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Modulo 1. Biomasse
Sezione 1.3 Caldaie a biomassa: principi di dimensionamento
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
A differenza delle caldaie a gas/gasolio, le caldaie a biomassa sono
caratterizzate dalla presenza di combustibile solido che, una volta acceso,
continua a sviluppare calore con una inerzia considerevole, difficilmente
controllabile nel breve termine.
Tra la presa di acqua fredda e lo scarico a valle della caldaia va interposta una
valvola di sicurezza termica. Questa valvola è dotata di una sonda a bulbo di
mercurio da inserire in un apposito pozzetto sulla caldaia. In caso di emergenza,
prima che la temperatura della caldaia raggiunga la soglia dei 100°C, la valvola
di sicurezza termica si apre mediante un dispositivo meccanico che non
richiede alimentazione elettrica e acqua fredda inizia a fluire nello scambiatore
di sicurezza, asportando il calore in eccesso e convogliandolo allo scarico.
Viene così scongiurato il rischio di ebollizione nella caldaia.
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
La normativa generale fa riferimento al DM 1-12-1975 relativo alle “Norme di
sicurezza per apparecchi contenenti liquidi caldi sotto pressione”.
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
Vaso di espansione aperto, tubo di sicurezza e tubo
di carico
Il vaso di espansione aperto deve avere capacità utile
(intendendosi per tale il volume compreso tra il livello
dell’acqua a impianto inattivo e il livello dell’acqua in
corrispondenza alla generatrice inferiore dell’orifizio di
troppo pieno) non inferiore al volume di espansione VE. Il
contenuto dell’acqua dell’impianto deve risultare dal
progetto.
Il vaso di espansione deve essere munito di un tubo di
sfiato comunicante con l’atmosfera e un tubo di troppo
pieno, entrambi non intercettabili.
Il tubo di carico collega la parte inferiore del generatore con VE = VA*n/100
la parte inferiore del vaso d’espansione al fine di consentire
VA = vol tot impianto (lt)
il rapido riempimento del generatore con l’acqua
proveniente dal vaso. Il tubo di sicurezza mette in n = 0.31 + 3.0*10-4*Tm2
comunicazione la parte più alta del generatore con Tm = T max ammissibile
l'atmosfera e non deve presentare contropendenze, salvo il
tratto destinato a sboccare nella parte superiore del vaso di
espansione.
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
Dispositivo di protezione livello minimo
I generatori di calore alimentati con combustibile solido non polverizzato, installato negli
impianti del tipo a vaso di espansione chiuso devono essere provvisti di:
Riduttrice di pressione
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
Vaso di espansione chiuso
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
Pressostato di blocco a riarmo manuale
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Specificazioni tecniche applicative del Titolo II del DM 1.12.75 ai sensi dell’art. 26
del decreto medesimo – anno 2009 (ultima versione)
Dispositivo di limitazione della temperatura a riarmo automatico
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Sicurezza positiva
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Valvola di scarico termico
Principio di funzionamento
Un elemento sensibile alla temperatura (1), direttamente immerso
nel fluido dell’impianto, agisce sull’otturatore della valvola che
scorre all’interno della guida (2). Al raggiungimento del valore di
taratura, la valvola si apre e scarica l’acqua dell’impianto. Il
movimento dell’otturatore può comandare a sua volta un deviatore
elettrico utilizzabile per fermare l’alimentazione di combustibile al
bruciatore o attivare l’intervento del dispositivo di reintegro. La
posizione dell’otturatore e la conseguente portata della valvola
sono variabili in funzione del valore di temperatura del fluido. Al
raggiungimento della temperatura di richiusura, la valvola si
richiude automaticamente. La valvola è ad azione positiva.
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Valvola di scarico termico
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Valvola di scarico di sicurezza termica
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Valvola di scarico termico con
reintegro incorporato
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
Altri esempi significativi di impianti realizzati secondo le norme applicabili
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Aspetti progettuali legati alla sicurezza
E gli impianti con potenza inferiore o uguale a 35 kW?
Impianto aperto
“Negli impianti con [..] potenza nominale […] complessiva, minore o uguale a 35
kW, il termometro può non comprendere il pozzetto per termometro di controllo
e il manometro può non comprendere il rubinetto e la flangia per manometro di
controllo.”
Impianto chiuso
“Gli impianti con generatori di potenza nominale […] complessiva, minore o
uguale di 35 kW, possono non essere provvisti di valvola di intercettazione del
combustibile oppure valvola di scarico termico e del pressostato di blocco. Il
termometro può non comprendere il pozzetto per termometro di controllo e il
manometro può non comprendere il rubinetto e la flangia per manometro di
controllo.”
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Agenda
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Il dimensionamento della caldaia
Nel caso di impianti ad alimentazione manuale particolare attenzione va
dedicata al dimensionamento dell’impianto, tenendo conto che le caldaie a
biomassa, a differenza di quelle a gas o a gasolio, devono per quanto possibile
funzionare in continuo, senza interruzioni.
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Il dimensionamento della caldaia
Il dimensionamento della caldaia va pertanto eseguito dopo un’attenta
valutazione delle caratteristiche dell’edificio e della fascia climatica in cui si
trova, oltre che dalle caratteristiche dell’utenza (kWh/m2anno). L’energia
richiesta è minore negli edifici ben coibentati e in quelli dotati di sistemi di
riscaldamento ad alta efficienza, come gli impianti a pavimento o a parete
radiante.
Un altro fattore di cui tener conto, nel caso di caldaie a caricamento manuale, è
il numero di cariche di legna che si intende effettuare nell’arco della giornata, in
altre parole l’autonomia di funzionamento desiderata. Questa dipende dalla
capienza del vano di carico legna e dalla potenza della caldaia. Il rapporto tra
queste due grandezze, esprimendo la capacità di carico legna in litri e la
potenza in kW, fornisce una stima grossolana della capacità di autonomia di
funzionamento continuo alla massima potenza.
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Il dimensionamento della caldaia
Per il dimensionamento degli impianti a caricamento automatico (cippato o
pellet) possono essere seguiti criteri simili a quelli relativi ad impianti
convenzionali a gas/gasolio.
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Il dimensionamento della caldaia
Nel caso in cui un’unica caldaia debba provvedere al riscaldamento di
numerose utenze collegate, ad esempio, da una rete di teleriscaldamento, la
potenza della caldaia a biomassa corrisponde alla somma delle potenze di tutte
le utenze allacciate diminuita di un coefficiente di contemporaneità che tenga
conto delle caratteristiche del prelievo termico delle varie utenze. Il valore di
questo coefficiente va valutato caso per caso, ed è spesso compreso tra 0,6 e
0,7. Un secondo elemento da considerare è il coefficiente di utilizzo di ogni
singola utenza.
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Agenda
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
La presenza di un accumulatore inerziale consente un utilizzo ottimale
dell’impianto a biomassa e ne aumenta considerevolmente l’autonomia,
soprattutto nei periodi meno freddi, in quanto l’energia sviluppata dalla caldaia
in un periodo limitato viene accumulata e ridistribuita all’impianto di
riscaldamento nell’arco della giornata. L’effetto tampone dell’accumulatore
inerziale è tanto maggiore quanto maggiore è la dimensione dell’accumulatore
stesso.
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Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
La UNI EN 303-5:2004 “Caldaie per combustibili solidi, con alimentazione
manuale e automatica, con una potenza termica nominale fino a 300 kW” indica
un modello di calcolo per la capacità minima del serbatoio di accumulo.
Vin = 15*tb*Qn*[1-0,3*(Qh/Qmin)]
Dove:
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Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Il periodo di combustione tb
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Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Esempio n°1: dimensionamento impianto con caldaia a ciocchi di legno a
caricamento manuale
Ne segue che ogni ricarica di legna deve avere un peso M complessivo pari a:
M = E / (N*PCI) = 32,4 kg
Ora è possibile determinare il volume V del vano di carico della caldaia, nota la
densità in mucchio ρbs della legna in ciocchi:
ρbs = 350 kg/m3 (0,35 kg/lt)
V = M/ ρbs = 92,6 lt
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Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Esempio n°1: dimensionamento impianto con caldaia a ciocchi di legno a
caricamento manuale
V = M/ ρbs = 92,6 lt
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Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Esempio n°1: dimensionamento impianto con caldaia a ciocchi di legno a
caricamento manuale senza regolazione
Vin = 945 lt
945 lt / 15 kW = 63 lt/kW
(vicino ai 55 lt/kW indicati
dal costruttore)
Vin = 1.172 lt
1.172 lt / 22 kW = 53 lt/kW
(vicino ai 55 lt/kW indicati
dal costruttore)
oppure
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Il dimensionamento dell’accumulo inerziale
Esempio n°1 e 2: centrale termica con accumulatore inerziale
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Agenda
Aspetti progettuali legati alla sicurezza
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Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
La produzione di acqua calda sanitaria (ACS) mediante caldaia a biomassa può essere attuata con
due diverse modalità: bollitore sanitario oppure scambiatore di calore istantaneo. Il bollitore
sanitario accumula ACS pronta all’uso (un termostato gestisce la produzione di ACS), mentre lo
scambiatore di calore produce ACS contestualmente alla richiesta da parte dell’utenza (la pompa
dell’acqua calda viene attivata da un flussostato). Alla mandata del sistema di produzione di ACS
sono solitamente presenti una valvola miscelatrice Y3 che regola la temperatura della ACS a 40°C
prelevando acqua fredda dall’acquedotto ed una valvola termostatica di sicurezza Y6 che blocca il
flusso se la temperatura supera un valore predeterminato.
ACS
ACS
Y6
Acquedotto Acquedotto
Y6
Y3
FS
Y3
Acqua calda
Acqua calda
TS
P = Pompa
VM = Valvola manuale
VNR = Valvola non ritorno
Y1 = Valvola a tre vie miscelatrici
Y2 = Valvola termostatica di sicurezza
Y3,Y4 = Valvola termostatica
VEC = Vaso di espansione chiuso
TS = Termostato
Y3
Y4 Nota bene:
Il valore di set point delle
valvole termostatiche Y3 e Y4 e
della valvola termostatica
miscelatrice Y1 dipende dal tipo
di utenza servita.
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Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Esempio di impianto per riscaldamento e acqua calda sanitaria senza bollitore
Puffer con valvola di caricamento Y2 e produzione di acqua calda sanitaria (ACS) con scambiatore di calore istantaneo
P = Pompa
VM = Valvola manuale
VNR = Valvola non ritorno
Y1, Y2, Y3 = Valvole a tre vie
miscelatrici
Y4 = Valvola termostatica di sicurezza
Y5 = Valvola a tre vie deviatrice
Y6
Y6 = Valvola termostatica
VEC = Vaso di espansione chiuso
Y6
TS = Termostato
FS = Flussostato
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Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Di seguito, una tabella che riassume vantaggi e svantaggi dell’una e dell’altra
opzione per la produzione di ACS.
Accumulo termico Scambiatore istantaneo di calore
Ampia disponibilità di ACS. Capacità limitata dalle dimensioni dello scambiatore.
Non adatto per applicazioni con grossi carichi termici
e/o contemporanei.
Possibilità di impiegare un sorgente di Potenza della sorgente di calore strettamente
calore con potenza installata più connessa alla potenza dello scambiatore.
bassa.
Limitato rischio accumulo di calcare. Rischio più elevato di accumuli di calcare nello
scambiatore.
Ingombri e costi relativamente elevati. Ingombri e costi inferiori rispetto all’accumulo
termico.
Rischio legionella (per temperature Nessun rischio legionella.
inferiori a 55°C nell’accumulo).
Perdita di calore verso l’ambiente Perdite verso l’ambiente esterno trascurabili.
esterno (o maggiori costi
coibentazione).
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Riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria
Legionella