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Lezione 3.

1 DUREZZA E MICRO-DUREZZA

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Dispense su internet

n A disposizione su moodle, in aggiunta alle slides.

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La prova di trazione uniassiale (ripasso)

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Durezza

n In passato la durezza era definita come una scala relativa della


capacità di un materiale di graffiare altri materiali:

“Se B graffia A, ma non C, allora B è più duro di A e


meno duro di C”

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Durezza

n Da queste considerazioni nasce la scala Mohs delle durezze:

Numero Minerale Caratteristiche

1 Talco Materiali teneri rigabili con l’unghia

2 Salgemma

3 Calcite
Materiali semiduri rigabili con una
4 Fluorite punta d’Acciaio
5 Apatite

6 Ortosi

7 Quarzo
Materiali duri non rigabili con
8 Topazio una punta d’Acciaio
9 Corindone

10 Diamante

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Durezza

n La durezza è una proprietà non intrinseca dei materiali e può


essere definita come la loro attitudine a resistere alla
deformazione plastica, generalmente causata dalla
penetrazione di un indentatore (idealmente rigido).

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Durezza

n In ogni prova di durezza statica si ha un indentatore rigido di


definita geometria che penetra lentamente il campione sotto
l’azione di una forza nota P;
n La durezza si esprime analiticamente come la pressione di
contatto caratteristica della prova di indentazione, e quindi
come il rapporto tra carico applicato e superficie proiettata di
contatto (durezza di Meyer);
P
P P
HM = =k× 2
Aproj d ?
A
? ?
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Durezza

n In alcuni casi tuttavia (durezze Vickers e Brinell) la durezza è


definita (per motivi essenzialmente storici) come il rapporto tra
carico applicato e superficie reale di contatto.
n Una definizione di questo tipo, pur non comportando alcun
problema per il calcolo della durezza, perde di significato fisico.

P
P P
HV = =b 2
ATCA d
?
P P
HB =
ATCA
=b 2
d
A
TCA: true contact ? ?
area
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Durezza

n La definizione di durezza di Meyer è universale


n Tuttavia, essendo il valore di durezza è il risultato di una ben
definita procedura di misura, la durezza per uno stesso
materiale avrà valori diversi in base al diverso tipo di test
adoperato.

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Indentatori

SFERICO CUBE CORNER

VICKERS

KNOOP

BERKOVICH

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Evoluzione della deformazione nel corso di un test di
indentazione

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Durezza

n Le prove di durezza tradizionale si basano sull’ipotesi di


comportamento rigido-plastico del materiale (ovvero regime
plastico perfettamente sviluppato):
u Il materiale ha un comportamento elasto-plastico ideale
u Il recupero elastico durante la fase di scarico è considerato
trascurabile.

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n MACRO-DUREZZA

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Vari tipi di Durezza

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Scelta della metodologia di prova

n La scelta della metodologia di misura deve essere fatta in


relazione al tipo di materiale in esame, ai trattamenti da esso
subiti ed alla morfologia della superficie.

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Durezza Rockwell

n La tecnica di durezza Rockwell risulta essere il più semplice tra


i metodi di misura di durezza, e consiste semplicemente in una
prova di indentazione realizzata tramite l’applicazione di un
punzone (conico o sferico) a due livelli di forza consecutivi.

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Durezza Rockwell

n Viene dapprima applicato il punzone con una forza di precarico


P0, che viene mantenuta per un tempo di attesa t1, a seguito
del quale si ha l’applicazione della forza massima P1, che viene
mantenuta per un secondo tempo di attesa t2; infine viene
applicata nuovamente la forza di precarico per un terzo tempo
di attesa t3.
n viene quindi misurato l’affondamento residuo del punzone nel
materiale

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Durezza Rockwell

n METODO ROCKWELL:
n scala arbitraria (0-100) calcolata in base alla misura
dell’affondamento plastico residuo a seguito di un
esperimento standard:

h
h = h ( F ) - h ( F0 ) HR = k1 -
k2 18
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Durezza Rocwell

h = h ( F ) - h ( F0 )

h
HR = k1 -
k2
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HR – indentatore sfero-conico

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Durezza Rockwell

n Quindi i parametri fondamentali di una prova di durezza


Rockwell sono i seguenti:
u Tipo di indentatore;
u Forza di precarico applicata;
u Forza massima applicata;
u Tempi di applicazione delle forze e tempi di attesa.
n Esistono vari tipi di scale Rockwell, che si differenziano per il
tipo di indentatore e la forza massima applicata, descritte di
seguito

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Scale Rockwell regolari
F0, F
Scala indentatore k1 , k2 Applicazioni tipiche
(kgf)
A Cono in diamante 10, 60 100, 0.002 Carburi, acciai sottili, acciai induriti in superficie
Leghe di Rame, acciai soffici, leghe di Alluminio,
B Sfera (1.588mm) 10, 100 130, 0.002 ferro
Acciaio, ghise dure, perlite, titanio, acciai induriti in
C Cono in diamante 10, 150 100, 0.002
profondità, altri materiali con HRB > 100
D Cono in diamante 10, 100 100, 0.002 Acciaio sottile, induriti in sup. e ferritici
E Sfera (3.175mm) 10, 100 130, 0.002 Ghisa, leghe Al Mg, metalli antifrizione
F sfera (1.588mm) 10, 60 130, 0.002 Leghe di Rame, lamiere sottili di acciaio
G sfera (1.588mm) 10, 150 130, 0.002 Acciai deformabili, leghe rame-zinco-nichel
H sfera (3.175mm) 10, 60 130, 0.002 Al, Zn,Pb
K sfera (3.175mm) 10, 150 130, 0.002
L sfera (6.350mm) 10, 60 130, 0.002
M sfera (6.350mm) 10, 100 130, 0.002
Metalli antifrizione ed altri materiali teneri (o
P sfera (6.350mm) 10, 150 130, 0.002
sottili);
R sfera (12.70mm) 10, 60 130, 0.002
S sfera (12.70mm) 10, 100 130, 0.002
V sfera (12.70mm) 10, 150 130, 0.002
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Scale rockwell superficiali
15N Cono in diamante 3, 15 100, 0.001

Simile alle scale A,C,D, per campioni più sottili o


30N Cono in diamante 3, 30 100, 0.001
analisi superficiali

45N Cono in diamante 3, 45 100, 0.001

15T sfera (1.588mm) 3, 15 100, 0.001


Simile alle scale B,F,G, per campioni più sottili o
30T sfera (1.588mm) 3, 30 100, 0.001
analisi superficiali
45T sfera (1.588mm) 3, 45 100, 0.001

15W Sfera (3.175mm) 3, 15 100, 0.001

30W Sfera (3.175mm) 3, 30 100, 0.001

45W Sfera (3.175mm) 3, 45 100, 0.001

15X sfera (3.175mm) 3, 15 100, 0.001

30X sfera (3.175mm) 3, 30 100, 0.001 Materiali molto teneri

45X sfera (3.175mm) 3, 45 100, 0.001

15Y sfera (12.70mm) 3, 15 100, 0.001

30Y sfera (12.70mm) 3, 30 100, 0.001

45Y sfera (12.70mm) 3, 45 100, 0.001

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Scelta della scala appropriata

n Oltre al tipo di materiale ci sono altri parametri che devono


essere considerati nella scelta della scala Rockwell da adottare:
u Spessore del provino: lo spessore del provino dovrebbe essere
almeno 10÷15 volte la profondità di indentazione;
u Area del provino: una misura troppo vicina al bordo esterno può
provocare “push out” del materiale, e quindi sottostimare la
durezza (le norme prevedono una distanza minima dai bordi pari a
2,5 volte il diametro dell’impronta);
u Omogeneità del materiale: se la zona di deformazione plastica
interessa zone di diversa durezza, il valore misurato può non
essere rappresentativo né dell’una né dell’altra: per
“inomogeneità” si intende per esempio zona termicamente alterata
di una saldatura;

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Intervalli raccomandati per le varie scale

n Ogni scala prevede valori compresi tra uno e cento: tuttavia


per ciascuna di esse è definito un intervallo più ristretto in cui il
risultato è affidabile;
n per valori troppo prossimi allo zero si ha una eccessiva
penetrazione dell’indentatore (ed è quindi consigliabile passare
ad una scala superiore), mentre per valori vicini a cento si ha il
rischio di fratturare il materiale (ed è quindi consigliabile
passare ad una scala inferiore);

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Intervalli raccomandati per le varie scale

Intervalli raccomandati per le scale di durezza Rockwell


(ISO):

da 20 a 88 per HRA da 40 a 100 per HRK

da 20 a 100 per HRB da 70 a 94 per HR15N

da 20 a 70 per HRC da 42 a 86 per HR30N

da 40 a 77 per HRD da 20 a 77 per HR45N

da 70 a 100 per HRE da 67 a 93 per HR15T

da 60 a 100 per HRF da 29 a 82 per HR30T

da 30 a 94 per HRG da 1 a 72 per HR45T

da 80 a 100 per HRH

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Durezza

n METODO BRINNELL
n Con D=...[mm], P=...[N],
t =...[s], nel caso
specificato dalla
normativa: D=10mm,
P=29400N, t=10÷15s
2 × 0,102 × P
HB =
æ ö
p × D × ç D - D2 - d 2 ÷
è ø

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Durezza

n Pressioni specifiche medie diverse producono valori di durezza


diversi; quindi si fissa il rapporto (0,102 ∙ P) / D2 costante per
confrontare materiali simili

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Durezza

n Nel caso di voler confrontare materiali diversi tra loro, al fine di


garantire una condizione di sollecitazione simile, è necessario
verificare che, a parità di condizioni di prova, risulti:
n D/d = cos α/2
n compreso nel range 0.25÷0.5

n La max durezza misurabile è f(durezza penetratore)


u Sfera di acciaio temprato: max HB=400
u Sfera in widia(carburo di tungsteno): max HB=600

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Durezza

n Svantaggi:
u non tiene conto del
recupero elastico del
materiale
u imprecisioni nel profilo
come ricavare d?

« Materiale ricotto
Materiale incrudito

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Indentatore Vickers

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Durezza Vickers

P P: carico applicato (N, kgf, gf)


H= A: area reale di contatto (µm2,
A mm2)
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Durezza Vickers

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Durezza Vickers

P é gf ù
HV = 1854,4 × 2 ê µm 2 ú
d ë û
P é kgf ù
HV = 1,8544 × 2 êë mm 2 úû
d
P
HV = 0,0018544 × 2 [GPa ]
d
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Durezza vickers

n Perchè piramide con angolo θ a 136° ???


Il valore di θ e’ dovuto al fatto che nella prova
Brinell l’angolo di penetrazione e’ proprio questo!

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Durezza Vickers

n θ=136° => d / D = cos α/2 = cos 136/2 =0,375


n tra [0,24÷0,6]

n Fino a 350 HB o HV HB=HV

n Oltre i 350 HB o HV HB<HV

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Durezza

n Vantaggi:
u α è fissato: il valore di HV è lo stesso per ogni valore
di carico
u L’impronta è molto piccola: utilizzo microscopio a
medio ingrandimento => maggiore precisione di
misura
n Svantaggi:
u Preparazione molto accurata della superficie

u Non tiene conto del recupero elastico del materiale

u Impronta non sempre perfettamente quadrata

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Durezza
Caso di studio: saldatura in Inconel625 su acciaio armonico (C60)

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Durezza

( )
TS MPa = 3, 45 ´ HB

TS ( psi ) = 500 ´ HB

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Durezza -> Microdurezza

n Spesso è consigliabile diminuire il carico di


indentazione, ovvero la dimensione dell’impronta:
u In molte situazioni può essere necessario eseguire prove che siano
meno invasive possibile: NECESSITA’ DI UNA ANALISI NON
DISTRUTTIVA;
u Spesso la dimensione o lo spessore del campione da analizzare è
molto piccola rispetto alle dimensioni tipiche di una impronta di
macrodurezza: EFFETTI DI BORDO, PROFONDITA’ DI
INDENTAZIONE;
u In alcuni casi la durezza del campione ha una distribuzione non
uniforme lungo la sua superficie: SISTEMI MULTIFASICI;
u In altre circostanze il campione ha subito un trattamento di
alterazione superficiale e quindi è necessario conoscere il
gradiente di durezza dalla superficie verso il cuore: SUPERFICI
TRATTATE O RIVESTITE;

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n Microindentazione – basi e applicazioni

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Microdurezza

norma ASTM E-384

1000 gf
1 gf
Load

Macro- Micro- Nano-


hardness hardness hardness

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Durezza Vickers (Già descritta in precedenza)

P P: carico applicato (N, kgf, gf)


H= A: area reale di contatto (µm2,
A mm2)
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Durezza Knoop

n Il principio di funzionamento di questa prova e’ lo stesso di


quella Vickers eccetto per il fatto che in questo caso viene
usata una piramide di diamante a base rombica con un
rapporto tra le diagonali 7 a 1.

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Durezza Knoop

P: carico applicato (N, kgf, gf)


P
H= A: area proiettata di contatto
A (µm2, mm2)

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Durezza Knoop

L = 7,114w φ

P P
HK = = 2
APAC L × tg (j ) 2 × tg (q )
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Durezza Vickers

P
HK =
L × tg (j ) 2 × tg (q )
2

P é gf ù
HK = 14229 × 2 ê µm 2 ú
L ë û
P é kgf ù
HK = 14,229 × 2 êë mm 2 úû
L
P
HK = 0,014229 × 2 [GPa ]
L
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Durezza Knoop

n In genere, a parità di carico e materiale, le impronte Knoop


sono due o tre volte più lunghe e meno profonde di quelle
Vickers; in base a tali ragioni, il metodo e’ particolarmente
indicato per misurare la durezza dei materiali molto fragili o
molto sottili o induriti superficialmente.
n Inoltre, sempre rispetto alla prova Vickers, presenta una
maggiore facilità di lettura (perché l’impronta è più larga) e
una maggior rapidità (perché si misura una sola diagonale).

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Microdurezza – norma ASTM E-384

n Tempo di raggiungimento del valore massimo della forza: non


superiore ai 10s;
n Velocità di penetrazione dell’indenter: compresa tra i 15 ed i
70 µm/s;
n Tempo di applicazione della forza: tra i 10 ed i 15 s (tolleranza
±2);
n Una superficie lucidata del campione è consigliata;
n Il campione deve essere perfettamente piano;

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Microdurezza

n Vista la natura localizzata delle prove Vickers e knoop, una


trattazione statistica rigorosa dei risultati è assolutamente
necessaria: il numero di indentazioni sufficiente ad ottenere un
risultato affidabile è sensibilmente superiore rispetto ad una
prova di macro-durezza.

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Microdurezza

n L’ipotesi fondamentale alla base delle prove di durezza è quella


che il materiale abbia un comportamento perfettamente
plastico;
n Quando il carico applicato scende nel range della microdurezza
questa ipotesi viene confutata da due evidenze sperimentali:
u Il numero di durezza diventa fortemente dipendente dal carico
applicato, a conseguenza dell’incrudimento localizzato del
materiale;
u Il recupero elastico del materiale comincia ad essere una
componente apprezzabile.

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Microdurezza

σ σ n

σS
σS

ε
ε
Tale ipotesi viene meno ai bassi carichi applicati in
cui il contatto è di natura elasto-plastica e gli
effetti di incrudimento diventano preponderanti.
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Indentation size effect (ISE)

H
Micro-hardness H =H '
0
macro-
hardness

nano-
hardness
P
H=β 2
d
10 1000 Carico (g)

n-2
H = H 0d H0= durezza per carichi infinitesimi
n = strain hardening coefficient
oppure ISE index.

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ISE – Meyer

P
P = am × d n
H =b 2
d
Dove
n = esponente generalmente diverso da 2, detto indice di
Meyer (“Meyer index” o “ISE index”)
d = diagonale dell’impronta
am = costante

H = H 0 × d n-2 H0= durezza per carichi infinitesimi


n = strain hardening coefficient, or ISE
index.

Quando n = 2 la durezza è indipendente dal carico

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ISE - Meyer
In ogni punto
D lo stress
necessario per
produrre una
deformazione
plastica
ulteriore è
maggiore del
carico di
snervamento.

s y = s y0 × e m

INCRUDIMENTO
m = n-2
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Indentation size effect (ISE)

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ISE – modello di Thomas

k
H (d ) = H 0 +
d

n dove k è una costante e H0 è la durezza per carichi molto


grandi

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Indentation size effect (ISE)

n Un valore di microdurezza che non sia accompagnato dal carico


a cui è stata effettuata la prova non ha alcun significato (ex
HV0,5)
n Lo studio dell’ ISE è molto utile per estrapolare la durezza
intrinseca di un materiale e il coefficiente di incrudimento.

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n Microdurezza:
applicazioni su materiali massivi: Cuciture di microdurezza e
misure su materiali multifasici

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Microdurezza Applicazioni

n Misura del gradiente di microdurezza (cucitura di


microdurezza):
u Acciai cementati
u Acciai nitrurati
u Acciai temprati superficialmente
u Rivestimenti spessi
u Rivestimenti sottili (modelli)
n Realizzazione in cross-section di una linea di indentazioni che
attraversi completamente la superficie trattata.

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Gradiente di microdurezza - esempio

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Gradiente di microdurezza

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Gradiente di microdurezza

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Gradiente di microdurezza

n Conclusioni
u L’obbiettivo di tale prova è quello di ottenere informazioni più
dettagliate possibile sulla variazione della durezza lungo lo stato
trattato e all’interfaccia;
u Onde ottenere informazioni attendibili si devono però rispettare le
distanze tra le varie impronte imposte dalla norma;
u Questo si può ottenere procedendo in diagonale o ancor meglio
realizzando una griglia di impronte tra di loro leggermente
sfalsate;
u Un consiglio pratico è quello di selezionare il carico da applicare ed
il tipo di impronta in modo tale da poter effettuare almeno 10
indentazioni lungo lo spessore dello strato da analizzare.

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Distinzione di fasi differenti

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Distinzione di zone differenti

Brasatura

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n Microdurezza:
applicazioni su rivestimenti sottili

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Durezza intrinseca dei rivestimenti

Increasing of load bearing resistance, reduction


of friction and wear are directly related to the
field of contact mechanics problems

Lifetime and reliability


of coated materials are
determined by the
mechanical interaction
between coating and
substrate

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70

HV
Hardness of the film

Film

Substrate

Low Load

Models
k
H (d ) = H 0 +
d

Film
Hardness of the substrate

Substrate
Plastic zone
1/d
High Load

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Regola delle miscele per il calcolo della durezza
intrinseca di un film sottile

n Tutti i modelli per il calcolo della durezza di un rivestimento


partono da una assunzione comune:
n La REGOLA DELLE MISCELE (Buckle, 1973):

HC = aH F + bH S
H C = H S + a( H F - H S )

n Dove il coefficiente a è una funzione pesata che dipende dalla


natura degli strati, dalla profondità relativa di penetrazione
(RID), dallo spessore del film tc e dal tipo di modello utilizzato

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La regola delle miscele

Tutti i modelli per il calcolo della durezza


di un rivestimento partono da una
assunzione comune:
La REGOLA DELLE MISCELE (Buckle, 1973)

HC = aH F + bH S The
pict
ure

H C = H S + a( H F - H S ) can'
t be
disp
laye
d.
Dove il coefficiente a è una funzione pesata che
dipende dalla natura degli strati, dalla profondità
relativa di penetrazione RID, dallo spessore del
film tc e dal tipo di modello utilizzato

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Un esempio: modello di Korsunsky (1998)

Hd 2 d Hd 3 3kWtot
P= Wtot = ò Pdx = H=
k 0 3k d3

Ws = l1Gctd

1 l2 H f t 2d
a= Wf =
1 + kb 2 3k

Wtot = Ws + W f HF - HS
HC = H S +
1 + kb 2

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EXTRA SLIDES

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Microdurezza

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h
h = h ( F ) - h ( F0 ) HR = k1 -
k2
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Microdurezza – norma ASTM E-384

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Microdurezza – norma ASTM E-384

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ISE - Thomas

n dove k è una costante e H0 è la durezza per carichi molto


grandi

k
H (d ) = H 0 +
d

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ISE – Nix & Gao

Durante il ciclo di indentazione la deformazione plastica deve


essere necessariamente alimentata dalla generazione di un
certo numero di dislocazioni caratterizzate da un unico
vettore di Burgers b;
Si può dimostrare che la densità di tali dislocazioni è data
dalla seguente relazione:
3 h*

rg = tan q
2
H = H0 1+
2bh hp
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ISE – Nix & Gao

h*
H = H0 1+
hp

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Gradiente di microdurezza

Acciaio AISI 316


nitrurato

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Gradiente di microdurezza

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Gradiente di microdurezza

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Gradiente di microdurezza

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Gradiente di microdurezza

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Gradiente di microdurezza

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Gradiente di microdurezza – multilayer Ti-TiN

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TiN/Ti MHV (50mN)

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TiN/Ti MHV (50mN) results
Microhardness profile Ti/Tin 650

n Low Ti/TiN ratio 4500,00

4000,00

n High Ti/TiN ratio 3500,00

3000,00

HV0,005 (5gf)
2500,00
Ti/TiN multilayer Steel Substrate
2000,00
Coating

1500,00

1000,00

500,00

0,00
0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00 30,00 35,00
depth from surface (um)

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Distinzione di fasi differenti

50gf

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Distinzione di fasi differenti

500g
f

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Modelli per la tenacità

Fig. 5a Morfologia della cricca tipo Half-


Fig. 5b Morfologia della cricca tipo
Penny (o radial-Median) propagazione
Plamqvist; presente per basi carichi
sferica della cricca; presente per elevati
applicati;
carichi applicati;

c
£ 2,5 Plamqvist
d
c
³ 2,5 Half - Penny
d
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Modelli per la tenacità
Nome relazione Ipotesi geom. Note
Anstis- 1 Radial-
æ E ö 2P Se: Carico in N, lunghezze in
Marshall K C = 0,0154 × çç ÷÷ × 3 median o
è HV ø c2 mm: KC in MPa√mm
[1] Half-Penny
Lawn- 1 Radial- Se: Durezza in MPa e
-1, 5
æ 1
öæ E ö æcö
2
Marshall K C = 0,028 × çç H V × d 2 ÷ç
֍ H
÷÷ × ç ÷ median o lunghezze in m: KC in
è øè V ø èd ø
[2] Half-Penny MPa√m
RICHIEDE LA DUREZZA HV0,
ricavabile dal modello ISE di
æ 2 ö Radial-
0,5 ç d ÷ Thomas.
Gong [3] K C = 0,043 × (EH V 0 ) ç 3 ÷ median o
ç 2 ÷ E,H espressi in MPa,
èc ø Half-Penny
lunghezze in m: KC in
MPa√m

2 3
Radial- E,H espressi in MPa,
Nihiara-1 æ 1
ö æ E ö æcö
5
-
2
K C = 0,0711 × çç H V × d 2 ÷×ç
÷ çH
÷÷ × ç ÷ median o lunghezze in m: KC in
[4] è ø è V ø èd ø
Half-Penny MPa√m

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Modelli per la tenacità

Nome relazione Ipotesi geom. Note

2 E,H espressi in MPa,


Nihiara-2 æ E ö 5 1
K C = 0,0193 × (H V × d ) × çç ÷÷ × (c )- 2 Plamqvist lunghezze in m: KC
[4] è HV ø
in MPa√m
2 1 Se: Carico in N,
Laugier æ E ö P
3
æc ö
-
2
K C = 0,015 × çç ÷÷ × 3 × ç - 1÷ Plamqvist lunghezze in mm: KC
[5] è HV ø c2 èd ø
in MPa√mm

2 E,H espressi in MPa,


Lankford æ E ö æcö
1 5
-1, 56

K C = 0,0782 × H V × d × çç
2 ÷÷ × ç ÷ Nessuna ipotesi lunghezze in m: KC
[6] è V ø èaø
H
in MPa√m

2 E,H espressi in MPa,


1
æ E ö æcö æ c
5
ö
Liang [7] K C = 0,0495 × H V × d × çç
2 ÷÷ × ç ÷ × ç - 1,51÷ Nessuna ipotesi lunghezze in m: KC
è H V ø è d ø è 18 × d ø
in MPa√m

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Tenacità e resilienza
Applied load 1N
1,6

1,4

1,2

KIC ( MPa m0,5 )


1

0,8

0,6

0,4

0,2

0
Anstis-Marshall Lawn-Marshall Niihara Rad Niihara Plam Laugier Lankford
No hypothesis
Radial median Crack geometry Plamqvist Crack geometry on Crack
geometry

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Tenacità e resilienza

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