sulla
quali goccioline di vapore si condensavano. Le gocce discioglievano i minerali delle particelle che poi
reagivano con le molecole dell’atmosfera formando molecole organiche. Queste gocciole non erano altro
che i precursori delle cellule. L’ultima teoria è quella secondo la quale la vita si sia formata all’interno di
vents idrotermali, dove l’ambiente era simile a quello dell’esperimento di miller, più in basso nei vents si
sarebbero formate le prime molecole organiche, poi salendo le temperature si abbassavano permettendo
la formazione di molecole organiche più complesse, più in alto ancora queste molecole si sarebbero
rapportate fra loro formando i primi organismi.
Dopo la formazione dei materiali componenti delle cellule, ora rimane da chiarire il modo in cui si sono
formate le prime cellule.

La teoria procariotica ritiene che i batteri furono i primi esseri viventi a formarsi, essendo i più semplici ora
esistenti. Le cellule eucariotiche si sarebbero formate dopo, in seguito alla formazione del nucleo e alla
formazione di una simbiosi con altri batteri. Si pensa infatti che le cellule vegetali e animali derivassero
dall’unione di cellule eterotrofe con batteri aerobici e batteri fotosintetici. Ciò spiegherebbe anche il perché
i mitocondri e i cloroplasti abbiano un dna diverso dal resto della cellula.

La teoria acariotica da un antenato comune sia ai batteri che ai eucarioti. Questo doveva essere una cellula
non nucleata e da essa si sarebbero dovute formare tre linee filetiche, una per i eucarioti, i protisti, e due
per i procarioti, archeobatteri ed eubatteri.

La teoria eucariotica ritiene invece l’esatto opposto delle altre, ossia che in realtà le prime cellule siano
eucariotiche e che i procarioti si sarebbero divisi da queste cellule tramite una simbiosi inversa, ma questa
teoria è facilmente confutabile dalle prove paleontologiche.

Infine vi è la teoria ribotipica della cellula, secondo cui si sarebbero formati molto presto ribosomi ad alto
peso molecolare e le cellule che li conteneva erano microcarioti, ossia cellule con un nucleo piccolissimo
con diametro inferiore al micron, da cui poi si sarebbero formati i discendenti dei batteri e poi i
microeucarioti, da cui discenderanno i moderni eucarioti per ingrandimento del nucleo.

Le prime tracce fossili si trovano in rocce che risalgono a 3.500 milioni di anni fa, nell’archeano.

I fossili di quest’età appartengono all’eone archeozoico e si trovano sottoforma di stromatoliti. Depositi


simili sono tanto rari che gli unici ritrovamenti fatti sono principalmente quattro gruppi, due in Africa e due
in Australia con età compresa fra i 3.500 m.a. e i 2.800 m.a.

Sono stati rinvenuti tracce di microorganismi sferici come alle odierne chrooccocales e anche organismi
bastoncellari che indicherebbero che già in questo periodo si erano istaurati ecosistemi complessi con
microorganismi fotosintetici, ma ancora l’ossigeno era consumato dai processi di ossidazione, perciò la vita
ancora non aveva sviluppato la capacità di consumarlo per produrre energia.

I primi organismi aerobici si formarono nel proterozoico inferiore tra 2.500 m.a. e 1.600 m.a.

Di questo periodo si hanno sempre tracce stromatolitiche come nell’archeano, ma a causa dell’evoluzione
dell’ambiente, che aveva nell’atmosfera adesso molto più ossigeno di prima, oltre all’evoluzione degli
organismi fotosintetici vi è stata anche quella degli organismi aerobi. 2 miliardi di anni fa l’ossigeno smise di
essere consumato per ossidazione ed incominciò ad accumularsi nell’atmosfera e nell’idrosfera. Le forme di
vita di questo periodo hanno avuto un’esplosione di diversità, oltre 100 generi sono stati ritrovati in oltre
40 siti che risalerebbero al proterozoico inferiore, ma solo la metà di essi sarebbero autentificati, la causa di
questa diversificazione è data dalla sperimentazione da parte della vita per adattarsi al nuovo ambiente
aerobico

Nel proterozoico medio e superiore avvengono la comparsa di eucarioti unicellulari e pluricellulari.

I primi eucarioti rinvenuti sono microfossili trovati nelle argille fini formatesi 1.400 milioni di anni fa. Sono
gli acritarchi, cellule sferiche molto più grandi rispetto ai tipici procarioti, si pensa che l’aumento delle
dimensioni della struttura esterna è accompagnata dall’aumento del genoma, e organismi così grandi sono
solitamente eucarioti con un nucleo che contiene il genoma. Altre forme di incerta sede sono microfossili
vasiformi molto simili a protozoi odierni, tutto ciò potrebbe indicarci che la vita animale possa essere nata
in questo periodo.

Per quanto riguarda la comparsa degli organismi pluricellulari, sono state rinvenute i resti carboniosi quasi
perfettamente conservate di alghe pluricellulari, nella cina meridionale in rocce datate 680 m.a. fa, quindi si
è certi nel proterozoico superiore siano comparsi gli organismi pluricellulari. Inoltre sono state ritrovate
impronte fossili positive e negative nella zone dell’africa di ediacara, in rocce formatesi alla fine
dell’archeano superiore, praticamente nel confine fra precambriano e cambriano. Questi ritrovamenti
consistono in impronte e tracce, nessuna parte è stata rinvenuta fossilizzata, probabilmente perché ancora
gli organismi non avevano sviluppato parti dure.

Le impronte degli organismi erano circolari medusoidi o a simmetria radiale, e allungati con simmetria
bilaterale bipolare o unipolare. La disposizione negli strati potevano permettere diverse interpretazioni
sistematiche. Si è notato che gli strati più antichi avessero impronte circolari a simmetrie radiali, esse
diminuivano venendo sostituite progressivamente da impronte a simmetria bilaterale prima bipolare e poi
unipolare, ciò potrebbe significare che organismi a simmetria radiale come le meduse possano essere meno
evolute rispetto ai corrispondenti a simmetria bilaterale.

Poco prima della comparsa dei trilobiti che segnano l’inizio del fanerozoico molti elementi della fauna di
ediacara scompaiono. Le cause di questo apparente estinzione può essere dato a diversi motivi, alcuni
ipotizzano anche la comparsa di organismi infaunali bioturbatori che hanno disturbato il sedimento dove le
impronte erano rimaste, ma la causa più accreditata è quella della comparsa di predatori macrofagi che
avevano fatto estinguere gli organismi con la morfologia meno adatta a difendersi. Molta della fauna di
ediacara è predecessore di molti dei generi di oggi, alcuni di essi in particolare sembrerebbero i
predecessori degli artropodi, oppure ottocoralli e altri che poi esploderanno nell’inizio ca-mbriano.

Gli organismi di questo periodo sono per lo più laminari e non presentano organi come sistema circolatorio
respiratorio e digerente, hanno un’ampia superficie ma un piccolo volume, tutto ad indicare che ancora il
tipo di alimentazione degli organismi è per lo più chemiosintetica e fotosintetica.

La vita subì un’enorme esplosione nel periodo subito dopo l’inizio del cambriano, venendo la comparsa di
altri taxa, tra questi artropodi, porifereri, brachiopodi, molluschi di cui gasteropodi e monoplacofori, si
pensa anche echinodermi, ma soprattutto tantissimi di incerta sede. L’esplosione di vita non si sa
precisamente da cosa fu causata, l’aumento di ossigeno e l’accumulo dei nutrienti nella zona eufotica
avrebbe permesso lo sviluppo di organismi eutrofici a svantaggio di quelli autotrofi.

Il perché si siano formati tutti questi nuovi phylia in questo periodo non è ben chiaro, vi sono tre teorie.

Quella ecologica convenzionale fu la mancanza di diversità e la presenza di numerosi nutrienti di questo


periodo che portarono la vita a fare esperimenti con nuovi phylia.

Quella genomica ritiene che la vita nelle sue forme più primitive fosse più modellabile, che il genoma fosse
più facile da modellare e che via via diveniva più difficile, è per questo infatti che non vi furono altre
esplosioni di nuovi phylia in seguito alle estinzioni di massa di altri periodi, perché vi è una “canalizzazione”
del programma genetico che inibisce i cambiamenti più importanti per specie ormai evolute.

Infine l’ipotesi del giardino di ediacara, il quale pone in primo piano le differenze fra la vita nel periodo
ediacariano e quella nel cambriano, la prima dominata da sospensivori e autotrofi, la seconda dominata
prevalentemente dai predatori.
I questo periodo vi è l’importantissima comparsa di organismi con parti dure. Di essi abbiamo molti più dati
fossili perché si conservano meglio rispetto agli organismi con sole parti molli. Non a caso il fossile guida del
periodo sono i trilobiti, artropodi con guscio carbonatico divisi in tre lobi, tipici di tutto il cambriano.

La comparsa delle parti dure mineralizzate è da imputare principalmente alla comparsa di predatori, i gusci
quindi sarebbero una contromisura, ciò è anche confermato dalla presenza di organismi con spine e aculei.
Vi sono pero altre due teorie plausibile, in primis l’idea che gli esoscheletri servissero a isolare il carbonato
di calcio dall’organismi, utile per il metabolismo in piccole quantità , ma tossico se in quantità eccessive, e
poi vi è la teoria del sostegno, cioè dato l’aumento delle dimensioni degli organismi alcuni di essi avevano
bisogno del sostegno di esoscheletri e scheletri, questa teoria però è messa in difficoltà dalla presenza di
ottopodi e calamari che pur essendo enormi ed evoluti avevano uno scheletro ridotto o assente.

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